E' una favola, è solo fantasia di Bake di Cera (/viewuser.php?uid=178638)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordo quel giorno, quando tutto iniziò ***
Capitolo 2: *** Teneva l’umanità in gabbia, celando il vero gusto dell’amore ***
Capitolo 3: *** Fa male il pensiero di lui che respira quell’aria bramata da un unico sogno ***
Capitolo 4: *** Dolce straniero, portami via ***
Capitolo 5: *** Brindo alla musica e alla poesia ***
Capitolo 1 *** Ricordo quel giorno, quando tutto iniziò ***
E’ una favola,
è solo fantasia
Ricordo
quel giorno, quando tutto
iniziò
-
Dovremmo essere arrivati,
il posto è questo, - dichiarò Luca fermandosi
davanti a un grosso cancello di
ferro.
Marina
si guardò intorno,
agitata. – Come mai non c’è nessuno?
- E
io che ne so? - rispose
svogliatamente Laura.
Osservato
da lontano, quel
gruppetto appostato in una strada appena fuori dal Gran Raccordo
Anulare non
sarebbe potuto apparire più curioso: Daniele, il
più giovane del gruppo
nonostante la barba e i lunghi capelli che gli ricadevano davanti al
viso,
sfogliava distrattamente una rivista scientifica comprata per coprire
uno
strappo nella zona meno opportuna dei jeans; Ludovico aveva gli occhi
azzurri nascosti
da un paio di occhiali da sole e si divertiva ad accrescere
l’agitazione in Marina
dicendole che, probabilmente, ad esaminarla sarebbe stato Vittorio
Matteucci; Laura
tentava di sbirciare la rivista di Daniele, lanciando ogni tanto
occhiate in
fondo alla strada per cercare un qualche segno di vita; Luca
controllava sul
suo cellulare ipertecnologico se la via fosse quella giusta, mentre
Marina, la
sua ragazza, tremava da capo a piedi, visibilmente desiderosa che
quella
giornata finisse presto.
-
Marina, tesoro, - esclamò
Luca, rimettendo il cellulare nella tasca dei jeans, – la via
è quella giusta e
il numero civico anche: se non ci aprono significa che non sono ancora
arrivati.
Sta’ calma! – aggiunse poi, notando le gocce di
sudore sulla sua fronte. –
Finisci per mettere in agitazione anche me.
-
Ah, il signor “Sono-il-miglior-cantante-del-mondo”
ha paura di non essere preso? - scherzò Laura, girando una
pagina della rivista
di Daniele per leggere un articolo sulle illusioni ottiche.
Ludovico
diede una pacca
sulla schiena di Marina. – Su! Non è il primo
provino che fai: sei abituata
ormai a sentirti dare un rifiuto!
-
Bell’incoraggiamento, -
commentò Daniele, gettando un’occhiata alla
strada. I suoi amici seguirono il
suo sguardo verso una ragazza vestita sportiva, che correva reggendo
una borsa
a tracolla: intuirono immediatamente che doveva essere lì
anche lei per il
provino. Daniele alzò leggermente il sopracciglio,
interessato.
-
Scusa… uff…
scusate, - esordì la ragazza, tenendosi
le mani sulle ginocchia. – Uff…
E’
qui… uff… il
provino del… uff…
musical?
-
Credo di sì, - rispose
Daniele chiudendo di scatto la rivista, con gran disappunto di Laura, e
tendendole una mano. – Mi chiamo Daniele, sto accompagnando
due di loro.
-
Angelica. Chi di voi…?
-
Io. Mi chiamo Luca, sono
qui per la parte di Peter; lei è Marina, prova per Wendy.
-
Ah, anch’io! - esclamò Angelica
sorridente.
L’unica
cosa che Marina
riuscì a pensare fu che quella era probabilmente la prima
delle tante rivali
che avrebbe dovuto affrontare quel giorno; ricambiò
forzatamente il sorriso.
-
Ehi, il cancello si sta
aprendo! – li avvisò Laura.
Era
vero: videro il cancello
di ferro scorrere lentamente davanti a loro, rivelando un piccolo
angolo di
parcheggio e un edificio; immediatamente sentirono il rumore di un auto
e si voltarono
per scoprire chi avesse azionato il cancello automatico. La macchina
entrò nel
cortile, muovendosi tranquillamente come se fosse abituata a fare quel
tragitto, e infine si fermò davanti a loro. Un uomo sui
trent’anni scese dal
posto del guidatore, fumando: aveva lunghi e ricci capelli scuri
raccolti in
una coda e un giacchetto di pelle aperto che rivelava una maglietta
nera. Li
squadrò incuriosito, mentre una ragazza più
giovane lo seguiva fuori dall’auto.
-
Voi dovete essere i
cantanti, - constatò, chiudendo la portiera. – Non
vedo altra gente, devono
essere già arrivati.
-
Come hanno fatto ad
entrare? - chiese Luca. – Al citofono non ha risposto nessuno.
-
Perché è rotto e perché
questa non è l’entrata principale, ma il
cancelletto nella via parallela,
l’indirizzo è identico, - rispose
l’uomo. – E ora, se volete seguirmi, vi
mostro la sala registrazione.
Vediamo… Non devono essere tutti qui per
il provino,
alcuni sono fin troppo tranquilli, come la ragazza con i capelli corti;
anche
quello con gli occhiali da sole è rilassato, per non dire il
tipo con lo
strappo sui jeans. No, decisamente non andrebbe in giro così
se dovesse
presentarsi a un provino!
Gli altri mi sembrano più agitati:
sicuramente la
ragazza riccia, da come suda, è qui per Wendy o Trilli;
anche quella con i
capelli raccolti in una coda dovrebbe essere una cantante, anche se ha
l’aspetto di chi si è appena svegliato. Non
avrà sentito la sveglia? E
l’ultimo? Difficile… Tranquillo, però
un po’ troppo sicuro di sé nei modi…
Sì,
dev’essere qui anche lui per il provino!
Dovrei presentarmi? Chiedere i loro nomi? Mi sembra
cortese rimanere in silenzio mentre…
-
Eleanor.
La
voce dell’uomo al suo
fianco riportò Eleanor alla realtà.
-
Secondo te dovrei
presentarmi, Stefano? – sussurrò.
Stefano
trattenne una
risata. – Presentarti a loro? E come la metti con le altre
decine di cantanti
che ci aspettano di sotto?
-
Scusa, mi sento così in
imbarazzo: è la prima volta che mi porti con te, cuginetto!
– rise Eleanor,
ravviandosi la lunga chioma bionda.
Di cosa staranno parlando?
Marina
aggrottò le
sopracciglia, cercando di captare qualche parola della conversazione
dei due
ragazzi che li precedevano, senza ottenere alcun risultato. Lentamente,
intimoriti, i cantanti e i loro amici seguirono gli sconosciuti lungo
una rampa
di scale che scendeva fino ad un’ampia stanza in cui erano
stipate circa
cinquanta persone.
Marina
trattenne il respiro,
sempre più terrorizzata, mentre Laura le sussurrava
all’orecchio: - E pensare
che questa non è l’unica data dei provini!
L’uomo
fece loro segno di sedersi
ed aspettare. Ludovico, guardandolo, sussurrò un: -
E’ lui Vittorio Matteucci?
-, facendo incrinare le labbra di Marina in un sorriso nervoso.
Luca
si sedette tranquillo
su uno dei divanetti rossi indicati dal loro accompagnatore, osservando
torvo
gli altri partecipanti al provino, che invece giravano per la stanza
nervosi e
canticchiavano per memorizzare le parole che non riuscivano a tenere in
mente.
-
Stai cercando di
indovinare gli altri aspiranti Peter? - gli chiese Marina, cercando
nella borsa
l’Ipod per ripassare come gli altri.
Luca
annuì. – Non le sai ancora?
– esclamò sorpreso. – Le abbiamo
cantate per tutto il viaggio!
-
Beh, scusa se non sono
brava quanto te! - sbottò lei, strattonando le cuffie ed
allontanandosi.
Laura
trattenne un sorrisetto:
non gli era mai stato simpatico quel ragazzo, troppo presuntuoso per i
suoi
gusti; si chiedeva continuamente come avesse fatto Marina a
“cadere nelle sue
grinfie”. Con un’alzata di spalle, si rispose che
il mondo dei musical aveva
tanti misteri e che lei non era assolutamente tentata di scoprirli. Si
sedette
accanto a Daniele, strappandogli la rivista dalle mani per ricordargli
la sua
presenza: il ragazzo era sprofondato in una fitta conversazione con
Angelica e
la sua amica intuì che il suo interesse riguardasse poco la
musica e tanto il
numero del cellulare della sua interlocutrice. Con una fitta di
gelosia, Laura
finse di dargli per sbaglio una gomitata sulla testa per spostarsi nel
posto
ristretto.
-
Oh, scusa! - esclamò
dispiaciuta, portandosi una mano davanti alla bocca e scivolando anche
lei in
una conversazione con Ludovico.
-
Ale.
Il
ragazzo chino sul
computer, intento a caricare le basi delle canzoni da interpretare nei
provini,
alzò lo sguardo verso la porta e rivolse un enorme sorriso a
Stefano.
-
Sei arrivato! – esclamò,
correndo ad abbracciarlo. – Temevo di dover iniziare senza di
te, non potevo
farli aspettare ancora… Quanta gente, eh? Che emozione, e
pensare che la
prossima settimana ne arriveranno altri! Non posso credere che il mio
musical
stia finalmente vedendo la luce, è
così… Oh, ci conosciamo?
Riprese
fiato, stringendo la
mano della ragazza che aveva di fronte.
-
Sono Eleanor, la cugina di
Stefano, - si presentò lei con un enorme sorriso.
-
Ah, la famosa cugina
inglese! Sì, Stefano mi aveva detto che avresti passato
qualche mese qui a
Roma. Sono Alessandro, felice di conoscerti. Ehi, parli davvero bene
per non
essere italiana!
-
Tutto merito mio, - si
complimentò con se stesso Stefano, appoggiando una mano
sulla spalla della
cugina. – Siamo praticamente cresciuti insieme, è
strano che non vi siate mai
incontrati prima: Eleanor viene a trovarmi tutte le estati.
-
Il lavoro, la musica… E il
tuo amichetto sempre tra i piedi.
Stefano
storse le labbra. –
Dove si sarà cacciato? Sarebbe dovuto arrivare da parecchio,
almeno io avevo la
scusa del lavoro…
-
Sai com’è fatto, - si
limitò a commentare Alessandro, alzando le spalle.
– Diamo inizio alle danze?
Dopo
qualche minuto l’uomo
che li aveva scortati dentro l’edificio riapparve dalla sala
registrazioni con
un altro ragazzo che reggeva un fascio di fogli.
-
Allora, - esclamò il
primo, guardando tutti i presenti che, improvvisamente, avevano smesso
di
camminare avanti e indietro per ascoltare; Luca si sporse pomposamente
in
avanti per farsi vedere. – Credo che possiamo cominciare.
Come già sapete,
stiamo cercando nuove interpreti per Wendy e Trilli, un secondo
interprete per
Peter e varie comparse.
-
Credo che inizieremo con
Peter, se tutti gli altri non hanno impegni di lavoro, - intervenne
l’altro,
visibilmente emozionato. – Io sono Alessandro: per qualsiasi
cosa potete
rivolgervi a me o a Stefano. Bene, se siete pronti comincio a
chiamarvi… o
qualcuno vuole andare avanti per primo?
Luca
alzò la mano, guardando
negli occhi Alessandro, che lo intercettò presto.
-
Tu sei… ?
-
Luca Fiorello - rispose il
ragazzo.
-
Bene, allora segui Stefano,
di sotto troverai l’altra addetta al casting…
Facciamo fare qualcosa a tua
cugina! – sussurrò poi Alessandro a Stefano,
divertito.
Mentre
Luca si alzava, Ludovico,
osservando l’aspetto di Stefano, disse a bassa voce a Marina:
- Uncino!
Il
loro amico ci mise poco:
dopo dieci minuti aveva interpretato due canzoni ed era uscito,
sorridendo a Marina.
– Credo di essere andato bene - , annunciò.
– Sembravano soddisfatti.
-
Bravo! - si complimentò la
sua ragazza.
-
Sei solo il primo, non
iniziare a festeggiare - lo prese in giro Daniele.
E
aveva ragione: man mano
che gli altri aspiranti Peter Pan si facevano avanti, Luca, pur non
ascoltandoli, cominciava a farsi prendere dall’agitazione.
-
Ho paura di aver sbagliato
una nota – annunciò, quando anche il decimo Peter
fu andato. – Non riesco a
togliermelo dalla testa: non pensavo fosse molto importante, ma basta
che
qualcuno non sbagli niente per…
-
Luca, per favore! - lo sgridò
Marina, sempre più pallida.
-
Esco un attimo, - annunciò
lui alzandosi, seguito da Daniele.
Laura
e Ludovico stavano
ancora parlando della possibilità che il rude Stefano fosse
l’interprete di
Uncino, così Marina, per alleviare la tensione, si rivolse
ad Angelica.
-
E’ il tuo primo provino? -
le chiese.
-
No, ne ho fatti altri tre
quest’estate, ma non sono andati un granché, -
rispose Angelica con una
smorfia. – Ma ho voluto tentare anche stavolta prima di darmi
per vinta.
-
Hai fatto bene, è così anche
per me. Mi sono anche presentata a Notre Dame de Paris e…
-
Davvero? Anch’io!
Marina
si accorse presto che
era più facile distrarsi parlando di provini ormai conclusi
e fu con stupore
che sussultò sul divanetto, riportata bruscamente alla
realtà, quando
Alessandro chiamò il suo nome.
-
In bocca al lupo! - le
sussurrò Angelica.
Quando
la porta si fu
richiusa alle spalle di Marina, l’espressione rilassata di
Laura mutò
rapidamente: la ragazza si precipitò giù per le
scale tentando di ascoltare
qualcosa dalle fessure della porta della sala registrazione. Quando
Luca e
Daniele rientrarono nell’edificio, la trovarono rannicchiata
sugli scalini con
l’orecchio premuto contro il muro per cercare di percepire il
minimo suono.
-
L’hanno chiamata? - chiese
Luca.
-
Sì, - rispose Ludovico. –
E’ appena entrata.
Laura
riuscì a sentire
qualche stralcio di canzone, ma niente di più; stava per
spostarsi in una
posizione più comoda, quando sbatté contro le
gambe di qualcuno.
-
Fa’ attenzione, la porta
potrebbe aprirsi da un momento all’altro, - la
avvertì una voce mentre la mano
del suo proprietario si poggiava gentilmente sulla sua spalla per
invitarla a
spostarsi.
Sara
sollevò lo sguardo, ma
l’uomo entrò nella sala senza che lei potesse
scorgere altro che il fisico alto
e i capelli castani arruffati.
Dall’altra
parte del muro
Marina, concentratissima, non si accorse nemmeno dall’arrivo
di un’altra
persona e continuò a cantare le ultime strofe; alla fine si
tolse le cuffie,
titubante, e le ripose sul piano di legno di fronte.
-
Brava! - si complimentò
l’addetta al casting. – Ti faremo sapere.
-
Grazie.
Marina
si voltò verso
l’uscita, ma, preda dell’emozione e con le mani
tremanti, faticava ad aprire la
pesante porta. Percepì un movimento alle spalle, poi un
braccio si stese accanto
alla sua testa, spalancando la porta con gesto secco e violento.
Alzando gli
occhi per capire chi fosse, vide il volto di Stefano.
-
E’ dura, a volte, -
commentò, facendole segno di uscire.
Marina
rimase a fissarlo
negli occhi per quella che le parve un’eternità,
incapace di muoversi; non
riusciva a capire perché, ma si sentiva come se stesse
guardando Stefano per la
prima volta. Era più giovane di quello che aveva pensato
all’inizio, non doveva
avere più di ventotto anni, notò stupita; e i
suoi capelli non erano poi così
incolti, c’era un certo ordine in quel caos…
Qualcosa di affascinante.
Un
colpo di tosse la
distolse dai suoi pensieri e si sentì immediatamente in imbarazzo per quello
strano comportamento;
fortunatamente, però, l’uomo sembrava averlo
attribuito semplicemente alla
tensione del momento e non disse niente fino a che Marina non ebbe
lasciato la
sala registrazioni.
Fu
felice di poter
giustificare il rossore sulle guance alla paura del provino,
perché si rese
conto con terrore che non riusciva a mandarlo via.
-
Brava! – esclamò Laura, andandole
incontro non appena la vide.
-
Mi hai sentita? – chiese Marina,
cercando di pensare a qualcosa di diverso da quell’ultimo
minuto.
-
Sì, ero dietro alla porta
finché non è passato un tizio che si è
messo a blaterare che, se non mi fossi
spostata, mi sarei presa una portata in faccia… Ma
è successo poco fa, quindi
ho ascoltato praticamente tutto! Beh, quasi.
Parlando
erano tornate nella
stanza in cui erano riuniti tutti gli aspiranti cantanti e Marina
avvertì un senso
di colpa immotivato quando Luca le si avvicinò, preoccupato,
per chiederle come
fosse andata.
-
Tutto bene, ma non voglio
dire altro, - si limitò a rispondere la ragazza, alzando le
mani per indicare
che considerava momentaneamente chiuso il discorso.
-
Angelica Bracale! - chiamò
Alessandro.
-
Aiuto! - sussurrò Angelica
a Marina mentre scendeva le scale. Daniele le diede una pacca
d’incoraggiamento
sulle spalle.
-
La aspettiamo? - chiese
poi, speranzoso.
-
Ma sì, dai, – gli concesse
Marina, lasciandosi cadere sfinita sul divano.
-
Bene, allora vado a
prendere da bere.
- E
dove…?
Daniele
si avvicinò alla
postazione di Alessandro, che stava lavorando al computer.
-
Scusa, posso avere una
bottiglietta d’acqua?
Il
ragazzo alzò lo sguardo
dal monitor come se non avesse capito bene.
-
Acqua? - ripetè poi.
-
Sì, quella del frigo -.
Daniele indicò il frigorifero pieno di bibite dietro
Alessandro.
-
Veramente sarebbe per gli
artisti… Vabbè, prendi.
-
Grazie!
Luca
scosse la testa, come
per dire che non c’era niente da fare con lui.
-
Che dice Uncino? - chiese
improvvisamente Ludovico.
Il
ricordo di quei pochi secondi
fece sussultare Marina, ma finse di averlo fatto perché
assorta nei propri
pensieri.
-
Ah, beh, niente. Stava lì,
ascoltava…
-
Ho capito, - rise
Ludovico. – Eri troppo concentrata per renderti conto di chi
ti stava davanti!
-
In effetti… - rispose
sinceramente Marina.
Il
suo amico aveva ragione:
non si era assolutamente resa conto di Stefano fino alla fine del
provino. E
ora… Ora cosa?, si disse. Ora niente, avrebbe continuato a
comportarsi come
sempre, non poteva farsi mettere in agitazione da un…
Ma
proprio in quel momento Stefano
entrò nella stanza, dirigendosi verso Alessandro.
-
Cavoli, quello dev’essere
proprio Uncino! - commentò Laura, facendo voltare anche
Marina, che arrossì
ancora di più. Laura notò la sua espressione ed
inarcò le sopracciglia,
sospettosa, ma decise di rimandare a più tardi eventuali
richieste di
spiegazioni.
Fortunatamente
nessun altro
aveva guardato la ragazza, gli occhi di tutti erano concentrati su
Daniele. Il
ragazzo, probabilmente convinto che quella bottiglietta
d’acqua avesse
significato l’inizio di una forte amicizia, si era avvicinato
a Stefano e
Alessandro, incrociando le braccia sul bancone ed ascoltando
interessato la
loro conversazione; Stefano smise di parlare all’istante,
fulminandolo con lo
sguardo, ma dei passi provenienti dalle scale distrassero Daniele, che
corse
incontro ad una raggiante Angelica.
-
Com’è andata? - le chiese.
-
Non era così interessato
quando avevi finito te, - fece notare Laura a Marina, acida.
-
Benissimo! - rispose Angelica
con un ampio sorriso. – Mi hanno fatto tutti i complimenti!
Marina
sentì lo stomaco
contrarsi: si era dimenticata del motivo per cui era lì.
Angelica era una sua
rivale, in quel contesto, e non poteva lasciarsi distrarre
da… da…
Lanciò
uno sguardo a
Stefano, sperando che le passasse immediatamente qualsiasi pensiero su
di lui,
ma peggiorò solamente le cose. Con un’alzata di
spalle, si disse che tanto era
inutile preoccuparsi al momento.
-
Andiamo, allora? -. Luca
non sembrava affatto contento di dover aspettare ancora per la
felicità di
Daniele.
-
Sì, ho bisogno di mangiare
qualcosa, - esclamò Marina, massaggiandosi la pancia.
– Non ho toccato niente
da stamattina.
-
Laura, che stai facendo?
La
domanda di Ludovico fece
voltare i suoi amici, che videro Laura mettere qualcosa nella borsa.
-
Che c’è? - chiese,
infastidita. – Stavo controllando il telefono!
Raggiunse
gli altri mentre
Daniele salutava enfaticamente Alessandro, che alzò la mano
in risposta, con
un’espressione dubbiosa.
-
Possiamo andare al bar qua
vicino, - propose Luca quando furono usciti dall’edificio.
-
Scusate, ma io devo
correre a prendere l’autobus - annunciò Angelica,
lanciando uno sguardo all’orologio.
– Ce n’è uno fra dieci minuti, ma la
fermata non è vicina, altrimenti dovrò
aspettare fino alle due per il prossimo.
-
Possiamo accompagnarti
noi! - esclamò Daniele.
-
Siamo già in cinque, - gli
fece notare Luca.
-
Va bene, allora portate
lei, io prendo l’autobus e mi venite a prendere alla sua
fermata…
-
Ma ti rendi conto di
quello che stai dicendo?
-
Oh, vabbè, allora le
faccio compagnia nell’attesa!
-
Non serve, veramente… -
cominciò Angelica, ma Laura la interruppe.
-
Bene, allora ci vediamo dopo!
E’ stato un piacere conoscerti! -. Con un sorriso forzato ed
una stretta di
mano fin troppo forte salutò la ragazza.
-
Teniamoci in contatto, ho
lasciato a Daniele il mio numero così potete farmi sapere
dell’audizione! -
disse Angelica mentre si incamminava.
-
Sì, certo, perché Daniele
terrà il suo numero solo per darlo a noi -
commentò sarcastica Laura.
-
Ma la smetti? - la sgridò Marina,
divertita: ora che era abbastanza lontana da Stefano si sentiva
decisamente
meglio; inoltre, anche se l’avessero presa,
l’avrebbe rivisto almeno due mesi
dopo, quindi sarebbe stato facile dimenticare le strane emozioni di
quella
mattina.
-
Ah, ora che gli altri non
ci ascoltano, - esclamò Laura, frugando nella borsa ed
estraendo il cellulare.
Lanciò un’occhiata a Luca e Ludovico, che stavano
ordinando qualcosa al bar,
poi aprì la galleria fotografica e mostrò la
prima immagine a Marina. – C’è
qualcosa che dovresti dirmi?
Marina
rimase nuovamente pietrificata
contemplando il volto di Stefano.
_____________________________________________________________________________________________________________________________
Probabilmente qualcuno
conosce già questa storia. Ok, va bene, una persona su un
migliaio. In ogni
caso, l’avevo già pubblicata fino al capitolo
undicesimo, più o meno, sul mio
account (ah, sono Med!) con il titolo di “Follow”.
Ho intenzione di ripubblicarla
unendo i primi capitoli, quelli che avevo già scritto, per
poi proseguire con
una round robin in collaborazione con DarkAeris e HarryJo; avvertiremo
i
lettori quando anche loro interverranno, ancora non abbiamo bene in
mente come,
ma idealmente la prima con le parti su Marina, la seconda con quelle di
Eleanor, mentre io mi concentrerò su Laura. Le parti di
insieme, però, sono
ancora da definire, si vedranno nella fase di scrittura!
Il titolo della storia è
una
frase de “L’Isola che non
c’è” di Bennato, mentre quelli dei
capitoli sono
tratti dal musical “La Magnolia Bianca”.
Potrebbero
esserci cambiamenti di rating!
Spero
che questo primo
capitolo (unione dei primi tre della storia originale) vi sia piaciuto,
le
altre entreranno presto in scena!
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Capitolo 2 *** Teneva l’umanità in gabbia, celando il vero gusto dell’amore ***
Teneva
l’umanità in gabbia, celando
il vero gusto dell’amore
Laura
entrò nell’aula
lasciando cadere la borsa nel banco accanto a Marina. Sembrava stanca,
ma la
sua amica non poteva compatirla avendo avuto un’altra lezione
prima di lei.
-
C-c-ciao… - sbadigliò Laura
mentre si sedeva.
-
Parliamo, - annunciò
immediatamente Marina, guardandola negli occhi: era facile intuire che
fosse
stata sovrappensiero per tutte le due ore precedenti.
Era
passato un mese
dall’audizione, ma Marina e Luca non avevano ancora ricevuto
risposte; per quanto
ne sapevano, anche Angelica era priva di notizie. Tutto ciò,
mentre da un lato
teneva in agitazione Marina, dall’altro la rincuorava per il
fatto di non dover
ancora rivedere Stefano; tuttavia, non poteva arrivare a sperare di non
aver
passato l’audizione solo per evitarlo, quindi aveva
inizialmente deciso di non
ignorare il messaggio che Angelica le aveva inviato alcuni giorni prima.
-
Ancora? - sospirò Laura. –
Va bene, esponimi le tue ragioni.
-
Non me la sento.
-
Perché?
-
Beh… Ho paura, - confessò
Marina.
-
Perfetto: sarà semplice, se
ti hanno presa, dire che non andrai perché “hai
paura”.
-
In quel momento sarà
inevitabile, ma ora…
-
Daniele ha detto ad
Angelica che ci andremo, quindi fine della storia, - concluse Laura.
In
quel momento il professore
di letteratura inglese entrò in classe, rendendo inutile per
Marina
controbattere.
Aprì
il quaderno per
prendere gli appunti, ma la sua mente era altrove.
Qualche
giorno prima Angelica
le aveva mandato un messaggio per chiederle se avesse ricevuto notizie
dell’audizione; proponeva anche di incontrarsi di nuovo,
magari per uscire da
qualche parte. Marina aveva accettato e, a quel punto, la ragazza le
aveva
scritto che il venerdì successivo Stefano avrebbe suonato in
un locale a Roma
con il suo gruppo: mentre andava all’università,
Angelica si era trovata di
fronte ad un manifesto con il volto del cantante.
Marina
era stata
immediatamente colta dal panico: non voleva vederlo, non se la sentiva
ancora,
ma alla fine aveva ceduto, pensando che la cosa migliore fosse
togliersi il
pensiero; inoltre, nutriva la speranza di stare sopravalutando
ciò che aveva
provato quel pomeriggio, mentre probabilmente le sue emozioni erano
dovute solo
al sollievo per il provino appena concluso.
Questi
erano stati i suoi
pensieri iniziali, che erano mutati, però, da una settimana
a quella parte
almeno una decina di volte.
Andare
o non andare?
Soffrire o non soffrire? Rivederlo o sperare di essere scelta pur di
non
rischiare?
Scosse
la testa,
procurandosi un’occhiataccia da parte dell’amica:
non poteva arrivare a
desiderare una cosa del genere, lei voleva veramente quel ruolo, anche
se si
tratta di un musical amatoriale, accidenti!
-
Vengo, - annunciò a Laura,
decisa.
-
Splendido! - sorrise lei.
- Non vedo l’ora di sentir cantare Uncino: ho ascoltato la
registrazione che ti
hanno mandato, quella in cui cantava con Wendy, e ha una voce stupenda!
Ah, hai
chiesto a Luca di accompagnarci?
Marina
si sentì sprofondare:
Luca era l’unica ad avere la macchina, la patente o
l’età adatta per guidare.
Doveva per forza portarselo dietro.
Dopo
essere scesa alla
fermata del treno prima di Marina, Laura si mise le cuffie
dell’Ipod,
impostando la riproduzione casuale. Come al solito, constatò
con un sorrisetto,
l’Ipod sembrava averle letto nel pensiero.
La
voce di “Uncino” le
risuonò nelle orecchie, forte e potente, mentre prendeva la
via verso casa.
Chissà, poi, se Stefano fosse davvero l’interprete
di Uncino… Avrebbe dovuto
litigare con Marina per il sogno di essere rapita da lui!
Il
cellulare vibrò. Laura lo
estrasse dalla tasca, esasperata: sapeva chi era prima ancora di
leggere il
messaggio.
Puoi chiedere tu a Luca di accompagnarci? Inventati
che non ho soldi per chiamarlo, che ho perso il suo numero di telefono,
che
sono stata temporaneamente rapita da Cthulhu… qualsiasi
cosa, ma non farmi
parlare con lui, mi sentirei troppo in colpa!
Sospirò.
Tipico di Marina:
sentirsi in colpa solo
perché lei
continuava a mostrarle la foto scattata di nascosto a
Stefano… Che c’era di
male a rivolgere i propri pensieri altrove per qualche momento, invece
di
restare sempre fissa su quel… quel… Non poteva
farci niente, Luca non le
piaceva neanche un po’.
Appuntandosi
mentalmente che
Marina le doveva un favore, compose il numero di Luca e si tolse le
cuffie.
Uno
squillo.
Prigioniera di Cthulhu? L’avrebbe
ammazzata in un
batter d’occhio!
Due
squilli.
Numero di telefono perduto… Sarebbe
stato un bene per
tutti quanti.
Tre
squilli.
-
Pronto?
-
Buonasera, sono l’addetta
al casting del musical di Peter Pan:
lei è il signor Fiorello?
-
Sì, mi dica.
Laura
rise in silenzio del
suo tono pomposo.
-
Luca, sono Laura.
-
Ah… Ciao.
La
sua delusione era
palpabile anche a chilometri di distanza.
-
Piaciuto lo scherzetto?
Sapeva
già cos’avrebbe
detto: - Ti sembrano scherzi da fare?
-
Sinceramente no: ti
sembrano scherzi da fare?
Prevedibile.
-
Vabbè, quello che volevo
chiederti ha sempre a che fare con il musical,
però… Che ne pensi di Uncino in
concerto?
-
Cosa?
-
Angelica ha scoperto che
stasera il nostro caro Uncino canterà a Roma alle
dieci… Ti va di
accompagnarci? Vengono anche Ludovico e Daniele.
-
Non so -. Luca non
sembrava assolutamente convinto. – Non è che mi
vada molto: domattina volevo
studiare, poi stasera finisco tardi all’accademia…
Accademia
di Danza, Canto e
Recitazione: probabilmente era quello il motivo per cui Marina lo aveva
scelto;
Laura non riusciva a trovarne altri.
-
Viene anche Marina.
-
Ah.
Touché.
-
Mi ha pregata di
avvertirti lei, non ha più soldi nel telefono. Dice che ti
sarebbe molto grata
se potessi farci questo favore…
-
Va bene, passo a prenderti
alle nove. Ciao.
Prevedibile,
appunto.
Si
rimise le cuffie, ma le
canzoni erano andate avanti.
Save me from my all life…
Uh, questa mi piace un sacco!
Riprese
a camminare, ormai
vicina a casa, non vedendo l’ora di ascoltare la fantastica
voce di Uncino dal
vivo.
-
Uff… Arrivo!
Laura
si lanciò in macchina,
senza fiato. Non si accorse nemmeno degli altri passeggeri
finché non sentì le
loro voci.
-
Ciao, Laura! – la salutò
Ludovico, abbracciandola.
-
Ciao, Ludo! Scusate il
ritardo, dovevo finire di fare una cosa…
-
Che cosa, esattamente? -
chiese Daniele, curioso.
-
Ehi, tu non dovresti
essere con Angelica? -. Laura inarcò le sopracciglia.
-
Brava, e come ci arrivo a
Roma?
-
Bah.
-
Dicevi, La? - si intromise
Marina, affacciandosi dal sedile anteriore.
Laura
fece dondolare davanti
ai suoi occhi un CD. – Appena finito di masterizzare, -
annunciò. – Uncino!
Le
ragazze cominciarono a
strepitare, emozionate; Ludovico soffocò una risata, Luca
scosse la testa e
Daniele sussurrò: - Ma per favore…
L’atmosfera
che regnava
nell’auto sollevò Marina, ancora preoccupata della
sua scelta; era più
difficile essere in ansia mentre Laura urlava le canzoni del musical,
Ludovico
seguiva le note inventando la storia di una padella che aveva
incontrato una
gallina e Daniele riferiva a Luca, che cercava di sentire la sua voce
sopra le
altre, dei suoi progressi con Angelica.
-
… e non le importa nemmeno
che sia più piccolo di lei di qualche anno!
-
Quanti, per l’esattezza? -
si informò Marina, inserendosi nella conversazione.
-
Tre, quattro, - rispose il
ragazzo scrollando le spalle. – L’altro giorno
siamo usciti, ma non è successo
niente, anche se ha accettato di rivedermi ancora stas… AHIA!
-
Chiedo umilmente scusa! –
mentì Laura, allontanando il braccio dalla testa di Daniele.
– La canzone mi
aveva totalmente presa…
-
Tanto da farti tirare
gomitate addosso alla gente?
-
Sto parlando della canzone
di Ludo!
- E
il gatto la viiiideeee…
- cantava Ludovico. – E lei gli sorriiiseeee…
-
Cos’è? - chiese Luca.
-
“Trilli e il gatto”, una
canzone di Ludovico Freghieri!
-
Yeeeeeah! - terminò il
ragazzo, tra gli applausi quasi generali: Luca aveva la scusa di
reggere il
volante.
Dopo
altre cinque canzoni
arrivarono al locale dove si teneva il concerto e parcheggiarono
accanto a una
trentina di macchine. Daniele tentò di lanciarsi
dall’auto appena Luca spense
il motore, ma Laura rimase casualmente
incastrata nella sua giacca, costringendolo ad aspettare un altro
po’ per
riabbracciare Angelica. Fu inutile: la ragazza li aveva visti e agitava
la mano
nella loro direzione.
-
Ciao! - esclamò Marina, raggiungendola.
– Come stai?
-
Bene, e tu? Ancora nessuna
notizia?
-
Niente.
Angelica
sospirò. – Lo
stesso vale per me: non capisco, ormai avrebbero dovuto…
Ehi, Daniele! -. Si
tuffò ad abbracciare il ragazzo, mentre Laura li osservava
contrariata.
Ludovico
approfittò del
ritardo di Luca, tornato in auto a prendere il portafoglio, per rendere
Marina
nuovamente nervosa.
-
Sei pronta? - le chiese. –
E’ arrivato il grande momento!
-
Aaaaah, smettila, ti
prego! -. Marina si coprì gli occhi per la vergogna.
-
Fai male, - commentò il
suo gesto Ludovico. – Ti stai perdendo tutto lo spettacolo.
Marina,
pensando che si
stesse riferendo a Daniele e Angelica, scrutò attraverso le
dita, appena in
tempo per vedere Stefano, accanto alla ragazza che era con lui ai
provini, finire
di legarsi i lunghi capelli scuri impartendo ordini ai musicisti. Il
suo cuore
ebbe un fremito.
-
Trovato, mi era caduto sul
sedile, - annunciò Luca, emergendo alle spalle della ragazza
e facendola
sobbalzare. – Tutto bene? Entriamo?
Marina
annuì debolmente,
attenta ad evitare lo sguardo di Ludovico. Entrò a testa
bassa, ringraziando le
luci basse del locale che impedivano ai suoi amici – e al suo
ragazzo – di
notare le sue guance in fiamme, e seguì Luca verso il bar.
-
Salve, - salutò il ragazzo
nei soliti modi pomposi. – Vorremmo prendere un tavolo.
La
barista lo squadrò,
scettica. – Mo non ce sta posto, arrangiateve - rispose,
allontanandosi per
servire un altro cliente.
-
Mamma mia, ma dove siamo
finiti? - si chiese Luca, guardandosi nervosamente intorno.
Marina
faticava a
concentrarsi su ciò che stava accadendo in quel momento:
nella sua mente riaffiorava
l’immagine del cantante, dei suoi capelli ricci e un
po’ crespi, all’apparenza
indomabili, del modo in cui era riuscito a domarli, a riunirli insieme
in un
unico gesto… Con lei era il contrario, con un solo gesto
riusciva a devastarla…
Arrossì
ancora più
violentemente, scacciando quel pensiero: l’aveva visto
solamente due volte - a
parte la foto che gli aveva scattato Laura - ed era impossibile
affermare con
tutta la certezza del mondo, come stava facendo lei in quel preciso
istante,
che quell’uomo riuscisse sempre a devastarla.
Ma
poi ricordò i suoi occhi
e sentì qualcosa di caldo sorgere all’interno del
proprio corpo, qualcosa di…
di… straordinario.
-
Vieni un po’ qua, -
esclamò Ludovico, trascinando Laura lontano dagli altri.
Marina
fu riportata alla
realtà da quello strano movimento e decise di seguirli,
intuendo ciò di cui
Ludovico volesse parlare con la loro amica.
-
Che c’è? – chiese Laura, stringendo
le braccia al petto e guardandosi intorno con aria scocciata.
-
Pensavo che lo avessi
lasciato perdere.
-
Non capisco di cosa stai
parlando -. Si tradì lanciando uno sguardo a Daniele, che
rideva in maniera
esagerata ad una battuta di Angelica.
-
Lo sai. Perché non riesci
a togliertelo dalla testa? Sono mesi che dici di averlo dimenticato, ma
continui a guardare quella povera ragazza con aria omicida…
-
Oca, - si limitò a
commentare Laura, guardando Angelica ridere a sua volta.
-
Ma tu l’hai lasciato
perdere, ricordi? -. Ludovico agitò le mani davanti al suo
volto. – Hai detto
che non serviva più a niente continuare ad andargli dietro
se lui non ti degnava
nemmeno di un’attenzione, se non ti considerava altro che
un’amica…
-
Oh, va bene, va bene! –
esclamò Laura, avviandosi
verso il bagno. – Vorrà dire che stavolta lo
lascerò perdere davvero, che… che…
La
voce le morì in gola
mentre oltrepassava la porta. Senza sapere cosa fare, perché
non sentiva alcun
reale bisogno di andare al bagno in quel momento, osservò
allo specchio la
propria fronte aggrottata, l’espressione dura, il labbro
inferiore arricciato.
Gettò un’occhiata critica ai capelli piastrati e
all’abbigliamento che aveva
curato nei minimi dettagli: la maglietta viola con il simbolo del WWF,
i jeans
stretti per una volta nella sua vita, le Converse lilla…
Perfino il giacchetto
nero dimenticato e ritrovato quel pomeriggio nell’armadio era
stato scelto per
non sfigurare di fronte a Daniele!
Sbuffò,
infastidita,
pensando che avrebbe dovuto pensare prima che, se Daniele aveva deciso
che loro
due potevano essere solo amici, non c’erano speranze che
avrebbe cambiato idea
proprio adesso che aveva conosciuto “la donna della sua
vita”.
Oca, si
ripeté.
Ma
un’oca fortunata.
Uscì
dal bagno, cercando di
scacciare il broncio dal viso, e andò a sbattere contro
qualcuno che proveniva
dalla direzione opposta.
-
Scusi, – borbottò.
-
Fatta male?
E
ora perché quello
sconosciuto voleva elargirle compassione?
Alzò
lo sguardo, pronta a
scatenare su di lui – ma sapeva che non l’avrebbe
fatto, era fin troppo timida
– tutta la sua rabbia, ma si bloccò.
L’aveva già visto.
Non
riusciva a visualizzare
bene dove, ma gli sembrava una persona familiare, almeno in parte: era
certa di
non aver mai visto in vita sua quegli occhi.
Quegli occhi.
Si
rese conto di essere
rimasta senza fiato solo quando il semi-sconosciuto le sorrise e la
superò
appoggiandole velocemente una mano sulla testa, in segno di saluto. Si
sentì
una stupida.
Continuando
a camminare
senza un’apparente meta, a bocca spalancata, notò
Marina che le faceva cenno di
avvicinarsi a un tavolo che avevano appena occupato. Si sedette tra lei
e
Ludovico, che presero il suo improvviso silenzio per la frustrazione
manifestata poco prima.
Proprio
in quel momento Stefano
comparve sul palco, con una maglietta senza maniche, nera, che aderiva
perfettamente al suo corpo – che Marina trovava perfetto nel
modo più assoluto
– e mostrava le vene in risalto sui bicipiti.
Il
cantante annunciò il
gruppo, ma Marina non riuscì a sentire una sola parola di
quello che stava
dicendo, aspettava solo che cantasse con quella voce unica che
possedeva. Dopo
qualche minuto di presentazione, Stefano cominciò a intonare
Smells like teen spirit.
Marina
si riscosse,
sorpresa, e si voltò verso Laura.
-
Non è Uncino!
- Lo so -
, rispose l’amica,
per niente stupita. – L’ho appena incontrato.
Uncino, intendo.
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Capitolo 3 *** Fa male il pensiero di lui che respira quell’aria bramata da un unico sogno ***
Fa
male il pensiero di lui che
respira quell’aria bramata da un unico sogno
-
Che stai dicendo? -.
Marina aggrottò la fronte, rivolgendo uno sguardo confuso a
Laura.
-
Prima, mentre uscivo dal
bagno, sono finita addosso a un tizio…
-
Tizio? Ragazzo o uomo?
-
Ma che ne so, non ho avuto
il tempo di pensarci!
Marina
scosse la testa con
aria sconfitta, sospirando. – Se non sei neanche capace di
riconoscere più o
meno l’età di una persona…
-
Parla per te, che pensavi
che Stefano fosse un ultratrentenne!
La
ragazza arrossì e fece
cenno a Laura di abbassare la voce per non farsi sentire da Luca;
precauzione inutile,
dal momento che il ragazzo era intento a sfogliare il menù
con un’espressione
disgustata.
-
Non hanno nemmeno la lista
dei vini! - mormorò a Ludovico, che non poteva apparire meno
interessato.
-
Beh, a proposito di lui, -
riprese Laura, – non ha per niente la voce di Uncino!
-
E tu dici di aver
incontrato quello vero? Il ragazzo con cui ti sei scontrata?
-
Yes!
-
E come mai sei così sicura
che sia lui? -. Marina era scettica: ne aveva sentite fin troppe
dall’amica. –
Si è messo a cantare?
Laura
alzò le spalle. – E’
lui, fidati.
-
Di che state parlando? -
si inserì Ludovico.
-
Laura è convinta che un
ragazzo sia Uncino senza averne alcuna prova, - spiegò
Marina.
-
Ha gli occhi di Uncino, -
si limitò a rispondere Laura, e i due amici si scambiarono
un’occhiata
significativa.
Il
gruppo sul palco suonò le
prime note di Lithium e Stefano
riprese
a cantare. Marina lo guardava come sotto l’effetto di un
incantesimo, non ci
riusciva a staccare gli occhi da lui; non si rese neanche conto del
buffo modo
in cui era vestito, talmente era concentrata sul suo viso.
-
Ma conoscono solo le
canzoni più famose? - obiettò Laura.
-
Perché, tu ne conosci
altre? - la prese in giro Ludovico.
Laura
gli mostrò la lingua e
il suo amico ricambiò; continuarono a scambiarsi smorfie per
un po’, fino a che
lo sguardo della ragazza non cadde su Daniele e Angelica, seduti a un
tavolo
poco lontano dal loro, e il suo sorriso si spense.
-
Mi chiedo perché sia
venuto con noi se poi deve esiliarsi con quella cretina, -
commentò, alzandosi
nell’esatto momento in cui Luca stava dicendo: - E’
un bravo cantante, ma è
così evidente che non abbia studiato in una scuola
specializzata come quella che frequento io.
-
Vengo con te, - ne
approfittò Ludovico. – Dovunque tu stia andando, -
aggiunse a bassa voce.
-
Ci vediamo dopo - li
salutò Marina, senza staccare gli occhi dal palco.
-
Ma guarda, non ha voluto
seguirci - commentò divertita Laura.
Scivolarono
tra i numerosi
clienti del locale che non erano riusciti a trovare un tavolo libero e
uscirono
all’esterno. Faceva freddo e si strinsero per cercare di
scaldarsi un po’.
-
Quel Luca è… è… talmente borioso!
-
Come hai imparato quella
parola? - scherzò Ludovico.
-
L’antipatia che provo per
lui mi fa imparare parole nuove! Mamma mia, non lo sopporto proprio per
niente!
Ma chi si crede di essere? Non è veramente così,
finge solo di essere un altro
per piacere a chi si trova davanti, ma io l’ho capito, lo
conosco bene…
Borioso! Falso!
Ludovico
le lanciò uno
sguardo sospettoso.
-
Stai parlando di Luca o di
Daniele?
Laura
arrossì. – Di Luca, è
ovvio!
-
Sul serio? -. Il suo amico
si diresse di nuovo verso l’entrata del locale. –
Non mi sembra che Luca cerchi
di essere un altro per piacere a chi gli sta intorno… Se
fosse davvero così,
non oso immaginare quale sia il suo vero carattere!
-
Dove vai?
-
Fa freddo, e mi diverte
vedere la faccia di Marina completamente ammaliata da…
“Uncino”. Ammaliata,
ecco un’altra parola.
Sbuffando,
Laura decise di
fare una passeggiata per calmarsi: fu una pessima idea,
perché, al terzo giro
intorno all’edificio, vide Daniele appartarsi in un angolo
con Angelica, i loro
volti troppo vicini nella penombre per capire dove finisse uno e
iniziasse
l’altro. Sentì le lacrime salirle agli occhi e si
sedette sui gradini
dell’entrata secondaria.
Ludovico
aveva ragione: lei
aveva deciso di lasciar perdere Daniele, una volta appurato di non
avere alcuna
possibilità di tornare con lui, ma dire qualcosa era
centinaia di volte più
semplice che farlo realmente. Nascose il volto tra le braccia,
stringendosi le
ginocchia al petto, e sperò con tutta se stessa che in quel
momento nessuno la
vedesse.
A
quanto sembrava, era la
sua serata sfortunata: la porta si aprì e qualcuno la
urtò.
-
Mi scu… - borbottò Laura.
-
Sempre fra i piedi, eh? -
la interruppe una voce che aveva già sentito.
Laura
alzò la testa e si
rese conto che, di fronte a lei, si trovava la stessa persona con cui
si era
scontrata vicino ai bagni.
-
Già - rispose distogliendo
lo sguardo dal vero Uncino: non voleva farsi vedere in quello stato,
anche se
le era molto difficile evitare di guardare quel volto.
Un
volto che le si parò
nuovamente davanti nonostante i suoi sforzi.
-
Spero di non essere stato
io a farti piangere, - disse il ragazzo, abbozzando un sorriso.
-
No, macchè…
Doveva
trattarsi di Uncino
senza alcun dubbio: gli occhi azzurri, i corti capelli castani
arruffati e quel
sorriso che sembrava quasi un ghigno… Sì, doveva
essere lui: era decisamente la
perfetta immagine del cattivo delle favole.
Uncino
si inginocchiò
accanto a lei.
-
Ragazza, perché piangi?
Laura
rise. – Questa è più
una frase da Wendy… - si lasciò scappare, senza
rendersi conto che il ragazzo,
nel caso non fosse stato veramente Uncino, non avrebbe mai capito la
sua
allusione; e poi perché diamine doveva
essere proprio Uncino?
Tuttavia
il ragazzo rise a
sua volta.
–
Devo rientrare, -
annunciò, alzandosi e arruffandole affettuosamente i capelli
con la mano. – Ma
mi farebbe piacere che ci fossi anche tu.
Laura
lo guardò con aria interrogativa,
ma Uncino era già tornato nel locale. Si alzò
anche lei, tolse un po’ di terra
dai jeans e, attraverso l’entrata principale,
tornò al suo tavolo; quello di
Daniele e Angelica era vuoto, ma lei non se accorse nemmeno.
-
Dove sei stata? - le chiese
Ludovico, ma lei indicò il palco, su cui, in
quell’esatto istante, stava
salendo il presunto Uncino con un microfono in mano.
-
E’ il ragazzo che vi
dicevo, - spiegò.
-
E ora, - annunciò Stefano,
– voglio pubblicizzare un progetto in cui io e questo pazzo
del mio amico
Gabriele…
-
Ciao a tutti!
-
… ci siamo imbarcati: un
musical amatoriale su Peter Pan! Gli interpreti non sono ancora stati
definiti,
tranne che per i ruoli principali: Peter… - si
indicò. - … e il suo acerrimo
nemico, il Capitan Uncino.
-
Che sarei io, - concluse Gabriele,
ammiccando verso il pubblico.
Laura
si voltò verso Marina e
Ludovico. – Visto?
Nello
stesso momento cercò
di memorizzare quel nome: Gabriele.
-
E’ stata una serata
magnifica! - esclamò Daniele, uscendo dal locale.
-
Per il concerto, immagino,
- commentò sarcastica Laura.
Il
ragazzo finse di non
averla sentita e prese da parte Angelica per poterla salutare
“a modo suo”.
-
Ti sei divertita, Marina?
- chiese Ludovico.
-
Magnifica, davvero, -
rispose Marina arrossendo; si guardò intorno per cercare
tracce della presenza
di Stefano, ma non lo vedeva da nessuna parte.
-
Daniele, per favore, fa’
presto, sono stanco! - urlò Luca.
Il
suo amico alzò il pollice
per comunicargli che ci avrebbe messo poco.
-
Ah, meno male che ci pensi
tu a dirglielo, - disse Laura. – Ho sonno - aggiunse poi con
uno sbadiglio,
incontrando lo sguardo di Ludovico.
-
In macchina dormirai
quanto vorrai, ma ora devi raccontarci qualcosa, - le
ricordò Marina. – Che è
successo quando sei rimasta fuori dal locale?
-
Niente di che - mentì Laura,
alzando le spalle. – Ho fatto un giro, poi sono
tornata…
-
Bugiarda, - l’apostrofò Ludovico. – Luca
ti ha vista in dolce compagnia…
Laura
lanciò uno sguardo
poco amichevole al ragazzo, ma Luca finse di controllare il suo
orologio.
-
Non è giusto continuare a
trattare male Daniele quando l’hai rimpiazzato, -
continuò Ludovico. – Allora,
chi è lo sfortunato?
In
quel momento Gabriele
passò loro davanti con il suo gruppo di amici, tra cui
Stefano, e levò la mano
in segno di saluto a Laura, che rispose timidamente; i suoi occhi
azzurri
brillarono per un attimo, poi si voltò e seguì
gli altri. Nonostante l’improvvisa
apparizione del cantante, Marina notò il gesto di Gabriele.
-
Lui?
Laura
alzò nuovamente le
spalle.
-
Stavamo parlando, che sarà
mai…
-
Ma ti rendi conto? Con
quello non “ci si parla, che sarà mai”!
Ludovico
annuì. - Deve
averti scambiata per un’altra - rifletté.
-
Ciao, - si salutarono in
coro Laura e Marina.
Si
accasciarono sulle sedie
dell’aula e sospirarono entrambe.
-
Luca? - chiese Laura, cercando
da distogliersi dai propri pensieri.
La
sua amica gemette. - Bene,
- mentì.
-
Non ha obiezioni sul tuo
nuovo amante?
-
Piantala!
-
E perché? Ho appena
iniziato, – rise Laura, incrociando le braccia dietro la
testa.
-
Perché non mi va che
sfoghi su di me la tua frustrazione per Daniele!
L’espressione
divertita
svanì dal volto di Laura. - Che mi importa di
lui… - borbottò infastidita.
-
Parlare cinque minuti con
Uncino ti ha fatto dimenticare l’amore della tua vita?
-
Non è l’amore della mia
vita! Va bene, mi piace… Un po’… Poco,
pochino…
-
Tanto.
-
Ma non ho mai detto di
amarlo, e nemmeno di amare quel tizio, quindi il discorso finisce qua!
-
Come vuoi… - sospirò Marina,
sperando che la sua amica fosse abbastanza arrabbiata e imbarazzata per
lanciarle altre frecciatine su Stefano.
Stefano…
In quei giorni non
aveva fatto che pensare a lui, altro che rivederlo per rendersi conto
di averlo
solo idealizzato! Non aveva mai incontrato una persona così
simile all’uomo
delle sue fantasie. No, stava esagerando, il punto era che…
Basta, non poteva
arrivare anche a sognarlo la notte, lei amava Luca! E poi Stefano non
era così
bello, le sarebbe bastato non vederlo per un po’ come aveva
fatto prima del
concerto… Certo, per ritrovarselo improvvisamente davanti e
cominciare a vedere
tutto sfocato!
Il
cellulare suonò,
attirando l’attenzione degli studenti presenti.
-
Per fortuna il professore
non è ancora arrivato, - commentò Laura.
Dato
che Marina tardava a
replicare, si voltò verso di lei e scoprì
un’espressione triste dipinta sul suo
viso.
-
Cosa succede? - chiese
preoccupata.
Per
tutta risposta, Marina
le porse il cellulare.
Da: Angelica
Aaaaah! Mi hanno presa, mi hanno presa! Sono
felicissima! Sabato sera usciamo a prenderci qualcosa per festeggiare?
Se non
potete venire a Roma vi raggiungo io, Daniele potrebbe ospitarmi per la
notte…
Oddio, sono così emozionata!
La
frase su Daniele scivolò
indisturbata fuori dalla mente di Laura, troppo occupata a pensare al
resto del
messaggio.
-
A quanto pare, non dovrò
preoccuparmi di rivedere Stefano, - si limitò a dire Marina.
Laura
le tirò un braccio. -
Dai, saltiamo la lezione, - propose.
Marina
annuì svogliatamente
e la seguì fuori dall’aula, preparandosi alla
raffica di insulti che, sapeva, Laura
stava fabbricando in silenzio per cercare di sollevarle il morale.
-
Che ti avevo detto io? E’
una cretina! - strillò infatti non appena ebbero messo piede
fuori dalla porta,
incurante, per una volta, degli sguardi lanciati dalle persone che le
passavano
accanto. – Ti sembra normale scrivere una cosa del genere?
Voglio dire, già è
abbastanza brutto, poi così, all’improvviso, suona
il telefono e… BAM: è quella
grandissima idiota che manda messaggi a tutta la rubrica per far sapere
al
mondo intero che farà Wendy! Me la immagino,
starà saltellando per la stanza
starnazzando: “Guardatemi, sono la bellissima Wendy, nessuno
è meglio di me!” Sai
che ti dico? Io l’ho sempre odiata, Wendy… Troppo oca. Ehi, a pensarci bene lei
è perfetta: una grande, grossissima oca
senza speranze! Molto meglio Trilli,
direi. Potevi presentarti per lei.
-
Fatica sprecata, - sospirò
Marina, sedendosi nel chiosco medievale
dell’università. – Tra i primi iscritti
alle audizioni c’era una ragazza già famosa, avrei
avuto ancora meno speranze…
-
Ma anche loro, quelli del
musical, non ci capiscono proprio niente! Perché scegliere
lei? Avevi fatto
un’ottima audizione, no? Hai detto che l’addetta al
casting si era anche
complimentata con te!
-
Quello non c’entra niente!
Cosa doveva dirmi? “Hai fatto pena, vedi di non farti
più vedere in giro”? Ah,
sta suonando di nuovo: questo dev’essere Luca che vuole
consolarmi, avrà
ricevuto anche lui il messaggio… -. Tirò fuori
dalla tasca il cellulare e
controllò il numero. – Non lo conosco…
Pronto?
-
Marina? – rispose una
familiare voce allegra.
-
Sono io. Chi è?
-
Ciao, sono Alessandro. Ti
ricordi di me?
Marina
si massaggiò la
fronte, cercando di farsi venire in mente dove avesse già
sentito quella voce, ma
la delusione che le aggrovigliava lo stomaco non le permetteva di
riflettere
bene.
-
Ehm… No, - ammise infine.
-
Alessandro, il ragazzo
presente ai provini di Peter Pan!
Marina
sussultò, ma si disse
subito di non illudersi, perché probabilmente Alessandro la
stava contattando
solo per dirle che era stava scartata.
-
Sì, scusa, adesso ricordo!
-
Mi dispiace, ma
l’audizione per Wendy non è andata bene, hanno
preso un’altra cantante.
Nonostante
sapesse già
l’esito del suo provino, sentirselo comunicare da un addetto
le fece molto più
male che saperlo da Angelica che, per quanto ne sapeva, poteva anche
avere
cercato di farle uno scherzo di pessimo gusto.
-
Capisco, non importa. Ora
scusami, ma devo tornare…
Era
ansiosa di chiudere al
più presto la conversazione, ma Alessandro la interruppe.
-
Aspetta un momento, non ti
ho chiamata solo per questo. Il punto è che la ragazza che
doveva fare Trilli… Beh,
ha ricevuto un ingaggio migliore: un musical amatoriale non le avrebbe
dato
molto a confronto; devo dire che non è stata neanche molto
carina a farcelo
notare. Ad ogni modo, si è presentata veramente poca gente
per quel ruolo,
forse perché avevano saputo che ci sarebbe stata lei;
nessuna audizione,
purtroppo, è stata abbastanza soddisfacente. Per questo
qualcuno ha suggerito
che avremmo potuto sentire un’altra volta, ma per Trilli, la
persona che
abbiamo dovuto scartare all’ultimo momento per il ruolo di
Wendy. Che dici, ti
va di tornare qui venerdì mattina?
Marina
strabuzzò gli occhi,
sorpresa: non era sicura di credere a quell’incredibile colpo
di fortuna. Laura,
dal canto suo, stava aspettando avidamente di sapere quale fosse
l’argomento
della conversazione.
-
Io… Ma certo, mi farebbe
piacere! - esclamò Marina, entusiasta.
-
Bene, passa verso le dieci
allora.
-
Un momento, scusa! Posso
sapere chi ha fatto il mio nome?
Sentì
il cuore martellarle
nel petto.
-
Ah, è stato uno degli
interpreti, era qui quel giorno. Stefano, te lo ricordi?
-
Aaaah!
-
Aaaah!
Nonostante
si sentissero
decisamente infantili, Marina e Laura non potevano evitare di squittire
emozionate ogni volta che si presentava l’occasione, ancora
incredule della
fortuna che era capitata ad una di loro. In quel momento stavano
approfittando
del poco tempo che serviva a Luca per parcheggiare: il ragazzo, a
differenza di
Marina, non era stato preso. Quel pomeriggio, però, lei
avrebbe annunciato la meravigliosa, stupenda,
fantastica notizia
ai suoi amici e neanche il pensiero di poter ferire Luca la turbava al
momento.
-
Oooh, muoio dalla voglia
di vedere la faccia che farà Daniele! - esclamò
Laura, dirigendosi verso la
porta della villa di Ludovico, il luogo in cui giocavano di ruolo ogni
martedì.
– “Marina, mi dispiace così tanto:
Angelica mi ha detto che…” e a quel punto
interverrò io! Ah!
-
Dici che non gli importerà
niente, troppo impegnato a pensare a quell’oca-Wendy? -
chiese la sua amica,
che da quando aveva ricevuto il messaggio di Angelica aveva cominciato
a
condividere l’opinione che Laura aveva sulla ragazza.
-
No, ti vuole bene. Sarà
sinceramente dispiaciuto, ma non si aspetterà certo
che… Eccoli!
-
Ciao, ragazze! - salutò
Ludovico.
-
Marina, - esordì
immediatamente Daniele, allargando le braccia per consolare
l’amica. – Mi
dispiace così tanto: Angelica mi ha detto che…
-
Marina è stata presa per
il ruolo di Trilli - annunciò Laura, abbracciando un confuso
Daniele e
lasciandolo andare quasi subito per affacciarsi alla stanza alla sua
destra,
mentre Marina le rivolgeva uno sguardo incredulo per
l’esattezza del suo
pronostico. – Che c’è in cucina?
Ludovico
e Daniele
guardavano Marina, sorpresi.
-
Che cosa? - esclamò
infine il padrone di casa.
La
ragazza sorrise,
entusiasta, e corse a stringere i suoi amici.
-
E’ vero! Mi ha chiamato Alessandro…
Il tuo amico - aggiunse sarcastica guardando Daniele. – A
quanto pare la
cantante che era stata scelta per Trilli ha deciso di tirarsi indietro
per
altri impegni e Ste… qualcuno
ha
fatto il mio nome, dato che la mia audizione non era andata per niente
male. A
essere sinceri, però, vogliono vedermi un’altra
volta prima di decidere…
-
Qualcuno, eh? -. Ludovico
alzò un sopracciglio, sospettoso, ma non disse altro
perché in quel momento
entrò Luca.
-
Ciao a tutti - mugugnò e i
presenti non dovettero nemmeno chiedere come fosse andato il suo provino.
-
Beh, iniziamo? - domandò Laura,
tornando nel salotto con metà biscotto in una mano e una
busta aperta
nell’altra.
-
Potevi aspettare che ve li
offrissi! - protestò Ludovico.
-
Erano sul tavolo, stavano
soffrendo, volevano affetto! - si giustificò la ragazza,
stringendosi nelle
spalle.
-
A che punto eravamo
arrivati? - domandò Daniele, sedendosi al tavolo da gioco e
stringendo di
nascosto la mano a Marina per complimentarsi senza ferire i sentimenti
di Luca.
-
Avevate appena incontrato
un Abitatore del Profondo - spiegò Ludovico, il Game Master,
mentre distribuiva
le schede dei personaggi ai rispettivi interpreti. – Marina,
o meglio Lilyan, era
stata presa…
-
Già, è sempre Marina ad
essere presa! - rise Laura. Daniele le tirò un
calciò sotto al tavolo,
facendola tacere non appena lei notò l’espressione
delusa di Luca.
-
Dovreste inseguire il
mostro per salvarla, - riprese Ludovico.
-
Altre alternative?
-
Ehi! - si indignò Marina.
-
Beh, potreste lasciarla
con lui, - rispose Ludovico. - ma nel frattempo che fareste? Dovete
uccidere
l’Abitatore in ogni caso.
-
Michael ed Ellen cercano
un posticino tranquillo dove appartarsi - propose Daniele, indicando se
stesso
e poi Laura.
-
Uh, mi piace! - approvò
lei, spingendo la propria sedia verso l’amico. –
Tanto a Lilyan ci pensa
Alexander, no?
Tutti
guardarono Luca in
attesa di una risposta; il ragazzo rimase in silenzio per una decina di
secondi, poi sospirò e dichiarò svogliatamente: -
No, non per forza.
-
Cosa? -. Marina lo guardò
confusa.
-
Perché dovrebbe sempre
correre a salvarla? - continuò Luca. – Non riesce
mai a cavarsela da sé?
-
Vorrei farti presente che
sarebbe la prima volta che sia Alexander a salvare lei e non il
contrario –
puntualizzò Laura.
-
Ellen, a cuccia! - ordinò
Daniele, agitando in aria un’invisibile barretta di
cioccolato per cercare di
allentare la tensione: aveva intuito cosa avesse Luca.
-
In ogni caso non capisco
perché debba salvarla a tutti i cosi. Può farcela
da sola, no?
-
Perché Alexander è
innamorato di lei, razza di… - si alterò Laura,
entrando completamente nel
personaggio.
-
E questo significa che deve
fare qualsiasi cosa insieme a lei? - la interruppe Luca, furioso.
– Non mi pare
che due innamorati facciano
obbligatoriamente la stessa cosa!
-
No, ma se…
-
La, vuoi tacere? - la
sgridò Ludovico. – Non parlare di cose di cui non
sai…
-
Oh, ma io so! Perlomeno,
so abbastanza da poter dire che non dovrebbe arrabbiarsi se Marina
è più brava
di lui!
Il
silenzio scese nella
stanza. Marina fissava sbalordita Luca, che evitava ostinatamente il
suo
sguardo; alla fine lo afferrò per un braccio, costringendolo
a seguirla in
giardino.
-
Ho fatto un provino
diverso - mormorò la ragazza, quando pensò di
essere abbastanza lontana da
occhi indiscreti.
-
Lo so.
-
Mi dispiace che non ti
abbiano preso, ma…
-
… ma riversare queste cose
in uno stupido gioco di ruolo non va bene, vero? - sbottò
Luca.
-
Non c’entra niente! Come…
come puoi arrabbiarti per una cosa del genere?
-
Sono una persona
sensibile.
-
Ma smettila! Dovresti
essere felice per me, o almeno fingere.
-
Vuoi sapere perché non
sono felice per te, eh? Beh, si dia il caso che io stia frequentando
con
assiduità un’importante accademia di canto e
recitazione, quindi mi pare
normale rimanere malissimo quando io vengo scartato, mentre
una… dilettante senza
futuro come te ottiene
una parte!
In
quel momento Marina si
rese conto che l’ossessione per Stefano non avrebbe
interrotto la sua relazione
con Luca, ma che era effettivamente arrivata quando questa era vicina
alla
fine.
-
Sai, - disse con calma,
scrutandolo dalla testa ai piedi, - se una “dilettante senza
futuro” come me riesce
dove tu non sei riuscito, dovresti farti qualche domanda. Altro che
accademia! -.
E lo lasciò lì, nel giardino, senza aggiungere
altro.
Laura,
Ludovico e Daniele,
che si erano nascosti sul balcone per non perdersi la scena, rimasero
in
silenzio a guardare il cielo azzurro fino a che Marina non fu tornata
in casa
ed ebbe sbattuto con forza la porta del bagno.
Alla
fine Daniele parlò.
-
Ad Angelica potrebbero
piacere i giochi di ruolo? – chiese con noncuranza.
-
E piantala di parlare di
lei! Piuttosto, dovrò decidermi a prendere la patente: ora
come ci torno a
casa?
-
Qualcuno vuole dei pop
corn? - propose Ludovico.
Daniele
si voltò verso la
cucina, annuendo. - Buona idea.
-
Per festeggiare, -
aggiunse Laura.
I
due amici si scambiarono
un’occhiata esasperata e scossero la testa.
-
In realtà, - precisò
Ludovico, – io volevo farli per consolare Marina…
Ma diciamo che potrebbero andar
bene per entrambe le cose.
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Capitolo 4 *** Dolce straniero, portami via ***
Dolce
straniero, portami via
-
Ragazzi!
-
Io torno a casa, -
dichiarò Laura, voltandosi per uscire dal locale non appena
ebbe avvistato
Angelica.
-
Aspetta -. Marina le
afferrò un braccio costringendola a fermarsi. –
Non ricordi? Dobbiamo farla
morire d’invidia: ora ho anch’io una parte!
-
Ah, già… Vabbè, cercherò
di sopportarla se poi avrò l’immensa soddisfazione
di vedere la sua facciaccia
delusa, - sospirò Laura, sorridendo
controvoglia in direzione di Angelica.
Daniele
le passò accanto
scoccandole uno sguardo glaciale.
Ops, pensò
Laura: doveva averla sentita. Sospirò di nuovo e si
avvicinò con Marina e
Ludovico al tavolo di Angelica, che continuava a muovere il braccio per
mostrare dove fosse seduta nonostante loro se ne fossero accorti da un
pezzo.
-
Come state? - squittì Angelica,
baciando leggermente Daniele sulle labbra. – Avevo una tale voglia di vedervi…
-
Dio, se ne va uno e ne
arriva un’altra, - sussurrò infastidita Laura a
Ludovico, che alzò un
sopracciglio contrariato.
-
Sai, tesoro, - esordì
Daniele, prendendo le mani di Angelica. – Anche Marina ha
ottenuto una parte
nel musical: sarà Trilli!
La
ragazza sgranò gli occhi,
sorpresa. – Veramente?
Marina
annuì. – Mi hanno
chiamato poco dopo che mi avevi mandato il messaggio.
L’interprete di Trilli ha
deciso di tirarsi indietro per altri impegni lavorativi e visto che
alle
selezioni di Wendy ho perso di pochissimo…
Mi hanno chiesto se fossi disposta a fare un’altra audizione.
-
Ma è stupendo! Anche se,
effettivamente, devi ancora fare l’audizione…
-
Beh, sì, però…
-
E Luca come l’ha presa?
Come mai non è venuto?
-
Luca… Io e lui non stiamo
più insieme, - si limitò a rispondere Marina,
presa in contropiede.
-
Oh, mi dispiace così
tanto… E come mai?
-
Diciamo che non andavamo
più molto d’accordo. Succede a tantissime coppie.
-
Per fortuna io e Daniele
siamo ancora agli inizi e va tutto alla
perfezione!
Non è vero, amore? - concluse Angelica, abbracciando il
ragazzo e lasciandogli
l’impronta del rossetto sulla guancia.
Ludovico
guardò le sue
amiche ed ebbe la curiosa impressione che del fumo uscisse dalle narici
di
entrambe.
-
Devo andare al bagno -
annunciò Laura dopo che Angelica ebbe arruffato
affettuosamente i capelli di
Daniele per la terza volta.
-
Ehi, prima che me ne
dimentichi, - esclamò Daniele, – va bene a tutti
che Angelica prenda il posto
di Luca nel gioco di ruolo?
Laura
si immobilizzò a metà
strada.
-
Oh, ma io non sono molto
brava, - farfugliò timidamente Angelica. – E poi
fra poco avrò le prove del
musical…
-
Anch’io, - precisò Marina,
fulminandola con lo sguardo.
-
Beh, ma per te ancora non
è sicuro, - le fece notare l’altra. –
Però potrei pensarci, amore. E’ una bella
idea.
-
Ehm… Vado al bagno anch’io,
– annunciò Ludovico, notando
l’espressione cupa sul volto di Laura. La
raggiunse rapidamente, seguendola fuori dal locale. –
Ehi…
-
La odio! - sbottò lei.
– Ma come si permette? Per te non
è ancora sicuro… Quello che non
è sicuro è come faccia a
vivere senza cervello! Sarà come quella gallina, quel gallo
o quello che cavolo
era… Quella roba che ha continuato a vivere anche con la
testa mozzata!
-
Così da oca è diventata
gallina… Lo si può considerare un passaggio di
grado?
-
Aaargh! -. Tirò un calcio
al palo della luce con tanta forza da farlo oscillare.
-
La vuoi smettere?
-
NO! Io la detesto, non
posso vederla, non… Sta prendendo il posto di tutti!
-
Ok, analizziamo la
situazione. Quali “tutti” intendi?
Laura
camminava avanti e
indietro, scuotendo con forza le braccia per sfogare la rabbia.
-
Ha cominciato con Daniele!
Amore, tesoro…
Ma la senti? Mi fa venire il voltastomaco! Poi ha preso il
posto di Marina e, ora che lei è felice per la seconda
opportunità che ha
avuto, cerca di demolire ogni sua speranza! E adesso? Adesso anche il
posto di
Luca prende! Voglio proprio vedere cosa farà con
te…
-
Non credevo che Luca ti
piacesse, - le fece notare Ludovico.
-
No, infatti, sono felice
che se ne sia andato, era solo per enfatizzare…
-
E Daniele? - la
interruppe.
-
Daniele cosa?
-
Precisamente cosa vorresti
dire con “sta prendendo il posto di tutti”?
-
Beh, per quando riguarda
Marina Wendy, per Luca il gioco di ruolo…
-
… e per Daniele te?
Laura
si fermò di colpo.
-
Credi davvero che abbia
preso il tuo posto? - continuò Ludovico. – Io
credo invece che tu non abbia mai
avuto quel posto.
-
Piantala - gli ordinò Laura
mentre gli occhi cominciavano a inumidirsi.
-
Daniele ti ha già
rifiutata, lo devi accettare. Avete avuto una breve storia, va bene, ma
poi… Com’è
che ha detto? “La fiamma si è spenta”.
-
Per lui, forse.
-
E questo non basta?
Laura
tirò su col naso e
incrociò le braccia al petto. – Siamo stati bene
insieme.
-
Ne sei sicura?
Sentirsi
addosso lo sguardo
di Ludovico le faceva male; si voltò, dandogli le spalle per
nascondere le
lacrime.
Maledizione, non doveva andare così.
Aveva
perso la testa per
Daniele un anno prima e, sebbene il mese che avevano trascorso insieme
non
fosse stato tutto rose e fiori, era convinta che avessero solamente
cominciato
con il piede sbagliato, che avrebbero potuto riprovarci
un’altra volta… ma
l’arrivo di Angelica aveva distrutto ogni
possibilità.
-
Cosa ci trova in quella… -
borbottò.
Ludovico
le passò un braccio
intorno alla spalla e la costrinse a girarsi.
-
Ci trova una ragazza con
cui divertirsi, - spiegò.
-
E perché non posso essere
io? Cos’ho in meno di lei? – singhiozzò
Laura, affondando il viso nel suo
petto.
-
Beh, sei infantile,
capricciosa, testarda, a volte sembri un camionista… Il
punto è che potresti
avere mille cose più di lei, che certo non è la
ragazza più simpatica che abbia
conosciuto, ma lui non vorrebbe che ci fossi tu al suo posto.
-
Grazie, sei davvero
d’aiuto…
-
Può giocare con lei,
divertirsi per un po’ e poi lasciarla, ma non potrebbe fare
lo stesso con te e
restare comunque tuo amico: ci tiene troppo per rischiare di nuovo.
Laura
spalancò gli occhi e
strinse con forza la felpa grigia di Ludovico. Ricordò le
parole di Daniele
quando l’aveva lasciata: “Ti prego, non facciamolo
di nuovo. Non voglio
rovinare tutto”. In quel momento si era chiesta quale fosse
il “tutto” che
avrebbero rischiato di rovinare: il gruppo? Il gioco di ruolo?
L’amicizia?
Aveva sbuffato, arrabbiata, ma ora capiva cosa aveva voluto dire; senza
rendersene realmente conto, l’aveva capito quando, solo
un’ora prima, lui le
aveva scoccato quello sguardo ostile. Non voleva che la guardasse in
quel modo.
Il prezzo di ciò era rinunciare a lui per mantenere
un’amicizia? Va bene, se
doveva andare così l’avrebbe fatto; avrebbe fatto
qualunque cosa pur di averlo
semplicemente accanto.
Alzò
la testa e si allontanò
da Ludovico, sfregandosi con forza gli occhi con il dorso della mano.
Il suo
amico sorrise e le diede una leggere spinta per spronarla a tornare
dagli
altri.
-
Grazie, - mormorò Laura, appoggiandosi
alla sua spalla.
-
Di niente. E poi sii
sincera: avresti sopportato di essere chiamata tesoro?
Laura
scoppiò a ridere, ma
fu interrotta dalla vista di Marina che correva senza fiato verso di
loro.
-
Scusami, ti abbiamo
lasciato sola con loro!
Marina
aggrottò la fronte. –
Chi? Ah, Daniele e l’oca-Wendy! No, c’è
altro che… dovete venire assolutamente
con me!
-
Andate, a me adesso scappa
veramente! - esclamò Ludovico allontanandosi verso il bagno.
-
Che succede? – chiese
Laura, accorgendosi dello sguardo ardente di Marina.
-
Stefano, - rispose la sua
amica. – E’ qui.
-
Beh, in altre parole non
ti fai più scrupoli ora che con Luca è finita!
-
Scherzi? Perché dovrei
farmeli?
-
Meglio così. Non spingere,
voglio vedere anch’io!
Laura
e Marina si erano
nascoste dietro un cespuglio per poter osservare di nascosto i clienti
del pub
seduti ai tavoli all’esterno. Marina aveva giurato alla sua
amica di avere
visto il ragazzo che le ossessionava la mente da settimane, Stefano,
seduto in
compagnia di Alessandro. E infatti erano lì, immersi in una
fitta conversazione
su chissà quale argomento.
-
Se solo riuscissi a
spostare queste foglie: mi coprono la visuale, non riesco a vedere
bene…
-
Che altro vuoi vedere?
Dai, hai soddisfatto abbastanza il tuo desiderio…
-
No, non ancora! Ti prego,
guardiamolo un altro po’, è talmente…
talmente…
-
Chi sarebbe “talmente
talmente”?
Le
due ragazze sussultarono.
Conosco questa voce, pensò
Laura.
Marina
si voltò lentamente
per vedere chi fosse la persona che le aveva scoperte in una situazione
tanto
ridicola e rimase a bocca aperta.
-
Chi…? - cominciò Laura, ma
anche lei perse l’uso della parola non appena vide chi le
stava osservando:
“Uncino” era lì, in piedi dietro di
loro, e le scrutava con divertito
interesse.
-
Ehm… ci siete?
Le
due ragazze si
scambiarono uno sguardo che implorava aiuto prima di rispondere.
-
Sì… Sì, credo di esserci -
mormorò infine Laura fissandosi i piedi, completamente rossa
in volto come la
sua amica.
-
Ehi, ma guarda un po’ chi
si rivede! - esclamò Gabriele, osservandola meglio.
– Peter Pan!
Sentendosi
chiamare così, Laura
alzò la testa e aggrottò la fronte, confusa.
– Che?
-
Non eri tu la ragazza
seduta sui gradini del locale l’altra volta? Quella con cui
ho parlato prima di
salire sul palco?
Laura
apprezzò moltissimo
che avesse evitato di dire: “Quella che stava piangendo come
una fontana”. –
Sì…
-
Beh, hai visto che non ero
Wendy? - rise Gabriele. – “Questa è
più una frase da Wendy”… Mi hanno fatto
fare Capitan Uncino, però se vuoi puoi provare a chiedere di
cambiarmi ruolo!
-
Ah, no… Va bene così.
Ma che diavolo stai dicendo, cretina?
Il
ragazzo si voltò verso
Marina, che stava cercando di tenersi il più possibile
nell’ombra aspettando il
momento migliore per scappare via.
-
Ciao, - la salutò
tendendole il braccio. – Io sono Gabriele, piacere.
Marina
gli strinse la mano,
titubante. – P-piacere.
-
Anche tu mi sembri un viso
conosciuto, - notò Gabriele, socchiudendo gli occhi.
– Per caso potrei averti
visto ai provini?
-
Sì, per Wendy…
-
Uh, allora sei tu che mi
hai rubato la parte! Cosa stavate guardando?
Le
due ragazze, che avevano
ormai abbassato la guardia, si lanciarono immediatamente davanti al
cespuglio,
ma Gabriele riuscì a guardare lo stesso affacciandosi sopra
le foglie. Un
sorriso divertito gli attraversò il volto.
-
Ti prego, non dirglielo! -
esclamò Marina, senza riuscire a trattenersi.
-
Va bene, - rispose il
ragazzo. – Tornate dentro?
Laura
e Marina annuirono,
incapaci di fare altro, e si diressero dietro di lui verso
l’entrata del
locale. All’improvviso, però, Gabriele
urlò.
-
Ehi, ragazzi! Voglio
presentarvi due persone! -. Si voltò con aria innocente
verso le ragazze, che
lo fissavano a bocca aperta. – Che c’è?
Non avete mica specificato a chi
non dovessi dirlo!
Non
poterono fare altro che
seguirlo, pur tremando dalla testa ai piedi; arrivarono fino al tavolo
a cui
erano seduti Stefano e Alessandro, poi indietreggiarono nascondendosi
dietro
Gabriele.
-
Su, non siate timide! -
esclamò il ragazzo, sospingendole avanti a sé.
-
Di chi…? Oh -. Stefano
scrutò il viso di Marina, che cercava, senza successo, di
non arrossire
dall’imbarazzo. – Ma tu sei Trilli.
Perché qui usano tutti nomignoli?, si
chiese Laura.
Finirò a contendermi il soprannome di Peter con questo qui!
-
Mi avevi detto che avevi
partecipato per Wendy… Mi hai mentito, marrana! - si finse
offeso Gabriele.
-
Ha partecipato per Wendy, -
spiegò Stefano, stringendo con forza la mano della ragazza,
che si sentì avvampare
ancora di più. – Non è stata presa, ma
ho chiesto ad Alessandro di contattarla
per chiederle se volesse provare per Trilli.
-
Mi ricordo di te, - disse Alessandro,
stringendole anche lui la mano. – E lei
è…?
Gabriele
intercettò il suo
sguardo e mise una mano sulla spalla di Laura, che si sentì
ancora più bassa
del solito a quella vicinanza. – Lei è Peter Pan!
Lo sapevo,
sospirò mentalmente la ragazza.
-
Pensavo che Peter fosse Stefano!
– rise Alessandro.
-
Ma lei non è la vera
Peter…
-
E perché la chiami così?
Gabriele
abbassò lo sguardo
su Laura, che cercava di comunicargli telepaticamente: “Non
dire che
piangevo!”.
-
Aveva perso la sua ombra,
- rispose infine il ragazzo. – In realtà lei si
chiama… A proposito, com’è che
ti chiami?
-
Laura, - rispose lei
mentre Alessandro scoppiava a ridere.
-
Laura, - ripeté Gabriele.
– Che nome banale.
-
Senti chi parla, -
borbottò la ragazza prima di riuscire a trattenersi.
Gabriele
sorrise di nuovo. –
Perché non vi sedete con noi?
-
Veramente… Saremmo con
altre persone, - si scusò Marina.
-
Potete chiamare anche
loro.
La
prima immagine che venne
in mente a Marina fu Angelica che si lanciava tra le braccia di Stefano
con
un’espressione da finta ingenua. – Non importa,
sono in tanti, li raggiungeremo
dopo.
Restarono
con il gruppo di
Gabriele per un po’, perlopiù ascoltando i
discorsi tra i tre amici senza
pronunciare parola; ogni tanto le due ragazze si lanciavano uno sguardo
complice, ma non osavano dire niente riguardo la situazione.
-
Ti dispiace interpretare
Trilli? - chiese improvvisamente Stefano a Marina; Laura finse di
ascoltare
Gabriele e Alessandro che ricordavano divertenti aneddoti risalenti al
liceo.
-
Eh? No, è un piacere avere
questa opportunità, – rispose Marina, fissandosi
le mani.
-
Come mai non hai provato
per lei?
-
Non mi sentivo adatta, Wendy
sembrava più simile a me.
Stefano
bevve un sorso di
birra prima di replicare. – Gabriele ora ti domanderebbe se
vuol dire che vai
spesso in giro in camicia da notte -. Storse le labbra in quello che
doveva
essere un sorriso.
In
quel momento Alessandro
fece cadere la sua birra e la loro attenzione fu attirata dal rumore
del vetro
in pezzi; quando si voltarono di nuovo – mentre Alessandro,
evidentemente
ubriaco, chiedeva scusa a tutti coloro che erano seduti ai tavoli
vicini – Marina
si trovò faccia a faccia con lui: l’emozione che
provò nel guardarlo negli
occhi per la seconda volta le fece palpitare rumorosamente il cuore.
Non era
come contemplare la fotografia che Laura aveva fatto al ragazzo di
nascosto,
questa volta le sue iridi castane pulsavano di vivo, di
reale. I capelli non restavano fermi, incollati alla
pellicola,
ma si lasciavano spostare leggermente dal soffio del vento. Non era
affatto
come guardare una fotografia… E in quel momento si rese
conto che, a differenza
di una fotografia, lui poteva
osservare le sue reazioni.
Sussultò
e tornò a fissare
il tavolo, apparentemente interessata alle scritte che qualcuno aveva
inciso
con un coltello.
-
Spero che interpreterai
bene Trilli, - disse Stefano senza aggiungere osservazioni sul modo
curioso in
cui le chiazze rosse si stagliavano sul volto della ragazza.
-
Prima bisognerà vedere se
passerò il provino.
-
Lo passerai, sei stata
chiamata solo tu. E’ solo una formalità.
-
Cosa?
Marina
non era sicura di
poter credere alle proprie orecchie: Stefano aveva davvero
detto di aver fatto chiamare solo lei?
Il
ragazzo bevve un sorso di
birra, senza accorgersi di ciò che le ultime parole avevano
provocato nella sua
interlocutrice.
-
Eri arrivata seconda per
poco ai provini per Wendy, - spiegò. – Ci eri
piaciuta, ma abbiamo preferito
un’altra candidata.
-
Angelica, - mormorò Marina
a denti stretti.
Stefano
la guardò, sorpreso.
– La conosci?
-
Eravamo state convocate lo
stesso giorno, ci siamo conosciute ai provini.
-
Capisco -. Bevve un altro
sorso, poi riprese a parlare. – Ad ogni modo, è
stata scelta lei perché,
nonostante avessi una buona voce, non ci sembravi adatta; è
stato solo quando
l’interprete di Trilli ci ha mollati che ho capito a chi fossi più adatta.
Marina
ringraziò mentalmente
la cantante, chiunque fosse.
-
Perciò ho detto ad
Alessandro di chiamarti, tutto qua, - concluse Stefano.
“Ma
la verità è che ti amo”.
Marina scosse la testa, allontanando immediatamente, ma con dispiacere,
quel
pensiero assurdo.
Il
cellulare di Laura vibrò,
avvertendola dell’arrivo di un messaggio.
Controllò
il nome sul
display: Ludovico.
Ma dove diavolo siete finite?
Cavolo.
Si
girò verso Marina per
dirle che si erano dimenticate di avvertire i loro amici, ma
trovò la ragazza
intenta a contemplare il cielo con un sorriso ebete in faccia.
Inarcò un
sopracciglio, sospettosa.
-
Che hai?
-
Eh? Oh? -. Marina parve
riscuotersi da un sogno bellissimo. – Le stelle…
Come sono belle!
Laura
alzò lo sguardo, ma
non vide altro che sottili nuvole grigie. –
Sarà… Senti, Ludovico mi ha appena
mandato un messaggio.
Improvvisamente
la sua amica
sussultò, tornando alla realtà.
-
Ah, bene! – commentò
Laura. – Era ora! Cosa devo rispondergli?
-
Sono qui, - mormorò Marina,
sgranando gli occhi.
-
Chi? -. Laura si voltò e
notò Ludovico, Daniele e Angelica avvicinarsi.
Lanciò un’occhiata stupita a Marina.
– E a te sorprendono loro?
-
Non voglio che Angelica
rovini tutto!
E
Laura capì: la ragazza
stava trotterellando verso il loro tavolo con il sorriso più
largo che le
avesse mai visto.
-
Che succede? - chiese
improvvisamente Gabriele, seguendo i loro sguardi.
Le
due ragazze non ebbero il
tempo di rispondere, perché Angelica si era appena fermata
davanti a loro,
raggiante più che mai.
-
Eccovi! - esclamò, fingendo
di non avere visto con chi erano. – Ci stavamo chiedendo dove
vi foste
cacciate!
-
Ehi, io ho visto anche te
- esclamò Alessandro, ubriaco, aggrappandosi a Stefano per
non cadere. – Sei
Wendy, vero?
-
Uh, una riunione di
famiglia, - commentò Gabriele. – Angelica, non
è vero?
-
Sì, è un piacere
conoscervi, - disse la ragazza stringendogli la mano. Si
voltò verso Stefano
per fare lo stesso, ma lui era concentrato su Alessandro, che aveva
appena
avvistato Daniele.
-
Amico mio! - urlò
andandogli incontro barcollante. Lo strinse in un abbraccio mozzafiato
come se
avesse appena rincontrato il compagno di banco di un tempo.
-
Ehi! - esclamò Daniele ricambiando
la stretta, per niente imbarazzato. – Che piacere vederti!
Nel
frattempo Ludovico aveva
salutato gentilmente Stefano e Gabriele e si era seduto sulle ginocchia
di Laura.
-
Pesi! - si lamentò lei.
-
Ma sta’ zitta, – replicò
il ragazzo. – Possibile che non vi posso lasciare sole un
attimo?
-
Basta poco per ritrovarsi
all’Isola che non c’è, -
sospirò la sua amica.
Dopo
qualche minuto, mentre Angelica
– con grande disappunto di Marina – si era lanciata
in una fitta conversazione
con Stefano, Ludovico sussultò, attirando
l’attenzione di Laura.
-
Che c’è? - gli chiese.
-
L’hai vista?
-
Chi? Marina che strappa
tutti i tovagliolini che ci sono?
-
No, no… Parlo di quella
ragazza! - rispose Ludovico con crescente agitazione.
-
Quale?
-
Come “quale”? La donna
della mia vita!
-
Fammi indovinare:
bianchiccia, vestita da maschiaccio e… Com’era
fatta poi?
-
No, tutt’altro! Una
ragazza bellissima, con lunghi capelli castani, sui tacchi…
Labbra carnose,
borsa di Gucci…
-
Ah, hai cambiato genere?
-
Mi ha guardato!
-
E che c’è di strano?
-
Mi ha sorriso!
Laura
inarcò un
sopracciglio. – Una del genere ti avrebbe sorriso?
-
Ehi! - si indignò
Ludovico. – Che vorresti dire?
-
Che con questo qua intorno
è difficile vedere altro, - concluse lei, indicando Gabriele.
-
Ragazzi! - esclamò in quel
momento Alessandro, alzando l’ennesimo bicchiere di Mojito.
– Che ne dite di
fare un brindisi al nostro gruppo? Brindiamo alla musica, alla poesia!
-
A una caduta dolorosa di Angelica
dal palco, - aggiunse Marina sottovoce.
-
Ehi, Alessandro, hai
ragione, - intervenne Gabriele. – Siamo un bel po’
stasera, no? Tu hai le
chiavi dello studio di registrazione, Marina ha la voce: facciamo
questo
“provino” e non se ne parla più.
Stefano
si voltò verso Marina,
che sbiancò, presa alla sprovvista da quelle parole.
– Te la senti?
-
Non ho… Non ho ripassato
le canzoni…
-
Non importa, puoi leggere
i testi, tanto te ne facciamo fare solo un paio. L’importante
è averle qualche
volta.
-
Sì… Sì, l’ho fatto.
-
Perfetto, allora, -
decretò Stefano. – Dammi le chiavi, Ale.
-
Posso venire anch’io? Ho
la macchina! – esclamò Alessandro.
-
La tua macchina rimane qui
stanotte, ti riporto a casa io, - disse Gabriele.
-
Uffa, - si lamentò
Alessandro, ma lasciò andare le chiavi della sala di
registrazione nella mano
aperta di Stefano.
-
Meglio che andiate voi due,
- aggiunse poi Gabriele rivolto a Stefano e Marina. – Se
venissimo tutti,
sarebbe un problema: non siamo certo così sobri da restare
in silenzio e di
certo non voglio lasciare solo Ale -. Indicò il suo amico
con un cenno del
capo. – Vi aspettiamo qui.
Stefano
annuì. – Cercheremo
di fare in fretta -. Si diresse verso il parcheggio, mentre Marina
lanciava a Laura
e Ludovico occhiate disperate.
-
Beh, Peter Pan, che te ne
pare?
Laura
guardò Gabriele,
confusa. – Che me ne pare di cosa?
Lui
fissò la birra lasciata
da Stefano con un sorriso divertito. – Di certo non stavate
spiando Alessandro,
no?
Aurora
seguì Stefano verso
l’auto del ragazzo senza dire una parola. Lui aprì
la portiera e si sedette al
posto di guida, aspettando che anche lei salisse; accese il motore e,
in
silenzio, uscì dal parcheggio.
Fu
solo quando ebbero
percorso diversi chilometri – e le mani strette tra loro di
Marina si furono
riempite di sudore – che Stefano decise di parlare.
-
Non ricordo quanti anni
hai, - esordì, cercando un argomento di conversazione.
-
Ventuno, - rispose la
ragazza, fissando la strada asfaltata che si stendeva davanti a loro.
-
Ah, mi sembravi più
piccola, - osservò tranquillamente Stefano. –
Allora abbiamo solo sei anni di
differenza.
Marina
sussultò. – Hai
ventisette anni? - chiese, sorpresa.
-
Quanti me ne davi?
-
Non so, una trentina…
-
Sembrò così vecchio? -
scherzò lui, ma non sembrava offeso.
-
No, ecco… io…
-
Tranquilla.
Le
posò una mano sulla gamba
per calmarla, ma riuscì solo ad agitarla di più.
Non se ne accorse e la tolse
quasi immediatamente, appoggiando l’altro braccio sul
finestrino abbassato.
Viaggiarono
ancora in
silenzio per una decina di minuti, poi Stefano accostò
davanti a un cancello di
ferro.
-
Siamo arrivati, -
annunciò.
Scesero
dall’auto e si
avvicinarono al cancello. Dopo che Stefano l’ebbe aperto con
le chiavi di Alessandro,
si avviò verso la porta d’ingresso, per poi
fermarsi di colpo e voltarsi verso
Marina.
-
Credi di potercela fare? -
chiese per puro scrupolo.
Proprio per niente, pensò lei
deglutendo e osservando le braccia nude del ragazzo.
-
Sì, non c’è problema, -
rispose invece accennando un sorriso.
Lui
le restituì il sorriso e
per poco Marina non si sentì mancare.
Le
bastò varcare la soglia
dello studio di registrazione per capire quanto avesse sottovalutato
– seppure
profondamente agitata – la portata di quello che la serata le
stava ponendo
davanti: rivedere quel posto le riportò tutto il nervosismo
della prima volta
che era stata lì.
E
se avesse stonato? Se
avesse fatto una brutta figura? Se avesse preso una stecca talmente
evidente da
procurarsi un’occhiata delusa da parte di Stefano?
Ma
sapeva bene che la storia
non si faceva con i “se”, quindi decise di mettersi
di fronte al fatto
compiuto: era sola con Stefano e nessuno sarebbe venuto a controllare
cosa
stesse succedendo. Lo sconforto che le crebbe in petto non era dovuto
all’ansia
del provino, ma alla consapevolezza di non potere fare assolutamente
niente. Si
vergognava, era intimidita dall’idea di essere sola con lui e
sapeva di non
avere il coraggio di fare un passo incoraggiante verso il ragazzo.
Stefano
le poggiò una mano
sulla spalla, riscuotendola dai propri pensieri.
-
Questi sono i testi, -
disse, consegnandole alcuni fogli. – Appena sei pronta,
cominciamo. Vuoi che ti
faccia sentire le basi per prepararti meglio?
Marina
annuì e Stefano fece
partire la musica. Era più facile concentrarsi ora che le
note avevano avvolto
l’aria: la musica riusciva a calmarla, sapeva di essere nel
suo ambiente
naturale se si spandeva intorno a lei. La paura sparì; in
quel momento non
c’era più nemmeno Stefano: nella stanza erano
rimaste solo lei e la musica.
Quando
sentì per la terza
volta le prime note della canzone, iniziò a cantare.
Laura
sgranò gli occhi,
guardando Gabriele sorpresa.
-
Li hai mandati soli…
perché…
-
Perché la tua amica
potesse bearsi del sorriso sghembo di Peter, - concluse per lei il
ragazzo.
Sorriso sghembo?, pensò Laura
sollevando un sopracciglio. Gabriele sembrò capirla.
-
Beh, ok, il sorriso di Stefano
non è proprio come quello di Peter Pan…
-
Potevo essere io a
guardarlo, prima, - gli fece notare Laura.
-
Ma è stata lei a
implorarmi di non dirglielo.
Lo
scrutò attentamente, con
diffidenza.
-
Non ti fidi di me? –
chiese Gabriele.
-
Devo ancora deciderlo.
Lui
sorrise, divertito, e Laura
osservò i suoi occhi azzurri illuminarsi. C’era
qualcosa che non la convinceva
nel suo modo di fare, ma non sapeva bene cosa fosse: magari era davvero
un
Capitan Uncino che cercava di portare Wendy dalla sua parte
per… Ma no, che
stava pensando? Ora si metteva anche lei a ragionare come il ragazzo,
appellando
tutti con quei nomi! E poi Wendy non era nessuna di loro due…
Gettò
un’occhiata gelida ad
Angelica, che ascoltava in silenzio, interessata, la conversazione tra
Daniele
e Alessandro.
Laura
colse una risata
seguita immediatamente da: - Ale, sei sempre il solito!
Aggrottò
la fronte: chiunque
avrebbe giurato, sapendo che era praticamente la seconda volta che i
due si
vedevano, che anche Daniele fosse ubriaco, ma lei lo conosceva bene e
sapeva
che non c’erano speranze.
Fu
riscossa da propri
pensieri da Ludovico, che le aveva appena morso un braccio.
-
Ehi! – scattò Laura.
-
Non fissare Daniele, -
mormorò lui, e la ragazza sentì le guance
avvampare.
Gabriele
notò con la coda
dell’occhio il suo volto in fiamme e socchiuse gli occhi,
pensieroso.
-
E’ ora di tornare, - esclamò
Stefano, controllando l’orologio che portava al polso.
– Non vorrei fare troppo
tardi, domani ho le prove per un concerto… A proposito -.
Alzò gli occhi verso Marina.
– Noi iniziamo a provare venerdì prossimo.
Marina
avvertì un peso lasciarle
finalmente lo stomaco. – Quindi… sono presa?
Stefano
fece una smorfia. –
Te l’avevo detto, era solo una formalità -. Prese
un foglietto e una penna
dalla scrivania, scrisse qualcosa e poi consegnò il
biglietto a Marina. –
Questo è il mio numero di telefono. Il tuo dovrebbe essere
nel curriculum che
ci avevi mandato.
La
ragazza annuì, cercando
di trattenere la felicità.
-
Ti chiamo nei prossimi
giorni, - continuò Stefano, – così ti
faccio sapere l’orario e il luogo esatto.
Preferisco chiamare che mandarti un messaggio, ho sempre paura che non
arrivino; è un problema per te?
-
No, - sorrise lei. – Non
lo è per niente.
Stefano
ricambiò il sorriso
e le poggiò delicatamente una mano sulla schiena –
che per lei fu come una
potente scarica elettrica – per dirle di uscire dalla sala di
registrazione.
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Capitolo 5 *** Brindo alla musica e alla poesia ***
Brindo alla musica e alla poesia
Marina tentò di rallentare i battiti del proprio cuore, mentre il respiro le diveniva sempre più frammentato e il colorito della pelle assumeva una tonalità a dir poco cadaverica.
Laura le diede un colpetto dietro la testa, tentando di trasmetterle tranquillità, nel suo modo particolare, e la spinse ad entrare nella sala dove si sarebbero svolte le prime prove del musical.
La stanza era piuttosto grande, con un magnifico pianoforte al centro e un piccolo palco sul fondo, coperto da un sipario rosso fiammante.
Prima ancora che le due ragazze potessero guardarsi bene intorno, Alessandro le avvicinò, abbracciandole con il suo solito atteggiamento esuberante.
Quando Marina riuscì a liberarsi dalla stretta del ragazzo, notò che su una sedia, intento ad accordare una chitarra, c'era un moro dall'aspetto molto concentrato.
Alessandro seguì lo sguardo della cantante e si illuminò in un sorriso, dirigendosi subito verso il chitarrista.
- Lui è Matteo, un mio carissimo amico! Suonerà insieme a me le musiche dello spettacolo.
Il ragazzo alzò gli occhi scuri dallo strumento e rivolse un'occhiata scettica all'amico.
- Quello che Alessandro intende dire è che lui suonerà, mentre io delizierò le orecchie degli spettatori, infondendo in loro un senso di sicurezza e di speranza.
Aprì la bocca in un sorriso storto e si alzò in piedi, per presentarsi alle ragazze.
- Il mio nome è Matteo, ma voi potete chiamarmi Vostra Grazia, o Maschio Alfa, ma anche Maschio Gamma: mi è sempre piaciuta di più come lettera, rispetto all'alfa!
Laura e Marina gli sorrisero, condividendo il pensiero che il musicista appariva già loro come molto simpatico.
Alessandro passò un braccio attorno alle spalle dell'amico e lo guardò, affettuoso:
- Andrete sicuramente d'accordo con lui, anche se è un tronfio suonatore di Gibson. E quando non suona, ci procura anche i film brutti, i peggiori che si possano trovare sul mercato. Lui li colleziona.
- I francobolli mi annoiavano, - si limitò a dire Matteo, alzando le spalle.
Marina adorava il sarcasmo nelle persone e, per quanto la riguardava, il ragazzo aveva già guadagnato la sua stima, riuscendo anche a distrarla dalla tensione accumulata per la sua prima prova come Trilli.
Inoltre, sebbene non lo trovasse affascinante per i suoi canoni – aveva i capelli corti ed era molto magro – c'era qualcosa nei suoi occhi neri che l'aveva subito attratta, facendola sentire a suo agio con lui, come se lo conoscesse da tempo.
Laura si andò a sedere vicino ad Alessandro, mentre questo gli raccontava di tutti i progetti che stava portando avanti e di quanto desiderasse scrivere altri tre musical.
- Non dovresti prima focalizzarti su questo?
Lui si passò una mano tra i capelli, raggiante.
- Oh, ma c'è tempo per tutto! Stavo pensando di scrivere un'opera rock sulla caduta di Satana, poi ti racconto, sono certo che ti piacerà!
Dopo poco entrarono nella stanza Gabriele e Angelica, intenti a conversare di qualcosa che evidentemente la ragazza stava trovando davvero divertente, vista la risata sguaiata che le tuonò dal petto. Quando riconobbe Marina e Laura, aprì le labbra in un sorriso affettato e si avvicinò ad entrambe, per salutarle con il bacetto.
Gabriele si rivolse subito a Laura, fingendo di cercare la sua ombra.
- Guarda, ho cercato ieri sotto al mio letto, ma ho trovato solo calzini sporchi, mi spiace!
Laura intrecciò le braccia e lo guardò torva, arrossendo un po' e rivolgendogli uno sguardo scettico.
- Secondo me l'hai rubata tu: è proprio una mossa da pirata!
Marina perse il filo del discorso dopo poco, acquisendo in un momento il panico che il primo impatto con Matteo le aveva tolto.
Stefano sarebbe arrivato da un momento all'altro e lei non era assolutamente pronta a recitare con lui. Chiuse gli occhi un momento, inspirando lentamente, e tese le orecchie per ascoltare la conversazione degli altri e distrarsi almeno un pochino.
Sentì la voce acuta di Matteo rivolgersi a quella tonante di Gabriele: stavano discutendo di qualcosa di informatico, o almeno così le era parso di capire.
- Insomma, hai curato tu la parte grafica di Twitter per iPhone? Dovevo immaginarlo: non funziona un granché. Ma è tua anche quella di Facebook?”
Gabriele fulminò con gli occhi azzurri l'amico, fingendosi offeso.
- No, non è mia quella di Facebook!
- Ah, perché quella funziona, invece.
Marina scoppiò a ridere, di nuovo tranquilla, e ringraziò mentalmente il chitarrista per l'effetto antistress che aveva sulla sua psiche.
- Buona sera a tutti.
La voce profonda di Stefano invase la sala e lo stomaco di Marina parve volere uscire fuori dalla pelle e farsi un giro per il mondo.
Si voltò lentamente verso il ragazzo, che sorrise nella sua direzione, togliendosi una sigaretta dalle labbra e gettandola nei rifiuti.
Laura soffocò una risata nel vedere l'amica perdere nuovamente colore e tremare vistosamente davanti all'energumeno, e notò Gabriele farle l'occhiolino.
Alessandro corse ad abbracciare Stefano, per poi rivolgergli uno sguardo incantato e impaziente, come un bambino in attesa di una storia fantastica.
- Iniziamo a suonare, mio adorato?
Stefano annuì all'amico e si avvicinò alle due ragazze del cast, per spiegare loro come si sarebbero svolte le prove.
- Inizialmente, analizzeremo ogni singolo personaggio, per essere sicuri che ognuno di voi sia perfettamente a suo agio con il carattere e il background del ruolo interpretato, in modo tale che possa indossare le sue vesti alla perfezione. Io e Gabriele abbiamo già iniziato questo percorso un anno fa, quindi ci focalizzeremo su di voi. Dopo il riscaldamento vocale e una prova veloce dei vostri singoli pezzi canori, ci divideremo e proveremo le parti recitate.
Marina ascoltò con riverente silenzio il discorso di Stefano, riflettendo su quanto fosse professionale e cercando di tacere la parte della sua testa che le urlava apprezzamenti sul ragazzo che poco avevano a che fare con la sua integrità lavorativa.
Angelica si ravvivò i capelli e rispose con un acuto “prontissima!”, che innervosì Laura al punto di avere voglia di strozzarla e gettarla dalla finestra.
- Bene, Gabriele si occuperà della tua preparazione, Angelica, mentre io lavorerò con Marina.
Addio, autocontrollo.
Una specie di mugolio strozzato uscì dalle labbra di Marina, che tentò di soffocarlo con una finta tosse.
- Sì sì, bene. Ora però fateci suonare, non posso fare tardi: la mia pelle non sarebbe così perfetta se non dormissi regolarmente otto ore a notte!
Matteo rivolse uno sguardo insofferente a Stefano e strinse la sua chitarra nera al petto, pronto ad iniziare. Alessandro gli fu accanto e afferrò un basso che giaceva appoggiato ad un muro della sala.
- Purtroppo il bassista e il batterista stasera non ci saranno, quindi faremo senza la mia chitarra e senza la ritmica, ma l'importante è iniziare ad entrare in confidenza con i brani.
Matteo sbuffò, guardando l'amico accordare il basso.
- Prendila così: magari scopri che con quattro corde te la cavi meglio che con sei!
Alessandro gli lanciò un laccetto per capelli che aveva stretto al polso, ridendo.
Quando furono pronti, suonarono il pezzo solista di Wendy, mentre Marina si sgranchiva la voce, stringendo i pugni e mordendosi le labbra, in preda al panico.
Angelica, invece, sembrava assolutamente tranquilla: aveva il mento sollevato, lo sguardo sicuro, e si pavoneggiava in un modo davvero odioso.
Laura notò un'occhiata di disprezzo provenire da Matteo e provò un moto di simpatia ancora più forte per lui, ma poi notò che il ragazzo pareva essere rivolto più verso Stefano, che verso la ragazza.
La canzone finì e Gabriele fece i complimenti ad Angelica, per poi posizionarsi in un punto della sala ed iniziare ad approfondire la parte con lei.
Marina attese che Alessandro e Matteo iniziassero il suo pezzo e focalizzò tutta l'attenzione che riuscì a raccogliere sul proprio personaggio e cantò con voce ferma e decisa.
Considerato che la sua parte era quella della gelosa Trilli, non le fu troppo difficile inserire un moto di gelosia per l'intollerabile Wendy, immaginandosi proprio il viso di Angelica e il suo essere così insopportabile.
Era riuscita talmente tanto nel suo intento, che quasi non si accorse che la canzone era giunta a termine, e tornò alla realtà, soddisfatta del suo operato.
Il sorriso sulle labbra di Stefano le tolse il fiato e quasi perse i sensi quando la avvicinò.
- Ok, direi che possiamo iniziare con l'analisi del personaggio.
Alessandro si alzò e Matteo lo seguì, posizionando la chitarra nella custodia.
- Ragazzi, noi andiamo via, vi lasciamo alle vostre prove singole! Laura, se vuoi puoi venire a prendere un gelato con me, e poi ti accompagno di nuovo qui, per tornare a casa con Marina!
Laura accettò la proposta e uscì dalla sala, insieme ai due musicisti, salutando l'amica e ridendo della sua espressione angosciatissima.
- E' proprio brava Marina, sono così contento del cast finale!
Alessandro entrò in macchina, pimpante ed euforico, mentre Matteo posava il suo strumento nel portabagagli della propria auto, parcheggiata accanto a quella dell'amico.
- E poi, credo che non le verrà molto difficile fingere di essere innamorata di Peter Pan, eh?
Laura si voltò verso Alessandro, che le rivolse un occhiolino.
Matteo chiuse lo sportello e si accese una sigaretta, per poi prendere posto alla guida della sua Renault Clio nera.
- Mmm, non mi dire che abbiamo un'altra fan di Stefano?
- Così pare!
- Bah. Buona notte, ragazzi, vado a sognare di essere il padrone assoluto del mondo. Aspetta... lo sono!
Matteo alzò una mano, in cenno di saluto, e partì, sparendo poco dopo.
Laura, che normalmente non avrebbe chiesto informazioni ad un quasi sconosciuto, si sentiva talmente tanto tranquilla con Alessandro, che si adagiò sul sedile e gli chiese:
- Non gli è simpatico Stefano?
Alessandro, per natura pettegolo, sembrò approfittare dell'occasione di parlare di pettegolezzi come una manna caduta dal cielo.
- No, lo odia da sempre, perché non sopporta che le ragazze preferiscano lui alla propria divinità, solo perché – per usare parole sue –assomiglia più ad un armadio che a una persona. In realtà, io penso che sotto certi profili si assomiglino più di quanto creda, come nella serietà nel lavoro e nella passione per la musica, ma Matteo è troppo sensibile alle sconfitte per superare la cosa. Dice sempre che lo batterà un giorno.
Accese la macchina e uscì dal parcheggio, continuando a chiacchierare amabilmente.
- Adesso ti offro un bel cono al cioccolato e tu racconti un po' di Daniele, eh?
Laura arrossì e abbassò lo sguardo.
- Daniele? Perché?
Alessandro scoppiò a ridere, inserendo un cd nel lettore dell'auto.
- Mi piace molto come lavori, riesci ad entrare totalmente nella parte, complimenti.
Stefano posò una mano sulla spalla di Marina, che avvampò violentemente, e gli rivolse un timido sorriso, passandosi i capelli dietro le orecchie.
- Bene, direi che per stasera può bastare. Ricordati di fare gli esercizi di respirazione diaframmatica e di imparare il dialogo con Peter Pan iniziale, così la prossima volta possiamo provare insieme.
Si girò verso Angelica e Gabriele, che stavano ancora provando, e fece cenno a Marina di seguirlo fuori, per continuare a parlare.
Nel parcheggio, si accese una sigaretta, appoggiandosi al muro accanto alla porta.
Marina tentò di distogliere l'attenzione da lui, fissando il pavimento, imbarazzata.
Fortunatamente, il cellulare le squillò in quel momento, e le fornì la scusa valida per non parlare con lui, dimostrandogli quanto fosse impacciata.
- Laura? Sì, abbiamo finito, potete tornare.
Posò il telefono nella borsa e notò lo sguardo del ragazzo fisso su di lei.
- Era la colonna sonora del film Dracula di Coppola, vero?
- S-sì. E' un film che venero...
- E' molto bello, lo amo anche io.
E io amo te.
- Eccoci, abbiamo finito anche noi!
Angelica aprì la porta della sala, uscendo con impeto e gettandosi praticamente tra le braccia di Stefano.
- Sarai fiero di me, Peter!
Marina imprecò mentalmente per la mancanza di bambini smarriti ai quali commissionare l'uccisione di una intollerabile e viscida Wendy.
- Peter!
Laura si voltò verso la voce; sorrise individuandone la provenienza.
- Ciao, Gabriele.
- Come stai? -. Il ragazzo si avvicinò per salutarla, poi guardò verso il palco. – Sei venuta ancora ad assistere alle prove di Marina?
- Già, mi ha chiesto di farle compagnia…
- Uh, si vergogna ancora di venire da sola? Allora non è veramente successo niente con Stefano quella volta che sono rimasti soli per il provino, dovevo credergli.
Laura sbiancò. – Lui… Stefano ti ha parlato…?
- Gliel’ho chiesto io, ero curioso, - si giustificò Gabriele. – Nessun rancore?
- Gabriele! - gridò Alessandro in quel momento. Notò con chi era il suo amico e corse ad abbracciare Laura. – Ciao! Sei venuta anche oggi, che bello! Marina?
- Mi ha detto di aspettarla qui, Angelica l’ha rapita…
- Ah, quella ragazza è così emozionata: le prime prove con tutto il cast! Vieni, ti presento il gruppo. Gabriele, intanto puoi andare a prendere le altre casse in macchina?
- Pesano!
- Appunto. Ci vediamo dopo! -. Senza dargli il tempo di replicare, Alessandro diede le spalle a Gabriele e spinse Laura sul palco. – Ti ricordi di Matteo, vero?
La portò davanti a un ragazzo che armeggiava con la chitarra elettrica, che rivolse ad Alessandro uno sguardo rassegnato. – Matteo il Grande, come te lo devo dire?
Laura trattenne a stento una risata. – Matteo il Grande, sono lieta di incontrarla di nuovo.
- Sarai una delle mie migliori seguaci, me lo sento! – le fece l’occhiolino Matteo.
- Bene, ora lasciamo lavorare il Maestro e passiamo agli altri… -. Alessandro la condusse fino alla batteria, dove due ragazzi apparentemente identici stavano chiacchierando. – Laura, loro sono Massimo e Lorenzo, rispettivamente batterista e bassista.
- ‘ao - risposero i due in coro.
- E ora passiamo al cast… che già conosci per la maggior parte, quindi, dato che non abbiamo qui i ballerini, ti resta da incontrare il secondo Peter. Ehi, Roberto!
Un ultimo ragazzo sbucò dietro le quinte tenendo un foglio in mano. – Ale! Cosa succede? Stavo ripassando…
- Aaah, lascia perdere, ti devo presentare una persona. Lei è la nostra prima fan, Laura!
- Ciao!
- Ciao, molto piacere.
Era un bel ragazzo, pensò Laura, anche se certo non era il suo tipo: doveva avere uno o due anni più di lei, teneva i capelli legati in una piccolissima coda e indossava una maglietta dei Metallica. Riflettendoci, Laura notò che era una pessima copia di Stefano.
- Bene - esclamò Alessandro. – Penso che abbiamo finito. Ehi, Gabriele, puoi mettere qui le casse!
- Se qualcuno mi desse una mano…
- C’è Stefano laggiù. Stefanuccio, vieni ad aiutare questo scansafatiche!
- Scansafatiche? Io? - si lamentò Gabriele, lasciando una cassa tra le mani di Stefano, che la trasportò fino al palco senza il minimo sforzo apparente.
Salutò Laura con un cenno del capo, poi si guardò intorno. – Marina?
- E’ con Angelica, perché ti interessa? - gli chiese con finta disinvoltura Gabriele.
- Volevo salutarla. Ah, eccole.
Marina e Angelica erano appena uscite dalle quinte; a quanto sembrava, la ragazza di Daniele sembrava trovare divertente qualunque cosa Roberto dicesse. Laura alzò gli occhi al cielo.
- Che c’è lassù? - si informò Gabriele, seguendo il suo sguardo verso il soffitto.
- Niente, niente - esclamò Laura, facendo segno di avvicinarsi a Marina che, non appena vide Stefano, si immobilizzò al centro del palco.
- Ciao, ragazze, - salutò Stefano, avvicinandosi. – Siete pronte?
- Oh, prontissime! - cinguettò Angelica. – Non vedo l’ora di cominciare!
- Nessun lampadario che sta per cadere? – insistette Gabriele.
- Perché avete due Peter Pan? – chiese Laura, evitando di rispondere.
- Stefano ha un impegno anche per un altro musical, ma non se la sentiva di rinunciare: è partito tutto da lui; così abbiamo deciso che alcune serate le avrebbe fatte un secondo interprete - spiegò Gabriele.
- Capito.
- E ora spiegami se devo preoccuparmi di questo soffitto!
Le prove erano iniziate da venti minuti. Roberto, il secondo Peter, aveva cantato da solo, poi aveva fatto un duetto con Gabriele e ora toccava alla canzone di Capitan Uncino di fronte ai pirati: un piccolo riscaldamento.
Laura era seduta in prima fila nel teatro semivuoto aspettando che Marina entrasse in scena. Improvvisamente sentì una mano posarsi sulla sua spalla.
- Ehi, ciao! Chi sei? Un’amica di qualcuno della band?
A parlare era stata una bella ragazza che doveva avere qualche anno più di lei; la scrutava interessata con i suoi occhi azzurri.
- Ehm… - tentò di rispondere Laura, in imbarazzo. – Sì, sono venuta ad accompagnare “Trilli”.
- Ah, davvero? Wow! Piacere di conoscerti. Io sono Eleanor, la cugina di Stefy. Tu? Come ti chiami? -. La ragazza parlava senza quasi prendere fiato e aveva un accento straniero.
- Stefy? Ah, già, intendi Stefano!
Come si poteva soprannominare un ragazzo come lui “Stefy”?, si chiese Laura.
- Piacere, io mi chiamo Laura e per ora non sono la cugina, la sorella o la fidanzata di nessuno!
Eleanor scoppiò a ridere. - Ma ti piacerebbe esserlo, non è vero? Chi è? Forse Matteo?
- Da quanto ho capito, Matteo è un'ideale astratto, non potrei cercare di coglierlo!
- Ma no, Matteo è una persona meravigliosa ed è più concreto di quanto tu creda! Una volta mi ha pestato una scarpa, e fidati che l'ho sentito molto poco astratto.
- Bene, allora vorrà dire che cercherò di tenermi lontana dai suoi piedi, – sorrise Laura. - Hai detto Eleanor? Sei americana?
- Oh, no. Sono inglese, vengo da Bristol.
- Tu e Stefano avete la stessa età?
- Io ho ventiquattro anni, tre meno di lui. So che sembra giovane e arzillo, ma in realtà è un vecchietto ben travestito!
In quel momento Alessandro improvvisò un assolo di chitarra e Gabriele gli tirò uno scappellotto sulla testa.
- Ora vivi qui? Parli molto bene per essere inglese!
- Sono cresciuta con Stefano, mi hai insegnato lui l’italiano, e ora vengo qui quasi tutte le estati, però la mia casa è ancora a Bristol. Certo, è stato un po' difficile all'inizio, ma poi ci si fa l'abitudine a parlare un'altra lingua.
- Ehi, Eleanor! Mi passi l'acqua? - esclamò Alessandro dal palco.
- Ma se abbiamo appena cominciato! - si lamentò Gabriele, interrompendo la canzone.
- Ma, Gab, si disidrata se non lo lasciate bere un po'!
- Ecco, "Gab", hai sentito l’adorabile cuginetta di Stefano?
Gabriele storse le labbra e saltò giù dal palco per salutare la ragazza con un affettuoso abbraccio.
- Era da tanto che non ci vedevamo, Ellie, - le sussurrò, accarezzandole i capelli con l’atteggiamento di un fratello maggiore.
Eleanor sorrise. – Come va la band?
- Chiedilo direttamente a loro, - esclamò Gabriele, voltandosi verso i musicisti sul palco.
- Ma... quindi vuoi siete anche una band? - chiese Laura. - Non vi siete riuniti solo per il musical?
- No, - rispose Alessandro, accordando la chitarra. - In realtà l'idea del musical è venuta dopo. La band c'era già da un bel pezzo.
- Io e Ale strimpellavamo già al liceo, – aggiunse Matteo. – Anche se in realtà era lui a strimpellare, io infondevo fiducia al mondo.
Eleanor e Laura scoppiarono a ridere.
- Io ho conosciuto Ale in un parco, mentre si pavoneggiava con i suoi assolo - raccontò Gabriele. - Suonava bene, gliel'ho fatto presente e poi mi sono messo a cantare qualcosa io.
- E poi sono io quello che si pavoneggia...
Gabriele finse di avere sentito Matteo. - E così Ale mi ha invitato a fare una band con lui.
- Storia interessante... - disse Laura. - Ma non dovevate provare?
- Abbiamo finito, - rispose Alessandro.
- Ma... avevamo appena cominciato! - si lamentò ancora Gabriele, lanciando sguardi a Matteo, Massimo e Lorenzo in cerca di appoggio.
- Va bene, - si arrese Alessandro. - Abbiamo sentito te con il secondo Peter... I Bimbi Sperduti cantano in coro, oggi non ci sono nemmeno... Stessa cosa per i pirati... Ok, Matteo, chiamami Stefano, Trilli e Wendy! Poi possiamo anche andare a casa.
- Così conoscerò finalmente questa fantomatica Trilli! - esclamò Eleanor battendo le mani.
- Sai che è perfetta per il ruolo? Secondo me interpreterà la gelosia di Trilli alla perfezione!
Laura fulminò Gabriele prima che altri potessero cogliere la sua frecciatina.
*Capitolo scritto da DarkAeris e MedusaNoir*
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