Just be who you are di Deademia (/viewuser.php?uid=84486)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Purosangue che passione ***
Capitolo 2: *** 2. Ronde notturne e Filtri d'Amore ***
Capitolo 3: *** 3. Tra Pozioni e Antiche Rune ***
Capitolo 1 *** 1. Purosangue che passione ***
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1. Purosangue che passione
Guardare il cielo al calar
del sole era ritenuta una romanticheria per cuori sdolcinati, e lei di
sdolcinato non aveva proprio nulla, ma fin da piccola rimaneva magicamente
affascinata e incantata da tutte quelle sfumature che passavano da un arancio
infuocato ad un pallido violetto a vista d’occhio, passando per fascinose quanto
gradevoli colorazioni rosate, quasi rilassanti.
Eppure, anche poggiata con
la schiena contro il muro della nicchia antistante la finestra, seduta senza
curanza sui cuscini sfarzosi verde-argento della Sala Comune, Sofia manteneva
quell’aria distaccata e palesemente aristocratica che ne decretava la fama
all’interno delle vecchie mura di Hogwarts.
Forse era quello sguardo
freddo, dannatamente azzurro ghiaccio, o quei capelli inspiegabilmente perfetti
nelle onde color grano, a mettere un freno a chiunque volesse avvicinarla,
quasi un avviso che ne decretava la purezza e la superiorità verso persone di
non così alto lignaggio. Non servivano sguardi ammonitori o gesti di
avvertimento per conferire ai suoi interlocutori un senso di remissivo disagio,
un che di sbagliato nel loro porsi,
in qualunque modo esso fosse espresso. Certo non tutti venivano influenzati da
questo “avviso naturale”, piuttosto i molti che certo non potevamo competere
con la purezza del suo sangue o il cospicuo quanto invidiabile patrimonio
familiare.
Sofia Nott, in
conclusione, era invidiata da buona parte del corpo studentesco di Hogwarts,
disprezzata e considerata disgustosamente snob da un’altra considerevole parte
(specialmente femminile), e apprezzata da una cerchia ristretta, completamente
ed esclusivamente Serpeverde, di amici nei quali potevano figurare i nomi
Malfoy, Zabini e Pucey.
E proprio Amanda Pucey
entrò nel suo campo visivo a quella tarda ora del pomeriggio, poggiandosi al
muro nel lato opposto al suo e accendendosi distrattamente una sigaretta.
-Cosa fai qui, tutta sola?
Pensavo fossi in biblioteca a studiare- soffiò uno sbuffo di fumo attraverso le
labbra lucide di glossy alla ciliegia e guardò con lei la distesa rosata che si
estendeva al di fuori delle vetrate polverose della sala.
-Troppa gente- storse il
naso, non c’era bisogno di spiegazioni, l’amica sapeva benissimo che
l’affollamento non le era per niente gradito, specialmente da quando la sua
bellezza era diventata oggetto di continue occhiate da parte della fauna
maschile. Sorrise.
-Sai, penso che se
sapessero quanto poco ami tutte quelle attenzioni riconsidererebbero la fama di
vanitosa ragazza frivola che ti hanno affibbiato- soffiò nuovamente fumo,
stando ben attenta a non indirizzarlo verso l’amica, che nel frattempo scrollò
le spalle con noncuranza, continuando a fissare l’esterno, perdendosi oltre la Foresta Proibita, oltre i monti
lontani, oltre i confini che la vista le imponeva.
-Per quel che me ne
importa…Piuttosto, tu? Ti credevo all’allenamento, di solito non perdi
occasione per ammirare Jasper da lontano…- la buttò lì senza particolari
inflessioni nella voce, non tradendo nemmeno un sorriso, ma dentro di se rise
nel vedere le gote dell’amica colorarsi di una curiosa quanto imbarazzata
tonalità bourdox.
-Trascendendo il fatto che
hai appena detto una grossa cavolata, ti ricordo che l’allenamento è finito da
mezz’ora…- alzò uno scuro sopracciglio, irritata, e fece evanescere la
sigaretta ormai finita.
-Significa che ci sei
stata?- la guardò di sbieco, incurvando appena le rosee labbra e godendo nel
vederla per un attimo senza parole. Poche volte difatti ci si poteva vantare di
essere riusciti a zittire Amanda Pucey, la più battagliera e orgogliosa tra le
Serpeverde, ma queste erano interamente contemplate da lei, l’unica che
riusciva, con metodi oscuri a tutti, a metterle senza troppe difficoltà i piedi
in testa.
Alla fine la mora si
riprese, tornando ad una tonalità rispettabile e lanciandole un’occhiata carica
di puro astio e superiorità –A differenza di te, io mi premuro di incoraggiare
i nostri giocatori, in particolar modo se devono aprire l’anno con una partita contro
quegli sciocchi e pompati dei Grifondoro-
-Certo, soprattutto
incitando un battitore che ti sta particolarmente a cuore, sbaglio forse?- la
sua incurante innocenza, lo sapeva bene, era terribilmente irritante per una
Amanda che si trovava con le spalle al muro, e questo la divertiva a livelli
impareggiabili.
-Senti, biondina, vedi di
darci un taglio con questa storia, intesi? A me non piace!-
-Chi non ti piace?-
Scorpius Malfoy fece il
suo ingresso, accaldato ma impeccabile come suo solito, all’interno della Sala
Comune seguito dagli altri giocatori, più o meno nelle sue stesse condizione,
che si sparpagliarono disordinatamente
per la stanza e attraverso il corridoio illuminato da fioche candele
lungo i muri in fredda pietra scura che conduceva ai dormitori.
-Nessuno- Amanda alzò gli
occhi al cielo, prima di lanciare un’occhiataccia definitiva e ammonitrice a
Sofia, la quale, dal canto suo, la guardava tronfia della sua ennesima conferma
a ciò che da tempo aveva giustamente notato.
-Allora?- Scorpius si
rivolse direttamente a lei, curioso di sapere le vicende sentimentali della sua
amica, mentre una mano familiare gli assestava una pacca amichevole sulla
spalla.
-Lascia perdere, non sono
discorsi per te- scosse la testa sorridendo, per niente incline a rivelare
questo piccolo segreto dell’amica così facilmente, e si rivolse al nuovo
arrivato arricciando il naso disgustata –Se non vai a farti una doccia
all’istante appello un secchio d’acqua ghiacciata, proveniente direttamente da
Lago Nero, e te la rovescio in testa-
-Oh mi scusi, principessa,
non gradisce forse l’odore della virilità?- Jasper le si avvicinò ridendo,
mentre lei si ritraeva schifata, addossandosi alla finestra fredda per l’aria
autunnale della sera.
-No, non gradisco affatto
questo tanfo tremendo, e ti avverto piuttosto che l’istante sta passando…-
minacciò, estraendo la bacchetta con fare bellicoso e beffardo.
Forse, se la gente
l’avesse vista in quei panni di amica allegra e sorridente, scherzosa e un po’
buffona, si sarebbe fermata dal confermare e sparpagliare la voce che la
giovane Sofia Nott era una ragazza dal cuore di ghiaccio e l’aria snob, ma per
quanto incomprensibile agli occhi dei suoi amici, la Serpeverde preferiva di
gran lunga mostrare quella facciata dura e impenetrabile, altamente
fraintendibile, piuttosto che svelare punti deboli che nel mondo in cui era
stata cresciuta venivano bersagliati allo stremo, considerati nettare per chi
bramava il potere esaltato dall’eclissamento altrui.
-E tu? Anche tu non
comprendi le potenzialità di questo aroma?- Jasper si voltò verso Amanda, che
lo stava fissando con una strana luce negli occhi, sotto lo sguardo
esasperatamente divertito degli altri due compagni.
-Io comprendo solo che un
secchio probabilmente non basterà, e che forse gettare direttamente te nel lago
sarebbe un’idea più producente-
La ragazza, come ogni
serpe che si rispetti, sapeva mascherare con maestria i suoi sentimenti, e
proprio per questo motivo era riuscita per anni a non far intravedere a nessuno
ciò che in cuor suo provava verso quell’amico che da tempo aveva promosso,
segretamente, a un livello più alto. Beh, forse non proprio nessuno, pensò
Sofia, l’unica che sapeva cosa si celava dietro le parole beffarde dell’amica.
-E va bene, signore, ho
capito l’antifona…Scorp, ci conviene levare le tende e darci una ripulita, se
vogliamo evitare una nuotata con la piovra gigante. Ho imparato a mie spese che
questi due angioletti non scherzano mai- e così dicendo trascinò via l’amico,
sotto gli sguardi divertiti delle due giovani.
-Sai, prima o poi dovrai
dirglielo…-
-Ahhh per carità! Sbaglio
o avevamo detto tregua?- la mora la guardò male, poggiando le mani sui fianchi
ed evitando di gettare un ultimo sguardo verso il punto in cui Malfoy e Zabini
erano scomparsi.
-D’accordo, d’accordo…Andiamo
a cena? Tanto quei due ci metteranno un’ora, li aspettiamo in Sala Grande- si
alzò, passandosi una mano tra i capelli per ravvivarli, e si diresse fuori
dalla Sala Comune a fianco di Amanda. Non passarono neanche pochi secondi che…
-Sofia?- quando iniziava
chiamandola per nome, con quel tono altamente calorico e carezzevole, già
sapeva quale sarebbe stata la richiesta, ma decise di darle corda lo stesso,
tanto per vedere quanto c’avrebbe messo prima di arrivare al nocciolo della
questione.
-Mh?- fece distrattamente,
svoltando l’ennesima curva.
-Hai la ronda questa
sera?-
Decisamente la prendeva
alla larga, e di parecchio.
-Si, come ogni mercoledì…come
mai?- aria innocente verso l’amica e sguardo fisso davanti a sé, camminava a
testa alta, proprio come le avevano insegnato da quando aveva mosso i primi
passi, inserendola da subito in quel mondo di nobiltà e regole, etichette e
cerimoniali, dal quale, ne era certa, non sarebbe mai uscita. Un circolo
vizioso d’elite, per usare le parole di Amanda, e sempre usando quelle, poté definire
“deformazione professionale” lo sguardo involontariamente altezzoso che senza
nemmeno accorgersene rivolse a chi incontrò lungo i corridoi. A voler essere
sinceri, non faceva caso a questi dettagli, non come ci facevano caso gli altri
almeno, per lei era normale, una serie di comportamenti inculcategli fin da
quando aveva memoria che riemergevano spontanei ogni qualvolta l’occasione si
presentava. Era un’abitudine, d’altronde, come lo erano le occhiate e i
bisbigli che l’accompagnavano lungo i suoi percorsi: sguardi fugaci,
indagatori, esaminatori, pronti a trovare una falla in quella sua scorza dura e
perfetta che la racchiudeva ermeticamente, ponendo una netta distanza tra lei e
gli altri; discorsi invidiosi, maligni, talvolta di un tipo di apprezzamento
che lei preferiva di gran lunga evitare, capaci di capovolgere e modificare
realtà addirittura non conosciute solamente per il gusto di offenderla come lei
offendeva con un semplice sguardo, con il semplice cognome che portava, con il
solo sangue che le scorreva nelle vene nobili.
Era cattiveria, ma le
scivolava addosso come acqua ormai, senza macchiarla, senza ferirla,
lasciandole solo una sensazione di fastidioso bagnato che se ne andava alla
minima fonte di calore. L’importante era solo trovarlo, e custodirlo, quel
calore che aveva la forma di Amanda, di Scorpius, di Jasper, e di tutte quelle
persone che sapevano contrattaccare ed estirpare fino alle radici gli stupidi
giudizi gratuiti che da sempre le cadevano addosso.
Situazione normale, si
diceva, per i Serpeverde come lei.
-Ma niente…solo mi
chiedevo se per caso hai già finito i compiti- la vide attorcigliarsi una
ciocca liscia e lucente di capelli al dito, mentre svoltavano ed entravano in
Sala Grande e passo lento.
-Certo, come sempre. Come
mai? Non ti torna qualcosa?-
-Oh no, niente di che…però
sai che non vado molto d’accordo con Pozioni, no? Poi oggi sono andata
all’allenamento, che è pure iniziato presto, e non sono riuscita a…- ma Sofia
la bloccò con un sorriso prima che potesse continuare all’infinto.
-E’ sopra al tuo comodino,
quando hai finito rimettilo nel mio cassetto-
Amandà sgranò gli occhi e
la fissò sorpresa.
-Ma come diavolo…-
-Permetterai che conosca
molto bene la mia migliore amica dopo sette anni passati assieme, non trovi?- ghignò
e si sedette al solito posto, e metà del tavolo della sua casa.
-E va bene, bionda, te lo
concedo, ma potevi dirmelo dall’inizio sai?- sorrise scuotendo la testa e
alzando gli occhi al cielo, leggermente ma bonariamente irritata per averle
fatto sprecare tanto fiato.
-E perdermi tutti quei
rigiri assurdi di parole? Mai- si allungò per versarsi del succo di zucca e
ricevette una botta sul braccio che le fece quasi versare il contenuto de
bicchiere sul tavolo.
-Scema!- la riprese
sorridendo, poggiando il bicchiere miracolosamente colmo al sicuro sul piano
liscio del tavolo, vicino al piatto.
-A proposito di
ronda…questa sera vai con Scorp, no?-
-Si, ma scommetterei oro
che quel deficiente farà solo i primi cinque metri prima di imboscarsi in un
aula a fare ciò che non voglio nemmeno immaginare- afferrò le posate e cominciò
a tagliare la carne con minuziosa attenzione, ripensando a tutte le volte che
s’era dovuta fare i giri notturni da sola per coprire le “soste” di Scorpius.
Quel ragazzo era irrecuperabile…
-E’ incorreggibile, ma
chissà, prima o poi la testa a posto la metterà-
-Stiamo parlando dello
stesso Malfoy? Capelli biondi, occhi grigi, fissazione maniacale per il sesso e
lista di amanti che farebbe impallidire il playboy più incallito? No, quello
non cambierà mai, fidati…- concluse decisa, infilzando un boccone.
-Io non ci giurerei…Ora,
non ridere, so che la troverai un’idea totalmente assurda e inconcepibile
ma…non ti sei accorta di niente nell’ultimo periodo?-
Sofia alzò un sopracciglio
dorato e perfettamente curato in attesa che continuasse, curiosa di sapere
cosa, a quanto pare, le era sfuggito sull’amico di sempre. Vide Amanda
aggiustarsi sulla sedia e inclinarsi maggiormente verso di lei, così si chiese
quanto importante e grave fosse la cosa per ricercare tutta quella segretezza.
Che diamine aveva combinato questa volta Scorpius?
-Insomma, è da un mesetto
che non fa altro che voltarsi verso una ragazza appena questa entra nel suo
campo visivo, e sappiamo entrambe che Scorpius
Hyperion Malfoy non fissa mai nessuna, casomai sono le altre a fissare lui-
citò l’amico, abbassando il tono di voce per imitarlo e sorridendo assieme a
Sofia del risultato quasi perfetto.
-E chi sarebbe la
fortunata?- era ancora un tantino scettica e restia a credere che qualcuna
avesse fatto breccia nel cuore dell’ambito Serpeverde, tanto più che in sette
anni non l’aveva mai, ma proprio mai visto prendere una sbandata per nessuna,
solo “fissazioni di letto”, che oltretutto, nel peggiore dei casi, non duravano
più di qualche misero giorno.
-E’ l’ultima persona a cui
potresti pensare, anzi diciamo proprio che non la includeresti nemmeno nella
lista, per quanto lunga possa essere, visto che si tratta di…Rose Weasley-
Non resistette nemmeno un
decimo di secondo, si era trattenuta, oh si che l’aveva fatto! Aveva davvero
cercato di impedirsi di ridere, ma la sorpresa era stata talmente comica che
anche l’ultimo bagliore di autocontrollo aveva ceduto agli spasmi ilari.
Lasciò andare le posate
per asciugarsi gli occhi, bagnati dalle lacrime di riso, e darsi un ben che
minimo contegno, perché non era in camera sua, seduta sul letto in sola
compagnia di Amanda, e nemmeno in Sala Comune, in mezzo ai suoi amici che quel
suo lato oramai lo davano per scontato, ma nella Sala Grande, alla mercé di tutti.
Quei tutti che ora la
fissavano, incuriositi, affascinati di vedere la bella e algida Sofia ridere
così apertamente. Per quanto ridicolo possa risultare, fu una specie di evento,
un fatto che finì sulla bocca di mezza Hogwarts: “Sofia Nott, la ragazza di
ghiaccio, aveva riso”. Certo il chiacchiericcio continuò, non ci furono silenzi
imbarazzanti e pesanti, o sguardi fissi e impertinenti, solo brevi occhiate dei
più curiosi, dei più ciarlieri, di quelli che si erano rimpinzati la testa di pregiudizi
infondati. Non se ne curò comunque, troppo presa dal gran ridere, non pensò, in
quell’istante, che la sua corazza era calata per un attimo, mostrando a tutti
solo ciò a cui pochi era dato di sapere.
Le chiacchiere sarebbero
passate, come tutti i pettegolezzi d’altronde, e i pregiudizi rimasti, come
accade negli anni e nei secoli, ma quell’attimo di felice debolezza aveva
colpito i giusti bersagli.
-Merlino…- respirò piano,
una mano sul petto a placare i singulti e l’altra tra i capelli, per ravvivarli
e sistemarli. Amanda intanto era rimasta seria, per nulla sorpresa di quella
reazione che era certa sarebbe sorta al nome della ragazza –Ti prego, dimmi che
stai scherzando, che hai bevuto, che quella che ti sei fumata non era una
semplice sigaretta perché, andiamo, è ridicolo anche solo pensarlo- la guardò,
tornando leggermente più seria, raddrizzando la schiena e controllando la
piegatura delle labbra in un semplice, fine sorriso che rispecchiava tutto il
suo scetticismo.
-Perché ti sembra tanto strano?
E’ cresciuto, ha avuto i suoi momenti libertini, ma adesso starà maturando, non
trovi?- sapeva, Amanda, che non era quello il reale motivo di tale reazione, ma
preferiva evitare l’argomento, evitare un litigio per contrapposizioni di idee,
per quanto questo fosse possibile trovandosi si fronte Sofia, ragazza che certo
non demordeva una volta entrata in gioco.
-Sorvolando sul fatto che
i suoi “momenti libertini”, come li chiami tu, continua ad averli, ed alla
grande direi; io mi concentrerei piuttosto su un piccolo, misero dettaglio: la Weasley non solo è
Grifondoro, e su questo si può chiudere un occhio con grande, grandissimo
sforzo magari, ma è Mezzosangue- e tanto bastava per eclissarla dalla sua
vista.
-Non ricominciare. Sai
come la penso io, sono idee malsane, arcaiche, vecchie e idiote. Hanno portato
a due guerre, alla morte, alla distruzione di famiglie innocenti e per cosa? Io
per prima sono Purosangue, e non ci vedo niente di diverso tra me e la Weasley, se non il fatto che
in Pozioni va mille volte meglio lei della sottoscritta- sbottò sorridendo
tirata.
-Se ti sentissero i tuoi
ti diserederebbero, lo sai?- sputò tagliente, attaccata alle idee inculcategli
fin da bambina dai suoi genitori e nonni, dai libri di antenati Purosangue che
era stata costretta a leggere ed abbracciare, facendoli diventare parte del suo
“credo”.
-Lo sanno già come la
penso io. Non approvano, ovviamente, ma sorvolano sul fatto, almeno per il
momento. In tutti i casi, quella che mi preoccupa sei tu, non me stessa-
-Ah, adesso ti preoccupi
per me? E come mai?- era offensiva, forse un po’ troppo, e dannatamente
arrogante, ma quello era un tasto dolente, lo sapeva lei come lo sapeva Amanda,
che comunque non s’era fatta remore a pigiarlo. La sua famiglia, le tradizioni,
gli ideali antichi, tutto era un rito al quale i Purosangue come lei venivano
sottoposti, un lavaggio del cervello dal quale non ci si poteva ribellare.
Eppure Amanda l’aveva fatto, l’aveva insultato e continuava a farlo, e
insultando ciò di conseguenza insultava anche lei, lei che si era piegata sotto
tutti questi voleri, lei che aveva pensato fossero giusti, lei che i dubbi non
l’avevano mai sfiorata ed era certa mai l’avrebbero fatto.
-Si, per te! Perché tu sei
soggiogata, sei una vittima in mano loro! Non ragioni con la tua testa, ma con
la loro, non ti vuoi rialzare, ti sei abituata a stare piegata sotto tutte
queste credenze dementi che ti proteggono dal nostro mondo ma ti allontanano
dalla normalità. Se mia amica, ti conosco, so come sei realmente e so come vuoi
apparire agli altri. Hai paura di mostrarti debole, hai paura di farti trovare
impreparata davanti alle situazioni che ti colgono alla sprovvista, per questo
crei un muro tra te e gli altri, mattone dopo mattone, unendo tutto ciò che ti
hanno insegnato per usarlo come arma di difesa. Ma è a doppio taglio, Sofia, e
prima o poi ti farai male, prima o poi verrai ferita anche nel nostro mondo, lo
vuoi capire? Non basta pensare di crederci, non basta volerlo, te lo devi
sentire, e non è così! Tu non sei come i nostri genitori, o come i nostri
antenati, credi di poterlo essere, ma non lo sei. Sei come una spugna e ti
hanno imbevuta di tutte queste stronzate, ma puoi liberartene, puoi credere ad
altro! Perché non capisci l’assurdità di tutte quelle cretinate?! Perché ti
ostini a nasconderti dietro quei mantra che portano solo al male?!-
bisbigliavano, sibilavano i loro pensieri con cattiveria e tenacia, attente a
non farsi sentire, a non dare spago ad altri inutili e sciocchi pettegolezzi,
tentando di mantenersi calme senza grandi risultati.
Amanda era rossa in viso,
teneva i pugni serrati sotto il tavolo e respirava pesantemente per evitare di
urlare. Dal canto suo, Sofia stringeva i denti per non farsi sfuggire tutti gli
improperi che le stavano passando per la testa, mordendosi la lingua e
stringendo le esili dita attorno alla sedia per impedirsi di scattare in piedi
come una molla.
Erano tutte idiozie, le
sue! Non era così, lei non si nascondeva dietro un bel niente, semplicemente
metteva in atto ciò che le avevano da sempre insegnato, ciò in cui credeva davvero. Non si era fatta mai
soggiogare e mai piegare da nessuno, era una Purosangue e come tale si
comportava, niente di più e niente di meno. Se Amanda voleva ribellarsi che lo
facesse pure, ma non l’avrebbe trascinata con sé, lei era fedele al suo mondo e
lo sarebbe sempre stata.
-Basta! Finiscila subito,
chiaro?! Io non faccio nulla di quello che hai detto, sono solo stupide idee
del cavolo! Ciò che faccio lo faccio perché ci credo, non perché mi è stato ordinato
o cos’altro puoi andare a pensare. Io.Ci.Credo. Credo nella purezza del sangue
e nella diversità del nostro dal loro, credo che i nostri due mondi non
dovrebbero mescolarsi e credo anche che se non la pianti di cercare di
convincermi che ciò a cui sono stata educata per diciassette anni della mia
vita sia solo un’emerita stronzata ti conviene cercare un’altra seguace da
istruire!- a quel punto, troppo provata, troppo stanca di sentire ancora tutte
quelle idiozie, si alzò di botto, facendo stridere la sedia sul freddo
pavimento e, prendendo un grosso respiro per calmarsi, si allontanò dalla sala,
evitando di ascoltare l’eco dei borbottii dell’amica e marciando a testa alta
verso il massiccio portone.
Non fece in tempo a
sorpassarlo che fu placcata da due spalle che conosceva bene.
-Che ti è successo?-
Scorpius la scrutò in viso, preoccupato dell’innaturale tonalità rossa delle
gote dell’amica e della sua frettolosa uscita, per di più solitaria, dalla
sala.
-Niente, lasciami andare-
fece per scrollarsi la sua mano di dosso, ma la presa si rafforzò maggiormente,
rendendo inutile ogni suo misero tentativo di liberarsi. Sbuffò seccata, per
nulla contenta di essere trattenuta a forza.
-Scorp, lasciami se non
vuoi che ti stacchi il braccio con un incantesimo- sibilò furiosa, gelandolo
con lo sguardo. Peccato che il biondo non fosse così propenso a impressionarsi
alla vista di quell’occhiataccia che tanti aveva fatto tremare.
-Sofia, hai una faccia
terribile, ci dici che ti prende?- anche Jasper le si era avvicinato, scrutando
per un istante alle sue spalle verso il posto in cui in quel momento sedeva,
sola e furente, un’Amanda dall’aria parecchio inviperita.
-Avete litigato- più che
una domanda era una mera constatazione.
-I nostri soliti
battibecchi, se volete dettagli chiedeteli a lei, e ora scusatemi ma
devo
proprio andare- con una mossa un po’ più decisa si
liberò della presa dei due
ragazzi, sorpassandoli a passo svelto prima che avessero la
possibilità di
riacciuffarla e sparendo lungo i buoi corridoi del castello, immersa in
pensiera totalmente iracondi e diretta verso il silenzio della
Sala Comune, dove sperava di riacquistare, almeno in parte, il giusto
contegno e la saggia calma per non Schiantare l'amica nel
qual caso l'avesse reincontrata.
- - - Angolino dell'autrice - - -
Salve a tutte! E' la prima volta che scrivo su questa sezione, quindi
sono seriamente curiosa di sentire i vostri commenti a proposito di
questa folle idea nata dalla mia pazza mente improvvisamente adoratrice
dei Serpeverde=P
Che dire...adoro Sofia,
letteralmente, e adoro la sua combriccola di
amici; non posso ancora proferir parola su Logan, perchè la sua
comparsa avverrà nel prossimo capitolo, ma garantisco che non
mancherà di spuntare fuori sempre più spesso, ovviamente=)
Aspetto con ansia i vostri commenti, critiche e quant'altro.
A presto, Calypso
|
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Capitolo 2 *** 2. Ronde notturne e Filtri d'Amore ***
2
2. Ronde notturne e Filtri d'Amore
Era passata un’oretta
circa da quando era entrata marciando all’interno della Sala Comune e senza
troppo preamboli aveva fatto sloggiare un ragazzino del secondo anno dalla
poltrona per impadronirsene, godendo, per quanto la rabbia glielo permettesse,
del calore del fuoco scoppiettante nel camino.
Amanda aveva davvero
esagerato con quel suo discorso ricamato e infiocchettato di tanta saggezza
gratuita nel quale, per giunta, lei non si rispecchiava nemmeno un po’. Non
s’era mai nascosta dietro a nulla e non era stata piegata proprio da nessuno.
Lei era così, punto. Che le piacesse o meno, lei credeva agli ideali dei suoi
genitori e dei suoi antenati, e non per costrizione, ma perché lo voleva lei.
Quando mai era stata costretta a fare qualcosa? Tzè, ridicolo...
Scosse la testa e guardò
l’ora, mancavano poco più di dieci minuti all’inizio della ronda, e di Scorpius
neanche l’ombra. Meglio così, si disse, altrimenti avrebbe dovuto incontrare
Amanda e non era ancora pronta a guardarla senza risponderle male, pentendosene
poi in seguito, come era certa sarebbe accaduto.
Sospirò e si alzò,
stiracchiandosi i muscoli intorpiditi dal troppo stare nella stessa posizione,
dopodiché si rassettò le pieghe della gonna e a passo leggero uscì dalla sala,
dirigendosi nel punto di ritrovo all’ingresso di Hogwarts.
Mentre camminava nel buio
della notte, pensò a quanto quel freddo strisciante e quella poca illuminazione
le ricordassero casa propria. Era grande, non proprio quanto il Manor di Scorp,
ma discretamente rispettabile e altrettanto tetra, con i suoi corridoi
inesplorati che da piccola le incutevano puro terrore e che tutt’ora cercava
spesso di evitare, e le stanze infinite e perennemente inutilizzate se non
dagli sporadici ospiti.
Guardò oltre la vetrata
spessa il cielo che improvvisamente s’era rannuvolato, un po’ come il suo
umore, e previde pioggia di lì a poco. Come se madre natura volesse darle
ragione, un lampo improvviso squarciò in lontananza la coltre scura della
notte, seguito immediatamente da un tuono possente e lugubre. Sofia rabbrividì,
aveva sempre odiato i temporali.
Quando giunse in fondo
alle scale, nei pressi dell’enorme portone scuro completamente sbarrato, si
accorse di non essere sola. Poco distante da lei infatti, appoggiato alla
ringhiera di schiena, le mani nelle tasche dei pantaloni e la testa china in
avanti, un ragazzo moro e dall’aspetto familiare se ne stava in silenzio, perso
nei suoi pensieri.
Quando si accorse del suo
arrivo, alzò lentamente la testa fissando i suoi occhi caramello in quelli
della ragazza. Era bello, molto bello dovette ammettere Sofia, ammirando i
capelli neri morbidamente arricciati sulle punte che ricadevano disordinate
appena sotto le orecchie e il fisico alto e snello, e mentre la salutava con un
cenno del capo, ricollegò il suo volto dai lineamenti decisi e affascinanti a
Logan Carter, Corvonero del settimo anno e Caposcuola, nonché Mezzosangue.
Ricambiò con un lieve
cenno altezzoso, distogliendo immediatamente lo sguardo.
Mentre fissava il
pavimento con occhi vacui, sentì di tanto quelli del ragazzo fissi su di se, ma
decisa a non controllare e men che meno pronunciare una sola sillaba nei suoi
confronti, optò per ignorare totalmente il fatto, cosa che, si rimproverò in
seguito, doveva venirle spontanea, visto cosa
lui era.
Era ormai rigida come un
bastone ed inspiegabilmente nervosa quando fece la sua comparsa Scorpius,
scendendo lentamente i gradini per dirigersi nella sua direzione e degnando di
appena un’occhiata il Corvonero.
-Pensavo mi avessi
aspettato- decretò il biondo, senza abbassare troppo il tono della voce,
conscio che anche un flebile bisbiglio avrebbe comunque risuonato come un urlo
in quell’immenso spazio vuoto dove tutto diventava udibile a tutti.
-Era tardi e tu non
arrivavi, così ho deciso di avviarmi- si strinse nelle spalle, ben conscia che
quell’aria innocente non se la sarebbe bevuta.
-Come no- ghignò. Appunto…
-Dì piuttosto che volevi evitarla, bionda-
Sorvolò sul nomignolo per
niente originale affibbiatole da…beh da una vita ormai, e gli lanciò
un’occhiataccia in tralice.
-Perché mai avrei voluto
fare una cosa simile? Sei assurdo- gettò una veloce occhiata al ragazzo ma lo
vide intento a guardare da tutt’altra parte per non essere indiscreto. Fatica
sprecata, sapeva benissimo che volente o nolente stava sentendo tutto.
-E tu tremenda. Dovreste
darci un taglio con questi battibecchi, la pensate in modi diversi e non avete
intenzione di convertirvi l’una all’idea dell’altra, è inutile ricascarci
sempre-
Sofia sospirò a denti
stretti, decisa a non litigare anche con lui. Era nervosa, stizzita, stanca e
affamata vista la cena ridotta.
-Senti un po’ genio, credi
che non lo sappia? Il discorso è venuto fuori per caso, fine della storia. Vedi
di non fare tanto il saggio spargendo consigli idioti a destra e a manca, che
non sono dell’umore giusto questa sera- invece di vederlo adirarsi a quelle
parole, come s’era aspettata dopo essersi pentita del tono eccessivamente aspro
che aveva usato, lo vide trattenere a stento una risata che la fece infuriare
ancora di più. Sapeva cosa stava pensando, glielo ripeteva ogni volta che ne
aveva l’occasione: era ridicola e terribilmente buffa quando si arrabbiava,
storcendo e arricciando il nasino snob e corrugando la fronte in un espressione
comica, almeno questo secondo il parere del Serpeverde.
Si trattenne dal tirargli
uno scappellotto e incrociò le braccia indignata, poggiandosi alla ringhiera
all’inizio della scala.
Passò un intero minuto in
silenzio, mentre aspettavano che gli altri li raggiungessero, fin quando il
ragazzo Corvonero non appellò silenziosamente un pacchetto di sigarette. Ne
tirò fuori una, la accese con la bacchetta, dopodiché fece per rimetterselo in
tasca. All’ultimo istante ci ripensò, alzò lo sguardo su Scorpius e allungando
la mano gliene offrì una. Il giovane Serpeverde lo ignorò per qualche attimo,
quasi come non l’avesse sentito, infine, guardandolo come si guarda un
moscerino fastidioso, senza un grazie o qualsivoglia forma di cortesia l’accettò,
degnandolo di un minimo ed impercettibile cenno col capo. Il Caposcuola non
sembrò per nulla colpito o offeso da tanta arroganza e maleducazione, anzi si
voltò verso di lei, un lieve sorriso ad increspargli le labbra che nulla aveva
di felice e che la sorprese per un istante, facendola soffermare un secondo di
troppo con lo sguardo sul suo volto, mentre le porgeva il pacchetto.
-Vuoi?- aveva una bella
voce, calda e bassa, rassicurante. Ma non la colpì. Non doveva colpirla.
-Non fumo- la sua invece
era stata fredda, scortese e diretta. Non un grazie, non un sorriso, né un
accenno di gentilezza. Non per lui, non per quelli
come lui.
-Meglio- sussurrò piano,
facendola voltare di scatto una seconda volta, come se l’avesse insultata, o
come se le avesse detto la cosa più bella che potesse dire.
Ma prima che i loro occhi
potessero incrociarsi di nuovo, lui abbassò il braccio e insieme lo sguardo,
continuando a sorridere appena enigmaticamente. Non che le importasse, comunque,
aveva solamente detto una sciocchezza.
Dal canto suo lei rivolse
gli occhi all’inizio della scalinata, dove tre figure, rispettivamente il
Caposcuola di Grifondoro, Rose Weasley, e i due Prefetti di Tassorosso, Emily
Stanford e Thomas O’Connel , fecero il loro rumoroso ingresso, correndo veloci
giù per le gradinate.
-Scusate il ritardo!-
sospirò la Weasley
a fine scala, cercando di placare il leggero affanno prima di aggiungere sorridendo
–Ciao Logan-
-Buonasera Rose. Emily,
Thomas-
-Oh ciao!- salutarono
quelli in coro con un sorriso sereno e un po’ stanco.
Sofia notò con la coda
dell’occhio Scorpius, che fino a quel momento era rimasto placidamente
appoggiato alla ringhiera, sollevare il busto e fissare la rossa Grifondoro con
un ghigno che conosceva fin troppo bene. Assottigliò lo sguardo, che Amanda
avesse ragione?
-‘Sera Mezzosangue-
sussurrò languido, facendole venire la nausea e storcere la bocca in un
espressione di disgusto. Che diamine gli stava passando per la testa?!
-Va’ al diavolo Malfoy- ribatté
quella piccata, scoccandogli un’occhiataccia ammirevole. Se non fosse stata
Grifondoro, Weasley e pure Mezzosangue Sofia si sarebbe congratulata con lei
per non essergli caduta ai piedi come facevano tutte le ragazze all’interno di
quelle mura, lasciando così qualche falla in quella lunga lista di conquiste di
cui il suo amico amava tanto vantarsi.
-Andiamo?- gli sussurrò
invece, incamminandosi verso il piano superiore con passo leggero. Lui le si
mise accanto, la sigaretta ormai quasi del tutto finita tra le dita e la mano
libera in tasca, mentre un sorriso stomachevole albeggiava sulle se labbra.
-Che diavolo ti passa per
la testa, Scorp?- sibilò contrita, stando ben attenta a non farsi sentire dai
compagni appena dietro di loro.
-Scusa?- la guardò di
sbieco con fare innocente, facendole alzare gli occhi al cielo e imprecare mentalmente.
Era incorreggibile, fossedannata se non lo era!
-E’ la Weasley- digrignò secca.
-Non mi era sfuggito-
-Ci stavi provando-
-Sofia, l’ho solo
salutata, e peraltro insultata. Le mie tecniche di abbordaggio consistono in
altro, credimi- ammiccò malizioso, esasperandola maggiormente.
-Lo spero per te- decretò
infine lapidaria, aumentando leggermente il passo e sorpassandolo di un metro o
due.
Sinceramente mai le era
importato delle amanti del suo amico, si divertiva, ci giocava e non restava
ferito. L’amore, probabilmente non l’aveva mai nemmeno sfiorato, solo passione
e lussuria, bruciante a giudicare da quante avevano sostato nel suo letto.
Sapeva che prima o poi, comunque, in questo sentimento a lui ancora
completamente oscuro e sconosciuto si sarebbe incappato, magari non così
presto, tra qualche anno o decennio forse, poiché sapeva bene quanto gli ormoni
pazzi che aveva in circolo ancora riuscivano a prendere il sopravvento in
maniera quasi del tutto sorprendente, eppure mai si era preoccupata di quale
potesse essere la sua scelta. Un po’ perché, essendo Purosangue, i matrimoni
combinati erano all’ordine del giorno, e conoscendo anche solamente di fama la
sua famiglia si poteva benissimo intuire quanto minuziosamente puro avrebbe
dovuto essere il sangue della futura sposa; un po’ perché era Scorpius e, combinazioni
o meno, la sua scelta era certa sarebbe ricaduta su qualcuno del suo livello,
c’avrebbe messo la mano sul fuoco e scommesso la vita. Ma quella sera, una
semplice, stupidissima occhiata, l’aveva fatta vacillare. Conosceva il suo
amico, oh se lo conosceva, e quello sguardo, bramoso ma così…affettuoso,
l’aveva visto ben poche volte, e mai, mai verso una sua amante. E per carità,
ben venga che si fosse innamorato, probabilmente ancora a sua insaputa, ma
diamine, di una Mezzosangue! Che poi, non una, ma la Mezzosangue,
quella che aveva tutte le carte in regola per farlo diseredare a colpo d’occhio.
Sbuffò silenziosamente, magari stava solo esagerando, era solamente una
semplicissima, innocua occhiata seguita da un’altrettanto innocente saluto,
architettare tutto quel castello di carte su una possibile storia d’amore era
quanto mai ridicolo. Doveva calmarsi, sciocche ed inutili fantasie avrebbero
solamente portato ad altrettanto sciocche ed inutili preoccupazioni. Inoltre,
Scorpius non sarebbe mai stato tanto stupido. Mai.
-E ora dove scappi? Torna
qui, sei ridicola- sbuffò l’amico, alzando gli occhi al cielo e facendo
evanescere la sigaretta ormai finita.
-Vado a fare la mia ronda,
tanto immagino tu abbia altri piani no?-
-Shhh! Abbassa la voce.
Senti, mi dispiace chiedertelo anche stasera ma…-
-Si si ho capito- Sofia alla
fine sorrise, evitando patetiche scuse che non avrebbero portato a niente se
non alla solita quanto mai conosciuta ed ennesima manfrina –Una Serpeverde, o
Corvonero, o chiunque altra ragazza di questa scuola di cui non conosco o non
voglio conoscere l’identità ti sta aspettando a gambe aperte in un aula
sconosciuta qualche piano più in alto, così mentre io me ne andrò in giro alla
ricerca di possibili vittime alle quali sottrarre punti tu ti divertirai
sapendo che ci sarà qualcuno che ti starà gratuitamente parando il culo-
sentenziò divertita.
-Prima o poi pagherò
questi debiti, lo giuro- annuì deciso, ghignando per il riassunto estremamente
veritiero dell’amica.
-E io ci dovrei credere?-
sorrise e si fermò come tutti gli altri all’imboccatura di due diversi
corridoi, aspettando che si decidessero su quale noiosissima strada prendere
per quella sera.
-Bene, io ed Emily andiamo
per di qua- sentenziò la rossa, indicando il corridoio alle sue spalle e
salutando gli altri.
-Io e Thomas là- Logan
fece un cenno col capo verso quello alle spalle dei Serpeverde, lanciando una
breve occhiata a Sofia, la quale distolse rapida lo sguardo con alterigia e si
rassegnò a percorrere altre scalinate per arrivare al piano di sopra, dove era
certa avrebbe sprecato un’ora per nulla ben sapendo che rare erano le occasioni
di beccare qualcuno e levargli così una dose abbondante di punti.
Sospirò e tirò Scorpius
per una manica.
-Noi andiamo di sopra-
avvisò flebile e annoiata, senza guardare nessuno in particolare ed
incamminandosi per la lunga scalinata buia dove il rumore del temporale
riecheggiava tetro e agghiacciante.
Maledette ronde notturne,
si ritrovò a pensare quando anche Scorpius si fu dileguato con un sorriso di
scuse e la promessa, oramai monotona, che si sarebbe fatto perdonare.
Rabbrividì e si strinse
nelle spalle camminando lentamente e contando l’eco dei suoi passi che
rimbalzava sulle spoglia mura di pietra grigia, infine, stanca di strizzare gli
occhi per la scarsa e tremolante illuminazione di quel corridoio semibuio,
pronunciò a bassa voce –Lumos- alzando la bacchetta davanti a sé come fosse
stata una torcia.
Decisamente meglio.
Camminò per un quarto
d’ora abbondante, rallentando sempre di più e trattenendo a stento gli sbadigli
sul nascere, era ormai drasticamente seccata da quei giri a vuoto e decisa a
mollare tutto e tornarsene al dormitorio prima del previsto, stanca per quella
giornata estremamente pesante, quando un rumore ovattato poco più avanti la
bloccò.
Si ritrovò a sperare di
esserselo immaginato, poiché per quanto allettante e tentatrice fosse l’idea di
punire qualche studente birichino, la prospettiva di buttarsi sul letto di lì a
qualche minuto, come era ormai sicura di voler fare, lo era ancora di più. Tese
le orecchie, decisa a dare un’ultima chance a quella possibilità, e il fine
udito captò di nuovo quel suono.
Imprecò mentalmente contro
chiunque aveva osato scombussolare i suoi piani, decisa a togliere 50 punti in
qualunque caso e qualunque cosa stesse succedendo, e si incammiòo svelta verso
la fonte di quegli scricchiolii.
Arrivata davanti al luogo
del reato, spinse piano la porta in legno, che emise un acuto e stridente
cigolio, facendo bloccare all’istante le tre figure all’interno dell’aula.
Varcata la soglia con
passo lento alzò maggiormente la bacchetta così che il fascio di luce le
colpisse in pieno e illuminasse i loro volti, mostrando in questo modo
l’identità di tre ragazze di Grifondoro, tra cui, con sommo piacere della
Serpeverde, riconobbe Lily Potter.
Ghignò. Si sarebbe
divertita.
-Guarda guarda cosa
abbiamo qui…Tre innocenti fanciulle rosso-oro, tra cui la mascotte del secolo,
giusto Potter?-
Le tre rimasero
interdette, pietrificate sul posto come statue di marmo per qualche secondo,
prima di riprendere vita e guardarla con lo stesso astio e disgusto che
solitamente era lei a riservare agli altri.
-Fatti gli affari tuoi,
Nott- sputò appunto quella, alzando il mento prepotente.
-Spiacente piccola Potter,
ma si da il caso che siate fuori dai vostri caldi lettucci ad un orario non
consentito, quindi mi divertirò molto a ficcanasare nei vostri, di affari-
sussurrò melliflua, avvicinandosi con doviziosa calma verso il tavolino sul
quale le aveva trovate chine.
-Non ti conviene farlo-
bisbigliò angelica, notando con la coda dell’occhio la mano della giovane rossa
scattare rapida verso la bacchetta.
Gettò una rapida occhiata
agli ingredienti sparpagliati sul banco, attorno al calderone fumante, e
represse una risata di scherno, fissando gli occhi gelidi in quelli furenti
delle ragazze.
-Filtro d’Amore? Davvero
patetico persino per voi…E adesso vediamo un po’, siete qui quando dovreste
essere nei vostri dormitori, state preparando una pozione che non dovreste
nemmeno pensare e per di più usate ingredienti un po’ troppo rari per essere
stati trovati casualmente in giro, scommetto che provengono dalle scorte di
Lumacorno, sbaglio forse?- sorrise maligna e continuò, gioendo nel vedere
un’ombra di timore passare su quei visini agguerriti –Io direi che venti punti
in meno a testa possono bastare- decretò infine, assaporando lo sconcerto nei
loro occhi.
-Brutta serpe!- bisbigliò
la giovane Potter, rossa in viso per l’umiliazione.
-Scusa?- la guardò, gelida
e altezzosa, ed improvvisamente seria.
-Ho detto. Brutta. Serpe-
scandì bene le parole, puntandole la bacchetta al petto e mettendosi in
posizione d’attacco, agguerrita e offesa.
Prima che Sofia,
sopracciglio alzato e scetticismo puro dipinto sulle labbra nobili, potesse
anche solo muovere un muscolo, una voce alle sue spalle bloccò l’imminente
scontro.
-Lily, abbassa la
bacchetta-
Non ebbe bisogno di
voltarsi per vedere chi era il padrone di quella calda voce, l’aveva riconosciuta
da subito, impressa senza il suo consenso nella memoria e legata
irrimediabilmente al bel volto del Corvonero.
-Questa serpe arrogante e
presuntuosa merita una lezione, una volta per tutte- sibilò contrita la giovane
Potter, trovando consenso nelle sue amiche, che annuirono e le diedero
caldamente ragione.
-Per ora la lezione, o
meglio punizione, ve la meritate voi mi pare- constatò con un sorriso
amichevole il ragazzo, avvicinandosi e affiancandosi così a Sofia, la quale
rimase immobile non degnandolo neanche della sua attenzione.
-Oh non cominciare Logan,
questa qui pretende di toglierci venti punti a testa, sono un’esagerazione!- la Potter battibeccò con
fervore, riponendo la bacchetta e guardandolo negli occhi, dimentica che
l’oggetto, o meglio la persona, di tale conversazione era immobile e altamente
irritata ad un passo da loro.
Sofia notò l’uso dei nomi,
e si chiese se tutti in quella scuola si conoscessero così bene, poi si ricordò
che erano entrambi Mezzosangue e si disse, con una punta d’acidità, che quelli
facevano da sempre comunella tra di loro.
Mentre il ragazzo cercava
di far ragionare la piccola Potter, la Serpeverde contemplò l’idea di girare i tacchi ed
andarsene senza dire una parola, poi si ricordò che una cosa, invece, ce
l’aveva da dire a quel tizio che sembrava tanto voler fare il cavalier servente
osando addirittura difenderla ed intervenire in una sua discussione, lui che
non aveva nessun diritto di ficcare il naso nei suoi affari, fossero privati o
futili come quello.
-Qui l’aria comincia a
farsi pesante- decretò arricciando il naso –Voi arrangiatevi pure con i vostri
discorsetti infantili, mentre io me ne vado. E tu- si voltò verso Logan, che
dall’alto del suo metro e ottantacinque la guardava in maniera così seria ed
enigmatica che per un attimo le parole le morirono in gola –Tu vedi di non
interferire più nei miei affari, chiaro Mezzosangue?- replicò gelida e spinosa,
guardandolo con astio e sperando di ferirlo nella stessa maniera in cui l’aveva
ferita la consapevolezza di essere stata, anche solo per un attimo, vulnerabile
al suo cospetto, lui che non era niente in confronto a lei. Nel qual caso fosse
riuscita nel suo intento, lui non lo diede a vedere, continuando a fissarla
imperscrutabile e illeggibile come poco prima.
Così, seccata e inacidita,
voltò le spalle a tutti loro con teatralità ed altezzosità per imboccare
l’uscita, ma prima che potesse sorpassare la porta sentì alle sue spalle
l’inconfondibile voce del giovane che priva di particolari inflessioni le augurò
un semplice –Buonanotte, Nott-
Accelerò il passo,
indignata per ragioni nemmeno a lei riuscì del tutto note, e si ritrovò ben
presto davanti alla sua Sala Comune senza sapere come diamine era riuscita ad
arrivarci così in fretta.
-Artigli di drago- disse
in un flebile bisbiglio, e l’entrata si spalancò sotto il suo sguardo stanco ed
irritato. Quella, sicuramente, era stata una giornata da dimenticare, tra gli
stancanti compiti ed interrogazioni della mattina, il litigio con Amanda e per
finire quel seccante Mezzosangue, la sua pazienza e tranquillità era stata
seriamente messa a dura prova, e lei certo non vantava possederne all’infinito.
L’orario tardo fece sì di
trovarsi la via sgombra da studenti più o meno curiosi, così, quando aprì la
porta della camera con attenzione e la richiuse stando ben attenta a non far
scattare rumorosamente la serratura, le venne un mezzo infarto nel vedere una
figura minuta seduta a gambe incrociate sul suo letto, totalmente immersa nel
buio e dall’aria vagamente spettrale, donatagli da quella camicia da notte
bianca che avvolgeva morbidamente il suo corpo familiare, catturando i raggi
lunari e riflettendoli pallidamente.
-Mi dispiace- quel
bisbiglio appena sussurrato nella notte la fece dolcemente sorridere,
estirpando in un colpo solo tutto il nervosismo accumulato nella giornata.
-Anche a me- rispose
piano, avvicinandosi e sedendosi accanto ad Amanda.
-Non volevo dirti tutte
quelle cose cattive, non volevo offenderti tanto ed insultare le tue idee. Lo
sapevo che la pensavi in maniera diversa e sapevo che dovevo stare zitta
ma…Merlino, sai benissimo che non ci riesco mai- sbuffò piano, facendo una
smorfia dispiaciuta e pentita.
Sorrise.
-Non è solo colpa tua,
anche io ho esagerato, e non dovevo. La pensiamo in maniera diversa, e questo è
tutto, è inutile continuare a rivangare la cosa, dobbiamo solamente lasciare le
cose come stanno, accantonando per una buona volta la voglia di convertire gli
altri al nostro credo -
-Hai ragione, e scusami
ancora- bisbigliò, non ancora del tutto sollevata, la mora, guardandola con i
suoi enormi occhi verdi dalle pupille dilatate per la poca luce.
-Hai finito di scusarti?
Guarda che sto cominciando a pensare tu sia sotto Imperius…- sussurrò
sorridendo e contagiandola.
-Scema!- l’altra le diede
una spinta divertita facendo così cadere entrambe all’indietro sul letto a
baldacchino, immerse nei cuscini di raso verde scuro.
-Ti sei divertita alla
ronda?-
-Un mondo…- roteò gli
occhi, poi aggiunse con un mezzo sorriso –In verità una cosa positiva c’è stata:
ho tolto sessanta punti a Grifondoro in un colpo solo, ed ho umiliato la
piccola Potter, abbastanza appagante direi-
Amanda rise piano.
-Avrei voluto esserci. Che
stavano facendo per aver ricevuto una simile batosta di punizione?- chiese
curiosa.
-Filtro d’Amore-
A quel punto la Serpeverde dovette
soffocare le labbra contro il cuscino per non svegliare le altre, tanto era il
gran ridere.
-Patetiche- decretò quando
si fu almeno un po’ ripresa, passandosi una mano sul viso per darsi una calmata
e regolare il respiro.
-Esattamente…la Potter aveva pure tirato
fuori la bacchetta, mi sarei proprio divertita a schiantarla come si deve se
non fosse arrivato quell’idiota di un Caposcuola Corvonero a fermarla-
-Ma chi, Logan Carter?-
Amanda drizzò la testa e la fissò incuriosita, gli occhi le luccicavano nel
chiarore della luce lunare, argentea e opalescente.
Sofia annuì pianto
aggrottando la fronte, insospettita da tale reazione.
-Lo conosci?- chiese,
sperando vivamente in una risposta negativa.
-Di vista e fama. Di certo
non passa inosservato, dovrai ammetterlo anche tu. Inoltre è tra i migliori
studenti della scuola-
-Ed è Mezzosangue- disse,
come se ciò bastasse ad estraniarlo dalla conversazione.
L’amica roteò gli occhi
esasperata, rituffandosi all’indietro nei cuscini ed investendola con i suoi
lunghi e lisci capelli neri, che le si aprirono a ventaglio.
-Non voglio dirti ciò che
mi sta passando per la testa, altrimenti ritorniamo al punto di partenza.
Quindi farò finta di non aver sentito e me ne andrò a letto, non affermando che
se un ragazzo come lui mi avesse evitato un duello io l’avrei ringraziato
apertamente, e non mandato al diavolo come, chissà perché, mi sento tu abbia
fatto-
-Se è per questo mi ha
anche augurato la buona notte dopo che io l’ho mandato al diavolo, come hai
detto tu- aggiunse con noncuranza, facendo maggiormente innervosire l’amica,
che soffocò un lamento rumoroso contro il cuscino.
-Sei impossibile, davvero
davvero impossibile, io probabilmente ti avrei schiantata con le mie mani,
mentre lui ti ha augurato la buona notte, che ragazzo d’oro…-
-Io l’avrei definito più
un’idiota patetico e deficiente, ma ognuno ha i suoi punti di vista…- puntualizzò
con un’innocente stretta di spalle.
-Ci rinuncio- asserì
infine, alzandosi e sbuffando semi divertita -‘Notte bionda senza speranza-
-‘Notte strega priva di
senno- bisbigliò con un sorriso stanco, infilandosi la camicia da notte e
tuffandosi sotto le coperte, dove trovò sonno pochi attimi dopo.
- - - Angolino dell'autrice - - -
Ecco qua il
secondo capitolo=) Finalmente è comparso Logan, anche se non
posso esprimermi più di tanto, non è ancora abbastanza
delineato. Ok, una cosina però la posso dire...non è
adorabile?? =3 Così dolce, così bello, così
diverso dalla nostra fredda Sofia...bene, la smetto, vi sto
condizionando lo so. Che ne pensate di questo capitolo? Come
vedete non scorre buon sangue tra lei e i Potter/Weasley, ma quando mai
una Serpeverde può andare d'accordo con l'elite di Grifondoro?=P
Questo è stato il primo di una luuuuunga serie di scontri tra
questi personaggi, garantito mie care=)
Aspetto con ansia i vostri commenti, come al solito, e intanto vi auguro buon pomeriggio.
Ci vediamo al prossimo capitolo,
baci, Calypso
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Capitolo 3 *** 3. Tra Pozioni e Antiche Rune ***
3
3. Tra Pozioni e Antiche Rune
Quella mattina, trai i
corridoi che portavano alla Sala Grande e nella stanza stessa, aleggiava
silenzioso e palpabile il tormento, ben visibile sui volti di alcuni studenti,
di quella che sarebbe stata l’ennesima doppia lezioni di Difesa Contro Le Arti
Oscure avente come partecipanti due schieramenti decisamente e storicamente
opposti: Serpeverde e Grifondoro.
Proprio a tal motivo non
mancavano malumori epici, battutacce poco carine che, nonostante fossero
solitamente all’ordine del giorno tra le due case, venivano drasticamente
accentuate, e sgarbatezze eccessive da parte di ambedue le parti.
-E guarda un po’ dove vai-
sbottò Amanda, incenerendo con un’occhiataccia una ragazzina Tassorosso la
quale, dal canto suo, la guardò ad occhi sgranati dal terrore e un cadaverico
pallore sulle gote, poco prima arrossate dal tiepido calore all’interno del
castello.
-Per Morgana, se oggi quei
dementi di Grifondoro se ne escono con le loro stronzate eroiche del cavolo
giuro che sperimento una maledizione senza perdono, così per una volta potranno
seriamente dire di aver fatto qualcosa che non sia sconfiggere un molliccio
scemo a Difesa Contro le Arti Oscure-
Sbuffò, gettandosi su una
sedia, accanto ad una Sofia più glaciale del solito, e spostandosi
rabbiosamente una ciocca di capelli scuri da davanti agli occhi con fare
stizzoso.
-Ma buongiorno anche a voi
mie belle fanciulle, vedo che siete più gioviali del solito oggi- ironizzò
Jasper, l’unico che sembrava non aver perso il buon umore nonostante le
previsioni poco rosee che si prospettavano di lì a poco.
-Sta zitto, Jazz, e
preoccupati piuttosto di Andrew Baston, gira voce che voglia rifarti i
connotati dopo che gli hai lanciato quello schiantesimo alle spalle la volta
scorsa- asserì Sofia, versandosi una tazza di caffè senza degnare di un
occhiata nessuno in particolare.
-A quanto pare quel
pezzente desidera che gli faccia il culo anche questa volta, poco male, è
sempre un piacere umiliare la “progenie immacolata”-
-Ben detto amico, e credo
proprio che io mi prenderò lo Weasley nel caso di simulazioni, mi deve una
camicia in seta con quell’incantesimo da quattro soldi che mi ha incendiato i
polsini- si aggiunse Scorpius, allungandosi per afferrare una brioche ancora
calda.
-Mi sembri una donna, con
la tua maniacale mania dei vestiti sempre in ordine e perfetti-
-Parla per te Sofi, che se
non hai tutte le pieghe della gonna esattamente della stessa misura dai in
escandescenza-
-Bella battuta, ma ti conviene cambiare repertorio
sai? E’ vecchia oramai mio bel biondo- sorrise lievemente in direzione
dell’amico e sorseggiò distrattamente la bevanda nera e fumante, mentre il suo
sguardo si perdeva oltre i finestroni dai quali una moltitudine di gufi
svolazzavano liberi, chi carichi chi meno, per adempiere al loro dovere. Si
ritrovò a pensare che era da tanto che non riceveva più una lettera da casa,
poco più di un mese calcolò approssimativamente , il che non era propriamente
strano visti i rapporti freddi e carenti di affetto che la legavano alla
famiglia, quantomeno preoccupante o rilevante, ma comunque un periodo lungo per
i suoi standard, così decise che avrebbe scritto quel pomeriggio stesso, almeno
per sapere come stavano i suoi genitori e se c’erano novità degne di nota, una
cosa sbrigativa e piatta come ogni sua altra lettera, uno scritto privo di
emozioni e particolare interesse, più un dovere, una formalità abitudinaria e
dovuta che si ripeteva di volta in volta.
-Ehi, mi hai sentita?-
Amanda le rifilò una
dolorosa gomitata tra le costole richiamando la sua attenzione al presente con
uno sbuffo seccato.
-Scusa…dicevi?-
-Dicevo, mia cara ragazza
dalla testa fra le nuvole, che questo pomeriggio ho un appuntamento con
Mathias, quello del settimo anno della nostra casa con cui parlavo l’altro
giorno, e così mi chiedevo se potevi farmi un piccolo favore…-
La bionda la guardò
sospettosa, assottigliando lo sguardo con circospezione di fronte alla sua
espressione improvvisamente zuccherosa e remissiva, ben lungi dall’entrare
nella lista dei suoi abitudinari comportamenti.
-Sarebbe?- domandò
inquisitoria, prevedendo, con doti che avrebbero fatto impallidire la Cooman pensò
distrattamente, quanto il suo già macabro malumore si sarebbe aggravato
inevitabilmente dopo quella richiesta inaspettata e altamente sospetta.
-Vedi…ho un compito per
domani di Antiche Rune, e proprio non ce la faccio a farlo oggi, altrimenti non
riesco a prepararmi per il test di Pozioni…si si so già cosa stai pensando, che
dovevo mettermi avanti e non ridurmi all’ultimo come mio solito, ma Mathias me
l’ha chiesto solo ieri sera e io non so come fare…me lo potresti fare tu? Ti
sarò eterna debitrice, lo giuro sul mio più costoso paio di scarpe!- asserì
annuendo convinta e facendo sorridere Jazz e Scorpius, che avevano assistito alla
sua richiesta con divertito interesse, sorseggiando i loro caffè e guardandola
come spettatori di un film.
-Sofi, se lo giura sul suo
paio di scarpe più costose allora deve proprio essere una cosa seria…-
ridacchio il biondo, guadagnandosi un’occhiataccia dalla diretta interessata.
-Sta’ zitto, serpe!- lo rimbecco schietta.
-Senti da che pulpito…-
La ragazza gli fece una
linguaccia birichina e tornò a rivolgersi alla sua amica, aspettando un
qualsiasi segno di accettazione o, caso che non voleva nemmeno considerare
vista la sua attuale disperazione a tal proposito, rifiuto.
-Ho una domanda: hai
considerato bene il piccolo e futile dettaglio che io non ho mai fatto Antiche
Rune in vita mia?- domandò sinceramente colpita Sofia, guardandola come se si
aspettasse che la sua improvvisa rivelazione potesse cambiare le carte in
tavola. Povera, sciocca speranza…
-Ma per chi mi hai
preso?!- ribatté indignata –So benissimo che non hai mai studiato questa
materia, ma non è un compito così difficile, puoi farcela benissimo ne sono
sicura. Ti do tutto l’occorrente dopo pranzo, vedrai, non ci metterai più di
una mezz’oretta. E poi potrai chiedermi qualunque cosa in cambio, promesso-
concluse con un ampio sorrisone
esponenzialmente e falsamente esagerato, tanto quanto quello di Gazza la
volta in cui era stato costretto a travestirsi per Halloween assieme a tutto il
corpo insegnanti, per poi sfilare davanti a studenti piegati in due dal gran
ridere tanto la scena era impareggiabilmente comica.
-Attenta, strega, perché
io prendo tutto alla lettera- l’avvertì Sofia con tono volutamente minaccioso e
sguardo brillante di divertimento, facendo sottintendere, con sommo piacere
della mora, che aveva accettato.
-Correrò il rischio
bionda- la guardò con sfida e afferrò un pasticcino alla crema, addentandolo
con un sorriso vittorioso sul viso
-Ragazze, questo
pomeriggio dovete assolutamente venire a vedere l’allenamento al campo da
Quidditch. Sono nella mia forma più smagliante oggi, me lo sento, in più nella
prenotazione del campo è successo un mezzo casino la settimana scorsa, quindi
ci toccherà dividerlo con quegli incapaci dei Corvonero. Poco male, li
stracceremo- Jazz fece un gesto sbrigativo con la mano, dando la possibilità a
tutta la tavolata Serpeverde di comprendere quanto a lui fosse ignoto e
nebuloso il concetto di modestia e sorridendo arrogante al suono delle sue
stesse parole.
-Io passo, le tue grandi
doti di Cacciatore le vedrò un’altra volta, anche se dubito si possa aggiungere
altro alle tue già molteplici acrobazie aeree boriose e artistiche-
-Bada a come parli,
zuccherino, nessuno ha mai contestato le mie doti ineguagliabili- la ammonì con
cipiglio fintamente severo, puntandole un dito contro e facendola così
ghignare.
-Immagino-
-E tu? Almeno tu verrai ad
ammirarmi, o dovrò sentirmi un genio incompreso del Quidditch anche questa
sera?- chiese con voce teatralmente sconsolata ad una Sofia palesemente
esasperata.
-Temo che la tua seconda
ipotesi sia quella esatta, soprattutto visti i compiti supplementari che mi
sono inaspettatamente capitati- gettò un’occhiataccia esplicita ad Amanda, che
sorrise a mo’ di scuse –E poi, perché dici “anche”? Non sei tu quello che si
vanta continuamente di essere considerato tra i più grandi giocatori di tutti i
tempi?- lo schernì con una punta bonariamente malefica nello sguardo brillante.
-Bellezze, vedete di darci
un taglio con tutta questa acida ironia, perché il fatto di essere donne non
parerà i vostri graziosi culetti ancora a lungo di questo passo- decretò
lapidario, guardando male le due ragazze e facendo scoppiare a ridere tutti i
presenti.
Finirono di mangiare così,
tra risate e frecciatine, battutine e prese in giro, dimentichi del malumore
che si era steso sopra di loro come un velo spesso e invalicabile, alla venuta
della consapevolezza di che giorno infelice fosse quello. Infine, sazi e un
pelino in ritardo, si incamminarono verso l’aula di Difesa Contro Le Arti
Oscure con passo lento e strascicato, segno tangibile della loro poca allegria
per quella mattinata, attirando di tanto in tanto l’attenzione di ragazzi e
ragazze, più o meno grandi, che li guardavano chi con ammirazione, chi con
adorazione, chi con disgusto e chi con invidia, non ricevendo dai quattro altro
che sprazzi di occhiate annoiate e indifferenti, superiori e dannatamente
altezzose.
-Che palle, preferirei
ingerire le più schifose tra le Gelatine Tutti i Gusti + 1 piuttosto che
sorbirmi una lezione con quell’incapace della Crouck e quei deficienti osannati
dei Grifondoro…- borbottò Scorpius, mettendo le mani in tasca e sbuffando,
palesemente scocciato.
-Puoi ben dirlo, anche se
un lato positivo c’è: posso fare il culo a Baston per la terza volta- Jasper
sorrise monello, facendo scuotere la testa alle due ragazze.
-Ed io a Potter, ho
intenzione di fargli rimangiare tutte quelle stronzate che ha sparato l’altro
giorno-
-In effetti amico, ci
siete andati giù pesante con le parole-
-E se la McGranitt non fosse
intervenuta, avreste anche fatto perdere un bel po’ di punti alla nostra casa
con quello che si preannunciava l’ennesimo scontro- puntualizzò stizzita Sofia,
guardando male il ragazzo.
-Parli bene tu. Sbaglio o
hai un conto in sospeso con la piccola Potter?- il biondo la guardò sorridendo
sornione, per nulla intimorito dall’aria burrascosa che aveva attraversato il
volto della giovane.
-E tu come lo sai?- chiese
stupita, sgranando appena i limpidi occhi celesti e inarcando le delicate
sopracciglia dorate.
-Dovresti sapere bene
quanto le voci circolino con facilità tra queste mura…Si dice che hai tolo un
bel po’ di punti a lei ed alle sue amichette, e che solo l’intervento di quel
Caposcuola abbia impedito un duello-
-Oh per carità, adesso ci
si mettono pure i Corvonero a fare gli eroi della situazione? Ridicolo…per di
più avevo benissimo la situazione sotto controllo: l’avrei solamente disarmata,
sai che non amo particolarmente i duelli-
-Come ti pare, ma non
venire a farmi la predica quando sappiamo entrambi che sei attaccabrighe almeno
quanto me Sofi- Scorpius la guardò divertito, facendola sbuffare ed alzare gli
occhi al cielo, mentre si portava distrattamente una ciocca di capelli setosi
dietro l’orecchio.
Poco più a avanti a loro
si parò un siparietto di teste che variavano dal moro al rosso: impossibile non
individuare i marchi di fabbrica che vi erano dietro. Sofia e gli altri furono
costretti a fermarsi, attirando lo sguardo dei passanti che, incuriositi da
quello che si preannunciava l’ennesimo scontro, si fermarono attorno.
-Bene bene, chi non muore
si rivede, eh Potter? Come va la testa? Ho saputo che ti sei fatto un bel
bernoccolo cadendo come un moccioso dalla scopa l’altro giorno, ma d’altronde
che ci si poteva aspettare da un giocatore imbranato come te?- Scorpius ghignò
maligno e fissò l’avversario di sempre negli occhi smeraldini, così simili a
quelli del famigerato padre salvatore del Mondo Magico.
-Taci Malfoy!- sputò
quello, avvicinandosi bellicoso al ragazzo e spostando la mano sul cinturino
della bacchetta, pronto a cacciarla fuori alla prima occasione, dando mostra,
come sempre, della sua innata impulsività, tipica Grifondoro, tipica Potter, e
tipica di quel nonno che non aveva mai conosciuto ma dal quale, a detta di
tutti e soprattutto del padre, che non occhi velati di dolce tristezza glielo
rammentava talvolta, aveva ereditato più caratteristiche di quanto pensasse.
-Vedo che la botta in
testa ti ha leso gli ultimi neuroni semi-funzionanti che ti rimanevano, adesso
non trovi più nemmeno un briciolo di fantasia per formulare una delle tue
solite battute infantili degne di un primino effemminato, Potter-
-Invece tutto quello
sciampo schiarente che usi per risultare così ossigenato sembra ti restringa la
gamma di provocazioni che il tuo cervello da figlio di furetto può formulare,
Malfoy. Sai, dovresti andarci più piano con i prodotti chimici, sei belloccio
ma se continui così finirai per rovinarti- sputò la bionda mezza Veela,
procedendo di un passo e attirando parecchi sguardi. Non sia mai che Dominique
Weasley passasse inosservata.
Jasper scoppiò a ridere.
-Sai Weasley, se non
appartenessi a quegli sfigati che ti ritrovi per familiari, probabilmente ci
farei un pensierino su di te- asserì con malizia, facendole l’occhiolino e
confermando la sua personalità che ormai tutti avevano imparato a definire
giocosa e smaliziata.
-Non verrei con te neanche
fossi l’ultimo uomo sulla faccia della terra, Zabini- ribatté quella
schizzinosa, arricciando il naso in una smorfia altamente schifata.
-Spari balle dolcezza,
considerando la moltitudine di ormoni da quindicenne che hai in circolo e che
ti rendono tanto ninfomane, penso che la tua fame di sesso te lo farebbe
accettare senza pensarci due volte- asserì disgustata Amanda, incenerendola con
lo sguardo dal fianco di Sofia, la quale dal canto suo rimaneva impassibile a
quello scambio di battute, gelando con lo sguardo tutta la famiglia
Potter-Weasley.
-Parli bene tu, Pucey, che
tra te e la tua amica regina-dei-ghiacci non so scegliere quale sia la più
puttana- la giovane mezza-Veela palesò il suo disprezzo con quell’espressione
colorita, seguita da una smorfia carica di ribrezzo che riversò alle dirette
interessate.
A quell’esclamazione
davvero poco fine Zabini diventò improvvisamente serio, frapponendosi tra le
amiche e la bionda, e rivelando così quanto invece sapesse essere minaccioso e serpe quando voleva, quando qualcuno
osava toccare le persone a cui teneva.
-Ehi bellezza, frena un
po’ la lingua e usala per qualcosa che sappiamo tutti quanto ti riesca meglio-
-Stai attento a come ti
rivolgi a mia cugina, lurida serpe!- sbottò James, spalleggiato da Albus Potter
e Fred Weasley.
-Ohi ohi, qui l’allegra
famigliola comincia a scaldarsi un pochino, non trovate?- sfotté Scorpius,
ghignando per quella schiera imparentata che gli si parava davanti in maniera,
ai suoi occhi, dannatamente ridicola e patetica.
-Ehi bionda! Io e te
avevamo un conto in sospeso o sbaglio?- Lily Potter fece capolino da dietro le
spalle dei fratelli, guardando in cagnesco Sofia e facendola sorridere, per la
prima volta da quando quel teatrino era stato messo in scena, senza reale
divertimento.
-Ma guarda, la piccola
Potter ha voglia di farsi dare un corso accelerato su come farsi battere ad un
duello prima ancora di tirare fuori la bacchetta- piegò un angolo delle labbra
rosee all’insù e la fissò con sguardo altezzoso –Dimmi, ti è poi servito il
Filtro d’amore, ragazzina?- la burlò, ben sapendo come i suoi apprensivi e
gelosi parenti avrebbero reagito.
A quelle parole, infatti,
la giovane Potter arrossì vistosamente sotto gli sguardi scioccati dei
fratelli, in particolare di James, che la guardò allibito, dimentico
improvvisamente dei Serpeverde di fronte a loro.
-Era un Filtro d’Amore
quello che stavate preparando?! Perché?! Per chi era?! Dimmelo subito Lily!-
urlò tra lo sconvolto e l’arrabbiato
Sofia alzò gli occhi al
cielo, vedendo realizzarsi esattamente la stessa scena pietosa che si era
immaginata pochi istanti prima, mentre Scorpius sbuffò ironico.
-Che peccato, e io che
pensavo potessimo iniziare Difesa Contro le Arti Oscure già da adesso. A quanto
pare i doveri di fratellone apprensivo ti chiamano, Potter. Attento solo a non
farti venire le rughe prima del previsto, con tutta quest’ansia paternale…- e
così dicendo lo sorpassò, seguito dagli altri, mentre il bisticcio familiare
continuava alle loro spalle.
Come previsto, le prime
due ore di lezione furono letteralmente campo di battaglia per l’antica faida
tra le due Case, che non risparmiarono colpi di ogni genere per infierire sul
nemico, agendo, il più delle volte, contro il volere di un’esasperata
professoressa la cui pazienza aveva sorpassato i generosi limiti prefissati già
entro il primo quarto d’ora.
Con suo inconsapevole ed
immenso piacere Scorpius era stato assegnato alla rossa Weasley, la quale aveva
dovuto subire le sue inibite frecciatine tra vampate improvvise di calore che
avevano coinvolto, con suo sommo imbarazzo, persino le orecchie, delineando
chiaramente le sue origini di provenienza, e Schiantesimi stranamente non
troppo perfetti e quasi del tutto stranamente evitabili per la Grifondoro.
Tanta fortuna non si
poteva dire fosse capitata ad Amanda, almeno secondo i diversi punti di vista,
la quale si era dovuta rimboccare le maniche per dare una bella lezione alla
mezza-Veela per ironia del destino finita proprio assieme a lei. Chi aveva
avuto la possibilità di assistere al loro duello aveva potuto affermare, alla
fine, quanto gli scontri magici avevano eguagliato quelli verbali, dai
coloriti, a loro dire, parecchio accesi. Nulla di cui stupirsi effettivamente,
date le due signorine prese in esame.
Jasper, con suo sommo
disappunto, era capitato assieme ad un ragazzo parecchio imbranato che sapeva
decisamente cavarsela meglio coi libri che con le bacchette. Non gli era
servito né un incantesimo di protezione, data la scarsa mira del poveretto, né
uno di disarmo, poiché dopo pochi minuti la bacchetta gli era misteriosamente
scivolata di mano mentre la brandiva in aria, causando una risata compulsiva e
infinita al Serpeverde, che si era dovuto accasciare al suolo con le lacrime
agli occhi dopo una serie di prese in giro capaci di ridurre il malcapitato
Grifondoro ad un mucchietto di brace fumante ed imbarazzata.
Per finire Sofia era
capitata assieme al famigerato Fred Weasley, burlone per professione e
malandrino fino al midollo, il quale, a forza di battutine sciocche ed ironiche
e innumerevoli Schiantesimi e incantesimi vari, aveva fatto pericolosamente
saltare i nervi alla bella Serpeverde. Poco le importò dei dettami di quella
megera della professoressa Crouck, dopo dieci minuti di esasperanti scontri
verbali, la giovane Serpeverde incominciò a fare sul serio, lanciando una serie
di incantesimi tanto vari ed ingarbugliati da mettere in seria difficoltà il
ragazzo, a quel punto meno restio alle battute e più concentrato nel salvarsi
la pelle.
Alla fine delle due ore,
intervallate da spiegazioni e correzioni puntigliose, i ragazzi ne uscirono
sfiniti e lividi peggio che in uno scontro delle epiche Guerre Magiche.
-Ho le spalle che se
potessero urlerebbero da sole…- si lamentò Amanda, massaggiandosi la parte
indolenzita con una smorfia di stanchezza dipinta sul volto e il passo
strascicato di chi preferirebbe fosse sera, piuttosto che le dieci e mezza di
mattina.
-Io sono seriamente
tentata di tornarmene a letto, quell’idiota di uno Weasley non la smetteva di dare
aria alla bocca sporca che si ritrova-
sbuffò Sofia, affiancandosi all’amica con la stessa lentezza teatrale, mentre
si trascinavano pigramente verso i sotterranei, dove Lumacorno li attendeva per
un’ora di Pozioni.
Quando varcarono la soglia
della tetra aula, come al solito in molti si voltarono nella loro direzione,
bisbigliando col vicino o semplicemente gettando loro un’occhiata distratta.
Tra i pochi banchi già
occupati risaltavano i colori blu e argento, così in maggioranza rispetto ai
Serpeverde da far ricordare a Sofia che quell’ora era condivisa coi Corvonero.
Nell’esatto istante in cui se ne accorse, i suoi gelidi occhi azzurri analizzarono
la stanza in automatico, in cerca, sotto volere proprio, di quel colore ambrato
che sembrava non esserci. Proprio quando si stava accomodando accanto ad
Amanda, lo vide entrare assieme ai suoi amici.
Non voleva guardarlo, non
voleva davvero, ma la testa le si voltò senza che potesse farci nulla, facendo
così incatenare il suo sguardo a quello del moro.
Erano due opposti.
Freddo e caldo.
Ghiaccio e fuoco.
Purezza e nullità.
Di fronte all’espressione
gelida della ragazza, il giovane, diversamente da ciò che molti altri avrebbero
fatto, sorrise, inclinando la testa in un piccolo cenno di saluto che fu
palesemente snobbato, poiché lei si voltò di scatto dalla parte opposta,
concentrandosi su Amy che discorreva futilmente assieme a Scorp e Jazz.
Mentre li ascoltava,
girata con le spalle verso la cattedra per poter vedere anche i due ragazzi,
seduti nella fila dietro la sua, con la coda dell’occhio notò l’immagine di
Logan, più un’ombra ai bordi del suo campo visivo che altro, andarsi a sedere
nella colonna di banchi a destra della sua, una fila dietro a quella che
corrispondeva a Scorpius.
In quella posizione,
volendo, si riuscivano a vedere benissimo. Volendo però…
Scosse la testa,
infastidita da tutta quella sua improvvisa attenzione verso un essere
insignificante e per di più insolente come lui, vista la sua insistenza nel
salutarla e nell’intromettersi in fatti che non lo riguardavano, come ad
esempio il piccolo scontro della sera prima, e si voltò verso la cattedra,
incrociando le bracci al petto ed aspettando l’arrivo del professore con lo
sguardo fisso sulla sedia scura e un po’ consunta dietro la cattedra.
Alcune ragazze più in là
sorrisero, indicandola, notando forse la sua aria scocciata e lo sguardo del
Corvonero che a tratti si fissava sulla sua schiena e che lei, voltata, non
poteva certo notare.
Sofia, sentendole, voltò
la testa nella loro direzione, ghiacciandole sul posto e facendo loro girare le
teste all’unisono, con uno schiarimento di voce collettivo che le fece inarcare
un sopracciglio perfettamente curato con un sospiro di esasperazione mista a
pura scocciatura.
Prima che potesse dire o
fare qualcosa, comunque, il professore Lumacorno entrò in aula, facendo
drizzare tutti in un unico, rumoroso movimento fluido accompagnato dallo
strusciare delle sedie sul pavimento in pietra levigata.
-Oh sedetevi, sedetevi mie
cari ragazzi, e perdonatemi il ritardo, ma dovevo assolutamente procurarmi
questi ingredienti per la pozione che prepareremo oggi- e così dicendo posò
sulla cattedra alcune boccette dal contenuto dubbio in modo che tutti potessero
osservarle.
-Prendete i vostri
calderoni e disponetevi a coppie, mentre io scrivo gli ingredienti della
pozione-
Sofia posizionò il
calderone tra lei ed Amy, intenta nel frattempo a ricopiare ciò che Lumacorno
stava scribacchiando sulla lavagna impolverata dal gesso.
Veritaserum:
- 3
cucchiai e ½ di Sciroppo di Elleboro
-
3
cucchiai e ½ di Sangue di Salamandra
- una
spruzzata di Mandragola in polvere
- 3
zanne di Serpente
-
una
spruzzata di Asfodelo in polvere
- 1
cucchiaio di Infuso di Artemisia
- tre
giri in senso orario, due in senso antiorario, uno in senso orario, tre in
senso antiorario
-Veritaserum?- domandò a
nessuno in particolare Amanda, fissando con stupore la lavagna.
-Se ti stai chiedendo come
fare a raccoglierne un po’ e nasconderlo in borsa, sappi che posso coprirti-
sorrise Sofia, ben conscia di quanto quelle pozioni vagamente proibite
attirassero l’amica come dolce miele per gli orsi.
-Oh grazie del pensiero
gentile, ma ti ricordo che il Ministero della Magia tiene sotto controllo il
suo uso, non voglio beghe-
-E da quando ti preoccupi
di questi dettagli futili?-
-Da quando nella gamma
delle mie priorità giornaliere è comparsa la voce: “evitare di finire ad
Azkaban”, sai com’è, ci tengo alla mia felicità-
-Che esagerata- sorrise,
poi si avviò verso l’armadietto degli ingredienti, dove ne recuperò alcuni. Si
accorse che mancavano l’Asfodelo in polvere e i fiori di Artemisia,
probabilmente era quello il contenuto delle boccette che il professore aveva
portato con sé.
Voltandosi di scatto,
diretta alla cattedra, non si accorse di una persona che avanzava nella sua
direzione, e così facendo ci finì addosso, rischiando di far cadere le boccette
che teneva precariamente in mano e di finire
col sedere a terra, se non fosse stata prontamente trattenuta per le spalle da
due mani forti e calde, le stesse del ragazzo con il quale aveva accidentalmente
collisionato .
-Scus..- alzò lo sguardo,
pronta a scusarsi per la sua sbadata fretta, ma una sfumatura ambrata ed un
sorriso appena accennato ma dannatamente dolce la gelarono sul posto.
Non è possibile! Pensò,
chiudendo di scatto la bocca ed indurendo lo sguardo.
-Scusami- sussurrò invece
Logan, non accennando a lasciare la presa sulle sue esili spalle coperte dal
maglione di cachemire verde e guardandola con gentilezza, come se non si fosse
reso conto del disprezzo che traspariva dalle iridi celesti della bionda.
Sofia si scrollò di dosso
le sue mani con un gesto così brusco che rischiò di sbattere con la schiena
contro le ante aperte dell’armadietto e gli si allontanò di un passo,
guardandolo con alterigia.
-Levati di torno,
Mezzosangue- sibilò aspra, e quasi fosse stato un comando al quale non si
poteva disobbedire, lui si spostò di lato, facendola passare. Abituata a
ricevere insulti masticati a mezza voce o dirette minacce, dopo uscite di quel
genere, le venne quasi da sgranare gli occhi a quel gesto tra l’ubbidiente ed
il galante, ma si trattenne, scoccandogli un’ultima occhiataccia prima di
superarlo e dirigersi fieramente verso la cattedra.
Mentre afferrava gli
ingredienti mancanti, ripensò a quanto quel tipo era capace di sorprenderla.
Più lei lo insultava, e più lui si comportava gentilmente nei suoi confronti.
Due erano quindi le soluzioni: o era tremendamente stupido, o tremendamente
insolente e presuntuoso, tanto da ignorare i suoi avvertimenti. Delle due,
rifletté lei, la più plausibile le sembrò l’ultima, e ciò contribuì solo a
innervosirla maggiormente.
Quello stupido, sfacciato
di un Mezzosangue, come osava starle sempre tra i piedi?!
Si accomodò nuovamente al
suo posto e quando alzò lo sguardo notò quello divertito della sua amica puntato
su di lei.
-Beh? Che c’è?-
-Oh non so, dimmelo
tu…Quel gran figo ti abbraccia e tu non hai niente da dirmi?-
Alzò gli occhi al cielo.
-Punto primo: non mi ha
abbracciata, ci siamo scontrati. Punto secondo: è un Mezzosangue, ecco cos’ho
da dirti, e per di più parecchio insolente, visto che sembra non cogliere i
miei avvertimenti. E punto terzo: non è figo-
-La prima te la abbono,
magari ho esagerato, la seconda faccio finta di non averla sentita, perché se
proprio devo fare un appunto in merito mi vien solo da dirti quanto tu sia
stata maleducata, e la terza è veramente una gran stronzata, bionda-
-Io maleducata? E’ un
Mezzosangue. Hai presente? Me.zzo.san.gue. Feccia, essere indegno, o come
meglio credi. Non so se comprendi-
-No, non comprendo, e non
voglio nemmeno provarci- sbuffò sonoramente –Sai che ti dico? Fai quel che ti
pare. Fatti scappare un ragazzo a quel modo solo perché è Mezzosangue, fatteli
scappare tutti, anzi, solo perché li ritieni indegni. Che poi in base a cosa
non l’ho capito. Comunque alt, time-out, stop, finiamola qui e facciamo questa
pozione, perché il discorso è sempre quello, e non voglio arrivare alla
conclusione di ieri-
-Sarà meglio. Tieni,
questi sono gli ingredienti- posò tutto sul tavolo, sospirò rumorosamente e
incominciò a versarli nel calderone assieme ad Amy.
Circa mezz’ora dopo, tutti
avevano in mano una fialetta con un liquido incolore al suo interno, che
andarono diligentemente a posare sulla cattedra non appena ci passavano davanti
per uscire dall’aula.
-Siamo due pozionisti
formidabili! Se non ci da una E con questa, dubito che la potrà dare mai-
asserì Jazz una volta fuori dalla porta, assestando una pacca sulla spalla di
Scorpius e ridendo in direzione delle ragazze.
Amy, ormai dimentica del
piccolo battibecco, sorrise di fronte a tutta quella poca modestia.
-Ti sbagli, la nostra sarà
da E, la vostra…più una O direi-
-Piccola impertinente!- le
scompiglio i capelli, ridendo assieme a tutti loro, senza accorgersi del
colorito acceso che avevano assunto le gote della giovane Serpeverde al suo
semplice ed innocente tocco.
-Ehi, ma chi è quel tipo?
Prima ti ho visto mentre gli parlavi- Scorpius indicò un ragazzo poco distante
da loro che, appoggiato con le spalle al muro e le mani in tasca, rideva assieme
agli amici.
Per quanto si fosse odiata
per quel pensiero, Sofia per un istante trovò bella la sua risata. Ma solo per
un istante.
-Un idiota Mezzosangue, e
non ci stavo parlando, ma litigando- lo informò con voce annoiata, distogliendo
lo sguardo e fissandolo sull’amico.
-E Caposcuola Corvonero-
aggiunse Amanda nella vana speranza di salvarlo, sbuffando poi al commento di
Scorp.
-Insignificante insomma-
Le ultime lezioni
passarono piuttosto in fretta, specialmente quella di Ruf, dove le giovani
Serpi non fecero altro che ignorare il professore, come al solito, per parlare
dei fatti loro.
Dopo pranzo, mentre
Scorpius e Jazz andarono a studiare per poi raggiungere al più presto il campo
da Quidditch, e Amanda si preparò per il suo appuntamento, Sofia si allontanò,
ritornando in camera per scrivere una breve lettera da spedire a casa.
Raggiunta la guferia una
lieve brezza, proveniente dagli ampi finestroni privi di vetro, la fece
rabbrividire. Era ottobre, ma l’aria quell’anno era particolarmente gelida,
tanto che si dovette stringere nel pesante mantello di lana per non battere i
denti.
Guardò in alto, tra le
varie travi che ospitavano la miriade di gufi delle più numerose specie, finché
non vide il suo. Era un gufo reale dal piumaggio beige, screziato di nero e
bianco, con due vispi occhi giallo-nocciola.
-Ehi, Calliope, vieni qui-
Il gufo planò con grazia,
posandosi sul suo braccio steso e allungando una zampa per farsi legare il
messaggio, mentre col becco le pizzicava affettuosamente la stoffa del mantello.
-Porta questa lettera a
casa- le sussurrò, accarezzandole piano la testa soffice mentre si avvicinava
al davanzale, poi stese il braccio oltre il parapetto e con un movimento secco
le diede la spinta per spiccare il volo.
Rimase lì, affacciata alla
torre, gurdandola volare via e scomparire tra le nubi, mentre si chiedeva come
sarebbe stata la risposta. Probabilmente una lettera tanto formale quanto lo
era stata la sua, con non più di qualche riga in cui la informavano delle
novità, se ce n’erano, che la potevano riguardare, e le auguravano di passare
delle belle giornate. Niente domande sulla sua vita, sui suoi amici, sui suoi
svaghi, niente interesse da parte loro per quella figlia che sembravano
dimenticare alle volte, solo frasi di circostanza che avrebbe preferito bruciare,
piuttosto che conservare stupidamente in un cassetto della scrivania come
invece da sempre faceva, senza sapere bene il motivo neppure lei.
Infine, stanca di quei
pensieri malinconici, voltò le spalle al cielo e, chiudendo le dita sottili sul
colletto del mantello per evitare spiacevoli brividi, scese velocemente le
scale, scalino dopo scalino, ascoltando il ticchettio dei suoi passi rimbombare
per tutta la torre con la voglia di lasciare lassù, a congelare nel vento
freddo, le sue sciocche e deboli delusioni.
Con sé aveva tutto il
necessario per fare i compiti che le avevano assegnato, più quelli della sua
pazza ed incosciente amica, così so diresse spedita verso la biblioteca.
Se non c’avesse capito
nulla, si disse, si sarebbe arrangiata, quella rubacuori che cerca di affogare
il suo amore non corrisposto in storielle che valgono meno di niente.
Quando vi entrò, notò la
maggior parte dei tavoli occupati da studenti immersi in pile e pile di libri e
pergamene, così incominciò a girovagare in cerca di un posto tranquillo e poco
affollato dove poter passare l’intero pomeriggio.
In un angolo lontano,
immerso tra gli scaffali ricolmi di vecchi e polverosi volumi, notò un piccolo
tavolo con quattro sedie, tutte vuote, e prima che qualcuno potesse acciuffarlo,
si affrettò in quella direzione, atterrando delicatamente sulla sedia e
poggiando la cartella sul ripiano di fronte a lei.
Per le prime ore studiò
Storia della Magia, fece il tema di Pozioni, di Trasfigurazioni e quello di Incantesimi,
infine, completati i suoi doveri, afferrò stancamente il testo di Antiche Rune
e cominciò a sfogliarlo, consultando sia il vocabolario sia l’elenco di termini
e spiegazione che le aveva preparato Amy.
Dopo tre dannatissimi
quarti d’ora, era ancora china su quel maledetto libro senza averci capito una
virgola di più. Voltava freneticamente le pagine, imprecando contro Amanda in
ogni maniera conosciuta, e si passava febbrilmente le mani tra i capelli, ormai
sciolti e scomposti sulle spalle curve sul tavolo, tentando di decifrare quello
che per lei poteva benissimo essere aramaico od una qualsiasi lingua aliena.
Appena l’avesse vista,
l’avrebbe uccisa, per Merlino se l’avrebbe fatto!
-Ma porca miseria, non può
essere così difficile dannazione!- sbottò esasperata, tirandosi indietro i
capelli con un gesto brusco e fissando la pagina quasi come volesse darle fuoco.
Infine sospirò
pesantemente, chiuse gli occhi e si chinò in avanti, poggiando i gomiti sul
tavolo e massaggiandosi le tempie doloranti in un gesto sconfitto, mentre il
sole ormai calante le colpiva la nuca, giocando armoniosamente coi riflessi sui
suoi capelli.
Non si accorse della
presenza di qualcun altro di fronte a lei finché questo non spostò la sedia con
un rumore secco e stridente, sedendosi con calma e appoggiandosi alla
spalliera.
Sofia alzò la testa di
scatto, spaventata da quell’improvviso rumore e colta di sorpresa per
quell’arrivo del tutto inaspettato.
-Se non hai mai fatto
Antiche Rune, dubito tu possa riuscire a tradurre quel testo in un solo
pomeriggio- sorrise Logan, guardandola con gentilezza negli occhi.
Lei lo fissò con un
espressione dapprima meravigliata, poi sconcertata ed infine…incazzata nera.
-Esattamente, Mezzosangue,
cosa non ti è chiaro del fatto che mi devi girare alla larga?-
-So che non gradisci la
mia presenza, ma ti posso assicurare che da sola non riuscirai a fare niente
più di questo, e a meno che tu non voglia passare la nottata qua, penso ti
convenga farti aiutare-
Continuava a sorridere in
quella sua maniera appena accennata ben sapendo che lei lo disprezzava, e come
se ciò non bastasse, le stava offrendo il suo aiuto. Era destabilizzante.
-Non ho bisogno del tuo
aiuto, sono benissimo in grado di cavarmela da sola, non osare mai più affermare il contrario-
-Non volevo offenderti-
Sembrava sinceramente
dispiaciuto di aver fatto quell’impressione, tanto che l’ambra nei suoi occhi
sembrò diventare oro colato mentre la sua espressione diventava colpevole.
Ma lei non s’intenerì, non
doveva né poteva.
-E allora cosa?-
-Offrirti semplicemente il
mio aiuto-
-Perché? Perché sembri
tanto desideroso di aiutarmi? Perché non ti arrabbi come tutti gli altri quando
ti offendo, e invece te ne stai lì a fissarmi aspettando chissà cosa? Si può
sapere qual è l’assurdo motivo di tanta premura nel volermi dare una mano?
Neanche ti conosco!-
Sbottò leggermente
accalorata, stufa di doversi rimangiare tutti quei quesiti e perfettamente
conscia di aver perso il suo solito contegno di fronte ad un essere che, a onor
del vero, non avrebbe neanche dovuto essere lì, a ricevere la grazia delle sue
parole, quali che esse fossero amichevoli o bellicose.
-Perché sei in difficoltà,
anche se non lo ammetterai mai. Ed è vero, non ci conosciamo, ma penso di
averti capita in questi anni, e forse è arrivato il momento di aprire gli occhi
anche a te-
-Ma che stai dicendo? Sei
davvero ridicolo, sai? Vieni qui, quando non ne hai alcun diritto, e mi parli
come se sapessi tutto di me, credendo addirittura di capirmi! E allora, caro
Mezzosangue, se davvero è così, se davvero ritieni di conoscermi, saprai anche
quanto tu non sia degno neanche di respirare l’aria che mi sfiora, perché non
vali niente, niente in confronto a me. Pensi ancora di potermi aiutare? -
Il ragazzo sospirò.
Non si inalberò, non urlò
insulti vari contro lei e quelli della sua specie né se ne andò offeso facendo
una sfuriata per le sue parole dispregiative.
Semplicemente sospirò.
-Studio Antiche Rune, tu
no. Quindi si, penso ancora di poterti aiutare-
Sofia lo guardò in
cagnesco, furibonda per la sua schietta ed arrogante sincerità, palesando il
suo disgusto in una smorfia alquanto pittoresca.
-Io invece credo di no. Quindi
ti avverto, piccolo maghetto da quattro soldi, non osare mai più rivolgerti a
me, men che meno con questo tono da saputello orgoglioso. Chiaro?-
Lui non rispose, rimase
semplicemente a fissarla, le braccia incrociate sul petto, una gamba distesa in
una posa rilassata, e quello sguardo perennemente dolce che era in grado di
farla vacillare, se non ora in futuro.
-Chiaro?- sibilò
nuovamente, chinandosi in avanti sul tavolo per risultare maggiormente
minacciosa.
Ciò che ottenne però, non
era propriamente a suo vantaggio. Da così poca distanza infatti, poté
distinguerne perfettamente il profumo: menta e fumo. Era avvolgente, attraente.
E non aveva niente di sporco.
Alla fine lo vide
sospirare e chiudere gli occhi in un gesto sconfitto, mentre piano scuoteva la
testa.
-Come vuoi, Nott- si alzò
chinando in avanti il busto, e le loro teste, in quella posizione vagamente
strana, si avvicinarono tanto da permetterle di scorgere nitidamente le
pagliuzze nocciola che macchiavano le sue iridi baciate dal sole.
E il suo profumo
l’avvolse.
Rimase così, leggermente
protratta in avanti, con gli avambracci posati sul tavolo che la sorreggevano e
lo sguardo fisso sull’ampia schiena del Corvonero che pian piano si allontanava
da lei e dalla biblioteca, fino a scomparire oltre la porta principale, nel
corridoio adombrato.
Perché? Perché quel
dannato Mezzosangue non poteva semplicemente sparire? Perché doveva sempre
rivedere quegli occhi, così caldi rispetto ai suoi? Perché aveva dovuto sentire
il suo profumo, fresco e pungente?
Perché semplicemente, in
quel maledettissimo istante, stava pensando a tutto quello?
Si passò stancamente una
mano sul volto e lentamente tornò a sedersi compostamente sulla sedia,
trascinando la lampada più vicina al testo.
Non aveva bisogno del suo
aiuto.
Non aveva bisogno
dell’aiuto di nessuno.
Non lei, Sofia Nott, che
sempre se l’era cavata con le sue forze.
Era solo uno stupido testo
di Antiche Rune, se uno sciocco Mezzosangue presuntuoso era in grado di farlo,
lei, una Purosangue, ne sarebbe stata altrettanto capace, si disse, chinando lo
sguardo stanco sul foglio e dimenticandosi di tutto ciò che la circondava.
Un’ora dopo la luce della
candela al suo fianco era ormai un debole bagliore che aveva consumato quasi
tutta la cera, facendola colare sul tavolo in chiazze imperfette proprio
accanto alla sua mano, abbandonata assieme all’altra vicino al capo posato
sulle braccia conserte. Il lieve tremolio della luce illuminava dolcemente la
curva dei suoi zigomi, gettando ombre sull’incavatura degli occhi, ora chiusi
in un sonno tranquillo, e il respiro regolare e continuo che usciva dalle sue
labbra appena dischiuse andava a cozzare ritmicamente contro la fiammella,
minacciandola inconsapevolmente.
Accanto a lei, il libro di
Antiche Rune era chiuso e i fogli di pergamena, prima candidi e intatti, ora
giacevano immobili, completamente riempiti da una scrittura elegante e fluida
scaturita dalla stessa mano che con delicatezza aveva posato il mantello, prima
abbandonato sulla sedia accanto alla sua, sulle sue spalle infreddolite.
- - - Angolo dell’autrice
- - -
Salve a tutte! Ecco qui il
terzo capitolo, in cui la figura di Logan si fa sempre meno sfocata e più
concreta.
Mi è dispiaciuto non
vedere commenti, o quasi, negli scorsi capitoli…Spero che con questo vada
meglio, perché mi serve davvero sapere se la storia piace o meno, anche per
regolarmi sul continuarla e come…
Ci vediamo al prossimo
capitolo, un bacio,
Calypso
PS. Questa è Calliope =3
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