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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Discorsi partiti dal nulla - Rupert *** Capitolo 2: *** Il primo bacio della mia coscienza - Emma *** Capitolo 3: *** Un tempestivo avvertimento *** Capitolo 4: *** Dovevamo Essere Noi - Emma/Rupert *** Capitolo 5: *** Pioggia - Prima Parte - *** Capitolo 6: *** Pioggia - Seconda Parte - *** Capitolo 7: *** Ritagli ed Epiloghi Sballati ***
Capitolo 1 *** Discorsi partiti dal nulla - Rupert ***
-Ce l’hai presente Dawson’s Creek, Rup
Eccoci
qua... Un vago tentativo di sturare il lavandino della mia ispirazione (come
siamo romaaaanticiXD).
Dunque,
l’ho già detto, questa è una Rup/Emma con evidentissimi sprazzi Ron/Hermione.
Partendo dal presupposto che sono certissima del secondo pairing, mentre il
primo m’ispira a singhiozzo, non sono sicura del risultato, e qui entrate in
scena voi... Intanto è un inizio, ma ho una storia ben precisa in mente (tutta
legata al centoquarantanove, eh... la cosa ha una sua logica).
Ah,
dimenticavo: Rupert pensa in verde, Emma in blu (tu guarda, per i dettagli ho
preso i loro colori preferiti. ‘Nvedi!!!)
Ok... Si
comincia.
><
-Ce l’hai
presente Dawson’s Creek, Rup?-
Mai
stato bravo a mostrare le emozioni, lo ammetto. Anche per questo mi piace
recitare: a nessuno gliene frega un cazzo di quello che provi finchè sei
un’altra persona. E a me sta bene.
Ci
sono delle volte che dico: “ma quanto mi sono invischiato in questi film?” e non
vedo l’ora di smetterla. Una volta ho letto un’intervista di Johnny Depp. Diceva
che non gli piaceva essere identificato in un suo personaggio, ma quando un
bambino lo vedeva e strillava: “capitan Sparrow!” riusciva sempre a strappargli
un sorriso. E’ così anormale che dopo sette anni non mi faccia più tanto piacere
sentire un nugolo di “Rooooooon” al mio passaggio? Boh.
Ma
torniamo alla domanda di Emma.
-Più o
meno.-
-Più più o
più meno?-
-Insomma
Emma, che mi vuoi dire?-
-La
protagonista femminile se li girava tutti. Non ne ha saltato neanche
uno...-
-E
allora?-
-A volte mi
sento un po’ come lei.-
Signore,
signori, eccoci ad una nuova puntata de “le confessioni strampalade di Emma”.
Ecco
come funziona. Lei viene qui, con la scusa che a me può dire tutto, mi appioppa
la perla di saggezza che le gira per la testa e il più delle volte, non
soddisfatta della mia reazione, se ne va scontenta. Ma allora mi chiedo perchè
la volta successiva torna e riceve la medesima reazione insipida. Va’ a
sapere.
-In che
senso, come lei?- E scemo io che le do’
corda.
-Lo sai a
che mi riferisco.- Sì, forse ne ho una vaga idea.
-Emma, tu
non sei stata con nessuno seriamente. Credo... I giornali ti hanno dato un po’ a
Tom, un po’ a Dan, e allora?
Ecco
il proseguimento della confessione. –A volte
ho paura che la mia vita si fonda con il lavoro.
Ecco,
una considerazione come questa attaccata alla stupidità della precedente mi
spiazza un po’.
Alzo
le spalle... Buttiamola sul leggero. –Non è
solo una paura tua...
Mi
guarda. –Scommetto
che qui questa cosa la sentiamo un po’ tutti.-
Agita
un piede, forse informicolito dalla posizione in cui è seduta.
–Ma com’è che nessuno fa gossip su di te? Insomma, quando vado a ricevere
un’Award con Tom stanno tutti lì a fantasticare. Quando ballo con Daniel, ed è
successo una volta sola, si sono scatenati. Eppure, se faccio qualcosa con te,
non vedo nessun flash scattare. Come mai?
-
Saperlo... Mi troveranno innocuo, che ti devo dire?
- E anche
per questo che mi piace passare il tempo con te, sai?
E
tre. Ok, è ora di mettere fine al round di oggi.
- E allora
preparati a non farti vedere più con me... Lo sai che piega prenderà il copione
man mano che si va avanti. Scommetto che si stanno preparando anche per
noi.
Mi
alzo.
-Ah... E
non preoccuparti. Paragonati pure a Joey se ti fa piacere. Fino a che non
tornerai da me dicendomi di sentirti Brooke di Beautiful, staremo
tranquilli.-
Sembra
la battuta perfetta per spegnere una conversazione, la classica battuta con cui
di solito gli attori secondari portano a riflessione, risata o incazzatura folle
il malcapitato protagonista.
Ma
Emma non ha finito.
-Un
momento... Joey?- Cristo, perchè deve analizzare
ogni parola che dico? No, ti prego, non lo fare,
no...
Capitolo 2 *** Il primo bacio della mia coscienza - Emma ***
“...Harry
non si mosse, sbigottito (ma, forse, neanche lo era davvero), mentre Ron
avvicinava la sua mano al viso di Hermione. Gli parve di vederla tremare, per un
solo istante: così, con una lentezza disarmante, Ron poggiò le sue labbra su
quelle di lei.
Il Bambino
Sopravvissuto aveva appena assistito al primo bacio dei suoi due migliori
amici.”
-EMMA!
Tornando
coscente, mi rendo conto di aver fatto un piccolo salto sulla sedia... E
sperando che nessuno l’abbia notato, mi dirigo verso la truccatrice, ossia la
colpevole del mio risveglio brusco.
-Dai
bella, risistemiamoci. Siamo all’ultima scena, sei tesa?
Sento
la mia testa annuire da sola. Ancora non ho assimilato la frase e già lei
annuisce, è possibile?
Ma
in realtà lo so che succede. Il mio cervello ha messo il pilota automatico,
perchè il mio punto fisso è proprio lì, nella mia testa.
“...Ron
poggiò le sue labbra su quelle di lei...”
Eh?
Cosa?
Basta!
Non posso essere così distratta, non me lo posso permettere! Del resto però
suppongo sia naturale. Ho ricordi vaghi di stanotte: alle due, Dan è piombato
alla porta del mio caravan con in mano una copia nuova fiammante (non scherzo:
sembrava ancora calda di torchio) del settimo libro. Da quel momento in poi, i
ricordi si fanno chiarissimi, e la lettura ha cacciato via la partitona di rugby
che stavo sognando.
Anche
perchè, Nessuno mi garantisce che giocherò mai una partita simile nella
realtà... Per quanto riguarda quello che sarà il mio futuro copione invece, beh,
è un altro paio di maniche.
E
adesso, l’ultima scena di Harry Potter e L’Ordine della Fenice; edopo, chi lo sa...
><
E
anche questa giornata è finita; a domattina, per il taglio della torta e il
planning delle riprese del Principe Mezzosangue.
Mi
rendo conto di colpo di come non metta emozione nel pensare a tutto questo.
Insomma, Hermione è diventata la mia routine, una specie di abitudine, di alter
ego, quasi: una personalità che a volte sento un po’ scomoda. Diciamo che è
diventata la mia coscienza: una strana coscienza con la mia voce, i capelli più
folti e scombinati, che mi forza a fare la cosa giusta. E nessuno mi garantisce
che a saga finita lei se ne andrà... Anzi, non credo se ne andrà mai. Forse
resterà lì, tenace, a ragguagliarmi sui miei doveri, ad accrescere i miei sensi
di colpa.
E
che importa se il mondo, là fuori, non si accorge che io e lei siamo due
identità separate?
Passo
l’ultimo pomeriggio prima della pausa di post-produzione finendo di leggere
quanto cominciato stanotte, spulciando le mie scene (le scene di Hermione,
Emma, le scene di Hermione); non so bene cosa pensare, per una volta ho
voglia che qualcun altro mi dica cosa fare. Non mi fa di farmi concetti mentali
sulla mia interpretazione, cavolo, è presto! Ho un intero film di tempo per
pensarci...
Visto il sonno arretrato, visto che tra
una cosa e l’altra non ho fatto che trascinarmi tutto il giorno, ho bisogno del
mio letto. E finalmente arriva la sera; torno al mio caravan, sempre arrancando.
Ma c’è qualcosa che mi distrae, proprio appena messa la card di accesso nella
fessura della maniglia.
Sembrerebbe
una scatoletta, una semplice scatoletta nera, appoggiata allo stipite. Che sia
sicuro aprirla? Mi chiedo in un primo momento. Ma certo che lo è, stupida. La
posta arriva alla mattina, viene sicuramente da qualcuno della
troupe.
La
apro incuriosita. Ok, è un cd. No, anzi, un dvd. Un dvd masterizzato, con
attaccato sopra un biglietto. La calligrafia di Rupert è
inconfondibile.
Tutta la
prima serie di Dawson’s Creek.
Così ti
rinfreschi la memoria...
A
domani
Rup
E
senza averci pensato su, sento le labbra piegarsi in un sorriso. Un sorriso
spontaneo che mi accompagna fino alle lenzuola, e non se ne va neanche quando
chiudo finalmente gli occhi, così come la frase che non mi ha abbandonato per
tutta la giornata, come un disco rotto.
...Ron
poggiò le sue labbra su quelle di lei...
...Ron...
Le sue... Lei...
><
E questa è
la prefazione di Emma. In realtà, la parentesi Dawson’s Creek finisce qui, ma mi serviva
qualcosa per introdurre... Dal prossimo capitolo, il racconto diventa in terza
persona: ed è da lì che si svilupperà la storia vera e propria. Mi sono
divertita a inventare un possibile primo bacio di Ron ed Hermione nel settimo
libro, sentendomi un po’ la zia Row, ma chiaramente tutti e personaggi e
l’andamento della storia le appartengono, solo una piccola precisazione. Grazie
delle recensioni: urca, è la mia prima storia a capitoli, che bello poter
ringraziare!!!Un bacione e a
prestissimo!
Per
qualche istante, le ventisette paia di occhi dei presenti si fissano tutte su
quel ciak bianco e nero tutto scribacchiato, che scatta come un colpo di
pistola. Non tardano sospiri e qualche gemito acuto, di soddisfazione, di
sollievo, chissà di cos’altro.
Harry
Potter e l’Ordine della Fenice è ultimato. Anche il regista, David Yates,
sospira senza farsi sentire: l’ultimatum di tempo imposto dalla Warner è stato
rispettato, nessuna bega in vista con quelli della produzione, per fortuna. Ora,
tutte le menate post-filming, che poi in realtà sono quanto di più importante ci
sia: montaggio, doppiaggio, sincrono, e il film uscirà nella data
prestabilita.
Certo,
non tutti sul set guardano così lontano. Dei ragazzi, infatti, si scambiano tre
“cinque” rapidissimi, malgrado l’ultima scena filmata non fosse la loro; è la
prassi, quella pacca, alla fine di ogni film, una tradizione cominciata tre anni
prima e che gli strappa sempre un sorriso. Una specie di traguardo, se
vogliamo.
I
tre sono, guardacaso, i protagonisti. Al secolo, Daniel Radcliffe, Rupert Grint,
Emma Watson; tre facce sormontate da una tonnellata di cerone, ora come ora,
appartenenti agli attori adolescenti più famosi e pagati del vecchio
continente.
Un
garzone si avvicina a passo spedito, senza riuscire ad attirare più di tanto la
loro attenzione.
-Ragazzi!
I
tre si girano di scatto.
-No...
Solo Emma e Rupert.
Questa
suona nuova a tutti . Come, Emma e Rupert? Daniel sembra rifletterci un secondo
su, spiazzato. In tutto ciò che riguarda il trio, ovviamente lui è sempre stato
incluso. Vedendo i due far spallucce ed allontanarsi lentamente, comunque,
decide di non darci particolarmente importanza. Sicuramente, si tratterà di
qualche dettaglio di trama, qualcosa che li riguarda come
coppia.
Ma
di certo non può sapere di aver centrato in pieno la questione.
-Secondo
te, cosa vorranno?
Chiede
Emma, tanto per ingannare il tempo. Tanto sa che Rupert non risponderà, o almeno
non le darà la risposta giusta. E infatti lui preferisce un silenzio
interrogativo ad un bel “non ne ho la più pallida idea”... Silenzio che comunque
dura poco, perchè la stanzetta in cui stanno aspettando si apre
all’improvviso.
Ne
spunta un uomo dai capelli scuri scombinati, l’aspetto solare e lo sguardo di
chi ne ha viste molte in vita sua. Ed in Emma scatta l’istinto di abbracciarlo,
così, senza pensarci particolarmente su.
Quell’uomo
si chiama Alfonso Cuaron.
-
Ehi, chica! Quanto impeto! Devo esserti mancato!
Per
una volta Emma non trova le parole. –Ma... che ci fai qui?
Il
“suo” regista la ignora solo per un istante. –Rupert..! Cazzo, sei un
uomo!
Il
diretto interessato, ancora vagamente stordito, riprende subito il suo abituale
sorriso. –Sai, Alfie, c’è quella cosa chiamata pubertà, prima o poi la finiamo
tutti...
-Non
cambi proprio mai, eh?
-Scusate...
-La voce di Emma li interrompe. –ripeto... Che ci fai qui?
-Deve
per forza esserci un motivo? Non ti andava di vedermi?
Domanda
abbastanza stupida visto il sorriso a venticinque denti della sua pupilla, che
comunque lascia correre.
-E’
solo che vederti qui praticamente è un evento da festeggiare coi botti...
Ultimamente sei sparito!
-Che
vuoi farci... Non tutti abbiamo tanto tempo libero come voi due! E comunque
–intercala con nonchalanche-
Suppongo vi siate chiesti perchè ho voluto vedere voi prima di tutti gli altri,
giusto?
Così
funziona con Alfonso: ogni domanda è superflua. Tanto ci arriva sempre prima
lui. I due si limitano ad annuire fiaccamente.
-E’
presto detto.- Altra qualità di Alfonso: niente giri di parole. –Dunque... E’
uscito l’ultimo libro di Harry Potter, ve ne sarete accorti, suppongo. Anzi,
retrofront...Se la memoria non
m’inganna, questa domanda la dovrei fare solo ad Emma. Il nostro Rupert aspetta
sempre l’ultimo minuto, non è così?
Guizzo
di sopracciglio da parte dell’interessato. –Beh, è la mia tecnica e nessuno se
n’è mai lamentato. Perchè farsi problemi prima del tempo?
-Qui
avrei qualcosa da obiettare... Non importa, torniamo a noi. Rupert, un consiglio
caldissimo. Comincia a leggerlo, e pure di corsa...-
-E’
per il bacio, vero?- Lo interrompe Emma, non riuscendo a trattenersi. Rupert
gira la testa verso di lei così in fretta da farsi scrocchiare il collo,
esibendo uno sguardo interrogativo.
-Dieci punti a Grifondoro, signorina
Granger- Conferma Alfonso, in un’improbabile imitazione del professor Piton.
–Sì, esatto. Vorrei ne parlassimo un po’, se non vi
dispiace.
-Perchè,
scusa?- Sbotta Rupert. –Manca un sacco di tempo. Un film e mezzo, se per caso
non te ne fossi accorto.- Obietta. Emma, dal canto suo, resta silenziosa.
Silenziosa, sì; perchè costretta ad ammettere a se stessa di aver fatto, appena
la sera prima, lo stesso ragionamento di Rupert, e di certo mai avrebbe pensato
che qualcuno le sbattesse il problema sul naso con così tanto
anticipo.
E’
Alfonso il primo a captare quello sguardo disorientato.
-Emma,
tu hai già letto quel passaggio, vero?- Ancora una volta, la ragazza risponde
annuendo, con qualcosa che sembrerebbe rassegnazione. Inutile negare, con
Alfonso poi, fatica sprecata.
-Allora
lo sai già quello che vi voglio dire, forse.-
-Ok,
ok, ok, riavvolgete il nastro per favore, vorrei capirci qualcosa anch’io...-
Mormora Rupert. Perchè diavolo Emma è così sconvolta? Cos’è tutto questo
mistero? Certo, anche lui sentiva che con l’andazzo della trama, prima o poi il
suo personaggio ed Hermione sarebbero entrati in “contatto”, ma che diamine,
sarà tutto così drastico?
-Rup,
è inutile che te ne spieghi le circostanze, ricordi? Fa’ affidamento al libro, è
il primo copione di cui ti devi fidare, te l’ho sempre detto. La questione è che
arriverà il giorno in cui voi due farete i conti con quella scena, e quando
arriverà non vi sembrerà sia passato tanto tempo da oggi. Ragazzi, un consiglio:
non fatevi trovare impreparati. Non fate quest’errore. Tra voi c’è una bella
amicizia, almeno, così mi è sembrato nel tempo che abbiamo passato insieme. Ma
non è sufficiente.- Alfonso tamburella le dita sul bracciolo della poltrona, e
per Emma e Rupert l’unica cosa che sembra diventata degna di attenzione sono
quelle dita in movimento.
-Lavorateci
su, e tanto. Girano una botta di soldi e di fan intorno al mondo in cui vi hanno
trascinato, non potete permettervi l’errore di prendere quel momento sottogamba.
Mi rendo conto di avervi innervositi, così – prosegue –ma voglio mettervi in
guardia. Perchè non avete idea di cosa sarà quella giornata, se non ci arrivate
con una base di prove sotto. Avete presente i 30 ciak di Dan con Katie? Quel
bacio di Harry non veniva fuori, e alla fine David ha preso la prima ripresa
decente, impietosito. A me l’hanno raccontato, ma voi avete assistito, a quanto
ne so... Ecco, per voi potrebbe essere ancora peggio, perciò non lasciate che il
regista si accontenti di voi. Il mio consiglio è: date il massimo, provate,
conoscetevi meglio. E’ inevitabile, e prima provvedete meglio è.
Tutti
e tre tirano il respiro, producendo uno strano rumore;
il
primo a riprendere il sorriso è il regista messicano. –Ehi, che pistolotto. Era
un sacco di tempo che non ne facevo uno così- Ma il tentativo di sdrammatizzare
fallisce miseramente: i ragazzi restano seri. Tanto seri che Alfonso si fa più
vicino e sussurra. –Non siate sconvolti, cazzo. Meglio da me che da qualcun
altro, ve lo posso assicurare.
Il
silenzio resta ancora, come una cappa soffocante.
-Ok...-Alfonso
si alza lentamente, gli occhi stropicciati. –Sarà meglio andare a salutare il
resto della troupe. Ci si vede, eh?
E
lascia lo stanzino, seguito qualche secondo dopo da Emma, che corre via a rotta
di collo per i corridoi. All’aria aperta, al suo caravan, ad uno
stramaledettissimo posto dove non ci sia Rupert. Con un’unica consapevolezza: è
l’unica volta in cui potrà scappare.
Eccomiiiii.......
Lo so, lo so, quel “prestissimo” non è
stato tempestivo quanto avevo sperato. Solo che a scuola ci hanno imbottito di
compiti come i panini di maionese; non l’avevo messo in conto, me torda. Mi
scuso tanto, e spero, davvero, spero di postare al più presto il prossimo
capitolo.
Intanto,
un grosso abbraccio a chi mi ha recensito: grazie voi è nato questo capitoletto.
Spero di non aver rovinato il tutto: questo è il fatto principale. Che poi da
qui partano un filone di conseguenze, è naturale ^^
Sto
ripensando se tornare o meno alla visione personale di Emma e Rupert o lasciarlo
in terza persona. Forse sceglierò la prima opzione, ma se preferite il secondo
modo, non avete che da dirlo.
Capitolo 4 *** Dovevamo Essere Noi - Emma/Rupert ***
La scala antincendio
Non
dirò nulla, se non scusa e... Grazie, a chi ancora si ricorda della mia ff. Perchè in qualche modo avevo smesso di crederci e... Con
questi ultimi giorni, le première del quinto film, il settimo libro... Ieri
sera ho deciso che l’avrei finita, costi quel che
costi.
Un
bacione.
Sara
(PS:
Rup in verde, Emma in blu.)
><
La scala antincendio.
Anzi. Se vogliamo essere precisi (ma tanto non lo sono per
nessuno, a malapena per me stesso), il settimo gradino della scala antincendio,
all’entrata posteriore degli StudiosWarner. Quella segreta, che usava Dan
per dileguarsi ai tempi dell’intrallazzo con Doreen la truccatrice). Dall’altra parte del muro, dei
rumori, probabilmente Will sta facendo a botte sullo
schermo blu con la creatura mitologica di turno; ci stanno girando Le Cronache
di Narnia2.
Ma quello che avviene
dall’altra parte della parete non mi interessa. Di
qua, c’è solo una scala antincendio.
Dai, Emma, da te
questo non me l’aspettavo. Affidare ad un gradino di
metallo i tuoi dubbi... Nota bene, mica dubbi da poco,
l’ultima volta sei riuscita a spennare più di un produttore, quando volevi
mollare Hermione; alla fine ti hanno aumentato le
buone vecchie sterline di qualche zero sul contratto. Ma
io sapevo che non l’avresti mai fatto. Di lasciar perdere tutto, intendo, e
sono l’unico che ci ha creduto fino in fondo, fino a quando non ho visto la tua
firma esitante accanto a quella di Dan ed alla mia, e sopra, scritto in cubitale “RINNOVO SESTO E
SETTIMO FILM”.
Chissà quanti pensieri
silenziosi ha ascoltato, questa scala.
Mi ha trovato. Lo so,
lo so, nascondiglio banale, ma non mi è venuto niente di
meglio. Spero che mi perdonerai questa caduta di stile, Rupert.
Prima che comparissi da
dietro quella parete, ero certa che tu fossi L’ULTIMA persona sulla faccia del
pianeta che volessi vedere. Ne ero certissima.
Poi, nel momento in
cui hai girato l’angolo, un raggio di sole ha deciso di puntare il quel momento
i tuo occhi celesti, e quasi ad aiutarlo hai tolto un
grosso ciuffo dalla fronte, mentre ti accorgevi della mia presenza. La
maglietta che hai addosso dice “Don’tThinkAboutIt”, Non Pensarci. Mi domando se hai fatto apposta a
metterla proprio oggi. Forse non lo saprò mai.
Ti siedi vicino a me,
e non dici una parola. Chissà, magari come me stai pensando al momento in cui
hai firmato quel rinnovo di contratto che adesso mi sconvolge così tanto. No, sicuramente no. A quanto ho visto, l’unica a
farsi seghe mentali in esubero qui sono io.
Come posso essere così contorta? Ad ogni
Première di film (e ce ne sono state parecchie), ogni intervista, ogni stupido
evento, a chiunque mi piazzasse un microfono a mo’ di arma davanti alla bocca,
rispondevo che sì, ne ero certa, che sì, alla fine Ron ed Hermione si sarebbero
decisi, che sì, sicuramente, erano fatti l’uno per l’altra, e che sì,
assolutamente sì, erano due stupidi a non accorgersene.
E io, invece? Non ero forse tonta a
parlarne così, come se la cosa mi riguardasse indirettamente? Quelle erano
risposte che una fan propina ad un sondaggio all’uscita dal cinema, le labbra
ancora unte di olio da pop-corn. Non da me.
Non avevo fatto altro
che vestire una maschera per tutto questo tempo?
Ed ho deciso che finora era andata bene, e
non volevo cambiasse. Sarebbe successo, certo, ma a suo tempo.
Non ero pronta, lo
sapevamo sia io cheRupert.
Non sapevo recitare, e questo forse lo sapevo solo io.
Ma avrei imparato. Avrei dato tutto per Hermione. Doveva avere il suo bacio perfetto, glielo dovevo.
- Va meglio adesso?
- Sì... Sì.
- Coraggio, andiamo, ci staranno
cercando.
...Ah, Em?
- Sì?
- Quel contratto. Sono felice che
tu l’abbia confermato.
-
Emma, mi stavo domandando... Ma quanto ti paga Chanel
per fare da modella ambulante? AHIO!
La prima parte è il MIO pensiero autonomo, la seconda la
conseguenza del SUO scappellotto.
Siamo tutti a Parigi... Anzi, facciamo che “tutti” sta per Emma e me. Ieri sera c’è stata la première
del film, e non avevano altri che noi da mandare. Harry
chiama, e gli amici del cuore rispondono... detta così sembra una forzatura, ma
alla fine siamo sinceri, non mi ha spinto nessuno. Parigi mi è sempre piaciuta.
Certo, mi muovo con molta meno familiarità di Emma, che qui ha mosso i primi
passi (nessun senso lato, ci è nata e cresciuta, si
vede che è a suo agio).
Certo, avevo delle perplessità. Dopo l’episodio della scala
antincendio, mi sono reso conto che la mia collega va presa abbondantemente con
le pinze; è più imprevedibile di quanto ricordassi, ecco tutto.
Siamo qui da due giorni, il tempo di vestirsi, far vedere i
denti a un flash e rivedere quel film, così lungo da
girare, così insignificante una volta montato. A parte quella sequenza
dell’Esercito di Silente: ogni volta che Ron vola
all’indietro sotto l’incantesimo di Hermione, mi
viene da ridere. O forse è solo un riflesso incondizionato, al ricordo che,
girando la suddetta scena, l’unico effetto speciale è stato il polso di Emma; l’aveva scosso talmente forte la prima volta che,
ancora un po’, e ci avrei rimesso l’occhio destro.
Parigi, insomma. E lei ed io siamo tornati quelli che eravamo. Lei, perchè forse ha
paura di un cambiamento; io, altrettanto forse, perchè
sono troppo pigro per provocarlo.
Torniamo a noi. Dove eravamo rimasti?
Ah già. AHIO.
-
Emma, sei impazzita?
- Sarai bello tu, Mister Jeans e T-Shirt!
-
Embè, che male c’è ? Io mi sento a mio
agio !
-
A me quei vestiti piacciono!
Che strana piega ha preso la
conversazione. Non sapevo si potesse battibeccare e
ridere contemporaneamente.
-
E chi ha detto che sono brutti?
-
Quindi... Mi stanno bene?
-
Ma certo.
Oddio, sono davvero io quello che le sta
strizzando l’occhio?
...
Rup mi sta davvero... Facendo l’occhiolino?
Siamo in un salottino privato dell’Hotel di produzione, fuori
piove a dirotto ed è mattina presto, troppo presto per
offrirci al mondo in tutto il nostro splendore.
Eccoci, solo io e Rup su due divanetti
attigui, senza trucco né inganno; nel vero senso della parola,
perchè con le nostre tute da ginnastica, gli occhi
cisposi e i capelli in mille direzioni, in noi di così straordinario c’è ben
poco, ora come ora.
Ovviamente, non mi è dato di essere confusa per il gesto del mio
improvvisato confidente (sorprendente, visto il soggetto e il momento), che
bussano alla porta.
TocToc. Due
colpi secchi. Rupert ed io ci fissiamo
per un istante: sicuramente c’è un cameriere o un fattorino dall’altra parte, e
sorridiamo sollevati.
C’è voluto del tempo, ma con l’esperienza ora riusciamo anche a
distinguere chi bussa alla porta. I battiti leggeri delle
make-upartist sul set, quelli un po’ più
decisi e prolungati del regista... E poi, i più odiati, quelli ripetuti,
rumorosi ed irruenti di un reporter a cui non va di farsi scappare uno scoop.
Ma non c’è niente di nervoso in questo toc-toc. Sì, sicuramente un fattorino, e Rupert ha tutta l’aria di essere d’accordo.
-
Cinque sterline che è il servizio in camera.
Ridacchio. - Non
scommetto, sono della stessa opinione. Avanti!
La porta si apre timidamente.Nessun flash (sospiro
di sollievo), solo una faccetta pulita con tanto di cappellino
dell’albergo in testa:
–
Perdonatemi, la direzione dell’Hotel chiede se desiderate... – Attacca il cameriere, per poi interrompersi disorientato,
accorgendosi che ci stiamo scambiando un Cinque sonoro
e soddisfatto, per poi scoppiare a ridere.
Il ragazzo (a cui sono state fornite
confuse spiegazioni per il gesto), se n’è andato, senza prendere ordinazioni,
stiamo bene così. In compenso, ha lasciato una pila di buste.
-
La produzione ha raccolto dei messaggi dai fan, ieri
alla première. Hanno passato adeguati controlli anti-attentato
- (Rupert sghignazza, io
sono serissima) – ed è stato ritenuto il caso di consegnarveli. – Questa la sua spiegazione spiccia prima di uscire.
Guardo ripetutamente Rupert
sorridendo, poi esclamo: - Dai! Diamoci un’occhiata, magari sono divertenti...
-
Se lo dici tu... –Rupertafferra una busta a caso dal mucchio. – Ehi,
questa è per me!
-
Che ti avevo detto, narcisista?
Anch’io ne prendo una intestata a me.
La scelgo per prima perchè senza dubbio è la più
voluminosa, sembra contenga un fascicolo. Strappo la carta con curiosità e
scorro le prime righe.
Tra un minuto, desidererò con tutte le mie forze di aver
ignorato quella dannata busta.
><
Sono
ufficialmente tornata. Non so se merito come prima, ma almeno ho ripreso il
filo di questa storia e per il prossimo capitolo prevedo sviluppi interessanti.
Una
settimana fa ero completamente immersa in HarryPotterandtheDealthyHollows... Che tristezza a pensarlo...
Riguardo alla fanfic, mi rendo
conto che è passato molto tempo. Ringrazio chiunque abbia recensito in questo
periodo, mentre io mi schiarivo le idee, e dunque, Loribi, saty, padmeskywalker, rupertmania, maria_chan, carola,
chioccetta, lilistar, Jade, Viky,StefyGranger e soni67.
Vi ringrazio; siete state preziose. In particolare, a GiulyWeasley vorrei dire: è
grazie alle “lingue lunghe”, come tu stessa ti definisci, che chi scrive decide
di continuare^^
E poi, come potrei ignorare Herm90,
che mi ha ritrovata subito, quando ha notato il nuovo
capitolo? A lei (che oltretutto scrive davvero divinamente: consiglio in
particolare Inevitabili Canarini, e per tutti i Chaylor-dipendenti,
Posso? ),
...GRAZIE!
Sara ano alla
porta.
confidente nfusa per il suo gesto
(sorprendente, visto il soggetto e il momento)sposi e i capelli in
Cavolo, che lettera eterna, mi ha
mandato questa... Come si chiama? Ah ecco, Katie, dal
Surrey. Due facciate di carta riassumibili in due parole, Mi Piaci. Certo che a questa ragazza dovrebbero
insegnare la sottile Arte dello Stringare.
L’autrice della prima che ho letto,
invece, quella sì che non si perdeva in chiacchiere; nella busta, solo un
quindici per diciotto di carta fotografica, una sua istantanea in bikini che di
facciate ne sarebbe valse anche quattro. Lei sì che ce l’ha, il Dono della Sintesi.
Sollevo lo sguardo, divertito dai
miei stessi pensieri, e sto per ricacciare una mano nel mucchio e continuare la
mia gradevole lettura, quando i miei occhi si posano
sulla mia collega, seduta davanti a me. Mi accorgo con un po’ di stupore che è
ancora al primo messaggio; sfido io, è un papiro di almeno sette-otto
fogli.
Il problema è che non ha ancora
finito la prima pagina, e i suoi occhi sono scuri, spalancati, quasi vitrei.
Non le ho mai visto fare una faccia simile: le labbra
socchiuse e tremanti, il resto immobile. Come faccio a
non spaventarmi?
-Cosa ti succede, Emma?- Sussurro.
Dopo quella
che sembra un’eternità, lei alza gli occhi. Il tempo di incontrare i miei, e si
sono riempiti di lacrime, il fascicolo ancora tra le mani, stretto in una
morsa.
Mi sembra di rivivere un momento
andato, quando la vedo alzarsi senza dire una parola, e dirigersi verso la
porta. Eppure non corre, il passo è appena veloce, e
quando la maniglia scatta, io non mi sono ancora alzato per rincorrerla.
Non capisco: l’altra volta scappava
da me, oggi da una lettera, che ha lasciato sul divano rosso dov’era seduta.
Ma non avrebbe senso raggiungerla senza
aver capito.
Afferro il messaggio con due dita e
scorro le prime righe, respirando piano.
Ma non mi servono ore per capire; un nanosecondo dopo, mi alzo. Devo trovarla. Devo dirle che... Non può essere andata lontano.
Questa non è la mia stanza. Non è
casa mia, e lo odio.
Per casa, non intendo le quattro mura
domestiche. E’ “casa” il set, “casa” la mia città, è
“casa” chiunque mi faccia sentire bene e a mio agio.
Qui sarò anche nata, ma non ho niente
di tutto questo, e buttarmi su un materasso che non ti fa rimbalzare, e
piangere su un cuscino di un brutto colore, quando l’unica cosa che vorresti è
CASA...
Odio tutto questo.
Dopo qualche istante, perfino le
lacrime perdono senso, significato.
Dopo quello
che ho letto, i miei ultimi anni perdono significato.
La porta si apre senza opporre
resistenza. Bene, Emma è qui.
La porta si apre senza opporre
resistenza. Maledizione, qui perfino le serrature non vanno.
E’ Rupert. Tra le sue
mani, quei fogli.
Ma Emma non ha intenzione di sollevarsi. Si è
accertata che fosse lui ad entrare, l’unico che non avrebbe mai cacciato, l’unico che, lo sapeva, poteva farla sentire meglio. Poi, è
tornata al suo odiatissimo cuscino.
Sente un peso sul letto. L’amico si è appena seduto
sul materasso. Emma lo sente agitarsi un po’, poi borbottare:
- Come mai su questi
materassi non si rimbalza?
Lei, non ha voglia di sorridergli. Mentalmente lo
sta facendo, ma è come se i muscoli del suo viso si rifiutassero di piegarsi di
nuovo. Strana, orribile sensazione.
- Ehi.
L’invito a mezza voce di Rupert
la costringe a volgere la testa, le spalle ancora scosse da tremiti.
- Cosa c’è?
- Emma, lo devi affrontare.
E cosa pensi stia facendo, pensa lei. Quelle parole le bruciano in mente
come se le avesse davanti.
PER NON SAPER RECITARE ED ESSERE ARRIVATA DOVE SEI
PERCHE’ E’ L’ATTRICE A VESTIRE I PANNI DEL RUOLO E NON IL
CONTRARIO
PER AVER LETTERALMENTE ROVINATO
IL PERSONAGGIO DI HERMIONE GRANGER
VERGOGNATI
Impossibile continuare, anche se forse quel
fascicolo non aveva che ulteriori motivazioni come proseguimento. Assolutamente
impossibile continuare.
Ed il problema è che Emma lo sa.
Lo sa che è tutto vero.
Uno strattone alla mano.
Uno strattone in grado di riportare una persona in
piedi senza farle male, ecco la tecnica che Rupert
aveva scelto per smuovere la situazione.
Perchè, a che serviva far finta? Quell’espressione sul
viso di Emma lo aveva spaventato, eccome, e non voleva
più rivederla.
- Rupert, lascia...
- Ora tu vieni con me.
Insieme escono dalla
stanza. La mano di Emma ancora in quella di Rupert, ma non c’è romanticismo in quella stretta, né
dolcezza o compassione.
Non incontrano nessuno nell’atrio. E’ molto presto,
è vero, ma la cosa di per sé ha dell’incredibile. E
lei, lei non prova neppure a divincolarsi; non ci ha mai provato, nessuna
resistenza fin da quando erano nella sua suite. Ed ora
domanda in un fil di voce:
-Rupert, dove stiamo
andando?
Piove. L’entrata è sgombra.
“Ma dove sono i
paparazzi?” Pensano entrambi, disorientati. Rupert ha
intenzione diattraversare
la strada, Emma ancora al suo fianco, ma non sono abituati a non essere
accerchiati e temono un agguato, o qualcosa di simile.
E’ Emma ad accorgersene per prima.
- Rupert, guarda.
Indica con la mano libera un Cafè,
a circa venti metri da loro; pieno, straripante di gente, gente
con macchine fotografiche professionali al collo. Tutti riparati dalla pioccia scrosciante, tutti con una tazzina alle labbra.
- N-non posso crederci.
Lo scoop della loro vita e fanno colazione. – Mormora Rupert,
ed Emma sorride, per la prima volta da mezz’ora.
C’è una Mini dall’altra parte della strada, Emma
nota, strabuzzando gli occhi; ed è a lei che sono
diretti.
Rupert estrae una chiave, le fa un cenno per indicarle si
salire dall’altra porta, poi monta e chiude rudemente la vettura. Con un altro
gesto secco, mette in moto, e un attimo dopo sono proprio Grint
e Watson alla volta di Parigi babbana.
Gli unici rumori, per un paio di minuti, sono le
gocce che s’infrangono sulla vettura in corsa, ed i loro respiri. Emma è ancora
incredula; letteralmente fuggiti, ecco cosa sono. Poi, comincia a raccogliere
le domande. E quando queste diventano troppe per
essere trattenute, o per indovinare una risposta logica, finalmente apre la
bocca.
- Rupert... – Domanda
numero uno. Deve sceglierla bene, ha come la sensazione di non averne molte a
disposizione. – Questa non è la tua macchina. – Un’affermazione, più che altro.
Rupert svolta una curva, poi biascica una risposta:
- Certo che no. La mia è a casa, ho chiesto al mio
agente di noleggiarmene una l’altro ieri, al nostro arrivo. Sai, gli
imprevisti...- Sorride.
- Infatti ricordavo gli
interni di un altro colore – Mormora Emma, sfiorando il cruscotto.
- Già. E un altro piccolo
dettaglio di cui a quanto pare non ti sei ancora accorta: questa ha la guida a
destra. –
- Come la guida a... Porca
miseria! – urla lei; il passeggero è a sinistra, alla continentale. Come ha
fatto a non rendersene conto prima?
- Niente panico, so guidare anche così... –
Ridacchia Rupert.
- Ma... C-come?
- Ho provato la scuola guida doppia, ecco perchè ho fallito l’esame la prima volta. Volevo imparare
anche dall’altra parte... Non è detto che rimarrò
sempre in Inghilterra, ho pensato che magari mi tornava utile. – La sinistra,
libera dal volante, fa un gesto lungo ed ampio, alla Come Volevasi Dimostrare.
Ad Emma è passata la voglia di fare domande. Resta
immobile per qualche istante, poi allunga le dita fino ad accendere la radio.
- Et maintenant,
une autre chanson en anglais pour qui aime la pluie, notre bonjours aux
voyageurs...
- Cosa dice?
- Che trasmettono una
canzone per chi viaggia ed ama la pioggia...- Traduce Emma, soprappensiero; la
voce sfuma, e quattro accordi di chitarra si dilatano nel silenzio
dell’abitacolo. L’hanno riconosciuta entrambi. Wonderwall.
Today, it’s gonna be the day that they’re gonna throw it back to you
Emma sorride amaramente. Sì,
proprio il giorno in cui mi rinfacceranno quello che ho
fatto... Quello che sono.
By now, you should have somehow realized what you’ve got to do
E invece non so cosa fare. Quella
lettera mi ha mandato nel pallone.
Il reno a mano che scatta
copre la canzone. Si sono fermati.
- Dove siamo?
- Non lo so. Appena fuori Montmartre, credo.
Ad Emma manca un battito; ha sempre amato quel
quartiere.
- Ci noteranno – indica
con la testa i passanti, fuori; il mondo, allora, si muoveva ancora. Si era
fermato soltanto per loro due, ed ora aveva ripreso il suo corso.
- Nah, vetri oscurati. – Rupert fa un gestaccio ad un uomo
baffuto che cammina sotto un ombrello scuro, mormorando: - Scusa
amico, niente di personale. – Ma il tizio non si accorge di nulla.
- Certo che hai pensato proprio a tutto. –
La canzone continua.
I don’t believe, that anybody, feels the way I
do...
- Ho voglia di mollare tutto – sussurra,
tornando a far scorrere le mani sul cruscotto.
- Ne ero certo. – Sbuffa
lui.
- Come?
- Sapevo che l’avresti detto, e non è la prima
volta che ci pensi.
- Questa volta è diverso, Rup.
- No, non è diverso. – Il ragazzo rigira il
portachiavi tra le dita. – Quelle persone erano convinte di quello che
scrivevano prima che tu lo leggessi. Non è cambiato nulla.
- SMETTILA! Non è vero!
Quelli hanno ragione,- il tono della voce torna basso,
e qualcosa sembra spezzarsi nelle parole di Emma. – Hanno ragione su tutto. Ho
rovinato Hermione.
- Non-è-vero.
- LO E’! – Lei torna ad
innervosirsi.
- Hermione è una
secchiona, piegata in due sotto i libri, è quella dei primi due film, quella
che mi faceva schifo e che ho cambiato. Che razza di
attrice sono? Dimmelo! L’ho trasformata
in... Me, ho fatto un gran casino.
- Anche se fosse così,
mica è tutta colpa tua.
- Ma l’ho fatto, Rupert, ho rovinato tutto... – Il sussurro, sempre più
flebile.
- Ehi.
Rupert si rende conto di aver posato una mano sulla
guancia di Emma troppo tardi, quando ormai l’ha già
fatto, quando comincia a parlare con una voce che non gli sembra neppure la
sua.
- Basta.
Emma alza gli occhi sgranati.
- Se davvero ne sei
convinta, anche volendo, oramai il danno è fatto. Quei film sono
in commercio, e non li ritireranno per farti rigirare tutte le scene. Non
capisci che ritirandoti non farai che mandare in confusione tante persone che
ormai ti identificano con lei?
- E allora, cosa posso
fare?
- Guarda avanti. Hai due anni di Hermione ancora da vivere, due
anni complessi, ma c’è tempo per... rimediare. Ehi, c’è Harry
con te, ricordi? E’ il tuo migliore amico, è sopravvissuto a Voldemort, vuoi che non riesca a tirare fuori
da te la vera Hermione? –
Emma sorride.
O forse è Hermione a
sorridere. Finalmente, dopo tutto questo tempo, Emma è tornata a sentirla
dentro di sé, quasi ad ospitarla, e c’è volutala mano di Rup...
Ron, a farla ritornare.
Quando un brivido la attraversa, si rende conto che,
seppure in una Mini a Parigi, sta vivendo esattamente la scena del primo bacio,
quella letta fugacemente nel libro, con Ron.
Ron, che è davanti a sé, e si sta avvicinando sempre
di più.
- Emma, puoi ricominciare da questo.
Ma Emma non è più Emma, quando le loro labbra si
sfiorano.
Il mondo si è fermato di nuovo.
Wonderwall, ancora nelle loro orecchie, come un disco rotto:
Because maybe,
You’re gonna be the one who saves me...
Com’è bello, quando c’è ancora
qualcuno davvero disposto a salvarci.
Hermione schiude le labbra pressapoco insieme a Ron, ma il bacio non dura a lungo. Quando
si staccano, occhi negli occhi, così vicini, un sorriso le nasce spontaneo
sulle labbra.
You’re gonna be the one who saves me...
La canzone è finita.
Emma sembra
risvegliarsi da un gradevole torpore. Poi capisce cos’ha fatto e scatta su, sfiorandosi le labbra, le guance accese; ha la sgradevole
sensazione di essere stata posseduta.
Fa ciò che non credeva
avrebbe avuto il coraggio di fare: voltarsi verso il ragazzo che le è vicino.
Ricorda quegli occhi nei suoi, blu scuro, innamorati...
Ma quando li incontra di
nuovo, sono azzurri, elettrici; disorientati quanto i suoi, forse, ma
sorridenti. Gli occhi di Rupert.
- L’hai sentita, vero?
Emma continua a
guardarlo, in silenzio.
- Hermione
che ti entrava dentro... Sono certo che l’hai sentita.
Come fa a saperlo?
Rupert risponde ancora alla
sua tacita domanda, con una scrollata di spalle.
- E’ quello che fa Ron, ogni volta che lo interpreto. E’ lui a muoversi... E’
stato lui a... A...
- ...A baciare Hermione. Certo che l’ho sentita.
Finalmente, un bel
sorriso sincero le attraversa il viso.
- Lo sapevo! – Esclama
lui. – Senti, facciamola così, questa famosa scena, vedrai che ci daranno buona
la prima.
Emma annuisce, ancora a
corto di parole. – Sarà meglio tornare, o manderanno a cercarci...
Non ha bisogno di
concludere la frase: Rupert
ha già ingranato la marcia. Rupert, che sapeva farla
ridere, Rupert timido, un drago davanti alla macchina
da presa, Rupert che sapeva DAVVERO recitare...
Lui e Ron, finalmente riesco a vederli sotto una luce distinta.
Bentornata,
Hermione.
><
...Capitolooone!!!
Ne vado orgogliosa. Finalmente SO esattamente dove voglio arrivare, e con un bel
capitolo sostanzioso. Me gongola^^
E adesso chi mi ferma più?
Starò via dieci giorni, il tempo di far smaltire a Rupo ed Em (carucciloro^^) quello che è successo... Aspettatevi un nuovo
capitolo tra un paio di settimane.
A Herm90: non so se farai a tempo a leggere questochap prima di
partire. Se sì, ne sarei felice. Altrimenti...
Una bella sorpresina per quando torni!
Passo i polpastrelli sul ritaglio di giornale tra le mie mani, e
non posso fare a meno di sorridere.
Al nostro ritorno in hotel, Rupert ed
io non siamo stati altrettanto fortunati, rispetto
all’andata, intendo. Forse perchè aveva quasi smesso
di piovere; forse perchè qualcuno aveva soffiato
un’informazione di troppo; o forse, semplicemente
perché i giornalisti avevano finito di bere il caffè mattutino: non l’abbiamo
mai saputo. Ma al rientro, i paparazzi erano bello che
appostati. Che senso avrebbe avuto spremersi le
meningi su un diversivo? Non ce n’erano. Così, il mio collega ed io non abbiamo
potuto far altro che smontare dalla Mini (con l’unica accortezza di parcheggiare
ad una certa distanza dall’entrata, in modo da non farci fotografare da soli in
macchina), ed avviarci verso l’entrata.
Ebum, bam, bom, frittata fatta. “Miss Watsoooòn! Un souris!” e urla, e
flash, ed un tallonatore in particolare spinto via da
Rup col gomito come fosse un fuscellino,
e poi ancora flash, e flash, e flash, abbastanza per
riempirci un album. Parentesi di pace conclusa, e peccato che fosse durata così
poco...
Ricordo di essermi sfiorata le labbra nervosamente ancora una
volta, appena oltre le blindatissime porte di vetro
del 5 stelle. Così, non so perchè,
e non erano più rosse. Nessuno avrebbe capito, almeno su questo potevo stare tranquilla.
I giornali erano usciti la mattina dopo, prestissimo, e Rupert mi aveva passato questo ritaglio distrattamente,
sull’aereo. Leggiucchiando l’articoletto, avevo pensato solo che “casa”, quella
sensazione di “casa” che tanto mi era mancata, ormai era vicina, e mi era parso
buffo averla pensata così irraggiungibile, almeno finchèRupert non mi aveva raggiunta
e trascinata via.
Intanto, Hermione dentro di me
ghignava compiaciuta, rimbombandomi nel cuore con un ruggito degno di una vera anima
Grifondoro.
-
Emma...
La porta è socchiusa, e l’apro
involontariamente bussando, sorprendendo Emma in piedi vicino al letto.
Sentendomi entrare, volta il collo con la velocità di un colpo di frusta, e mi sento improvvisamente in colpa. – Perdonami, non volevo,
la porta –
-
Tranquillo, colpa mia... E poi, di solito, se la porta è chiusa male e tu
entri, succede qualcosa di bello – Risponde lei; non so il motivo, ma il suo riferimento a
quello che ho fatto a Parigi mi fa arrossire.
Era tanto tempo che non succedeva più, non mi era capitato
neanche baciandola (pardon, Ron non era arrossito
baciando Hermione, forse perchè...
Boh, perchè lo aspettava da
tanto tempo); il mio rossore accende anche le sue guance.
-
Dimmi pure.
-
Sì, ehm... David chiama per
un po’ di disposizioni tecniche, e Danha bisogno di sostegno morale, visto che tra un’ora bacia Bonnie ed ha il terrore... Sai... –
Farfuglio. Ma lei ha capito al volo: - Certo, i
trenta ciak con Katie. Non oso pensarci.
Ed ha ragione. Fu una tortura cinese
per il mio amico, e se ci ripenso capisco ed approvo
che Alfie ci abbia messo in guardia, quella volta.
-
Arrivo subito – taglia corto lei, riponendo il foglio di giornale che aveva in
mano nella scatola colorata sopra il letto. Mica ho
bisogno di chiederle che articolo sia, però lo faccio lo stesso, adoro stuzzicarla,
non ho mai smesso.
-
Emma, ancora quel ritaglio? Sono passati–
-
...Sei mesi. Lo so, lo so. –
Già. Anche per me è strano, Emma. Non
te lo dirò mai, ma lo è anche per me.
-
Ma... – si liscia la
camiciola con le dita, come se non sapesse che fare con le mani e volesse
tenerle impegnate. – Te lo ricordi quel discorso che ti ho fatto quella volta, su... Beh, Dawson’sCreek, e il fatto che
con te... –
Le faccio un cenno con la testa, ho capito. Si lamentava che non
le attribuivano mai flirt con me, e so anche
come si concluderà quello che sta dicendo ora.
-
Sì, beh... – Abbassa lo
sguardo. – Ogni tanto lo rileggo. Non ti sei
salvato neanche tu, e forse sei l’unico per cui lo
scoop era davvero motivato. – sussurra, portandosi
una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Una ciocca di capelli più scura di
quelle a cui mi ero abituato da anni.
Da quella lettera sono cambiate tante cose. Emma sta attuando
quella che alcuni chiamano “Rivoluzione”, altri “Ritorno alle Origini”. Io
semplicemente non do un nome alle decisioni che sta
prendendo. Emma ha cominciato ora a fare quello che io faccio da anni: separa Hermione da sé stessa.
Lo vedo da tante piccole, insignificanti cose. Il colore dei
suoi capelli, forse, la più eclatante: tre mesi fa, ossia
all’inizio delle riprese del sesto film, sono tornati dell’esatto colore di sei
anni fa, ai tempi della Pietra Filosofale, e della stessa acconciatura, folta e
scarmigliata. Forse, i giornali commenteranno che si è abbruttita, ma io non lo
credo: a parte il fatto che è carina comunque, è
soltanto... Hermione.
Sul set è attenta, concentrata, non sgarra
un colpo, il regista va in estasi. E la sera, quando usciamo tutti
insieme a bere qualcosa, torna Emma, con gli abitini
chic e le sue risate nervose, gli occhi che ridono, la risposta pronta.
Daniel e gli altri forse non hanno capito questa metamorfosi: so per certo che Dan sospetta parecchio (del resto, quell’articolo in
francese con foto annesse l’ha visto pure lui). Ma
nessuno se l’è ancora spiegato. Nessuno, tranne me.
E ne vado orgoglioso.
- Fatto. Andiamo?
Emma ha rimesso la scatoletta sotto al letto. Annuisco, e le
porgo il braccio. – Signorina?
-
Oh, che cavaliere. Rup?
-
Sì?
-
So che domani ci sono le scene con Lavanda.
-
Oh, sì. Me lo ricordo.
-
Bene. Perchè la parte-Hermione
di me potrebbe non esserne giuliva...
Ridacchio. – Non vedo
come la cosa possa turbarmi. I canarini li aggiungono al computer. Sono salvo.
Ci facciamo contagiare un po’ dalle risate, fino ad arrivare
alla Sala Grande, dove Dan si prepara mentalmente
alla scena incriminata che lo aspetta. Ha bisogno di noi.
-
E comunque, - Aggiungo
pensieroso, - Tu sei perfettamente in grado di controllare l’Hermione che c’è in te. Tienila a bada.
-
Oh, sai... La parte-Emmapotrebbe
anche decidere di darle man forte.
Oddio, che cos’ho
detto?
Il braccetto di Rup si scioglie
all’istante, e non ho bisogno di vederlo per capire di
averlo lasciato senza parole.
Tiro dritto.
Beh, che dire! Mi serviva un capitolo di transizione prima di Lavanda... Un antro paio di capitoli prima dell'epilogo.
GRAZIE a Viky e Padme, che mi hanno ritrovato (^^), alla mia affezionatissima Herm90, a valentina e carlottina. E tranquille, andrò fino alla fine... Eheh. Un bacione!