Ti insegnerò ad amare

di BluHiro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ennesima volta ***
Capitolo 2: *** Cominciamo bene! ***
Capitolo 3: *** Chi non muore si rivede! ***
Capitolo 4: *** Incontri ***
Capitolo 5: *** Compromessi ***
Capitolo 6: *** Chiarimenti... ***
Capitolo 7: *** ...e chiarimenti ***



Capitolo 1
*** Ennesima volta ***


Ogni cosa che faccio è un errore. Sbaglio? Sono una stupida. Ho ragione? Sono una stupida lo stesso. È questa la logica dei miei genitori, dei miei amici, di tutti quelli che mi circondano. O ho torto, o ho torto. Loro si arrabbiano qualsiasi cosa io faccia. E dire che sono anche una brava ragazza, a scuola vado bene, in casa non creo casini… al contrario di mio fratello, che nonostante tutto, la passa sempre liscia. Lui si chiama Matteo, ha 3 anni più di me, infatti lui ne ha 18 e io 15. A volte lo odio per questo, non capisco il perché, ma credo semplicemente che sia il figlio preferito. E anche il nipote preferito. Infatti i miei parenti a me non mi calcolano proprio. È come se fossi invisibile. Ma almeno Matteo con me è buono. Sembra che sia l’unico a cui importi realmente di me. Di amici ne ho davvero pochi. Anzi, direi che me ne è rimasta solo una, Rebecca. È l’unica alla quale mi sono aperta completamente e le ho spiegato tutta la mia situazione. È l’unica che mi comprende e mi sta vicino. Le altre non so che fine abbiano fatto. Semplicemente da un giorno all’altro hanno deciso di non parlarmi più. Non so per quale motivo io non riesca a tenere niente stretto a me. Mi scivola tutto tra le mani, ancora prima che io  me ne accorga. Forse sono io che sono sbagliata.

***

Ennesimo momento di riflessione mentre sono chiusa in camera. Le lacrime scorrono veloci sulla mia guancia. Il polso sinistro brucia, è da mezz’ora ormai che tengo questo straccio, ma il sangue non ne vuole sapere di fermarsi. Merda, mi sa che stavolta ho esagerato. Eppure, nonostante tutto, non fa male. Fa molto più male sentirsi invisibili agli occhi di tutti. Fa molto più male vivere in una casa dove non ti sopportano e non lo nascondono. Devo andarmene, devo assolutamente cambiare aria per un po’ di tempo, giusto per riuscire a capire cosa mi sta succedendo e cos’ho di sbagliato. Ho deciso, vado a Londra.

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Capitolo 2
*** Cominciamo bene! ***


“Allora vengo con te.” Rido alzando gli occhi su di lei, ma mi fermo vedendo che è seria.
“Non ce n’è bisogno Rebe, posso cavarmela anche da sola.”
“No Vale, io non ti lascio sola in un momento come questo. Non ti lascio andare in una città dove non conosci niente e nessuno. E poi in due possiamo affittarci una piccola casetta, sarebbe squallido passare un mese in una stanza d’hotel, non trovi?”
A dire il vero ha ragione, mi piacerebbe che venisse con me, ho bisogno di un po’ di compagnia. “Beh, mi servirà pure una traduttrice, visto che il mio inglese è molto…”
 “Disastroso. Sì, direi che è la parola giusta” Ridiamo tutte e due e ci perdiamo in chiacchiere parlando della partenza.


***


Eccoci qui. Siamo arrivate. Siamo a Londra.
Abbiamo appena ritirato i bagagli e ora siamo in un taxi. C’è la radio accesa, non so parlare bene l’inglese, ma almeno riesco a comprenderlo. Mi stavo torturando il polso sinistro coperto da un polsino, mi bruciava, ma infondo era quello che volevo.
“ Ma mi spieghi perché lo fai?” mi chiede Rebe.
“Te l’ho già detto, sento la necessità di farlo. Mi fa stare meglio.”
Lei è l’unica che lo sa. Nemmeno Matteo ne è al corrente. Non l’avrebbe saputo nemmeno lei, se non mi avesse sorpreso il polsino sporco di sangue. Ha sempre cercato di farmi smettere. Chissà, magari questo mese smetterò; se non succedono cose brutte non sento la necessità di farlo.
Per i mei non è stato un problema mandarmi qui, anzi, penso che siano sollevati dal non vedermi. Infatti non ho dovuto nemmeno supplicarli, mi hanno fatto il biglietto e mia madre è riuscita ad affittare una piccola villetta insieme alla mamma di Rebe. L’unico che si è arrabbiato è stato Matteo. Non vuole che me ne vada, ha paura per me, dice che sono troppo piccola per passare un mese da sola in una città così grande come Londra. Poi abbiamo parlato, e lui ha capito.
Mentre stavo pensando, non mi sono accorta che il taxi stava sbandando. Stava andando sul marciapiede. Un ragazzo incappucciato era girato di spalle, lì, inconsapevole di quello che sarebbe successo.
“Attento!” gli ho appena urlato, ma non sembra mi abbia capito. È troppo tardi, il taxi gli è finito addosso, investendolo. Salto fuori dalla macchina e mi precipito su di lui. È rivolto con la faccia a terra. Ho paura.
Piano piano mi avvicino e lo volto. Ha gli occhi chiusi, sembra un bambino che sta dormendo. Mi soffermo a guardare il suo viso, carnagione leggermente scura, pelle liscia, ciglia lunghe… è proprio un bel ragazzo!
No! Cosa diamine sto pensando? Quando mai ho fatto apprezzamenti sui ragazzi? È lo spavento. Sì, è sicuramente colpa dello spavento.
Lo guardo preoccupata: la botta non è stata molto forte, il taxi gli ha preso solo la gamba, facendolo però perdere l’equilibrio e cadere. Avrà sicuramente sbattuto la testa. Rebe sta bisticciando con il taxista, ha ragione, si è distratto lui, è colpa sua e deve prendersi le proprie responsabilità.
Il moro si riprende. Mi guarda negli occhi e sorride. “I tuoi occhi sembrano una foresta.”
“Eh?” lo guardo sorpresa e confusa. “Devi esserti preso una bella botta”.


***

Sono in ospedale. A dire la verità non lo so nemmeno io il perché, lui è svenuto mentre è arrivata l’ambulanza, e io d’istinto sono entrata dentro con lui. Adesso lo stanno visitando, spero che sia tutto apposto. Non so, ho uno strano presentimento. Sento di averlo già visto da qualche parte, ma probabilmente è solo uno che assomiglia a qualche mio amico, perché io qui a Londra non conosco nessuno. Eppure…
Mentre sono persa nelle mie riflessioni contorte, sento delle voci: “Ecco è in questa stanza, credo lo stiano ancora visitando”. È la voce di Rebecca.
Non è sola, è con 4 ragazzi. “Vale, questi sono gli amici di Zayn” Scatto immediatamente in piedi e divento paonazza. “Zayn?” Magari ho sentito male. “Sì Vale, Zayn.” Non ci credo. “Si, ma chi è sto Zayn?” “Io!”
Oh no, oh cavolo! Non è possibile! Mi giro per vedere chi ha parlato. Un ragazzo alto, moro, di carnagione leggermente scura e pelle perfetta mi sta guardando. È appoggiato alla porta con le braccia incrociate e mi sorride. È lui. Non ci posso credere, il mio taxi ha investito Zayn Malik. Cominciamo bene!



Hey, salve a tutti! Come va?
Volevo presentarmi, sono Filo e sono nuova.
Questa è la mia prima fan fiction, spero vi piaccia.
Fatemi sapere! Baci,
Filo.

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Capitolo 3
*** Chi non muore si rivede! ***


ATTENZIONE!
Da questo capitolo in poi la storia sarà svolta al passato. Scusatemi, ma mi risulta molto difficile scriverla al presente.
Se non vi sta bene però la cambio!
Scusate anche se i primi capitoli sono noiosi, ma sapete com'è... è il momento della *conoscenza*. I prossimi saranno più interessanti.
Detto questo vi auguro buona lettura!
Fatemi sapere che ne pensate!

 
Chiunque sarebbe voluto stare al mio posto ieri. E io glielo avrei ceduto volentieri. Investire Zayn Malik dei One Direction non era il massimo, soprattutto se sei una loro fan. Ad un certo punto pensai che ci volesse fare arrestare, ma fortunatamente denunciò solo il taxista. Comunque stava bene. I dottori lo avevano dimesso subito, avevano detto che era svenuto perché aveva sbattuto la testa sulla strada, ma non aveva riportato danni. Meno male, non avrei sopportato che un mio idolo si facesse male per colpa mia. Già mi sentivo terribilmente in colpa per lui e per lo spavento che avevo fatto prendere ai suoi compagni. Ah, a proposito dei compagni, penso che mi odiano. Grande! Essere odiata dai propri idoli non era proprio il massimo. Ma non li biasimavo, avevano ragione, avevo quasi ammazzato il loro amico!
Presi il necessario e mi medicai il polso. Già, ieri l’avevo rifatto. Subito dopo essere tornata a casa.
Tranquilla, non ho intenzione di denunciarti. Non penso sia stata tu a chiedere a quello di investirmi, no?” e mi sorrise di nuovo. Liam lo guardò con uno sguardo di rimprovero. Non credo fosse d’accordo. Come tutti gli altri del resto. Balbettai solo un flebile “Scusa” e scappai tirandomi dietro Rebecca.
“Piantala di sentirti in colpa, non è colpa nostra!” La voce di Rebe mi riportò al presente.
“Se non avessimo preso quel taxi non sarebbe successo niente.”
***
Continuammo così per tre quarti d’ora, poi mi decisi di uscire e farmi un giro.
Stavo ascoltando Moments. Camminavo tranquilla per le stradine di Londra, ovviamente le principali, altrimenti mi sarei persa. Stavo passando davanti alla vetrina di H&M, lì si che c’erano vestiti stupendi… e costosi, molto costosi. Non c’era tanto da stupirsi, non eravamo mica in Italia? Qui eravamo in Inghilterra, a Londra, questa città è piena di gente famosa!
“Pistaaa!” Non feci in tempo a girarmi che mi ritrovai a terra. Avevo una bicicletta che mi bloccava la gamba, e un ragazzo addosso. Quel ragazzo.
Mi sorrise per poi dirmi “ Scusa, alcune ragazze impazzite mi stavano seguendo, così ho accelerato senza fare tanta attenzione. Stai bene?” chiese premuroso.
“Se magari ti togli di dosso starei meglio” Non so come mi uscì questa frase, infondo io volevo rimanesse lì dov’era.
“Oh, certo.” Era dispiaciuto, ci era rimasto male. Beh, io ero sorpresa quanto lui.
Si alzò, mi tolse la bicicletta dalla gamba e mi tese una mano per aiutarmi ad alzare. Accettai e mi tirai su.
Mi faceva male la caviglia, barcollai leggermente e per non cadere poggiai le mani sul suo petto. Diventai rossa e mi spostai velocemente, ma barcollai di nuovo, e sarei caduta se le sue braccia non mi avessero preso.
“G-grazie” balbettai diventando ancora più rossa.
“Zayn ma che diamine è successo?”
“Ti abbiamo visto sferzare come un matto sulla bicicletta!”
Oh no, ti pareva! Era logico no? Dove c’è uno ci sono anche gli altri quattro!
“Delle fan assatanate mi stavano seguendo, così ho accelerato e non ho fatto in tempo a fermarmi, l’ho investita.”
Mi squadrarono, e ad un certo punto Louis scoppiò a ridere: “Ahahahah! Ti sei vendicato alla grande fratello!” e poi aggiunse rivolgendosi a me: “Chi non muore si rivede!” Mi tese la mano e io gliela strinsi. Non sembrava arrabbiato con me. In realtà nessuno sembrava che ce l’avesse con me. Forse mi ero sbagliata.
“E’ tardi, devo tornare a casa.” Volevo andarmene, non ero a mio agio in quella situazione, ero nel totale imbarazzo.
“Aspetta, prima ti devo portare all’ospedale. Credo che la tua caviglia sia rotta.” Zayn mi fermò prendendomi per un braccio. Lo scrollai di dosso, e iniziai a camminare. La caviglia mi faceva molto male, ma strinsi i denti e non lo diedi a vedere. “Vedi sto bene, è solo una storta.” E me ne andai via.
“Però, che carattere la ragazza!” esclamò Harry.

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Capitolo 4
*** Incontri ***


Passò una settimana. Erano successe tante cose in quei pochi giorni che nemmeno ci credevo.
Avevo notato che Rebecca ogni pomeriggio spariva. Diceva che aveva da fare, ma io avevo capito che si stava vedendo con qualcuno.
Io nel frattempo stavo peggiorando sempre più. Non riuscivo a capire perché venivo trattata così, non capivo perché nessuno mi volesse bene a parte Rebe e Matteo, e questo era davvero frustrante. Poi mi sono iniziati a venire i giramenti di testa per la troppa perdita di sangue.

Stavo tranquillamente ascoltando More Than This sotto le calde coperte quando tornò Rebecca.
“Ehi, come mai quel sorriso ebete in faccia?” chiesi vedendo com’era felice.
“Stasera andiamo in disco! Ti devo presentare una persona! Ti piacerà un mondo vedrai!” era davvero eccitata, non vedeva l’ora che arrivasse quel momento. Io invece non ne avevo proprio voglia.
“Scusa Rebe, ma non voglio. Cosa ci vengo a fare? Non voglio essere il terzo incomodo. Me lo presenterai un altro giorno!” A quelle parole il suo sorriso si spense.
“Ti prego, ti scongiuro vieni con me! Non te ne pentirai!” Gli occhi da cucciolo le uscivano molto bene. Infatti non mi accorsi nemmeno che dissi sì.
Perfetto. Almeno avrei potuto sfogare i miei problemi in un qualcosa che non fosse dolore fisico.
Si fecero presto le 11 e noi due eravamo impegnate negli ultimi preparativi. A momenti sarebbe venuto a prenderci Matt. A quanto pare avevo ragione, la mia amichetta aveva fatto colpo!
“Rebe rilassati! Stai benissimo e sei bellissima!”  Aveva un mini vestitino bianco che le copriva solo metà coscia. Come darle torto, l’avrei messo anche io se avessi avuto un fisico come il suo. Il suo caschetto biondo le illuminava il viso, e il leggero trucco le faceva esaltare gli occhi azzurri. Era in quei momenti che mi vergognavo davvero tanto di me stessa. Lei era bellissima, e mi faceva sentire una vera schifezza. Io ero tutta il contrario suo. Ero leggermente bassa e goffa. Non ero uno stecchino, anzi! Diciamo che ero nella norma. Indossavo un paio di shorts neri con su un top bianco. L’unica differenza che mi rendeva felice era che io avevo un seno abbastanza evidente, mentre lei, essendo piatta non aveva praticamente niente. Avevo un paio di stivali neri con i tacchi.  I miei lunghi capelli mori  ricadevano sulle mie spalle e mi arrivavano un po’ più su del bacino. Il trucco scuro, sul nero precisamente, ricopriva i miei grandi occhi marroni-verdi. Il mio piercing sul naso risaltava. Le ferite sul polso sinistro erano ben coperte. Ci avevo messo un cerotto, e poi aveva infilato tantissimi braccialetti. Non si vedeva nulla.
Il campanello suonò e in pochi minuti ci ritrovammo in macchina. Matt era un bel ragazzo. Capelli cortissimi sul biondo scuro, abbronzato, occhi verde smeraldo e un fisico perfetto. Era anche simpatico però! Ridemmo per tutto il tragitto e in poco tempo arrivammo in discoteca.
Il locale era molto affollato. La musica era altissima. E in quattro e quattr’otto mi ritrovai sola. I due piccioncini stavano ballando mentre io me ne stavo seduta al bancone a bere un drink.
“Mi dà un Vodka Lemon?” Mi girai verso la voce che aveva parlato. Nello stesso tempo lui si girò verso di me.
“Harry?” Oh ma che diamine, ma stanno sempre tra i piedi questi qui? La cosa un po’ mi irritava, ma allo stesso tempo mi faceva un piacere immenso! Insomma erano sempre gli One Direction, erano sempre i miei idoli!
“Tu sei la ragazza del taxi?” sorrise. Feci una smorfia, non mi andava di ricordare quel momento, e non mi andava di essere ricordata per quell’incidente.
“Vale, sono Vale.” Si avvicinò e si sedette accanto a me.
“Vale? È un soprannome?”
“Si, il nome intero è Valentina.”
“Non è inglese! Questo spiega il tuo ottimo linguaggio!” e scoppiò a ridere guardando la mia faccia che evidentemente era molto buffa.
Restai a sentire la sua meravigliosa risata. Avevo la faccia da ebete, ma capitemi…di fronte a me c’era HARRY STYLES!
Decisi di riprendermi, non volevo che si sentisse a disagio.
“Oh andiamo, sono davvero così pessima?”
“No, le cose le sai, ma la pronuncia è completamente sbagliata!” In effetti aveva ragione…
“Si, vabbè, ma la mia pronuncia è italianizzata!” Risi mentre lui spalancò gli occhi.
“Sei italiana?” Annuii e lui continuò: “Ma lo sai che ogni minuto che passa mi stai sempre più simpatica?”
Parlammo per un’altra decina di minuti. Poi arrivò una ragazza bionda, ossigenata, con un vestito che più mini non se ne trovano, trucco a gogò, e  un paio di trampolini. Già mi stava sul cazzo.
Evidentemente era la sua ragazza, perché lui si mise a “ballare” con lei.
Bene, ero di nuovo sola.
Passava il tempo e Rebecca non tornava.
Ad un certo punto un ragazzo mi si avvicinò. “Ehi, ti va di ballare?”
Era un ragazzo carino, alto, magro, con due occhioni blu mare. Sembrava un bravo ragazzo, ma si vedeva chiaramente che sotto la maschera c’era tutt’altro che una persona buona. Era sicuramente uno che si credeva figo, bello, era uno che voleva sempre essere al centro dell’attenzione.
“No, grazie”
Sentii una risata. Mi girai e lo vidi. Fastidio e contentezza allo stesso tempo. Ma quell’equilibrio si ruppe subito.
“Te lo avevo detto che non è una ragazza facile…” disse a quello che, evidentemente, era un suo amico.
“… e che non ci sarebbe stata.” Concluse.
Allungò la mano, come a voler dire ‘ho vinto, dammi i soldi’.
Una scommessa. Una stupida scommessa. Non so perché mi stupii tanto di quello. Non so perché mi diede fastidio. Forse perché aveva scommesso su di me. Fatto sta che reagii d’istinto. Presi il bicchiere di Lemon che avevo tra le  mani e glielo rovesciai addosso.
Ora sì che mi avrebbe odiato.


Ecco a voi il 4° capitolo!
Fatemi sapere che ne pensate, perchè mi sembra che non piaccia molto la FF.
Come vi ho detto, questi sono solo capitoli di passaggio, già dal prossimo le cose diventeranno più interessanti! Baci, 
Filo.

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Capitolo 5
*** Compromessi ***


Stavo sull’orlo di una crisi isterica di pianto, quando finalmente trovai Rebecca. La pregai di tornare a casa. Lei capì che non era aria e ci fece accompagnare da Matt.

Dopo qualche giorno io e Rebecca avevamo trovato un lavoro. Già, avevamo deciso di rimanerci tutta l’estate, e ci servivano i soldi.
Lavoravamo come bariste nella discoteca più famosa della città. Quel lavoro non mi piaceva un granché, sempre a stare a contatto con idioti, ubriachi e altri idioti ancora. Tra l’altro era proprio all’opposto di dove abitavo io. Era molto lontano, e dovevo farmi mezz’ora di autobus e una buona decina di minuti a piedi da sola, perché io e Rebe avevamo turni diversi. I giorni in cui una lavorava dalle 11 alle 2 l’altra lavorava dalle 2 alle 5. Era brutto tornarsene da sole, ma quel lavoro ci serviva.

Mi stavo preparando, quel giorno avevo io il primo turno. Presi le chiavi, salutai Rebe e mi incamminai alla fermata dell’autobus.
Dopo un po’ finalmente arrivai. Entrai dal retro e mi levai la giacca. Mancavano ancora 10 minuti, stranamente ero arrivata prima. Allora decisi di uscire e prendermi un po’ d’aria fresca. Mi sedetti sull’ultimo scalino, non erano nemmeno le 11, non c’era quasi nessuno. E come sempre, quando ero sola e tranquilla, la malinconia mi prendeva e mi riportava a quella domanda.
Non mi accorsi che qualcuno si sedette vicino a me fino a quando non mi mise una mano davanti agli occhi.
“Ehi, ragazza italiana, cosa fai? Piangi?” Quella voce, quel sorriso… mi faceva stare bene. Sorrisi a quella testolina riccioluta. Chi l’avrebbe mai detto che il più perverso del gruppo era anche il più dolce? Credo che tutte quelle voci erano esagerate. Avevano dato di lui un’immagine totalmente diversa da quel che era realmente.
“No, no.” Mi guardò bene, e fece una faccia poco convinta.
“Sto bene, davvero.”
“Harry, mi ha chiamato Liam ha detto che non arriverà prima di mezzanot…” Si interruppe non appena mi vide. “Stai attento che la signorina è un po’ isterica. Potrebbe versarti addosso un bicchiere di Lemon in qualsiasi momento e senza alcun motivo” disse acido.
“Oh eri tu allora che lo hai conciato così qualche giorno fa?” Harry si lasciò scappare una risata. Zayn lo fulminò con lo sguardo.
“Devo andare” dissi semplicemente. Mi alzai e mi incamminai dentro.
Il mio turno iniziò. Le ore passavano lente. Un drink di qua, uno di là. Per di più ero stanca, questi turni erano stressanti e non riuscivo a dormire molto. Poi avevo anche il mio problema, con le mie domande che mi impedivano di riuscire a riposare bene. Ci mancava solo che a tutto questo si aggiungesse Zayn. Già, proprio lui. Non capivo cosa succedeva quando lo vedevo, ero felice ma infastidita allo stesso tempo. Non mi era mai successo di provare questi due sentimenti così opposti per una stessa persona. Risi ricordando la faccia che fece quando gli versai addosso il bicchiere di Lemon.
“Ma ridi anche da sola adesso?” Non mi serviva voltarmi per capire chi era. Quella voce l’avrei riconosciuta tra mille.
Non era da solo, c’era anche Louis. Sorrisi imbarazzata, un’altra figura di merda da aggiungere alla lista.
“Ehi Lou, lei è la ragazza che ha sconvolto Zayn!” Disse il ricciolo indicandomi. L’altro rispose ridendo:
“Oh complimenti, l’hai sconvolto proprio. Prima lo investi, poi gli rovesci addosso un drink. Non gli era mai successo.”
“Oh beh, almeno adesso ha capito che non è Dio e non gli gira tutto intorno.” Risposi acida.
Louis ed Harry scoppiarono a ridere.
“Dammi il cinque!” esclamarono.
“Vorrei un Lemon, ma NEL bicchiere, non sulla camicia.” Ancora lui. Ma cosa cavolo voleva? Sempre in mezzo doveva stare?
Di nuovo quelle due sensazioni. Cercai di eliminare il piccolo sorrisino che mi veniva sulla faccia.
“Ecco.” Gli porsi educatamente il bicchiere. Dovevo essere gentile, altrimenti sarei stata  licenziata. E lui lo sapeva bene. E questo lo divertiva.
“Non vedi che questo bicchiere è sporco?” Me lo ridiede. Sinceramente non vedevo nessuna macchia. Ma glielo cambiai sforzandomi di essere gentile.
“Ho detto un bicchiere non metà.”
Sbuffai rumorosamente, presi la bottiglia e ne versai un altro po’.
“Soddisfatto?” Chiesi sarcasticamente.
“Si grazie.” Sorrise e se ne andò col suo bicchiere in mano.
Nel frattempo Harry e Louis non avevano fatto altro che ridere.
“Ma ve la piantate?” Dissi fulminandoli. Mi appoggiai al bancone e sospirai.
I ragazzi continuarono la serata mentre io ritornai a lavorare.
“Eccomi qui, sono puntualissima hai visto?” Rebecca finalmente era arrivata. Questo voleva dire che il mio turno era finito.
“Mi puoi dare due di quei piccoli stuzzichini?” Oh, Zayn. Proprio te volevo.
“Certo!” Ne presi due e glieli porsi.
“No, voglio quelli con le olive….anzi no quelli con la maionese.” Harry alzò gli occhi al cielo e io gli feci l’occhiolino. Lui capì che ci sarebbe stato da ridere e si zittì.
“Questi?” Chiesi innocentemente. Oh Zayn, proprio la maionese? Peggio per te, meglio per me!
Feci per darglieli, ma quando si avvicinò glieli rovesciai addosso.
“Ti sei scordato di dirmi che li volevi IN MANO” Mi giustificai scandendo bene le ultime due parole.
“Una barista dovrebbe trattare gentilmente i suoi clienti” Replicò lui ancora incredulo.
“Sì, ma vedi, io non sono più una barista. Il mio turno è finito circa….un minuto fa!” Sorrisi facendo un po’ la faccia cattiva.
Harry stava morendo dalle risate. Che suono meraviglioso. Mai mi sarei aspettata di preferire lui a Zayn. Io ero una loro fan e non avevo preferenze ma il moro iniziava davvero a starmi antipatico.
È così che passò una settimana. I ragazzi venivano in discoteca quasi ogni sera. Li avevo conosciuti tutti, e proprio come pensavo erano tutti molto simpatici, a parte Zayn che, vabbè, era Zayn.
Quella sera avevo appena finito il mio turno. Mi fermai a  chiacchierai un po’ con loro. Ormai si erano fatte le 2.30 e dovevo andare a casa, ero stanca morta e non ce la facevo più.
Il guaio è che mi iniziò a girare la testa, così andai in bagno e mi sciacquai la faccia. Ero stordita, e l’aria consumata e la musica alta non mi aiutavano di certo. Tentai di andarmene, ma le gambe non mi reggevano. Mi accasciai a terra. La testa mi stava letteralmente scoppiando. Gli occhi mi pungevano, e subito iniziarono a uscire delle lacrime. Tutto questo non aveva senso. No, tutto questo non sarebbe dovuto succedere. I tagli non mi avevano mai portato a reazioni così forti.
Sentii delle braccia stringermi. Non mi girai. Non ce n’era bisogno, avevo capito chi era. Il suo profumo era così facilmente distinguibile e così dannatamente buono, mi colpì dal primo giorno che lo sentii.
Strinse più forte, come a volermi far capire che c’era lui. In altri casi gli avrei tirato una scarpa in testa, ma questa volta lo lasciai fare. Anzi, senza alzare lo sguardo lo abbracciai. Era tutto quello di cui avevo bisogno ora. Mi serviva un appoggio, mi serviva una spalla, mi serviva un abbraccio.
Mi serviva lui.



Hola Directioners!
Come va?
Visto, come promesso ho postato il capitolo il più presto possibile.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi. Chi è tanto gentile da dirmi cosa ne pensa, cosa le piace e non le piace, cosa vorrebbe migliorare/cambiare, cosa vorrebbe accadesse?
Spero che qualcuno mi risponda! :)
Aspettando le risposte quindi....ci "vediamo" nel prossimo capitolo :')
Baci xx !


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Capitolo 6
*** Chiarimenti... ***


“Cos’è successo?” Mi chiese preoccupato.
Non risposi. Non sapevo che dire. Non potevo dirgli che mi tagliavo perché la mia vita faceva completamente schifo. Mi limitai a stringerlo più forte.
Appoggiò il mento sulla mia testa.
Non avrei mai detto che mi sarei sentita protetta fra le sue braccia. Ma era così. Se qualcuno mi avesse detto che sarebbe successo mi sarei messa a ridere.
Era davvero incredibile provare queste sensazioni per una persona che fino a cinque minuti fa odiavi. Bè, forse non era proprio odio. Il cuore mi batteva a mille. Forse era perché stavo male, o forse il motivo era lui… No. Non poteva essere.
Nel frattempo avevo smesso di piangere. I miei occhi si fecero pesanti. Ero stanca, gli occhi si chiusero in un secondo e mi addormentai.
Sentii una mano che mi stringeva i fianchi. Aprii gli occhi e mi ritrovai davanti la faccia di Zayn. Sorrisi, per poi ritornare alla realtà. Ma cosa diamine era successo? Perché mi trovavo in un letto con lui, e perché lo stavo abbracciando? Mi guardai attorno e mi accorsi di essere in camera mia. Guardai di nuovo il suo viso, stava dormendo beato. Ripensai alla prima volta che lo vidi, avevo pensato la stessa identica cosa, sembrava un bambino. Non so perché, ma non sciolsi l’abbraccio, in fondo non mi dava poi così tanto fastidio.
BUM!
Sentii un rumore assordante che mi risvegliò di botto. Sfortunatamente mentre alzai di scatto la testa lo fece anche lui. Un’altra botta, non rumorosa ma sicuramente dolorosa. Mi massaggiai la fronte mentre abbassai la testa imbarazzata, anche lui era diventato rosso in viso. Passammo qualche minuto in un silenzio carico di tensione. Ma com’era possibile che, io e lui che non smettevamo mai di battibeccare, adesso stavamo completamente zitti? Volevo rompere quel silenzio, ma cosa avrei potuto dirgli? Alzai lo sguardo, e vidi che anche lui mi stava guardando. Ogni mio buon tentativo di parlare andò a farsi fottere quando i miei occhi incontrarono i suoi.
“Ehi, come stai og..” Rebecca aprì di scatto la porta e io e Zayn sobbalzammo, diventando completamente viola.
“Oh, scusate, pensavo te n’eri andato” Disse Rebecca. Zayn si alzò:
“Mi devo essere addormentato, comunque adesso vado.” Prese la sua giacca e si avviò, quando era ormai alla porta, si girò e mi disse: “Ci si vede, Panda.” Sorrise per poi chiudersi la porta alle spalle.
Il mio cuore fece un salto. Mi aveva dedicato uno dei suoi bellissimi sorrisi, e per la prima volta non era uno di quelli da furbetto, era un sorriso sincero.
Riflettei sul suo soprannome…Panda? Mi guardai allo specchio. Il trucco mi si era tutto sciolto e gli occhi erano completamente circondati dal nero. Oddio, chissà come lo avevo traumatizzato. Altro che panda, con queste occhiaie qua sembravo proprio uno zombie!
“Carino il ragazzo, eh?” Rebecca mi stava guardando appoggiata alla porta.
“Devi dirmi qualcosa? Portare una ragazza che sta male a casa, in braccio, e rimanere tutta la notte accanto a lei per la preoccupazione, non è un comportamento di tutti i giorni, no? Specialmente se poi si tratta di Zayn Malik” Continuò.
“Mi ha portato sul serio in braccio fino in camera mia? Oh Dio.” Ero più rossa che mai.
“Proprio così, quando è venuto da me con te fra le sue braccia mi è preso un colpo. Gli ho detto che lasciavo il lavoro e che ti riportavo a casa, ma mi ha risposto che non era il caso e che preferiva portarti lui. Così gli ho dato le chiavi e l’indirizzo di casa. Oh, ma non è stato dolce?”
“Smettila.” Risposi per poi rifugiarmi in camera mia.
***
In quei giorni non parlai molto con i ragazzi. Con Zayn c’era una situazione davvero imbarazzante, appena ci guardavamo arrossivamo entrambi. Con gli altri bè, non lo so, ma mi stavo allontanando. Senza accorgermene mi stavo richiudendo di nuovo in quelle mura buie, che mi allontanavano tutti gli amici. Era quello il mio problema, era quello il motivo per cui nessuno mi voleva. Ma la domanda ora era: Perché mi richiudevo in queste mura? Perché mi comportavo così?
Fin da piccola avevo sempre isolato le persone, lo facevo per non avere poi delle batoste, ferite, delusioni. Lo facevo per proteggermi.  E ora mi veniva istintivo mettere le barriere a chiunque cercasse di avvicinarsi, come i ragazzi.
Mi dispiaceva molto per quel mio stupido comportamento, ma non riuscivo a farne a meno.
Sapevo che loro ci erano rimasti male, perché appena mi si avvicinavano trovavo una scusa per andare via.
Stavo pulendo il bancone del bar, erano le 5 del mattino e il mio turno era appena finito.
Mi girai e per poco non urlai dallo spavento. Dietro di me c’era Harry che mi stava aspettando con le braccia incrociate. Qualcosa mi diceva che non avevo scampo. Dovevo affrontarlo.
“Ciao” Gli dissi
“Ciao” Cazzo! Era arrabbiato, e anche tanto.
“Mi dici che cos’hai?” Mi chiese con un sorrisino triste. Che bello che era, sembrava un cucciolo.
“Io…io non…Non lo so Harry.” Istintivamente mi toccai i capelli, lo facevo sempre quando ero nervosa.
“Vieni” Uscimmo fuori e ci sedemmo sugli scalini. Restammo in silenzio per una decina di minuti. Sapevo che stava aspettando che io parlassi, così dopo un po’ iniziai.
“Ho dei problemi con i miei genitori. Per loro sono solo un peso, e non si trattengono dal dimostrarlo. Mi hanno sempre sgridato per cose che non avevo fatto. Se faccio qualcosa di sbagliato è la fine del mondo, e se invece faccio qualcosa di buono è lo stesso sbagliata. Non sai com’erano felici quando mi hanno mandato qui. Di solito le famiglie piangono per la tristezza che i loro figli vadano in un luogo così lontano, ma loro hanno pianto di felicità. Chissà, magari hanno anche dato una festa per la liberazione. Per quanto riguarda i miei parenti, non ne so nulla. Non si sono mai preoccupati a venire a trovarmi qualche volta. Per loro non esisto. È per questo che ho iniziato a costruirmi queste mura attorno, per evitare che qualcun altro mi facesse male. Tu non sai quanto fa male essere invisibile agli occhi di tutti, soprattutto dei tuoi genitori, della tua famiglia. Essere a casa, ma sentirsi fuori luogo, in un posto pieno di sconosciuti. Insomma vivo in un posto che non posso chiamare casa. La mia vita finora è stata un vero schifo e sono venuta qui per cambiare aria, per capire..”
La voce mi si smorzò e scoppiai a piangere. Harry subito mi strinse in un forte abbraccio.
“Perché sono così sbagliata? Cos’ho che non va?” Chiesi guardandolo negli occhi. Non ci potevo credere, aveva gli occhi lucidi.
“Non c’è niente che non va in te. Tu non sei sbagliata. Tu sei meravigliosa, credimi. Secondo te, io mi sarei avvicinato così tanto a te se non lo pensassi davvero?”
Ecco, in quel preciso istante sentii il suono delle barriere accanto a me crollare e rompersi in mille pezzi. Ormai Harry era entrato nel mio cuore, e non avrei potuto fare niente per contrastarlo.


Lo so, è orrendo. Mi dispiace per la tortura che vi ho inflitto gacendovelo leggere. Ringrazio chi è riuscita ad arrivare fin qui, e prometto che mi impegnerò di più.
Avete dei consigli da darmi? O pareri, aspettative?

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Capitolo 7
*** ...e chiarimenti ***


Avevo fatto pace con Harry, Louis, Niall, Liam e sì, anche con Zayn.
Harry mi stava molto vicino, da quando mi ero confidata con lui  eravamo diventati inseparabili. E pensare che ancora non gli avevo raccontato tutto, non gli avevo detto dell’aspetto peggiore, delle conseguenze che tutto questo mi aveva portato a fare.
Harry era il primo ragazzo a cui volevo così tanto bene, oltre mio fratello.
Per i primi giorni mi risultò difficile fidarmi completamente di quelle cinque scimmie. I ragazzi erano famosi, delle star, e avevo paura ad aprire il mio cuore a loro. A cinque ragazzi tra l’altro. Ma poi Harry mi ha fatto capire che stavo sbagliando.
In quel momento ero fuori che passeggiavo con Zayn. Si proprio con lui. Da quando ero andata a chiarire con loro, ci eravamo avvicinati molto. Era diventato un'altra delle poche persone a cui ci tenevo veramente. Mi faceva sempre sorridere. E quando stavo male lui era lì, anche solo a tenermi la mano mentre piangevo. Sapeva che non ne volevo parlare, e che l’avrei fatto di mia spontaneità e non mi forzava. Questa era una cosa che adoravo di lui.
Nonostante tutto sentivo che con Zayn era diverso, non era lo stesso rapporto che avevo con Harry.
Con il ricciolo mi divertivo a parlare, a scherzare e ci riempivamo di abbracci e baci affettuosi.
Mentre con lui non c’era bisogno di parole, parlavano gli occhi al posto nostro. Passavamo ore intere a guardarci o a stare abbracciati senza fiatare. Solo che con lui sentivo qualcosa nello stomaco, con lui ero imbarazzata e non riuscivo a capire il perché.
Sospirai, gli occhi mi diventarono lucidi. Subito la braccia di Zayn mi circondarono e io mi appoggiai sul suo petto. Ormai i suoi abbracci erano diventati essenziali, capiva subito quando ne avevo bisogno. Iniziò a giocare con i miei capelli.
Mi dispiaceva vederlo così, infondo anche lui aveva il diritto di sapere, per lo meno quello che sapeva Harry. Era sempre pronto a consolarmi, anche se era all’oscuro del motivo, e questo gli faceva male, ma non voleva forzarmi e io gli ero grata per questo. Decisi che era il momento di ricambiare, di dirgli tutto.
“Zayn…” Inizia alzando lo sguardo.
Lui alzò la testa, aveva un sorrisino sforzato, triste, e questo mi diede la forza di continuare.
Non so come, ma lo feci. Gli raccontai dei miei problemi con la mia famiglia, con i parenti, delle mie paure riguardo all’affezionarmi a qualcuno.
Questa volta non piansi, perché ogni volta che mi fermavo, lui mi stringeva la mano e mi infondeva coraggio.
Quando finii, lo guardai e cercai di fare un sorriso sforzato, ma a lui non convinse tanto.
Mi scombinò i capelli e poi disse: “Lo sai che ti voglio bene, e che ci sarò per sempre per te?”
“Zayn non dire per sempre. Nulla è per sempre.” Gli risposi triste.
“Ti sbagli.” Mi sussurrò all’orecchio, facendomi rabbrividire. 
Tornammo alla cosiddetta casa Stylinson.
Mi avevano pregato di cucinare italiano, e io dopo vari tentativi di rimandare avevo accettato.
Rebecca era con Matt, quindi sarei stata sola con i ragazzi. Non che mi dispiacesse, ma mi sentivo un po’ a disagio.
Quel giorno avevo deciso di preparare i cannelloni, sotto richiesta del riccio, il quale non sapeva nemmeno cos’erano.
Sapevo cucinare abbastanza bene, certo non che me l’avesse insegnato mia madre. No, avevo imparato leggendo i libri e guardando i documentari. Avevo esperienza, perché spesso ero sola a casa e dovevo arrangiarmi a cucinare con le mie mani.
Era così che avevo imparato a cavarmela da sola.
Finalmente era arrivata l’ora di cena. I ragazzi si erano già sistemati a tavola, e io mi accomodai nell’ultimo posto libero, tra Harry e Zayn.
“L’avevo detto che erano buoni!” dichiarò il riccio.
“Ma se nemmeno sapevi cos’erano!” Continuò Liam.
“Hazza, la cucina italiana è la migliore, lo sai!” sentenziò Niall.
“Se la metti così, anche le ragazze italiane sono le migliori!” concluse Zayn.
Louis che aveva seguito la discussione mi guardò e scoppiò a ridere. Credo che in quel momento avevo una faccia molto buffa, visto che mi sentivo chiamata in causa.
“Vado a prendere il dolce” dissi alzandomi.
Presi il tiramisù che avevo preparato e la panna spray e tornai di là.
Mentre ero intenta a tagliare i pezzi e metterli nel piattino, sentii tutti scoppiare a ridere. Mi girai per capire che era successo e d’improvviso scoppiai in una risata senza fine. Zayn aveva tentato di spruzzarsi la panna in bocca, ma non so come l’aveva fatta finire in testa, sulla sua adorata cresta.
“Ma porca miseria!” blaterò portandosi le mani nei capelli e correndo su e giù non sapendo che fare.
“Z-Zayn, come puoi essere t-tanto i-i-idiota?” Gli chiesi io balbettando per il troppo ridere. Mi misi una mano sulla pancia. Poi lo vidi avvicinarsi a me, con un sorrisetto da innocente che non mi convinse affatto. Aveva lo spray in mano.
“Oh no, no no! Zayn fai il serio!” dissi scappando, capendo le sue intenzioni.
Purtroppo per me, non ero mai stata agile, e lui con un balzo mi aveva raggiunta. Iniziò a farmi il solletico, come assaggio delle sue intenzioni.
“Ragazzi, ragazzi aiutatemi! Oh per la miseria, fate gli uomini!” urlai vedendo che si erano tutti portati le mani ai capelli e stavano uscendo dalla stanza per mettersi al riparo.
Zayn iniziò a riempirmi di panna ovunque. E quando dico ovunque, credetemi, ce l’avevo davvero dappertutto.
Sentii la porta sbattere. Non ci potevo credere, quei quattro idioti mi avevano lasciata sola con lui. Quando sarebbero tornati gliene avrei dette di tutte i colori!
Tentai di rialzarmi, ottenendo però solo un risultato peggiore. Infatti ero scivolata addosso a lui. Le nostre labbra erano a pochi millimetri di distanza.
Non mi mossi, non ne avevo la forza. Ogni mio singolo muscolo mi aveva abbandonata in quell’istante. Ero paralizzata a guardare i suoi occhi. Non so cosa stesse provando lui in quel momento. Ma mi sorrise sfiorandomi una guancia. Prese la mia testa fra le sue mani e mi baciò.
Avete presente i fuochi d’artificio? Ecco le farfalle nel mio stomaco erano scoppiate proprio come loro.
Dopo circa due secondi, il mio cervello si risvegliò.
Cosa diamine stavo facendo? Stavo baciando un ragazzo, un amico, un personaggio famoso?   Stavo baciando Zayn? La cosa non avrebbe mai funzionato, eravamo troppo diversi e a me non andava di soffrire. Si, forse ero codarda, ma stavo già soffrendo abbastanza. Mi staccai di scatto, alzandomi in piedi e allontanandomi da lui.
Vidi la sua espressione contrariata mentre si alzava.
“È stato tutto un malinteso. Non doveva succedere.” Pronunciai quelle parole con il cuore in gola. Sapevo che non era vero.
“Oh andiamo non dire cazzate. Non credo tu abbia ricambiato il bacio per errore.” Si stava arrabbiando. Mi si avvicinò e io gli diedi le spalle.
“È tutto così dannatamente sbagliato!” scoppiai girandomi. “Zayn, tu sei inglese, io italiana, tu sei una star, io una semplice ragazza qualunque. Non ci riusciamo nemmeno a capire, e poi io tra due mesi me ne devo tornare in Italia!”  mi prese per le braccia e mi bloccò, impedendomi di sfuggire alla su presa.
“Non credo sia questo il problema.” Sussurrò lui.
“E quale sarebbe allora?” gli chiesi scettica.
“Tu hai paura di amare.”


Heilà, c'è ancora qualcuno interessato al seguito di questa FF?
Altrimenti la cancello, e ne inizio un'altra!
Continuo solo se mi fate capire cosa ne pensate! Tanti baci! ;) x

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