The geek gets the girl

di eliocentrica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Psicologicamente (im)preparato ***
Capitolo 2: *** Shopping day? ***
Capitolo 3: *** Tonight he's gonna get it right ***



Capitolo 1
*** Psicologicamente (im)preparato ***


“Ehi zio! Come butta?” disse Leonard con un cenno di testa in direzione del suo riflesso, mimando un'espressione da duro.

What you gonna do if she walks up to you?
Tongue tied, better get yourself together

Cercava di comportarsi come se fosse veramente sicuro di se stesso... ma di certo fare pratica allo specchio in asciugamano dopo la doccia, non aiutava la causa. Sbuffò mentre si squadrava sconsolato e poi, passandosi la mano tra i capelli, si trascinò rassegnato fuori dal bagno verso la sua camera. Nel corridoio s'imbatté nella sua cuginetta quattordicenne, da cui subì anche uno sguardo disgustato. Possibile che lei, alla sua età, fosse già uscita con tutti quei ragazzi? E lui niente – nicht, nada. Mai in diciannove anni di vita una ragazza lo aveva considerato attraente.

Sbatté la porta alle sue spalle e si buttò sul letto, non sentiva il bisogno di subire le prese in giro di un gruppo di ragazzine. Aveva proprio scelto il momento giusto per tornare a casa! Si era ritrovato in mezzo a un gruppo di ragazzine, coetanee di sua cugina, che stavano temporaneamente vivendo a casa dei suoi genitori perché i signori Hofstadter stavano svolgendo uno studio sul comportamento delle teenager. Era proprio una seccatura, perché era abituato ad avere i suoi spazi, a non essere giudicato per i suoi passatempi. Rifletté che essere cresciuto con una madre come la sua non aveva certo aiutato ad accrescere la sua autostima.

In più, gli occhiali con lenti grosse come fondi di bottiglia non erano proprio attraenti e i suoi vestiti di stampo classico abbinati in modo casuale non erano proprio alla moda... Ma sapeva di essere un ragazzo intelligente, simpatico, e anche dolce. Poi, era l'anima delle serate a tema con i suoi amici: Star Trek, Star Wars e Alien vs. Predators non avevano segreti per lui; inoltre scriveva (e parlava) fluentemente il Quenya. Insomma, nel suo ambiente naturale di geek era abbastanza popolare e infatti al college si era trovato molto bene, al contrario che al liceo.

Ricordò che l'unica volta che una ragazza, Amy, gli aveva rivolto la parola spontaneamente era il junior year (terzo anno), e si era così emozionato che gli erano caduti gli occhiali dal naso. Allora si era chinato a terra per cercarli a tentoni finché la sua mano non si era posata su quella di lei, che glieli stava per l'appunto raccogliendo.

Hey, I think you know a friend of mine
All the stupid lines that he had ever heard
Wouldn’t come to mind, he couldn’t say a word

Era rimasto totalmente abbagliato dai suoi capelli biondi e dal fisico atletico, e non si era accorto di come veniva sfruttato nei mesi a seguire, fino agli esami di fine anno. Le aveva fatto i compiti, scritto per lei le tesine e preparato le ricerche; in cambio, lei ogni tanto aveva passato l'intervallo con lui, offrendogli un caffè e raccontandogli dei suoi allenamenti da cheerleader.

Quando erano usciti i quadri di fine anno era uno dei primi giorni di giugno, una bella giornata per fare una passeggiata al parco. Leonard aveva finalmente trovato il coraggio di chiederle di uscire, così aveva aspettato che lei andasse a controllare i voti (improvvisamente lievitati da B- ad A) per parlarle.

“Ciao Amy...” le aveva detto sorridendo, “Complimenti! Quest'anno ti è andata benissimo!”

“Oh, è tutto merito tuo, Lenny!” aveva risposto lei sbattendo le ciglia.

“Grazie... Senti, è una bella giornata... che ne dici di fare una passeggiata al parco? Possiamo prendere un frullato e...” aveva parlato guardando per terra imbarazzato e quando aveva alzato lo sguardo, aveva trovato un'espressione schifata sul bel viso della ragazza.

“Ehm, Leonard, ascolta... Non vorrei che tu avessi frainteso il nostro rapporto... Noi siamo solo... ehm, amici. Tra me e te non potrebbe mai funzionare qualcosa di più, lo sai” aveva spiegato lei con tono condiscendente, prima di alzare i tacchi e andarsene salutando con un cenno della mano.

Col cuore spezzato, Leonard era tornato a casa e si era chiuso in camera. Giunta l'ora di cena sua madre aveva bussato alla porta prima di entrare per invitarlo a mangiare. Vedendo il figlio raggomitolato sul letto si era accorta che c'era qualcosa che non andava, così aveva deciso che poteva concedergli dieci minuti di affetto.

“Leonard, c'è qualche problema di cui vorresti rendermi partecipe?” aveva detto sedendosi sul bordo del letto.

Il ragazzo, stupito, si era girato verso di lei mostrando gli occhi arrossati. Mrs. Hofstadter gli aveva posato una mano sulla spalla, come segno di disponibilità all'ascolto e d'invito ad aprirsi.

“Ehm... beh, ecco... Qualche mese fa, una ragazza della mia scuola, Amy, ha dimostrato interesse nei miei confronti. Così abbiamo iniziato a fare i compiti assieme... poi mi offriva il caffè all'intervallo e mi parlava dei suoi allenamenti da cheerleader. Dopo aver letto i risultati degli esami, stamattina finalmente le ho chiesto di uscire ma lei ha rifiutato”.

“Oh, è solo un problema di ragazze. Beh, non posso nascondere la mia felicità. Pensavo non avresti mai avuto esperienze di questo genere! Avevo anche cominciato a pensare che fossi omosessuale...” aveva commentato aggiustandosi gli occhiali sul naso.

Il figlio, sconvolto per le affermazioni della madre, aveva sbuffato ed era tornato a raggomitolarsi. Come aveva potuto pensare che lei potesse consolarlo, capirlo per una volta, anziché analizzarlo psicologicamente?!

“Comunque, Leonard” aveva continuato, “penso ti farebbe star meglio sapere che, secondo i modelli sociali formulati sulla base dei comportamenti tipici degli adolescenti, questa Amy ti ha solo usato per raggiungere una buona media. In realtà non avete nulla in comune, quindi ti consiglio di non perdere più tempo con lei ma piuttosto dedicare le tue energie a socializzare con ragazze più alla tua portata. Non ce n'è qualcuna nella squadra delle Olimpiadi di Matematica? O nel Club degli Scacchi?” Gli aveva dato una leggera pacca sulla spalla e si era alzata in piedi. “Ora ricomponiti e alzati, la cena si sarà ormai raffreddata ma non andrà sprecata”.

Ritornando alla realtà, Leonard si ritrovò raggomitolato sul letto come tre anni prima. Ma stavolta sarebbe finita diversamente! Erano le Vacanze di Primavera, le lezioni erano sospese, perciò era andato a trovare i suoi per un week-end. Nonostante il campus di Princeton non fosse molto distante dalla sua città natale, aveva cercato di stare il più lontano possibile dalla sua famiglia per integrarsi meglio nella vita universitaria. E c'era riuscito: era andato a delle feste nel suo dormitorio (non era necessario sottolineare che erano tutti nerd) e quel venerdì sera avrebbe raggiunto i suoi compagni del liceo in un bar per una rimpatriata.

Tonight, tonight, he’s gonna get it right
Even losers can get lucky sometimes

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DISCLAIMERS

1. Non possiedo i diritti sul personaggio di Leonard né di sua madre.

2. Non possiedo nemmeno i diritti sulla canzone citata, “The geeks get the girls” degli American Hi-Fi.

EDIT: Fra parentesi, siccome io mi diletto a tradurre, potete trovare nel mio blog la traduzione del testo in questione. (Nel mio account c’è il link al blog.)

Grazie a chi ha letto / leggerà. ^_^

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Capitolo 2
*** Shopping day? ***


Finalmente decise di alzarsi dal letto e iniziare a prepararsi per uscire. Ci sarebbe voluto parecchio tempo. Aprì lo sportello della cabina armadio e frugò tra i vestiti, residui dei giorni da liceale, i suoi migliori erano rimasti nella sua stanza al campus. Capì da solo che quelli che aveva davanti non erano adatti alla serata, perciò prese portafoglio, cellulare e chiavi dell'auto e uscì di casa rassegnato all'idea di fare shopping.

Raggiunto il centro commerciale del suo quartiere, parcheggiò il più vicino possibile all'entrata, in modo da perdere il minor tempo possibile in quel covo di teenager fashion victims. Dopotutto era venerdì pomeriggio, l'inizio del week-end, e ricordava che Amy e le sue amiche adolescenti affollavano quel luogo nei pomeriggi non scolastici. Perciò, dopo un sospiro d'incoraggiamento, scese dall'auto ed entrò in quel regno di taglie e abbinamenti.

Individuò il negozio che faceva per lui: le vetrine mostravano abbigliamento maschile per tutte le età. Entrando si guardò intorno, lunghe file di appendini stracolme di felpe, giacche, camicie, magliette, maglioni, pantaloni, jeans, shorts, cappotti, giacconi, impermeabili cravatte, sneakers, mocassini, stivali da cowboy... e gli girò la testa. Non ce l'avrebbe mai fatta.

Il suo sguardo perso e spaventato attirò l'attenzione di un commesso.

“Ciao, posso aiutarti?” disse con aria cordiale il suo salvatore.

“Ehm, sì... stasera c'è una rimpatriata tra amici in un bar giù in centro... Sto cercando qualcosa di adatto per l'occasione...” spiegò Leonard quasi umiliato notando la differenza di stile tra sé e il suo interlocutore.

“Oh, favoloso! Un restyling! Che cosa eccitante!” esclamò il giovane. “Io sono Jaime” aggiunse aspettando una risposta.

“Leonard...” rispose strascicando le sillabe.

“Perfetto Leonard, seguimi! Ti troveremo qualcosa di fantastico! Dimmi... tu a cosa avevi pensato? Che posto è?” Jaime parlava a raffica.

“Uhm... non saprei? È la prima volta che ci vado, perciò non ho idea di come sia...” disse dubbioso.

“Mh-mh. Capisco... Beh, allora ti farò provare varie cose, così potrai scegliere quello che ti mette più a tuo agio! Vai pure nel camerino, laggiù, mentre io prendo alcuni articoli” aggiunse allontanandosi.

Leonard raggiunse incerto il cubicolo e cominciò col togliersi le scarpe. Subito un breve toc-toc alla porta annunciò il ritorno di Jaime. Aprì una fessura e vi fece passare un paio di jeans blu e una felpa beige con cappuccio, “Prova questi, per cominciare, mentre io cerco ancora”.

Leonard si spogliò e rivestì, poi si guardò allo specchio. Sicuramente erano vestiti più alla moda, ma non troppo diversi da quelli che portava di solito... L'unica differenza era la mancanza di riferimenti ai fumetti o a film fantasy. Uscì dal camerino per parlare col suo commesso, che lo stava aspettando sorreggendo una montagna di cose.

“Ehm... dunque... i jeans vanno bene... anche la felpa non è male... però, ecco, pensavo a qualcosa di un po' più... diverso da come mi vesto in genere...” cercò di spiegarsi.

“Molto bene! Allora penso che adorerai questa camicia rosa e questi pantaloni bianchi!” gli rispose Jaime mettendogli in mano due grucce.

Scioccato, Leonard si ritirò nel cubicolo e si cambiò. Dopo mezzo sguardo allo specchio esclamò subito “No, direi che questo è troppo diverso”. Si girò e, prima che potesse aggiungere altro, Jaime gli aveva già appoggiato sull'anta un pullover grigio scuro con collo a V, “Prova questo con i jeans di prima”. E così Leonard fece. Si squadrò e decise che andava già meglio, non era certo all'altezza di un modello, ma almeno era un miglioramento.

“Questo mi piace” affermò a voce alta e udì un suono d'approvazione. “E adesso, delle scarpe?”

“Oh, hai già deciso? Ti avevo preso altri capi... Ma corro a prenderti delle scarpe adatte, se desideri” rispose Jaime con tono lievemente deluso – il restyling stava terminando in fretta.

Leonard rimase a rimirarsi, convincendosi sempre di più che col look giusto sarebbe andato tutto bene. Dopo un paio di minuti, il commesso era tornato portando dei mocassini, un paio di scarpe lucide semi-eleganti (subito scartate) e un paio di sneakers nere. Provò queste ultime e decise che sarebbero andate bene. Allora uscì dal camerino e chiese se era possibile pagare rimanendo vestito così. Jaime staccò i cartellini, prese i vecchi vestiti e lo condusse alla cassa.

Uscendo dal negozio, si sentiva già più conforme alle aspettative della società. Da un lato ciò lo faceva sentire a disagio, dall'altro non vedeva l'ora di testare il nuovo se stesso al bar. Accesa l'autoradio, guidò con nuova sicurezza verso casa, fermandosi al ristorante cinese guidato dall'intenzione di offrire la cena alla cuginetta e alle sue amiche.

Qualcosa in lui stava già cambiando, lo sentiva.

All the freaks go on a winning streak
In a perfect world, all the geeks get the girls

Per l'entusiasmo non riuscì quasi a toccare cibo, ma in compenso il gruppo di ragazzine apprezzò il gesto e l'abbigliamento, cosa che gli diede ancora più sicurezza. Per ammazzare il tempo prima di uscire e per testare la sua tattica, rimase a chiacchierare con loro, scoprendo che riusciva a seguire vagamente i discorsi, tra i vari Justin Bieber e Kim Kardashian, anche se a volte i suoi commenti erano fuori argomento. Il lato positivo era che aveva capito di che argomenti trattassero le ragazze più alla moda, quelle abbastanza svampite da ubriacarsi e cadere nella sua trappola.

Guardando l'orologio per l'ennesima volta, ebbe finalmente una buona scusa per congedarsi ed andarsene. La notte stava aspettando solo lui!

 

___________

A/N: Forse questo è un capitolo poco entusiasmante, però mi è piaciuto pensare a come si sarebbe trovato Leonard a fare compere. Inoltre, fa parte del processo di trasformazione, no? ; )

Al prossimo capitolo per la conclusione! Grazie a chi ha letto e leggerà. ^_^ Se vi va, lasciatemi una recensione (anche negativa). : P

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Capitolo 3
*** Tonight he's gonna get it right ***


Another Friday night, to get the feeling right
Pound another drink, to give him time to think

Al tavolo del bar Leonard sentiva Steve e Frank discutere del loro progetto di A.I. al M.I.T., ma in realtà era concentrato a fare un riepilogo mentale delle frasi con cui agganciare una ragazza. Il suo sguardo vagava per il bar, alla ricerca di una tipa abbordabile: non troppo bella, non troppo brutta, non avvinghiata a un palestrato, non rintanata in un angolo buio... cose così. Vedendo che non aveva nessuna prospettiva, soprattutto se rimaneva accanto a quei due, decise di andare a prendersi qualcosa da bere al bancone pensando che almeno l'alcool gli avrebbe dato un po' di coraggio.

Una volta seduto sullo sgabello con un bicchiere di Bionda Piccola di fronte a sé, si guardò nuovamente attorno, un po' sconsolato. Notò di fianco a lui una bella ragazza mora, che picchiettava la superficie di legno con le dita, a tempo di musica. Probabilmente stava aspettando il suo ordine per portarlo al suo tavolo; gli era sembrato di averla vista assieme a della gente vicino al palchetto, prima che il gruppo cominciasse a suonare. Lei si accorse che Leonard la stava fissando, così si girò sorridendo, “Ehi!” gli fece cenno.

“Ehi” rispose lui, già con la bocca secca per l'emozione. Era la sua occasione. “Ci mettono un secolo a servire, stasera!”

“Già... tutta colpa di quel gruppo di nerd brufolosi!” disse scuotendo la testa. “Non pensavo sapessero che esistono i bar e che nella vita ci si può divertire...”

“Infatti, che sfigati...” commentò imbarazzato. “Ehm, io sono Leonard, comunque”.

“Jennifer” rispose mentre il vassoio con i suoi bicchieri era arrivato.

Vedendola in difficoltà per il peso, lo sollevò lui dicendo “Ti serve una mano?”

Pausa imbarazzante. La ragazza lo squadrò, pensandoci su bene, prima di rispondere.

“Grazie! Seguimi” sbatté le ciglia e ancheggiò verso il suo gruppo di amiche.

Arrivato al tavolo venne presentato alle altre due ragazze e rischiò di far cadere il vassoio da quanto sudate erano le sue mani per colpa dell'agitazione. E ovviamente si era già dimenticato i nomi di tutte.

Got her holding steady, forgot her name already
Sweating hard, not a smooth operator
She’s got it going on, dancing to her favorite song

Una canzone lo salvò da un'imbarazzante conversazione. Le ragazze cominciarono a cantare e ballare e Jennifer lo prese per mano e condusse sotto il palco, tentando di coinvolgerlo. Leonard cercò di dare il meglio di sé, seguiva il ritmo ma i suoi movimenti rimanevano impacciati, scatenando l'ilarità delle ragazze.

Terminata la canzone, il gruppo salutò il pubblico annunciando il termine del concerto. Leonard seguì al tavolo le ragazze che stavano già chiacchierando tra loro.

“Ehi Lenny, ci hai fatto morire dal ridere!”

“Non pensavo che qualcuno riuscisse a ballare così male!”

Non volendo darsi per vinto, cercò di girare la situazione a suo favore. “Beh, modestamente, ci metto un sacco d'impegno per risultare il peggiore ballerino! È arte anche questa, non disprezzatela!” abbozzò un sorriso.

“Sei troppo forte!” commentò Jennifer sorridendo e posando la mano sul suo braccio. Leonard sentì un brivido corrergli lungo la schiena.

Tonight tonight, he’s gonna get it right
Even losers can get lucky sometimes

“Bene, ragazze, io devo andare a casa perché domani lavoro... quindi vi saluto” disse una delle amiche.

“Ascolta, dammi un passaggio a casa di Mike, ché mi sta aspettando” chiese l'altra, poi guardando verso Jennifer aspettò che dicesse qualcosa anche lei.

“Voi, andate pure. Io credo che rimarrò qui ancora un po'...” fu la risposta inaspettata. E infatti le altre due sgranarono gli occhi ma la assecondarono e, prese le proprie borse, uscirono dal locale lasciandoli soli.

“Alloooora... cos'hai voglia di fare? Vuoi bere ancora qualcosa?” chiese la ragazza.

Leonard valutò le opzioni: poteva provarci subito o lasciarsi scappare l'occasione.

He’s got the line: is it your place or mine?
She turns and walks away – where did he go wrong?

Si era sbilanciato, chiedendole se voleva andare a casa sua e lei, senza dire nulla, aveva preso la borsa e se n'era andata. Forse aveva esagerato? Eppure gli era sembrato evidente che la ragazza fosse interessata! Pazienza, ormai l'occasione era sfumata, ma almeno aveva la coscienza a posto: lui ci aveva provato ad andare “là fuori”! Poi non era colpa sua se nessuna lo apprezzava...

Decise di tornare a casa visto che il bar non gli offriva più nessuna attrattiva. Ritornò al tavolo dei suoi vecchi compagni di liceo, trovando ancora quei pochi che avevano osato rimanere oltre la mezzanotte, li salutò e ringraziò per la serata, quindi uscì dal locale. Il parcheggio era abbastanza buio e mentre si avvicinava alla sua auto fu preso da uno spavento. Una voce femminile lo sorprese alle spalle. “Pensavo non saresti mai arrivato!”

But waiting by the car, she says “What took you so long?”

Riconosciuta Jennifer cercò di dissimulare l'infarto di qualche secondo prima, poi le aprì la porta e la fece salire dal lato passeggero. Accese il motore e seguì le indicazioni per andare a casa della ragazza, con la musica dell'autoradio che riempiva i silenzi imbarazzanti di una conversazione piatta.

Alla fin fine, la palla era andata in buca.

The very next day, he guessed she ran away
The one and only, in his bed he’s so lonely

Quando si svegliò la mattina dopo, Leonard non capì subito dove si trovava, intontito ancora dal sonno e dalla leggera sbornia della notte prima. Tastò lo spazio attorno a lui per trovare gli occhiali e una volta che li ebbe inforcati scansionò la stanza. Pareti lilla, uno specchio gigantesco, una cabina armadio che quasi esplodeva, altri vestiti a terra... Guardò sotto le lenzuola.

Ebbene sì! Non era stato un sogno! Peccato però che di fianco a lui non ci fosse nessuno. Probabilmente la ragazza era uscita di casa prima che lui si svegliasse, in modo da evitare ogni colloquio. Che modo triste di essere scaricato...

But she comes walking in with coffee and a grin
Crazy as it seems, it wasn’t just a dream

...E invece la porta si aprì e il profumo del caffè riempì la camera. Dietro al vassoio, tra tazze e caffettiera, spuntava il viso di Jennifer con un sorriso smagliante. “Buongiorno baby! Fai colazione? Come ti piace il caffè?”

Last night he finally got it right
Even losers can get lucky sometimes

And all around the world, people shout it out
The geek’s got the girl

_______________

A/N: E con questo capitolo si conclude la mia songfic. Come si può notare, qui la presenza delle parole della canzone è maggiore che negli altri due capitoli. Ciò è dovuto al fatto che inizialmente la mia idea era questa, ma poi ho deciso di ampliarla perché m’interessava vedere il comportamento di Leonard prima dell’ipotetico incontro.
Se fossi capace di scrivere storie comiche, probabilmente i primi due capitoli sarebbero venuti meglio >_< …Ma almeno c’ho provato! :P

Lasciate una recensione per dirmi cosa ne pensate! Grazie per aver letto!

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