Io ti salverò

di RemBlack
(/viewuser.php?uid=155791)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


iotisalverò1

A MariBlacky, mia ronnosa adorata,
come le avevo promesso.
Spero che ti piaccia!
Ti voglio bene!

  



Io ti salverò

 

 

Prima Parte

23 Giugno 1989


****


Arabella Figg è seduta placidamente sulla sua sedia a dondolo, che scricchiola scandendo il tempo. Ascolta il ticchettio dell’orologio.
Non ha mai amato il mese di Giugno, Arabella. Troppo presto per le vacanze estive, troppo tardi per i fiori e i colori della primavera inglese.
Quello, però, è un giorno speciale. Da parecchi anni, ormai.
Accarezza dolcemente Mr. Paws, uno dei suoi cinque gatti, quando all’improvviso un suono cristallino e acuto irrompe nella sua immobile quotidianità. È il campanello.
Con un balzo elegante, Mr. Paws atterra sul pavimento miagolando e si dirige verso l’ingresso. L’anziana donna lo segue stancamente e apre la porta.
Un grosso omone dal collo taurino le rivolge un cenno di saluto.
- Buonasera, signora Figg. -
- Buonasera, signor Dursley. Non la aspettavo così presto! Vuole forse accomodarsi? -
Il suo vicino, Vernon Dursley, la guarda come se fosse una curiosa creatura, uno di quegli animali esotici che si trovano allo zoo, tenuti a debita distanza dal resto degli esseri viventi attraverso una lastra di vetro. Se in Vernon non ci fosse stata tanta magia quanto in un ferro da stiro rotto, Arabella avrebbe giurato che lui sapesse del suo status di Maganò.  
L’uomo sofferma il suo sguardo sui capelli brizzolati di Arabella, che svolazzano da ogni parte, e sulla sua scialba vestaglia di un indefinibile grigio topo, ricoperta di peli di gatto. Un’espressione di disgusto aleggia sul suo volto.
- Come ben sa, sono qui solo per lasciarle questa feccia.- dice, con rabbia, il signor Dursley – Lo verremo a riprendere stasera. Se dovesse comportarsi in modo strano o rompere qualche oggetto, me lo dica. Ci penserò io a lui! -
Marcando queste ultime parole, trascina dentro casa, strattonandolo, un bambino magrolino e spaventato di quasi nove anni, di nome Harry Potter.
- Oh, già! È il compleanno del suo Diddino oggi! Gli porti i miei più cari auguri! Non si preoccupi, so che i suoi metodi di educazione sono rigidissimi, da far invidia perfino a un generale coreano! -
Il signor Vernon sorride compiaciuto.
Ama l’ironia, Arabella. Specialmente se sa che il suo interlocutore non riuscirà a coglierla.
- La ringrazio, signora Figg. Mio zio era nell’esercito, mi ispiro sempre a lui! -
- Non avevo alcun dubbio a riguardo! -
- La saluto adesso. Abbiamo organizzato una festa. Gli amici di Dudley saranno già tutti lì ad aspettarlo. Arrivederci! -
- Arrivederci, signor Dursley. -
Non appena l’anziana donna chiude la porta, Harry Potter fa un profondo respiro di sollievo, per poi tapparsi subito le narici a causa dell’acre odore di cavolo che si respira. Continua a ripetersi che presto si abituerà a quella puzza, come ogni volta che i suoi tutori lo scaricano in quella casa. Per distrarsi, comincia a camminare per il lungo corridoio, fino al salone, dove osserva, incuriosito, le centinaia  di foto che tappezzano le pareti.
- Harry caro, sapevo che avresti apprezzato le foto dei miei micetti! - dice la donna, scompigliandogli affettuosamente i capelli – Quando hai finito di guardarle, siediti pure sul divano! Vado a preparare del tè. Ti porto anche una bella fetta di torta, sembri proprio sciupato! -
E così, dopo avergli dato un forte pizzicotto sulle guance, l’ anziana scompare dietro la porta della cucina. Poco dopo riappare, trasportando un vassoio con l’occorrente per il tè e una grande torta al cioccolato. Gli occhi del bambino si illuminano per un istante. A casa Dursley, infatti, il cioccolato è di proprietà esclusiva di suo cugino Dudley, Harry può riceverne un po’ solo il giorno del suo compleanno.
La signora Figg è contenta di vederlo sorridere. Adora quel bambino.
Le strazia il cuore non potergli raccontare che eroi erano i suoi genitori, non potergli fare sapere che c’è un mondo nuovo che lo ama e che tra poco lo accoglierà a braccia aperte.
Versa silenziosamente il tè nelle due tazze, Arabella, cacciando via questi pensieri.
Harry sorride educatamente, e comincia a bere. Sa che lo aspetta una lunga giornata, noiosa, ma preferibile al compleanno di Dudley, occasione in cui suo cugino e i suoi amici, curiosamente, lo scambiano sempre per una pignatta. Mr. Paws si acciambella accanto al bambino, mentre la donna comincia a raccontargli di quella volta che ha cercato di fare il bagnetto a Snowy e Mr. Tibbles in contemporanea, causando uno spargimento di acqua e bolle di sapone per tutta la casa. Subito dopo prende un voluminoso album e, pagina dopo pagina, ora dopo ora, comincia a raccontare al suo occhialuto interlocutore le avventure dei suoi cinque gatti.
Osservando tutti quegli scatti, Harry non riesce a fare a meno di chiedersi come mai le foto fossero sempre scattate dentro casa, eppure sul suo libro degli animali ha letto che i gatti hanno bisogno di uscire all’aria aperta. Riflettendoci, Harry si rende conto di avere visto la signora Figg fuori dalla sua casa solo rarissime volte.
Così, prende un gran respiro e dice tutto d’un fiato:
- Signora Figg, ma lei non esce mai di casa? -
La donna trasale. Poggia con forza la tazzina sul piattino, rischiando di rovesciarne il contenuto sul pavimento.
Ha un segreto addosso, Arabella. Una maledizione.
No, non è essere Maganò. È qualcosa di molto, molto peggio.
Il bambino la fissa negli occhi attraverso i suoi grandi occhiali tondi, attende una risposta.
Ma cosa potrà mai dire, Arabella? Di certo non la verità.
Perché è difficile ripensare a come tutto è cominciato, fa troppo male.
Il suo è un problema antico, radicato nel suo animo.
È il motivo per cui non ha sposato John, il suo grande amore, e neppure Spencer, che ogni mattina le portava una rosa rossa appena colta dal suo immenso giardino.
È terrorizzata anche dalla sola idea di uscire dalla porta di casa, Arabella.
La gola comincia a diventarle secca, gli occhi si riempiono di immagini ed emozioni del passato.
Non l’ha mai detto a nessuno, ma ringrazia il Cielo ogni giorno di essere una Maganò. Era l’unico modo per evitare di ritrovarsi tra i pericoli e le folle impazzite di Hogwarts.
Perché basta essere in mezzo a dei ragazzi, basta sentire delle voci che si uniscono e si mescolano, e subito la testa comincia a farsi pesante e il cuore comincia a battere come impazzito. Le manca l’aria, perfino negli spazi liberi e incontaminati, e trema come una foglia in inverno.
Si sente prigioniera in mezzo agli altri, Arabella.
Senza via d’uscita.
- Ehm...che sciocchezze, caro! Se io...ma certo che esco di casa! Perché non dovrei? Solo...tu non puoi essere qui con me, quando sono fuori, no? Per questo ti sembra che io sia sempre qui! Ma come potrei passare tutte le mie giornate...? Non...non essere sciocco! -
Osserva Harry, trattiene il respiro.
Il bambino riflette un attimo, si gratta la testa e infine annuisce confuso.
Ce l’ha fatta ancora, Arabella.
È  riuscita di nuovo a non incontrare la sua paura, a non rivolgerle la parola.
Ma Harry continua a fare domande. Non si è lasciato convincere da quelle frasi.
Dopotutto, Arabella ha sempre pensato che fosse un bambino intelligente e curioso.
Non sa cosa rispondere, come comportarsi. Lo spettro della sua paura è proprio lì, di fronte a lei, seduto accanto ad Harry, sorseggia del tè e la guarda beffardo. Attende che lei inizi a parlare.
Ma all’improvviso quell’ombra svanisce, cacciata via da un suono stridente e forte. È il clacson dell’auto dei Dursley.
- Giusto Cielo! Dev’essere tuo zio! Su presto, veloce! Devi andare! -
- Ma io... -
- Oh, non c’è tempo! Continueremo un’altra volta! Su, su! -
Spinge Harry verso la porta, in fretta, senza dare il tempo di chiedere spiegazioni. Gli prende il cappotto, gli porge una fetta di torta in una busta, gli dà persino un bacio sulla fronte. Lo segue con lo sguardo mentre si allontana lungo il vialetto e lo saluta agitando un braccio.
Ce l’ha fatta ancora, Arabella.
Può tornare a respirare.
Non dovrà affrontare la sua paura.

La storia si conclude qui per oggi! La seconda e ultima parte sarà a breve sui vostri schermi del pc! Spero vi sia piaciuta!

Nda barbosette: Arabella Figg è un personaggio minore, ma la santa Rowling, come per ogni singolo personaggio o suppellettile presente nella saga, ne ha dato un’ampia descrizione. Ci ha detto del luogo in cui vive, del suo rapporto con Harry, con i suoi cinque gatti e con Silente. Considerando com’era spaventata il giorno dell’udienza, la sua reazione nei confronti di Mundungus, il fatto che fosse sempre rintanata in casa e che non avesse partecipato alla guerra finale (a cui ha preso parte anche gente anziana come Augusta Paciock), mi ha fatto credere che fosse perfetta per appiopparle l’agorafobia! Ovviamente ho dovuto inventare parecchio su di lei e sul suo passato.

Spazio “guarda come gongolo per il titolo”: in “Io ti salverò” si parla di fobie! Tante fobie! E il titolo in questo caso lascia sospesa la questione su chi abbia salvato chi...

NdA felici: volevo ringraziare PotionFang, grazie infinite per il tuo giudizio *-*

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Parte Seconda ***


Io ti salverò 2

Salve! Eccomi tornata ad allietarvi(?) il pomeriggio con la seconda e ultima parte, il vero e proprio missing moment della storia! Buona lettura!
Note sulla parte 2: I gatti di Arabella sono Kneazle e lei ha la capacità di dialogare con loro, come disse la Rowling. Le parti in corsivo sono proprio le frasi pronunciate da Mr.Tibbles.

 

Seconda Parte

2 Agosto 1995

***

Arabella Figg è seduta sulla sua sedia a dondolo, che scricchiola scandendo il tempo.
Ascolta, preoccupata, il ticchettio dell’orologio.
Non ha mai amato i giorni di piena estate, Arabella, con il caldo  troppo afoso e Settembre ancora troppo lontano.
Quello però è un giorno speciale, ma lei ancora non lo sa.
Si alza stancamente dalla sua sedia e si dirige verso la cucina. Ha appena cominciato a cercare la scatolette di cibo per gatti da dare alle sue adorate bestiole, quando Mr. Tibbles, con un movimento elegante, entra da una fessura della finestra, miagolando.
- Mr. Tibbles, che ci fai qui? Dovevi far la guardia a Mudungus, sai che non mi fido di quell’uomo! -
Mr. Tibbles, in tutta risposta, miagola preoccupato. Arabella lo guarda sconvolta.
- COSA? È sparito?...Con un crack? -
Il gatto annuisce.
- Io...io...quel Mundungus Fletcher! Lo sapevo che non c’era da fidarsi! L’avevo detto, io! Quel verme! Abbandonare la sua postazione per...per una partita di calderoni!! Ah, ma quando lo saprà Silente! Giuro che...che! -
La signora Figg gira in tondo alla cucina, con le mani tormenta un cencio di stoffa, è furiosa.
Mr. Tibbles si avvicina a lei, passando attorno alle sue gambe e miagolando per cercare di calmarla.
Arabella, disperata, si abbandona infine su una poltrona e comincia a dire:
- Che cosa devo fare? Cosa? Non posso smaterializzarmi, non posso nemmeno usare una passaporta...niente! Santo Cielo! Come faccio ad avvertire Silente in tempo? Come? Oh, se dovesse accadere qualcosa ad Harry...non oso nemmeno immaginare! -
Il gatto si ferma davanti la poltrona, fissa la signora Figg negli occhi.
- Oh, non guardarmi in quel modo, tu! Sono troppo vecchia per farmi fregare ancora dai tuoi occhi! Non attacca! -
In tutta risposta, Mr. Tibbles continua a guardarla imperterrito.
- No. Non posso. Lo sai. Ci dev’essere un altro modo, una soluzione! -
Turbata, Arabella guarda l’orologio. Ogni secondo che passa pesa come un macigno.
Sa che c’è solo una cosa da fare.
Uscire.
Aprire la porta e andare alla ricerca di Harry.
Ma non riesce ad alzarsi, Arabella. Si sente come se le avessero scagliato addosso un incantesimo pietrificante.
Il gatto, con un balzo, si siede sul tavolo della cucina, accanto alla sua padrona. Deve convincerla a tutti i costi, ha percepito delle gelide presenze poco rassicuranti a Little Whinging.
Harry potrebbe essere in pericolo...
- Lui è un mago, ha una bacchetta! Io cos’ho? Se esco, mi uccideranno di sicuro! Non è una “semplice” passeggiata! -
Non ti verrà torto neanche un capello, devi solo controllare...
- Controllare? Controllare cosa? Non ho vissuto la mia esistenza fino ad ora per concluderla dietro qualche orrido cespuglio di Little Whinging! -
Preferisci concluderla da sola, dentro una casa polverosa, con la colpa di aver lasciato che il mondo magico fosse distrutto?Harry è l’unica speranza, Silente lo ripete sempre...
- Ah! Silente! Non parlarmi di lui, Mr. Tibbles! Se mi avesse ascoltato a quest’ora non sarei in questa situazione! Fidarsi di Mundungus Fletcher...quel vecchio mercenario intriso d’alcool... -
Arabella, ti prego. Non c’è altro modo. Ti seguirò...
- ...è tutta colpa di Silente! È solo colpa sua! L’età deve proprio averlo rimbecillito! Perché mi ha dato il compito di sorvegliarlo? Lui sa del mio segreto, è l’unico a sapere! Piazzare a protezione del Prescelto un’agorafobica Maganò e un delinquente alcolizzato! Che coppia, Santo Cielo! -
Il volto di Arabella è rigato dalle lacrime, si sente completamente impotente, in balìa degli eventi.
Silente sa più cose di quanto tu immagini, Arabella.
- Silente è un uomo. E ogni uomo sbaglia. -
Non è come gli altri umani. Sa quello che fa.
Arabella scoppia in una risata amara.
Conosce il tuo valore e il tuo coraggio...
- Coraggio? Io? Mr. Tibbles, l’età non fa bene neanche a te... -
Il gatto, piuttosto risentito, soffia verso la sua padrona.
- Che fai, soffi? Ah, voi Kneazle vi vantate tanto, ma siete tali e quali ai comuni gatti! Sempre così orgogliosi e testardi! -
Voi umani ci somigliate più di quanto immagini...
Dopo queste parole, il gatto esce dalla cucina, lasciando la signora Figg da sola con i suoi pensieri.
Arabella sente la testa pesante, nella sua mente rimbombano le frasi di Silente e di Mr. Tibbles.
- Noi umani...che sciocchezze! -
Riflette. All’improvviso realizza che una bestiola è riuscita a comprenderla meglio di chiunque abbia incontrato negli ultimi dieci anni della sua vita.
Harry Potter è solo un ragazzino. Dovrebbe essere più o meno al quinto anno di scuola, da quello che ricorda. Ha un’intera vita davanti a sé, a prescindere dal fatto di essere il Prescelto. Non è giusto che finisca tutto così. Senza contare tutto quello che gli altri hanno sempre fatto per lui, primi fra tutti Lily e James...
Lily e James.
Ancora la signora Figg ricorda i loro sguardi innamorati, la gioia e felicità che portavano sempre ogni volta che entravano nella sua casa. Ricorda tutto di loro: l’allegria di James, il carattere risoluto di Lily, la loro passione per i suoi biscotti allo zenzero e cannella.
Glielo deve, Arabella. Deve andare a controllare il ragazzo.
Dopotutto, molto probabilmente l’avrebbe trovato addormentato nel prato dei Dursley o a litigare con Dudley, ripete tra sé.
Dopotutto, lei è già piuttosto vecchia, sarebbe una fine onorevole, ripete tra sé.
Chissà, magari si sarebbe scomodato per lei perfino il grande Voldemort, colui che ha ucciso maghi potentissimi e streghe eccelse. Ironico il destino.
La signora Figg si stringe nella sua vestaglia rosa e si alza dalla poltrona.
Una nuova forza e una nuova consapevolezza sembra pervadere il suo corpo. Si guarda allo specchio e aggiusta la sua retina per i capelli, come se fosse il cappello di un comandante. A grandi passi va verso la porta principale, sotto lo sguardo ammirato di Mr. Tibbles, che sembra dire “te l’avevo detto”.
Poggia la mano sul pomello, Arabella. Apre la porta.
La brezza estiva serale, calda e profumata di gelsomino, si infrange sul suo volto. Sente delle voci lontane e confuse. Sente delle risate, dei bambini che giocano.
Il cuore comincia a battere. Sempre più forte.
La vista comincia ad appannarsi.
Un brivido antico e conosciuto comincia a risalire lungo la schiena.
- NON QUESTA VOLTA! - urla, nel vento, Arabella.
Poggia con decisione un piede sul portico della sua casa. Non ricorda nemmeno l’ultima volta che è stata lì. Scuote la testa, non si farà bloccare dalla paura, Arabella.  Non oggi.
Oggi è un nuovo giorno.
- Dimenticavo...-
La signora Figg torna indietro, riapre la porta e prende una borsa piena zeppa di scatolette di cibo per gatti. Un micetto si avvicina miagolando in segno di protesta.
- Non guardarmi così, Snowy! Riavrai la tua pappa. Mi serve un’arma, adesso! Un’arma pesante! -
Richiude con forza la porta. Con uno sguardo fiero, si dirige furiosamente verso la casa dei Dursley.
Ad ogni passo ripete fra sé, stringendo la borsa tra le mani:
- Oh, io lo uccido quel Mundungus Fletcher! - *

* frase presa dal 5° libro, capitolo 2.
Come scritto nel libro, Mundungus verrà sonoramente picchiato da Arabella con la borsa di cibo per gatti. Cercate di comprenderla, l’ha lasciata da sola con la sua fobia, per di più mettendo in pericolo Harry!

 

 

 ...e questa storia finisce qui!
Anzi, idealmente dovrebbe continuare con il resto del quinto libro... xD
Pur sapendo che molto probabilmente verrò bersagliata da pomodori di ogni tipo e colore, spero comunque che vi abbia strappato un sorriso o per lo meno che non vi abbia tediato molto! Fatemi sapere che ne pensate se potete!
Volevo ringraziare tantissimo, oltre alla giudicia PotionFang, LoveMarauder91 e Miabolleblu che mi seguono sempre e hanno recensito la prima parte; xFlamPauls7 e sweetheart30 per averla inserita tra le preferite; leoale, lulu97 e LoveMarauder91 per averla inserita tra le seguite e infine tutti i coraggiosi che l’hanno letta fino alla fine!
Grazie di cuore e a presto!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=982934