Forgiveness

di scheggia18
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo capitolo ***
Capitolo 2: *** secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** terzo capitolo ***
Capitolo 4: *** quarto capitolo ***
Capitolo 5: *** quinto capitolo ***
Capitolo 6: *** sesto capitolo ***
Capitolo 7: *** settimo capitolo ***
Capitolo 8: *** ottavo capitolo ***
Capitolo 9: *** nono capitolo ***



Capitolo 1
*** primo capitolo ***


I CAPITOLO

Era Domenica. Una noiosa Domenica come le altre. Avevo il cellulare spento ed ero stesa sul letto con le cuffie e la musica a tutto volume. Dopo una quindicina di minuti entrò la mia amica Francine, non l’avevo sentita bussare dato che entrò facendomi spaventare.
“Allison ma perché non risopondi ai messaggi?”
Le indicai il telefono sulla scrivania mostrandole che era spento. Si sedette sul letto e prese l’ipod per vedere che canzone stavo ascoltando e mi disse
“Si ok, la Domenica è noiosa ma tu non fai niente per evitarlo”
Mi fece alzare con forza e aprì l’armadio
“Cerca qualcosa di sexy che stasera si esce”
La guardai confusa e le dissi
“Ma tu non dovevi lavorare?”
“Brava! DOVEVO, ho preferito aiutare la mia amica piuttosto che rompermi la schiena in quella pizzeria”.
Infondo aveva ragione, per quanto lavorava le veniva riconosciuto pochissimo. Mi alzai dal letto e mi appoggia alla sua spalla guardando l’armadio
“Questo guardaroba è più depresso di me”
Francine rise e mi diede una piccola spinta.
“Hai quel vestito fantastico che non hai mai messo, credo che stasera sia la serata giusta!”
Lo presi e lo esaminai.. in effetti non avevo avuto occasione di indossarlo. Poi mi girai verso Francine che aveva il sorriso di qualcuno che stava confabulando qualcosa.
“Apetta un attimo, ma a che mi serve vestirmi così? Dove vuoi andare?”
Francine rimase delusa e si avvicinò alla porta aprendola
“Ma perché vuoi sapere sempre tutto? Fidati di me, sarà una serata fantastica e smettila di farti domande, inizia a vivere!”
Chiuse la porta e tornai a fissare il vestito sempre più confusa. Francine tornò indietro e mi disse
“Comunque quel vestito è adattissimo, ti aspetto alle 21:00 davanti al Sweet, mi raccomando puntuale!”
Avevo un dettaglio in più da analizzare: il Sweet. Era un bar “chic” , se così si poteva definire. Lo frequentavano persone di un certo livello e ogni Domenica si riempiva di persone che volevano divertirsi prima di riprendere a lavorare in settimana. Io c’ero stata un paio di volte con i miei e un giorno a pranzo con Francine. Non avevo idea di cosa avesse in mente ma volevo seguire il suo consiglio: una volta tanto non volevo avere nessuna aspettativa. Del resto almeno avevo qualcosa da fare… così mi preparai al meglio per trascorrere una serata “misteriosa” .
 
Ero pronta. Diedi un’altra occhiata allo specchio e uscii di casa. I miei erano andati a una cena quindi mi sarei risparmiata la spiegazione sull’abbigliamento. Presi le chiavi della Lancia dalla borsa e mi recai presso la macchina. Era scomodo guidare con i tacchi e fortunatamente portavo sempre con me le scarpe di ricambio, nonché le ballerine. Il vistito che portavo era verde scuro con le maniche in pizzo e la scollatura tonda. Era corto fin sopra le ginocchia con un cinturino finto sotto il seno. Ovviamente scarpe,trucco e accessori erano abbinati. Arrivai al bar e parcheggiai in una stradina vicino.Erano le 21:07 aspettai un po’ fuori e poi entrai. Non vedevo Francine, ma il locale era abbastanza grande per cui non era semplice vedere le persone che stavano dentro a prima vista. Girai con attenzione intorno ai tavoli, il locale era molto pieno e facevo fatica a passare tra un tavolo e l’altro. Il telefono di Francine risultava spento, così appena riuscii a raggiungere il bancone del bar mi sedetti. Le persone presenti nello Sweet erano vestiti in maniera vistosa e molto elegante. Sorseggiavano Whisky e cocktail alcolici. Il barista appena si liberò si avvicinò a me
“Cosa posso offrirle signorina?”
“Un succo di frutta alla pera”
Mi guardò nascondendo una risatina e contenendosi mi rispose gentilmente
“Signorina qui non abbiamo succhi di frutta, se vuole posso prepararle un cocktail alla frutta”
Rimasi delusa ma dovevo accontentarmi
“Allora un cocktail alla fragola, possibilmente analcolico”
La serata era appena iniziata, io già non bevevo poi iniziare così presto non mi sembrava il caso. C’era anche la musica di sottofondo ma era molto lenta e noiosa. Riprovai a chiamare Francine se non rispondeva neanche adesso me ne sarei andata. Appena presi il cellulare con la coda dell’occhio vidi una persona mettersi di fronte a me. Pian piano alzai lo sguardo e rimasi con la bocca aperta a fissare questa persona. Era alta e portava un maglioncino firmato con sotto una camicia di Burberry. I suoi occhi nocciola si rispecchiarono nei miei e aveva un sorrisetto tipico da una ragazzo troppo sicuro di sé.
“Ciao Allison, che ci fai in questo bar?”
La sua domanda era spontanea, era davvero curioso di sapere che cosa ci facessi in un locale del genere dato che era evidente a tutti che non faceva parte del mio stile. Rimisi il telefono in borsa e gli risposi:
“Ciao Thomas, sono venuta con Francine”
Lui si guardò intorno confuso, non vedendo Francine da nessuna parte. Volevo nascondermi dalla vergongna così cercai di rimediare
“Ehm, ancora non è arrivata… la sto aspettando”
Cercai di correggermi impacciata. Lui si avvicinò e si sedette allo sgabello vicino a me
“Bè dato che sei sola anche tu, mi fai compagnia e prendiamo qualcosa da bere?”
Pochi ne erano a conoscenza che avevo una cotta per lui da parecchio tempo. Avevamo frequentato le medie insieme e per qualche anno anche le superiori, poi lui cambiò indirizzo e ci incontravamo solo alle assemblee d’istituto, in aula magna o vicino ai distributori automatici. Non era affatto il mio tipo ideale (anche perché non ho mai avuto un prototipo di uomo) era il tipico figlio di papà, faceva il fighetto con i suoi amici e il latin lover con le ragazze. Eppure mi piaceva. Tanto. Avevo provato più volte a parlargli per cercare di capire da dove arrivasse il mio interesse per lui, ma non avevamo mai fatto una conversazione più lunga di 10 minuti. E ora lo trovavo li, a pochi centimentri da me che mi offriva da bere.Non aspettò la mia risposta
“Mi scusi!”
Chiamò il cameriere che appena lo vide gli fece un cenno e si avvicinò subito.
“Mi porti per favore due menta sacco”
“Tom io non bevo alcolici”
Gli dissi con aria sicura e fiera di me.
“Questo è molto buono dovresti proprio provarlo.. fidati di me”
E mi sfoggiò un sorriso malizioso. Avevo ancora in mente la promessa fatta a me stessa MI DOVEVO LASCIARE ANDARE… i due bicchieri arrivarono in poco tempo e lo sorseggiai come faceva Tom.
“Dimmi.. e tu cosa ci fai qui?”
Cercai di rompere quell’imbarazzo che si era creato. Tom posò il bicchiere sul bancone e mi disse
“A dire il vero sono nella tua stessa situazione. Aspettavo Harry ma sono le 21:40 e ancora non si è visto da nessuna parte”.
Gli sorrisi e presi di nuovo il bicchiere. Ero a disagio con lui, mi imbarazzava. Il suo modo diverso dal solito di guardarmi o il suo modo di fare mi sembrava diverso, quando era in compagnia dei suoi amici snobbava tutti e a me non aveva mai rivolto parola. Invece quella sera sembrava ci fosse anche quel minimo di confidenza. Mi prese la mano e si alzò
“Ti va di ballare?”
Non avevo notato che ci fosse uno spazio, per quanto piccolo, per ballare. Ovviamente si trattava di un lento.
“Perché no?!”
Lo guardai negli occhi e mi alzai seguendolo. Le sue mani intorno alla mia vita erano leggere, quasi avesse timore di toccarmi. Io misi le mani intorno al suo collo e ci guardammo per una manciata di secondi. Dopodichè fui io ad avvicinarmi al suo collo e gli sussurrai all’orecchio
“Non conoscevo questa parte, come dire “romantica” di te”
Scoppiò in una risata fragolosa e fece lo stesso avvicinandosi delicatamente al mio collo.
“Il fatto che ti abbia invitata a ballare non fa di me una persona romantica”
Ecco, era riuscito di nuovo ad imbarazzarmi. Ma non mi arresi
“Forse hai ragione, sarai abituato a ballare dei lenti con delle ragazze”
Rimase un po’ sorpreso, non si aspettava una risposta così diretta da parte mia. Dopo un poco mi rispose
“Sinceramente non mi capita tutti i giorni di invitare le ragazze a ballare però devo ammettere che sono un ragazzo pieno di sorprese”.
Continuammo a girare su noi stessi. Thomas mi bisbigliò nuovamente nell’orecchio
“Hai un profumo dolcissimo…”
Non ricordavo che profumo avevo messo, in quel momento ero annebbiata dal rossore che mi invase le guancia. Era un complimento troppo personale e io non avevo la minima idea di come rispondere. Avevo sempre la risposta giusta al momento giusto, ma in quel momento risposi in maniera sbagliata
“Anche tu!”
Sembrava che la canzone non finisse più e cercai in tutti i modi di distrarlo perché la situazione diventava sempre più intima. Fortunatamente fu lui a rompere il ghiaccio
“Guarda c’è la tua amica Francine”


Ciao a tutti! So che come primo capitolo non è molto chiaro, nel senso che non svela subito il carattere dei protagonisti ecc ecc..
A me piace svelare le cose con calma e non subito! Quindi pian piano scoprirete molte cose, e niente è lasciato al caso!!
Mi piace questa frase, crea una sorta di mistero ed è proprio di questo che si parla.
Nelle miei storie nulla sarà chiaro da subito, anzi le situazioni iniziali potrebbero capovolgersi.
Ritornando a questo capitolo, (cerco di essere leggermente più seria) Francine avrà un ruolo importante ma non sempre. 
Sarà presente in diversi capitoli, capirete meglio il suo carattere e la sua personalità, potrete odiarla o amarla, ma non essendo lei la protagonista dovrò tralasciarla per creare altre situazioni.
Allison può sembrarvi noiosa ma credetemi non lo è! La sua vita è monotona e lei invece di reagire si "culla" lasciando che la sua vita prenda il corso che deve senza interessarsi apparentemente.
Ma grazie alla presenza della sua amica e di altri personaggi (non aggiungo altro) cambieranno molte cose.
Bé mi fermo qui, non dico altro! Spero continuerete a leggere e ringrazio in anticipo tutti coloro che mi lasceranno una recensione per capire qual'è il vostro pensiero e rispondere ad eventuali chiarimenti.
Ciao a tutti! Scheggia. ;)

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Capitolo 2
*** secondo capitolo ***


 

II CAPITOLO

Mi girai di scatto sulla mia destra e vidi una ragazza biondina che mi salutava gioiosa. Di li a poco la musica finì e ci sciogliemmo da quell’abbraccio in presenza di Francine che si avvicinò.
“Ma buonasera!!”
Disse con troppa enfasi. Tom era pienamente a suo agio e ricambiò il saluto.
“Sono secoli che ti aspetto”
Le dissi non molto scocciata. Lei guardò Tom.
“Bè vedo che non mi hai aspettata da sola”
“Ci siamo fatti compagnia a vicenda”
Rispose Tom
“Meglio così, anzi se volete scusarmi vado a salutare quel gruppo di amici infondo al locale”
Non mi diede il tempo di replicare che sparì. Tom mi prese la mano
“Tanto vale che ci andiamo a sedere a quel tavolo li, guarda si sta per liberare”
Come gesto istintivo lasciai la sua mano. Mi guardò di sottecchi.
“Si certo, andiamo…”
E camminai avanti a lui. Non avevamo ancora quella confidanza da dargli la mano. Mi sentivo una delle tante con cui ci prova Tom. Sicuramente io non ero una delle tante, perché non mi sarei lasciata corteggiare per una sola serata. Il cameriere ci liberò il tavolo e ci sedemmo uno di fronte all’altro.
“Hai fame?”
Mi chiese.
“Un pò”
“Allora facciamoci portare degli antipastini che dici?”
“Si ok”
Potevo anche sembrare fredda, ma la verità era che mi sentivo in inganno. Avevo avuto l’impressione che Francine avesse organizzato questo “incontro” di nascosto, ma la cosa peggiore era che secondo me Tom ne era a conoscenza.
Evitò di chiedermi perché ero così fredda.
“E’ stato davvero piacevole ballare con te”
Mi guardò neglio occhi e mi accarezzò una guancia. Mi allontanai facendo finta di prendere un tovagliolo.
“Ti ha infastidito ballare con me? Forse ho esagerato?”
“Sai c’è una cosa che proprio non riesco a capire…”
Avevo intenzione di dirgli esattamente ciò che mi passava per la mente.
“Ci conosciamo da quanto? 3 anni? Per non contare i due anni che hai fatto al liceo con me. Ci siamo scambiati si e no 10 parole e ciò che mi chiedevo è: perché stasera stai con me?”
Ero tranquilla, avevo un dubbio e cercai di far chiarezza chiedendo a lui. Inizialmente ci pensò su, rimase un po’ spiazzato e poi si tirò un po’ inidetro con la sedia.
“Non mi sono posto questa domanda, è successo e basta. Per te è un problema?”
“Io non ho alcun problema e solo che… non capisco…”
“Mi dispiace se mi sono comportato da asociale con te a scuola… ma era un periodo in cui si facevano cazzate e non me ne ero reso conto”
In quel momento pensai di stare a fare la figura della povera ragazza innamorata a cui gli era stato spezzato il cuore da ragazzina e aveva ancora una ferita da riemarginare.
“Non devi dispiacerti, ormai è passato. Anche perché sinceramente non mi ha cambiato la vita parlarti o meno. E’ solo che ti ritenevo presuntuoso e non solo per quella situazione alle medie, ma in generale nel modo in cui ti comporti.. ovviamente si tratta semplicemente di una mia opinione non conoscendoti bene”
Era incuriosito delle cose che gli dicevo. Non era per niente arrabbiato o irritato.
“Bè a volte può capitare di farsi un’opinione sbagliata, spero solo che hai cambiato idea”.
“Mmh vedremo..”
Gli dissi con aria di “sfida”  e ci sorridemmo. Nel frattempo arrivarono le portate. La serata trascorse così, tranquillamente. Dopo aver finito di mangiare le specialità della casa si avvicinò una ragazza. Mise le mani sugli occhi di Tom a mò di benda e mi guardò. Tom rimase sorpreso, fece un lieve salto sulla sedia e posò le sue mani su quelle della ragazza.
“Allison ma chi è?”
La ragazza mi fece segno con la testa di non dirglielo.Irritata da questa patetica scena, feci parte al gioco della ragazza mora.
“Non posso aiutarti”
“ooooh almeno un piccolo aiuto, come faccio a capire chi è?”
La ragazza sogghignava e afferrò la mano di Tom portandosela sul viso e piegandosi leggermente su di lui. Tom iniziò a dire una serie di nomi femminili, io rimasi scioccata nel rendermi conto di quante ragazze conosceva (ammesso che le conosceva semplicemente) mentre la ragazza si divertiva ridendo di gusto. Alla fine disse
“Non dirmi che sei Sarah?”
La ragazza stufa di stare al gioco gli tolse le mani e si piazzò davanti. Aveva una gonna strettissima e lunga da sotto il ginocchio, una maglietta a bredelle con una scollatura che lasciava indendere tutto. Le labbra erano un po’ troppo gonfie per pensare che fossero naturali e gesticolava in una maniera esagerata. Era sicuramente a suo agio con Thomas e non si preoccupò minimamente né della mia presenza né tanto meno che eravamo appartati e quindi che volevamo stare da soli.
“Lizzy! Non ti avevo proprio riconosciuta”
Si abbracciarono per pochi secondi ma che a me sembravano una vita e si sbaciucchiarono. Dopo averla fissata per bene si ricordò di me e me la presentò dicendo:
“Lei è Lizzy la mia ex ragazza”
Rimasi senza parole. La mia irritazione iniziale si trasformò in disgusto. Travavo assolutamente irrispettoso da parte loro comportarsi in questa maniera.Non ero affatto una persona antica e ci poteva stare che lui fosse in buoni rapprti con la sua ex o LE sue ex, il problema era che il loro atteggiamento era molto intimo e io mi sentii in imbarazzo e di troppo. Lei si sedette sulle sue gambe e mi raccontarono come si erano conosciuti, ovviamente in questo bar.
Trovai una scusa per cercare di andare via, non volevo più restare con loro e mi sentivo una perfetta idiota.
“Ma come vai di già?”
“Avevo promesso a Francine che sarei stata con lei stasera, vado a cercarla”
Annuì un po’ dispiaciuto ma mi lasciò andare senza insistere. Era facile individuarla, poiché indossava un vestito fuxia che rispettava molto la sua personalità. Era al bancone con un paio di ragazzi e ragazze tra cui il famoso Harry. Salutai tutti e dissi ad Harry
“Ehi, Tom ti cercava!”
Harry rise e con un bicchiere in mano mi rispose
“Naaaa, stasera non ha bisogno di me.. se la cava piuttosto bene”
Era evidente a tutti che fosse ubriaco, rideva di continuo e si riusciva a mantenere in piedi a malapena. Mi lanciai un’occhiata con Francine che mi fece uno sguardo triste. Il ragazzo che stava li mi diede un bicchiere
“Stavamo per fare un brindisi, ti unisci a noi?”
“Eric, lei non beve”
Gli rispose Francine provando a prendere il bicchiere. Io lo afferrai e lo bevvi tutto con un sorso. Mi guardarono sbalorditi, in particolare Francine.
“Bè cosa c’è? Non tutto è come te l’aspetti”
Presi un altro bicchiere e ci facemmo delle grandi risate

Buon pomeriggio e soprattutto buona domenica!
Il capitolo è un pò corto, lo so, ho voluto concludere questa faccenda del mezzo appuntamento per passare al capitolo successivo.
Vi assicuro che è già pronto, quindi non tarderò molto a postare il terzo.
Cosa posso aggiungere? Tom non si è comportato molto bene nei confronti di Allison ma cos'altro poteva fare? Cacciare la gallina? Non è di certo il tipo, lui è un galantuomo. 
Secondo voi Allie ha esagerato a comportarsi in quella maniera? Secondo me ha fatto più che bene perché aveva già dei dubbi su di lui e sul loro incontro che non poteva sopportare il comportamento di quella donna.
Per il resto ragazze spero vi sia piaciuto! Lasciatemi un vostro commento per sapere cosa ne pensate.
Un bacione!! Scheggia ;)

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Capitolo 3
*** terzo capitolo ***


III CAPITOLO

La mattina mi svegliai con un gran mal di testa. Il suono della sveglia era assordante. Mia madre entrò in camera e mi guardò arrabbiata.
“Che hai combinato ieri sera?”
La cacciai malamente e mi misi il cuscino in faccia. Il sole entrava attraverso i buchi della tapparella e mi infastidiva molto. Alzai le coperte e accesi il telefono per vedere l’orario.. erano le 7:43! Mi alzai di corsa e mi diressi verso la cucina, dove stavano gia i miei. Erano seduti intorno al tavolo e stavano bevendo il caffè. Mio padre mi fece un sorriso secco
“Buongiorno bell’addormentata, ti stiamo chiamando da mezz’ora”
Ero immersa in un sonno così profondo che non avevo sentito niente. Avevo un gran mal di testa e la stanza sembrava ruotasse intorno a me. Mia madre mi guardava da sopra la tazza del caffè con aria cupa.
“Allora che hai combinato?”
“Mamma e lasciamo stare per favore”
Le risposi con voce meno seccata di prima. Lei guardò mio padre come a dire “Prova a chiederglielo tu”. Mio padre inizialmente non capiva il suo sguardo poi si girò verso di me e non fece in tempo a dir nulla che io mi alzai.
“Credo proprio che prenderò qualcosa dalle macchinette, altrimenti faccio troppo tardi”.
Mi alzai lasciandoli con il dubbio e mi diressi per prepararmi. Quando fui fuori di casa tolsi la suoneria e alzai il passo per raggiungere la scuola. Il cortile era vuoto.. Entrai nell’aula, la prof non era ancora arrivata e mi sedetti vicino a Francine che mi salutò con un raggioso sorriso.
“Come stai? Hai dormito bene?”
Le feci cenno con la testa e presi dalla tracolla il quaderno con gli appunti.
“Hai davvero un brutto colore”
“Devo riprendermi ancora, il risveglio è stato un po’ traumatico stamattina”
Francine soffoccò un risolino
“I tuoi se ne sono accorti che eri ubriaca?”
“Ma che dici? Io non ero ubriaca, ho solo bevuto qualche bicchierino..”
“Si ma dato che era il primo della tua vita, l’effetto che ti ha fatto è comprensibile”
Continuava a ridere contenuta, sembrava mi nascondesse qualcosa. Ma io davvero non ricordavo nulla di ciò che era accaduto ieri sera. Avevo voglia di chiederglielo ma ero troppo scocciata per farlo. Appena la lezione finì Francine mi propose di pranzare fuori, così per poter parlare della meravigliosa serata trascorsa. Accettai, anche perché non avevo intenzione di tornare a casa prima delle 17. Andammo in un locale e ci prendemmo degli aperitivi e qualche cosa da mangiare in fretta. Ero piuttosto affamata, cosa che succedeva raramente. Fu lei a rompere il silenzio e iniziò con le suo paranoie
“Mi sento di doverti chiedere scusa”
“Riguardo cosa?”
Le dissi mirando delle noccioline
“A ciò che è successo ieri sera, a volte dovrei farmi gli affari miei e non intromettermi dei fatti tuoi”
Annuii precisandola
“Si a volte dovresti farti gli affari tuoi…”
Le dissi facendole una smorfia
“Però poi non ti vorrei bene come te ne voglio ora se non lo facessi, perché non saresti più tu”
Mi sorrise con un po’ di sollievo, ma era evidente che si sentiva ancora in colpa. Io non c’e l’avevo affatto con lei. Non ce l’avevo con nessuno a dire la verità, perché non mi aspettavo niente da Tom e in più ho avuto modo di passare una serata diversa.
Quando finimmo di mangiare andammo al parco, ci sedemmo sulla nostra solita panchina. Lei prese il quaderno degli appunti e copiò alcune cose sul suo quaderno e io uscii il mio piccolo album dove racchiudevo alcuni schizzi.Mi piaceva stare seduta li, con la mia migliore amica e racchiudere in un disegno le scene che vedevo. Alcune erano molto scontate, di studenti che passavano per il parco o dei piccioni che volavano facendo spavenntare i bambini. Ma in quel momento mi colpì in particolare una scena: c’era un ragazzo in lontananza che stava steso su una panchina, con dei fogli che gli coprivano il viso e il fodero di una chitarra appoggiata addosso a lui. Alcuni piccioni gli giravano intorno, come se fosse un corpo abbandonato. Così presi il mio gessetto e decisi di raffigurare quell’immagine, certo non era chissà che ma per quella giornata andava più che bene. Inizia a fare uno schizzo della sua sagoma, poi cercai di disegnare i particolari delle robe che indossava, ovviamente le inventai perché non riuscivo a vedere bene. Indossava sicuramente una felpa e aveva il cappuccio alzato, perché non si riuscivano a vedere i capelli. Dopo un po’ Francine ripose i fogli nello zainetto e sbruffò
“Ma che studio a fare?! Vorrei tanto andarmi a fare una vacanza”
Io sorrisi, distratta. Lei continuò a lamentarsi di una ragazza che le sta antipatica e del suo lavoro che vorrebbe licenziarsi. Notò che io non le risposi ed ero concentrata su altro. Così spiò il mio disegno e seguì con il mio sguardo la panchina.
“Ehi artista, ma non mi stai ascoltando proprio.. che disegni?”
“Ma non è vero, ho ascoltato ogni tua parola”
Nascosi quasi gelosamente il disegno e feci con aria disinvolta la vaga. Le dimostrai che avevo ascoltato i suoi discorsi, anche non sapendo dire con precisione i particolari. Lei sembrò quasi soddisfatta poi guardò il ragazzo.
“Ok diciamo che ci sai fare, comunque credo che la tua musa ispiratrice sta scappando via”
Mi girai rapida verso il ragazzo, notai la panchina vuota e più in la c’era un tipo incappucciato che camminava a passo svogliato, quasi stanco. Lanciai uno sguardo perfido verso Francine e mi alzai in piedi.
“Ecco hai visto?! E’ andato via! Una volta tanto che avevo trovato qualcosa su cui sfogarmi, tu lo fai scappare”
Francine prese la borsa e mi seguì alzando il passo divertita
“E che ho fatto io? Mica ci ha sentite parlare”
Disse con aria piuttosto confusa.
“Certo che no! Però se non mi distraevi avrei finito il mio disegno, infondo mi mancava poco”
Le risposi afflitta. Ci incamminammo verso casa, lei doveva prendere il turno alla pizzaria e io mi sarei letta qualche appunto.Ci salutammo a metà strada e mi avviai verso casa…

Ciao a tutte! Scusate il ritardo ma non sono stata molto bene in questi giorni...
Mi sono collegata per postare questo nuovo capitolo sperando che vi piaccia! 
Sinceramente avevo qualcosa da dirvi ma mi sono completamente dimenticata, forse non mi sono ripresa del tutto!!
Quindi se qualcosa non vi è chiaro e volete domandarmela fatelo pure, sono a vostra disposizione.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo è importante per me confrontarmi con voi.
Per il resto, davvero non mi viene niente più in mente!
Al prossimo capitolo che arriverà presto (salvo imprevisti)
Colgo l'occasione per ringraziare le ragazze che mi seguono diciamo di nascosto, che non lasciano un commento ma mi aggiungono tra le seguite e preferite.
E anche a quelle che mi mandano i messaggi in privato!
Mi fa davvero tanto piacere, grazie!
Un bacio scheggia ;)

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Capitolo 4
*** quarto capitolo ***


IV CAPITOLO

Le giornate passavano così tra gli impegni universitari e le poche volte che potevo vedere Francine. Un giorno mia madre mi fece una proposta
“Ho avuto un’idea!”
Saltò dalla sedia e mi guardò entusiasta. Io ero stesa sul divano e leggevo un libro e ricambiai il suo sguardo con meno entusiasmo. Così mi disse senza alcun giro di parole se mi andava di aiutare mia zia Carol al negozio. Aveva aperto un’attività da qualche anno, sembrava essere il sogno della sua vita, quando poi è rimasta incinta e aveva difficoltà a conciliare il lavoro con la salute. Ce da dire che mio zio è sempre troppo apprensivo e desiderava così tanto avere un bambino che temeva potesse succedere qualcosa se Carol si stancasse troppo.  A mio avviso era troppo esagerato, nell’epoca d’oggi molte donne riescono a fare più cose contemporaneamente tra cui lavorare, accudire i propri figli, la casa e anche pensare a se stesse. Zia aveva un negozio di abbigliamento sia femminile che maschile. Lei si occupava di quello femminile e quando poteva andare suo marito ad aiutarla oppure mia madre. Aveva una ragazza che però pare non andasse più per chissà quale motivo. A dire il vero come idea mi piaceva. Passavo tutto il tempo chiusa in casa, tra i libri che un po’ di lavoro non mi avrebbe fatto male. Del resto era scocciante per me chiedere i soldi a mio padre (anche se me li dava senza che glieli chiedevo). Così decisi di accettare e nel pomeriggio  sarei passata a trovare zia. Mia madre pareva molto soddisfatta e orgogliosa della sua idea. Quando rientrò mio padre non esitò a dirgli raggiante
“Sai che la nostra Allie ha trovato lavoro?”
Mio padre ricambiò il sorriso un po’ stonato e mi guardò per cercare conferma da parte mia. Io gli risposi con una smorfia e dissi
“Non ho ancora parlato con nessuno, può anche non essere d’accordo..”
Mia madre mi interruppe e posò una mano sulla spalla di mio padre
“Ma cosa dici? Ti pare che non ti faccia lavorare con lei? Ne sarà sicuramente entusiasta, anzi a dirla tutta ne è gia al corrente!
La guardai in cagnesco
“Mamma ma hai gia parlato con lei??”
Mio padre girava la testa prima dalla parte mia e poi da sua moglie. Non stava capendo il filo del discorso. Flora cercò subito di giustificarsi
“Ma è stato un caso, ero passata da lei stamattina e l’ho trovata molto afflitta. Mi ha detto che deve cercare al più presto qualcuno perché proprio non ce la fa a gestirlo. Cosa dovevo fare? Se aspettavo di chiederlo a te avremmo perso tempo inutile”
Mentre io stavo per rispondere si intromise mio padre
“Allora posso sapere di cosa state parlando? Di che lavoro si tratta? Non dirmi che vuoi che vada a lavorare da tua sorella..”
Ovviamente intuire il discorso non era così difficile. Mio padre era sempre stato contrario al fatto che io lavorassi. Flora sbuffò e si recò in cucina seguita da noi. Mio padre continuò a parlare
“Allora? Perché non rispondi? Sai gia la mia risposta quale sarà?”
“Jim non devo aspettare nessuna tua risposta, non sei tu a dover decidere.”
“Si ma prima di andare a parlare con tua sorella potevi consultarti prima con me”
“Cosa credi che l’abbia premeditato? Ho gia detto che la cosa è stata improvvisa”
Continuavano a discutere a gran voce uno di fronte all’altro. Io mi intromisi nella descussione con un tono di voce più alto per farmi ascoltare.
“La smettete? Si tratta di me!avevate promesso che non vi sareste più impicciati dei fatti miei. Sapevo fosse una menzogna. Le scelte riguardanti la mia vita le devo prendere solo io. Ormai sono abbastanza grande da poterlo fare!”
Ripresi un po’ il fiato e accorgendomi di aver attirato la loro attenzione continuai a dire
“E se proprio lo volete sapere io andrò a dare una mano a zia al negozio, ma questa è l’ultima volta che ti intrometti, ok?”
Guardai mia madre, l’ultima affermazione era rivolta a lei. Presi il libro dal divano e andai nella mia stanza. Dopo qualche minuto che si sentiva giu di discutere a voce moderata, scesi dalle scale e mi infilai il cappotto.
“Mamma mangio fuori, poi devo passare dalla biblioteca, ci vediamo dopo”
Uscii finalmente da quella che mi era sembrata una prigione. Passai dal centro e mi fermai a guardare qualche vetrina. C’era un bellissimo vestito giallo che attirò la mia attenzione. Mi avvicinai di più alla vetrina per sbirciare il prezzo ma ovviamente non si vedeva “sicuramente costerà molto” pensai. Di solito quando non ce il prezzo vuol dire che non è economico. Poi a passi accellerati raggiunsi la bibilioteca. Era molto piena per essere mercoledì. Salutai Luisa,la commessa che lavorava li ormai da anni e mi avviai verso il mio reparto preferito. Amavo leggere la narrativa e il mio libro prefetito era “orgoglio e pregiudizio”. Presi un libro a caso e mi sedetti vicino alla finestra. Iniziai a isolarmi dal mondo esterno e quel silenzio mi aiutava a farlo. A un certo punto alzai lo sguardo dal libro. Vidi un ragazzo seduto su un altro tavolino, di fronte a me. Aveva i capelli un po’ lunghi e neri. Appoggiò  la tracolla verde sul tavolo e prese dei libri e alcune penne. Iniziò a sbuffare e girava le pagine a casaccio. Si mise la matita dietro l’orecchio e passò le mani tra i capelli. Alzò lo sguardo dai libri ed incontrò il mio. Io alzai subito il libro e mi nascosi dietro. Mi sentii imbarazzatissima e sperai che non si fosse accorto di nulla. Contai fino a 20 più o meno e poi sbirciai da sopra il libro. Era tornato a guardare le pagine e con la penna sottolineava e ricopiava delle cose su un quadernino. Mi colpì molto il suo stile. Portava una maglietta nera con delle scritte e sopra una giacca altrettanto nero. Aveva uno stile…. Gotico. Poi guardai attentamente e lui alzò di nuovo lo sguardo. Mi nascosi nuovamente dietro il libro e per non indispettirlo presi anche il telefono e feci finta di controllare un messaggio. Poi con la coda dell’occhio notai che si era tolto la giacca e la sua maglietta a maniche corte era di un gruppo. Aveva al polso un bracciale largo, una specie di polsino marrone. E un anello al pollice. Riuscii a vedere tutti i particolari perché lo guardai con attenzione.Dopo averlo scrutato per bene mi sentii una guardona, io detestavo essere fissata e non avevo intenzione di farlo! Spuntò fuori il mio lato lunatico che prevaleva nel mio carattere. Così tornai a leggere il mio libro. La storia era molto avvincente e mi immedesimai nella protagonista come mi capitava di fare spesso. L’avrei finito in poco tempo quel libro, ormai ero persa tra le note della scrittrice e poggiai il libro sul tavolo per mettermi più comoda. Seduti al tavolo di fronte a me adesso c’erano dei ragazzi che si spingevano e scherzavano tra di loro. Non mi ero accorta del loro arrivo tanto meno che quel ragazzo era andato via. Chiusi il libro e decisi che per oggi era abbastanza.Avevo cambiato nuovamente idea, in quel periodo mi capitava frequentemente. Decisi di andare a parlare con zia, così mi sarei tolta ques’altro peso e avrei iniziato subito a fare qualcosa di diverso. Certo un po’ di soldi in più in tasca non avrebbero guastato per non parlare dello svago mentale.
Appena entrai nel negozio notai subito zia Carol che stava parlando con dei clienti nel reparto femminile. Mi salutò con un ampio sorriso e finì di vendere la merce. Il dialogo con Carol fu molto tranquillo e stimolante. Mia zia era piena di vita e amava molto questo negozio, ci aveva messo passione, sacrificio e gioia. Stabilimmo le giornate lavorative (cioè tutti i giorni fino a venerdì) e sarei andata nel pomeriggio. Ovviamente per lei prima iniziavo e meglio era, così sarei andata l’indomani. Ne fu molto entusiasta e mi accompagnò fuori seguendomi con lo sguardo fin quando girai l’angolo. Ormai era sera e avevo mangiato solo qualche pacchetto di tarallini e patatine prese dal distributore in biblioteca. Così mi recai a casa affamata e assonnata. Dopo essermi fatta un bagno rigenerante e aver divorato la dispensa andai a dormire.


Ed eccomi qui! Vi sono mancata?! Sinceramente a me si..
Mi piacerebbe poter interagire con voi più spesso e non solo quando pubblico un capitolo.
Vabbè tornando alla storia..... che ne pensate?!
A me all'inizio non convinceva molto ma avevo l'esigenza di descrivere quella situazione, spero non sia proprio male.
Poi ce un nuovo personaggio, che ve ne pare? Io vi anticipo che ne sono innamorata... Non so cosa accadrà (bugia lo so) ma sicuramente più in la ci saranno più fatti associati alle parole.
Ragazze non so cos'altro aggiungere! Ovviamente se avete dubbi, consigli, scambi d'opinione non esitare a farmelo sapere.
Sono sempre disponibile per voi!
Adesso vi lascio ma prima vorrei ringraziare tutti quelli che mi aggiungono tra le seguite e preferite e in modo particolare tutte quelle che si soffermano a lasciarmi un commento. Quelle che si prendono il fastidio di dirmi tutto ciò che pensano ecc eccc.. Insomma tutte voi!
Credo di aver detto tutto.. se ho dimenticato qualcosa lo aggiungerò al commento del prossimo capitolo che è già pronto per voi. :)
Bacioni e buon sabato sera! Scheggia ;)

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Capitolo 5
*** quinto capitolo ***


V CAPITOLO

I primi due giorni a lavoro furono tranquilli. Carol mi fece vedere le cose essenziali e la clientela non era molta così lei restava seduta – magari alla cassa – e io mi occupavo di servire i clienti spostandomi da un reparto all’altro. Riuscii a convincerla a restare a casa così sarebbero stati più tranquilli (in primis suo marito) all’iniziò sembrò scettica ma dopo un po’ si convinse. La settimana successiva sarebbe rimasta a casa. Così dopo una settimana che non vedevo Francine decidemmo di vederci per pranzo e il posto era sempre al parco. Stavo seduta sulla panchina quando vidi una pazza correre verso di me gridando
“E’ finita! Allie ma ci credi?! È finitaaaaaa”
Mi alzai dalla panchina e mi guadai intorno assicurandomi che nessuno stesse a guardare. Si fermò dinnanzi a me e cercò di riprendere un po’ fiato mentre continuava a mormorare “E’ finita”.
Alzai gli occhi al cielo
“Ma di che stai parlando?”
“Mi sono licenziata”
Mentre pronunciò questa frase cambiò espressione diverse volte. Passò dall’allarme al dubbio, dalla gioia all’incertezza.
“Ah bene”
Fu tutto ciò che riuscii a dirle.
“E’ meglio così credimi, io sto bene”
Mi lesse nella mente. Come succedeva spesso tra di noi: io pensavo una cosa e lei la faceva, oppure io pensavo e lei parlava. Si, io penso sempre e anche troppo, proprio per questo motivo ho bisogno di lei che riesca a perfezionare tutti i miei difetti. Le sorrisi e le presi la mano.
“Io so perché continuavi a lavorare in quel postaccio”
Aveva lo sguardo basso.
“Correggimi se sbaglio…”
Le dissi accarezzandole una guancia dopo esserci sedute
“E’ per Leonard”
Le si riempirono gli occhi di lacrime e aveva ancora il viso basso. Come gesto istintivo alle sue lacrime si mise le mani davanti agli occhi.Poi mi guardò con i suoi dolci occhioni, terrorizzata.
“Da quanto lo sai?”
Lo sapevo da sempre. Puoi cercare di nascondere delle cose, ma a un’amica, a una vera amica non sfugge niente. Sapevamo benissimo che quel lavoro non faceva per lei eppure per la sua testardagine aveva voluto rischiare e dopo qualche settimana gia lo amava. Non è strano che una ragazza bella,intelligente e soprattutto con poco tempo libero decida di accettare un lavoro come camierera sottopagata e che le richiede troppo tempo?! Le asciugai le lacrime che scendevano dal lato sinistro – perché le lacrime le uscivano di più dal lato sinistro.
“Questo non è importante, io sono tua amica e ti resterò sempre accanto”
“Ha detto che le avrebbe parlato”
Annuii lasciandola parlare. Sentivo che era da molto tempo che voleva sfogarsi. Questa storia l’aveva cambiata un po’. Non ci eravamo mai dette bugie e quando capitava che le chiedevo come andava a lavoro, dopo che la vedevo con gli occhi rossi, lei mi diceva che era stancante ma che ce l’avrebbe fatta. Quando io sapevo o meglio avevo intuito che si trattava di un uomo, che forse non meritava tutte queste attenzioni. La prova schiacciante la ebbi quella domenica. Allo sweet lei mi salutò frettolosamente per andare a salutare degli amici. Ovviamentre tra questi amici c’era anche Leonard.
“Ti ascolto..”
“Io davvero non volevo, tu mi conosci! Sai che queste cose non fanno parte di me. Ma lui, lui..”
 “Frans non sono qui per giudicarti, non lo farei mai! Purtroppo al cuor non si comanda.. non puoi mai sapere per chi perderai la testa”
Mi sorrise malinconica e decise di voler prendere un po’ di fiato prima di iniziare a dirmi tutto. Si alzò e fece dei brevi passi avanti e indietro per poi rimanere in piedi.
“Non ti ho detto proprio tutto…”
Nascosi la sorpresa che mi colse e mi mostrai disponibile ad ascoltare qualsiasi tipo di cosa che mi stava per dire.
“Lui non è fidanzato, cioè si ha una ragazza ma la verità è che… insomma… lui è sposato!”
Nel pronunciare le ultime parole fece una smorfia e chiuse gli occhi. Ormai aveva la faccia rossa rigata dalle lacrime. Aspettava silenziosa con il fiato sospeso una mia reazione che non arrivò subito. Non avrei mai immaginato che quel ragazzo fosse così subdolo da avere una moglie e scegliere proprio lei come amante, la mia Francine. Ero arrabbiata ma con lui, lei la conoscevo fin troppo bene e non è certo una brutta persona, non farebbe mai una cosa del genere.Frans interruppe i miei pensieri
“Ti prego parla! Dimmi qualcosa.. dimmi che faccio schifo, che mi odii! Che sono un mostro.. ma dimmi qualcosa..”
Scossi la testa e l’abbracciai forte sussurrandole
“Non ti permettere mai più a dire una cosa del genere, se ce un mostro in questa storia di certo non sei tu! Non ti preoccupare te ne sei liberata adesso.. e io ti sarò,vicina supereremo tutto”
“Oggi appena ho finito il turno gli ho chiesto di parlare e lui come al solito ha iniziato a baciarmi evitando il discorso. Ma questa volta non mi sono lasciata andare gli ho chiesto se aveva parlato con sua moglie e mi ha risposto che ci stava lavorando… ti rendi conto? Cosa sarebbe un lavoro? È ridicolo… così non ci ho visto più e gli ho detto che io ero stanca di questa storia che voglio essere una priorità per lui e non una seconda scelta”
Mentre continuava a raccontare ciò che era accaduto si era calmata un po’. Nel frattempo ci eravamo incamminate ed eravamo sedute al bar davanti a una tazza di tè. Così ripresi il discorso e feci chiarezza su un mio dubbio
“lui come l’ha presa? Insomma ti sei licenziata e hai chiuso la vostra storia.. come ha reagito?”
“Ecco il punto è questo…”
Mi rispose con occhi bassi rivolti alla sua tazza
“Mi ha afferrata per le mani e mi ha detto che non mi sarei liberata facilmente di lui, che ormai faceva parte di me e che prima o poi sarei tornata a lavorare”
“Ma Frans questa è una minaccia! Quell’uomo è pericoloso, ti ha mai fatto qualcosa?”
Alzò lo sguardo allarmata, nel suo volto si leggeva una paura tra il non voler ammettere ciò che era accaduto e il sentirsi offesa
“Stai insinuando qualcosa? Mi stai chiedendo se mi ha mai picchiata?”
“Questo devi dirmelo tu…”
Le risposi dura e pronta a qualunque risposta. Una cosa era certa non l’avrebbe passata liscia.
“No! Allie che dici? Abbiamo discusso, tutto qui… mi ha inseguita fuori dalla pizzeria e mi ha detto che sarebbe cambiato che avrebbe parlato con sua moglie, mi ha detto che sono diventata indispensabile per lui ma questa volta non ci sono cascata. L’ho guardato negli occhi e gli ho detto di non cercarmi mai più, che non avremmo mai più avuto nessun rapporto ne lavorativo tantomeno amoroso”
“Hai avuto davvero tanto coraggio! Sei forte, ti ammiro..sappi che hai fatto la cosa giusta, credimi è meglio così e tu lo sai”
Ci avviammo silenziosamente per il parco. Il sole stava per andare via lasciando posto a un cielo più scuro. Le sue sfumature erano sul rosso e arancione che delineavano i contorni delle cose che ci circondavano: giostre, alberi, macchine ,case. Era uno spettacolo meraviglioso che ti ipnotizzava e non ti dava la possibilità di distogliere gli occhi da quella visione. Se esisteva il romanticismo di certo era quello. Per me l’amore era Francine, la mia migliore amica. Perché l’amore non è solo fisicità o attrazione per l’altro sesso, l’amore è quando vedi una pesona felice e ti senti completa. Certo lei era la mia amica, non era mia sorella ne il mio amore in senso di fidanzata ma era certamente la persona per la quale avrei dato la mia vita. Il suo bene nei miei confronti era immenso e me l’aveva dimostrato in tanti modi, quando mia madre era malata lei ha passato le sue giornta divise tra me e lavoro.Adesso vederla così triste e malinconica mi straziava l’anima e io avrei fatto senz’altro qualcosa per lei.
“Bè almeno una cosa positiva ce…”
Mi disse sorridendomi
“Ah si?! Solo una?”
Le risposi ricambiando il sorriso
“Mmh diciamo una in modo particolare.. ma dipende dai punti di vista”
Mi rivolse il suo solito sguardo scherzoso che nonostante tutto non perdeva mai. Cercai di essere sua complice.
“Adesso ti starò sempre davanti!”
“ooooh si hai ragione, dipende dai punti di vista… perché a me non sembra una cosa positiva”
Così ci dirigemmo verso le nostre case ridendo e sgomitandoci. Una cosa era sicura: l’avrei vista più spesso e non era certo una cosa negativa, anzi.

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Capitolo 6
*** sesto capitolo ***


VI CAPITOLO

Il compleanno di Micheal, il nostro caro amico di lezione che ci passava sempre gli appunti, era quasi arrivato così decidemmo di incontrarci per scegliere il regalo perfetto.Io avevo un po’ di tempo libero prima di iniziare a lavorare e così ci incontrammo vicino casa sua e decidemmo dove andare. Francine da quel giorno in cui mi rivelò il motivo delle sue precedenti sofferenze, mi sembrò rinata. Aveva voglia di fare tante cose, di uscire, di andare a concerti rock,di farsi un tatuaggio ma per quanto riguarda Leonard per lei era ormai un discorsco Tabù. Ci vedevamo sempre più spesso, io ero più occupata del solito a causa del mio nuovo lavoro e lei in cerca di un passatempo. Sua madre l’aveva minacciata di fargli abbandonare gli studi se quest’anno non dava almeno un esame. Frans non voleva andare all’università, lo aveva fatto per seguire me, anche se non lo ammetterebbe mai, la sua vera passione sarebbe quella di aprirsi un negozio per conto suo.
Era emozionata di andare a prendere il regalo a Micheal(Micky come diveva lei) perché ultimamente le era stato vicino e l’aveva aiuta a studiare, perciò fargli un regalo significava mostrare la sua gratitudine in qualche modo.
Io optai per una maglietta ma lei la riteneva troppo personale
“Non conosco la taglia”
Mi disse perplessa
“Ma dai più o meno te ne vai a intuito, secondo me indossa una L”
“Mio padre indossa una L, perché lo fai così grosso??”
“Non è certo magro”
“bè è robusto, dovuto magari all’interruzione dei suoi allenamenti in palestra”
Micheal era un ragazzo alto e quindi proporzionato. Non era grosso ma a primo acchito sembravo un colosso spaventoso che però da vicino si riduceva a un ragazzo come gli altri.
“E tu come fai a saperlo? Siete diventati così intimi?”
La presi in giro. Lei diventò subito rossa, Micheal era l’unico a farle quell’effetto e cambiò subito argomento
“Io direi qualcosa di elettronica, che so un lettore mp3… ma sicuramente ce l’avrà… uffa è un problema!”
“Sai quali sono i suoi artisti preferiti? Così si potrebbe prendere un cd che ne dici?”
“Sei un genio! Ottima idea, mi sembra una via di mezzo più che opportuna, non è personale ma neanche troppo superficiale.. io so che gli piace quel gruppo che fa quella musica lenta, sottona… non mi viene il nome! E’ un gruppo vecchiotto, il nome della band inizia con il cognome del mio attore preferito!
La guardai con aria mortificata, Francine non solo non capiva molto di musica ma non si rendeva conto della sua ignoranza da dire quelle parole a voce alta. Io ormai ero arresa.
“Si chiamano Smiths e non ricordo quante volte te l’ho ripetuto”
Le dissi entrando nel primo centro musica delle vicinanze. Facemmo un giro per il negozio. Francine alzava delle copertine di album e mi faceva una smorfia sapendo che le conoscevo tutte. Il negozio era abbastanza grande così decidemmo di dividerci anche perché io volevo vedere se trovavo qualche nuovo cd per la macchina.Andai al piano di sopra sapendo che era riservato alle novità. C’era un’artista che mi incurriosiva ascoltare ed ero intenzionata a comprare il suo cd. Girai tra gli scaffali e mi soffermai a leggere qualche titolo di canzone. Poi vidi uno scaffale dedicato alle canzoni che hanno fatto la storia. C’erano album dei Pink Floyd, Beatles, U2, Guns and Roses,Genesis e poi nascosto tra altri cd c’era quello degli Smiths con la raccolta “greatest hits” ed era proprio quella che stavamo cercando. Prima di avvisare Francine che avevo trovato il cd finii di fare il giro nel negozio. Intravidi lo scaffale con scritto “novità” e mi avvicinai. Lessi rapidamente i titoli degli album e degli artisti soffermando la mia attenzione su quella scritta bianca con lo sfondo celeste. “Lana Del Rey” . Ero emozionata di averlo tra le mani e poterlo acquistare finalmente. Mentre poggiai le mani sul cd me lo vidi sfilare da sotto il naso e la sorpresa più grande fu che era proprio l’ultimo. Mi girai di scatto verso quel ragazzo che prese il cd noncurante.
“Ehm scusami, veramente lo stavo prendendo io”
Si guardò intorno ignaro che mi riferivo a lui o forse si stava prendendo gioco di me
“Dici a me?”
Il negozio non era certo vuoto ma in quel reparto c’era solo qualche persona un po’ più distante. Gli feci un sorriso sarcastico. E guardai l’album
“Stavo per prendere io il cd quando me l’ha tolto da sotto il naso”
“ah mi scusi..”
Utilizzò il mio stesso tono per farmi il verso. Mi prendeva in giro perché stavo usando un tono non confidenziale, come era giusto che fosse.
“Se non era l’ultimo glielo avrei ceduto volentieri”
“A maggior ragione insisto affichè me lo ridia”
“Ridia… questo vuol dire che prima era in suo possesso, invece a me non risulta sia così.. io l’ho visto e sono stato più veloce di lei a prenderlo tutto qui”
Volevo quel cd a tutti i costi anche perché quella era l’unica occasione per poterlo acquistare e di farmelo sfuggire così proprio non mi andava. Cercai di essere pacifica e di riprovarci con le buone. Il ragazzo era li che aspettava con le braccia conserte in attesa di una mia replica. Era evidentemente divertito mentre io non nascondevo l’irritazione.
“Suvvia, non mi sembra il tipo che ascolta questo genere musicale”
“E da cosa lo deduce? Dal mio modo di vestire? Dal mio modo di parlare per caso?”
Feci caso ai particolari del suo modo di vestire solo dopo le sue dichiarazioni. Infatti indossava un pantalone verde militare abbinato con una maglietta e scarponcini marroni. Aveva al collo una collana con delle pietre e un anello al pollice della mano destra.Aveva i capelli ricci e un po’ lunghi spettinati ed era evidente l’origine della barba. Mi giustificai immediatamente per non sembrare coatta anche se il mio abbigliamento rispondeva da solo. Non ero di certo vestita troppo vistosa ma neanche “elegante”. Avevo una magliettina bianca e un pantalone della tuta a mò di leggins abbinato con delle converse bianche.
“No, non volevo dire questo. Avevo provato solo a indovinare”
Scoppiò a ridere ma questa volta in maniera più rumorosa. Mi sentii ridicola e in quel momento decisi di approfittare. Appena si distrasse mi lanciai sul cd e cercai di toglierglielo dalle mani. Il ragazzo quando si rese conto di ciò che stavo facendo rimase stupido e tranquillo strinse più forte la mano. Mi ritrovai con le mani intorno alle sue dite e il suo sguardo puntato sulla mia faccia. Così alzai la testa e lo ritrovai a ridere.
“Ma cosa vuoi fare? Credo proprio che non sei brava a capire le persone, non te l’avrei mai lasciato prendere così”
Ero a pochi centimetri dal suo viso e mi sentii divampare la guancie di rosso. La mie mani erano ancora concentrate nella sua mano e il contatto con la sua pelle calda e dura mi fece rabbrividire, quando ne presi coscienza. Lasciai la presa e mi allontanai silenziosa. Lui era ancora divertito e mostrava i suoi denti bianchi ancora avvolto dalla risate.
“Sai te l’avrei lasciato volentieri, mi dispiace non darti il cd devi terenci parecchio, ma purtroppo non è a me e quindi non posso fare a meno di prenderlo, ti andrà meglio la prossima volta”
Mi disse allontanandosi e lanciandomi un ultimo sorriso questa volta più dolce, sincero.
Mi ci vollero pochi secondi per riprendermi. Ero avvolta da nervosismo e imbarazzo. Il mio orgoglio era stato calpestato, messo sotto i piedi e io non lo potevo accettare. D'altronde non potevo fare niente. Presi il cd dei Smiths e scesi giù in cerca di Francine.
 
Ero sola al negozio, perché zia Carol doveva passare una visita medica. Era una giornata abbastanza piatta, venivano poche persone e quindi avevo ben poco da fare. Decisi di sistemare i nuovi arrivi uscendoli dagli scatoloni che avevano riempito uno spazio troppo ampio del negozio. Iniziai dal reparto maschile poiché c’erano meno cose. Mentre piegavo le robe e le sistemavo nello scaffale sentii squillare il telefono. Mi precipitai a rispondere inciampando nella sedia. Risposi senza vedere chi fosse sul display.
“Pronto Allison?!”
Era una voce maschile. Nonostante non avevo mai parlato al telefono con questa persona, conoscevo bene la sua voce.
“Si”
Gli risposi semplicemente
“Non mi hai riconosciuto?”
“Si certo che ti ho riconosciuto.. cosa ce?”
Ero seccata ma lui non ci fece caso
“Bè non ci siamo visti più da quel giorno e mi chiedevo come stai”
“è carino da parte tua preoccuparti di sapere come sto dopo quasi tre settimane”
Ridacchiò. Continuava a non rendersi conto di quanto mi aveva infastidito quella chiamata, ma orgoglioso com’era doveva ottenere quello che voleva e quando voleva lui. Per questo aveva aspettato a farsi vivo, semplicemente perché non aveva voglia di farlo prima.
“Non avevo il tuo numero e ci è voluto un po’ per trovare qualcuno disposto a darmelo.. ma non ti preoccupare il mio pensiero era sempre per te in questi…giorni”
Voleva essere riduttivo sostituendo “giorni” a “settimane”
“Mi sento lusingata”
“Ti ho chiamata per farmi perdonare per l’altra volta”
Cambiò discorso arrivando al vero motivo per cui si era fatto vivo.Non sapevo cosa rispondere, mi aveva spiazzata.Ero rimasta male per quel giorno, mi sono sentita presa in giro. Avevo anche promesso a me stessa che non gli avrei permesso di farmi fare un’altra figuraccia del genere. È stata anche colpa sua se quel giorno ho bevuto qualche bicchierino di troppo quando per me uno era anche tanto.
“Ehi ci sei?”
“Si si scusami.. quindi cosa vuoi dire?”
“Che ne dici se una sera di queste andiamo al cinema o ti porto a cena? Ti prometto che questa volta sarà senza interruzione da parte di nessuno”
Mi risalirono in mente le parole di Harry “questa sera se la cava anche senza di me” . Evidentemente aveva concluso la serata in bellezza così come le serate successive e adesso voleva concludere anche con me?! Certo lui era il tipo da fare una cosa del genere e io il più delle volte non ero un tipo da dare una seconda possibilità.
“Non credo sia il caso”
Gli dissi semplicemente. Non volevo accettare il suo invito perché non avevo nessuna intenzione di essere una delle tante.
“Dai cosa ti costa? Ti chiedo solo una serata, vedrai ci divertiremo”
Non si arrendeva mai, riusciva ad ottenere sempre ciò che voleva o meglio quasi sempre.
“Davvero non lo dico per ripicca ma sono molto impegnata con lo studio, il lavoro…”
“Ti verrò incontro.. tu mi dici un’orario e io lo accetterò! Qualsiasi ora, anche di notte se necessario”
“Non saprei davvero”
Era evidente che non ero brava a decidermi ne tanto meno a dare una risposta certa a una persona che attendeva la risposta contraria di ciò che realmente pensavo.
“Dai facciamo così… dimmi dove lavori che appena finisci passo a prenderti da li”
Senza che me ne rendessi veramente conto gli avevo dato l’indirizzo.Mi diede appuntamento dinnanzi al negozio verso le 9, orario in cui  di solito lo chiudevo.
Tornai a casa e non avendo fame mi chiusi nella mia stanza. Pensavo a come sarebbe stata la serata di domani. Non ero tutt’ora convinta di quell’appuntamento, ammesso che si trattava di questo. Volevo chiamare Francine per sfogarmi un po’ e chiederle consiglio, ma dato che non era una cosa importante volevo trovare una soluzione da sola. In realtà il mio istinto mi diceva di incontrarlo e provare a conoscerlo meglio, se anche questa volta capitava qualcosa che potesse infastidirmi avrei reagito di conseguenza. D’altro canto c’era la ragione, che prevaleva su di me, mi diceva di non andare, di farmi desiderare almeno un po’, in modo da poter capire se realmente era interessato da guadagnarsi la mia fiducia. Era inutile continuare a torturarmi con questi pensieri, avrei deciso al momento. Così mi misi il pigiama e andai a letto. Non ebbi il tempo di pensare ad altro che mi addormentai. I miei pensieri viaggiarono in fretta dando al sogno un’aspetto realistico.

Buonasera!! Ho pubblicato il capitolo appena ho avuto un pò di tempo.
Allora che ne pensate? Io confesso che quando l'ho scritto, l'ho amato molto. Mi piaceva la presenza di questo ragazzo!
Però devo ammettere che rileggendolo non so cosa pensare, davvero.
Ditemi voi cosa ne pensate, vi piace o no?
Ringrazio come sempre le persone che mi aggiungono tra le preferite, seguite o da ricordare. Grazie davvero ragazze! Non sapete quanto mi faccia piacere, ed è questo che mi spinge a continuare a scrivere.
Anche se mi piacerebbe ricevere delle recensioni per capire il vostro pensiero. Ho notato che ci sono ragazze che in un certo senso si nascondono.
Io sono la prima a seguire delle storie senza lasciare commenti, quindi capisco l'imbarazzo e tutto il resto.
Quindi se vi va fatelo altrimenti non fa niente! :)
Dopo i ringraziamenti vi lascio. Spero di aggiornare presto, ma non so proprio.
Comunque cercherò di collegarmi con il cellulare magari, per rispondere a messaggi privati o ad eventuali recensioni.
Ciao a tutti!! Un bacio Scheggia ;)

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Capitolo 7
*** settimo capitolo ***


VII CAPITOLO

Mi svegliai controvoglia quella mattina. Le lezioni erano finite e volevo trattenermi di più a letto, ma ormai i miei occhi erano come un orologio svizzero: alle 7:00 si spalancavano non facendomi più riaddormentare. Così, senza avere altra scelta, mi alzai e feci colazione.
Mia madre era ancora a letto mentre mio padre era andato a lavoro, decisi di prepararmi e andare a fare una corsetta per respirare l’aria di quella bella giornata primaverile.

Uscii di casa con l’ipod nella tasca del pantalone della tuta,una maglietta senza maniche verde e la giacca legata in vita. Selezionai il contapassi , misi riproduzione casuale e iniziai a correre a passo accellerato. Decisi di fare qualche giro dell’isolato e se ne avevo la forza avrei fatto una corsetta in pineta. Era piacevole la sensazione del vento fresco sulle guancia e il sole caldo che nasceva. Poche persone erano in giro a quell’ora, si trovavano solo persone adulte sulla cinquantina e professionisti che avevano il fisico di chi si allena costantemente. Spesso correre era l’unico modo per svagarmi e rilassarmi ma in quel momento avevo deciso di farlo senza un motivo apparente. Desideravo starmene per i fatti miei e invece di stare rinchiusa in casa avevo deciso di uscire a quell’ora che era più tranquilla e non c’erano molte persone in giro.
Partì la canzone di Skin, Purple e presi l’ipod per cambiare, non mi andava di sentire canzoni lente, non mi davano la giusta carica per continuare a correre con lo stesso ritmo.
Andai avanti di qualche canzone e sentii un corpo pesante venirmi addosso. Caddi per terra facendomi male le ginocchia e vidi una figura maschile scusarsi ripetutamente. Inizialmente fui comprensiva poiché era anche colpa mia ma appena vidi la persona mi infuriai.
“Ma a cosa pensi? Non puoi guardare avanti?”
L’uomo dinnanzi a me era dispiaciuto e mi diede la mano per aiutarmi a rialzarmi,la rifiutai e mi alzai da sola anche se il ginocchio mi faceva male.
“Mi dispiace, stavo controllando l’orologio…”
“Ha rischiato di farmi male davvero! Dovrebbe pensare a ciò che sta facendo per non far male la gente”
Dicevo cose senza senso ed ero arrabbiata con lui ma non per avermi fatto cadere ma per un motivo molto più grande e serio.
“Signorina le ho già chiesto scusa che vogliamo fare? Io ho già i miei problemi”
“Si immagino anche che siano dei grossi problemi”
Mi guardò confuso. Odiai quello sguardo da finto ingenuo. Quell’uomo se ne andava così tranquillo in giro quando a casa aveva una moglia ignara delle diverse volte in cui suo marito l’aveva tradita.
“Cosa sta insinuando scusi?”
Leonard mi guardò questa volta più cupo e io volevo smetterla di parlare attraverso battutine e prendermela con lui con la scusa di quel piccolo incidente. Volevo e dovevo cogliere questa occasione per parlargli di ciò che era accaduto altrimenti non me lo sarei mai perdonata.
“Io mi chiedo cosa si prova ad andare in giro senza pensieri quando hai a casa due persone che soffrono per te e di cui una è consapevole e l’altra no”.
Si guardò intorno, questa volta in volto aveva segni evidenti di panico. Iniziò ad asciugarsi la fronte con l’asciugamano che aveva sulle spalle e mi guardò con occhi bassi.
“E tu che ne sai?”
Bene. Pensai, almeno ha capito in fretta a cosa mi riferivo e non ha fatto il vago.Mentre lui tentava di capire chi fossi attraverso domande personali, mi soffermai sul suo aspetto fisico. Era un uomo di bella presenza, capelli brizzolati e occhi scuri, probabilmente neri. Se non ero a conoscenza di ciò che era accaduto con Francine non avrei mai detto che quest’uomo fosse capace di tenere “due piedi in una scarpa”. Sembrava un uomo rispettabile e anche se lo si vedeva in giro sempre da solo e mai accompagnato da questa presunta moglie, nessuno avrebbe potuto immaginare che potesse avere un’amante.
“Sei un’amica di Roxanne?”
Mi disse ancora preoccupato. Pensai che Roxanne fosse sua moglie ma mi passò un dubbio per la mente, e se fosse un’altra che ha preso il posto di Francine?
Così mentii per capire qualcosa in più di quella storia.
“Certo. Lei sta soffrendo molto per il tuo comportamento”
“Soffrendo? Non le avrai mica detto qualcosa?!”
In quel momento mi sentii un’idiota e cercai di uscire da quella situazione. Lo vidi particolarmente agitato e questo mi fece pensare che probabilmente ci teneva davvero alla sua donna e che nonostante tutto non voleva che lei scoprisse la verità. Questo suo atteggiamento mi fece schifo e pena.
“Non so chi sia questa Roxanne, ma forse qualcuno che merita di sapere la verità.. e ti conviente farlo, così almeno qualcosa di buono in questa storia combinerai.”
Mi allontanai lasciandolo tra il sollievo e la confusione.
Quando sentii una mano afferrarmi il braccio con potenza e tirarmi all’indietro. Mi prese entrambe le braccia e mi spinse scuotendomi.
“Mi dici chi diavolo sei?”
Era ancora Leonard e questa volta era molto arrabbiato e irritato.
Mi spaventai pensando a ciò che poteva farmi in quel momento, ci trovavamo sul ponte e quella strada di solito era trafficata ma non a quell’ora.
“Lasciami andare!”
Gridai. Lui ancora infuriato allentò la prese e continuò a fissarmi negli occhi in cerca di una risposta alla sua domanda.
“Sono un’amica di Francine”
I suoi occhi si aprirono di stupore e si appoggiò al muro del ponte.
“Ti ha mandata lei?”
“No! Lei non sa nulla di questo.”
Si allontanò da me di poco e lo sentii…singhiozzare.
Non avevo idea di cosa stesse facendo, fin quando non si voltò.
Rideva. Rideva di gusto.
“Allora è così? La cara Francine non può proprio fare a meno di me?”
“Ma… cosa diavolo stai dicendo?”
scandii le parole per sottolineare il mio stupore. Quell’uomo era pazzo. Credeva che Frans mi avesse mandata perché era ancora interessata a lui.Si convinceva di qualcosa che non esisteva.
“Francine non ti vuole più vedere. Devi stare lontano da lei”
Continuò a ridere e pronunciare parole a voce bassa.
“Io lo sapevo che sarebbe successo. Le ho dato del tempo e alla fine lei sarebbe tornata da me. Non può farne a meno… lei appartiene a me”
L’ultima frase la disse avvicinandosi di più. Io lo spinsi con forza e cercai di spiegargli la situazione nella maniera più chiara possibile.
“TU LA DEVI LASCIARE IN PACE! IO FARO’ TUTTO CIO’ CHE POSSO PER TENERTELA LONTANA!”
Più che dirglielo, gridai. Vidi il suo volto cambiare espressione. Il sorriso si spezzò e divenne serio tutto un tratto.
Faceva dei passi verso me e io indietreggiavo.Mi afferrò la maglietta e la strinse forte guardandomi in tono minaccioso.
“Stammi bene a sentire ragazzina, non fai paura a nessuno. Vedi di stare fuori da questa storia se vuoi che nessuno si faccia male. Stai lontana da mia moglie e soprattutto smettila di mettere pulci nelle orecchie alla cara Francine. Non sarà certo una mocciosetta a distruggere i miei piani. E ricorda bene: io posso averla come e quando mi pare”
Nel pronunciare quelle frasi sorrideva. Io mi sentii morire.
Avevo perso la grinta iniziale, avevo voglia di dargli un pugno in quella faccia da stronzo.Ma l’unica cosa che riuscii a fare fu quella di restare in silenzio e trattenere le lacrime dovute al nervoso. Lui sembrò non essere del tutto soddisfatto, così tenne la presa ancora stretta e mi dieta una spinta vicino al muretto.
“Tu non sai di cosa sono capace”
Allungò una mano verso di me e chiusi gli occhi dalla paura…
In quei pochi istanti vidi delle immagini susseguirsi. Vidi Frans che piangeva mentre provava a chiudere la storia con Leonard e quest’ultimo con il suo fare arrogante che la minacciava di non riuscire a liberarsi di lui. Vidi quel giorno che piangendo mi disse ciò che le era accaduto in quei mesi con quella bestia e la mia rabbia nel volerla “vendicare” in qualche modo. Infine feci mente locale di ciò che stava succedendo. Ero faccia a faccia con lui e invece di reagire, me ne stavo li tra la sua potente presa e con gli occhi chiusi, impaurita per ciò che poteva farmi. Si trattava di pochi istanti, le immagini scorrevano velocemente e non riuscii a realizzare bene cosa era accaduto.
Mi sentii tiranta indietro da mani forti ma allo stesso tempo delicate. Quando mi resi conto che non avevo ricevuto nessuno schiaffo o cose simili (non sapevo cosa aspettarmi) aprii gli occhi.
Vidi un ragazzo con la tuta che si parò davanti a me. Era molto alto e non riuscivo a vederlo in volto perché mi dava le spalle. Cercai di riprendere il fiato che poco prima si era interrotto e mi affacciai dalla sua spalla per vedere cos’era successo.
Trovai Leonard con le mani sporche di sangue che si massaggiava il naso.
Mi feci indietro emettendo un gemito.
Dalla faccia di Leonard sparì la presunzione iniziale e indicò il ragazzo che aveva davanti.
“Ti denuncio figlio di p..”
“Potrei fare lo stesso. Hai messo le mani addosso ad una ragazza”
Lo interruppe il ragazzo con voce pacata.Nel sentirlo parlare mi venne subito in mente, che quella voce l’avevo già udita.
Leonard lo guardò sbalordito e si tirò in piedi lasciando il muro dove era appoggiato.
“Voi siete pazzi!”
E si allontanò a passo accellerato voltandosi indietro ogni tanto.
Il ragazzo si voltò verso di me e mi tese una mano. L’afferrai e lo suardai in volto. Era… straordinario!
Aveva i capelli leggermente lunghi e ricci e i suoi occhi erano di un verde splendente. Il sole glieli illuminava oppure era una luce propria.
Le labbra leggermente carnose e il suo sorriso mostrava una fossetta sulle guancia.
“Stai bene?”
Mi chiese tranquillo. Sapeva bene che grazie a lui stavo bene ma forse voleva sentirselo dire.
“Ora si… grazie”
Gli dissi con la testa bassa e rossa dall’imbarazzo.
“Ti va di fare due passi? Potrebbe farti bene”
“Vorrei andare a casa.”
L’incontro con questo ragazzo era stato per me un ancora di salvezza, ma ero ancora troppo scossa per ciò che era accaduto e l’unica cosa che volevo era quella di starmene per conto mio.
“Si lo capisco. Posso almeno permettermi di accompagnarti? Non vorrei che ti capitasse qualche altro pazzo davanti”
Rise all’idea e ricambiai con un sorriso più ampio del solito.
Camminammo per un po’ in silenzio e lui continuava a fissarmi, all’inizio feci finta di non essermene accorta ma poi mi voltai verso di lui nella speranza che abbassava lo sguardo ma alla fine mi ritrovavo io a guardare per terra.
“Mi sembra di averti vista di nuovo”
Nel momento in cui pronunciò quelle parole mi venne in mente il motivo per cui mi sembrava di averlo già visto.Sperai che lui si fosse dimenticato e girai la faccia dall’altro lato con il cuore che mi batteva forte in petto.
“Ma certo! Che stupido! Tu devi essere la ragazza ostinata che ho incontrato nel centro musica”
Rideva divertito, solo che rispetto a quel giorno la sua risata non mi infastidiva, anzi mi piaceva. Trovavo rassicurante quel suono. E da un lato mi fece anche piacere che non si era dimenticato di me.Ragazza ostinata, era così che mi ricordava.
“Già. Tu sei il galantuomo che mi ha gentilmente ceduto il cd di Lana Del Rey”
“Ebbene si, sono io!”
Confermò sorridente.
“Piacere Logan”
“Allison”
Afferrai la sua mano e la strinsi con meno potenza rispetto a lui.
“Devo ammettere Allison che mi ero fatto un’idea sbagliata su di te”
Questa volta sembrava serio mentre parlava.
“Ah si? Cioè?”
Gli chiesi curiosa. Mi ero resa subito conto di quanto potevo sembrare arrogante e scortesa in quel momento, ma il desiderio di avere quel cd e la convinzione che non l’avrei più rivisto mi aveva fatto agire in quel modo.
“Bè credevo fossi una ragazza che se la sapeva cavare. Con me eri molto aggressiva, con quel ragazzo ti ho vista più impaurita. Posso chiederti cosa ti ha fatto quel cretino?”
Distolsi di nuovo lo sguardo e guardai avanti cercando di mettere in ordine le idee per dargli una risposta.
“Non si tratta di me. Quell’uomo ha fatto del male a una mia amica e io volevo solo…”
In realtà non sapevo neanch’io cosa volevo fare. Vendicarla? No, infondo non si trattava neanche di questo. Forse volevo semplicemente fargli sapere che io ne ero a conoscenza e che Frans non sarebbe stata sola a combattere contro di lui. Probabilmente avevo anche sbagliato.
“Lasciamo perdere… ormai è passato”
“Vorrà dire che ti terrò d’occhio, non vorrei che ti accadesse qualche altra disavventura”
Cercò di sdrammatizzare e gliene fui grata anche del fatto di non aver continuato a farmi domande di cui non avrei saputo rispondere.
“Si potrebbe essere comodo averti nelle vicinanze”
Scherzai anch’io.
Eravamo arrivati a casa. Mi fermai e mi misi di fronte a lui.
“Grazie davvero per prima e per avermi accompagnata a casa”
“Dovere. Spero che il nostro prossimo incontro si svolgi in maniera normale e soprattutto senza il bisogno di doverti salvare”.
Arrosii e cercai di guardarlo negli occhi. Lui non distoglieva mai lo sguardo da me, continuava a farlo anche mentre camminavamo. Era difficile riuscire a reggere i suoi occhi puntati sui miei.
Nonostante la mattinata ero contenta di averlo incontrato di nuovo. Mi fece piacere sentirgli dire quelle parole: il nostro prossimo incontro, e mi auguravo davvero di rincontrarlo presto.
“Chissà… bè io sono arrivata. Ci vediamo in giro”
“Si magari alla prossima corsa sul ponte, io ci vado ogni mattina”.

Buon pomeriggio! 
Chiedo scusa per il ritardo.. purtroppo gli impegni non mi lasciano libera un secondo.
Ho deciso di pubblicare questo capitolo adesso perché lunedì parto, vado in Olanda (Yeah!) e quindi non potrò aggiornare subito.
Allora, parliamo di questo capitolo... cosa ne pensate?
Pian piano sta venendo fuori il carattere di Allison, una ragazza che ama molto la sua amica e che la difenderebbe contro tutti.
Può sembrare esagerata come reazione ma in realtà si è anche trattenuta. 
Poi se non fosse arrivato questo ragazzo chissà come sarebbe andata a finire.
Adesso tocca a voi dirmi cosa ne pensate e se non vi è chiaro qualcosa.. io sono qui! 
Prima di lasciarvi vorrei darvi un piccolo indizio sul prossimo capitolo che sarà dedicato all'appuntamento con Thomas..
Allison capirà alcune cose su Tom e ci sarà una svolta. Ma questo non vuol dire che riguarda per forza il caro Tom.
Non posso dirvi altro...
Ringrazio ancora chi mi aggiunge tra le preferite, seguite e da ricordare, siete fantastiche!
Un ringraziamento particolare a chi si sofferma a commentare, vorrei parlare di più con voi per sapere cosa ne pensate (a volte mi sembra di parlare da sola :) ).
Non so cos'altro aggiungere, quindi vi saluto. 
Un bacione scheggia ;)

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Capitolo 8
*** ottavo capitolo ***


VIII CAPITOLO

“Questo è troppo corto, questo è troppo semplice, mmh… questo troppo impegnativo! Vediamo un po’ cosa c’è qui”
Aprii tutti i cassetti e ne feci uscire magliette di tutti i colori e fantasie. Aprii l’armadio e lo svuotai. Quando finii mi girai verso il letto e rimasi senza parole. Non sapevo di avere tutta quella vasta scelta, eppure ero indecisa e mi sembrava di non avere niente da mettere o meglio, niente che poteva andare per quella serata.
Non avevo idea di dove mi avrebbe portata Thomas. Conoscendolo almeno un po’ avrebbe optato per  quelche locale “In” oppure mi avrebbe portata al cinema. Di solito si svolgono lì i primi appuntamenti. Ma in realtà non ero certa di ciò che sarebbe successo. Da un lato desideravo tanto poterlo rivedere e scoprire le sue vere intenzioni, dall’altro lato invece non mi interessava.Pensavo che dandogli questa opportunità lui si sarebbe illuso di avermi in pugno e che bastava una chiamata per farmi cadere ai suoi piedi.Ma immaginare la serata non mi sarebbe stato d’aiuto, così decisi di lasciar perdere e concentrarmi sull’abbigliamento da adottare.
Mi voltai di nuovo verso il letto ricoperto di robe e dissi sbuffando.
“E ora pensiamo a noi”
 
Presi la borsa e le chiavi e mi diressi verso la porta.
“Mamma faccio tardi oggi”
Non feci in tempo a uscire che mi bloccò davanti alla porta
“Dove devi andare così?”
Alla fine avevo messo i pantaloncini di jeans, sopra una canotta bianca, degli stivali senza tacco e una giacca di lana beige.
Ero molto casual e rispecchiava il mio modo di vestirmi. Non avevo nessuna intenzione di vestirmi come il nostro primo incontro, quello fu solo un caso e doveva sapere che non mi ero preparata molto per la serata. Del resto dovevo andare al negozio e quindi non potevo passare tutto il pomeriggio vestita di punto per poi uscire.
Mi guardai seguendo lo sguardo di mia madre.
“Cosa c’è che non va?”
Le dissi delusa. Ero sempre insicura di me e prima di prendere una scelta ci mettevo tanto, anche troppo, tempo.
“Così devi andare a lavoro?”
Annuii e la guardai alzando le sopracciglia.
“Certo, poi esco direttamente”
“Ma non porti le calze?”
Mi guardò le gambe nude e subito me ne vergognai. Detestavo dare tante spiegazioni, soprattutto detestavo i modi che aveva mia madre di mettermi in imbarazzo. Ogni volta che mi vestivo lei era lì che controllava e dava le sue opinioni sul mio abbigliamento. Non le piaceva che ero così sportiva ma sapeva bene che non poteva farci nulla.
“No, oggi fa caldo! Non farmi perdere tempo per favore, devo andare ad aprire il negozio. Ci vediamo stasera, anzi non mi aspettare in piedi farò tardi”
Cercai di liquidarla con la scusa del negozio. Ero certa che non mi avrebbe trattenuta.
Decisi di non prendere la macchina e fare due passi a piedi. Il tempo era bellissimo, c’era un sole caldo e si respirava un odore piacevole dei fiorni primaverili.
Il negozio era aperto quindi zia Carol era già arrivata.La trovai infatti, a sistemare i nuovi arrivi negli scaffali. Io ne avevo definiti una buona parte ma erano rimasti ancora alcuni scatoloni. Poggiai la borsa dietro al bancone e mi precipitai ad aiutare Carol.
“Ciao cara.”
Mi disse appena si accorse della mia presenza.Presi i maglioni che aveva in mano, lei era sopra la scala.
“Zia non è meglio che salgo io sulla scala? Magari me li passi tu i maglioni”
L’aiutai a scendere. Ormai il pancione era evidente e lei aveva problemi a sopportare quel peso che la spingeva in avanti facendole male la spalla.
“Dai siediti ci penso io”.
Il pomeriggio fu più movimentato del solito. Ci furono molti clienti che mi tennero occupata sia nel reparto maschile che in quello femminile. Carol mi diede una mano ma io cercavo di fare tutto da sola per non farla stancare troppo. Verso le 19:00 venne suo marito che aveva smesso di lavorare e dicisero di andar via insieme (anche se zia non era del tutto convinta).
Mi ritrovai nuovamente sola e senza far niente. Il primo pensiero che mi venne in mente fu quello di chiamre Francine. Non sapevo cosa dirle, non mi andava di parlarle di ciò che era successo la mattina ma da un lato avevo voglia di condividerlo con lei. Alla fine decisi di non telefonargli e mi tenni occupata uscendo e piegando le robe. Mentre sistemavo i vestiti nel reparto femminile ne vidi uno che mi piacque particolarmente.Era un vestitino corto da sopra le ginocchia color rosa shocking. Uscii fuori per controllare se veniva qualcuno, quando vidi che nessuno passava da quelle parti chiusi il negozio a chiave. Presi il vestito e me lo provai senza andare nel camerino. Mi guardai allo specchio e stranamente mi stava d’incanto. Ero sempre troppo magra e quindi i vestiti addosso a me perdevano molto. Negli ultimi anni avevo preso un po’ di chili che rendevano il vestito perfetto su di me. Il colore mi donava, l’unica cosa che non andava bene era il modello. Troppo corto per i miei gusti. Aveva l’apertura avanti e ad ogni passo si apriva mostrando le cosce.
Mi sentii tentata nel volerlo indossare per la serata, poi il giorno dopo lo avrei riportato indietro. Mi guardai ancora allo specchio e feci alcune mosse da diva sentendomi stupida al tempo stesso. Sciolsi i capelli e sfilai a piedi nudi nel negozio.
Ad un tratto sentii bussare alla porta. Mi venne un colpo e il cuore inziò a battere più forte. Non trovavo i pantaloncini.
Bussarono di nuovo.
“Un attimo”
Gridai.I pantaloncini non li trovai ma non potevo far aspettare ancora dato che continuavano a bussare.Così mi affacciai dalle tendine con la speranza che non fosse zia Carol e facendomi vedere dal cliente per farlo attendere.
Da dietro la tendina vidi un uomo alto che fissava da dietro i vetri. Riconobbi subito Tom e guardai l’orologio appeso, erano le 21.20.
Gli aprii la porta e lo feci attendere scappando nel camerino. Lui entrò confuso e divertito al tempo stesso.
“Arrivo subito”
Trovai i pantaloncini nel camerino e mi tolsi il vestito in fretta. Poi mi accorsi che non avevo la canotta.
“Maledizione! “
Dissi a voce alta, innervosita dalla situazione.
“Posso aiutarti?”
Disse Tom seduto du un divanetto.
“No grazie, ho quasi finito”
Andai nel panico e spiai dalla tenda in cerca della canotta bianca.
“Dove cavolo sta?”
Vidi una mano sbucare dalla tenda con in mano la canotta.
“Forse cercavi questa?”
Lui era girato da un’altra parte e io l’afferai subito indossandola.
“Dove stava?”
“Sotto i cuscini del divano”.
Uscii scalza e appena trovai gli stivali me li misi.
“Ma cosa hai combinato?”
Mi disse ridendo. Io avevo la testa bassa cercando di sistemare il vestito e appenderlo al suo posto.
“Ho provato un vestito”
Me lo sfilò dalle mani.
“Davvero molto bello. Non puoi mettere questo per stasera?”
Ero certa che non mi avrebbe fatto nessun complimento vestita con un pantaloncino e canotta. E devo ammettere che quello era il mio intento, non avevo nessuna intenzione di prestare troppa attenzione nell’abbigliamento. Avevo scelto un completo comodo e che andava contro lo stile di Tom.
“Quel vestito non è mio”.
Gli dissi prendendo la borsa e la giacca.
“Bè potrebbe esserlo adesso. Te lo compro io.”
Aggrottai la fronte e inarcai le sopracciglia.
“Grazie, ma non mi sembra il caso.”
“Perché no? Il negozio è aperto e io sono un semplice cliente”
“Per favore non insistere, non mi comprerai con un vestito. Sta iniziando male questa serata”.
Sospirò ma sembrava ancora convinto.
“Andiamo?”
Gli sorrisi evitando ulteriori situazioni di imbarazzo.
Lui mi ricambiò il sorriso e mi aiutò a chiudere il negozio.
“Cosa facciamo?”
Gli chiesi.
“Facciamo in modo che questo sia il nostro vero primo appuntamento”.
Lo guardai curiosa e lui in risposta mi abbracciò e ci incaminammo verso la direzione opposta da dove ci trovavamo. 

Buonaseraaa!
Scusate il ritardo ma ho una buona scusa (almeno credo).
Sono stata via per una settimana (come vi avevo detto) e poi ho iniziato a scrivere un altro libro a cui ci tengo in maniera particolare.
Ma non vi preoccupate "Forgiveness" ha la precedenza! 
Cosa ne pensate di questo nuovo capitolo? 
Descrive l'appuntamento con Tom e ho voluto dividerlo in due parti perché è lungo e sarà ricco di colpi di scena!
Avrete notato un'altro aspetto del carattere di Allie che sarebbe quello meno serio. Ebbene si, anche lei fa la stupida sfilando!
Il fatto del vestito "rosa shoking" è stata un'idea che mi è venuta guardando delle immagini su google.
Ho descritto un vestito che ho visto e c'era scritto che era proprio "rosa shoking" (scusate ma io non ne avevo mai sentito parlare).
Poi magari posso rispondere ad ogni vostro eventuale dubbio, come faccio sempre!
Volevo ringraziare chi mi aggiunge tra le preferite, seguite e da ricordare.
Ringrazio chi mi lascia un commento e in particolare ringrazio JunoEFP perché è sempre presente e perde un pò del suo tempo lasciandomi una recensione. Grazie davvero!
Alla prossima. (che non so quando sarà)
Un bacio e buona serata scheggia ;)

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Capitolo 9
*** nono capitolo ***


IX CAPITOLO

Ad attenderci più avanti c’era un auto. Mi aiutò a salire e ci sedemmo dietro. Era una Hyundai equus.Conoscevo il nome perché mio padre era patito delle macchine ed ogni giorno portava a casa una rivista diversa sulle auto.Guardai Tom, non mi aspettavo tutte queste attenzioni. Certo, mi faceva piacere però non mi sentivo a mio agio.
“Perché non guidi tu?”
Gli dissi appoggiandomi con la schiena al sedile in pelle.
“Perché dovrei guidare quando c’è qualcuno che può farlo al posto mio?”
Era convinto di ciò che diveva. Ecco il tipico figlio di papà.
Dissi nella mia mente. A volte era un ragazzo dolce, premuroso, quasi normale ma subito dopo subentrava quel suo lato da ragazzo viziato che detestavo. Non lo conoscevo così bene da affermare perfettamente che tipo di persona fosse, ma lo avevo osservato bene negli anni, osservato come di solito si usa fare con le persone che ti piacciono e non puoi avere, non ti rimane altro che cercare di capirle guardandole da lontano.
Mi arresi. Volevo contraddirlo ma non lo feci. Mi ero promessa di dargli un’altra possibilità e così avrei fatto.
Tom diede gli ordini all’autista di partire e si appoggiò al sedile.
I vetri erano oscurati perciò mi risultava difficile guardare da fuori al finestrino. Tom era rilassato e mi guardava con aria serena. Mi trasmise un po’ di tranquillità e cercai di rilassarmi anch’io come faceva lui.
“Parlami di te”
Disse a un certo punto, rompendo il silenzio. Mi girai dal lato suo e lo guardai confusa.Lui rise e si girò con il busto verso di me.
“Su avanti, si parla di questo ai primi appuntamenti o sbaglio? Vuoi raccontarmi qualcosa di te?”
“Non saprei… cosa vuoi sapere?”
“Ad esempio cosa fai oltre a lavorare?”
Odiavo parlare della scuola, era un argomento che mi irritava. Non sapevo cos’altro rispondere quindi fui costretta a uscire il discorso-scuola e troncarlo subito.
“Studio, piuttosto tu cosa fai?”
L’avevo perso di vista dopo le superiori e mi resi conto di non sapere molto sul suo stato attuale.
“Bè che sono un rubacuori lo sapevi?”
Questa volta il suo “umorismo” non mi diede fastidio. Non sembrava che si stesse vantando, ma semplicemente voleva dare una risposta che tutti si aspettavano da lui.
Passarono pochi minuti prima che l’auto si fermasse e la conversazione fu molto piacevole. Iniziai pian piano a sentirmi a mio agio e di questo dovevo ringraziare Tom.
Provai ad aprire la sportella e mi disse di aspettare perché ci avrebbe pensato l’autista a farlo.
Mi sentii fuori luogo, non ero abituata a tutte quelle attenzioni e onestamente non ne avevo mai sentito il bisogno. Nella vita non è fondamentale avere una persona che apre la sportella o guida al posto tuo. Ma è anche vero che dovevano lavorare tutti, quindi era giusto che l’economia girasse! Aveva il mio appoggio, nonostante non fosse del tutto importante.
Attesi che l’autista mi aprisse la sportalla e con un mano mi aiutò a scendere dall’auto. Certo, devo ammettere che mi sentii un personaggio famoso e questo non era del tutto negativo.
Thomas si posizionò dietro di me e uscì una benda nera.
“Permetti?”
Mi sussurrò delicatamente e mi bendò gli occhi dopo che io annuii.
Mi piacevano queste cose, amavo le sorprese e tutto ciò che riguardava il mistero. Prima che mi bendasse avevo notato che eravamo su una strada piuttosto familiare, ma non fui così attenta da capire di preciso dove ci trovassimo.
Posò le sue mani sulle mie spalle avvicinandosi sempre più al mio orecchio
“Adesso fidati di me, ti dirò io cosa fare e tu dovrai eseguire”
Questo giochino lo trovavo divertente e un tantino eccitante. Decisi di assecondarlo e feci quello che mi diceva.
Mi aiutò a salire il gradino, probabilmente di un marciapiede, e posando le mani dietro la mia spalla mi spingeva in avanti invitandomi a camminare. Mi sentii in imbarazzo pensando che qualcuno potesse vedermi. Chissà cosa avrebbe pensato, sicuramente niente di positivo. Anch’io non sapevo cosa pensare ma non volevo neanche farlo.
Tom mi aiutò a scansare qualcosa, forse dei pali, e camminammo per qualche metro finchè non mi disse che eravamo arrivati.
“Posso toglierla ora?”
Gli dissi ansiosa di vedere dove mi trovavo
“Certo che no! Adesso arriva il bello.. ancora un attimo di pazienza.”
Mi lasciò sola per pochi secondi e sentii aprire una porta di fronte a me. La sensazione di non vedere non era affatto piacevole ma resistetti pensando che questo gioco fosse quasi finito. Infatti Tom tornò subito accanto a me e nuovamente mi aiutò a superare un altro gradino. Appena varcai la soglia avvertii calore provenire da quell’ambiente in cui mi trovavo. Ma la cosa che mi sorprese e mi fece piacere nello stesso tempo fu quella di trovare un silenzio quasi apocalittico.
“Tom”
Bisbigliai. Lui in risposta fece una risatina e mi tolse la benda.

La prima cosa che vidi fu una stanza grande e bianca. A primo impatto non la riconobbi subito, poi mi girai alla mia destra e vidi il bancone così mi fu tutto più chiaro o quasi.
“Cosa ci facciamo qui? E perché è così vuoto?”
Gli chiesi perplessa, in cerca di qualche spiegazione. Thomas mi chiese di raggiungermi al tavole che era posizionato al centro della sala, dove di solito era pieno di gente.Camminando mi rispose
“E’ da qui che è iniziato tutto. Il nostro primo appuntamento non è stato come avrei voluto e ti chiedo di dimenticarlo e iniziare da capo, da dove ci siamo fermati”
Lo Sweet sembrò molto più bello in questa occasione che in quelle passate. Quel bianco vicino ai muri dava un’aria serena ed elegante. Gli sorrisi e mi sedetti di fronte a lui. Solo in quel momento feci caso a com’era vestito, infatti portava un vestito nero con sotto una camicia blu notte e la cravatta di un blu più chiaro. Fu allora che mi sentii veramente una stupida.
Io e la mia testardagine.
Per una volta dovevo smetterla di fare ribellioni su tutto e dovevo lasciarmi andare, magari mettendo qualcosa di più normale per quell’appuntamento o accettare il regalo di Tom. Ma la seconda opzione era fuori discussione, non avrei mai accettato una cosa così personale per un semplice primo incontro.
Le sue parole mi fecero piacere e trovavo davvero carino da parte sua organizzare tutto questo (una macchina che ci attendeva fuori dal negozio, la benda sugli occhi e il locale in cui ci siamo visti la “prima” volta)
“Ma scusami perché è vuoto?”
Sorrise, appoggiandosi il tovagliolo sulle ginocchia. Arrivò un uomo vestito di nero e bianco, probabilmente era il cameriere. Tom si girò verso l’uomo e poi verso me
“Non è proprio vuoto. Come vedi, c’è un’altra persona oltre noi due”
Sorrise sarcastico e io ricambia prendendolo in giro. Il cameriere si avvicinò e dopo avermi guardata con disgusto si rivolse a Tom come se io fossi invisibile. Guardai Tom con la bocca spalancata, sperando che se ne accorgesse, ma lui mi guardava confuso. Fu il cameriere a rompere quel segnale che stavo provando a mandare a Tom.
“Mi dica lei quando posso procedere. In cucina è tutto pronto”
“Allora può iniziare a portare ciò che è pronto”
Il cameriere fece un cenno con il capo sempre rivolto verso Thomas e poi si allontanò.
“Cosa stavi cercando di dirmi prima?”
Intervenne subito dopo sorridendo.
“Ma hai notato come mi ha guardata? A parte che mi ha fatto la radiografia in mezzo secondo ma poi la sua faccia di sdegno era terribile e fuori luogo”
Tom scoppiò a ridere. Quando lo faceva gli occhi si chiudevano in una piccola fessura ed erano davvero teneri e dolci. Ecco cosa mi piaceva di lui, il suo sorriso sincero che andava oltre quello che si diceva sul suo conto.
“Non è divertente”
Gli risposi ridendo anch’io, contraddicendomi allo stesso tempo.
“Bè un po’ si. E comunque io ti avevo avvisato di cambiarti”
Si ritornava sull’argomento del mio abbigliamento. Proprio non riusciva a sopportare di vedermi vestita così… semplice.
“Non sapevo saremmo venuti in un posto in cui conta il  modo di vestirsi anziché la persona”
“Non te ne faccio una colpa, la prossima volta sono certo che sarai ancora più bella”.
Si sforzò di farmi un complimenti e per il momento lo ritenevo più che sufficiente. Arrivò di nuovo il cameriere e senza dire niente mise le bottiglie del campari sul mio tovagliolo e poi appoggiò il vassoio pieno di stuzzichini vicino a Tom.
“Scusi può alzarle per favore? Devo prendere il tovagliolo da sotto”
Sembravo una ragazzina viziata che non sapeva spostarsi da sola delle bottiglie. Ma io lo feci apposta per dar fastidio a quel cameriere così antipatico.
Stava per dire qualcosa, ma bastò una finta tosse di richiamo da parte di Tom per farlo tacere. Tolse i bicchieri e mi fece prendere il tovagliolo. Appena andò via, Tom mi fece un applauso e io divenni subito rossa.
“Complimenti! Come vedi non siamo molto diversi. Tutti pensano che faccio lo stronzo, ma semplicemente mi faccio rispettare”.
La serata andò avanti tra le tante cose da mangiare che ci portarono e scherzi e prese in giro al cameriere. Fu una bella serata anche se non era ancora finita.
“Questo silenzio è diventato pesante non credi?”
Mi disse dopo aver pulito il piatto con il pane.
“Cosa intendi dire?”
Pensai di essere stata troppo noisa per lui e forse voleva andare via.
“Ci andiamo a prendere qualcosa da bere in qualche bar? Ti va?”
Mi rilassai cancellando l’idea di averlo annoiato. Non era male l’idea di andarcene da quel posto e stare insieme ad altra gente.
“Ok”.

Il locale in cui andammo era simile allo Sweet, frequentato da persone raffinate che indossavano vestiti firmati e le donne portavano abiti eleganti. Guardai Tom e gli sussurrai all’orecchio
“Ma perché mi hai portata qui? Mi sento fuori luogo”
“Così la prossima volta stai più attenta a come ti vesti”
E mi prese la mano per farci spazio tra le persone. Ovviamente mi osservavano tutti e sussurrano parole incomprensibili. Io per ricambiare facevo smorfie oppure le squadravo anch’io. Tom di certo non mi aveva aiutata, anzi se fosse per lui era giusto che io facessi questa figura. Da soli eravamo stati bene ma quando c’erano altre persone lui subito cambiava e in peggio. Questa era la cosa che non sopportavo in lui.
Ci sedemmo a dei tavolini e iniziò a salutare le persone una dietro l’altra. Sembrava di essere uscita con il sindaco.
“Allora che prendi?”
Anche il suo tono nei miei confronti era cambiato.
“Per me va bene un succo all’ace.”
“Allie per cortesia, non siamo in uno di quei locali che frequenti tu. Prenderesti qualcosa di diverso da il solito succo?”
“Allora prendo una birra”
Gli risposi seccata in segno di sfida.
“Qui le donne non bevono birra, ti guarderanno male”
“Più di come stanno facendo ora?”
Si rassegnò e controllò il menù delle bibite.
“Una Sangria va bene?”
Non gli risposi e mi girai dal lato opposto.
“Ho capito faccio io”
Nonostante erano le 23.00 passate il locale era molto pieno e si riempiva sempre più. Thomas si fermava a parlare con tutti, le persone passavano tra i tavoli e lo salutavano. Mi presentò delle persone che mi guardarono come per dire “poveraccia” forse mostravano anche pena per me. Dimenticavo il loro nome non appena si presentavano e se potevo evitavo di stringere la mano o subito dopo me la pulivo. Questa era la mia ribellione, la mia risposta alle loro offese. Tom si giustificava e chiedeva scusa al posto mio. Si avvicinò il cameriere che sembrava molto più cortese rispetto a quello che ci aveva serviti al Sweet. Ci chiese cosa volevamo da bere e mentre Tom stava ordinando per me io lo interruppi dicendo che volevo la birra.
“Ma tu non bevi birra, perché dovresti farlo proprio stasera?”
Mi disse in evidente imbarazzo dovuto alla presenza di una ragazza accompagnata da un ragazzo.
“Perché ora ne ho voglia”.
Riuscimmo a stare soli per pochi minuti e Tom non ebbe il tempo di rimproverarmi come voleva.
Gli dissi che volevo andare via, che quel posto non faceva per me e mi ero messa in ridicolo anche troppo. Lui un po’ dispiaciuto mi assecondò. Quando ci avvicinammo alla porta per uscire incontrò altre 3-4 persone che lo fermarono per salutarlo.
Sbuffai ma mi resi conto che si trattava di altri minuti, massimo cinque e poi ce ne saremmo andati. Ma iniziarono ad aprire un discorso serio, forse parlavano di politica, e iniziarono a discutere dei diversi pareri. Le ragazze che stavano si intromettevano raramente e sorridevano sempre. Mi sembrava di trovarmi in una scena di un film. Non mi ero mai interessata di politica, non sapevo come integrarmi nel discorso, ammesso che me l’avrebbero lasciato fare. Così mi misi buona ad ascoltare distraendomi ogni tanto nei discorsi che facevano altre persone accanto a me. Più o meno parlavano tutti della stessa cosa e mi irritai.
“Thomas si è fatto tardi andiamo?”
Lo interruppi a un certo punto. Lui non si degnò di guardarmi e continuò a parlare con i suoi amici o conoscenti che fossero come se io non avessi mai aperto bocca.
Decisi di aspettare altri pochi minuti, poi me ne sarei andata senza neanche avvisarlo.
A un certo punto mi sentii tirare da dietro e mi ritrovai fuori dal locale. Lasciai la mano e mi feci indietro riconoscendo quella sagoma. Non ebbi tempo di ragionare su ciò che stava succedendo e non sapevo cosa fare. Guardai dentro al locale che stava alle mie spalle e Tom non si era accorto che ero uscita. Poi rivolsi lo sguardo verso il ragazzo che mi aveva portata fuori.
“E tu che ci fai qui?”  
“Credevo avessi bisogno d’aiuto”
Mi rispose sorridendo.
“Non spetta a te salvarmi sempre”
“Quindi lo ammetti”
Non replicai, era inutile. Quel ragazzo lo avevo conosciuto da poco, e neanche potevo dire di averlo conosciuto, che lo ritrovavo ovunque. Credevo seriamente che mi spiasse. Non ricordavo neanche il suo nome.
“Ad ogni modo devi decidere in fretta. Il tuo amichetto ti sta cercando. Due sono le soluzioni: entri dentro scusandoti e continui la serata, passandola con quelle persone che ti annoieranno a morte”
Poi si avvicinò verso di me e mise una mano sul muro dove io ero appoggiata.
“Oppure vieni con me. Ci beviamo due birre e poi ti riaccompagno a casa”.
Mi girai guardando dentro al locale e notai che il cameriere aveva portato le bevande e Tom aveva in mano la birra guardandosi intorno. Si era accorto della mia assenza solo perché era arrivato il cameriere. Era divertente vederlo impacciato mentre tentava di giustificarsi con quelle persone che non conoscevo ma che mi avevano giudicata da appena avevo messo piede li dentro.
Il ragazzo di fronte a me aveva ragione, avevo solo due opzioni. E la seconda per quanto assurda mi sembrava era quella più fattibile.
“E tu sei…?”
Gli dissi cercando di ricordare il suo nome.
“Logan. Mi hai dimenticato subito. Tu invece sei la ragazza osti..”
“Allison, ma se ti è più semplice ricordare il mio nome chiamami Allie”
Sapevo cosa stava per dire e non mi andava affatto bene che mi ricordava come una ragazza ostinata.Preferivo essere ricordata diversamente.
“Giusto…”
Ammise
“Quindi cosa vuoi fare Allie?”
“Be visto che mi trovo, un birra andrebbe più che bene”.
Mentre ci stavamo per allontanare una ragazza uscì dal locale e notai che era la stessa ragazza con cui stava parlando prima Tom. Continuava a fissarmi come aveva fatto prima: con sdegno e disgusto. Allora persi la pazienza e alzai il dito medio seguito da una linguaccia. Logan scoppiò a ridere e corremmo in una strada buia.

Buon pomeriggio!
Scusate l'assenza, ho avuto troppe cose da fare e come potete notare il capitolo richiedeva tanta pazienza e attenzioni.
Come avevo anticipato si tratta di un doppio primo appuntamento. 
Ho dovuto dividerlo in un'altra parte altrimenti sarebbe stato troppo lungo.
Il comportamento di Tom è strano: prima si comporta da perfetto principe azzurro e poi si rivela un rospo.
Ma sarà realmente interessato alla nostra Allie?
Dal suo canto gliela fa pagare abbandonandolo da solo in quel locale e scappa con un'altro ragazzo.
Sicuramente in seguito scopriremo se Allie e Tom chiariranno e che ruolo ha questo Logan.
Ma non dimentichiamoci di Francine. E' allo scuro della presenza di questo ragazzo (Logan) e non sa neanche dell'incontro tra l'amica e Leonard.
Adesso vi lascio e vado a scrivere il prossimo capito. Spero di cuore di riuscire a pubblicarlo il prima possibile.
Ho pubbligato una storia corta che non mi ha richiesto molto tempo ma non mi lascerò più distrarre.
Ringrazio tutti quelli che mi aggiungono tra seguite e preferite e vi dico un'ultima cosa: LASCIATELO UN COMMENTINO CHE VI COSTA? :)
A presto.. baci scheggia ;)

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