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Un uomo passeggiava
lungo la spiaggia deserta, i capelli, lasciati crescere troppo a lungo, insieme
alla barba incolta, coprivano gran parte del suo viso dall’espressione spenta.
I piedi nudi, lasciavano profonde impronte sulla sabbia umida, era appena
passata la notte, e un pallido sole sorgeva dal lontano e immenso orizzonte.
L’uomo si fermò e si avvicinò alle onde spumeggianti.
Una lacrima scese dagli occhi ambrati, e con le dita lunghe e sottili, sfiorò
l’onda poco profonda che l’aveva appena raggiunto, e posò il sapore del sale
sulle sue labbra, chiudendo gli occhi e respirando profondamente.
-So che la leggerai- sussurrò –ovunque tu sia-
sfilò una bottiglia di vetro da un borsellino a tracolla. Probabilmente era una
bottiglia di Whisky, ne aveva bevuto talmente tanto, in quelle serate, in cui
si sentiva più solo che mai.
Erano ormai mesi che non si faceva un bagno, benché abitasse in una casa vicino
al mare. Ci aveva provato, ma ogni volta che vi si tuffava, i ricordi di
un’antica, ma ormai perduta, felicità, gli riaffioravano alla mente, con
immagini più nitide di quella che era la realtà.
-Ne sono sicuro- continuò, sforzandosi di sorridere, e, con un colpo di
bacchetta, lanciò la bottiglia nell’infinito oceano che gli stava davanti, più
lontano di quanto un babbano avrebbe mai potuto fare.
Remus Lupin, osservò per qualche istante la bottiglia allontanarsi, fin quando
fu troppo lontana per scorgerla all’orizzonte.
Risalì la spiaggia, era molto stanco, quella notte ci sarebbe stata la luna
piena, e la fatica si faceva sentire fin dal mattino.
Spalancò la porta della sua abitazione, l’aria salmastra ne aveva arrugginito i
cardini, quindi cigolò rumorosamente mentre entrava.
Raggiunse il soggiorno, e si lasciò cadere sul divano, corroso dagli alcolici e
dalle lacrime che Remus vi aveva versato in quegli ultimi mesi.
Afferrò una cornice d’argento sul comodino vicino, e accarezzò il perimetro
della persona dai capelli neri che dall’immagine lo salutava agitando
vistosamente la mano, l’appoggiò accanto al cuore, e tra mille ricordi, si
addormentò.
Era quasi il tramonto quando le sue iridi ambrate riscorsero la luce. Remus fu
sorpreso e grato che la luna non avesse ancora vinto le nuvole e non si fosse
ancora alzata nel cielo.
Con passo leggero, corse verso la cantina e la richiuse a chiave alle sue
spalle.
Avrebbe affrontato una notte di licantropia, per l’ennesima volta, solo.
Remus, si risvegliò quando ormai era già mattino inoltrato. Con una mano si
strofinò gli occhi, e non poté fare a meno di notare quanto fossero graffiate.
Tagli profondi attraversavano gran parte delle braccia, ed ogni volta che le
sfiorava con i polpastrelli, un brivido di dolore attraversava tutto il suo
corpo.
Si alzò faticosamente dalla branda scomoda, e, zoppicando, salì le scale che lo
portavano alla porta della cucina. I pochi mobili che riempivano la piccola
cantina, erano quasi distrutti, a causa dei graffi che provocava con le lunghe
unghie che l’accompagnavano nella sua forma canina durante le notti di luna
piena.
-Alohomora- sussurrò, e la porta si aprì di fronte a lui, inondandolo della
luce che dalle grandi finestrate della stanza, illuminava tutta la casa.
Prese una pozione, che era ben nascosta nel frigorifero della cucina, e uscì
sulla veranda, bevendola velocemente.
L’aria fresca di mare, lo fece sentire leggero e gli alleviò il dolore, mentre
per l’effetto della pozione, gran parte delle ferite si rimarginavano, fino a
sparire.
Sedette sullo sdraio che usava di solito per prendere il sole e osservò le onde
che sbattevano sul molo lontano, quasi volessero imporre la propria forza al
mondo.
Un barbagianni dall’aria molto vecchia, atterrò in quel momento ai piedi di
Remus, posò la pergamena sulle sue gambe e volò a pulirsi le penne nel mare.
L’uomo, con fare deciso, srotolò la pergamena, chiusa col sigillo di Hogwarts.
Caro Remus,
capisco quanto per te ora possa essere dura, e credimi lo è anche per me, ci ho
messo molto per riprendermi, e so che per te non sarà così semplice..
Mi farebbe piacere riaverti qui a Hogwarts, tra i docenti. Piton e tutti gli
insegnanti approvano questa mia decisione, anche Harry Potter e gran parte
degli studenti.
So che per te non sarà di sicuro il momento giusto per lavorare, ma penso che
questo possa farti dimenticare, o almeno distrarre dall’accaduto.
Tuttavia, ci farebbe piacere averti qui anche come semplice ospite, nel caso tu
non sia ancora pronto per insegnare.
Non posso esprimermi ancora per convincerti, so che farai la scelta giusta.
Con grande ammirazione,
Il preside di Hogwarts,
Albus Silente
Remus sorrise, e dopo aver riposto accuratamente il messaggio in un cassetto,
decise che ci avrebbe pensato, anche se in cuor suo sapeva già la risposta.
Non gli ci volle molto per convincersi di quale sarebbe stata la scelta giusta.
Prese da un altro cassetto un foglio che sembrava vecchio di chissà quanti
anni, e la sua piuma di fiducia, che conservava dai tempi della scuola.
Gentilissimo professor Silente,
Mi creda, ci ho pensato a lungo, e alla fine ho deciso, anche se non sono
sicuro, anzi so già, che la mia risposta sarà sbagliata.
Preferirei non abbandonare la mia casa e la mia vita, almeno per quest’ anno.
Ma in un prossimo futuro… chi lo sa, potrei anche diventare il nuovo preside…
Scherzavo… incredibile che io ne sia ancora capace, comunque sento che sto per
riprendermi, o per lo meno, mi sento un po’ meglio degli altri giorni, parlando
di sentimenti, visto che fisicamente non sono al massimo… questa notte c’è
stata la luna piena.
Scusi se l’ho annoiata con le mie fandonie,
Un caloroso abbraccio,
Remus Lupin
Arrotolò il foglio e lo lego con un nastro raffigurante un cane ed un lupo
vicini, qualche centimetro più in là, un cervo che dimostrava tutta la sua
maestosità, e accanto c’era un piccolo topo, quasi invisibile, accanto al
grande animale, che attirava tutta l’attenzione su di sé, e dopo aver fatto un
nodo stretto, legò la pergamena alla zampa del barbagianni che subito si alzò
in volo.
Intanto la bottiglia con il messaggio, che Remus aveva inviato il giorno prima,
aveva navigato velocemente, trasportata dalla corrente, e si arenò in una
piccola baia, dove raramente un mago ci metteva piede, a causa della
pericolosità della zona. Si diceva infatti che molti anni prima ci fu una guerra,
dove una mago, prima di morire, lanciò una maledizione che diceva che qualunque
persona avesse calpestato quella spiaggia, sarebbe presto morto di un orribile
sventura.
Era la baia di Hogsmeade.
Ormai neanche gli stessi abitanti la conoscevano, ed erano poche le persone che
vi andavano, solo gli abitanti della zona.
-Guarda! C’è qualcosa che luccica laggiù in fondo!- esclamò entusiasta una
graziosa bambina dai lunghi capelli neri, e dopo aver lasciato la mano del
fratello che passeggiava con lei, vi corse incontro.
-E’una bottiglia!- gridò al ragazzo –c’è qualcosa dentro!-
Il fratello, preoccupato, si avvicinò velocemente alla sorellina e le strappò
l’oggetto di mano.
-Lo sai che non devi raccogliere le cose da terra!- la sgridò –potresti farti
male-
-Uffa- disse la bambina, con gli occhi che le si riempivano di lacrime –sei
cattivo!! Sei cattivo Alexander!- e scappo via verso casa.
Il giovane, che aveva più o meno venticinque anni, non rincorse la piccola,
tanto la casa era vicina, e lei sicuramente aveva già smesso di piangere.
Si sedette sulla sabbia scottante, e osservò la bottiglia.
C’era un etichetta dai colori forti, “Whisky magico! Uno whisky talmente focoso
che un babbano si brucia se ne beve!” (“So che nessuna etichetta resisterebbe
ad un viaggio per acqua, ma siamo nel mondo della magia per qualcosa!” NdTrin)
-Allora c’è ancora qualche mago che beve questa roba- disse tra sé e sé il
ragazzo, spostando i lunghi capelli neri, uguali a quelli della sorella, che a
causa del vento gli coprivano la vista.
Tolse il tappo di sughero con un colpo di bacchetta, e rovesciò la bottiglia
scura per vedere se era vero che c’era qualcosa dentro, e una lettera, che
inizialmente sembrava molto piccola, cadde sulla sabbia.
Alexander getto via la bottiglia e raccolse la pergamena, sembrava molto
antica. Sfilò il nastro che la chiudeva e lo osservo per qualche istante, era
rosso, e vi erano raffigurate in nero due forme canine ed un cervo. Stava per
infilarlo in tasca, quando notò che accanto a quest’ultimo c’era anche un
piccolo topo.
Aprì con mani tremanti di emozione la carta arrotolata e la osservò, non era
una scrittura molto chiara, anche se perfettamente ordinata. Sui quattro angoli
c’erano gli stessi animali del nastro, anche se questa volta erano con i colori
naturali. Li osservò bene tutti e quattro, e comprese che uno dei due dalla
forma canina doveva essere per forza un lupo. Cominciò a leggere.
Frightbourne, 6 Settembre 1995 “E’la data di ieri!” pensò,
Caro Paddy,
dove sei? Ti ho cercato, ti ho cercato nei miei sogni, nella nostra casa, nel
nostro amato mare, ma l’unico posto che sembra tu non voglia abbandonare è il
mio cuore. Lì sicuramente resterai per sempre.
Dove sei? Mi basterebbe questo per mettermi l’anima in pace e innamorarmi di
qualcun altro, o forse no, sto solo mentendo alla parte di me che è facile da
corrompere. Dimmi che non è così, dimmi che ritornerai, che sei solo partito
per un lungo viaggio, dimmi che non mi abbandonerai mai, dimmelo!
O forse… tu non puoi dirmi più niente, tu non dirai mai più niente a nessuno e
tanto meno a me. Devo pensare questo? La mia mente è confusa, non capisco più
nulla, sto forse impazzendo? È pazzia la mia?
Forse sarò folle ma so che ora stai leggendo questa lettera, anche se non so in
che luogo ti trovi.
Dove sei? Questa domanda mi ossessiona, non riesco più a dormire, non riesco
più a mangiare, non riesco più a vivere.
So solo piangere.
So che non sono più Moony. So di non essere più la stessa persona che hai
conosciuto e amato, me ne accorgo, e di giorno in giorno mi lascio sempre più
andare, sperando di raggiungere il paradiso, e il mio paradiso sei tu.
Solo tu puoi salvarmi.
Sono egoista forse, oppure sono solo una persona innamorata, spero di sì,
perché so che in queste condizioni tu non mi vorresti più.
Tutti mi dicono mi dispiace, mi dispiace per Sirius, era un grande uomo, non
doveva morire.
Devo dar retta alle loro parole? Sei morto? Io cerco di convincermi che è tutta
una menzogna, ma giorno dopo giorno, la mia pazzia diminuisce, divento sempre
più consapevole di quella che pare sia la realtà.
Sirius Black, il mio Sirius Black, è morto.
Ci ho messo pochi istanti a scrivere questa lettera, mio Paddy. Tutti i miei
più profondi pensieri… a chi non dirli se non a te? A chi non confessare tutte
le mie debolezze? Riuscirò mai a dire tutto a qualcun altro? Una parte di me
vorrebbe, per smettere di soffrire, ma un’altra invece, resterebbe legata a te
per sempre, nella vita e… nella morte.
Sono in fondo agli abissi del nostro bel mare, riuscirà qualcuno che non sia tu
a non farmi affogare? Ne dubito…
Mia unica salvezza,
Mio paradiso,
Mia giovinezza,
Mio Paddy,
Ti amo…
Moony
(“lo so che era tremendamente noiosa, ma quando scrivo queste cose mi lascio
andare e non ragiono più… potete perdonarmi?” NdTrin)
Quando Alexander finì di leggere la pergamena ingiallita, non poté fare a meno
di piangere.
Due rapide e argentee lacrime gli attraversarono le gote, e sparirono sotto le
mandibole tese per impedire di piangere ancora.
E’ indecoroso per un uomo! Si ripeteva.
-Chi sarà mai questa ragazza tanto sensibile da essere riuscita a colpirmi
così?- si domandava il ragazzo.
Era da dieci anni, da quando era morto suo padre, che non piangeva. Era quasi
riuscito a convincersi, ormai, di non avere più lacrime.
Ci aveva messo quasi cinque anni per riuscire a vivere come prima e a uscire
con le ragazze di nuovo.
Chissà com’era, quella Moony, si chiedeva, mentre si immaginava una bellissima
ragazza dai capelli biondi e gli occhi azzurri e gonfi di lacrime.
“no quella era la mia ex-ragazza quando ci siamo lasciati” pensò, sorridendo
tra sé e sé.
No… probabilmente, assomigliava a lui, con i capelli scuri e gli occhi
argentei.
Fantasticò su di lei e ripensò alla lettera, mentre camminava sulla spiaggia in
direzione di casa.
Con un incantesimo, aprì la porta e raggiunse la sua camera.
Così, reinserì la pergamena arrotolata nella bottiglia dal vetro verde scuro, e
l’appoggiò al centro della sua scrivania, e dopo averla osservata per qualche
istante, si accorse di star morendo di fame, quindi si affrettò in cucina per
mettere qualcosa sotto i denti per cena.
Quando entrò nella piccola stanza, la sorellina stava seduta su una sedia, a
osservare la madre che apparecchiava la tavola. Questa, appena lo sentì
entrare, alzò lo sguardo e lo accolse con un immenso sorriso.
-Oh, Al, sei tornato proprio al momento giusto, stavo per servire la cena a
tavola- disse la donna, mentre portava faticosamente un pentolone con un grosso
tacchino sopra al tavolo.
-Tanti auguri!!- gli urlarono in coro la madre e la sorella
-Avete ragione… oggi è il mio compleanno, me l’ero quasi scordato- esclamò lui,
sforzandosi di sorridere e sedendosi a tavola
-Che succede tesoro? Sembri giù, ti ha mollato la morosa?- chiese scherzando la
madre
-No…- disse sbrigativo Alexander, squadrando la donna e facendole capire con
un’ occhiata che non gli era piaciuta la battuta.
-Sembra quasi che tu abbia pianto… comunque dovresti trovarti una ragazza-
continuò
-cosa?- chiese sorpreso il moro
-Voglio dire… una ragazza fissa… appena la trovi la lasci dopo poche settimane-
-Hai ragione ma io non lo faccio apposta, ti assicuro che quando mi ci metto
assieme sono convinto che sia quella giusta, ma poi si rivela sempre un
fallimento… non so che farci, mamma…- tentò di scusarsi Alexander
-Allora perché hai gli occhi gonfi se non hai finito malamente una storia?-
chiese sua madre, sempre più curiosa.
-Oh- sorrise lui, -Ho trovato una lettera, dentro una bottiglia… non so che
dirti mi ha commosso. Piuttosto… non è che conosci una certa Moony?-
La donna ci pensò su per qualche istante
-Ti confesso di aver sentito questo nome… da qualche parte… ma… proprio non
riesco a ricordarmi quando e dove-
-E un certo Sirius Black?-
-Ma certo che lo conosco! E’ quel tuo cugino di quarto grado… te ne ho parlato
una volta sola mi pare…-
-Quello che è stato ad Azkaban!- esclamò saltando sulla sedia
-Esatto quello!- gli confermò la madre –ma cosa c’entra con la lettera?-
-Doveva esserne il destinatario-
-Ma…- gli occhi della donna si oscurarono –Mi hanno detto circa un mese fa che…
che è deceduto…-
Il ragazzo si limitò ad annuire in silenzio e a consumare velocemente la sua
cena, dopodiché corse velocemente in camera sua e si gettò sul letto,
osservando per ore la bottiglia priva di vita, finché la stanchezza non lo
sopraffece, obbligandolo a chiudere gli occhi e ad abbandonarsi al sonno.
******************
Remus stava camminando per l’ennesima volta sulla spiaggia, mentre,
silenziosamente, guardava la luna, e di tanto in tanto sorrideva, ripensando ai
bei momenti passati con Sirius.
“-Hai visto Moony? Hai visto che luna splendida che c’è questa sera? è davvero
favolosa…- diceva Sirius, mentre, passeggiava mano nella mano con Remus.
-Bè… come saprai la luna non mi mette molta allegria… non è la parte della vita
che preferisco, diciamo…-
-Uffa come sei noioso… se tu non fossi un licantropo, durante le notti di luna
piena, che sono le più magiche, pretenderei di fare l’amore fino a morire-
Diceva Sirius, mascherando il sarcasmo
-Bè puoi sempre andare con qualcun altro- concluse Remus, lasciandogli la mano,
e voltandosi per tornare a indietro.
-Dai Moony… lo sai che scherzo…- e Sirius raggiunse in fretta il compagno,
prendendolo per un braccio.
-lo sai che scherzo, vero?- ripeté, seriamente preoccupato –lo sai che non
voglio nessun altro che non sia tu, vero?-
-Perché ne dubitavi?- gli chiese Remus, sorridendo.
Il moro ricambiò il sorriso, e strinse Moony in un tenero bacio. Era quella la
sua risposta.” (“cariiiiii”
Nd Trin).
CAPITOLO TRE : La Foto e la partenza per Frightbourne
CAPITOLO TRE : La
Foto e la partenza per Frightbourne
Alexander aprì gli occhi all’alba. Non aveva dormito bene, aveva fatto strani
incubi sulla morte di suo padre, e, ad una certa ora, si era anche alzato per
andare in bagno.
Guardò involontariamente la bottiglia sulla sua scrivania, ma… era sparita!
-Dove diavolo l’ho messa?- sbraitò, alzandosi dal letto, e controllando in giro
per la stanza.
Ci pensò su un attimo, era sicuro, di averla messa lì, non c’erano dubbi, se
era sparita, significava che qualcuno l’aveva presa… e poteva essere stata solo
una persona…
-Mamma! Mamma!- gridò, mentre scendeva le scale
-Sono qua in cucina, tesoro- rispose questa, e il ragazzo la raggiunse
velocemente
-Hai preso tu la mia bottiglia?-
-Ehm… già… sai com’è… ero curiosa….-
Alexander la guardò con occhio torvo
-Ma non potevi più semplicemente chiedermela?-
-Ma tu dormivi….- rispose la donna con sorriso forzato.
Il ragazzo sbuffò, come aveva fatto a non immaginare che l’avrebbe letta? Fece
per ritornare in camera sua, doveva andare a casa di un amico, ma la madre lo
interruppe.
-Che vuoi?- domandò annoiato
-Dunque… la lettera mi ha fatto pensare, e così dopo aver pensato per tutta la
mattina a dove potevo averla messa, l’ho trovata…- rispose, passandogli una
foto ingiallita.
Il moro la osservò bene, sembrava molto vecchia. Vi erano cinque persone nella
foto, tutti abbracciati l’uno con l’altro, per mettersi in posa: Il primo a
sinistra era un ragazzo, aveva dei bellissimi capelli color rame, corti, ma non
troppo, sorrideva, ma non dava un impressione gioiosa, infatti i suoi occhi lo
tradivano, erano di un marrone ambrato molto bello, ma esprimevano qualcosa di
triste ed incomprensibile… Accanto a lui c’era un altro ragazzo molto bello, Al
lo guardò attentamente, aveva lunghi capelli neri e gli occhi chiari, era molto
alto, ma i muscoli certo non gli mancavano. Il ragazzo non potè fare a meno di
pensare che tra lui e quel tizio vi fosse una certa somiglianza… probabilmente
era Sirius Black.
-Strano… a vederlo così non si direbbe che possa essere andato ad Azkaban,
sembra un tipo a posto- sussurrò tra sé e sé.
Vicino al presunto Black c’era una ragazza, non era bellissima, ma i suoi occhi
verdi erano molto furbi. Aveva lunghi capelli rossi e un sorrisetto malizioso
sulle labbra. Che fosse lei Moony? Non era certo come se l’era immaginata,
tuttavia, non gli dispiaceva, gli sarebbe piaciuto conoscerla.
Infine, dopo di lei, c’erano un alto e snello ragazzo dai capelli scompigliati
e gli occhi scuri con in mano un manico di scopa e un ragazzetto basso e
abbastanza in carne, coi capelli biondi e lo sguardo perso nel vuoto. A
guardarlo, sembrava l’unico che non avesse una caratteristica principale che
spiccasse dalla foto.
-Mamma, Black è quello coi capelli scuri e lunghi?- chiese, senza staccare gli
occhi dalla foto.
-Sì…, quella foto è stata scattata quando ha superato i MAGO del settimo anno e
ha avuto il diploma. Quello era il suo gruppo, pare che stesse sempre con loro-
-E.. la ragazza è Moony?-
-Credo di sì… ma… perché non vai a conoscerla?- gli propose la madre.
Lui la guardò incredulo –e cosa le dico? Ciao, senti, sono un lontano cugino di
Sirius e non l’ho mai visto in faccia, ma ho trovato la tua lettera disperata
sulla spiaggia e così volevo conoscerti. Secondo te, mamma, mi schianta subito
con un Avada Kedavra, oppure più gentilmente mi dà tre secondi per scappare,
prima di colpirmi con la maledizione?-
-Va bè, fa’ un po’ come ti pare- concluse la donna, uscendo dalla stanza con un
mucchio di piatti sporchi.
*****************
Quando Remus si svegliò, si accorse di essersi addormentato sulla spiaggia,
mentre guardava la luna. Si alzò in piedi, e cercò di far cadere tutta la
sabbia che il vento gli aveva depositato sopra.
Le ferite erano guarite quasi completamente. Grazie a dio c’era Severus in
alcuni casi, che puntualmente gli faceva avere la pozione.
Aveva voglia di vedere Silente. Si sorprese di questo suo desiderio, il giorno
prima non ne voleva neanche sentir parlare.
Era sollevato, forse, in breve tempo sarebbe riuscito a tornare di nuovo ad
avere amici, e a riuscire a stare con una persona del suo passato, più di un
quarto d’ora senza scoppiare in lacrime.
Una volta rientrato in casa, si guardò attorno, non sapeva che fare. Negli
ultimi tempi la sua vita era diventata talmente noiosa… entrò nella sua camera
da letto, si avvicinò al baule di Sirius, e con dolcezza infinita ne tirò fuori
un manico di scopa lucente.
Corse fuori, e dopo una leggera rincorsa, saltò in groppa al mezzo, e volò
sopra l’oceano. Era sorprendentemente bello, l’oceano. Era l’unica cosa, che al
suo passaggio restava impassibile, e continuava il suo normale corso.
L’uomo accelerò per raggiungere l’acqua più profonda, Poi, portò la scopa
parallela all’azzurro, e dopo aver fatto un incantesimo che la tenesse immobile
in aria, si tuffò in acqua.
*****************
Alexander non aveva proprio voglia di andare a casa dell’amico, così, decise
che avrebbe passato la giornata in compagnia di un bel libro, com’era parecchio
tempo che non faceva. Non amava leggere, ma c’erano dei giorni che non ne
poteva fare a meno, quei giorni in cui si poneva domande alle quali non
riusciva a rispondere, alle quali miracolosamente, alla fine di qualche lettura
entusiasmante, rispondeva con somma semplicità.
Guardò nella grande biblioteca che possedeva in casa. A pensarci bene, era
l’unica stanza che fosse grande. Sua madre gli aveva raccontato che suo padre
amava molto leggere, e che girava tutte le parti del mondo per trovare testi di
valore.
Dopo qualche minuto che si guardava attorno, il ragazzo fu colpito da “Storia
della civiltà Giapponese”, sfilò il libro impolverato e si sedette sul divano a
gambe incrociate e iniziò a leggere. Passarono solo pochi minuti, e Alexander
si accorse che non aveva letto veramente, fino alla pagina dove era arrivato,
infatti la sua mente aveva vagato per miglia e miglia, immaginandosi la
graziosa ragazza dai capelli rossi che camminava su una spiaggia deserta.
Forse sua madre aveva ragione, forse sarebbe dovuto andare a incontrarla
davvero. Ma cosa le avrebbe detto? Forse non era importante, forse avrebbe
trovato le parole una volta là, o forse erano passati così tanti anni da quella
foto che lei era diventata irriconoscibile, in quel caso sarebbe tornato a casa
subito inventandosi un’altra scusa.
-Un’altra? Ma quante scuse dovrò inventarmi di questo passo?- sussurrò, mentre
prendeva il suo manico di scopa da un vecchio armadio e usciva sulla spiaggia.
Alexander era insicuro, non sapeva se stava per fare la cosa giusta oppure no,
non sapeva nulla, sapeva solo che voleva e doveva andare a incontrarla.
Si sedette sul manico di scopa e gli diede un piccolo colpo col proprio peso
per librarsi in aria.
Frightbourne…. Suo padre gli aveva parlato di quella cittadina molti anni prima…
“E’ una piccola isola a Nord da qui, ci siamo andati anche in vacanza quando
qualche anno fa. ricordi?”
Il ragazzo guardò la bussola che aveva installato qualche anno prima per un
viaggio di studio sul manico, era nella rotta giusta, ancora qualche ora e
sarebbe arrivato da Moony.
Alexander fu colpito subito dalla graziosità dell’isoletta. Era abbastanza
grande, e l’acqua attorno era trasparente, Tutto l’opposto di com’era a
Hogsmeade, con l’inquinamento che c’era.
Un manico di scopa fermo sul ciglio dell’acqua attirò la sua attenzione. Chi
mai poteva averla lasciata lì? Tuttavia era ormai ora di pranzo, e doveva
affrettarsi ad arrivare così da mangiare un boccone alla svelta prima di
conoscerla…
Atterrò su una spiaggia, dalla fina sabbia bianca, e dopo essere sceso dal
mezzo con cui aveva viaggiato a lungo, si gettò a terra, respirando l’aria
salmastra del mare.
Quel luogo gli sembrava familiare. Non pensava che essendoci stato a quindici
anni, si sarebbe ricordato così bene ogni particolare del posto.
Durante quella vacanza aveva spesso guardato da fuori quella spiaggia sempre
deserta sognando di fare il bagno in quelle acque candide, e ora vi era dentro,
il suo sogno giovanile si era concretizzato.
Afferrò il bagaglio che aveva riempito velocemente prima di partire, e la
scopa, camminando velocemente. Da lontano, vide una casa, non eccessivamente
grande e lussuosa, ma di buon gusto. Era bassa, con un solo piano, la porta
sembrava aperta, o molto probabilmente era una porta scorrevole, di fronte a
questa vi era una graziosa veranda con due sdraie e un tavolino.
Una volta che Alexander fu vicino, notò che sul legno chiaro della porta vi era
un incisione. La lesse velocemente.
“Al mio bellissimo Moony, come simbolo di un futuro migliore. Padfoot”
-Al mio bellissimo….- sussurrò incredulo –MiO bellissimO?-
Com’era possibile che Moony fosse un uomo? Sicuramente c’era un errore… che
Sirius non fosse afferratissimo in grammatica?
-Posso fare qualcosa per lei?-
Una voce lo fece trasalire, si voltò di scatto. Un uomo con i capelli rossicci
e la barba lunga e disordinata gli stava davanti. Per poco quasi non svenne.
Che Moony avesse venduto la casa?
Remus era appena sceso dal suo manico di scopa, quando notò un ragazzo di
fronte alla porta di casa sua.
Aveva lunghi capelli neri, legati in una coda bassa, ed ebbe la breve speranza
che Sirius fosse ritornato.
-Ma non essere stupido- si disse –Sirius è morto, non può tornare-
Si avvicinò a grandi passi allo sconosciuto.
-Posso fare qualcosa per lei?- domandò, con tono un po’ burbero
Il ragazzo si voltò. Caspita com’era bello! Aveva gli occhi sconvolti quasi
avesse visto un mostro, (“Bè non ha tutti i torti finche ti vede conciato così”
NdTrin x Remus) (“Cosa vorresti dire? Io sono sexy ugualmente!” Nd Remus
malizioso) (“Fammi verificare…. Hi hi hi”) (“Oki… qua sarà meglio se continuo
la storia io” Nd Paddy)
E la bocca spalancata, quasi volesse scappare per non farsi più vedere.
-Posso fare qualcosa per lei?- ripetè Remus, addolcendo la voce. Erano così
tanti mesi che non parlava con qualcuno che faticava quasi a farlo.
-Ehm… sì… cercavo… cercavo Sirius Black- ammise titubante l’altro, ma perché
diavolo continuava con la messa in scena… che senso aveva stare ancora lì? Cosa
c’era che lo tratteneva? Solo lo sguardo disperato dell’uomo che gli stava di
fronte… ma non poteva restare lì solo per quello… Improvvisamente gli tornarono
alla mente gli occhi tristi del ragazzo della foto, ma non era di sicuro lui…
erano così diversi.
-Sirius?- disse balbettando Remus
In quel momento Alexander si pentì di farlo stare tanto male
-Chi… chi sei?-
-Sono Alexander Black, suo… cugino.-
-Sirius viveva qui- si sforzò di dire. Non riusciva a guardarlo negli occhi,
era così simile a Paddy! –Io sono Remus Lupin, cosa posso fare per te,
Alexander?-
-Oh, chiamami Al. Qualche tempo fa ho sentito Sirius… mi ha detto che se avevo
bisogno di qualcosa, o volevo andare via di casa potevo venire qui- disse
tristemente –io non immaginavo che fosse… che fosse…-
Remus si limitò a sorridergli affettuosamente, di sicuro anche lui soffriva
molto per la morte di Paddy.
-Bè se hai bisogno, puoi restare, solo che io non penso ci sarò spesso, e ti
avverto, non so cucinare- Ma si! Se aveva bisogno di casa poteva restare,
dopotutto era una casa così grande, solo per lui.
-Ti ringrazio… giusto il tempo per trovare lavoro e sistemarmi da qualche altra
parte-
-Non preoccuparti, fa’ pure con comodo, la stanza degli ospiti è laggiù- Disse
Remus, accompagnandolo nella casa.
Alexander prese le sue cose, e, senza sapere perché aveva portato a termine la
sua idea, le poggiò nella stanza indicatogli da Remus.
-Fa’ come se fosse casa tua- concluse poi, mentre abbandonava la camera
-Ehm Remus…-
-Si?-
-Posso chiamarti Moony?-
Quel nome, pronunciato da qualcuno che non fosse Sirius, benché la loro voce
fosse tremendamente simile, gli fece male. Non sapeva perché, dopotutto, in
passato erano state anche altre persone a chiamarlo a quel modo. Ma alla fine,
due di loro erano morti mentre l’altro aveva tradito. Era rimasto solo Sirius a
chiamarlo così, ed ora era morto anche lui.
-Come sai che è il mio soprannome?- chiese
-L’ho letto sulla porta- mentì Alexander
-Se possibile preferirei di no-
E così, si chiuse la porta alle spalle, lasciandolo solo.
Capitolo 4 *** Cap.4: "L'inizio di una nuova vita" ***
Ringraziamenti a:
Ringraziamenti
a:
Arc en Ciel
Black Moody
Sabryy
AB90!
Giada
Vale3
Se non ci foste
voi!!!!!!!!!!
Passarono alcuni
minuti prima che Alexander capisse bene dove si trovava. Era andato a
incontrare la ragazza della lettera, e aveva scoperto che si trattava di un
uomo, uno degli amici di suo cugino al tempo della scuola.
Ma chi era veramente per Sirius? Era solo un amico a cui era particolarmente
affezionato, oppure era… era il suo….
Il ragazzo arrossì imbarazzato per questi suoi pensieri, mentre afferrava il
suo bagaglio e lo apriva sul letto.
Era impossibile che suo cugino fosse omosessuale… ma la lettera… era così
chiara….
Alexander si dette una pacca in testa obbligandola a non pensare a niente,
anche se la cosa non era affatto semplice.
Ormai era quasi il primo pomeriggio, e il sole fuori dalla finestra era
nell’ora più calda della giornata, dopo essersi levato le scarpe e aver
indossato le ciabatte, uscì dalla camera, con l’intenzione di mangiare
qualcosa.
La casa non era molto grande, quindi per lui fu facile trovare la cucina,
l’alloggio sembrava deserto, non vi era nessuna traccia del suo padrone.
-R…Remus?- chiamò, con un po’ di imbarazzo
-Si?- disse, sbucando da una stanza accanto sorridendogli cordialmente.
Alexander si sciolse. Com’era possibile che un uomo così mal ridotto, potesse
diventare così semplice quando sorrideva?
-Mi hai chiamato?-
-Si… volevo sapere se potevo mangiare qualcosa…-
-Oddio, scusami! Io oggi non ho fame, e così non ho neanche pensato a te-
ammise Remus –Prendi pure quello che vuoi non preoccuparti- e dicendo così,
risparì nella stanza.
Il moro aprì il frigorifero, non era molto pieno ma c’era abbastanza cibo per
una persona che viveva sola. Prese qualche verdura e un po’ di formaggio, e
dopo averli accompagnati con una burrobirra, pulì velocemente le stoviglie che
aveva sporcato e uscì sulla spiaggia.
Cosa avrebbe fatto ora? Qual’era il suo scopo? Non seppe dare risposta a queste
sue domande, ma sapeva che non voleva tornare a casa.
Inspirò profondamente l’aria pulita e socchiuse gli occhi, per udire il vicino
frusciare del mare.
-Cosa fai qui fuori?-
La voce di Lupin gli fece riaprire gli occhi.
-Mah… pensavo… e tu?-
-Pensavo anch’io- gli rispose sorridendo –tu a che pensavi?-
-Bè, che di te so appena il nome e che eri amico di mio cugino- rispose
Alexander sorridendo
-Coraggio cosa vuoi sapere?- gli chiese Remus, avvicinandosi a lui
-Non so dimmi tu-
-se vuoi ti faccio fare un giro dell’isola così possiamo parlare- propose il
mannaro
-Ok-
Entrambi si avviarono fuori dalla spiaggia per visitare i posti più
entusiasmanti della località.
-Quanti anni hai?- chiese poi Remus
-Quasi Ventisette-
-Sembri più giovane- sorrise Lupin –io invece ho ormai trentatre anni, sono
vecchiotto-
Al si sorprese che avesse così tanti anni, ma dopotutto se fosse stato più
giovane si sarebbero incontrati a Hogwarts. (“Non intendo dire che i
trentatreenni sono vecchi! Solo che Rem sembra più giovane”NdTrin) (“E’ da
notare che la qui presente autrice, fino a poco tempo fa, sbavava completamente
dietro al suo professore che avrà almeno 45 anni!” Nd Sirius che si vendica per
essere morto) (“Grrrr! Maledetto! Ora vai a dire anche le mie cose personali!”
NdTrin leggermente infuriata che corre dietro a Sirius per tutta la casa) (“Ok…
qua continuo io… aspettate che mi immedesimo nella parte di uomo in lutto….. ….
…. … eccomi ci sono… sigh sob… continuiamo.. sigh sob” Nd Remus)
-Ho visto una foto, prima di venire qui, di quando Sirius ha finito la scuola,
mi pareva ci fossi anche tu, anche se non ne sono sicuro-
-Se c’era un ragazzo con i capelli rossi dall’aria un po’ malsana ero io- rispose
sorridendo Remus, ma Alexander intravide una nota di tristezza in quella
espressione che sembrava essere sempre perfetta all’apparenza.
-Questa era l’abitazione di Albus Silente quando era bambino, incredibile
immaginare che lo sia stato veramente- disse Remus cambiando discorso, mentre
indicava un’immensa villa.
Alexander diede solo un veloce sguardo alla casa, continuando invece a guardare
l’espressione indecifrabile sul volto dell’altro.
-Tutto bene?- chiese
Remus venne quasi svegliato da un lungo sonno quando sentì Al che lo chiamava
-Eh? Si si va tutto benissimo, torniamo a casa? Comincia a diventare freschino-
disse, passandosi una mano sul braccio.
-Certo- sorrise il moro.
E tornarono veloci dentro casa. La sera infatti, in spiaggia c’era sempre un
forte vento, e non era il consigliabile stare in giro fino a tardi, durante il
viaggio di ritorno però nessuno dei due proferì parola.
-Bè quasi quasi vado a cambiarmi, tanto non esco più- disse Alexander all’altro
appena si furono chiusi la porta alle spalle, e corse nella sua stanza.
Si chiuse la porta alle spalle, sospirando. Non ce la faceva più a sostenere
quel silenzio imbarazzante, era chiaro che non doveva parlare di Sirius… certo…
ma questo lo sapeva anche da prima di arrivare. Chissà perché l’aveva fatto!
Si diede un veloce schiaffo, e dopo avere sfilato il pigiama dal baule, se lo
indossò, promettendosi che il mattino dopo avrebbe sistemato tutte le sue cose
e avvertito sua madre che stava bene.
Sentì bussare.
Deglutì con forza e aprì la porta sforzandosi di sorridere.
-Si?-
Remus, all’uscio aveva un aspetto abbastanza cadaverico, era evidente che era
troppo magro, anche i pantaloni chiaramente molto vecchi, erano stati stretti
in vita con una forte cintura per evitare che cadessero. Per la prima volta,
Alexander si rese conto di quanto fosse veramente provato l’uomo che gli stava
di fronte.
-Pensavo… che visto che siamo in due in questa casa potevamo cenare assieme-
-Eh bè… mi pare ovvio- sorrise il moro, sollevato che non fosse venuto per
cacciarlo di casa.
Remus fu molto abile e veloce con la bacchetta per preparare la cena: bastarono
pochi scatti e la tavola era perfettamente apparecchiata e la cena servita.
-Grazie- disse con tono lontanamente malizioso Alexander mentre si sedeva a
tavola e assaggiava il primo boccone.
-E tu mi avevi detto che non sapevi cucinare?! A me sembra delizioso!-
-Strano… nessuno ha mai apprezzato la mia cucina, eccetto Sirius, si intende.
Anche lui mi….- si interruppe per un attimo, come sorpreso dal nome che era riuscito
a pronunciare dopo molto tempo –…mi diceva sempre che cucino bene- concluse.
Per qualche istante, quella che Alexander aveva previsto come una cena che gli
avrebbe fatti conoscere un po’ meglio, pareva che si stesse risolvendo come il
ritorno dall’uscita nel pomeriggio. Ma cosa poteva dire? Cosa poteva fare per
eliminare quell’aria lugubre che li avvolgeva?
Stranamente però, si accorse, Remus era riuscito a parlare, anche se per pochi
istanti del cugino. Che fosse un primo passo per uscire da quella situazione?
-Ehm… perché non provi a tagliarti la barba?- azzardò, non sapendo cosa dire.
No! Questo di sicuro l’avrebbe offeso!
-Tagliarmi la barba?- sembrava un po’ perplesso –mah…. Forse hai ragione- disse
sorridendo (“Finalmente!” Nd Remus) (“Shhhh” Nd Sirius commosso).
-Ci penserò su- concluse, mantenendo il sorriso, mentre con un altro gesto
della bacchetta faceva sparire i piatti sporchi.
-Se permetti, vado a dormire…- disse Remus quando ebbe concluso.
-Di già? Ma è… è prestissimo!- rispose l’altro un po’ sconvolto.
-Mi dispiace ma sono molto stanco- e dicendo così, abbandonò il nuovo venuto e
si nascose nella sua stanza.
Ma cosa aveva fatto? Aveva fatto entrare in casa sua uno sconosciuto! Come si
doveva comportare? Non era più abituato ad avere compagnia, e poi quel ragazzo
lo metteva così in imbarazzo… riusciva a sconvolgerlo così tanto! Era riuscito
a fargli parlare di lui…
Ma perché l’aveva fatto entrare? Perché aveva bisogno di aiuto?
Forse l’aveva accettato solo perché assomigliava a Sirius…
-Ma cosa sto dicendo?- esclamò tra sé e sè –E’ IDENTICO, a Sirius-
Si gettò sul letto.
Avevano lo stesso modo di fare… la stessa voce, e lo stesso modo di sorridere,
era una terribile malattia, quel ragazzo, doveva farlo andare via al più presto
o non sarebbe mai riuscito a dimenticare Sirius.
Mentre prendeva il libro che da tante notti lo accompagnava nella sua
solitudine, un altro pensiero lo assalì: con la luna piena come avrebbe fatto?
Non poteva certo dirgli che era un lupo mannaro!
-Ci penserò domani- disse con fermezza – per ora sarà meglio…- gli occhi gli si
socchiusero –meglio riposarmi…- e si addormentò.
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Spero vi sia piaciuto... perchè io odio questi capitoli intermezzi!
Non era ancora l’alba quando Remus decise di alzarsi. In fin dei conti si era
addormentato talmente presto che il fatto che fosse già sveglio era più che
giustificabile.
Erano già parecchi minuti che si rigirava nel letto, troppo grande per lui da
solo, e l’unico suono che udiva era il silenzio. Sicuramente Alexander dormiva.
“Ehm… perché non provi a tagliarti la barba?”
Perché no? Dopotutto, una volta se la tagliava, ma ormai si era quasi dimenticato
di averla, e dopo i primi giorni di fastidio, era cresciuta tranquillamente,
fino a diventare, effettivamente, troppo lunga.
Remus si legò in vita la vestaglia bordeaux ed entro nel bagno, cercando di
evitare ogni rumore. Aprì un impolverato mobile accanto al lavandino, ne trasse
un rasoio dalla lama affilata, e, quasi con nostalgia, socchiudendo gli occhi,
lo passò sulla barba incolta.
-Argh!-
Alexander si svegliò di soprassalto, qualcuno aveva urlato. Guardò di sfuggita
l’orologio alla parete prima di lasciare la stanza, erano le sei e dieci.
Nella casa regnava il silenzio; L’unico suono udibile oltre al frusciare del
mare, era qualcosa di impercettibile, proveniente dal bagno di fronte alla sua
camera. Alexander fece per aprire la porta, quando questa si spalancò sotto il
suo naso.
Un uomo alto, sembrava poco più vecchio di lui, capelli rossi, leggermente
striati da sottili capelli bianchi, gli occhi ambrati ed una ferita che non
sembrava preoccupante sulla sua guancia destra, era irriconoscibile ma poteva
essere solo una persona.
-R..Remus…?- Azzardò il moro
-Allora come sto senza la barba?- disse sorridendo, mentre con la bacchetta
eliminava il taglio.
-Ti sei svegliato a quest’ora solo per tagliarti la barba?- chiese Alexander
incredulo.
-No… non direi. Comunque pare sia stata una buona idea, adesso sembro più
umano…-
-Già. Per poco non ti riconoscevo. Così sei molto più presentabile- Concluse il
giovane, con gli occhi coperti di sonno
-Colazioniamo?- chiese Remus, sempre sorridendo.
Alexander non potè non essere colpito dagli occhi dell’altro. Già il giorno
prima aveva notato che dimostravano una forte sensibilità e semplicità, ma così
sembrava un uomo ancora più umile, e in qualche modo si scorgeva di più la sua
malinconia.
-Certo- rispose.
Come il giorno precedente, gustò i deliziosi manicaretti di Remus riempiendolo
giustamente di complimenti, ma molto presto Lupin si congedò, dicendo che
usciva a far compere.
Alexander salutò l’altro con cordialità e uscì sulla veranda, sedendosi sullo
sdraio che tante volte aveva sostenuto Remus, magari nei suoi momenti peggiori.
Accarezzò i poggioli, mentre con le corte unghie saltellava qua e là sulle
strisce di plastica che li componevano.
Che Remus si fosse tagliato la barba solo per far piacere a lui? Oppure magari
aveva solo creduto che sarebbe stato meglio…
Alexander sorrise, e non potè fare a meno di ammettere che se l’avesse fatto
veramente per lui gli avrebbe fatto molto piacere.
-Ma che stai dicendo?- si rimproverò –A te piacciono le ragazze, sciagurato di
un Black!-
Sospirò.
Certo… le ragazze… ma non si era mai ricordato così bene l’espressione degli
occhi di qualche sua ex, e di sicuro neppure i gesti o la bellezza in generale.
Non aveva mai provato a capire cosa provavano, o forse non gli era mai
interessato veramente…
-Basta!- e così dicendo, entrò in casa, alla ricerca di qualche bel libro. Di
sicuro Remus era una persona che leggeva molto (o almeno così sembrava), di
sicuro avrebbe avuto qualche libro in giro.
Entrò nella stanza dell’uomo e si guardò intorno: era molto diversa da come se
l’era immaginata, era di modeste dimensioni, solo il letto occupava gran parte
della stanza. C’erano un armadio e due bauli, uno con inciso a grandi lettere
“Sirius Black” e l’altro “Remus Lupin”. Infine, accanto alla testiera, c’era un
comodino per ogni lato del letto. Nessuna traccia di una possibile libreria.
Alexander inspirò profondamente. L’aria sapeva l’odore del suo abitante, ma in
quella stanza era molto più concentrata che nel resto della casa. Era una
miscela tra uno strano profumo e l’alcol, che creava stranamente un dolce
armonia.
Il giovane si avvicinò ad uno dei due comodini. Da quella parte, il letto era
intatto, e sembrava appena fatto, al contrario del lato opposto.
C’erano tre cornici sul comodino, Alexander afferrò la prima, e l’osservò dopo
aver aperto le tende che fino a pochi istanti prima lasciavano la stanza nella
completa oscurità.
La foto ritraeva Remus in costume da bagno, disteso sulla spiaggia con le
braccia incrociate sotto la testa e un immenso sorriso sulle labbra.
Al, sfiorò i muscoli asciutti sul petto dell’uomo attraverso il vetro, e dopo
aver osservato la foto ancora per qualche istante la ripose sul comodino.
La seconda era molto allegra: C’era la ragazza che aveva creduto fosse Moony,
accanto al ragazzo alto con i capelli neri. Tenevano in braccio un bimbo in
fasce, e sorridevano, agitando entrambi la mano libera dal peso del fagottino.
L’ultima invece, ritraeva un ragazzo che sembrava avere sui quattordici
quindici anni, o forse meno. Aveva scompigliati capelli neri e allegri occhi
verdi. Alexander capì subito che la foto era stata scattata a Hogwarts, i muri
che facevano da sfondo alla figura, infatti, erano inconfondibili.
Anche questo ragazzo sorrideva, e Black riuscì ad intravedere una cicatrice a
forma di saetta, per metà nascosta dalla frangia corvina.
-E’ Harry Potter- sussurrò, mentre riponeva la cornice e andava verso l’altro
comodino, dove invece, vi era una sola foto. Sirius Black sedeva stravaccato
sul divano con indosso solo una camicia Hawaiana completamente aperta e dei
boxer neri.
Alexander sorrise e ripose la foto, leggermente imbarazzato. Non era il caso di
osservarlo a lungo in quelle vesti… equivoche…
Decise che sarebbe stato meglio uscire da quella stanza, e cercare il libro che
voleva altrove, visto che pareva che non ce ne fossero.
Si chiuse la porta scura alle spalle, dopo aver spalancato la finestra per
cambiare l’aria che sapeva da chiuso. Chissà da quanti giorni che Remus non
l’apriva!
-Uffa… e io che volevo leggere un libro…-
Alexander era incredulo, Lupin sembrava una persona molto colta, e doveva avere
sicuramente dei libri… però aveva già controllato tutta la casa, o almeno
credeva, fin quando non vide una piccola porta dal legno grosso, in fondo al corridoio,
che si mimetizzava con il colore della parete. Il ragazzo fece pressione sulla
maniglia, ma non riuscì a spostarla di un solo centimetro, probabilmente
nessuno vi era entrato da molto tempo…
-Alohomora!- disse con sicurezza, e il chiavistello si sbloccò, spalancando la
porta di fronte a lui.
L’ambiente era completamente buio, alla sua apertura, un’ondata di caldo
dall’odore fetido lo travolse.
-Lumos-
La punta della bacchetta si illuminò, e con rapidi incantesimi accese i
numerosi candelabri dentro la stanza e vi entrò: Era molto più grande di come
gli era sembrata inizialmente, una decina di alti scaffali erano al suo
interno, colmi di libri impolverati e grossi. Aveva finalmente trovato la
biblioteca.
Andò verso il primo scaffale, gli diede uno sguardo, ma lo passò in fretta, era
colmo di album fotografici, e al momento non aveva alcuna voglia di impicciarsi
del passato di Remus, così passò al successivo. Lesse i primi titoli.
“Come diventare lupo mannaro” “Il lupo mannaro e la sua storia: dall’antichità
ai giorni nostri”
-Gli piacciono i lupi mannari…- sussurrò, continuando. Non aveva mai amato
l’argomento, quindi preferiva qualcosa di meno pesante.
“Norme e decreti sui licantropi del 1844” “Il rapido aumento dei lupi mannari
dal 1238 ad oggi”
-Ma ha tutti libri sui mannari?- cominciava a sentirsi infastidito, gli era
passata improvvisamente la voglia di leggere, quindi, spense tutte le luci,
richiuse la porta, e, dopo essersi infilato alla svelta un costume da bagno
molto aderente, corse in spiaggia e si tuffò nel mare profondo e trasparente.
Remus non sapeva perché se n’era andato così presto quella mattina… doveva
uscire solo per comprare la “pozione del giorno dopo” per il prossimo
plenilunio, e la distanza dal suo negozio di fiducia era assai breve, ma
cominciava a sentirsi in imbarazzo di fronte agli splendidi occhi azzurri del
suo nuovo coinquilino.
Ripensandoci non era poi così simile a Sirius… per prima cosa lui non avrebbe
reagito così dopo un cambiamento estetico, quale la barba, e secondo non gli
aveva mai fatto dei complimenti così caldi per la sua cucina, ma si limitava a
sorridere freddamente. Forse era stata Azkaban a cambiarlo, forse se non vi
fosse stato rinchiuso sarebbe stato spensierato ed allegro come Alex. Forse…
-Basta!- ordinò a se stesso –finiscila di continuare a pensarci, Sirius è
morto, fine! È ora che ricominci una nuova vita!-
Non si accorse che mentre queste dure parole verso se stesso, uscivano dalla
sua bocca, calde lacrime cominciavano a nascere dagli occhi ambrati, fino a
raggiungere le guance.
E poi come faceva a rifarsi una nuova vita?
L’immagine sorridente di Alexander si fece nitida nella sua mente, come l’unica
luce in una terra colma di desolazione e ombra…
-Che cosa provava alla fine per lui?-
Aveva ormai raggiunto la spiaggia di fronte alla sua casa, la porta era stata
lasciata socchiusa.
Remus entrò in cucina ed inserì subito nel frigorifero la sua pozione, non
poteva stare a lungo al caldo dell’estate.
Si guardò velocemente attorno ma non c’era traccia di Alexander, molto
probabilmente era uscito a fare due passi.
-Peccato- sussurrò –mi avrebbe fatto piacere accompagnarlo-
Fece per chiudere la porta, quando la splendida figura del moro spuntò dalle
onde spumeggianti diretto verso l’abitazione, si passò una mano dalle dita
lunghe e agili tra i capelli corvini, allontanandoli dal viso bagnato, simile
ad un dio greco. Afferrò un asciugamano che aveva lasciato prima sulla spiaggia
e lo passò sugli asciutti pettorali, socchiudendo gli occhi per sentire il
calore del sole sulla sua pelle olivastra.
Remus rimase a fissarlo, colpito dalla sua bellezza, aveva un fascino
misterioso, che forse era proprio solo dei Black, intanto il ragazzo si legò
l’asciugamano bagnato in vita e si mosse verso il lupo mannaro.
-Ciao- sussurrò a bassa voce, incontrando i suoi occhi celesti con quelli
dell’altro
-Ciao…-
Remus cominciava a sentirsi agitato di fronte al giovane cugino di Sirius, e
tutto sommato questi sentimenti non erano così negativi. Era passato così tanto
tempo dall’ultima volta che aveva provato imbarazzo che credeva quasi che
sarebbe rimasto privo di qualsiasi reazione per il resto della sua vita.
Una goccia scivolò dai capelli di Alex cadendo sulla spalla abbronzata e
proseguendo lungo i pettorali scolpiti. Remus la notò al momento dell’impatto
con la pelle morbida, e non l’abbandonò fino all’incontro con l’asciugamano
umido sui suoi fianchi.
-Ti… ti sei fatto un bagno?-
Dio che domanda idiota!!!! Mi pare ovvio no!
-Già… mi ci voleva proprio… tu invece dove sei andato di bello?- chiese, mentre
superava l’altro in cucina e raggiungeva il piccolo mobile dove aveva nascosto
la sua bacchetta.
-A comprare una pozione…-
Con un piccolo scatto, asciugò i lunghi capelli setosi e infilò la bacchetta
nell’asciugamano
-Una pozione? Di che tipo?-
-Oh, lascia perdere… è una lunga storia…-
Quando avrebbe trovato il coraggio di dirgli quale orribile mostro condivideva
il suo corpo?
Abbassò lo sguardo sui propri piedi. Si sentiva come un ragazzino, e si stava
comportando come quando aveva scoperto di essere innamorato di Sirius durante
il secondo anno di scuola senza riuscire più a guardarlo negli occhi.
-D’accordo… vado a cambiarmi perché non è il massimo girare nudo per casa…-
disse sorridendo, e si allontanò dallo sguardo timido di Remus, che,
accompagnato dalle guance arrossite era ancora più attraente.
Sorrise, infilandosi degli stretti boxer neri ed una maglia aderente dello
stesso colore che rendeva ancora più irresistibili le sue forme.
FINE QUINTO CAPITOLO
Un ringraziamento speciale a:
Arc en Ciel: LA tua Fic è davvero bellissima!!!! ma quand'è che aggiorni?
Sabryy: Ti ringrazio, sono contenta che ti piaccia
Giada: Grazie anche te!!
Un bacione
Arc en Ciel: Grazie, davvero! sono contentissima che
continui a piacerti! Tra un po’ arriva ciò che tanto aspetti… basta pazientare…
^_-
Black Moody: Grazie tantissime anche a te! Anche io mi
vedo Remus che abita in spiaggia, a mio parere si adatta esattamente ai suoi
stati d’animo… (Ah… Remussino….. 8-D°°°)
Grazie anche per aver
definito la mia fic “poetica” mi fa molto piacere!!!!!!!!
E grazie anche a
quelli che hanno letto e non commentato!
Bacio
Trinity
CAPITOLO SESTO:
Parlami di Sirius
Il canto dei grilli cominciava a farsi strada attraverso la sera, nella casa di
Remus Lupin, mentre le onde sbattevano violentemente sugli scogli immensi.
Frightbourne, quando calava il sole assumeva un aspetto assai tetro rispetto a
quello di Hogsmeade, a cui era abituato Alexander.
Tuttavia, ormai cominciava a sentirsi a suo agio anche nella piccola cittadina,
dopo diverse settimane passate a casa di Remus.
Il ragazzo si rigirò nel letto, cercando di pensare a qualcosa che non fosse il
domandarsi per quale motivo nessuna ragazza l’aveva mai capito quanto
quell’uomo, di pochissime parole, e dall’aspetto frustrato che l’ospitava.
Si alzo a sedere, osservando per qualche istante i suoi grandi piedi a contatto
con la moquette tiepida, poi si alzò in piedi, e dopo essersi legato
velocemente i lunghi capelli con un elastico, uscì nel corridoio, andando verso
il soggiorno.
Remus gli dava le spalle, e non si accorse dell’altro poiché concentrato nella
lettura di un libro in una lingua incomprensibile. Il ragazzo lo sorpassò,
sedendosi sul divano poco distante
-Ciao…- sussurrò con il suo abituale tono suadente
Remus sussultò, dimostrando che effettivamente non si era accorto di lui. Alzo
il viso pallido, e dopo averlo osservato per qualche istante si aprì in un
magnifico sorriso colmo di dolcezza
-Sera-
-Cosa stai leggendo di bello?-
Il lupo mannaro, osservò la copertina di pelle rossastra e vi passo una mano
-…uhm… un testo in antiche rune…. Ma a dire il vero non stavo leggendo-
-Ah no? E che facevi?- chiese l’altro con tono vagamente sorpreso
-Pensavo….-
Si osservarono negli occhi per qualche istante
- è da qualche settimana che sto pensando… anzi, dal secondo giorno dopo che
sei arrivato qui…-
-A cosa?- chiese Alexander preoccupato, e se fosse riuscito a scoprire della
lettera?
-All’inizio pensavo che fossi uguale a Sirius, e forse… è per questo che ti ho
ospitato. Poi però mi sono ricreduto, avete in comune solo l’aspetto-
-Io non so come darti o non darti ragione. Ad essere sincero non ho quasi mai
avuto l’onore di parlare con lui…-
Remus piegò gli angoli della bocca in un piccolo sorriso
-Era una persona stupenda, la migliore che io abbia mai conosciuto… e non
riesco a capacitarmi del fatto che ora io non stia piangendo- Deglutì
sonoramente –Fino a qualche settimana fa non credevo che fosse morto, ero
convinto che… …. Che mi stesse facendo uno dei suoi soliti scherzi, che sarebbe
tornato… e sì che l’ho visto con i miei occhi…- Chiuse i suoi frammenti
d’ambra, stropicciandosi le palpebre con la mano pallida. Alexander si commosse
dalle parole dell’altro, sorprendendo se stesso… era sempre stato una persona
piuttosto fredda… ora invece, sentiva il bisogno di abbracciarlo, di
consolarlo, di alleviare le sue pene… silenziosamente si avvicinò, e si sedette
vicino a Remus, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Lupin riaprì gli occhi, e osservò l’altro leggermente sorpreso. Non immaginava
che avrebbe reagito a quel modo, tuttavia si sentiva più sollevato, come se con
quel semplice gesto lui avesse deciso di dividere quelle pesanti sofferenze che
provava. Le lacrime che stavano per rigargli il viso, tornarono dentro di lui,
e ne prese il posto un debole sorriso
-Mi dispiace…- iniziò Alexander –Io non posso neppure immaginare quello che
stai provando… io non ho mai amato veramente nessuno…- disse con tono triste.
Remus alzò lo sguardo e incrociò i propri occhi con le due piccole e fiammelle
azzurre colme di vita.
Hogwarts, una sera d’estate del quinto anno, sala comune di Grifondoro.
-Allora mi dici se sei innamorato di qualcuno?- chiese disperato Sirius,
supplicandolo con gli occhi dolci.
-Uffa come sei noioso…- rispose Remus, guardandolo negli occhi –d’accordo c’è
qualcuno, contento?-si finse scocciato
-Non lo so…- disse con tono vagamente depresso
-Qual è il problema?-
-Che io… non so… dovrei essere contento ora che mi hai detto questo no? Cioè…
il mio amico si è innamorato… di conseguenza dovrei esserne entusiasta giusto?-
-Io… credo di si… - disse, preoccupato per quello che poteva provare il SUO
Sirius
-Allora perché non sono felice ora?-
-Non saprei… forse…- tentò di cominciare Remus
-forse il problema è che io non ci capisco niente? Forse perché esco con
tantissime ragazze e non mi sento completo con nessuna? Stai dicendo che mi
sento così perché non sono mai stato innamorato?- gridò, più a se stesso che
all’amico, tanto che alcuni ragazzi spuntarono dal dormitorio incuriositi.
-No… io non vol…-
-Oh si… hai ragione, io non posso neppure immaginare quello che stai provando…
io non ho mai amato veramente nessuno…- disse tristemente
Remus, ormai persa la pazienza, portò una mano sulle labbra dell’ altro, e non
accennando a voler spezzare il contatto tra i loro occhi
-Perché te la prendi tanto a cuore?- chiese dolcemente, allontanando la mano,
ma Sirius la prese tra le sue, appoggiandola sulla propria guancia, chiuse gli
occhi, inspirando il profumo dell’altro.
Remus, non capiva cosa stesse facendo l’amico, ma il suo sogno più intimo si
stava avverando, Il suo più grande amore, il suo unico amore, si stava facendo
accarezzare da lui.
-Credo di aver capito…- gli sussurrò Sirius all’orecchio, dopo essersi
avvicinato precipitosamente –mandami via, se preferisci- e senza dire
nessun’altra parola, strinse Remus nel suo primo bacio.
Remus socchiuse gli occhi, assaporando di nuovo il sapore del bacio di quel
giorno.
-Remus…-
-Eh?- esclamò un po’ sorpreso
-A che stavi pensando?- chiese perplesso
-A tante cose…-
-Per esempio? Direi che il tempo non ci manca…- scherzò Alexander, mentre
osservava con attenzione lo sguardo dell’altro abbassarsi
-Nulla… ad una sera di molti anni fa…-
Aveva ripetuto le parole esatte di Sirius quel giorno. Anche se il tono con cui
erano state pronunciate era leggermente diverso.
-Parlami di lui…-
-Cosa?- Chiese Remus sorpreso, alzando violentemente lo sguardo
-A dire il vero non ne ho mai saputo molto… e mi piacerebbe conoscere qualcos’
altro…-
“Vorrei sapere cosa aveva di speciale per far innamorare un uomo come te….”
Pensò.
Remus lo fissava con uno sguardo triste misto ad angoscia, non riusciva a
credere a quello che gli aveva chiesto… sarebbe mai riuscito a parlare a
qualcun altro dell’unica persona che l’aveva mai amato?
-Scusa…- Sussurrò il moro –io… non avrei dovuto…-
-No! Ti sbagli… io… ci proverò…- disse faticosamente, sforzandosi di sorridere.
-Ci siamo conosciuti… quando entrambi avevamo undici anni… lo notai subito:
così allegro, così spensierato… ne fui subito affascinato, forse perché era
così diverso da me… insicuro e pieno di timidezza…
Ormai posso dire con certezza che mi abbia salvato la vita- deglutì a fatica,
cercando di reprimere il dolore che sembrava uscirgli da ogni parte del suo
corpo.
-Ero convinto di essere già stato destinato a rimanere solo ed emarginato per
tutta la vita, ma lui ha tirato fuori da me, quella parte nascosta, quella che
permette di essere simpatico e parlare con la gente, senza diventare paonazzo
dopo la prima sillaba…
Era ammirazione, la mia, all’inizio. E’ stato al quinto anno che ho capito che
l’ammirazione era un sentimento ben diverso da quello che provavo nei suoi
confronti-
Alexander gli regalò un dolce sorriso, come se volesse fargli capire che
condivideva quello che provava, che poteva immaginare come si sentisse. Remus
ne trasse la forza per continuare.
-Abbiamo…- piccoli fili luminosi nacquero dagli occhi socchiusi dell’uomo
–Abbiamo costruito questa casa, ma lui…lui mi ha abbandonato!- disse, mentre le
lacrime gli scendevano copiosamente sul viso –mi ha lasciato solo.. ed è stato
rinchiuso ad Azkaban… tredici anni…! Tredici anni… sono rimasto solo. Ero
riuscito quasi a dimenticare, quando… mi si è ripresentato davanti, mi ha
stretto le mani dicendomi: “ora non ti lascio più”…-
Remus si azzittì improvvisamente, fissando un punto impreciso della stanza,
quasi in realtà stesse osservando i suoi ricordi, nascosti nella memoria.
Alexander non ne capiva veramente il motivo, ma vedere l’altro così depresso
gli attanagliava il cuore in una morsa invisibile. Con un gesto veloce, strinse
in un forte abbraccio Remus, che non oppose resistenza, anzi si strinse ancora
di più alle spalle dell’altro, bagnandole con le lacrime salate e calde.
-Scusami…- inizio Alex –non avrei dovuto farti ricordare, mi dispiace tanto…-
-Certe volte fa bene ricordare, ti aiuta a metterti il cuore in pace… ed io ho
evitato il ricordo troppo a lungo…- sussurrò, allontanandosi da Alexander –E’
stato un imprudente, gli avevo detto di non venire, di rimanere a casa, che era
troppo pericoloso, ed io non volevo rischiare che gli succedesse qualcosa. Evidentemente
non ho insistito abbastanza, lui aveva più forza di volontà di me, voleva
salvare Harry Potter e i suoi amici… quel giorno… litigammo. Per la prima ed
ultima volta….- deglutì con forza. La voce gli tremava, e faticava a
pronunciare quelle fatidiche parole che aveva negato a se stesso tanto a lungo
–il velo… il velo nero del dipartimento dei misteri lo ha inghiottito. Me l’ha
portato via! Ed io ero arrabbiato con lui!!- gridò, rigettandosi tra le braccia
del moro.
Il calore della pelle abbronzata, magicamente, riuscì a calmarlo in pochi
istanti. Il respiro, da veloce e strozzato dai singhiozzi che era pochi istanti
prima, assunse un ritmo lento e regolare, riusciva a sentirsi così in pace tra
quelle braccia possenti.
Alexander, gli passò una mano tra i capelli ramati. Non aveva mai udito parole
così straziate, un animo tanto in colpa con se stesso da raggiungere l’odio
totale. Era la prima volta, da quando suo padre era morto, che aveva le lacrime
pronte a sgorgargli dagli occhi.
Remus era adulto, l’aveva sempre visto come un uomo, ma in quel momento gli
sembrava un bambino, lì tra le sue braccia, così indifeso, così dolce… il suo
respiro caldo e regolare gli riscaldava i muscoli contratti del braccio. Il
profumo tenue dei suoi capelli gli attraversava le narici con fare ammaliante.
-Mi dispiace…- disse Lupin, distogliendolo dai suoi pensieri
-di cosa?- chiese dolcemente, senza lasciare che si sciogliesse dall’abbraccio
-In questi giorni sono stato così sgradevole con te… e tu, invece se stato ad
ascoltarmi quando ne avevo bisogno…-
-Sgradevole?- chiese, scrollandolo per le spalle e fissando i suoi occhi.
–Nessuno mi ha mai trattato tanto bene, te lo giuro…! A dire il vero sono stato
meglio nelle ultime due settimane che in tutto il resto della mia vita, se devo
dirla tutta…!- disse, sorridendogli.
-D’accordo… mi hai convinto…- ammise, cercando di ricambiare il sorriso come
meglio poteva –E’ che stavo pensando… insomma… chiamami pure Moony-
Alex, allargò oltre il suo sorriso, illuminando gli occhi azzurri, come Remus
non gli aveva mai visto fare prima, e un calore indescrivibile cominciò a
riscaldare il corpo del licantropo, che, trascinato, non riuscì a non sorridere
allo stesso modo
Alexander aprì gli occhi, guardandosi attorno: si era addormentato sul divano.
La luce, che entrava dalle grandi finestrate della stanza, lo inondava di
calore solare.
Cosa ci faceva, disteso lì? Ah… certo, la sera prima, Remus si era sfogato e
lui aveva cercato di consolarlo, come meglio gli riusciva, si erano
abbracciati… tanto stretti che…
Il ragazzo arrossì violentemente, e sorrise, rivivendo l’immagine di Remus così
gentile con lui.
-Buongiorno!- disse allegro Remus, spuntando dalla cucina –hai dormito
parecchio sai?-
Ed è stato cosi bello starti a guardare in tutta la tua innocenza…
- ‘Giorno- rispose, sbadigliando e mettendosi a sedere –quanto ho dormito? C’è
un sole così forte…-
-Infatti è quasi ora di pranzo, dormiglione!-
-Cos’è questo profumino?- azzardò il Moro, avvertendo il delizioso profumino
proveniente dai fornelli.
-Mmmh… oggi mi andava di preparare un pranzo alla babbana, Italiano, per dirla
tutta, con tanto di pentole, fuoco a gas e tutto il resto-
-E ne sei capace?- chiese tra il sorpreso e il divertito
-Dimentichi che io so fare tutto…- incalzò Remus, con tono di superiorità, per
poi tornare al suo bel pranzo.
Alexander si mise seduto sulle ginocchia, osservando attraverso la porta aperta
il corpo esile, ma pieno di forza dell’altro, che, con abilità, stava facendo
saltare dei funghetti su una pesantissima padella. Il suo sguardo, si posava
sul suo corpo agile, senza perdere di vista un secondo tutti i muscoli che si
contraevano e allungavano, con terribile sensualità, ogni volta che muoveva i
funghi.
Eppure, inizialmente, non lo vedeva affatto così; Certo, aveva sempre notato le
perle ambrate che aveva incastrate al posto degli occhi, e i muscoli asciutti,
ma non avrebbe mai potuto definirlo “bello”. Ma in quel momento era
principalmente così che lo vedeva: Bello, attraente, sensuale. Ogni suo piccolo
movimento, delineava una mascolinità così perfetta da sembrare quasi femminile.
Alex si alzò dal divano, attraversò la stanza, entrò nella piccola cucina,
portandosi dietro a Remus, i loro corpi distanti solo pochi centimetri. Osservò
il sugo per la pasta che tamburellava su una larga pentola.
-che profumino delizioso…- gli sussurrò all’orecchio.
Remus si irrigidì nel sentirlo così accanto a sè, ma cercò di non darlo a
vedere.
-Ma non è che stai preparando tutto questo per me?-
L’altro si voltò verso di lui, tenendo gli occhi bassi, mentre un tenue color
rossastro gli copriva le guance –Cosa te lo fa pensare?-
-Non saprei…- disse, fingendo di non averne la minima idea –forse perché sei…
così… così gentile questa mattina, Moony- concluse, accentuando l’ultima parola
-Ti diverti a mettermi in imbarazzo?- chiese Remus, sorridendo e accelerando i
battiti, mentre lo fissava nei suoi occhi trasparenti.
-Mmhh… magari si, magari no, chi lo può sapere?-
Per qualche istante stettero immobili, senza distogliere lo sguardo l’uno
dall’altro. Quando Alex sorrise, Remus si rivoltò verso i fornelli tristemente
con la scusa di dover rigirare la pasta.
-Tutto bene?- chiese preoccupatissimo Alexander, cambiando completamente tono
di voce rispetto a qualche istante prima.
-Come?- Era effettivamente sorpreso che l’altro avesse notato così prontamente
il suo cambio di umore.
-Va tutto bene?… oh… scusami… non avrei dovuto fare il cretino dopo… quello che
è successo ieri sera-
-No, invece hai fatto benissimo- lo intimò, appoggiandogli una mano sulla
spalla, e facendolo rabbrividire col proprio tocco sulla pelle nuda –Oggi sto
molto meglio di tutti gli altri giorni, mi sento più libero, anche… nei tuoi
confronti-
Alexander gli sorrise dolcemente, esattamente come la sera prima. Quante volte
l’aveva fatto in quegli ultimi giorni? Aveva ormai perso il conto. Ma sapeva di
non essersi mai sentito così tanto a suo agio come in quella casa, e che la
felicità che provava derivava soprattutto dalla persona che viveva con lui. Da
quell’uomo che inizialmente gli era sembrato così neutro, ma che da qualche
tempo aveva cominciato a scavare nel suo cuore fino ad arrivare al nucleo, dove
mai nessuno era riuscito ad arrivare prima. Le quali candide mani riempivano di
carezze i suoi sogni… era forse l’amore questo? Si manifestava dunque così,
quella cosa “terribile” come l’avevano descritta i suoi amici? Così improvvisa,
così del tutto inaspettata, ma allo stesso tempo così ben accolta dentro di
lui?
Alex era così coinvolto nei suoi pensieri che non si accorse che Remus lo stava
fissando da ormai qualche secondo.
-Che fai, perché mi guardi così?- gli chiese arrossendo
-Non so dirti… facevi così ridere, avevi la faccia da pescione!- disse,
soffocando una risata –Ma si può sapere a che pensavi?-
“A te” avrebbe voluto rispondergli semplicemente
-A nulla… alla mia sorellina- mentì
-Hai una sorella?! Com’è che non me l’hai mai detto?- gli domandò,
riconcentrandosi sul pranzo ormai quasi pronto.
-Si… si chiama Jenny, è praticamente identica a me… ha solo le ciglia più
lunghe-
Remus scoppiò a ridere, immaginandosi l’altro versione bambina con le ciglia
lunghe, mentre Alexander lo osservava esterrefatto. Non l’aveva mai visto
ridere così spontaneamente, era così dolce! Per l’ennesima volta gli sembrò un
ragazzino, nel fiore della sua giovinezza, con una risata cristallina e priva
di rimpianti.
-E’ pronto- disse, una volta finito di ridere.
Mangiarono come mai nessuno dei due aveva mai mangiato, avvicinando, forse
ancora più di quanto non lo fossero gia, le loro due anime disperate dal dolore
e dall’insicurezza.
Capitolo 8 *** Capitolo 8: "La stanza del Plenilunio" ***
Ragazzi… scusate se ci metto molto ad aggiornare… ma non ho mai voglia…
in realtà ho scritto fino al capitolo 14, ma non essen
Ragazzi… scusate se
ci metto molto ad aggiornare… ma non ho mai voglia… in realtà ho scritto fino
al capitolo 14, ma non essendoci nessuno che commenta se non due o tre persone,
non mi sento molto spronata a farlo… Commentate vi scongiuro!!!!!!!!!
Ringraziamenti: ARC
EN CIEL (continuo a leggere le tua fic anche se non ho mai tempo di
commentare… ma sappi che ci sono! Grazie mille per i commenti… se non ci fossi
tu!)
MrsScarlett (Grazissimo per il commento tanto dolce!!! Per
quanto riguarda la tua fic, perché non mi mandi il tanto atteso capitolo 11 che
lo correggo? Aspetta… non è che con gli esami non hai tempo? )
IL capitolo è un po’
cortino, ma ho intenzione di mettere il non entro un paio di giorni!!!!!!
Bacio!
Trinity
CAPITOLO OTTAVO: La
stanza del plenilunio
Alexander era seduto
alla scrivania nella sua piccola stanza. La luce, soffusa, illuminava
esattamente la zona dove il ragazzo stava scrivendo sul suo piccolo diario. Con
le dita affusolate, voltò una pagina, che era stata completamente scritta pochi
minuti prima. Continuò a buttar giù ancora poche parole sulla carta giallastra,
per poi chiudere il libro dalla copertina di pelle marrone ed infilarlo nel
cassetto della scrivania.
Il bussare della porta ruppe il silenzio della stanza.
-Avanti- disse Alex, fissando il punto da cui era provenuto il suono.
-Ciao…- sussurrò Remus, spuntando dal corridoio –ho preparato la vasca, e ora
vorrei rilassarmi un po’ quindi se mi vuoi sono in bagno- concluse. Dopo
essersi accorto troppo tardi di ciò che aveva appena detto, diventò paonazzo,
cercando di non darlo a vedere. –cioè… volevo dire… non cercarmi finchè sono in
bagno… a meno che tu non abbia bisogno di qualcosa di importante… si insomma…
ciao!- E si richiuse la porta alle spalle, tirando un respiro di sollievo, per
essersi levato dall’impiccio. Ma cosa gli stava succedendo?
Il moro, fissò ancora per qualche istante la porta da cui era sparito poco
prima Remus, sorridendo per il tenero rossore che gli aveva tinto le guance
poco prima.
Lentamente, si alzò stiracchiandosi dalla sedia, e con l’intenzione di mettere
qualcosa sotto i denti, uscì dalla camera semibuia.
Con un gesto abile della bacchetta, illuminò tutte le luci della cucina, e dopo
aver preso uno yogurt dal frigorifero, si sedette sulla sedia che di solito
sosteneva Remus, assaporando il sapore fresco del prodotto.
Un riflesso attirò la sua attenzione, era qualcosa di piccolo e lucente,
proveniente dal lato opposto della stanza. Con curiosità, appoggiò il barattolo
di plastica sul tavolo e si avvicinò alla piccola fonte luminosa. Era piccola e
gli arrivava al ginocchio, simile ad un piccolo lucchetto. Che quella fosse…
una porta?
-Magnum lignum- recitò, e in un breve istante, una porta comparve sul muro
scolorito, e il piccolo lucchetto diventò a grandezza naturale. Cosa poteva mai
esserci in quella stanza? Con il cuore che gli batteva forte nel petto,
Alexander abbassò la maniglia ed aprì la porta cigolante. Una ventata di
polvere lo assalì come una montagna di sabbia nel deserto. Mentre con grande
lentezza cominciava a scendere i primi scalini, Alex si domandò quante altre
stanze segrete potevano mai esserci in quella casa, così piena di cose da
scoprire. A mano a mano che scendeva, l’aria si faceva sempre più fredda,
mentre le sue scarpe risuonavano leggermente sui gradini di pietra. Era una
discesa lunghissima, e sembrava non finire mai. Quando finalmente il ragazzo
arrivò nella stanza buia e piccola, accese la punta della sua bacchetta,
guardandosi attorno, sconvolto da ciò che gli si presentava di fronte… sembrava
un luogo di tortura!
-Oh, mio Dio…- riuscì appena a sussurrare alla vista di tale orrore.
I pochi mobili di legno situati sui lati della stanza erano quasi invisibili,
tanto erano consunti e graffiati. Una brandina mezza sfondata sopportava il
peso di un materasso pieno di molle fuori. Alexander si avvicinò al letto
arruginito, sempre più sconvolto: Sul lato destro cerano dei vestiti, o almeno,
sembravano. Erano infatti degli stracci lacerati, ed alcuni pezzi erano
disseminati nella stanza. Il materasso, che in origine doveva essere stato
bianco, era di un colore marroncino, a causa del sangue coagulato che vi aveva
formato una crosta estesa.
Il ragazzo si accorse che tutta la stanza lo era. Il sangue giaceva
dappertutto… sulle pareti, sul pavimento, sui piccoli mobili, ce n’era
tantissimo ovunque.
Cosa poteva succedere in quella stanza? O meglio… cosa era successo e a chi?
Alexander immaginò il candido corpo di Remus coperto di sangue e ferite.
Istintivamente si portò una mano alla bocca, trattenendo un urlo, immaginando
quello che gli fosse mai potuto succedere lì dentro e se veramente tutto quel
sangue fosse stato suo…
O l’avesse provocato lui… anche questo dubbio l’assalì, ma solo per un breve
istante: Moony non avrebbe mai potuto fare tanto male a qualcun altro… o almeno
lo sperava…
-Che stai facendo qui?- chiese la voce fredda di Remus, appena uscito dal
bagno, con tono irritato da in cima alle scale –vieni subito via!-
e Alex, senza porre resistenza, risalì in fretta la scalinata uscendo dalla
stanza, mentre un istante dopo l’uomo stava richiudendo velocemente la porta,
facendola rimpicciolire di nuovo.
-Che stavi facendo là sotto?- insistette.
-Che cosa è successo laggiù?- domandò Alexander con tono serio
-RISPONDI ALLA MIA DOMANDA!!-
-Nulla… l’ho trovata per caso! Ma ora rispondimi tu!-
-NULLA CHE TI POSSA INTERESSARE!-
Lupin aveva perso la pazienza: come aveva trovato la stanza dove passava le
notti di luna piena? Perché era entrato così dentro alla sua privacy, perché?
Ora lo sarebbe venuto a scoprire, ora l’avrebbe odiato, ora sarebbe tornato
nuovamente solo… e la cosa lo rendeva terribilmente triste. Ma allo stesso
tempo era furioso… il plenilunio era vicino e il lupo cominciava ad avere il
sopravvento su di lui in certe circostanze. Si stava comportando al contrario
di quello che avrebbe voluto… così lo avrebbe allontanato… perché lo stava
facendo?
-INVECE SI CHE MI INTERESSA!- Gridò Alexander che aveva a sua volta perso la
calma
-Non capisco, io… non capisco! Cosa vuoi dalla mia vita? Non mi conosci, non
sai nulla di me e mi vuoi far credere che ti interessi? Non farmi ridere!!-
rispose velocemente, mentre si aggirava con passo rapido nella stanza
-Hai ragione! Non ti conosco, ma questo non vuol dire… questo non significa che
non mi interessi! Io voglio sapere se ti è successo qualcosa là dentro! Lo devo
sapere!-
-MA PERCHE’? PER COMPASSIONE? MI VUOI DERIDERE? VUOI CHE TI FACCIA PENA?
D’ACCORDO TE LO DIRO’: SONO UN MANNARO!-
Remus fissò qualche istante gli occhi sconvolti dell’altro.
-Sono un lupo mannaro! E purtroppo non posso farci assolutamente nulla! Lo hai
voluto sapere? Eccoti accontentato! Coraggio ora: perché non mi urli dietro che
ti faccio schifo? MUOVITI! IO STO ASPETTANDO!-
Alexander abbassò gli occhi, non riuscendo più a trattenere le lacrime.
Stringeva i pugni con tale forza che qualche goccia di sangue cadde a tingere
il pavimento. Il suo corpo era attraversato da piccoli brividi, mentre i
capelli corvini ricadevano verso sulle sue spalle. Ricacciando dentro le
lacrime, alzò con forza il viso, incontrando gli occhi disperati, e in attesa
di una risposta di Remus.
-Vuoi…- cominciò, con un singhiozzo –vuoi che ti dica che mi fai schifo?-
Moony distolse lo sguardo, fissando il piccolo lucchetto dorato, cercando di
non incontrare quelli dell’altro.
-Ebbene… mi fai schifo…- gli sussurrò a livello dell’ orecchio con disprezzo,
-ma non pensare, che io sia stato ferito dal fatto che tu sia un licantropo- le
lacrime ricominciarono a rigargli le guance
-Ti sei sentito quello che hai detto? Come puoi pensare che io sia così
superficiale? E se ti do così fastidio non devi fare altro che chiedermi di
andarmene!!-
Non aspettò neanche che l’altro ribattesse: ormai completamente abbandonato al
pianto, spalancò la porta, scappando fuori sulla spiaggia.
Remus fece per fermarlo, ma si trattenne. Si limitò, a guardarlo allontanarsi
dalla sua casa… senza sapere cosa fare, come se un pezzo di cuore gli fosse
appena stato spezzato.
Si sedette lentamente sul pavimento, appoggiandosi al muro. Fitte lacrime
iniziarono a scendergli dagli occhi ambrati, mentre si stringeva le ginocchia
al petto.
Che stupido era stato! Aveva trovato per la seconda volta l’amore, e l’aveva
lasciato scappare via così…
Oggi ho pochissimo
tempo, quindi farò i ringraziamenti molto velocemente!!!!!!!!
Arc en Ciel…. GRAZIE !!!!!!!!!!!
(mi sa che sarai un po’ euforica dopo questo capitolo…)
MrsScarlett…..TESSORO!!!!! Mandami presto il capitolo nuovo eh? (riscrivilo in fretta)
Sabryy….. FORTUNA
CHE CONTINUI A LEGGERE!!!!!!
CAPITOLO NONO:
Grazie!
-Cretino!- urlò Alexander, dando un calcio alla sabbia, mentre continuava a
piangere.
Come aveva fatto Remus a pensare che l’avrebbe odiato? Ma forse l’aveva
trattato così solo per insicurezza…
-spero sia così…-
Per qualche istante, dopo che era corso sulla spiaggia, aveva desiderato che
l’altro lo rincorresse e dopo averlo afferrato per un braccio gli avesse
sussurrato “scusami… la verità è che mi sono innamorato di te”, ma subito si
era ricreduto… Era inutile pensare a quei fatti che non sarebbero mai accaduti.
Poi era solo un sogno… uno stupido desiderio infantile che si portava dietro
dalla sua prima cotta giovanile, Remus non l’avrebbe mai rincorso, non gli
avrebbe mai detto frasi tanto dolci… non vi era speranza.
Era già passata qualche ora dalla discussione, e al ragazzo parevano un
eternità. Ormai era tardi, aveva freddo e molta fame, ma ancora più grande era
il desiderio di non tornare, per cercare di evitare gli occhi colmi di
disperazione di Remus.
E ancora più terribile era la consapevolezza che quella tristezza era causata
in parte da lui e dalle sue parole taglienti. Non sapeva da dove gli erano
uscite, ma in quel momento era veramente arrabbiato, e non ci aveva fatto caso,
senza sapere che in seguito si sarebbe pentito amaramente per il proprio
comportamento.
Alzò gli occhi al cielo, completamente nero, anche le stelle quella notte
pareva che non volessero farsi vedere. Doveva essere veramente tardi e
sicuramente Remus era già andato a letto a dormire.
Si voltò, quindi, ripercorrendo la spiaggia notturna fino alla piccola casa,
nella quale velocemente entrò, e, senza fare alcun rumore, si richiuse la porta
alle spalle. La cucina, come tutte le altre stanze, erano nel buio completo, e
il ragazzo scorse il corridoio solo grazie alla fioca luce lunare, che
illuminava, anche se minimamente la casa.
Con la stessa prudenza, si avvicinò alla sua camera, vi entrò e si appoggiò
alla porta, dopo averla chiusa, tirando un respiro di sollievo per non essere
stato sentito, senza accorgersi che qualcuno sedeva composto, nel silenzio e
nel buio profondi, sul suo letto.
-dobbiamo parlare…- disse Remus con voce tremante.
-No, grazie- rispose con durezza, e fece per voltarsi e uscire di nuovo, ma fu
prontamente afferrato al braccio da Remus, che con uno scatto si era portato in
piedi dietro di lui.
-Ti prego…- continuò, con tono supplichevole.
Come poteva Alexander, resistere a tanta dolcezza? In quel momento capì una
cosa: avrebbe sempre perso contro Remus, in una sfida a parole, se bastava una
piccola supplica a farlo cedere.
-D’accordo…-
Moony tornò a sedersi sul letto, seguito a ruota dall’altro, che appoggiò la
schiena al muro.
-Di cosa vuoi parlare?-
-lo sai… di quello che è successo prima…-
-Bè io non ho nessun motivo di scusarmi- rispose, senza allentare la propria
durezza, anche se questo gli costava molta fatica.
-Lo so. Mi dispiace, è stata tutta colpa mia-
Alexander si voltò a cercare gli occhi del rosso nell’oscurità, anche se non
era per nulla facile.
-Perché?-
-Perché… cosa?- chiese in un sussurro Remus.
-Perché non hai avuto fiducia in me?-
Stava cedendo, gli stavano tornando le lacrime agli occhi e lui non voleva che
succedesse, doveva continuare a sembrare forte. Con fatica le ricacciò
indietro, deglutendo.
-No! Devi credermi, mi fido ciecamente di te… piuttosto… non mi fido di me
stesso…-
Alexander stava per ribattere quando fu prontamente interrotto dal mannaro.
-La verità è che non volevo che tu venissi a scoprire il mio segreto in questo
modo, ho… sempre avuto paura di essere emarginato a causa di tutto questo, e lo
sono stato spesso… anche se a pensarci bene, James, Peter, Lily e… Sirius,
hanno sempre creduto in me… ed anche Harry… C’è stata tanta gente, che mi ha
voluto bene, nonostante sapesse quello che sono veramente… ma mi chiedo… tu,
sei pronto a tutto questo? Riuscirai a dividere la casa con un lupo mannaro?-
chiese con una nota di speranza.
-Allora non mi vuoi cacciare via…- rispose l’altro ironicamente –Non andrei via
di qui neppure se tu fossi un troll. … O forse si…-
A Remus parve di scorgere un sorriso sulle labbra di Alexander, e questo lo
rese immensamente felice. C’era allora una remota possibilità che anche lui…
-Però ho paura di poterti fare del male…- sussurrò, invece di quello che
avrebbe veramente voluto dirgli.
-No… non c’è alcun pericolo…- rispose con lo stesso tono di voce il Moro –Mi
sono preso il privilegio di leggere uno tra quegli innumerevoli libri sulla
licantropia che collezioni in biblioteca…-
-Hai trovato anche quella allora?-
-C’era la ricetta di una particolare pozione: “Il modo più veloce per diventare
animaghi”.
Conoscevo già la pozione, ma era molto lunga da preparare, ci volevano degli
anni… con questa bastano appena due mesi…-
Remus spalancò la bocca, già incredulo di fronte a ciò che il ragazzo voleva
fare per lui.
-Dici davvero?- chiese, in preda all’entusiasmo
-Certo!-
-Grazie…- sussurrò.
-Come?!- domandò, fingendo di non aver sentito
-GRAZIE!-
-Oh… così sì che va bene!- ammise Alexander, dopo che si fu avvicinato all’altro.
Il suo spostamento fu così improvviso che i battiti cardiaci di Remus
raddoppiarono la velocità. Nell’averlo tanto accanto a sé, aveva una gran
voglia di stringerlo e riempirlo di baci, ammesso che si ricordasse ancora come
si facesse. Con un abile gesto, invece, si alzò in piedi, e fece per uscire
dalla stanza, quando l’altro lo chiamò.
-Remus…- sussurrò leggermente scocciato
-Si?- rispose imbarazzato, mentre cercava di allentare la propria agitazione
-Dove stai andando?-
-Ehm… ad accendere la luce- disse, inventandosi la prima scusa che gli venne in
mente. Così, fu costretto a farlo, anche se in realtà non voleva affatto che
Alexander riuscisse a capire tutto quello che provava in una sola occhiata.
-Ma abbiamo già finito di parlare?- chiese il Moro una volta che Remus si fu
riseduto accanto a lui
-A dire il vero… ci sarebbe una cosa che…-
-Moony…-
-Si insomma dovrei dirti una cosa…-
-Moony!-
-L’unico problema è che proprio non so come…-
-MOONY!-
-Si?- disse, come risvegliato da un profondo sonno
-Voglio dirla prima io una cosa!-
-D’accordo- concluse, con la più completa tranquillità.
Ma per tutta risposta, Alexander, gli si precipitò addosso, unendo le proprie
labbra a quelle dell’altro con inaudita passione, allontanandosi poco dopo per
prendere atto di cosa aveva fatto.
Remus osservò con dolcezza il bel viso del moro, per poi avvicinarsi a poca
distanza dalle sue orecchie.
-Così non va bene…- disse, poggiando una mano sulla guancia di Alex –Sei troppo
violento…- gli sussurrò a fior di labbra, per poi eliminare finalmente la
distanza tra le loro bocche.
Alexander, che in un primo momento era rimasto immobilizzato da quella reazione
inaspettata, si abbandonò al bacio, dolce ma allo stesso tempo passionale
dell’altro. Socchiuse la bocca, lasciando che Remus vi affondasse la lingua,
che, ossessionata da quella di Alex, comincio a giocarvi, lasciandola senza
tregua. Naturalmente anche il moro non era da meno, assecondando con quanta più
passione aveva in corpo, i gesti del mannaro. Il bacio durò a lungo, finchè
entrambi dovettero separarsi per recuperare il fiato.
-Caspita…- disse annaspando Alex
-Cosa?-
-E’ successo veramente?-
-Direi di sì…- rispose con dolcezza Remus, afferrandogli la mano.
-Cos’è che volevi dirmi?- chiese curioso il Moro.
-Nulla…- disse l’altro arrossendo.
-Non mentirmi…- supplicò Alexander, intrecciando le proprie dita tra quelle di
Remus.
-Volevo dire quello che hai detto tu, solo in modo meno violento- rispose
sorridendo.
Il Ragazzo, si strinse al corpo del mannaro in un tenero abbraccio, passandogli
una mano tra i capelli setosi.
-Ti amo- gli sussurrò poi all’ orecchio.
Il cuore di Remus, raddoppiò i battiti nel sentire quelle due parole che tanto
a lungo gli erano state negate. Era così bello sentirsi amati, ti faceva
sentire così completo… e lui lo era… per la seconda volta nella sua vita. Non
sapeva se ciò che provava per Alexander era vero amore, ma era comunque
qualcosa di molto forte, e non lo avrebbe lasciato sfuggire scioccamente, come
non l’avrebbe lasciato andare a morire… se mai ce ne fosse stata l’occasione.
-Davvero?- gli domandò.
-Tantissimo…- ammise il Moro, per poi allontanarsi leggermente da Remus, tanto
quanto bastava per accarezzargli la pelle morbida del viso, e posargli un dolce
bacio sulle labbra ancora rosse per quello di poco prima.
-Ed io non ti abbandonerò mai… questa è una promessa…- concluse Alex,
riabbandonandosi al dolce abbraccio.
-Grazie…- sussurrò Remus, mentre una lacrima, scivolava dagli occhi ambrati
–Grazie-
ARC EN CIEL: Grazie grazie grazie!!!!!!!! Mi hai fatto
sorridere tantissimo!! Lo sai che io quando faccio quelle cose lì (Come hai
detto? Il bacio veloce dell’inesperto e quello passionale e maturo dell’altro)
non lo faccio mica apposta!! Però poi se ci azzecco va bene no???? Mi fa sempre
piacerissimo il tuo commento!!
MRSSCARLETT: Carrrrrra!!!!!! Hai il blocco?!?! (non sai a
me quante volte è capitato…) intanto aspetto con impazienza quello per Ghost,
certo che me ne avevi parlato!! Allora sei contenta che si siano finalmente…
riappacificati?….
ALESSANDRA: Hai perfettamente ragione! Meglio pochi ma
fidati!!!!! Grazie del commento.
Baci a tutti quelli
che leggono!!!!!!!!!
CAPITOLO DECIMO:
"Il sogno"
Remus camminava silenziosamente sulla spiaggia dalla sabbia bianca, il mare era
calmo, mentre il sole, anche se coperto dalle nuvole, illuminava l’orizzonte di
una luce chiara. All’ uomo parve di scorgere una figura in lontananza, ma
quando socchiuse gli occhi per cercare di riconoscere l’individuo, una fitta
nebbia si alzò intorno a lui, permettendogli appena di intravedere una sagoma
scura. Remus accelerò il passo in quella direzione, deciso a raggiungerla, ma
questa sembrava sempre più lontana, come se ad ogni suo passo ne facesse due in
modo da faticare l’arrivo del rosso. Lupin iniziò a correre… veloce… sempre più
veloce… Al contrario l’individuo pareva rallentare, piano piano, sino a fermarsi
del tutto, ormai arrivato al termine del molo, pochi metri prima di cadere in
acqua. In poco tempo, Remus, affannato più che mai, riuscì a raggiungerlo,
fermandosi prima di salire sul piccolo pontile, e piegandosi con le mani sulle
ginocchia per cercare di recuperare il fiato, mentre l’uomo nero restava di
spalle.
-Chi sei?- chiese il mannaro, sollevando un po’ la testa tanto quanto bastava
per osservarlo.
-Sono io…- rispose l’uomo, voltandosi e scoprendo un largo sorriso.
-Alex…- sussurrò l’uomo osservandone i capelli corvini e gli splendidi occhi
azzurri.
-Vieni…- lo chiamò, allungando una mano.
Ma all’ improvviso, mentre Remus alzava la sua mano verso di lui, una potente
folata di vento, lo obbligò a fare qualche passo indietro, allontanandosi dal
ragazzo e inciampando su una gamba del molo opposto a quello in cui si trovava
Alexander.
L’uomo si alzò a fatica, scrollandosi la sabbia dal corpo, e osservando in
direzione del pontile sul quale era appena finito addosso, quando notò un’altra
figura scura, voltata verso il mare.
-E tu chi sei?- chiese a questo, dopo aver osservato ancora Alexander dietro di
sè.
-Chi vuoi che sia sciocco!- rispose con voce ironica ma allo stesso tempo
dolcissima l’uomo, voltandosi a guardare Lupin.
Remus, fissò per qualche istante con incredulità la persona che gli aveva
appena parlato senza riuscire ad aprir bocca. Vi fu un lungo istante di
silenzio.
-Sono io Moony! Che c’è non mi riconosci?-
-Sirius…- sussurrò con incredulità, mentre una lacrima solitaria scendeva
dall’occhio destro del rosso.
-Vieni… resta con me…-
-Si…-
-MOONY NO! Vieni da me…- Gridò improvvisamente Alexander dal lato opposto.
Remus sentì la sua voce giusto pochi istanti prima di raggiungere Sirius e si
fermò. Non sapeva assolutamente cosa fare… con chi sarebbe dovuto andare?
Intanto le due voci continuavano a chiamarlo in una canzone straziante, che gli
faceva sanguinare il cuore dall’indecisione. Con un gesto veloce si portò le
mani alle orecchie, cercando di udire il meno possibile, ma le due voci
parevano crescere sempre di più, rendendo inutile il suo gesto.
-Pensavo fossimo indivisibili…- disse poi Sirius, richiamando appieno
l’attenzione del rosso, che cominciò a piangere, specchiandosi negli occhi
tristi dell’uomo.
-Hai ragione…- ammise poi, allungando la mano per afferrare quella dell’altro,
raggiungiendolo in breve sul piccolo molo.
-NO!- gridò la voce ormai sempre più lontana di Alexander.
-Mi dispiace…- si scusò Remus con il ragazzo –Ma ormai ho preso la mia
decisione…-
Nel momento stesso in cui pronunciò quelle parole, il ragazzo dai capelli
corvini, fece un lungo passo indietro, ricadendo a peso morto nel mare
profondo…
Remus si svegliò di soprassalto, alzandosi a sedere, mentre qualche rivolo di
sudore scendeva dalla fronte madida. Aveva appena sognato Sirius e Alexander, e
la cosa più atroce era che aveva lasciato precipitare in acqua quest’ ultimo.
Inspirò a fondo, accorgendosi solo in quel momento che si trovava nella stanza
degli ospiti, accanto ad Alex.
La sera prima avevano parlato fino a tarda notte, talmente a lungo che erano
stati entrambi sopraffatti dal sonno. L’uomo guardò il ragazzo che ancora
dormiva beatamente accanto a lui, e dopo avergli silenziosamente coperto le
spalle con la coperta, tornò a distendersi, cadendo in breve tempo in un sonno
profondo.
Alexander, aprì con lentezza gli occhi, illuminati dalla tenue luce del
mattino. Il suo primo pensiero, andò all’uomo che dormiva dietro di lui, e ai
due baci che avevano condiviso la notte precedente.
Con il palmo della mano, impedì che uscisse un gridolino di gioia dalla sua
bocca, e si voltò ad ammirare Remus. Rimase attonito, tanto lo vedeva bello: La
bocca dalle labbra voluminose, era leggermente socchiusa, lasciando sentire il
flebile respiro regolare del mannaro. I capelli ramati gli ricoprivano gli
occhi chiusi, mentre il suo dolce profumo, aveva contaminato tutte le lenzuola.
Come tirato da fili invisibili, il ragazzo si avvicinò cautamente al viso
dell’uomo, posandogli un delicato bacio sulla guancia, per poi proseguire,
sfiorandone anche le morbide labbra, che presto si piegarono in un sorriso.
-Ehi…- sussurrò l’uomo, socchiudendo gli occhi.
-Ehi…!- ripetè Alexander con tono malizioso, dandogli un altro bacio casto, che
fu ricambiato prontamente dall’uomo.
-Buongiorno…- gli sussurrò Remus, una volta che si furono divisi.
-Ciao…-
Il ragazzo si strinse accanto al corpo del mannaro, appoggiando la propria
testa sul braccio steso dell’uomo e scostandogli i capelli dal viso. Con il
pollice gli accarezzò la palpebra, che si aprì completamente, dopo quel tocco.
-Dormito bene?- chiese Moony a pochi centimetri dal viso dell’amante.
-Come potevo dormire male accanto a te?- rispose, passandogli una mano tra i
capelli ancora una volta –Tu, invece?-
Remus avrebbe voluto ammettere di aver fatto un incubo terribile dove aveva
rinunciato a lui per Sirius, ma non lo fece… sapeva che questo avrebbe reso
triste il ragazzo, placidamente disteso di fronte a lui.
-Benissimo!- disse infatti.
A dire il vero quel sogno gli aveva confuso non poco le idee. Non era sicuro di
stare facendo la cosa giusta… Era come tradire lo spirito del suo Sirius in
quel modo, e lui non voleva che soffrisse più di quanto aveva già fatto,
tuttavia doveva comunque ricominciare, in qualche modo, e quello migliore non
era certo rinunciando ad una seconda opportunità.
-Tutto bene?- chiese Alex, vedendolo pensieroso.
-Certo!- Tagliò corto l’uomo, -che ne dici se andiamo a mangiare, ci facciamo
una doccia veloce e cominciamo a preparare la pozione?-
-Mi sembra un’idea perfetta!- e detto questo si alzarono velocemente dal letto
verso la cucina, dato che nessuno dei due si era cambiato per la notte.
Mangiarono, e si lavarono con velocità, pronti per la preparazione della
pozione.
-Allora…- iniziò Remus, che indossava una deliziosa maglietta bordeaux e i
boxer colorati di un costume da bagno –Quali sono gli ingredienti?-
-Qui dice che come prima cosa bisogna mettere dei peli, delle piume o un unghia
dell’animale in cui vogliamo poter trasformarci- rispose Alexander, che invece
indossava una maglia dello stesso colore dei propri capelli e un paio di jeans.
-A che cosa pensavi?-
-Dunque… sono indeciso tra un cane e…-
-No! Quell’altro! Il cane no!- lo interruppe prontamente Remus con incredibile
audacia.
-D’accordo…- asserì il ragazzo confuso –Allora optiamo per un gatto-
-Perfetto!!- E con un abile gesto di bacchetta, fece comparire un tenero
cucciolo di razza Siamese, che miagolava intimorito sul tavolo.
Alex tagliò con le forbici un numero considerevole di peli, gettandoli nel
calderone, dove presto, per effetto di un’altra sostanza, si sciolsero
scoppiettando.
-Dunque… ora mancano… 300g di radici di bobotubero… 25g di polvere di succo
gastrico di ippogrifo…-
-Non ce l’ho!- lo interruppe Remus, battendosi un pugno sul palmo.
Alexander abbassò lo sguardo, osservandosi i piedi con timidezza.
-Si può comperare?- chiese allora, scoprendo un magnifico sorriso.
-Certamente!- concluse Remus, che, cogliendo di sorpresa l’altro, lo afferrò
per mano trascinandolo fuori dall’abitazione. Le guance del moro si tinsero di
un tenue color rossastro, mentre il sorriso non accennava a diminuire.
Camminarono a piedi nudi, in silenzio, mano nella mano sulla spiaggia,
ripensando agli ultimi eventi, e Remus non poté fare a meno di ricordare ancora
una volta quel maledetto sogno.
-Dove andiamo per comprare il necessario?- gli chiese Alex ad un certo punto,
interrompendo i suoi pensieri.
-Nello stesso negozio dove ho comprato la pozione qualche giorno fa-
-Ah giusto la pozione…- sussurrò, quasi a se stesso –ora lo posso sapere a che
cosa serve?-
Remus abbassò un istante lo sguardo, per poi fissare gli occhi innamorati di
Alexander e dedicargli un breve sorriso.
-E’ la pozione con la quale curo le ferite, il giorno dopo del plenilunio-
asserì, con tono triste.
Il Moro si limitò a ricambiargli un immenso sorriso e a posargli, con una
lentezza esasperante, un delicato bacio sulla guancia.
-Quanto mi piaci…- sussurrò poi, all’orecchio dell’altro, che lo ricambiò con
un rapido bacio sulle labbra, per poi continuare a guardare la strada che
stavano percorrendo, anche se con un lieve imbarazzo.
Alexander fissò per qualche istante il viso paonazzo di Remus, dopodiché, gli
strinse ancora di più la mano, tornando anche lui a guardare la spiaggia che
gli stava di fronte.
Capitolo 11 *** Capitolo 11: "Ti vorrei per me" ***
RINGRAZIAMENTI:
RINGRAZIAMENTI:
ARC EN CIEL: Thank you very much!!!!!!!!!!!!!!!!! Però… non
ho mica capito…. In che senso se fa il micio litigano alla luna piena? (cmq non
ho potuto fare altrimenti… io amo i gatti sono la mia vita! Oltre ad essere gli
animali più intelligenti che esistano sul globo)
ALESSANDRA: Caspita…. Il tuo commento mi ha
fatto venire un sorriso grande da qua fino alla casa di Remus (tanto pe rstare
in tema) ^_____^ davvero pensi che io sia così brava?! Mi lusinghi! Io ho
sempre avuto un opinione abbastanza bassa di me… anzi molto bassa…. Ma mi rendi
tanto tanto felice! ^/////^
MRS.SCARLETT: Grazie per il commento… hai ragione
sono abbastanza opposti… cmq… mi hai mandato la fic? Perché non mi è mica
arrivata…. Al max mandamela su hotmail, che lì di sicuro mi arriva (certe volte
libero gioca brutti scherzi)
GAL: Coraggio!!!!!!!! Questo è l’ultimo capitolo per
rimettermi in pari con fanfiction.it…. dal prossimo ci sono quelli nuovi… che
personalmente mi sembrano troppo smielati… cmq non importa!!!!!!! ( ^_^ )
Bacio a tutti!!!!!!!!!!!
Trinity
CAPITOLO UNDICESIMO: “Ti vorrei per me”
Alexander superò il calderone fumante, in preparazione ormai da qualche giorno,
dirigendosi verso il piccolo soggiorno alla ricerca di Remus. Lo trovò, come al
solito che gli voltava la schiena, leggendo un libro, mentre stava comodamente
seduto sul divano.
Il Moro, cercando di non farsi sentire, si avvicinò all’altro, cercando di
capire che cosa stesse leggendo.
-Alex…- bisbigliò Remus dopo essersi accorto del ragazzo dietro di sé
-Ciao…- gli mormorò questo, dopo essersi avvicinato al suo orecchio –Posso
farti un massaggino?-
-Mmm… d’accordo…-rispose allora, sorridendogli.
Con leggerezza, Alexander appoggiò le proprie mani, sulle larghe spalle
dell’altro, muovendo coordinatamente le dita sulla pelle morbida.
-mmmm… sei bravo….- ammise in un sussurro.
-Ti ringrazio…- disse il moro, ironicamente, mentre il suo sguardo si posava
sui muscoli appena visibili delle spalle di Remus.
Con lentezza, allungò i pollici nella zona del collo appena sotto l’attaccatura
dei capelli, chiudendo gli occhi per non cedere alla tentazione di stringerlo a
sé.
Quel dolce supplizio, gli sembrò eterno, finché, con naturalezza tornò a
massaggiare i muscoli del trapezio.
Anche Remus chiuse gli occhi, cercando di sentire ancora più su di sé il tocco
magico dell’altro, e cercando di non immaginare cosa avrebbe potuto provare se
loro due avessero fatto l’amore…
Il mannaro spalancò gli occhi, arrossendo per il pensiero ardito, e appoggiò la
nuca sulla testiera del divano, attirando l’attenzione di Alexander, che si
perse nello sguardo divertito dell’altro.
-Ehi…- lo chiamò Remus
-Che c’è? Perché sorridi?- chiese imbarazzato
-Vieni qua…- disse, ignorando la sua domanda.
Alexander rispose al sorriso del rosso, e piegandosi sulle ginocchia, gli
poggiò un delicato bacio sulle labbra, incontrandole in direzione opposta.
-Va bene così?- gli domandò poi.
-No… affatto…- rispose, fingendosi infastidito –ti vorrei baciare di fronte e
guardandoti negli occhi, se permetti-
-Certo che permetto- e andò a sedersi sul divano accanto all’altro. Poi, senza
diminuire il sorriso, sfilò il libro dalle mani di Remus e lo gettò sul
pavimento.
-Che stai facendo?- chiese il mannaro maliziosamente
Alexander, non gli rispose, ma si avvicinò, questa volta con più passione, al
viso dell’altro, che non ci mise molto a ricambiare il bacio. Remus socchiuse
la bocca, lasciando che il Moro vi affondasse la lingua, accarezzandola
immediatamente con la propria, anch’essa bramosa del contatto.
La mano di Remus, scivolò sul fianco dell’altro, fino ad arrivare ai suoi
capelli scuri, dove vi affondò senza timore, massaggiandogli la cute. Poi,
stringendosi ancora di più al corpo dell’altro, fece cadere entrambi sul
divano, che si ritrovarono distesi, l’uno sopra all’altro.
Alexander, appoggiò una mano sulla parte di schiena che Lupin aveva lasciato
scoprire, lungo l’elastico del costume da bagno, mentre questo, abilmente gli
passava le dita affusolate ma vigorose sotto la maglietta scura, sfilandogliela
velocemente, terminando solo per qualche istante la distanza tra le loro
labbra, mentre con velocità raggiungeva i capezzoli ormai turgidi
dall’eccitazione di Alexander, che strinse per qualche istante a sé il mannaro,
per riuscire a riprendere fiato.
-Alex…- sussurrò Remus, poco prima di tornare ad assaporare le sue labbra.
Anche il moro riuscì a sfilare la maglia all’altro, che per qualche istante
rimase a fissare gli occhi accesi del moro, rimanendone affascinato. Gli
sorrise brevemente, per poi scendere a baciargli, con una lentezza esasperante,
ma allo stesso tempo provocante, i capezzoli induriti, senza però soffermarvisi
troppo a lungo. Continuò infatti il suo tragitto, fino ad arrivare all’elastico
del costume del Moro, dove vi appoggiò le dita, intenzionato a sfilarglielo.
-Remus…!- lo interruppe Alexander, fermandogli le mani –mi dispiace ma… ecco
io… non sono pronto per questo…- ammise imbarazzato. -il fatto è che fino a
poco tempo fa sono sempre stato convinto che mi piacessero le donne… Questa è
stata una cosa inaspettata… il mio amore per te, è stata una cosa inaspettata…-
-Non preoccuparti…- lo tranquillizzò Remus, altrettanto imbarazzato. –A dire il
vero è tutta colpa mia… mi spiace, non so cosa mi sia preso… non era il mio
cervello a guidarmi…-
Alexander scoppiò a ridere, prendendo di sorpresa l’altro e quasi anche se
stesso, e accarezzò velocemente la guancia del mannaro. -Bene allora! Siamo
imbarazzati tutti e due…-
La risata di Remus si aggiunse a quella dell’altro. Neppure lui sapeva il
motivo di tanta allegria, ma forse era solo un modo per alleviare la tensione.
-Mi sa che ci conveniva ridere così, i primi giorni in cui ero qua; c’erano
solo momenti imbarazzanti tra noi due…- disse Alexander.
-Si ma guarda dove siamo finiti- concluse Remus, portandosi più su ed
appoggiando la propria testa sul petto di Alex.
-Accidenti che effetto strano che fa!- affermò questo, con tono sorpreso.
-Che cosa?- chiese Remus, temendo che si riferisse a “quella” cosa.
-Questo coso qua, che sento non troppo morbido a livello della mia coscia.-
-Dai!!- lo supplicò il mannaro, coprendosi il viso da quanto era arrossito.
-Ma via che scherzo! Solo ho capito cosa provavano tutte le mie ex ragazze a
questo punto-
-Finiscila!- gridò cercando di fingersi offeso ma senza riuscire a non
sorridere, mentre cominciava a dimenarsi e a colpire con le braccia il corpo
dell’altro. Alexander però non lo lasciò fare troppo a lungo, bloccandolo
mentre ancora cercava di dimenarsi e posandogli un bacio sulle labbra. Remus
continuò a cercare di liberarsi dalla presa e dal bacio ancora per qualche
secondo, finché cedette, sopraffatto dal contatto straordinario.
-Sei cattivo…- mugolò dolcemente, una volta che si furono separati –lo sai che
se mi baci le mie forze vengono meno…-
-Sì ma come faccio a resistere a tanta bellezza?-
-Cosa?- chiese stupito
-Sei bellissimo… anzi no… di più… come faccio a dirtelo…?-
Remus gli sorrise, accarezzandogli dolcemente la pelle morbida del viso –Sei
dolcissimo- gli disse baciandolo sulle labbra per l’ennesima volta.
-Devo andare in bagno… aspettami qui…- disse il mannaro poi, e lentamente, dopo
essersi infilato di nuovo la maglia, si diresse verso il bagno.
Remus si alzò sorridendo dal divano che condivideva con l’amante, avrebbe
dovuto sentirsi ferito, ed umiliato forse, ma invece si sentiva felice, amato
come da molto tempo non lo era più stato.
“Chissà cosa avrebbe detto Paddy se mi avesse visto dare quei baci ad Alex…”
pensò, sfiorandosi le labbra e sentendo il profumo del ragazzo sulle proprie
dita.
-Bè… non belle cose direi…- e sorrise, anche se con un po’ di nostalgia.
Entrò nel piccolo bagno, e dopo esserci andato con velocità, ne uscì. Stava per
tornare nel salotto, quando, una pesante folata di vento attirò la sua
attenzione, una porta si sbattè, quella della camera di Alexander. Allora
l’uomo la aprì a fatica, poiché contrastato dalla corrente, e corse a chiudere
la finestra che era aperta.
Numerosi fogli erano stati sparsi a terra a causa del vento, e Remus si piegò,
raccogliendoli velocemente. Più lontano, ai piedi del letto, c’era un’agenda di
pelle marrone aperta. Sicuramente i fogli provenivano da lì, così Remus tornò a
metterli dentro, senza leggerli, anche se era tentato, perché non sopportava le
persone che si facevano gli affari degli altri.
-Eh si, Paddy, questo ragazzo mi piace proprio tanto… - sussurrò, mentre si
piegava ad osservare sotto al letto, se per caso vi fosse scivolato qualcosa,
ed effettivamente qualcosa lo vide. Allungò il braccio, cercando di afferrare
quello che sembrava un pezzo di carta arrotolato, e senza dargli peso, lo
appoggiò sul comodino. I suoi occhi, però non riuscirono ad allontanarsi dal
foglio. Le lacrime non riuscirono a rimanere dentro di lui, anzi sgorgarono
come da molto non facevano. Con dita tremanti, prese la piccola pergamena e
osservò il nastro rosso con stampati i quattro malandrini. Non riuscì a
mantenere l’equilibrio, e fu costretto ad appoggiarsi alla scrivania, per la
forza delle gambe che venne meno. Aveva un terribile presentimento. Si sedette
a fatica sul letto e sciolse il nodo che teneva arrotolata la pergamena. Con il
cuore che gli faceva male, lesse le prime righe…
Caro Paddy,
Dove sei?…
-Mio Dio…- sussurrò, portandosi una mano alla bocca e iniziando a piangere
ancora più in preda al dolore.
Alexander era già da cinque minuti buoni che aspettava che Remus tornasse dal
bagno, e lo assalì il dubbio che se ne fosse andato perché lui non aveva voluto
fare l’amore…
-No lui non è quel tipo di persona!- disse a se stesso, alzandosi per andare a
portarlo via dal bagno.
Ma sentì dei singhiozzi, ed un pianto straziato, e non provenivano dalla stanza
in cui era diretto, ma dalla sua camera.
-Ma cosa…?- disse agitato, per quello che poteva essere capitato al compagno.
Entrò nella propria stanza velocemente, stava per correre ad abbracciarlo
quando notò un foglio di carta, ormai zuppo di lacrime, stretto tra le mani di
Remus.
-Remus… -sussurrò, intuendo di cosa si trattava.
-Che diavolo è questa?!- chiese, con voce tremante ma forte allo stesso tempo.
ALESSANDRA: Oddio Grazie!!!!!! Mi fanno molto piacere
i tuoi commenti! Riguardo alla fic che mi hai consigliato non ho ancora avuto
molto tempo di leggerla, ma ti assicuro che lo farò al più presto!!!!! ^_^
GALADWEN: Are you happy? This is the new chapter!!!!!!!! Fammi sapere
assolutissimamente cosa ne pensi eh?
MRS.SCARLETT: Si si… mi sa che hai il computer bello
che andato… mi è arrivata solo una tua mail (bella lunga, alla quale risponderò
al più presto, dove mi dici le tue probabili future fic… soprattutto di quella
delle vacanze ti voglio parlare, ma ti dirò tutto per mail) riguardo Ghost… sei
sicura di avermelo mandato?? Perché non c’è nessun allegato alla mail…. Cmq
eccoti il nuovo capitolo… Secondo me però è Moony il più intraprendente… almeno
lui si era allenato con Paddy, l’altro no giusto? ^_-
CRISTY: Ti ringrazio che la mia fic ti abbia ispirato
da subito!!!! Ne sono proprio felice!!!! Ti ha rapita? ^////^ Grasssssssie! Cmq
si che viene fuori dalla mia mente…. (effettivamente come dici tu sono forse un
po’ troppo sensibile….) spero ti piaccia il nuovo capitolo! Lasciami un
commentino che ci tengo!!!!!
CAPITOLO DODICESIMO: “Vattene!”
-Allora? Vuoi dirmi dove l’hai presa?- ripeté Remus, con
maggiore insistenza, mentre le lacrime scendevano copiose dagli occhi ambrati.
-I… io…- balbettò il moro
-Mi hai mentito…-
-No- si intromise Alexander
-Mi hai mentito!!- gridò allora l’altro –Ti sei preso gioco
di me per tutto il tempo! Cos’hai pensato? “oh, uno che sta male andiamo a
divertirci con lui!”-
-Lo sai che non può essere così!- disse Alex, alzando anche
lui la voce.
-NO! Io non so nulla di te! Per quanto ne so io potresti
anche non aver mai conosciuto Sirius!-
Continuò, osservando negli occhi Alexander, il quale non
seppe rispondere. Sapeva che aveva centrato in pieno tutto quello che cercava
di nascondere.
-No…- ammise incredulo a se stesso il rosso -Vedi? MI HAI
SOLO MENTITO!-
Remus si sentiva sempre più ferito. Come aveva potuto dar
retta ad uno sciocco ragazzino spuntato lì, chissà solo per cosa, per prendersi
gioco di lui, e poi magari sbeffeggiarlo di fronte agli amici, o Dio solo sa
cosa.
-NO!- ammise con velocità Alexander –Pensa… pensa a noi due
lo sai che ti amo!-
-SONO TUTTE BALLE!!!- strillò ancora più forte Lupin –Non
c’è nessun noi, non c’è mai stato nessun noi! Guarda com’è cominciata, e guarda
com’è finita!-
-E’… è finita?- sussurrò il moro, scivolando sul pavimento.
-E’ evidente che non è mai iniziata! Mi hai preso solo in
giro!-
-NO!!-
Alexander si alzò, barcollante, cercando di sfiorare la
pelle del mannaro, che si allontanò verso la finestra.
-Non mi toccare!-
-Remus…-
-NON MI TOCCARE!-
-Remus!-
-Ti ho detto di non toccarmi!- annaspò, al limite dello
sforzo per l’agitazione, ormai abbandonato completamente alle lacrime.
-Ma…Ma tu devi credermi!! Guardami negli occhi! Io ti amo…
ricorda.. .ricorda tutti i momenti passati assieme… credi che ce l’avrei fatta
se non ti amassi sinceramente?-
Remus portò entrambe le mani a coprirsi le orecchie,
tentando di allontanare l’altro con l’aiuto dei gomiti.
-Vattene…- sussurrò poi
-C…cosa?- domandò in preda al panico il moro.
-Ho detto: Vattene!-
Alexander, che stava per tentare di ribattere un’altra
volta, fissò per qualche istante gli occhi gonfi di Remus, che invece distolse
lo sguardo all’istante, verso la moquette del pavimento.
-D’accordo…- sospirò il ragazzo, trattenendo le lacrime
dentro di sé, di fronte alla persona amata che lo supplicava di andarsene. –Ma
mi sembra che sia tu a mentirmi!-
-Cosa?!- chiese incredulo l’uomo.
-Sei tu che menti… tu sei ancora innamorato di Sirius, ecco
perché non ho mai sentito pronunciare dalla tua bocca le parole “ti amo”!-
gridò infine allora, prima di iniziare a raccogliere le proprie cose sparse per
la stanza.
Il licantropo tacque dopo aver udito le parole dell’altro,
mentre si alzava barcollante verso la porta.
-Forse…- iniziò a bassa voce sull’uscio –…Forse hai ragione…-
e si richiuse la porta alle spalle, abbandonando Alexander, che una volta
rimasto solo, cedette finalmente al peso dell’ disperazione, permettendo alle
lacrime di uscire dagli occhi chiari.
-No…-Pianse, strofinandosi le palpebre con il palmo della
mano.
Alexander tirò su col naso, mentre infilava gli ultimi abiti
nel suo baule, e lo trascinava sulla spiaggia, nell’altra mano invece,
stringeva salda la scopa con la quale era arrivato alla casa di Remus.
I singhiozzi continuavano a farsi sentire, anche se le
lacrime avevano cessato di scendere. Non si era mai sentito così, non aveva mai
sentito quella fitta al cuore così forte da farlo quasi morire, non aveva mai
provato tanto dolore, adesso capiva, adesso comprendeva perché i suoi amici
avevano descritto l’amore come qualcosa di terribile. Eppure non sapeva… non
sapeva se avrebbe preferito non aver mai incontrato Remus.
-No- si rispose con velocità. Era una cosa stupida preferire
di non aver mai amato, preferir rimanere nel proprio guscio per il resto della
vita.
Il ragazzo infilò una mano in tasca, e ne trasse una piccola
busta bianca. Con mani tremanti posò un lieve bacio sulla carta ruvida, e
rientrò nella casa buia.
-Remus…- sussurrò, ma non ebbe alcuna risposta, allora
silenziosamente arrivò di fronte alla camera da letto dell’uomo, e dopo aver
tirato un profondo sospiro, aprì la porta.
-Remus…- disse, alla figura che stava immobile distesa sul
letto –Lo so che sei sveglio… io…- prese coraggio –io ho scritto in questa
lettera tutto quanto… ti prego… ti prego leggila dopo che me ne sarò andato…-
-Si- sussurrò debolmente l’altro
-Perfetto allora… bè… addio- rispose velocemente, uscendo in
velocità dalla casa, per poi scoppiare nuovamente in un pianto inconsolabile.
-Moony!- gridò tra le lacrime. Salì in groppa alla sua
scopa, e partì verso casa, con il vento che gli soffiava tra i capelli e
asciugava le lacrime sui suoi occhi.
Il mare, sotto di lui, correva veloce, mentre la casetta di
Remus si faceva sempre più lontana. Alexander si voltò un paio di volte
indietro, vedendola sempre più piccola, finche non sparì completamente dalla
sua vista.
Era ormai tarda sera, quando atterrò sulla spiaggietta di
Hogsmeade, quasi non riconobbe la sua casa in lontananza, illuminatain qualche stanza dalla luce fioca. Ormai
aveva smesso di piangere, anche se dentro non aveva smesso di sentirsi morire
al solo pensiero di Moony che gli sorrideva, o di quanto i suoi occhi fossero
comunque dolci quando si arrabbiava, o della sua espressione di trasporto
quando erano distesi sul divano a baciarsi, al suo sapore di vaniglia, al
profumo dolce della sua pelle e ai suoi capelli che gli solleticavano il viso.
Una lacrima solitaria scese dagli occhi socchiusi, mentre si
incamminava verso il luogo dove aveva passato la sua infanzia, stava per
bussare alla pesante porta di legno, quando una un’esile figura dai capelli
scuri gli si avvicinò, chiamandolo a bassa voce. –Al?-
Il ragazzo si voltò di scatto, asciugando la guancia umida,
mentre la persona che l’aveva chiamato si portò sotto la luce del lampione,
scoprendo la pelle candida.
-Al… sei tu?-
-Meg…?-
-Alexander, sì sono io… cosa succede che hai tutti gli occhi
gonfi?-
Megan era la migliore amica, nonché ex ragazza di Alexander,
l’unica che credeva di aver quasi amato ma che aveva scoperto di essere
completamente in errore solo poco tempo prima.
-Meg!- chiamò, stringendola a sé in un abbraccio.
-Ehi… ehi, che è successo?- gli chiese, accarezzandogli i
capelli cercando di consolarlo come meglio poteva.
Il ragazzo, al contrario, scoppio a piangere, sfogandosi
finalmente con qualcuno che non fosse se stesso, e bagnandole la camicetta che
indossava.
-Su… adesso ci sediamo e mi racconti…- gli disse dolcemente,
trascinandolo su uno scoglio lì vicino e facendolo sedere.
-Allora… se non sbaglio.. sei stato via per più di un
mese...- lo intimò la ragazza –Che è successo?-
-Praticamente…- iniziò a raccontare il ragazzo, deglutendo e
smettendo di piangere con fatica –praticamente ho trovato una lettera,
trasportata dal mare in una bottiglia…-
La ragazza gli prese la mano per dargli sicurezza.
-Era di una persona che soffriva moltissimo… perché… l’uomo
che amava era morto. Ho scoperto che quest’ uomo era mio cugino, Sirius Black-
La ragazza si portò una mano alla bocca, per non urlare… il
famoso Sirius Black fuggito da Azkaban e mai più ritrovato…
-Così sono partito… dovevo conoscere questa persona… ma
purtroppo me ne sono innamorato…-
Alexander cercò gli occhi dell’amica –tutto qua… andava
tutto a gonfie vele fin quando ha trovato la sua lettera e mi ha cacciato da
casa sua… credendo che gli avessi mentito…-
-Tu… innamorato?- chiese con incredulità Megan
-Già…-
La ragazza, appoggiò la mano dell’amico sul proprio viso, e
velocemente, senza dargli il tempo di fare alcun gesto, portò le proprie labbra
su quelle dell’altro, cercando di attirarlo in un bacio.
Alex, che fu sorpreso in un primo momento, cercò di
divincolarsi, allontanandola da sé e voltando il viso da un’altra parte.
-No!-
-Cosa c’è?- chiese lei, ricomponendosi e rimettendosi a
sedere –Qual è il problema?-
-Ti ho appena detto che sono innamorato di un altro!-
-Cercavo solo di consolar…- si interruppe prima di terminare
la frase –di un altro?!-
-Esatto! Se mi avessi fatto finire te l’avrei detto! Sono
gay!-
-Però…- riuscì a sussurrare lei con incredulità
-Cosa?-
-Sono innamorata di un omosessuale… perfetto!-
-Dai stupida…- disse lui, abbracciandola –Sai che tra le
ragazze sei la mia preferita!-
-Mi accontenterò…- concluse Megan, asciugando le ultime
lacrime dagli occhi dell’amico, E dopo essersi alzata, gli porse la mano,
accompagnandolo verso casa.
Capitolo 13 *** Capitolo 13: "Tutto quello che non sai" ***
Eccomi ragazzi
Eccomi ragazzi!!!!!!!!!
Scusate… lo so, il mio comportamento è imperdonabile, ho
finito di scrivere questo capitolo almeno 2 mesi fa, ma la mia indolenza mi
spinge a non volerlo mai postare… So cosa vuol dire aspettare con impazienza le
fic che piacciono e me ne dispaccio molto… cercerò di aggiornare più in fretta
ora che ho messo apposto i casini col computer…
Visto che è tardino e vorrei andare a nanna vi lascio un
ringraziamento veloce veloce, ma sappiate che siete la mia benzina, senza di
voi non riuscirei a scrivere nemmeno 2 righe… Vi voglio bene davvero, e vi
prego di farmi sapere cosa ne pensate anche dei prox capitoli, che io
personalmente trovo troppo lagnosi e polpettonosi ma che ci volete fare se sono
un po’ polpettona anche io?
Un grande bacio
_Trinity_
RINGRAZIAMENTI:
Alessandra: Grazie mille dei tuoi commenti, mi
lusinghi tantissimo! Appena riesci a buttare giù tutte quelle idee che ti
frullano per la testa ti prego di farmele leggere… lo farò molto, molto
volentieri davvero….. non vedo l’ora! Che onore!
MrsScarlett: Dove diavolo sei finita amica mia? Non
mi scrivi più… e non mi mandi neppure più capitoli…. Per caso sei in vacanza?
Arc en Ciel: E la tua fic? Io non posso vivere senza
La tua Camera lo sai? Aggiorna presto e grazie mille del commento!!!!!
Galadwen: La mia maestra! ^_^ e tu fic nuove? Le
aspetto io sai??? ^_^ ^_^ con questa faccetta innocua ^_^
Ristina-Cristy: Carrrrrra!!!!! Grazie mille dei
commenti!!!!!! Fallo anche con questo capitolo che ci conto!!!!
Un bacione di nuovo
CAPITOLO TREDICESIMO: “Tutto quello che non sai”
Remus guardava il soffitto nero della propria stanza, solo.
Era così che si sentiva, irrimediabilmente solo. Quale idiozia aveva compito,
mandare via Alexander senza neppure conoscere la sua versione dei fatti. Quanto
avrebbe voluto tornare indietro nel tempo, tornare indietro per scoprire la
verità… era l’unico modo dopotutto. Improvvisamente, gli tornò alla mente ciò
che Alex gli aveva detto prima di andarsene: “io ho scritto in questa
lettera tutto quanto… ti prego… ti prego leggila dopo che me ne sarò andato…”.
Fece per alzarsi, quando ricordò anche l’accusa che gli
aveva fatto di essere ancora innamorato di Sirius… era forse vero? Remus era
arrivato a convincersi che finalmente avesse trovato un nuovo amore ma non ne
era pienamente convinto. Era riuscito veramente a dimenticare Sirius Black, il
suo primo amore?
Comunque fosse, era inutile pensarci. Anche se ciò che
provava per Alexander non era ancora vero e proprio amore avrebbe sempre potuto
diventarlo, un giorno. Sicuramente sarebbe arrivato il tempo in cui avrebbe
dimenticato per sempre Sirius, anche se una piccola parte avrebbe comunque
continuato a vivere in lui, come un lontano ricordo, una leggera brezza che
completasse la sua felicità con Alexander… se mai questo avesse accettato di
tornare indietro con lui.
Il mannaro si alzò definitivamente dal letto, e si avvicinò
al comodino sul quale il ragazzo aveva appoggiato la lettera, la prese, e,
accendendo una piccola luce accanto al letto, ne aprì l’estremità, estraendone
un foglio di carta bianco. Le lettere erano poco chiare, coperte di macchie,
probabilmente causate dalle lacrime versate sopra. Remus la strinse forte al
cuore, prima di cominciare a leggere:
Mi bellissimo Remus,
So di essere stato uno stupido, e
di non averti detto tutta la verità quando avrei potuto, ma una parte di me,
aveva paura che tu mi cacciassi per sempre dalla tua vita…
Passeggiavo sulla spiaggia quando mia sorella ha trovato
la bottiglia… si era arenata nella sabbia, trasportata dalla forte corrente che
c’era stata la notte prima. La aprii, e lessi le parole straziate di una
persona che aveva amato qualcun altro più della sua stessa vita… qualcosa che
io non ero mai riuscito a provare, prima di incontrarti. Questa persona eri tu,
mio dolce Moony.
Ci misi poco a scoprire che la persona di cui eri
innamorato era mio cugino: Sirius Black.
Sapevo che soffrivi, ed io volevo aiutarti, ero così
arrogante da credere di potercela fare ad sostenere una persona che stava tanto
male, spinto anche dal desiderio di conquistare un’altra ragazza.
Poi, arrivai e ti vidi, sporco, triste, magro e
soprattutto uomo. Non so cosa mi spinse a continuare il mio piano quel
pomeriggio, a chiederti di abitare con te… credevo fosse pietà, ma ora non ne sono
più tanto sicuro.
Dopodiché ci misi poco a innamorarmi di te… convivere con
una persona speciale come te, assorbire i tuoi piccoli gesti, come il fatto di
esaudire i miei desideri, di arrivare a fidarti di me tanto da raccontarmi la
tua storia… quella sera mi sentivo impotente, mentre una parte di me, voleva
stringerti forte, per cercare di darti sicurezza, non volevo che tu soffrissi
più di quanto avevi già fatto. Era fatta… troppo tardi… già ti amavo…
Vederti così arrabbiato poi, quando scoprii che tu eri un
lupo mannaro, così insicuro, così fragile, così triste. Ma lo sapevi, tu in
fondo al cuore sapevi che avrei superato tutto quanto pur di stare con te, pur
di sentire il sapore delle tue labbra, pur di sfiorare finalmente la tua pelle
morbida che da tante notti sognavo, e il calore del tuo corpo stretto al mio…
Quella stessa notte, mentre parlavamo, cedetti al mio
desiderio di baciarti. Avevo dato tanti baci prima, nella mia vita, ma mai,
giuro, mai, mi ero sentito come se tutto il resto, attorno a me non avesse più
importanza, volevo solo te.
Fui così sciocco, da credere che tu avessi davvero
dimenticato mio cugino… ti giuro, lo credevo veramente…avrei dovuto dirti tutto
allora, prima che tu scoprissi, prima che fosse troppo tardi, prima che tutto andasse
perduto.
Quando hai trovato il tuo messaggio, nonostante non si
intendesse dal mio aspetto, le tue parole mi ferivano come mille coltellate,
ogni accusa, ogni parola che usciva dalla tua bocca, uccideva una parte di me,
ed è stato dopo quel “forse” che mi hai detto prima di uscire dalla stanza…
dopo quella misera parola ho compreso quanto in realtà fossi solo… forse tanto
quanto lo eri tu…
Ci tenevo comunque a farti sapere la verità, seppur non
credo abbia ancora molta importanza, e poi volevo farti sapere che… ti amo…
Addio…
Alex.
Remus, lasciò scivolare la lettera, che cadde con leggerezza
sul pavimento scuro, mentre portava le proprie mani a coprirsi gli occhi, che
avevano ricominciato a piangere, come facevano ormai da qualche giorno, senza
mai fermarsi. L’uomo si gettò sul letto, coprendo il viso con il cuscino dal
sapore salato, e cercando di frenare le lacrime che, al contrario non
accennavano a diminuire, mentre il sapore di Alexander si faceva vivo nei suoi
ricordi…
-Al?!- chiese incredula sua madre, dopo aver aperto la
porta.
-Ciao mamma!- disse lui, fingendosi indifferente.
La donna, senza attendere un solo istante in più, lo attirò
in un abbraccio silenzioso, che durò qualche secondo, fino a che, non
riallontanò il figlio da sé per guardarlo negli occhi. Alexander, però, temendo
che la donna capisse che stava male, non ricambiò il suo sguardo.
-Come stai amore mio?-
Lui la superò imboccando le scale che portavano alla propria
camera.
-Benissimo! Ti spiace se vado a dormire? Sono piuttosto stanco…-
le chiese, restandole di spalle.
-Certo tesoro…-rispose, un po’ delusa –parleremo domattina
della tua vacanza…-
-Si…- sussurrò lui, per poi sparire per le scale.
Con velocità, aprì la porta che dava alla sua camera, e,
sbattendosela alle spalle, si gettò supino sul letto, cercando di non pensare
agli ultimi avvenimenti di quella devastante giornata, ma non ne fu capace. Era
assillato da mille domande, e a nessuna di queste sapeva dare risposta. Si
sentiva vuoto, una parte di lui era rimasta in quella casetta semplice che si
affacciava sul mare… con una persona introversa, ma che quando sorrideva faceva
sciogliere persino il sole tanto era bella…
Il ragazzo, appoggiò le dita tepide sulle proprie labbra,
cercando per l’ennesima volta di pensare ad altro, ma fallì anche questa volta,
addormentandosi con le lacrime che avevano lasciato un esteso alone sulla
fodera del cuscino.
Anche quella notte, Remus camminava silenziosamente sulla
spiaggia, ma questa volta, non c’era nessun molo, nessuna nebbia, solo Sirius,
che, seguiva il mannaro, anch’egli senza dire una parola, limitandosi a tenerlo
stretto per mano ed a osservarne le espressioni del viso, mentre il sole
batteva alto, senza emanare però alcun calore.
-Paddy…- sussurrò l’uomo, senza guardarlo negli occhi
-Che c’è?- chiese l’altro con dolcezza
-mmm… nulla… nulla…-
-Dai che c’è?- insistette il moro, fermandosi a fissare il
compagno.
-Io… non capisco…-
-Che cosa non capisci, Moony?-
-Non capisco da che parte sta il mio cuore…- ammise Remus,
facendo un debole sorriso.
-Chiudi gli occhi e ascoltalo…-
-Non ne sono capace…- ammise tristemente, ricominciando a
camminare, lasciando l’altro indietro.
-E’ per via di me e Alexander?- chiese Sirius, raggiungendo
l’altro.
-Già…- annuì sbuffando Remus.
-Che sciocco che sei Moony…- sussurrò dolcemente Black
-Ah si?- continuò l’altro, fingendosi arrabbiato.
Sirius Black, passò una mano sulla guancia del compagno,
sussurrandogli una frase all’orecchio. Una frase che gli fece capire veramente
qual’era la decisione giusta da prendere…
Remus spalancò gli occhi. Aveva capito, aveva capito
finalmente cosa voleva dalla vita…
Il sole non era ancora sorto sulla spiaggia, e la sabbia era
ancora umida per la pioggerella della sera prima. La luna, illuminava la stanza
dove l’uomo stava indossando i primi indumenti che trovava, per poi uscire
velocemente dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle.
Il mannaro, camminò veloce, raggiungendo lo studio, dove
c’era una grande scrivania, circondata da alti armadi pieni di carte e qualche
libro.
Si sedette sulla sedia di cuoio, ed estrasse due fogli di
carta dal cassetto logoro, per poi richiuderlo con fatica.
Prese il primo, con i quattro malandrini disegnati uno per
ogni angolo del foglio giallastro, intinse la penna nel calamaio ed inizio a
scrivere:
Caro Sirius…
Con lo sguardo triste, continuava a scrivere quelle parole
che lo facevano soffrire ogni istante di più, riuscendo però, qualche volta, ad
abbozzare un piccolo sorriso, e scoprendo i denti bianchi e perfetti, mentre
pensava ai momenti felici che aveva passato con l’altro quando era ancora vivo.
Concluse di scrivere che stava appena albeggiando, e la
debole luce solare inizio ad illuminare la scrivania. Remus, dopo aver
osservato in silenzio ancora per qualche minuto la lettera, la arrotolò
lentamente, e dopo averla legata con il nastro rosso e le immagini dei
malandrini, la infilò in una bottiglia di vetro chiaro, e infine la richiuse
con un grosso tappo di sughero.
L’appoggiò di fronte a sé, all’estremità della scrivania, e
afferrato il secondo foglio, impugnò nuovamente la penna. Sospirò, cercando di
misurare bene le parole nella propria testa prima di metterle per iscritto, e,
dopo una breve esitazione, cominciò a muovere freneticamente la mano, non
riuscendo comunque a stare dietro ai pensieri che si sovrapponevano
incessantemente dentro di lui.