Come posso dimenticarti?

di Nihal93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 3: *** Emerito idiota ***
Capitolo 4: *** Senza di te.. ***
Capitolo 5: *** Ritorno.. ***
Capitolo 6: *** Central Park ***
Capitolo 7: *** James Nomadi ***
Capitolo 8: *** Mia figlia.. ***
Capitolo 9: *** Strano effetto ***
Capitolo 10: *** Ospedale ***
Capitolo 11: *** Casa Morgan ***
Capitolo 12: *** Gelosia che ritorna.. ***
Capitolo 13: *** Emergenza ***
Capitolo 14: *** Semplicemente a casa.. ***
Capitolo 15: *** Gelato cioccolato e crema ***
Capitolo 16: *** Imbarazzo, Delusione e... Speranza ***
Capitolo 17: *** Bacio al vento ***
Capitolo 18: *** Tre domande ***
Capitolo 19: *** Lettera ***
Capitolo 20: *** Storie ***
Capitolo 21: *** Rosa rossa ***
Capitolo 22: *** Ritrovarsi per amarsi ***
Capitolo 23: *** Come hai potuto? ***
Capitolo 24: *** Idiozia portami via ***
Capitolo 25: *** Spiegazioni ***
Capitolo 26: *** Ricordi ***
Capitolo 27: *** Risveglio ***
Capitolo 28: *** Separazione ***
Capitolo 29: *** Natale ***
Capitolo 30: *** Feste ***
Capitolo 31: *** Blackout ***
Capitolo 32: *** Questione di pirla ***
Capitolo 33: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Non ero tanto sicura di voler andare a quella festa a casa del signor Morgan, ma giustamente anche quello era lavoro, Alexander era già pronto nel suo bellissimo smoking nero di CK mentre io per la serata avevo scelto un vestito da sera rosso, con sandali e pochette nera; mi sentivo bella.
Il taxi era già in strada che ci aspettava, arrivati all’albergo nel quale era stata organizzata la festa, ci accolse subito il signor Morgan con la moglie, una bella signora vestita anche con gusto, e dal suo leccapiedi che mi stava a dir poco antipatico: James Nomadi.
 
 
Ma mai avrei potuto immaginare, che quella sera avrei rivisto quegli occhi verdi dopo un anno e mezzo; facendo riaffiorare una miriade di ricordi che terminavano con le mie parole: “Ti odio e  un giorno forse riuscirai a capire anche il perché!”
 

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Capitolo 2
*** L'inizio della fine ***


Ciao a tutti!!!
Questa è una storia che è nata così, ripensando a un sogno che avevo fatto una notte...
spero che vi piaccia e mi farebbe moltissimo sapere che cosa ne pensate!
Grazie di cuore, Nihal!



Un anno e mezzo prima

Era il 20 giugno e io mi ero presa il pomeriggio libero per poter preparare minuziosamente una bellissima serata con mio marito, dato che oggi era il suo compleanno.
Ero sposata ormai da quasi 5 anni, il nostro era stato un matrimonio dettato dall’amore vero, avevamo entrambi 20 anni quando ci eravamo trovati in Chiesa nel giorno più importante della nostra vita. Stavamo insieme dal secondo anno di liceo e non c’eravamo mai lasciati, a parte qualche sana litigata che aveva aiutato a unire ancora di più il nostro rapporto.
Tutte le mie prime volte erano state con lui e non avrei mai voluto nient’altro che lui, per sempre. Entrambi eravamo andati all’università, io frequentavo il corso di lingue e lettere straniere e adesso lavoravo come insegnante di spagnolo e russo per una scuola privata, mentre lui si era laureato in pediatria.
Era l’uomo più dolce del mondo; inoltre era anche molto bello con i suoi capelli ramati e il fisico da Dio che si ritrovava.
Aveva due fratelli al quale era molto legato, Alice, nonché anche mia migliore amica, sposata con Jasper da un due anni ed Emmet, sposato con Rosalie, l’altra mia migliore amica, che avevano già un bellissimo bambino di nome Daniel di 3 anni.
Tutti abitavamo nella Grande Mela e tutte le domeniche le passavamo insieme, eravamo una bellissima famiglia, molto unita.
La serata che avevo organizzato per il mio Edward si trattava di una semplice cenetta romantica che si sarebbe conclusa con l’annuncio, da parte mia, della cosa più bella che ci poteva capitare: tra 9 mesi saremmo diventati genitori.
Erano già due settimane che lo sapevo, ma avevo aspettato il giorno del suo compleanno e poi perché in quel week end era dovuto andare a una conferenza sulla pediatria per tre giorni a Chicago.
Era più o meno da quando era tornato, però che era un po’ strano, assorto, mi aveva assicurato che andava tutto bene ma che semplicemente era solo e semplicemente stanco ed io ero convinta che con la notizia che gli avrei dato si sarebbe risolto tutto.
La cena era pronta, avevo indossato un vestitino blu semplice, che avevo preso in una giornata di shopping con Alice e Rose e ai piedi non ho niente, adoro viaggiare scalza per casa, mi rilassa.  
Sento la porta aprirsi, significa che è arrivato e infatti eccolo che si affaccia in cucina.
<< Sono a casa, amore. >>
<< Ciao tesoro! Vatti a lavare le mani che la cena è pronta! >>
Mi squadra dalla testa ai piedi più volte, poi si sofferma a guardarmi in faccia, si avvicina, mi stritola in un abbraccio depositandomi un bacio sui capelli e va in bagno a rinfrescarsi.
La cena trascorre tranquilla, mi racconta come a passato la giornata e lo stesso faccio io, anche se non posso non notare il suo volto che cambia espressione troppe volte nel corso di una frase, prima felice, poi triste e poi ancora angosciato..
<< Amore tutto bene? >>
<< Si si! >>
<< Sei sicuro? >>
<< Si Bella, la cena era ottima comunque! >>
<< Grazie.. >>
È ora del dolce, ovviamente il suo preferito tiramisù che decidiamo di mangiarlo in salotto, comodamente abbracciati sul divano.
<< Bella tesoro, devo dirti una cosa.. >>
<< Anche io Edward! >>
<< Be allora prima tu.. >>
<< No no, prima tu! Me l’hai detto tu per primo! >>
Sorrido ma lui non ricambia il mio sorriso si è fatto teso e appoggia il piattino con il tiramisù sul tavolino, inizio a sentirmi inquieta, un sesto senso mi dice che qualcosa di brutto si sta per abbattere sulla nostra famiglia.
 
<< Lo sai che due settimane fa sono andato a quella conferenza a Chicago? >>
<< Si tesoro >> cerco di non farmi prendere dal panico, ma la mia immaginazione sta viaggiando anche troppo, non può essere vero…
<< Be è successa una cosa, ho sbagliato.. io non so cosa mi è preso… >>
<< … >>
<< Bella io sono stato con un’altra >>
<< … >> non riesco a parlare, la mia mente si è bloccata su quelle 7 parole.. com’è possibile? Perchè? Io non gli davo forse abbastanza? Stavo per dirgli che sarebbe diventato padre, stavo per dargli la notizia più bella del mondo…
Mi scansai da lui come bruciata, ero sconvolta, in un attimo tutto il mio mondo si era sgretolato, non potevo crederci, non poteva essere vero..
<< Non abbiamo fatto sesso te lo posso giurare, fammi spiegare ti prego, io ti amo, lo sai, non posso vivere senza di te, voglio chiarire questa situazione >>
<< Dimmi che non è vero >>
Avevo bisogno di sentirmelo dire, doveva essere tutta una farsa, quando sarebbero uscite le telecamere? Ti prego.. ti prego.. ti prego..
<< No Bella, è vero, ma lasciami spiegare.. >>
Le lacrime iniziarono ad uscire dai miei occhi.. mi alzai dal divano, dovevo andarmene di lì a poco sarei esplosa..
<< No Bella aspetta dammi la possibilità di spiegarti! >>
<< Spiegarti? >> la mia voce tremava lo sapevo stavo scoppiando.
<< Si Bella, ero con un amico che ho conosciuto al corso, stavamo bevendo qualcosa, forse abbiamo bevuto qualcosa di troppo, delle ragazze si sono avvicinate al nostro tavolo, io non le ho calcolate per tutta la sera, ma il mio amico è single e quindi ci ha iniziato a provare spudoratamente.. >>
Non voglio sentire, non voglio sentire…
<< poi però ad un certo punto non mi ricordo bene quello che è successo, una si è attaccata a me e mi ha iniziato a baciare, io l’ho respinta e me ne sono andato. Ero sull’ascensore che tornavo in camera, quando è salita sempre lei e mi ha iniziato a sbottonare i pantaloni, io non ho capito nulla, ero sotto l’effetto dell’alcol.. >>
<< Non l’abbiamo fatto, non avrei mai potuto.. >>
E in quel momento, tra i singhiozzi scoppio definitivamente..
<< Non avresti mai potuto? Cazzo Edward ti sei fatto toccare però, da un’altra che non ero io, IO TUA MOGLIE! >>
<< Lo so, ma non capivo niente.. l’alcol.. >>
<< L’alcol? L’ALCOL? Tu mi hai tradita per un pompino di merda? Vaffanculo Edward! >>
Corro su per le scale e mi chiudo a chiave in camera nostra, il nido del nostro amore, lo sento mentre sbatte le mani sulla porta, pregandomi di aprire, dicendomi che mi ama, che vuole solo me.. Io intanto mi getto sul letto e piango…
Passano due ore, non ho mai pianto così tanto, sono stremata, sfinita, voglio andarmene sparire, mi metto un paio di scarpe da ginnastica e un cappotto, raccolgo nella mia borsa le cose necessarie… lascio la fede sul cuscino e apro la porta.
Scendo le scale con una lentezza che mi stupisce quasi, sono lucida, fredda, non sono mai stata così.. ho la morte nel cuore, penso al nostro bambino.. devo andare avanti..
Arrivo nel salotto, è seduto sul divano con le mani tra i capelli, mi guarda e lacrime scendono sul suo viso.
<< Dove stai andando Bella? >>
<< Via di qui.. >>
<< No non mi lasciare, ti prego.. io.. >>
<< Stai zitto Edward, stai zitto.. >> la mia voce è atona, fredda..
 Prendo le chiavi della mia macchina dal buffet, lui mi viene incontro e mi afferra il braccio, non provo neanche a divincolarmi lo guardo semplicemente.
<< Perché hai rovinato tutto? >>
<< Ti prego non andare, io ti amo.. >>
<< Però quando lei ti toccava, non ci hai pensato a quello, non hai pensato che io ero a casa ad aspettarti, non hai pensato che io ti amo più della mia stessa vita e che non vedevo l’ora che tu tornassi, non ci ha pensato..perché non me lo hai detto subito? >>
<< Perché.. mi sentivo sporco.. >>
<< E non ti sei sentito sporco quando abbiamo fatto l’amore, l’amore Edward, non lo hai pensato? Io non riesco a esprimere quanto mi fai schifo.. >>
<< No Bella ti prego.. non mi lasciare! Non posso vivere senza di te >>
Parlavo solo per ferirlo, volevo farlo sentire una merda, come io mi sentivo in quel momento.. sapevo che anche io non sarei mai riuscita a vivere senza di lui, io lo amavo senza freni, come avrei mai potuto dimenticarlo?
<< Edward io non voglio avere più nulla a che fare con te >>
Mi staccai dal suo braccio mentre lui mi guardava incredulo e profondamente ferito da quello che gli stavo dicendo, aprii la porta di quella che fino adesso era stata casa nostra e mi girai per l’ultima volta a guardarlo, stava piangendo.
<<  mi fai schifo, sarei morta per te, avrei potuto accettare qualsiasi cosa, forse se me lo avessi detto subito dopo il tuo ritorno a quest’ora ti avrei sicuramente perdonato, ma tu, TU, in tutto questo tempo hai fatto l’amore con me come se nulla fosse, mi hai chiamata amore come se nulla fosse e mi hai detto ti amo come se nulla fosse.. questo non riesco ad accettarlo, mi sento più sporca io di te! Ti sei fatto toccare da una che non ero io.. Ti odio e forse un giorno capirai anche il perché! >>
Uscii e non mi voltai neanche per un attimo indietro.. come avrei potuto dimenticarlo?












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Capitolo 3
*** Emerito idiota ***


POV EDWARD
Sembrava passato un’infinità di tempo, da quando lei aveva varcato, forse per sempre, la porta di casa nostra, invece erano passati appena dieci minuti.
Non riuscivo a muovermi, mi sentivo ferito, vuoto e lei aveva così ragione, ero stato un emerito idiota a non dirle subito quello che era successo; avevo paura, paura di perderla! Quella sera io e David avevamo bevuto parecchio, quelle ragazze quando si erano avvicinate a noi, io non le avevo minimamente guardate, ma lui continuava a fare apprezzamenti su apprezzamenti.
Poi una mi si era avvicinata più delle altre, aveva iniziato a strusciarsi su di me e io l’avevo più di una volta respinta, anche in malo modo.
Ad un certo punto però mi aveva passato un bicchiere di vodka forse e io l’avevo accettato senza tanti problemi, ma da quel momento la testa aveva iniziato a girarmi ancora di più. Avevo deciso di tornare in camera, stavo troppo male, appena salii sull’ascensore ecco rispuntare la ragazza bionda sanguisuga.
Iniziò a slacciarmi i pantaloni, facevo già fatica a tenermi in piedi, quando sentii le sue labbra su di me, per un attimo accettai il contatto, la mia mente annebbiata immaginò quelle labbra come se fossero state quelle di Bella, ma un attimo dopo capii che c’era qualcosa di terribilmente diverso.
Quello non era amore, devozione, passione, ma solo foga di poter ottenere un rapporto, per fortuna l’ascensore si aprì al mio piano, la presi per i capelli e la spinsi via barcollando fino in camera.
Il giorno dopo la testa mi doleva immensamente, facendo qualche test scoprii di essere stato drogato, oltre all’esponenziale assunzione di alcol che avevo ingerito.
Ma ora mentre mi trovavo qui davanti alla porta chiusa, non riuscivo a non pensare di aver rovinato tutto, di essere un completo coglione, avevo perso per sempre l’amore della persona più vera e magica del mondo. Come avrei potuto dimenticare tutti i momenti passati, come l’avrei potuta dimenticare?
Aveva ragione, facevo schifo…
 
Il giorno dopo
 
Non ero riuscito a dormire, ero sicuro che fosse andata da Alice o Rose, o meglio sperai ardentemente che fosse andata da loro, non me la volevo immaginare in macchina da sola per chissà quale destinazione.
Avevo rovinato il nostro amore così bello e puro, non me lo sarei mai perdonato, da quella sera non sarei stato più lo stesso.
In camera nostra, il nostro nido d’amore avevo trovato la fede sul cuscino, era finita, era finita per sempre.
Erano le otto del mattino, era domenica, avevamo organizzato una giornata con i nostri amici, che non ci sarebbe mai più stata.
Sentii il campanello, con la speranza di vedere il suo viso andai ad aprire la porta, mi ritrovai per terra con il labbro probabilmente spaccato.
<< BRUTTO IDIOTA! SEI MIO FRATELLO MA TI AMMAZZEREI CON LE MIE MANI! TU NON HAI NEANCHE IDEA IN CHE STATO È! >>
<< Emmet stai calmo, credo che stia male anche lui, prendiamo la sua roba e andiamo via! >>
Erano Emmet e Jasper, erano venuti a prendere la sua roba, no no no…
<< Come.. come la sua roba? >>
<< Si la sua roba Edward, non ha nessuna intenzione di tornare qui.. >>
<< Ma.. ma.. >>
Senti lasciarmi altro tempo salirono le scale e iniziarono a trasportare nel baule della macchina di Em vestiti e oggetti personali di Bella..
<< Emmet come sta? Dov’è? >>
<< Edward che cazzo ti è saltato in mente? Come hai potuto tradirla? Proprio ora? >>
“Proprio ora?”
<< Proprio ora cosa? Ti prego dimmi come sta, devo parlarle, chiarire.. non l’ho tradita, avevo bevuto… deve lasciarmi il tempo di spiegarle.. io…>>
<< Edward lei non ti vuole più vedere, sono tuo fratello ma, Bella è Bella, non dovevi farlo, le hai spezzato il cuore. >>
<< Emmet ha ragione, hai sbagliato tutto.. Comunque stanotte l’ha passata da noi, appena l’abbiamo vista arrivare in quello stato io e Alice abbiamo chiamato Rose e io sono andato da Emmet che era rimasto con Daniel. >>
<< Stamattina alle 6 è arrivata Rose e ci ha raccontato tutto, pregandoci da parte di Bella di venire a prendere la sua roba, non mi chiedere altro Edward perché non te lo dirò e non oso immaginare quando vedrai Alice e Rose, perché quello che ti ha fatto Em è niente. >>
Lacrime silenziose mi solcarono, mi sentii mancare, non capii più niente, solo una cosa ormai era vera: il mio grande amore era finito.
Quando finirono non si preoccuparono neanche di salutarmi, portando via tutta la roba della mia Bella; salii in camera e non la riconobbi, non c’era più niente di suo, le ante del grande armadio erano tutte aperte, vuote..
Andai in bagno, tutte le mille creme che le aveva regalato mia sorella non c’erano più, il suo shampoo alla fragola non c’era più, neanche il suo spazzolino, hanno portato via tutto, proprio come se non fosse mai esistita.
 
 
Nove mesi dopo
 
Era scomparsa, non riuscivo a capire dove potesse essere andata, pregai più e più volte che fine aveva fatto ma nessuno dei miei fratelli e dei miei cognati volle dirmelo. Ero rimasto completamente da solo… All’ospedale sembravo uno zombie, molto probabilmente facevo anche paura ai bambini che seguivo, ma non me ne importava la mia vita senza di lei non aveva un significato.
Ero sicuro che i miei fratelli e cognati erano rimasti in contatto con lei, tanto che una settimana fa erano sicuramente partiti per andarla a trovare, ma dove?
Il ciclone Alice-Rose erano venute da me, mi aveva insultato, ma poi avevano visto la mia totale apatia, la mia morte nel cuore e non erano andate oltre, avevano capito che io stavo soffrendo, forse non come Bella, ma stavo male.
Sentii bussare alla porta, andai ad aprire e mi ritrovai davanti Emmet mi guardava serio, non riuscivo ad interpretare il suo sguardo.
<< Tieni Edward questo è per te, ci sentiamo >>
Neanche tempo di ringraziarlo che se n’era già andato lasciandomi davanti alla porta di casa con una busta in mano.
L’aprii e non potevo credere a quello che tenevo tra le mani, c’era una foto di una bambina appena nata, aveva dei profondi occhi cioccolata, come i suoi e qualche ciuffo di capelli ramati, come i miei.
Era accompagnata da un biglietto, seppi riconoscere la sua calligrafia:
Lei è Anya.
Il giorno è arrivato, spero che tu ora capisca.
Addio, Bella.
 
E il mio mondo sprofondò…
 
 



Ciao lettrici!!!!!!
Spero di essere stata in grado di soddisfare le vostre aspettative...
Ma dove sarà andata Bella?? Fatemi sapere cosa ne pensate e come credete che la storia si evolva, sono curiosa! E se avete consigli da darmi sono ben accetti! A presto! Un bacio!











 

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Capitolo 4
*** Senza di te.. ***


Ciauz! Ecco un nuovo capitolo, forse un po' corto ma che racconta la vita di Bella senza il suo amore..
Buona lettura, ci vediamo al fondo!!!!




Era passato un anno e qualche mese dalla nascita della mia bellissima bambina, come tutte le sere ero seduta sul nostro grande lettone, con il nostro cucciolo di San Bernardo di nome Seth, mentre le leggevo una favola.
Stasera c’eravamo lasciate trasportare da Cappuccetto rosso.
Non ero neanche arrivata all’incontro con il lupo che la mia Anya si era già perdutamente addormentata, la guardai nell’incoscienza dei suoi sogni e non potei non notare la somiglianza con il suo papà.
Già Edward… mi mancava come l’aria che respiravo, non passava giorno in cui non pensassi a lui, mi era difficile andare avanti, essere forte per crescere la mia bambina, ma dovevo farlo.
Alice mi aveva raccontato che aveva ripreso a parlargli, come Emmet, non volli sapere il motivo, anche perché infondo erano sempre fratelli e nonostante quello che mi aveva fatto, non potevo permettere alla sua famiglia di scegliere tra me e lui.
Mi bastava chiudere gli occhi per rivederlo nella sua bellissima figura, con il suo sorriso sghembo che tanto amavo, si perché nonostante quello che mi aveva fatto passare, il mio amore nei suoi confronti era ancora più forte. Spesso mi ritrovavo a pensare ai suoi occhi, di quella maledetta sera, e non potevo non pensare che fosse veramente dispiaciuto, che ci fosse stata una spiegazione più profonda di quelle poche frasi che era riuscito a dirmi, ma non credevo che l’avrei mai scoperto..
La mia vita era totalmente cambiata, mi ero trasferita in Russia, precisamente a San Pietroburgo, volevo mettere il maggior numero di km di distanza dai miei ricordi.
Con molta fortuna avevo trovato subito un lavoro da interprete alle guide della città, fino a quando un giorno non incontrai Tatiana… la mia salvezza.

Ero già al quarto mese di gravidanza, camminavo verso la prospettiva Nevskij, diretta ai giardini dell’ammiragliato, quel giorno faceva abbastanza freddo, la mia testa era a New York… da lui…
Ad un certo punto andai completamente a sbattere contro qualcuno, ritrovandomi con il sedere a terra.
<< Oh mi scusi, ero immersa nei pensieri, non l’ho vista! >> dissi subito in russo.
<< Oh niente cara, piuttosto tu tutto bene? >>
<< Si si grazie! >>
<< Sei infreddolita, ti va una cioccolata calda? >> guardai meglio la persona che avevo di fronte, era una donna di qualche anno più grande di me, con due occhi verdi profondi, capelli biondi lunghi sotto le spalle e un sorriso molto dolce.
La cosa più strana, non era stato l’invito del tutto inaspettato, ma che aveva parlato in inglese.. volevo saperne di più!

La mia amicizia con Tatiana era nata spontanea, con una tazza di cioccolata fumante, riuscii a raccontarle tutta la mia storia, lei mentre narravo la mia fuga da New York mi accarezzava dolcemente la schiena, confortandomi.
Era sposata con un gran bell’uomo di nome Alexander, nato in America, ecco perché aveva un inglese perfetto, entrambi erano proprietari di una specie di multinazionale che stava cercando di farsi largo anche oltre oceano, con ben pochi risultati; avevano un figlio di dodici anni che in quei giorni si trovava con sua cugina a Mosca per una gita e avevano scoperto di aspettarne un altro da qualche settimana.
Tatiana aveva avuto il primo figlio, Anthony, quando era molto giovane, per qualche verso mi ricordava un po’ Alice, anche se per fortuna era molto più discreta di lei per certe cose, e un po’ Rose che nonostante la testardaggine sapeva essere molto dolce.
Senza neanche conoscermi, basandosi solamente sulla fiducia che le avevano suscitato le parole della mia storia, decise di assumermi; mi confessò in seguito, che mi aveva notata più di una volta, o mentre svolgevo il mio lavoro, o mentre mi perdevo con lo sguardo nei miei ricordi, seduta su una panchina del Giardino d’Estate.
Mi fece conoscere il grande Alexander, insieme erano magici, lui grande e grosso com’era dipendeva totalmente da quello scricciolo che si ritrovava per moglie.
Il mio lavoro nell’azienda si trattava di controllare le importazioni che venivano fatte, grazie alla buona conoscenza delle lingue che avevo, tanto che, in ben poco tempo riuscii a farmi delle conoscenze e un nome, grazie anche alla pazienza infinita di Alexander e all’entusiasmo di Tatiana. Sono una donna indipendente ed emancipata, con una bimba a carico e da qualche mese anche un piccolo cucciolo, viviamo in un bell’appartamento vicino al Palazzo d’Inverno; ormai nell’azienda, nonostante il poco tempo che è passato da quando sono stata assunta, mi posso ritenere quasi socia, grazie al mio più che nuovo senso per gli affari.
Non ho ancora chiesto il divorzio, perché non voglio proprio chiederlo, anche senza la fede all’anulare sinistro, mi piace sentirmi e credermi ancora la signora Cullen, nonostante tutto il dolore che questo implica. Se Edward si fosse rifatto una vita, magari con qualche bionda ossigenata, avrebbe sicuramente trovato il modo di mandarmi i moduli, Alice l’avrebbe aiutato. L’unica cosa che avevo tenuto era il ciondolo, a forma di cuore, che mi aveva regalato la prima volta che avevamo fatto l’amore e che ora stringevo dolcemente tra le mie mani… ( http://www.sologioielli.com/356-660-thickbox/ciondolo-cuore-argento.jpg )
Immersa nei miei pensieri, sentii suonare il cellulare, risposi velocemente, per paura di svegliare la piccola.
<< Bella! Scusa se ti disturbo >>
<< Nulla Tania, dimmi tutto, è successo qualcosa? >>
<< Si tesoro, forse siamo riusciti a fare il colpaccio, mi sa che tra qualche settimana tu e Alexander dovrete partire.. abbiamo trovato una società che si vuole impegnare con noi! >>
<< Ma è fantastico! E qual è la meta? >>
<< Be te lo dirà lui domani in ufficio, vai a dormire adesso! Ti voglio bene >>
<< Ok! Anche io, notte! >>
Un brutto pensiero mi attraversò la testa.. New York? No impossibile…
 


Nooooooo!!!! Sarà veramente New York il posto che ha annunciato Tatiana a Bella? PANICO!
Cmq la parte che racconta di San Pietroburgo (una bellissima città) ho preso dal libro "Il Cavaliere d'Inverno", che consiglio a tutti di leggere.
Grazie infinite per le recensioni che ho ricevuto, mi hanno fatto super piacere e spero di ricevere ancora tantissimi consigli e pensieri da voi!
Inoltre grazie di cuore anche ai lettori silenziosi che seguono la mia storia. Spero di riuscire ad aggiungere il prossimo capitolo a fine settimana! Un abbraccio!!!!




 

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Capitolo 5
*** Ritorno.. ***


L’aereo atterrò in orario nell’aeroporto J. F. Kennedy, dopo un anno e mezzo dalla mia fuga ero tornata nella città che mi aveva dato tutto e tutto mi aveva tolto, per fortuna però, mi aveva lasciato un ultimo tassello della mia anima, Anya, che dormiva comoda nel suo passeggino.
Da quando Alexander mi aveva annunciato il luogo del nostro viaggio d’affari, spesso avevo pensato se lasciarla a San Pietroburgo o portarla con me, ma poi ero giunta a una decisione difficile, ma giusta.
Volevo che Edward conoscesse la nostra bellissima bambina, non volevo privare a mia figlia la possibilità di avere un padre, perché ero più che convinta che Edward sarebbe stato il miglior papà del mondo.
Alle mie migliori amiche e ai loro mariti non avevo detto niente, volevo sorprenderli, era dalla nascita della mia piccola che non li vedevo, mi mancavano.
<< Bella chiamo un taxi, aspettami qui! >>
<< Ok Alex! >>
Per l’impegno con questa società di un certo signor Morgan, con il quale avevo avuto il piacere di parlare un paio di volte, avevamo trovato una strategia molto valida, per scoprire se effettivamente erano interessati oppure se volevano solo fregarci.
Tatiana non era potuta venire, doveva controllare gli affari in Russia e in più doveva badare ad Anthony e al piccolo Jacob, oltre che al mio cucciolo Seth a cui avevo preferito risparmiare un viaggio così lungo in aereo per poche settimane.
Il taxi arrivò, l’autista caricò tutte le nostre valigie nel baule e ci accompagnò nell’hotel che avevamo prenotato, quando abitavo qui spesso ci ero passata davanti, dato che si trovava nel quartiere alla moda di Soho.
La società che ci aveva contattato aveva provveduto a trovarci degli appartamenti vicino a Central Park, solo che noi avevamo deciso di arrivare qualche giorno prima, per vedere come muoverci e in più per fare visite a parenti e amici, dato che Alexander in America aveva ancora una zia e un grande amico d’infanzia.
<< Vuoi che ti accompagno io domani dai tuoi amici? >>
Ecco una caratteristica di Alexander, dice sempre e solo quello che pensa e quando ne ha realmente voglia, non parla mai a sproposito, piuttosto sta zitto, in quest’anno siamo diventati molto amici, grazie alla persona che ci lega entrambi: Tatiana.
<< No, devo farlo da sola, grazie! >>
<< Figurati! Magari adesso chiamo Tatia prima che pensa che il nostro aereo è stato dirottato! >>
Conoscendola avrebbe cercato di chiamare anche il presidente degli USA per capire che fine aveva fatto il suo grande amore.
L’hotel era proprio come me lo ricordavo, con le enormi vetrate, le suite nel quale alloggiavamo erano enormi, stanca dal fuso orario, mi sdraiai sul letto; nella strada per venire qui, eravamo passati davanti all’ospedale dove un anno e mezzo fa lavorava Edward, un macigno mi pesava sul cuore..
Mi addormentai tra le lacrime, abbracciando la mia ancora, la piccola Anya…
 
Erano le undici del mattino di sabato, il taxi sul quale io e la mia bambina eravamo sedute ci stava portando a casa di Alice e Jasper, stranamente ero tranquilla, non vedevo l’ora di riabbracciare la mia migliore amica.
Arrivati, pagai l’autista e con mia figlia in braccio, mi inoltrai nel vialetto della loro casetta bianca, era tutto uguale, come l’ultima volta che mi ero girata, prima di fuggire da quella ferita che non si sarebbe mai rimarginata.
Suonai alla porta, adesso che ci pensavo, c’era la possibilità che lui fosse passato a trovare la sorella, stavo per andarmene, quando la porta si aprì.
<< Oh Bellaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!! >>
<< Ciao Alice! >>
Un folletto dai capelli neri mi stritolò in un abbraccio, quando Anya si mise a piangere, spaventata da tanto entusiasmo, finalmente si staccò, lasciandomi respirare.
<< Ma come sei cresciuta Anya, non mi riconosci sono zia Alice!!! >>
<< Ehi amore, è zia Alice, tu non te la ricordi, ma è stata la seconda persona a tenerti in braccio quando sei nata, ti vuole molto bene. >>
Anya si tranquillizzò con le mie parole e accennò un debole sorriso al ciclone di sua zia, che nel mentre ci aveva già fatto entrare e sfilato, non so come, i cappotti.
<< Scusa se sono venuta senza dirti niente, ma volevo farvi una sorpresa, sono in città per lavoro. >>
<< Oh Bella! Non potevi farmi regalo più grande, per quanto starai? >>
<< Non lo so di preciso.. forse una, due settimane.. >>
<< Ma è fantastico, mi devi raccontare un sacco di cose! Come sta Tatiana? Alexander? Il tuo lavoro procede bene? Anya parla già? Cammina? Il cucciolo che mi hai detto che hai comprato? E casa tua è veramente vicino al Palazzo d’Inverno? Le notti bianche come sono? Qualche russo ti ha rubato il cuore? …>>
<< Alice frena, una domanda alla volta.. >>
<< Oh si si, scusa! Aspetta devo invitare tutti a pranzo, aspetta che faccio qualche telefonate importanti! >>
<< Ehm Alice.. non so se è il caso.. >>
<< Tesoro, lui non lo chiamo tranquilla! >> mi continuava a conoscere troppo bene..
<< Ah be.. io ti aspetto sul divano.. >>
La sentivo dalla cucina minacciare chi stava dall’altra parte della cornetta a venire a pranzo da lei, che aveva una cosa molto importante da annunciare a tutti, era sempre la solita, un metro e cinquanta, ma che comandava come un generale.
<< Vuoi qualcosa da bere Bella? La bimba? >>
<< Mmm.. magari se hai un po’ di latte e qualche biscotto si.. >>
<< Certo, vieni in cucina >>
Dopo aver messo a scaldare il latte, iniziò a squadrarmi con uno sguardo che faceva molta paura;
<< Bella sei veramente troppo magra >>
<< Oh Alice, non iniziare anche tu.. >>
<< Dovresti mangiare un po’ di più, sei pelle ed ossa, però sei molto bella, quelle scarpe sono Chanel? >> (http://www.scarpeallamoda.net/wp-content/uploads/2010/11/chanel-300x300.jpg )
<< Si, sai il lavoro va piuttosto bene, e dato che in pratica svolgo la funzione di amministratrice generale, devo essere sempre impeccabile, cosa che, se mi conosci, sai che è quasi un’impresa. >>
<< Si, però stai veramente bene e adesso che hai dei gusti un po’ migliori dovremo andare a fare shopping.. che ne dici? >>
<< Mmm.. vedremo.. >>
Iniziò a chiedermi del lavoro, della vita che conducevo in Russia e io come non facevo da tanto, le raccontai tutto, mentre l’aiutavo a cucinare, tutte e due però saltavamo l’argomento Edward, anche se sapevo che prima o poi la domanda sarebbe arrivata… e infatti..
<< E qualche russo ti ha rubato il cuore? >>
<< No Alice.. non credo nel detto “chiodo schiaccia chiodo.” >>
<< Ti manca? >>
Una lacrima involontaria sfuggi al mio controllo..
<< Scusa, non volevo farti stare male.. >>
<< No tranquilla, sto bene >> anche se dentro la voragine era lì lì per scoppiare, << si mi manca, ma questo non cambia la mia decisione >>
<< Lo so Bella, ma ti posso solo dire che anche lui è stato e sta molto male, non è più lo stesso, diciamo che l’idea della foto di Anya non è stata delle migliori >>
<< Lo so Alice, per questo volevo chiederti un favore >>
<< Qualsiasi cosa Bella, anche se vorrei che dopo un anno e mezzo riusciste a chiarire, quella notte è successo tutto troppo in fretta e nessuno dei due secondo me ha capito l’altro.. >>
<< Può essere, ma non sono ancora pronta a vederlo >> mi tremavano realmente le mani, la mia amica me le strinse, abbracciandomi.
<< Stai tranquilla oggi non verrà, diciamo che lavora tutti i giorni della settimana, tranne la domenica pomeriggio che.. >>
<< Alice preferisco non saperlo, vorrei farle conoscere Anya, però mi servi tu, te la lascerei qui e poi la riverrei a prendere qui.. >> lei mi guardava sorpresa.
<< si hai capito bene, voglio farle conoscere suo padre, perché so che sarebbe il papà migliore al mondo, sono stata veramente una stronza con lui, nonostante quello che mi ha fatto, voglio rimediare, anche se non ho intenzione di vederlo. Anya sa di lui, ogni tanto le racconto la nostra storia.. >>
Alice mi abbracciò con un sorriso veramente felice, potrei pensare che qualche suo piano strampalato stava prendendo spazio nella sua mente, ma sa quanto ho sofferto e non mi farebbe mai una cosa del genere.
Veniamo interrotte da un campanello che suona, sorridendo mi dice di andare ad aprire; afferro la maniglia, la ruoto e apro.
Due occhi verdi, mi guardano sconvolti…
 

Ciao lettrici!!!! Ecco un nuovo capitolo, spero veramente che vi piaccia!! Come sempre sono felice di sentire che cosa ne pensate!!! Aspetto recensioni, mi raccomando! A prestooo!!!
Per Alice_Nekkina_Pattinson  : spero che Bella abbia guadagnato qualche punto stima! :)
Grazie per le tue bellissime recensioni, un bacione!





 

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Capitolo 6
*** Central Park ***


Ciauz! Come promesso ecco il nuovissimo capitolo!
La nostra Bella si farà un po' prendere dai ricordi e dalla nostalgia.. Ma Edward dov'è?
Grazie per tutte le belle recensioni che ho ricevuto, mi riempite di gioia, grazie a chi ha messo la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate.. e grazie anche infinite ai lettori silenziosi!
Un augurio più che speciale di buonissima Pasqua!!!!!
Ps: se recensite e me lo chiedete potrei passarvi un piccolo spoiler! :)
Nihal





<< Ciao tu devi essere Daniel, non so se ti ricordi di me, sono Bella, tua zia! >>
Era veramente cresciuto, l’ultima volta che l’avevo visto a malapena riusciva a tenersi in piedi, e ora era un ometto fatto e finito.
<< Daniel, potevi almeno aspettarmi prima di suonare a… a.. >>
Sorrisi alla mia seconda migliore amica che rimase più sconvolta del figlio alla mia vista, anche se si riprese in fretta e mi strinse in un abbraccio.
<< Bella, quanto mi sei mancata! >>
<< Anche tu Rose! >>
<< Dai entriamo che ti racconto tutto.. >>
<< Come minimo mia cara, potrei offendermi che sei venuta subito da Alice invece che da me! >>
Mi guardò molto seria ma poi scoppiò subito a ridere, il piccolo Daniel andò subito in salotto a vedere i cartoni animati alla tv, mentre noi donne raggiungevamo Alice in cucina. Appena Rose vide la piccola Anya la prese in braccio e l’abbracciò dicendole parole dolci di incoraggiamento, dato che stava già per piangere.
<< Rose lo sai che Bella rimarrà qui qualche settimana per lavoro? >>
<< Davvero? Bene sono contenta!!! Così avremo del tempo prezioso per parlare. >>
Il suono del campanello ci distrasse dalle nostre chiacchiere, dovevano essere sicuramente Emmet e Jasper, i due cognati e amici avevano aperto uno studio di architettura e il lavoro andava piuttosto bene.
Io e Anya, dopo un’occhiata complice con le mie amiche, senza far rumore ci rifugiammo nel bagno al piano terra vicino al salone, mentre Alice andava ad aprire.
<< Era poi ora che arrivaste! Dai andate in bagno a lavarvi le mani che il pranzo si fredda! >>
<< Grazie sorellina per l’invito, dai vieni Jasper prima che tua moglie ci faccia digiunare. >>
Quando ormai si trovavano a due passi, aprii la porta e mi ritrovai altre due facce sconvolte, che si ripresero subito e mi strinsero in un super abbraccio insieme alla mia piccola che avevo tra le braccia!
<< Oddio Bellina, sei tornata! >> l’orso di Emmet.
<< Bellaaaaa!!!! >> il caro Jasper..
<< Ragazzi lasciateci respirare! Anya saluta zio Emmet e zio Jasper! >>
La mia bambolina sorpresa accennò un sorrisino, che si trasformò in un sorrisone dopo che i due zii iniziarono a fare le facce più buffe che conoscevano, sembrava che non avessero mai visto una bambina.
<< Dai basta smancerie! A mangiare! >> il generale Alice.
 
Il pranzo passò all’insegna dell’allegria, era tanto che non mi sentivo quasi a casa così, certo mancava lui.. ma ero serena, come ben poche volte in quest’anno e mezzo mi era capitato. Emmet e Jasper mi ripresero per la mia linea troppo secca, dicendomi che sembravo fin troppo un’acciughina, ma che ero diventata una figa, ricevendo così due scappellotti dalle rispettive mogli. Raccontai loro per sommi capi cosa mi portava a New York, raccontai alcuni frangenti della mia vita da imprenditrice e della vita da mamma, pendevano tutti dalle mie labbra.
Quando i due uomini uscirono per tornare al loro lavoro, noi donne pensammo a cosa fare e ovviamente, conoscendo Alice opto per un giro in centro per fare un po’ di sano e buono shopping, ovviamente per il guardaroba dei bambini.
Camminare per New York mi faceva uno strano effetto, ma mai come quando mi ritrovai seduta su una panchina di Central Park a dividere un gelato cioccolata e crema con la mia Anya. Tutti i ricordi entrarono nella mia mente con prepotenza, lasciandomi senza fiato.
 
Sdraiata con la testa sulle sue gambe mi faccio trasportare dal bellissimo suono della sua voce che legge Romeo e Giulietta, come se non ci fosse tutta New York che ci guarda, come se io fossi veramente Giulietta e lui fosse il mio Romeo che mi prega di condividere il suo amore. Avevamo diciassette anni.
 
Quando a diciannove anni l’avevo costretto ad andare a correre, perché in quel periodo mi sentivo troppo grassa, anche se effettivamente non era così.
<< Amore basta non ce la faccio più, sei bellissima così, basta correre >>
 
<< Bella lo sai cosa mi piacerebbe ora che siamo sposati? >>
<< Dimmi amore.. >>
<< Mi piacerebbe avere un bambino e portarlo a giocare qui nel verde di Central Park, mentre tu a casa ci aspetti, preparandoci il tiramisù, da mangiare poi tutti insieme in giardino. Quando arriveremo, mi piacerebbe vedere i tuoi occhi che ci guardano con amore, perché siamo i tuoi uomini. Questo mi piacerebbe che si avverasse un giorno.. >>
<< Edward ti amo.. >>
Avevamo ventun’anni…
 
<< Edward lo sai cosa mi piacerebbe? >> sorrise, ripensando alle belle parole che mi aveva detto una domenica di due anni prima..
<< Dimmi amore.. >>
<< Mi piacerebbe avere una bambina e preparare con lei il nostro dolce preferito il tiramisù, mentre tu sei andato a portare a passeggio il nostro piccolo di San Bernardo, per poi mangiarlo tutti e tre insieme in giardino. Quando arriverai ti correremo incontro perché sei il nostro unico principe e noi le tue principesse. >>
<< Ti amo immensamente Bella.. >> Avevamo ventitré anni…
 
<< Bella! Bella! Stai bene? >>
Lacrime silenziose mi solcavano il viso, come se nulla fosse le tolsi dalla mie guance con un fazzolettino.
<< Nulla ragazze, scusate mi sono fatta prendere dai ricordi >>
Mi guardarono con una faccia triste, forse più della mia che in quel momento faceva di tutto per fare un vero sorriso d’incoraggiamento e non una smorfia mista di dolore e nostalgia, sicuramente si sentivano in colpa..
<< Tranquille non è colpa vostra! È stato un momento, ora è passato.. >>
<< Scusaci Bella ma se stai così male perché… >>
<< Ragazze vi prego, non ho la forza di parlarne >>
<< Ok ok, dai che ti accompagniamo in albergo, domani ti unirai a noi? >>
<< Mmm.. senza offesa, ma non vorrei lasciare Alexander da solo, credo che lo accompagnerò a trovare quella sua vecchia zia, grazie lo stesso.. >>
<< Va bene, magari una sera organizziamo qualcosa anche con lui.. >>
<< Si certo, volentieri! >>
 
Una volta salutate le mie amiche mi incamminai con Anya per la mia camera, ero veramente stanca, tra il fuso che mi lasciava ancora un po’ intontita e le emozioni che avevo vissuto quel giorno sembrava che invece di ventisette anni, ne avessi cinquanta.
La voce della mia coscienza, da quando avevo fatto quel sogno ad occhi aperti a Central Park non faceva che ripetermi: “Edward dove sei?”
 

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Capitolo 7
*** James Nomadi ***



Ciao lettrici!!!
Ecco un nuovissimissimo capitolo, forse è un po' cortino, ma spero comunque che non rovinerà le vostre aspettative! Come al solito spero di ricevere suggerimenti e consigli!
Vi confesso che questo per me è un periodo un po' difficile, sono piena di  pensieri nella testa, anche poco piacevoli purtroppo. Questa settimana, studio permettendo, spero di poter aggiungere 2 capitoli, anche perchè la prox settimana andrò a Cracovia e tornerò solo il 2 maggio..
Mmm.. stavo pensando di inserire un piccolo piccolo spoiler, ditemi che cosa ne pensate!
Vi annuncio che il prossimo capitolo finalmente sarà un POV EDDY!
Un abbraccio! Nihal






Era finalmente giunto il momento di conoscere il Signor Morgan e i suoi collaboratori, io e Alexander avevamo ideato un piano, per concludere le trattative il prima possibile a nostro favore.
Erano passati tre giorni dal nostro arrivo a New York e ci eravamo trasferiti in due appartamenti nelle vicinanze di Central Park. Gli uffici della Morgan & Co. Si trovavano anch’essi nelle vicinanze e la società ci aveva fornito una macchina a nostra disposizione per gli spostamenti, più tutti i confort necessari.
Io, oltre al mio ruolo di consulente finanziario fungevo anche da interprete, dato che Alex avrebbe inscenato il capo che non sa parlare l’inglese ma solo la sua lingua natia; in modo da poter capire se effettivamente volevano fregarci o meno.
<< Bella allora mi raccomando, professionalità, questo è un grosso affare, non dobbiamo lasciarcelo scappare. >>
<< Tranquillo! Vedrai che ce la faremo! >>
<< Si certo, l’unica cosa spero che Vladimir non si faccia scappare niente! >>
Già Vladimir, era un mio amico all’università, purtroppo ci eravamo persi di vista, aveva madre russa di Mosca e padre americano; era stato assunto dalla società del signor Morgan come interprete nella nostra trattativa, in modo da tutelare le loro richieste, nel caso io avessi nascosto loro qualcosa durante la mia traduzione.
Peccato che Vladimir stava dalla nostra parte…
<< No è un ragazzo ok! Non si farà mica prendere dal panico! >>
Per l’occasione avevo deciso di indossare un tailleur nero (http://fashionplanet.altervista.org/_altervista_ht/alisea/shopping/tailleurnerozara.jpg) che non mostrava molto il mio fisico e mi faceva sembrare una vera manager professionista, cosa che ero da neanche un anno. La mia piccola bambina l’avevo affidata a una mia vecchia amica che faceva da babysitter, Angela, di cui mi fidavo molto. Arrivati nella hale, fummo subito accolti da Vladimir, che si fece scappare un occhiolino nella mia direzione, e da un uomo che poteva anche passare bello, con gli occhi azzurri, i capelli biondi e corti, un bel fisico nel suo smoking nero, ma qualcosa nel suo sguardo mi diceva: “Attenzione!”.
<< Piacere sono il segretario del signor Morgan, James Nomadi >> con un sorriso tese subito la mano ad Alexander mentre io traducevo quello che aveva appena detto e lo stesso faceva Vladimir sui saluti del mio capo.
<< Piacere Marie Swan >> avevo deciso di utilizzare il mio secondo nome per tutto ciò che riguardava il lavoro, James mi strinse una mano, guardandomi negli occhi o meglio, mangiandomi con gli occhi.
Come avevamo preventivato il loro capo non c’era, era ad una riunione di lavoro a Londra, sarebbe tornato l’indomani probabilmente, si scusava e strascusava.
Certo, dovevano far vedere che la loro società lavorava e che lui personalmente si occupava delle operazioni, forse ci stava tenendo d’occhio per mezzo di qualche telecamera, il gioco cominciava a piacermi.
Mi stupii delle parole del signor Nomadi, mentre camminavamo per gli uffici, con tutti gli impiegati che ci scrutavano come se fossimo alieni.
<< Stiamo organizzato un ballo di beneficienza a casa del signor Morgan, per raccogliere fondi per aprire un nuovo e meglio fornito reparto di pediatria all’ospedale qui vicino, ovviamente voi sarete gli ospiti d’onore di questa serata. Il medico che ha a cuore questo progetto è il padre di un mio amico e inoltre spesso cerchiamo di aiutare come possiamo chi è meno fortunato. >>
Alexander aveva una faccia che non riuscivo bene a identificare, forse si stava forzando di non scoppiare a ridere, mentre traducevo (inutilmente), infatti  la sua risposta non tradì i miei pensieri.
<< Odio l’ampollosità di questo tizio, mi sto sforzando di non ridergli in faccia e anche il ragazzo è d’accordo con me dato che sta ridendo, comunque sarà meglio che accettiamo. >> pensai a quello che invece facevamo noi con le persone meno fortunate, Tatiana due volte a settimana andava a trovare i bambini dell’orfanotrofio, portando vestiti, dolci e ogni cosa che si poteva ritenere utile.
Io stessa spesso l’accompagnavo, mi sentivo bene a strappare un sorriso a tutti quei bambini soli, in più i balli di beneficenza, li facevamo anche noi, peccato che invitavamo anche persone che non potevano permetterselo, ma nessuno sarebbe mai stato come Alexander e Tatiana.
Per fortuna la giornata terminò, anche perché non riuscivo più a sopportare le mille parole usate da Nomadi per descrive la società, gli impiegati, il suo capo.. la testa mi scoppiava! Per il giorno dopo eravamo invitati a giocare a golf, per conoscere finalmente il sig. Morgan e disquisire tranquillamente della nostra trattazione, anche se qualcosa mi diceva che prima di raggiungere un accordo sarebbe passato molto tempo, con uno sguardo, capii che anche Alexander la pensava come me.
La sera nella mia camera decisi che era arrivato il momento di presentare mia figlia al suo papà, in modo da permettere ai due di vedersi magari due o tre volte..
Composi il numero di Alice e aspettai che mi rispondesse.
<< Pronto? >>
<< Ciao Alice, sono Bella! Scusa se ti disturbo.. >>
<< Oh Bella! Ciao! Come stai? La piccola? Tu non disturbi mai! >>
<< Io bene e anche lei, sta dormendo beatamente, tu tutto ok? >>
<< Si si! Jasper ti saluta, ci stavamo guardando un film! >>
<< Oh che teneri! Senti volevo chiederti un favore riguardo a quell’incontro.. >>
<< Vuoi vederlo? >> oddio no… cioè non ero ancora pronta, non so se il mio cuore avrebbe retto!
<< No, ma mia figlia si! Se te la porto domani pomeriggio per le due, tu riusciresti a organizzare l’incontro? Poi quando se n’è andato ritorno a prenderla.. domani ho una riunione importante e non mi va di lasciarla sempre con Angela, colgo l’occasione per.. >> non riuscii neanche a finire di parlare che mi bloccò subito
<< Bella! Me lo dici con poco preavviso, ma tranquilla, mi inventerò qualcosa comunque! Non ti preoccupare, te l’ho già detto quando vuoi chiama che te la tengo volentieri! >>
<< Grazie Alice.. ti voglio bene! >>
<< Anche io ti voglio bene sorellina! Buona notte! >>
<< Buona notte anche a te, a domani! Dai un bacio a Jasper! >>
<< E tu ad Anya! >>
 
Stanca e frastornata dalla giornata mi misi a letto, mi addormentai con l’immagine di due profondi occhi verdi che mi guardavano come se fossi il diamante più raro del mondo, inconsciamente sapevo che ero ancora totalmente ed incondizionatamente innamorata di lui

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Capitolo 8
*** Mia figlia.. ***


Ma ciaoooooooooooo!!!!!!!!
Scusate, scusate, scusate! Sono in ritardissimo con i tempi di consegna del capitolo..
Come vi avevo detto sono andata in gita a Cracovia, è stato semplicemente magico! :)
Poi appena tornata a scuola sono stata piena di interrogazioni, verifiche e simulazioni.. non ne posso più! Meno male che da una parte mancano solo 24 giorni alla fine di tutto.. Un po' mi dispiace! E diciamo che ho anche dei problemini di cuore.. In gita ho conosciuto un ragazzo, passavamo il tempo a guardarci, mangiandoci con gli occhi.. ma adesso? Nulla.. nulla.. nulla..
Non so che fare! E da brava stupida ci sono finita dentro fino al collo.. Aiutooooo!!!!
Adesso basta parlare di me, vi starò sicuramente annoiando! Se avete qualche consiglio da darmi per smuovere la situazione con il tizio misterioso sono tutta orecchi!
Spero veramente che mi scuserete, per farmi perdonare ecco finalmente il POV EDDY! Un bacione e a presto, sul serio!




<< Dottor Cullen, c’è sua sorella al telefono, dice che è urgente. >>
Non era da mia sorella telefonare alle due di pomeriggio in ospedale, non la sentivo da quando mi aveva mandato il messaggio con scritto:
Edward! Bella è tornata.. non fare cose stupide!
Quella sera quando avevo visto il mio cellulare era ormai troppo tardi, me lo aveva mandato ben cinque ore prima, purtroppo ero stato impegnato tutto il giorno per un bambino che stava piuttosto male e mi ero totalmente dimenticato di avere un cellulare.
<< Pronto Alice? Cos’è successo? >>
<< Oh Edward! Daniel sta malissimo, devi venire subito, prenditi il pomeriggio libero, fai qualunque cosa ma vieni! Rose è disperata non sa più cosa fare, ha la febbre troppo alta! >>
<< Alice calma! Ma perché l’ha portato da te se stava male? >> secondo me stava raccontando una delle sue tante bugie a scopi benefici!
<< No gli è salita all’improvviso, stavamo facendo una torta al cioccolato.. io.. >>
Una furia si impossessò del telefono.
<< EDWARD!!! Vieni SUBITO qui! Sono stata chiara? MIO FIGLIO STA MALE! MUOVITI!!!!! >>
<> quando faceva così mi metteva troppa paura! Poi se Daniel stava veramente male dovevo curarlo.
Chiesi il pomeriggio di permesso, potevo permettermelo dato che in pratica non avevo fatto delle vacanze da un anno e mezzo?
Dopo aver scoperto che Bella aveva dato alla luce mia figlia, Anya, entrai in uno stato di shock avanzato, per fortuna però mia sorella mi diede la forza di andare avanti, informandomi sulla loro salute e regalandomi una loro foto.
Dopo il primo periodo di puro dolore, arrivò prima la rabbia ed infine la nostalgia, riuscii a spiegare come erano andate realmente le cose a mia sorella e a mio fratello e i nostri rapporti con calma si distesero.
Bella mi mancava troppo, non c’era giorno in cui non pensavo a lei, l’amavo, mi continuavo a chiedere perché era tornata, Alice mi aveva detto per lavoro, ma avevo paura che mi stesse nascondendo qualcosa. Avrei potuto rivederla, parlarle, spiegarle, quella sera ero troppo sconvolto, lei non mi aveva lasciato il tempo di spiegare, ma perché io non aveva cercato di mettere in chiaro le cose fin da subito.
Ero andato ad abitare in un altro appartamento più piccolo, solo la domenica pomeriggio ritornavo nella mia vecchia casa, dove all’interno c’erano conservati i ricordi più belli della mia vita, oltre a quello più brutto in assoluto.
Avrei voluto conoscere mia figlia, ma ero sicuro che prima o poi Bella si sarebbe anche indirettamente fatta viva; in quell’anno e mezzo avevo fatto strada, ero diventato un pediatra abbastanza famoso e avevo cambiato ospedale, l’altro mi faceva ripensare a troppe cose, che cercavo di nascondere in fondo al cuore.
Sfiorai la catena che avevo stretta al collo, dal quale pendevano due fedi d’oro.. come potevo passare sopra a quel messaggio:
Edward! Bella è tornata.. non fare cose stupide.
 
Senza neanche accorgermene arrivai a casa di Alice, suonai il campanello, sperando di non svegliare Daniel, nel caso si fosse addormentato, stanco dalla febbre alta.
Il ciclone di mia sorella venne subito ad aprirmi.
<< Ciao Edward, vieni entra.. >>
<< Ciao Alice! Daniel dov’è? >>
<< Scusa? >> “Cos’è prima mi chiama e poi fa la finta tonta?”
<< Ho detto Daniel dov’è? >>
<< Oh falso allarme, lui e Rose sono andati al parco a prendere un po’ di gelato al cioccolato da mangiare tutti insieme a merenda, non è un’ottima idea? >>
<< Alice mi prendi in giro? >>
<< No Ed! Dai vieni in cucina che ti faccio vedere una cosa! >>
<< NO ALICE TU SEI PAZZA! ME NE TORNO IN OSPEDALE! IO..>>
Avevo perso facilmente le staffe, come succedeva spesso ormai, ma il suono di un pianto mi distrasse, era una bambina..
<< Oh complimenti! L’hai fatta piangere! >>
“L’hai fatta piangere? Come? Cosa?”
<< Alice che.. che dici?  Com’è…>> non riuscii neanche a finire la frase che mi trovai davanti mia sorella con una bambina bellissima, la mia bambina tra le braccia che piangeva, automaticamente, allungai le mie e me la ritrovai a pochi centimetri dal mio viso. Era bellissima, aveva gli stessi occhi fantastici di Bella, non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso e neanche lei, aveva automaticamente smesso di piangere e mi guardava incantata con il ditino in bocca.
<< A..Alice.. com’è possibile? Lei è.. lei è.. Anya? >>
<< Si Edward, è tua figlia! >>
“è tua figlia”
“è tua figlia”
“è tua figlia”
Senza accorgermene mi ritrovai a girare per la stanza con mia figlia, entrambi ridevamo come due pazzi, ero in paradiso, anche se mancava solo una cosa per rendere tutto ancora migliore, la mia Bella.
<< Edward, tieni questo è per te, adesso arrivano Rose e Daniel e ci mangiamo tutti il gelato al cioccolato che piace tanto ad Anya..vero amore? >>
La mia cara sorellina era partita in quarta come al solito, aveva preso Anya ed insieme erano andata a preparare per la merenda, tra le mani mi ritrovai un cartoncino, lo aprii con sentimenti contrastanti: speranza e angoscia, dolore, felicità..
Dentro alcune parole vergate dalla scrittura di Bella, risaltavano sul foglio immacolato:
Mi fermerò a New York per un paio di settimane, tutte le volte che vorrai potrai vedere nostra figlia.. Oggi non ci sono perché avevo un’importante impegno di lavoro. Scusa per il biglietto che poco degnamente ti inviai un anno e mezzo fa, è giusto che Anya conosca suo padre.. perché so che nonostante tutto sarei il padre migliore del mondo. Isabella
 
Rimirai e rimirai tra le mani il biglietto, come se fosse la cosa più sacra del mondo, e per me lo era! Mi chiedeva scusa, affermava che potevo vedere nostra figlia tutte le volte che avrei voluto e che sarei stato il miglior padre del mondo, secondo lei.. Allora forse non tutto era perso, dopo un anno e mezzo di buio totale, vedevo, anche se non distintamente una luce..
<< Siamo tornatiiii!!! >>
Fui catapultato alla realtà dalla voce di Rose che annunciava il loro arrivo, con un sorriso a 32 denti abbracciai mia cognata e il mio piccolo nipotino preferito.
Guardai stregato la mia piccola bambina mangiare il gelato al cioccolato dal cucchiaino che con attenzione le passavo sulle labbra, ora che la guardavo bene era lo specchio di sua madre, il mio cuore straripava di gioia.
 
Purtroppo giunse il momento di andarmene, si era fatto tardi e Bella aveva già mandato qualche messaggio ad Alice per chiederle se andava tutto bene, mia sorella aveva subito sbuffando che era troppo apprensiva, doveva stare più tranquilla, tra poco sarebbe arrivata. Rose e Daniel erano andati via da poco e la mia Anya dormiva serena sul divano del salone già da un po’..
<< Alice, ciao e.. grazie di tutto! >>
<< Di niente fratellone, per vedere di nuovo spuntare un sorriso sulla tua faccia questo ed altro! Anche se grazie non devi dirlo proprio a me.. >>
<< Si lo so, per favore dalle poi la lettera, a presto! >>
Uscii di casa con una diversa prospettiva della vita rispetto a quando ero entrato, forse l’Edward che quella sera del 20 giugno era scomparso, almeno per 1/8 era tornato. Mentre la mia bambina dormiva, avevo scritto una lettera a Bella, per ringraziarla del grandissimo onore che mi aveva fatto, mettendo al mondo uno spettacolo del genere e permettendomi di essere un buon padre, inoltre finalmente le spiegai come realmente erano andate le cose quella notte a Chicago e molto altro..
Avrei preferito spiegarglielo di persona, ma per ora, in mancanza d’altro poteva bastare, ma non mi sarei fermata solo a quello sicuramente, ora che avevo una piccola luce l’avrei rincorsa fino allo stremo.
Salii sulla mia macchina e misi in moto, ad un certo punto una consapevolezza più forte di qualsiasi altra cosa mi centrò in pieno: volevo vederla!
 



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Capitolo 9
*** Strano effetto ***


Ciao ragazze!!!!!
Ecco finalmente il nuovo capitolo, continua il racconto di Eddy, vi ricordate dov'eravamo arrivate? Al "volevo vederla!"
Spero di aver descritto bene i sentimenti dei due protagonisti! Il prossimo capitolo che è in fase di rifinitura, sotto ho deciso di postarvi un pezzettino ino ino! Grazie per il sostegno che mi date e per le belle parole che spendete per la mia storia, mi date uno stimolo in più per continuarla..

Come sempre sono curiosa di sapere che cosa ne pensate, quindi vi aspetto!
Un grazie di cuore a tutte, anche alle lettrici silenziose.. :)





POV EDWARD

Posizionai la macchina poco distante dal vialetto di casa di Alice, dall’altra parte della strada e aspettai.
Dopo una ventina di minuto sbucò un’ auto (http://www.rpmgo.com/images/mercedes_c63_amg_white.jpg) che si fermò proprio davanti al vialetto, era un gran popò di macchina e alla guida non poteva essere Bella, era arrivata troppo veloce, le dicevo sempre che la sua guida da lumaca mi terrorizzava, quindi era qualcun altro.. ma chi?
La portiera si aprì dalla parte del passeggero e scese Bella, la mia Bella.. ne rimasi completamente abbagliato. Era più magra dell’ultima volta che l’avevo vista, ma mai così bella, faceva male vederla; indossava sicuramente abiti firmati, forse in quell’anno il ribrezzo per lo shopping era scemato.
Aveva un paio di jeans molto aderenti che mettevano in risalto le sue bellissime gambe e delle scarpe nere che come minimo avevano un tacco 10, in rare occasioni l’avevo vista con i tacchi ai piedi e poi vederla camminare con tutta quella disinvoltura verso la porta di casa, mi fece uno strano effetto. (http://a2.sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc6/185716_168908386490661_146937288687771_351437_4391776_n.jpg)
Sopra invece indossava un giubbottino di pelle nero, era semplicemente divina.
Mia sorella le aprì e le lasciò in braccio nostra figlia, si scambiarono alcune parole, Alice sorrideva e le parlava con calma, il viso di Bella non riuscivo a vederlo perché mi dava la schiena; poi ad un certo punto si girò e s’incamminò verso la macchina.
Un tizio uscì dalla parte del guidatore, era alto, muscoloso e biondo castano, anche lui era vestito sicuramente con abiti costosi, mi feci prendere subito dallo sconforto, era andata oltre, mi aveva dimenticato.. ma come poteva dimenticarmi?
L’idea che quel colosso potesse anche solo sfiorarla mi contorceva le budella, non potevo crederci, lei era MIA, per poco non mi feci scoprire uscendo più che furente dalla macchina, intenzionato a riempire di botte quel pallone gonfiato.
Bella con un sorriso le passò nostra figlia e il tizio la prese tra le braccia, lasciandole un bacio fra i capelli, sistemandola poi dopo, sul sedile posteriore, immediatamente strinsi il volante con tutte e due le mani. Mia sorella corse incontro a Isabella, porgendole la busta bianca, nel quale dentro c’era la mia lettera, nel mentre con disinvoltura andò ad abbracciare e baciare il megafusto.
Come faceva mia sorella a conoscerlo???
Allora era quello che mi nascondeva nei suoi sorrisino o nelle sue parole, non voleva che facessi cose stupide perché sapeva che oramai Bella era andata avanti, si era trovata un riccone che poteva accollarsi una madre e una figlia e darle una vita lussuosa. Non ci potevo credere, quella non era la Bella con cui avevo condiviso tutti i più bei sogni adolescenziali della mia vita, non era la donna che amavo ancora più della mia stessa vita..
Una terribile sensazione si fece strada in me e la speranza che poco prima avevo trovato negli occhi di mia figlia e in quel biglietto del tutto inaspettato si frantumò, ero di nuovo solo con il mio dolore e la mia disperazione.
Guardai le mie mani che ancora stringevano convulsamente il volante, le nocche ormai erano bianche cadaveriche, non c’era più sangue, dopo aver messo la prima e aver dato un ultimo sguardo a mia sorella che chiacchierava allegra con il megafusto partii nel traffico newyorkese.
Non vedendo così una Bella completamente disperata, che teneva stretta al petto la mia busta come se fosse stata la cosa più sacra al mondo, e per lei lo era…
 
 
Quella sera come sempre andai in palestra a sfogare tutte le mie frustrazioni, quel “vizio” me lo aveva dato il mio amico e collega Mike Newton che a sua volta aveva un altro amico che avevo conosciuto in quelle circostanze di nome James Nomadi.
Mike era un buon amico, doveva farsi ancora le ossa sia nel lavoro che nella vita, aveva due anni meno di me; la su fortuna era che Richard Newton, nonché suo padre, era uno dei chirurghi più famosi di New York.
Invece il caro James Nomadi lavorava in un’importantissima società di import ed export di qualcosa, sinceramente non mi ero mai più di tanto interessato alla sua vita, non andavamo molto d’accordo, anche se ogni tanto eravamo usciti a berci una birra, era molto subdolo.
Inoltre una delle cose che mi faceva andare in bestia del suo carattere era che aveva un pessimo senso del dovere con le donne, passava gran parte del tempo durante gli esercizi in palestra a commentare le tette di quella se non il culo dell’altra. E quello era niente, a volte raccontava anche come poco degnamente l’aveva trattata a letto e di come, il più delle volte, ne approfittava: odioso.
Mentre correvamo  sui tapirullant, preso dagli avvenimenti del pomeriggio per mia sfortuna mi ero dimenticato l’ipod, lo sentii descrivere una delle sue ultime conquiste.
<< Mike anche se la vedessi non potresti credere ai tuoi occhi, dico sul serio, è troppo bella, no anzi figa, non c’è un aggettivo migliore per definirla! A un fisico che quando cammina parla da solo. >>
<< Ti si è flippato il cervello amico? >>
<< Ma figurati! Però è una dura, tutti i maschi dell’ufficio quando è entrata l’hanno fissata con la bava alla bocca >>
<< Addirittura? >> dai non è possibile..
<< Oh si Edward! Ti giuro è uno schianto, anche se credo che sia tutta del suo capo, lui è sposato ma se hai una così per segretaria non puoi non farci niente. Penso proprio che sia una bravissima amante! >>
Mike sembrò più incuriosito del solito..si vede che James era più bravo del solito ha descrivere la sua povera preda.
<< Come si chiama la biondona? >>
Biondona perché in genere “le preferite” di Nomadi erano sempre e solo bionde: tinte, naturali, ossigenate..
<< No mio caro, questa volta stranamente non è una bionda ma una mora, e che mora, comunque si chiama Marie qualcosa. >>
Be l’unica mora figa che si possa definire tale è Bella.. la mia Bella..
<< Ma allora si sbatte veramente il suo capo? Lui com’è un vecchiaccio senza denti? Dai raccontaci qualche dettaglio di più! >> chiese Mike curioso..
<< Allora devi vedere a volte come si guardano, certo lui è russo e capisce veramente pochissimo d’inglese, allora lei fa da traduttrice, però lui non è per niente vecchio, se non fossi maschio >> “e che maschio” << potrei permettermi di dire che è un bell’uomo, ma in ogni caso penso che lei ci vada a letto solo per sedare i suoi istinti di donna e per approfittarne, non avete la più piccola idea di quanto guadagna quello schianto. >>
E continuò nel suo racconto, descrivendo gli sguardi, le parole, l’affinità che c’è tra i due e i suoi piani per conquistarla, come quello di infilarle nel giubbotto di pelle il suo numero di telefono, fino a che finalmente le due ore finalmente passarono e dopo una doccia veloce me ne tornai a casa.. o meglio all’appartamento, dopo aver salutato i miei due “amici”.
<< Ciao ragazzi, buona serata! James spero che riuscirai a conquistarla >>
<< Ciao Ed! A domani! >>
<< Ciao Edward, tranquillo farò del mio.. peggio! >> e fece partire una delle sue risate sguaiate che facevano venire solo i brividi, non sarei voluto essere nei panni di quella povera donna.
<< Comunque la vedrai anche tu, sarà o meglio, con il suo amante, sarà la stella del ballo di beneficenza di sabato. Quando la vedrai si sveglieranno tutti i tuoi istinti più selvaggi! >>
<< Già.. non vedo l’ora allora.. >>
Arrivato all’appartamento buttai il borsone per terra e mi sdraiai sul letto, ero stanco quella sera avevo fatto parecchi esercizi, volevo togliermi dalla mente l’immagine di Bella e quel megafusto perfetto che teneva mia figlia tra le braccia quasi come se fosse la sua. Se non mi fossi imposto di stare fermo in macchina, avrei potuto fare un casino, ma almeno così non avrei avuto questo peso enorme sullo stomaco.
Guardai il cellulare, nessuna chiamata; sulla busta le avevo scritto il mio nuovo numero, sapevo che non avrebbe mai letto la lettera, come sapevo che non mi avrebbe mai chiamato. La conoscevo troppo bene, orgogliosa fino al midollo e testarda come un mulo, speravo, non sapevo neanche cosa, ma speravo.
Da una parte ero terrorizzato, se mi avesse realmente chiamato non avrei saputo che fare, come parlarle, avevo paura di vederla, l’avrei solo e sempre voluta tener stretta tra le braccia, se lo avessi potuto cancellare quella stupida notte a Chicago.
 
POV BELLA
 
Ero sdraiata sul bel letto matrimoniale del mio appartamento, la piccola Anya dormiva serena, mentre io ero distrutta dal macigno che sentivo al posto del cuore.
Avevo aperto e chiusa la busta mille volte, l’avevo annusata, baciata, avevo versato lacrime sulla carta bianca; l’unica cosa che non avevo fatto era stato leggere la lettera che era contenuta all’interno e che sicuramente conteneva, vargate dalla bella calligrafia di Edward, spiegazioni.
Era ormai da un tempo indefinito che guardavo il mio cellulare e la mia anima combatteva se premere o meno quel dannato tasto verde.
Volevo sentire la sua voce? Volevo vederlo? Lo amavo?
Erano tutte domande che mi frullavano nella testa, il mio cuore urlava si, si, si, ma la mia testardaggine diceva tutt’altro. Non sapevo che fare.. poggiai sul ripiano del comodino il cellulare, dopo aver memorizzato il suo numero, strinsi al petto la busta all’altezza del cuore e mi lasciai cullare dalle mie lacrime salate, nell’incoscienza del sonno, abitato dal viso del mio grande e unico amore.



SPOILER

La settimana proseguì tranquilla, o almeno apparentemente tranquilla, avevo un enorme peso sullo stomaco, mi sentivo un po’ un automa che stava in piedi per forza di inerzia e non perché realmente riusciva a vivere.
Perché per me, stare lontano al mio unico amore era una sofferenza, per fortuna ancora una volta mi ancorai a mia figlia.  La busta era sotto il mio cuscino, ogni sera passavo minuti, ore a girarmela tra le mani, non mi ero ancora decisa a leggerla, sapevo che dopo non sarei stata più la stessa e avevo una fottuta paura di ciò che avrei trovato dentro.
Il venerdì mattina, presa da chissà quale forza della natura entrai nell’ospedale dove una volta lavorava Edward tenendo mia figlia in braccio, volevo..  non so neanche io cosa volevo..
 






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Capitolo 10
*** Ospedale ***


Ciao ragazzuole! Cm va?
La mia vita nell'ultimo periodo è un po' un casino, ma faccio il massimo per rispettare i termini di consegna dei capitoli..
L'altra volta avevo messo un piccolo spoiler e finalmente si saprà se Bella ed Edward si incontrano realmente!
Ho notato un calo nelle recensioni.. spero cmq che la mia storia continui a piacervi!
Sono aperta ad ogni tipo di critica, consiglio.. quindi non fatevi problemi, ci tengo molto che questa storia possa piacere!!! Un ringraziamento a tutte, silenziose e non.. A presto
Vostra, Nihal






La settimana proseguì tranquilla, o almeno apparentemente tranquilla, avevo un enorme peso sullo stomaco, mi sentivo un po’ un automa che stava in piedi per forza di inerzia e non perché realmente riusciva a vivere.
Perché per me, stare lontano al mio unico amore era una sofferenza, per fortuna ancora una volta mi ancorai a mia figlia.  La busta era sotto il mio cuscino, ogni sera passavo minuti, ore a girarmela tra le mani, non mi ero ancora decisa a leggerla, sapevo che dopo non sarei stata più la stessa e avevo una fottuta paura di ciò che avrei trovato dentro.
Il venerdì mattina, presa da chissà quale forza della natura entrai nell’ospedale dove una volta lavorava Edward tenendo mia figlia in braccio, volevo..  non so neanche io cosa volevo..
Subito pensai che Anya sarebbe stata felice di vederlo, ma più di tutti io, era inutile che me la menavo ancora, volevo vedere, anche solo per un istante gli occhi verdi, profondi, i capelli rossi spettinati, la mascella squadrata, il suo fisico che da ragazza avevo sempre definito peccaminoso. In effetti però se mi fosse capitato davanti non avrei saputo se scappare, ridere o piangere, ma avrei inventato sul momento; inoltre volevo anche che desse un’occhiata alla piccola, era dalla sera prima che aveva un po’ di raffreddore e non volevo che si tramutasse in febbre.
Mi avvicinai al banco all’entrata, avevo smesso di respirare già da un pezzo..
<< Buongiorno signora, in cosa le posso essere utile? >> un donna di mezza età che non corrispondeva all’infermiera super indaffarata che non dava confidenza a nessuno mi sorrise gentilmente. Ripresi a respirare.
<< Salve, stavo cercando un pediatra, amico di famiglia.. mia figlia non sta tanto bene e vorrei che la visitasse! >>
<< Si certo, per caso è il dottor Mc Cathy? >>
<< Ehm no.. il dottor Edward Cullen, oggi è di turno? >> Ti prego no, ti prego si..
<< Il dottor Cullen.. per caso ha i capelli rossi, giovane, un bel ragazzo? Sposato mi sembra anche.. >> Oddio adesso pensa che sono una sfascia famiglie..
<< Si esatto, mia figlia è la nipote, solo che sono qui per lavoro e non sapevo a chi altri rivolgermi.. mi può indicare il suo studio gentilmente? >>
<< Oh no, mi dispiace! Si è trasferito al Columbia mi sembra un annetto fa, se non mi sbaglio. Adesso è piuttosto bravo, il caro direttore lo rimpiange sempre, ma questo che rimanga tra noi cara. >> Trasferito? Che strano.. questo era così vicino a quella che era stata casa nostra..
<< Allora lo cercherò là..grazie per la disponibilità! Buon lavoro! >>
Uscita dall’ospedale decisi che avevo fatto trenta..perchè non fare trentuno?
Salii sul taxi sempre tenendo mia figlia stretta..
<< Columbia hospital per favore.. >>
<< Certo signora! >>
Mi persi con la mente guardando fuori dal finestrino, Alexander era rimasto all’appartamento, domenica dopo il ballo di beneficenza sarebbe partito, inscenando un problema dell’ultimo minuto a casa, in modo da creare un po’ di pressione.
La verità era che gli mancava troppo Tatiana e i suoi figli, anche perché qui era calma piatta da tutti i fronti e non si riusciva a trovare un punto di incontro, il caro signor Morgan, aveva dei problemi più ingenti al momento, quali non lo sapevamo, ma speravo di scoprirlo, al più presto.
Infatti io sarei rimasta qui e avrei cercato di instaurare un miglior rapporto con quel caro signore che a volte mi ricordava il mio dolce nonno; ne avevo parlato anche con Alex, avevo paura che fosse soggiogato da quel brutto ceffo di James Nomadi, qualcosa, soprattutto per quanto riguardava il piano finanziario dell’azienda, non mi faceva ben pensare. Quella sottospecie di uomo non riuscivo a sopportarlo, anche con tutta la buona volontà che avevo, mi aveva pure messo il suo numero di telefono nel giubbotto di pelle, il bigliettino adesso era da qualche parte tra i rifiuti di tutta New York.
<< Signora siamo arrivati, sono trenta dollari! >>
<< Si certo, tenga.. >>
Scesi dalla macchina molto tesa, vedevo la gente scorrermi vicino mentre m’incamminavo all’entrata del grande edificio bianco, mi continuavo a dire che entravo giusto per vedere se c’era o meno, anzi no perché Anya voleva salutarlo..
Poi sarei andata a comprare il vestito per il “ballo” e i vari accessori, magari avrei chiesto ad Alice di farmi compagnia, ma tutto dopo averlo visto.
Presi un profondo respiro e mi avvicinai al banco all’entrata, questa volta non c’era una signora gentile, ma tutt’altra, una ragazza forse della mia età, che aveva una gran stizza, quasi con la puzza sotto al naso.
<< Salve serve qualcosa? >> Be pure maleducata, decisi di andare dritta la punto..
<< Si, cerco il dottor Cullen, pediatria! >> mi guardò con aria tutt’altro che professionale, si proprio una gran maleducata!
<< E perché lo cerca? >> Dovevo mantenere la calma..
<< Mia figlia non sta molto bene.. >>
<< Ha un appuntamento? >>
<< No, mi ha detto di cercarlo se ne avessi avuto bisogno.. >>
<< È impegnato con un caso molto problematico, mi dispiace, la prossima volta prenoti un appuntamento, grazie e arrivederci! >> detto questo si girò dall’altra parte.. Ma che gran cafona!
<< Senta forse non ha capito, lo chiami pure, le dica che c’è Isabella, e vedrà che mi lascerà passare per visitare mia figlia.. >>
<< Non può, ora se vuole scusarmi.. >>
<< Va bene, capisco. Mi può indicare la pediatria? Mia figlia voglio comunque che venga visitata! >>
La cafona, mi indicò il piano e salii subito sul primo ascensore che trovai, sapevo che avrei fatto una grossa cazzata ma ora che ero a pochi metri da lui non mi avrebbe neanche fermata il Presidente degli USA in persona.
Mi ritrovai in un corridoio verniciato con dei colori pastello molto intensi, mi piaceva un sacco, incontrai subito una donna che mi sembrò molto meno schizzata della precedente, dal camice dedussi che era una tirocinante.
<< Scusi sto cercando il dottor Cullen, dovrebbe visitare mia figlia.. >>
<< Eh no mi dispiace è impegnato in un caso molto problematico. Se vuole però in reparto ci dovrebbe essere il dottor Newton, è molto bravo. >>
<< Ah capisco, no be.. posso anche aspettare per quanto tempo ne avrà? >>
<< E penso per tutta la giornata, guardi che il dottor Newton è molto bravo, o altrimenti se si fida le posso dare io un’occhiata alla sua bella bimba. >>
Perché no? Così magari sarei riuscita a guadagnare tempo..
<< Si preferirei.. grazie, da ieri sera che ha un raffreddore da cavallo e non vorrei che diventasse febbre. >>
<< Certo si accomodi.. >>
Visitò mia figlia che nel mentre si era svegliata, in un bell’ufficio dai colori caldi, per fortuna non c’era ancora la febbre, ma doveva stare al caldo e non prendere molto freddo, la ringraziai per la sua cortesia e non potei chiederle di vedere se Edward riusciva a liberarsi per cinque minuti.
Quando tornò, poco dopo, mi disse che il bambino stava piuttosto male e che il dottor Cullen non poteva proprio sganciarsi al momento.
<< Grazie lo stesso, se più tardi vede Edward le dica che lo salutano Anya..e Bella! >>
<< Certo! Mi raccomando piccola rimettiti, buona giornata! >>
 
Più tardi tornai all’appartamento, affidai la piccola ad Angela e mi inoltrai nel centro newyorkese alla ricerca di Alice, che mi aveva dato appuntamento al bar Summer, la  trovai in poco tempo. Insieme ci buttammo in una sana sessione di shopping, come l’aveva definita lei, tanto che riuscii a trovare un bellissimo vestito e delle scarpe dal tacco vertiginoso ma che erano adatte all’occasione.
Il problema si presentò quando quella pazza volle entrare a tutti i costi in un negozio di Vittoria secret’s e comprare tanti completini intimi striminziti.
<< Alice io non ne ho bisogno veramente, quando invece verrà il momento chiederò il tuo aiuto e mi comprerai la cosa più striminzita del negozio, ma ora proprio no. >>
<< Oddio Bella come sei pudica, questa però me la lego al dito, me ne ricorderò. >>
Con lei era sempre impossibile non perdere, prima o poi ci facevi l’abitudine..
Quando tornai alla base dal mio giro di shopping notai che la mia bambina aveva anche un po’ di tosse, la misi al caldo e le raccontai la favola della mamma e del papà, la sua preferita, ma in fondo anche la mia…
 

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Capitolo 11
*** Casa Morgan ***


Ciao ragazze!!!!!
Finalmente aggiungo un nuovo capitolo.. forse è un po' troppo lungo?
Eccoci giunte al momento del prologo.. che capiterà alla festa del Signor Morgan? La nostra Bella lo incontrerà o non lo incontrerà? E la reazione di Edward?
Be semplice.. vi lascio al capitolo!!!!! Un saluto festoso!
Aspetto sempre con piacere i vostri pensieri... :)





Non ero tanto sicura di voler andare a quella festa a casa del signor Morgan, ma giustamente anche quello era lavoro, Alexander era già pronto nel suo bellissimo smoking nero di CK mentre io per la serata avevo scelto, il pomeriggio prima con Alice, un vestito da sera rosso (http://vestitidaseraora.altervista.org/images-vestiti/vestiti-da-sera/vestito_da_sera_rosso_3.jpg), con sandali e pochette nera; mi sentivo bella.
Il taxi era già in strada che ci aspettava, arrivati alla famosa villa, sulla soglia ci accolse il signor Morgan con la moglie, una bella signora, vestita anche con gusto, e dal suo leccapiedi che mi stava a dir poco antipatico: James Nomadi.
Quella sottospecie di uomo si profuse subito in mille complimenti, squadrandomi come se fossi stata del cibo che non mangiava da una settimana, Alexander lo guardò malissimo, effettivamente agli occhi di terzi, come sguardo, poteva essere inteso come una rivendicazione di territorio, ma in verità il mio capo era solo infastidito dal comportamento di Nomadi.
Ero piuttosto preoccupata, avevo lasciato Anya con Angela ma stava poco bene, il raffreddore e la tosse erano un po’ peggiorate, alzando anche la febbre di qualche linea, infatti di lì a poco sarei andata a telefonare per vedere la situazione.
<< Bella guarda com’è vestita quella signora là, non ha paura di passare per una balenottera aspiaggiata? Ma in che posto siamo finiti? >>
<< Alex.. resisti solo poche ore.. >> lui sbuffò mentre io scoppiai a ridere.
<< Ciao ragazzi, avete visto che pacchianata di festa? Scappiamo vi prego, odio indossare lo smoking, sembro un pinguino! >>
Finalmente era arrivato anche Vladimir a risollevare un po’ l’atmosfera che aleggiava nella sala da ricevimento della villa-castello del signor Morgan.
<< Guarda lascia stare, ringrazio il cielo che domani me ne torno in Russia dalla mia Tatiana.. >>
<< Già e mi abbandoni qua.. comunque, parlando di cose serie, ho già contattato quel tuo amico di cui mi hai dato il numero, domani gli inoltro tutte i resoconti finanziari dell’azienda.. e poi stiamo a vedere! >>
Avevamo deciso di controllare se il caro James Nomadi la contava giusta, in particolare riguardo alle ingenti somme di denaro che ogni tanto scomparivano magicamente dai resoconti, quell’uomo stava fregando completamente il signor Morgan, che a nostro avviso ci sembrava una brava persona..
<< Speriamo di scoprire con le mani nella marmellata quel cazzone che tra l’altro sta venendo verso di noi con dei suoi amichetti, credo.. >>
Vladimir non riuscì a trattenere un risata e io decisi di andare a fare una telefonata, a volte potevo veramente essere una madre apprensiva, ma ero molto preoccupata.
<< Vado a fare una telefonata.. >>
Mi girai e uscii fuori da una delle grandi vetrate che si affacciavano al giardino, prima di essere intercettata da Nomadi, mi mancava solo più conoscere altri montati come lui e poi sarei stata a posto.
Chiamai Angela: al terzo squillo mi rispose..
<< Angela tutto bene? >>
<< Si Bella tranquilla, ha mangiato e mi sembra che stia un po’ meglio, certo sforna catarro come il panettiere la mattina.. ma è tutto ok! >>
<< Ok grazie, scusami, non è che non mi fido di te, ma.. >>
<< Tranquilla, a dopo allora! >>
Salutai e staccai la chiamata, ero un po’ più tranquilla ora, anche se speravo solo che non crescesse ancora la febbre, magari l’indomani sarei andata a trovare Edward in ospedale.. Ah no, che cosa mi aveva detto Alice a proposito di dove passava lui la domenica? Non me lo ricordavo..
Rientrai nella confusione della sala che si era riempita durante la mia telefonata, cercai Alexander tra la folla e lo trovai in un gruppetto di uomini, tra loro c’era Vladimir e Nomadi.
Mi avvicinai sorridendo qua e là a chi incontravo lungo la strada, quando Alexander mi vide mi guardò con una faccia strana, perché mi guardava così? Quasi volesse dirmi di tornarmene da dove ero venuta, lo guardai a mia volta con un grosso punto interrogativo fino a quando anche Nomadi si accorse della mia presenza.
<< Oh ecco la stella della serata, Marie lasci che le presenti il figlio del dottore che ha preso a cuore questa serata e un suo collega. >>
Sentivo le parole di Nomadi, forti e chiare, ma i miei occhi si erano fermate su delle spalle, fasciate da uno smoking nero che avrei riconosciuto tra mille, e quei capelli, non erano per niente cambiati.. senza accorgermene avevo smesso di respirare, ecco perché Alex mi guardava così, lui conosceva il mio cognome da sposata e sicuramente aveva intuito tutto, oltre al fatto che aveva visto parecchie foto due sere prima a casa di Alice.. cercai di riprendere a respirare..
Fu un attimo, lui si girò e incollò i suoi profondi occhi verdi ai miei..
 
 
 
 
 
 
POV EDWARD
 
Avevo lavorato tutto il giorno venerdì, ero veramente esausto, ma finalmente Benjamin stava un po’ meglio ed ero stato contento di vedere nascere un sorriso sincero sulle facce dei genitori dopo tanto tempo.
Alla mattina avevo visto Kate, la tirocinante, entrare nella stanza di Benjamin, era una brava ragazza e molto preparata.
<< Dottor Cullen, ha cinque minuti? Una signora con la figlia vorrebbe salutarla >>
<< No Kate mi dispiace, ne avrò ancora per molto tempo >>
<< Ok nessun problema >>
Quando finalmente finii il turno, mentre passavo nel corridoi per andare verso l’ascensore incontrai di nuovo Kate.
<< Com’è andata la giornata? >>
<< Bene grazie..sono troppo contenta di aver scelto questo ospedale per il tirocinio, nonostante gli orari un po’ stressanti.. mi trovo bene! >>
<< Sono contento, allora ci vediamo domani.. Buona serata! >>
<< Anche a lei dottor Cullen! >>
Con un sorriso ripresi a camminare, stavo per premere il tasto di chiamata per l’ascensore che mi sentii nuovamente chiamare.
<< Ah mi sono dimenticata di dirle che la signora con la figlia mi ha pregato più volte di salutarla, voleva che visitasse la figlia, ma dato che aveva da fare le ho dato un’occhiata io alla bimba >>
<< Hai fatto bene, aveva qualcosa di grave? >>
<< No, un raffreddore da non sottovalutare.. >> quella era sicuramente una madre apprensiva se per un leggero raffreddore portava la figlia per una visita in ospedale.
<< Ti ricordi per caso come si chiamava? >>
<< Beh certo, mi ha detto testuali parole: “se più tardi vede Edward le dica che lo salutano Anya..e Bella!” dottor Cullen? Si sente bene? >>
<< Si.. si Kate a domani e grazie! >>
Non ci potevo credere, Bella era stata a pochi metri da me, dubito che era venuta realmente a far visitare sua figlia, era in grado di controllare da sola a un semplice raffreddore, era venuta per me.. Oddio era venuta per me!
Voleva che salutassi Anya ma in fondo voleva anche salutarmi.. ma allora perché non mi aveva ancora chiamato? E la lettera l’aveva letta si o no?
Fui interrotto dalla voce lamentosa di Jessica che si sbracciava per farsi vedere da me al banco d’entrata, da quando mi ero trasferito in questo ospedale non mi staccava gli occhi di dosso, anche se più volte le avevo spiegato che ero sposato.
Una volta era stata anche capace di farsi trovare in abiti poco consoni nello spogliatoio del mio reparto.. al pensiero avevo ancora i brividi.
<< Dottor Culleeeeeeeen!!! >>
Mi girai giusto per muovere un po’ la mani nella sua direzione e svignarmela prima che mi fosse saltata addosso.
 
<< Edward, stai benissimo con questo smoking. Divertiti stasera! >>
<< Grazie Alice.. >>
Uscii da casa di mia sorella, mi aveva costretto a passare, per farmi vedere se ero decentemente conciato per quel stupido ballo di beneficenza o come si chiamava.
Ero più che convinto che a quella festa non ci volevo andare, ma non avevo proprio alternative, già sopportare James mi era difficile, figuriamoci tutti gli altri suoi simili.. se non avessi promesso al buon Mike che sarei andato me ne sarei tornato all’appartamento per sdraiarmi sul letto e continuare a pensare alla mia Bella.
Arrivai alla villa del Signor Morgan, che mi accolse sulla soglia con sua moglie, una signora elegante che portava bene i suoi anni e l’immancabile James che mi fece un occhiolino; già che questa sera mia avrebbe presentato la sua biondona-mora-  schianto. Dentro, nel salone, adibito a sala da ballo e zona buffet, c’erano alcuni invitati, tra i quali scorsi subito Mike e lui fece altrettanto.
<< Ciao Edward! Andiamo a prenderci da bere? >>
<< Si Mike, che mi sto ancora chiedendo perché sono qui.. >>
<< Dai che ci divertiremo, non vedo l’ora di vedere l’amichetta di James.. >>
<< Già si certo.. >>
Non ero più tanto bravo a stare con la gente, nell’ultimo anno mi ero isolato parecchio dal mondo, erano rare le occasioni in cui mi trovavo in un posto affollato.
<< Per me un martini e tu Edward? >>
<< Lo stesso, grazie.. >>
Mi girai verso la sala che pian piano si stava sempre più riempiendo, c’era buona parte della società più influente di New York, donne e uomini che pensavano solo ai soldi, ai vestiti costosi e al lavoro.
Perso nelle mie elucubrazioni sentii dei mormorii giungere dall’entrata, era arrivato qualcuno di molto influente per scatenare tutti questi commenti; ma quello che vidi mi gelò sul posto, non ci potevo credere.
Era lì a quel dannato ballo, la mia Bella con il megafusto che la teneva a braccetto, no, non poteva essere lei, sembrava una Dea, era vestita come una Dea, rimasi completamente imbambolato..
<< Edward tutto bene? Sei sbiancato.. >>
<< Si..si! >> avrei voluto urlare, correre, prenderla stringerla tra le mie braccia, ripeterle quanto l’amavo ancora..
Lei si guardava intorno un po’ spaesata, poi ad un certo punto il megafusto le confessò qualcosa nell’orecchio e lei scoppiò a ridere di gusto.. Dio quanto mi era mancata la sua risata! Dal posto in cui ero, la potevo osservare senza essere visto, ad un certo punto li raggiunse un altro tizio e iniziò a ridere e scherzare con loro, mi sembrava di averlo già visto da qualche parte, ma non mi ricordavo dove.
<< Allora ragazzi.. venite a conoscere la stella della serata? >>
Non mi ero neanche accorto che James si era avvicinato a noi, Mike subito iniziò a saltellare felice, io dal canto mio non riuscivo a capire chi poteva essere la ragazza misteriosa, nessuna quella sera sarebbe riuscita a superare la bellezza di Bella.
Però quando vidi da che parte si dirigeva Nomadi smisi di respirare e il cuore iniziò a battermi senza freno, no no no.. non riuscivo a crederci.
<< Vladimir che fine ha fatto la nostra Marie? >>
Come? Dove era finita? Sentii la persona a cui James aveva rivolto la domanda tradurla in russo, certo perché non ero riuscito ad arrivarci prima? Lei aveva studiato russo per anni e anni, tanto che qualche frase l’aveva insegnata anche a me, in più il suo secondo nome era Marie ed era sempre stata bellissima.
Mi decisi ad alzare i miei occhi, davanti a me avevo il megafusto che mi guardava con uno sguardo impenetrabile, mi guardava come se volesse spogliarmi fino nel più profondo dell’anima, forse non era tanto un megafusto senza cervello.
<< Signor Alexander lui è il dottor Edward Cullen >>
Sentii la traduzione che il ragazzo fece, ma lui non mi staccava gli occhi di dosso,
<< Piacere >> contemporaneamente allungammo le mani, la sua stretta era forte, sicura, verso la fine del saluto strinse un po’ di più la presa, dicendo in russo
<< Il piacere è tutto mio signor Cullen finalmente conosco di persona lo stronzo che ha tradito Bella >>
Capii gran parte di quello che mi disse, Bella mi aveva insegnato le parole basi e anche le parolacce che di solito usavo per sfottere mio fratello Emmet, l’interprete ovviamente tradusse solo la prima parte ma io feci intendere che avevo perfettamente capito. Purtroppo eravamo in un posto pieno di gente, altrimenti a quest’ora avrei già tirato un pugno dritto sul naso del megafusto, giusto per rompergli il setto; anche se molto probabilmente sarei andato all’ospedale anche io, era proprio grosso.
Mi limitai a serrare i pugni e nasconderli nelle tasche, facendo finta di concentrarmi sulle parole che usciva da Mike e Vladimir; poi ad un certo punto sentii la voce di James rivolgersi ad un’altra persona..
<< Oh ecco la stella della serata, Marie lasci che le presenti il figlio del dottore che ha preso a cuore questa serata e un suo collega. >>
E così il momento era arrivato, aspettai un attimo prima di girarmi, guardai la faccia che faceva il megafusto, sembrava piuttosto implorante, la guardava come se volesse suggerirle di scappare via il più lontano possibile, cos’è aveva paura di me?
Presi un grosso respiro e mi girai.. i suoi occhi cioccolato si inchiodarono inevitabilmente ai miei come era sempre stato, facendoci perdere l’uno nella profondità dell’altro..

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Capitolo 12
*** Gelosia che ritorna.. ***


Ciao mie care lettrici,
finalmente si incontrano, che cosa succederà? Dal titolo potete capire qualcosa.. Il nostro Eddino si lacserà trasportare dalla gelosia? Chissà..
Come sempre mi sento in obbligo di ringraziare tutte voi silenziose e non, spero che la storia continui a piacervi, io sto cercando di dare il massimo nel scriverla!
Sto pensando se aggiungervi o meno uno spoilerino.. ma quasi quasi lo posterò a chi recensisce! :)
Grazie mille ancora e a presto con u bel POV BELLA!







POV EDWARD


Era rimasta sempre la stessa, bella e fiera come non mai, anche così algida ed irraggiungibile come una torre d’avorio.
Passarono cinque interminabili minuti, mentre ci guardavamo dentro l’uno nell’altro, ormai il mondo che ci circondava non esisteva più, sul suo volto, nei suoi occhi vedevo passare troppi sentimenti: sorpresa, dolore, rabbia, amore.. come un turbine; fino a che riacquistò un po’ di controllo, che mutò subito in un sguardo impenetrabile.
<< Allora Marie lui è il dottor Mike Newton,  il figlio di un famoso chirurgo >>
Vedevo Alexander che la guardava con apprensione, lei dal canto suo era una maschera di indifferenza, com’è che l’aveva definita James? Uno schianto..
Poi mi girai a guardare la faccia di Mike, strinsi automaticamente i pugni, era stregato mentre le stringeva la mano, Nomadi invece le teneva, come se nulla fosse, una mano  sulla schiena, quasi nuda.
<< Piacere Marie Swan >>
<< Il piacere è tutto mio signorina, mi era stata già elogiata la sua bellezza e come posso vedere non scherzavano, complimenti! >>
Dovevo stare calmo, ora che riflettevo, quell’uomo stupido mi aveva raccontato più volte i mille modi subdoli con i quali aveva cercato di instaurare un rapporto, Dio gli aveva anche nascosto il bigliettino con il numero di cellulare nel giubbotto di pelle.. L’avrei ammazzato con le mie stesse mani se l’avesse anche solo ancora sfiorata, poi che lei non mi voleva era un altro discorso, ma NON LUI!
<< Signora prego.. >> Co..come?
Si era risposata cazzo? No impossibile.. per legge era ancora sposata con me..
<< Wow! Quante cose si devono scoprire ancora di lei, Marie. >>
Momento di puro godimento, l’aveva spiazzato..
<< Invece lui è il dottor Edward Cullen, pediatra piuttosto famoso >>
I suoi occhioni cioccolato si incastrarono nei miei, non sapevo che fare, decisi di improvvisare, mi sarei fatto guidare dal mio istinto.
Mi allungò la mano, che tremava un po’, sperai che fosse un sintomo dell’emozione che sentiva nel vedermi e toccarmi, anche se per un gesto sfuggevole come una stretta di mano.. Allungai istintivamente la mano, ogni fibra del mio corpo stava bramando quel contatto, che non tardò ad arrivare.. non mi piaceva, aveva uno sguardo impenetrabile, con me non era mai riuscita a nascondere quello che sentiva, spesso avevo visto il suo volto colorarsi di rosso e ora niente, coglievo solo indifferenza.
Decisi di renderla perscrutabile, la spinsi verso di me e appoggiai le mie labbra sulla sua mano, per un breve e fugace bacio..
<< È un piacere conoscerla >> calcai guardandola intensamente << signora Swan >>
<< Piacere mio dottor Cullen >>
Per un secondo, un dannato secondo, notai l’imbarazzo nel suo sguardo, un lieve rossore appena accennato, ma poi il suo viso si ritrasformò nuovamente in una maschera di ceramica.
Si scostò subito e affiancò il megafusto che la guardava con evidente preoccupazione, bisbigliandole qualcosa nell’orecchio e lei annuire, mi dava altamente sui nervi; ero sempre stato un tipo piuttosto geloso. Ciò che era mio era mio e nessuno doveva permettersi di toccarlo, ma ormai lei non rientrava più nel mio mondo, ero veramente frustrato!
<< Oh bene, avete già conosciuto due dottori molto famosi, vi vorrei presentare alcuni miei amici.. >> era arrivato il signor Morgan che portò i suoi due ospiti a far un po’ di conoscenza, notai che prima di andare via, Bella non mi degnò neanche di uno sguardo.
<< Allora che vi dicevo ragazzi.. non è un bocconcino molto appetitoso! >>
Cercai di trattenermi, non volevo rovinare la serata tirando un pugno in faccia a James, ma poco ci mancava..
<< Be si, bella è bella.. peccato solo che ha un bel caratterino! Però James mi dispiace per te ma a quanto ha detto è sposata..>> “già con me..”
<<  Si ma non è un problema come fa cosacce con il suo capo può farle anche con me, solo che da me non riceverà soldi a palate, ma ben altro.. >>
Non li sopportavo decisamente più.. Fanculo!
<< Ragazzi vado a prendermi da bere, a dopo! >>
Non si accorsero neanche che me ne stavo andando, erano troppo intenti a ridere su come avrebbero potuto conquistare quella che almeno legalmente era ancora mia moglie. Mi appoggiai al bancone del piano bar, cercandola con lo sguardo, la vidi non tanto distante da me, stava parlando o meglio traducendo qualcosa al megafusto, mentre sorrideva al signor Morgan.
Era bella da far mancare il fiato, l’unica cosa che non mi piaceva tanto è che era magra, troppo magra, anche se aveva un seno più generoso, immaginai per via della gravidanza; il suo sorriso si vedeva lontano un miglio che era quasi forzato.
Non aveva mai amato le situazioni in cui la mettevano sotto i riflettori, certo ora riusciva maggiormente a nascondere le sue emozioni, ma in fondo non era poi così tanto diversa dalla Bella che avevo sempre conosciuto.
Ad un certo punto, iniziò a guardarsi intorno e trovò i miei occhi, non abbassò lo sguardo, sembrava sorpresa di essere osservata, ma non riuscivo a capire quello che sentiva.. Maledizione!
Poi spostò nuovamente il suo sguardo sul piccolo gruppo, disse qualcosa, tutti le sorrisero e si allontanò verso le grandi vetrate che davano sul giardino.
Non vagliai neanche per un secondo le alternative, la seguii in mantenente..
<< Ciao Angela tutto bene? Scusa se ti rompo le palle.. ma.. >> non terminò la frase ridendo sommessamente
<< Ok grazie, dalle un bacio anche nel sonno! >>
Probabilmente stava parlando con la babysitter di nostra figlia, perso in quel pensiero, non sentii la fine della telefonata, ritrovandomi Bella davanti, rimanendo spiazzato.
<< Be…Bella…io.. >>
<< Devo andare, scusa.. >> e scappò via verso il suo megafusto.
Che emerito cretino! Per una volta che riuscivo ad avvicinarla senza nessuno rimanevo imbambolato a guardarla in tutta la sua bellezza.. idiota! E pensare che fino a due anni prima lei era tutti i giorno tra le mie braccia..
Tornai al mio posto di osservazione ma non la vidi subito, il piccolo gruppetto di prima si era già sparso tra gli altri ospiti e di lei nessuna traccia.
<< Hai visto la nostra stella come balla con il suo capo? Mica male.. >>
<< Dove Mike? >>
<< Lì in mezzo alla pista.. >> la vidi subito, ballavano molto vicini << prima anche io le ho chiesto se voleva ballare e mi ha snobbato con un no grazie signor Newton, che donna! >>
<< Già.. che donna! >>
Lei aveva una mano appoggiata sulla sua spalla, lui invece una mano l’aveva appoggiata sulla sua schiena, gliela avrei ridotta volentieri in poltiglia, non credevo di essere ancora così geloso.
Parlottavano, sembravano complici, molto complici..
<< Certo che per essere amanti.. li vedrei un po’ più passionali! >>
<< Be mica possono fare cosacce in pubblico, scaricheranno le loro voglie già abbastanza in privato.. >> mi mancavano già troppo le cazzate di James..
Solo il pensiero mi dava il volta stomaco, poi però il caro Nomadi disse qualcosa che mi fece ancora di più accapponare la pelle.
<< Adesso vado a chiederle di ballare e me la spupazzo un po’.. me la porterei volentieri al piano di sopra, ma non vorrei creare problemi al signor Morgan. >>
<< Scommetto 20 bigliettoni che il suo capo non te la fa neanche toccare, tu Edward? >> io? Oh be.. l’avrei gonfiato se l’avesse anche solo sfiorata
<< Non scommetto su queste cazzate >>
<< Io vado lo stesso.. >> speravo veramente il megafusto rivendicasse almeno con James il suo territorio, altrimenti avrei potuto fare un casino..
Guardai la scena più raccapricciante della mia vita il gigantone che dava la mano di Bella in quella di James prima di dirigersi a passo spedito verso il signor Morgan, lei dal canto suo sembrava tranquilla, qualcosa non mi quadrava..
Non potevo credere che avrebbe accettato le avance di Nomadi, quel vile essere.
Erano già passati cinque minuti da quando i due ballavano, lei da un po’ che con lo sguardo si guardava intorno, sicuramente stava cercando il suo megafusto, ero così incazzato.
Ad un certo punto incontrò i miei occhi, non ragionai, agii semplicemente..
<< Posso ballare con la signora Swan, James? >> lui mi guardò malissimo, ma non ci badai più di tanto, chissà che piano la sua mente perversa stava architettando.
<< Ma certo Edward, ma certo.. >> non badai al suo tono freddo e ironico, ero sicuro che in qualche modo me l’avrebbe fatta pagare.
Poi finalmente lei appoggiò la sua mano sulla mia spalla e io sulla sua schiena nuda, il contatto con la sua pelle mi scatenò una scarica elettrica dai piedi fino alle punte dei capelli; finalmente eravamo di nuovo occhi negli occhi..
C’era tensione, imbarazzo, ansia..
Lei mi guardava senza intenzione di abbassare lo sguardo, decisi di rompere il ghiaccio, anche se mi sentivo la gola secca.
<< Dovresti fare attenzione a Nomadi, non è una bella persona >>
Lei mi guardò un po’ sorpresa, poi mi rispose subito
<< Lo so >> parlando chiaramente, senza tentennare..
<< Allora perché rimani da sola con lui? Il tuo capo potrebbe fare un po’ più attenzione a te.. >> marcai molto la parola capo, giusto per far capire che sapevo..
Lei abbassò lo sguardo e non rispose, cominciavo a preoccuparmi, allora le voci erano vere.. facemmo qualche passo di danza senza parlare, lei quasi non respirava e io ero così rigido, non sapevo che dire.. poi mi ricordai di una cosa..
<< Perché sei venuta a cercarmi in ospedale? >>
<< Be.. >> finalmente vidi un attimo di tentennamento da parte sua
<< Anya non stava molto bene e..volevo che qualcuno la visitasse.. >> rimasi un po’ deluso della risposta, chissà come mi ero già montato la testa.
<< Adesso dov’è? come sta? >>
<< Èa casa c’è la mia amica Angela che la guarda, aveva qualche linea di febbre, ma prima mi ha detto che sta un po’ meglio. >>
<< Bella io.. >> non riuscii a finire la frase perché arrivò l’altro interprete che le disse qualcosa in russo e poi com’era arrivato se ne andò di nuovo..
<< Scusa ma devo andare.. Alexander ha bisogno di me.. >>
E io? Io non ho bisogno di te? La rabbia tornò così forte in me.. facevo fatica a mantenere il controllo..
<< Bella io.. >> i suoi occhi mi guardarono profondamente prima di tornare a fissare le mie scarpe.
<< Ciao.. Ed.. >>
<< Ciao Bella.. >> dissi alla sua bellissima e perfetta schiena, che lentamente si stava allontanando da me..
 

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Capitolo 13
*** Emergenza ***


Ciao ragazze!!!!!
Scusate, scusate scusate!!!!! Sono in un ritardo tremendo, ma sono sotto esame di maturità, tanto che oggi ho fatto la seconda prova scritta e non riesco a trovare il tempo per aggiornare... :(

Di orale passerò il 4 luglio, ma spero di poter aggiornare prima di quella data..
Vi lascio il capitolo.. "emergenza" ma per chi sarà????
Un abbraccio e a presto!
Ps: cercherò di rispondere il prima possibile alle ostre recensioniiiiii!!^^






POV BELLA

Ero a casa, seduta sul lettone con la mia piccola tra le braccia, Alexander era partito nella notte. I miei pensieri vagarono alla sera prima, vedere Edward mi aveva completamente destabilizzata, solo lui riusciva a farmi quell’effetto, le mani sudate, le farfalle allo stomaco.. Era sempre lui..
Così bello, statuario, vivo, avevo paura ad abbassare gli occhi anche solo per un istante infinitesimale, credevo che da un momento all’altro la sua aurea magica potesse scomparire.
Per tutta la sera avevo sentito il suo sguardo addosso, ero sorpresa, non riuscivo neanche a capire il perché, però potevo immaginare che mi stava studiando in qualche modo. Lui mi conosceva troppo bene, lo sapeva che non mi piaceva stare al centro dell’attenzione, dato il mio facile imbarazzo però ieri sera come ero riuscita a imparare nel breve periodo da cui svolgevo il mio lavoro da imprenditrice, riuscii a mantenere sempre un’ottima facciata.
Dentro di me invece ero nervosa, non riuscivo a calmarmi..
Purtroppo Alexander non era riuscito a parlare in privato con il signor Morgan, e a nulla era servito il mio “sforzo” di distrarre Nomadi, finalmente avevamo deciso di distruggere la messinscena e parlare chiaramente di quello che succedeva alla società per colpa del suo subalterno.
Il nostro intento era sfumato, Alexander aveva avuto a disposizione pochi minuti e James era arrivato proprio mentre stava per confessare il tutto, perché la sottoscritta si era messa a ballare con suo marito..
Così avevamo deciso in comune accordo di aspettare il suo ritorno dalla Russia; guardai lo schermo del computer che avevo affianco a me, finalmente la mail che aspettavo era arrivata.
Appoggiai delicatamente mia figlia sul letto, coprendola con una coperta, stava male, la febbre era salita molto ed ero piuttosto preoccupata, anche con impacchi freschi sulla fronte non riuscivo a farla scendere.
Presi il computer e mi diressi in cucina, lo collegai alla stampante e aprii il file
Ciao Isabella!
Ecco il materiale che sono riuscito a trovare su James Nomadi e sulle uscite ingenti di denaro della società.. per qualsiasi cosa contattatemi ancora senza problemi, continuerò a cercare. Saluti, Jared

 
Stampai tutti i moduli che mi aveva mandato e iniziai a guardarli, ero scioccata, quell’uomo era un delinquente, traffico di droga, prostituzione.. non ci potevo credere, ora capivo che fine facevano tutti quei soldi!
Sottolineai le uscite più importanti, com’era possibile che il signor Morgan non se n’era mai accorto? Sicuramente Nomadi aveva degli agganci notevoli per riuscire a giostrare tutti i suoi traffici senza essere scoperto.
Ma sicuramente, parola di Isabella Marie Swan Cullen, lo sarebbe stato ancora per poco.
 
Erano le otto di sera, Anya aveva la febbre a 40, respirava malamente, era uno sforna muco, ero disperata non sapevo più che fare.. avevo cercato di abbassargliela il più possibile, ma ogni tentativo era stato inutile.
Non ci pensai nemmeno due volte presi il cellulare e composi il numero dell’ospedale, era domenica ma speravo ardentemente di trovare Edward..
<< Pronto Columbia Hospital, desidera? >>
<< Si, salve! Avrei bisogno del dottor Edward Cullen, sono una parente. >>
Senti il rumore di fogli che venivano spostati, sicuramente stava guardando l’orario interno, dai Bella è una questione di minuti.
<< No mi dispiace, ma oggi è il suo giorno libero >>
<< Grazie arrivederci. >> non attesi neanche risposa e chiusi la chiamata, mi fiondai sotto il cuscino e afferrai la busta, lì nella sua bellissima e ordinata scrittura era vergato il suo numero di cellulare, che composi subito senza neanche un attimo di esitazione.
Il telefono squillava.. squillava.. Dai Ed rispondi! Squillava..
<< Questa è la segreteria telefonica… >>
<< Cazzo Edward rispondimi! >> ero frustrata da paura, Anya stava malissimo e io non sapevo che fare, decisi di riprovare a telefonare.
Uno squillo, due squilli, tre squilli..
<< Questa è la segreteria telefonica.. >>
<< Dai Edward! Ma che fine hai fatto rispondi, rispondi! >> mi feci prendere dal panico, che cavolo avrei fatto se non avesse risposto?
Ma certo Alice!!
Composi il numero..
<< Pronto? >>
 << Pronto Jasper? Sono Bella.. >>
<< Oh ciao Bella tutto bene? >>
<< No Anya sta male! Edward è da voi??? Non mi risponde al cellulare! >>
Ci fu un attimo di silenzio poi mio cognato si riprese subito
<< No non è qui, mi dispiace! Non lo vediamo da ieri sera, che ha Anya? Hai bisogno? >>
<< No Jasper, scusa ma sono di fretta ti telefono più tardi per spiegarti tutto! >>
Staccai la chiamata e ricomposi il numero di Edward: ti prego fa che mi risponda, fa che mi risponda..
<< Pronto? >> per fortuna qualcuno mi aveva ascoltato per il momento potevo permettermi di tirare un sospiro di sollievo.
<< Ciao Edward, sono Bella! >>
Dall’altro capo ci fu un attimo di silenzio..
<< Bella? >> la sua voce era sorpresa..
<< Edward c’è un’emergenza, scusa se ti disturbo ma.. Anya sta male, io no so che fare ha la febbre a 40! Ho già provato di tutto, fa fatica anche a respirare, non voglio farla uscire fuori non è che puoi venire.. altrimenti la porterei anche in ospedale.. ma poi prende freddo.. cioè..non era mai successo.. >>
<< Bella fermati, dove sei adesso? >> per fortuna aveva fermato il mio monologo impanicato, gli fornii la via e lui mi assicurò che entro dieci minuti sarebbe arrivato.
Iniziai a camminare per la stanza da letto facendo la spola dalla porta, ad Anya torturandomi le mani, la mia ansia e la mia preoccupazioni viaggiavano a livelli galattici.
Poi in una frazione di tempo che mi parve un’eternità, finalmente il campanello suonò, corsi al citofono.
<< Si? >>
<< Sono io.. >> sentire la sua voce in quel momento mi fece uno strano effetto, da una parte acquietò le mie paure, ma dall’altra mi fece andare il cuore in gola..
<< Penultimo piano, ti apro la porta. >>
Ritornai a torturarmi le mani fino a quando lo vidi uscire dall’ascensore, il mio cuore perse un battito, era bellissimo.. lui mi guardò con lo stesso sguardo magnetico che aveva usato la sera prima, squadrandomi.
<< Ciao >> dissi guardandolo dritto negli occhi
<< Ciao.. Anya? >>
Lo feci entrare in casa e lo portai subito in camera, lui in un istante diventò il dottore perfetto e impeccabile che conoscevo.
Dopo un po’ che misurò febbre, sentì il battito cardiaco e come respirava, mentre io lo scrutavo incantata ad un certo punto, iniziò a guardarmi con un sopracciglio alzato, mi chiese di portargli un po’ di acqua fredda e un panno.
Corsi in bagno e presi il tutto, guardandomi alla specchio notai come ero vestita.. Oh oh oh!!!! Mi ero completamente dimenticata di essere in pigiama, e che pigiama!
(http://images.asos.com/inv/media/3/8/1/1/1911183/image4xl.jpg)
Il danno ormai era fatto, tornai in camera e posai quello che mi aveva chiesto sul comodino e iniziai a guardarlo mentre faceva il suo lavoro.
Era veramente dolce con Anya, sapevo che sarebbe stato un padre speciale per la nostra bambina, era così amorevole, delicato..
<< Bella finirai per rovinarti le unghie rosse se continui a torturarti in quel modo le mani.. >>
<< Oh.. >> ora che ci pensavo erano state rare le volte che mi ero messa lo smalto rosso quando stavo con Edward, di solito lo facevo quando volevo farlo impazzire.. Non potei fare a meno di arrossire e lui sembrò notarlo, perché mi squadrò dalla testa ai piedi, ma prima che riuscisse a dire qualcosa per fortuna squillò il mio cellulare.
<< Bella spiegami immediatamente che succede! >>
<< Alice calmati! Anya sta male ha la febbre piuttosto alta, allora ho cercato Edward perché non sapevo a chi altro rivolgermi! >>
Sentii silenzio dall’altra parte per un attimo, prima che la mia migliore amica esplodesse..
<< Cosa? COSA? EDWARD è Lì DA TE??? >>
Edward si girò a guardarmi, molto probabilmente aveva sentito l’urlo disumano della sorella.
<< Ehm.. si? >> dissi un po’ intimidita dalla risposta di Alice.
<< Oh come sono contenta!! Senti ma hai bisogno che vengo anche io? Non voglio rovinare il momento famigliare intimo.. Ma.. tra l’altro hai mangiato qualcosa? Edward ha fame? Sono quasi le nove di sera! >>
Ci pensai un po’ su.. per quanto volevo stare un po’ con Edward avevo paura che tirasse fuori il passato, ora come ora non ero proprio pronta ad affrontarlo e forse la mia cara amica lo sapeva bene..
<< Bella lo so che tra un po’ scoppierai se starai ancora per molto da sola con lui.. e lui sono sicura che non è così intelligente da stare zitto e godersi il momento. >>
Sorrisi, mi conosceva sempre meglio di quanto credessi..
<< Be in effetti è da stamattina che non mangio.. Per me una margherita e per Edward, una ai 4 formaggi? >> mi girai a guardare un suo cenno che non tardò ad arrivare, anche se aveva una strana faccia sul viso..
<< Ok tra mezz’ora sono lì da te, resisti! >>
Misi giù il telefono e trovai due pozze verdi che mi guardavano e non promettevano niente di buono..
<< Te lo ricordi ancora? >> si riferiva alla sua pizza preferita
<< Be si.. >> “come potrei dimenticarlo?”
<< Bella io volevo dirti che.. >> non riuscì a terminare la frase perché il mio cellulare si mise di nuovo a suonare, guardai lo schermo era Tatiana, forse mi voleva informare che il marito era arrivato sano e salvo a casa.
Spostai lo sguardo da Edward a mia figlia che si era addormentata, finalmente.
<< Rispondi pure.. >> la sua voce mi sembrava un po’ scazzata e fredda non ci feci tanto caso..
<< Scusa ma devo proprio rispondere, fai un giro dell’appartamento se vuoi.. >>
Gli dissi con un sorriso, prima di rispondere alla mia pazza amica russa..

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Capitolo 14
*** Semplicemente a casa.. ***



Ciao ragazze!!!!!!!
Finalmente sono riuscita ad aggiornare la storia.. scusate ma in questo periodo sono stata piena di cose da fare, ma soprattutto da studiare! La maturità è andata stra bene, sono uscita con 100!!!!! Aaaaaaaaaa!!!!
Questo è un capitolo un po' quieto, però ho messo sia i pensieri di Eddy che quelli di Bella..
Per farmi perdonare da tutte voi (rullo di tamburi): domani ne aggiungerò un altro!
Grazie sempre per il sostegno, a chi mi commenta con bellissime parole e anche alle lettrici silenziose!
Fatevi sentire, raccontatemi qualcosa di voi, sono curiosa!
Un abbraccio "trita costole"!






POV EDWARD

La sentii rispondere al telefono in russo, oltre un ciao non riuscii a capire nient’altro.
Mi girai a guardare mia figlia che finalmente dormiva, entro un’oretta la febbre si sarebbe sicuramente abbassata. Ero molto preoccupato, in particolare perché avevo sentito la voce di Bella veramente in panico, ma per fortuna era risultata una semplice influenza passeggera.
Coprii Anya con una copertina e decisi di fare un giro nell’appartamento, era tutto molto in ordine, appeso all’armadio della stanza c’era ancora il vestito rosso che aveva messo la sera precedente alla festa a villa Morgan.
M’incamminai verso il corridoio e arrivai nel salone, molto spazioso e dai caratteri anonimi, ero sicuro che a Bella non piaceva, lei odiava il verde, l’unica cosa verde che le piaceva erano i miei occhi.
A quel pensiero sorrisi di malinconia, mi mancava la nostra quotidianità..
Mi girai verso la vetrata dal quale si apriva il balcone e mi paralizzai.
<< Oddio >> mi voleva far morire, questo era poco ma sicuro!
Era seduta su una sedia con le gambe appoggiate al balcone, si vedevano le sue bellissime gambe che avrei ricoperto di baci, era veramente troppo attraente, mi ero dimenticato quanto poteva essere tremendamente sexy.
Prima quando dopo lo spavento iniziale mi ero accorto come era vestita, il cervello mi stava friciulando, era stupenda, semplice, ingenua, anche perché molto probabilmente non se ne era neanche accorta di essere con quel pigiamino.
Rise di gusto, mi era mancata la sua risata sincera con i suoi denti candidi; mi girai da quella visione e proseguii il mio giro, andando in cucina.
Era semplice, anch’essa anonima, però sul tavolo c’era il computer che immaginai essere quello di Bella, attaccato a una stampante e un fascicolo; curioso mi avvicinai.
Il Computer era spento o in ibernazione, quindi non mi sognai neanche di vedere che cosa conteneva, purtroppo il 99 % delle volte ero uno molto, ma molto curioso, in particolare per quello che riguardava Bella, lo ero sempre stato..
Spiai la cartellina e mi bloccai, sopra c’era un nome e un cognome che non avrei mai immaginato di leggere: James Nomadi.
Cercai di capire che significava, perché James Nomadi?
Mi guardai le spalle, da fuori proveniva ancora la voce di Bella, alzai la prima pagina e lessi quello che doveva essere un rendiconto, immaginai essere quello della società per il quale quell’essere lavorava.
Molto probabilmente Isabella aveva cerchiato le uscite più grandi con un pennarello rosso, ma che voleva dire?
Volevano fregare il signor Morgan? E pensare che era una persona così corretta e gentile. Notai nella pagina successiva un post – it, la calligrafia era quella di “mia moglie”, però era cirillico, quindi illeggibile..
Non volevo pensare a brutte cose, ma immediatamente mi vennero in mente le idee più assurde: sapevo che James era infilato anche in giri grossi, gioco d’azzardo e forse anche droga, però non potevo credere che Bella si fosse messa in certi casini.
Certo! Più volte Nomadi aveva ribadito che guadagnava palate di soldi, non potevo crederci, ma come era possibile?
La donna che conoscevo non esisteva più.. Oddio!
Mi schifai troppo all’immagine che mi era venuta in mente, Bella che tira della coca, no no.. quell’immagine doveva uscire dalla mia testa, il prima possibile..
Fui distratto dal suono del campanello che per fortuna mi riportò alla vita reale
<< Edward puoi andare tu? Sarà Alice.. >>
<< Si certo.. >> cercai di darmi un contegno e andai ad aprire alla mia pazza sorella, che entrò nell’appartamento come un uragano.
<< Edward dov’è Anya? Come sta? Bella? >>
<< Anya è in camera che finalmente dorme, la febbre si sta abbassando e Bella è sul balcone che parla al telefono >>
<< Tutto bene Ed? >> mia sorella notò sicuramente la mia faccia un po’ sconvolta, anche se non riuscii a terminare la frase perché Bella si presentò davanti a noi.
<< Ciao Alice, vieni in cucina >>
Mia sorella la guardò stranamente per alcuni secondi prima di seguirla nell’altra stanza dove Bella aveva già fatto sparire la cartellina di Nomadi e stava spostando computer e stampante.
<< Bellaaaaaaaaaaaaa.. ma quello è un Calvin Klein? >>
Lei la guardò con un sopracciglio alzato << penso di si Alice.. >>
<< Oddio, oddio! Dove l’hai preso? >>
No, mia sorella quando iniziava a parlare di moda e shopping era insopportabile.
<< è un regalo di Tatiana, quella pazza avrà speso un patrimonio per questo pigiama, dovrebbe averlo preso in una boutique a Mosca >>
Tatiana? Chi era Tatiana?
<< Tra l’altro prima era lei, mi ha detto di salutarti molto. >> il folletto generale esplose nei suoi classici urletti.
<< Oh che bello! Grazie come sta? Il piccolo Jacob? >>
Iniziarono a parlare di questa Tatiana e di suo figlio e io mi defilai in camera a vedere come stava Anya, mi sentivo di troppo.
La mia bambina dormiva sempre, questa volta stretta al cuscino, era così tenera.
Poi notai una cosa strana, da sotto il cuscino sbucava una busta, che sapevo benissimo che tipo di busta era, perché era passata dalle mie mani.
Allora non l’aveva ancora letta, ma se la teneva sotto al suo cuscino, qualcosa voleva pur dire no?
<< Edward vieni, è pronto! >>
<< Arrivo subito.. >> appoggiai la mia mano alla fronte di Anya non scottava più come prima, per fortuna la febbre era scesa.
M’incamminai verso la cucina, riuscivo a sentire la voce mi sorella, che purtroppo fece una domanda poco gradita al sottoscritto.
<< E Alexander è partito alla fine? >>
<< Si ho sentito anche lui prima, la questione qua stava diventando ingestibile così a ben pensato di lasciarmi da sola.. >> entrambi scoppiarono a ridere, a me non faceva per niente ridere.
Entrai in cucina, tutte e due non smisero di sorridere, mi sedetti e iniziai a mangiare, sapevo che tra i miei pensieri precedenti se avessi parlato avrei sicuramente detto qualche cazzata e allora semplicemente ascoltai quello che si raccontavano loro due.
<< Oh Ed lo sai che Bella ha un cane? Non te l’ha detto? >>
Portai i miei occhi su di lei, guardava il piatto, era in imbarazzo?
<< Davvero? >> era uno dei nostri sogni comprarci un cane, così io l’avrei portato al parco e nostro figlio o figlia ci avrebbe giocato insieme in giardino nei caldi pomeriggi estivi.
Alzò il suo sguardo disarmante su di me e mi rispose guardandomi in un modo strano c’era amore o me lo stavo sognando?
<< Si, un San Bernardo.. >>
La guardai quasi sbalordito, cavolo quello doveva essere il nostro cane!
<< Ah! >> “Bravo Edward, grande risposta!”
Lei abbassò i suoi occhi sul piatto, sembrava desolata..
<< Vado a vedere un attimo Anya, arrivo subito. >> detto questo si alzò e andò nell’altra stanza.
Guardai male mia sorella, << Be che c’è? >>
Sbuffai, come al solito quando parlava non pensava mai, dopo un po’ Bella ricomparve in cucina.
Vedevo da una distanza di km che aveva pianto, cioè magari non proprio pianto ma riuscivo a capire che qualche lacrima era scesa, mi girai e guardai ancora più male mia sorella.
La cena proseguì per un po’ in religioso silenzio, io più volte alzavo i miei occhi su Bella che continuava a fissare il suo piatto, prima non me ne ero accorto subito, ma aveva i lucciconi agli occhi. Cazzo!
Questo doveva pur dire qualcosa…no?
 
POV BELLA
 
Mi rifugiai in camera e come sempre mi aggrappai a mia figlia, sentivo le lacrime scendere sui miei occhi, mi misi una mano sulla bocca, avevo paura che i miei singhiozzi si potessero udire.
Cercai di calmarmi guardando la faccia serena di mia figlia che dormiva.
Mi mancava, mi mancava tremendamente, sentivo il respiro mancarmi.. come potevo anche solo pensare di vivere senza di lui? Di dimenticarlo?
Avevo visto quanto c’era rimasto male quando avevo detto del mio Seth, lo sapevo quando entrambi ci tenevamo ad avere un cane da coccolare, e invece le cose erano andate così.
Ripensai a quello che mi aveva raccontato la mia amica russa, il mio piccolo Seth aveva completamente divorato le tende del grande salone della loro casa a San Pietroburgo, Alexander era andato su tutte le furie quando era tornato ma non era riuscito a sgridarlo perché gli era saltato addosso leccandolo dalla testa ai piedi.
Nella mia vita avevo creduto sempre e solo in due cose, l’amore per i miei genitori e l’amore per Edward.
Quando i miei morirono in un incidente stradale, senza l’amore di Edward e la sua famiglia non c’è l’avrei mai fatta a farmene una ragione, mi aveva presa per mano e con estrema delicatezza, mi aveva portata verso la mia salvezza.
Ora mi sentivo di nuovo in quel baratro; lo amavo, lo amavo di un amore che faceva quasi male, sentivo ogni fibra del mio corpo urlare il suo nome: “Edward, Edward”.
Dopo alcuni minuti riuscii a ricompormi e a tornare in cucina, mentre riniziai a guardare il piatto in religioso silenzio sentivo i suoi occhi addosso che mi scrutavano, sapevo benissimo che senza dubbio aveva intuito che avevo pianto.
Una settimana e poi sarei ripartita anche io: niente più Edward, niente più Alice, niente più New York, sentivo le lacrime che si spintonavano per uscire prepotenti..
Per fortuna ci penso Alice ad alleggerire l’atmosfera e a distrarmi dai miei pensieri.
<< Sentite vorrei andare a mangiare nel nuovo locale che hanno aperto a Manhattam.. che ne dite? Magari venerdì? >>
<< Non so Alice.. con Anya come faccio? >> risposi subito, sperai che la mia voce non mi tradisse, forse con Alice riuscivo a passare inosservata, ma con Edward? Impossibile, infatti mi guardava con una strana faccia.
<< Be possiamo portarla con noi..no? Che c’è di male.. >>
<< Non so Alice.. magari ci penso.. >>
<< Oh dai Eddy! Convincila tu per favore!! Daiiiiii!!! Èimportante per me! >> “Stronza! Sapeva che Eddy aveva sempre un’ascendente piuttosto forte su di me, e che come ero messa mentalmente non sarei mai riuscita a dirgli di no..”
<< Dai Bella! Così non devi lasciarla ad Angela.. >>
Infatti, dopo un attimo di silenzio, lo guardai nei suoi bellissimi occhi, che tra l’altro erano l’unica cosa verde che potevo tollerare ed amare, diedi la mia risposta affermativa.
Mia cognata cominciò a saltellare come una pazza per la stanza, era rimasta sempre la ragazzina esuberante di sedici anni.
<< Siiiii! Bella dobbiamo andare a fare shopping, domani chiamo Rose e glielo dico subito! Siiiii! Che belloooo! >>
<< Alice mi ero dimenticata quando sei insopportabile quando ottieni quello che vuoi.. >> dissi con un sorriso
Edward mi guardò sorridendo e disse a sua volta
<< No Bella, negli anni è peggiorata di tanto! >>
<< Basta voi due! Sempre che ce l’avete con me.. Bella che ti vada bene o meno mercoledì andremo a fare shopping! Adesso che hai un miglior senso estetico ne devo approfittare per forza! >>
La guardai scioccata, ma come si permetteva?
<< Guarda che il mio senso estetico è sempre lo stesso! Però per il mio lavoro sono costretta a vestirmi come un albero di Natale, altrimenti fidati che terrei volentieri la mia tenuta. >>
Ora era lei che mi guardava scioccata, mentre Edward rideva come un pazzo.
<< Come osi? Non sono mica un albero di Natale! Aaaaaaa! >>
Io mi unii alle risate di Edward, era da tanto che non mi sentivo così, semplicemente a casa…

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Capitolo 15
*** Gelato cioccolato e crema ***


Ciao ragazzuole!
Come vi ho preomesso ieri per farmi perdonare, ecco il nuovo capitolo!
Diciamo che è un po' mieloso, proprio come piace a me!
Fatemi sempre sapere il vostro pensiero personale che ci tengo tanto...
A presto, un bacioneeee!!!!




Era arrivato il mercoledì, i primi giorni della settimana erano passati tranquilli, avevo lavorato, ma senza Alexander non avrei concluso molto, questi newyorkesi snobbavano un po’ le donne.
Il Signor Morgan era un uomo d’oro, non avevo proprio nulla da dire a suo carico, sempre gentile, disponibile, mi sentivo quasi come Nomadi, non raccontandogli quello che sapevo su cosa stava succedendo alla sua società.
Mi sentivo una bugiarda, ma mi ripromisi che prima o poi glielo avrei detto!
Intanto Nomadi si stava facendo sempre più insistente, non mascherava più la sua voglia di me, semplicemente passava il suo tempo a scrutarmi e mi sentivo troppo in soggezione, cominciavo ad avere un po’ paura.
Sapevo che era pericoloso, infatti cercavo di starmene più alla larga possibile, ma era molto difficile, ultimamente aveva iniziato a chiedermi di uscire a cena, uscire a cena, uscire a cena, presto, molto presto non sarei più riuscita ad inventarmi una scusa.
Sentii il suono del cellulare, mi era appena arrivato un messaggio: di Edward.
Io e lui avevamo iniziato a massaggiare un po’.. mi sentivo quasi una quindicenne al primo amore, ma effettivamente Ed era il mio primo e ultimo amore.
Mai sarei riuscita a ricreare e ritrovare sentimenti quantomeno paragonabili a quelli che provavo per lui. All’inizio erano stati messaggi per chiedermi come stava Anya, se la febbre scendeva, saliva, il raffreddore.. poi pian piano avevamo iniziato a parlare anche di altro, cose banali ma che in qualche modo me lo facevano sentire vicino a me. Per fortuna non era uscito il discorso del “noi”, del fatto che legalmente eravamo ancora sposati, del fatto che io l’amavo ancora tantissimo e che non ero ancora riuscita a leggere la sua lettera..
Aprii il messaggio:
Tra 10 minuti arrivo!
Un sorriso felice spuntò automatico sul mio viso, si era offerto di far compagnia ad Anya mentre andavo a fare shopping con quelle due pazze delle mie amiche, aveva insistito a voler passare un po’ di tempo con mia figlia, e io non volevo di certo negarglielo.
Sapeva benissimo che domenica sarei partita per tornare chissà quando, e allora voleva passare ogni momento libero con la figlia ed egoisticamente sperai anche con me. Mi sentivo felice, come non mi sentivo da tanto tempo.
Mi guardai allo specchio, avevo optato per un vestito e delle ballerine in tinta, comodi per una sessione intensiva di shopping!(http://www.polyvore.com/cgi/set?id=50595991&.locale=it). Dopo 10 minuti esatti sentii il campanello suonare e aprii immediatamente, poco dopo me lo trovai davanti in tutto il suo splendore.
<< Ciao >> disse sorridendomi
<< Ciao.. >> dissi con le farfalle che allegramente sbattevano le ali nel mio stomaco.
Lo feci accomodare nell’appartamento, Anya era in cucina che giocava con il suo peluche delfino che adorava tanto.
<< Be allora lì c’è il passeggino se vuoi portarla a fare una passeggiata, se ha freddo di là nell’armadio ci sono vestiti, idem se dovesse aver caldo, se inizia a lamentarsi puoi dargli o del latte, che è lì sul ripiano oppure dell’acqua, volendo puoi metterle un po’ di zucchero insieme. Altrimenti nel secondo scaffale ci sono i plasmon, i suoi biscotti preferiti che puoi mischiare con il latte.. Ah! Volendo puoi anche mettere un po’ di miele nel latte.. Poi.. >>
Lui mi guardava con un sopracciglio alzato, forse stavo esagerando a paranoie..
<< Bella magari se respiri è meglio, non ti preoccupare e pensa a divertirti, comprando tanto bei vestiti da albero di Natale! >>
Lo guardai a bocca aperta, poi quando scoppiò a ridere, mi unii a lui.
Presi il cellulare per chiamare un taxi, ma lui mi anticipò chiedendomi
<< Che hai intenzione di fare? >>
<< Ehm chiamo un taxi, per andare fino da Alice.. >> mi guardò per un attimo, se mi concentravo sentivo gli ingranaggi del suo cervello scricchiolare.
<< Bella ma stai scherzando spero! Tieni.. >> e mi porse le chiavi della sua macchina
<< No Ed non posso.. veramente prendo un taxi tranquillo! >>
<< No insisto.. >> Oddio che dovevo fare?
<< Ma no… >> mi guardò con il suo sguardo magnetico, sapeva che diventavo come creta al Sole sotto quello sguardo.
<< Dai Bella! Così potrai scappare appena vorrai.. per favore.. >>
<< Ok..ok.. >> dissi in un sussurro, prendendogli dalle sue mani le mie chiavi, mi girai, appoggiai un bacio alla mia piccola e salutandolo uscii dal palazzo.
Cavolo non ci avevo pensato! Quale sarà la sua macchina?
Citofonai e la sua voce mi arrivò subito..
<< Si? >>
<< Sono Bella.. Mmm qual è la macchina? >> sentii la sua risata.
<< Schiaccia l’antifurto la noterai subito sicuramente.. >> e attaccò.
Mi girai e feci quello che mi aveva detto, ma rimasi sconcertata, la macchina che si era accesa era una Aston Martin Vasquish..( http://www.ssip.net/upload/aston-martin-vanquish-s-front-1_68.jpg) Oh Mamma! Era pazzo a volermi far guidare quella macchina, lo sapeva che la mia guida era da lumaca!
Ricitofonai, appena sentii che rispondeva parlai subito
<< Sei sicuro a lasciarmi QUELLA macchina? >>
<< Si dai che andrai benissimo, muoviti ora, che Alice ti ammazza se arrivi in ritardo >> con un grugnito e una risatina da parte sua terminò la nostra breve discussione, salii sulla macchina e dopo aver detto nella mia testa una breve preghiera partii.
Odiavo guidare, o meglio la mia guida da lumaca era una conseguenza dell’incidente dei miei genitori, c’era stato un periodo che mi veniva il terrore anche solo a salirci, ero come bloccata. Poi con il tempo il mio terrore si diradò, ma ero sempre piuttosto legata e rigida quando ero in macchina.
Però QUELLA macchina era un vero e proprio spettacolo, appoggiavo appena il piede sull’acceleratore e mi trovavo già ad un’andatura fuori dal comune per la mia guida; tanto che arrivai a casa di Alice in orario, nonostante il ritardo spaventoso che avevo quando ero partita, posteggiai e dopo aver controllato per ben due volte che l’antifurto era inserito mi diressi alla villetta.
 
<< Allora Eddy ti ha lasciato la sua macchina.. >>
Eravamo in macchina con Rose e ci dirigevamo verso la zona shopping più “in” di New York: la 5th Avenue.
<< Si Alice.. non voleva che venissi da te in taxi. >>
<< Hai visto che macchina? Èstato un suo capriccio, non spende molto per se, quello che guadagna lo risparmia di solito. >>
<< Ah.. >> non mi andava di parlare di lui, mi trovavo in pace con me stessa per ora, e non volevo disfare con strane paranoie quello che si stava consolidando tra di noi.
Rose sembrò capire, tanto che cambiò discorso, iniziando a parlare del più e del meno.
La giornata passò tranquilla, o meglio nel limite del possibile per la mania dello shopping di Alice, però ci divertimmo molto.
Verso l’ora di pranzo mandai un messaggio ad Edward, chiedendogli se era tutto ok, con un sorriso mi accorsi che se fosse stata Angela, l’avrei già come minimo chiamata due volte.. quindi significava semplicemente che di lui mi fidavo, e questo era un fattore più che positivo.
Dopo pochi minuti mi rispose che era tutto ok, si stavano divertendo come dei pazzi e che più tardi sarebbero andati a fare un giro al parco, il messaggio terminava con un “buona fortuna” e “tieni duro”.
Sorrisi, probabilmente da ebete, infatti le mie due amiche notarono sicuramente il mio stato << Oh che bello! Guarda Rose stanno messaggiando come due adolescenti! Non è romantico? >>
Fulminai Alice.. << Non è romantico, mica ci scriviamo cose romantiche.. ma che vai a pensare! Cioè.. >>
Mi guardarono tutte e due con il loro sguardo “non sparare cazzate” e non potei non scoppiare a ridere.
Il pomeriggio proseguì tranquillo, comprammo più o meno mezzo guardaroba, ma almeno trovai il vestito adatto per venerdì sera, era tutt’altro che un albero di Natale.
Erano le cinque ed entrambi le mie amiche volevano tornare a casa, ci salutammo davanti al vialetto di casa di Alice e dopo aver posato le mille borse in macchina, chiamai Edward.
Al secondo squillo mi rispose.. << Ciao ti stavo per scrivere.. >>
<< Èsuccesso qualcosa? >> chiesi subito apprensiva.
<< No stiamo andando a Central Park, ci raggiungi? >> sorrisi alla marea di ricordi che mi passarono come un fulmine per la testa.
<< certo a dopo.. >>
Salii in macchina e diedi gas, questa volta non vedevo l’ora di arrivare da mia figlia e da suo padre.
 
Per essere mercoledì pomeriggio c’era abbastanza gente per Central Park, avevo lasciato la macchina di Ed in un parcheggio custodito, avevo troppa paura che gliela rubassero, nonostante i soldi che guadagnavo con il mio nuovo lavoro, mi dispiaceva sempre spendere, preferivo aiutare le persone in difficoltà.
Mi aggiravo per i sentieri del parco quando ad un certo punto su una panchina che tantissime volte aveva accolto due adolescenti innamorati, c’era uno di quei due con la mia piccola tra le braccia.
Erano troppo belli insieme, si assomigliavano veramente tanto, mi avvicinai ammirandoli in tutta la loro bellezza, mia figlia rideva, guardando le dolci smorfie che le faceva il papà. Presi il mio cellulare e zoommando un po’ scattai una foto bellissima..
Come avevo potuto allontanarli per tutto questo tempo? Erano l’aria che respiravo, la mia vita.. mi sforzai di cacciare indietro le lacrime e mi sedetti vicino ad Edward.
<< Ciao.. >> dissi semplicemente, sapevo di avere gli occhi lucidi, come sapevo che non sarebbero passati inosservati..
<< Ciao mamma.. >> le farfalle nel mio stomaco iniziarono a volare, una lacrima (traditrice) scivolò dal mio occhio e l’asciugai prontamente.
<< Vedo che sei sopravvissuta al pomeriggio di shopping.. >>
<< S.. si.. ho una scorza un po’ più dura! Riesce meno a sfiancarmi.. >>
<< Trovato l’albero di Natale? >> mi guardò con uno strano sguardo un po’ malizioso..
<< Si si.. verde con le palline dorate.. >> scoppiammo a ridere.
Mia figlia iniziò a muovere le sue manine verso di me ed Edward me la lasciò tra le braccia, mi venne in mente che avevo voglia di gelato.
<< Anya.. lo sai che cosa ci vuole comprare Eddy? >> lui iniziò a guardarmi stralunato, mentre nostra figlia iniziò a battere le manine, quella piccola peste forse aveva già intuito tutto.. continuai sorridendo..
<< Ci vuole comprare un bel gelato… vero? >> lo guardai con gli occhioni da cucciolo abbandonato..
Anya era golosissima di gelato, nonostante fosse ancora così piccola, e io ero sempre stata una fan numero uno del gelato.
Lui mi guardò per un attimo con il sopracciglio alzato, poi con un sospiro si alzò e andò al chiosco lì vicino non prima di avermi chiesto “il solito?”
<< Si, grazie… >>
Poco dopo se ne arrivò con due mega coni con cioccolato e crema, me lo passò e si mise a leccare il gelato come se nulla fosse.. era tremendamente sexy, forse si accorse di essere osservato e mi guardò con il suo sguardo devastante, al quale riuscii a tener testa. Piano piano con un cucchiaino iniziai a passare qualche boccone a mia figlia, in particolare di cioccolato..
<< Da medico dovrei dire che non fa tanto bene ad Anya tutto quel cioccolato.. ma una volta ogni tanto.. >> mi girai sorridendo, quella giornata era bellissima, nulla in quel momento avrebbe potuto scalfire la mia felicità..
<< Allora domenica partite? >> forse non proprio tutto..
<< Si.. devo tornare in Russia, ho del lavoro da svolgere, però probabilmente torneremo presto! >> ed era vero.. sarebbe stata solo questione di massimo tre settimane..
<< Le feste dove le passerete? >> già le feste, si stava avvicinando il Natale, quello prima l’avevo passato con Tatiana ed Alexander, ma questo?
<< Non so ancora.. >> rimasi piuttosto vaga, da una parte avrei tanto voluto passarlo con la mia famiglia, ma dall’altra Tania e Alex mi erano sempre stati così vicino..
Si girò a guardarmi, stava per parlare ma per fortuna il cellulare non gli permise di iniziare la frase.
<< Pronto? >> mi guardò alzando gli occhi al cielo..
<< Ciao mamma! >> era Esme.. sua madre, la persona più dolce del mondo.
Dopo l’incidente dei miei mi era stata molto vicino, diventando quasi a tutti gli effetti una mia seconda mamma e io le volevo un bene dell’anima, idem Carlisle, il marito.
Loro due sapevano dell’esistenza di Anya ci scambiavamo spesso delle lettere e avevo inviato loro anche qualche nostra foto.. Edward non so se lo sapeva, ma credo che i suoi genitori glielo avessero detto.
<< Si mamma sto bene.. stai tranquilla! >> era molto apprensiva..
<< Come venite a New York? >> loro in genere vivevano in una casa su un’isola vicino al Brasile, il padre di Edward era stato un grande medico, aveva portato a termine diversi progetti sperimentali prima di ritirarsi a vita privata.
Ora studiava ancora, ma lontano dal mondo della tv e del consumismo..
<< Ok va bene.. capisco! >>
<< si mamma ci sarò, te lo prometto.. non ti devi preoccupare, invitala pure! >>
Lui mi guardò sorridendo..
<< Ok mamma.. ciao! A presto, saluta papà! >> e mise giù la chiamata..
<< Vogliono dare una mega festa per il primo dell’anno, per festeggiare… >> non riuscì a finire la frase che il mio telefono si mise a squillare..
Guardai lo schermo e sorrisi..
<< Pronto Bella? >>
<< Ciao Esme.. come stai? >> Edward mi guardò sorridendo.. ecco a cosa si riferiva quella frase.. “Invitala pure”.
<< Oh cara! Come sta la mia nipotina preferita? Tu invece? >>
<< Bene grazie, Anya sta bene e io anche. Voi? >>
<< Tutto bene.. ti ho chiamata per invitarti alla festa che vorrei dare a New York il primo dell’anno per festeggiare i quarant’anni di lavoro medico di Carlisle, sarà una festa un po’ sfarzosa, non sei obbligata a venire, però ci farebbe molto piacere.. >>
<< Ma certo Esme che verrò volentieri.. non ti preoccupare.. >> Edward mi guardò chiedendomi di passargli il telefono..
<< Oh cara è che ci sarà anche Edward, so che vi siete visti adesso che sei a New York, Alice me lo ha detto.. ma mi sembra che i rapporti sono così difficili.. non vorrei vedervi star male. >>
Che cara! Si preoccupava per entrambi, non pensando che uno dei due era il suo figlio naturale e l’altro quello “adottato”..
<< Stai calma Esme.. andrà tutto bene, per me non è un problema vederlo. >>
Ed mi guardò sempre chiedendomi di passargli il telefono.. era testardo!
<< Se vuoi potresti invitare anche la tua cara amica Tatiana e suo marito.. sono due così belle persone.. >>
<< Si glielo dirò a tutti e due.. penso che saranno felici di essere stati invitati.. >> e dicevo sul serio.. << Esme qualcuno vorrebbe salutarti.. >> misi il vivavoce e passai il telefono finalmente ad Edward.
<< Mamma ti voglio bene, prima mi sono dimenticato di dirtelo.. >> Oh che tenero!
<< EDWARD??? >>
Scoppiammo tutte e due a ridere, intanto Anya si era già appisolata nel suo passeggino.
<< Che ci fate insieme voi due? >> lo guardai sussurrando
<< Hai voluto il telefono, bene ora spiegale.. >>
Lui iniziò a toccarsi nervosamente i capelli e cercò di rispondere al fiume di domande di sua madre, d’altronde Alice da qualcuno doveva pur aver preso.
Quella era una delle giornate più belle che passavo da un anno e mezzo..
 

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Capitolo 16
*** Imbarazzo, Delusione e... Speranza ***


Ciao Ragazze!
Non ho nulla di bello da raccontarvi.. quindi vi lascio molto volentieri semplicemente al capitolo!
Grazie per l'affetto che sapete regalarmi e grazie anche a voi lettrici silenziose, ma attente! ;)
Nihal



POV BELLA

<< Marie che ne dice di uscire finalmente a cena stasera? >> lo guardai con lo stesso sguardo di studiato disgusto che da tempo gli rivolgevo, lo aborrivo con tutta me stessa, la sua voce, le sue mani, tutto di lui mi incuteva terrore e ribrezzo.
<< No mi dispiace, ho già preso degli impegni con degli amici dato che domani partirò.. >> mi guardò con uno sguardo di sfida, ma per fortuna non riuscì ad aggiungere altro perché arrivò Vladimir.
<< Vi vuole il signor Morgan.. >>
Nomadi andò avanti per primo e io lo seguii non prima di essermi scambiata uno sguardo d’intesa con Vladi, era un ragazzo spettacolare e da quanto avevo capito l’altra sera, aveva un debole per la mia amica e babysitter Angela.
Era venerdì, la sera sarei uscita con la mia famiglia e sabato sarei partita per tornare in Russia dall’altra mia famiglia che mi aspettava a braccia aperte.
<< Be Marie.. è stato un piacere fare la sua conoscenza e lavorare con lei, spero di rivederla presto.. >> cavolo! Avrei tanto voluto parlargli, spiegargli come stavano le cose, ma con James così vicino non potevo, dovevo continuare a tenere alta la mia facciata.
<< Grazie, lo stesso vale per me. Come concordato ci rivedremo tra tre settimane circa oppure dopo le festività natalizie.. >> dissi sorridendo..
Uscii dal palazzo dopo avergli stretto la mano, mi ripromisi che la prossima volta che avrei rivisto il signor Morgan, sarebbe stato quando gli avrei finalmente detto che cosa succedeva veramente nella sua società, chi ero veramente io e chi era veramente Alex, quella era una promessa.
Il rientro all’appartamento fu tranquillo, Anya era con Angela, appena entrai dentro la mia amica mi salutò calorosamente, chiedendomi subito se Vladimir mi aveva detto qualcosa di lei.
<< Senti Angy, ma perché stasera non uscite? Tanto Anya viene con noi.. >>
<< Ma non dovrebbe chiedermelo lui.. cioè dopo la storia con Ben non sono più tanto convinta di averne un’altra. Ho paura di stare male come sono stata con lui. >>
Poveretta, Ben l’aveva lasciata dopo quasi sei anni di fidanzamento, aveva preferito la carriera che l’amore e la mia amica era rimasta molto segnata, alcune ferite se le portava ancora dentro indelebili, come le sue paure.
<> lei mi guardò commossa e mi abbracciò.
<< Grazie Bella, anche tu ti meriti tutto il bene del mondo.. in questi giorno ti ho rivista felice, serena, l’effetto Edward fa sempre miracoli. Non rimandare a domani quello che potresti fare oggi. >>
Dopo un bacio a me e ad Anya uscì, lasciandoci preparare.
Per la serata avevo scelto un bel vestito viola con scarpe e pochette coordinate, Rose e Alice mi avevano assicurato di stare bene, anche se le loro parole precise erano state: “sei una bomba!” “Eddino sverrà alla tua vista!”.
Non che volessi farlo svenire, ma mi era sempre piaciuto farlo impazzire..
(http://www.polyvore.com/cgi/set?id=50594420&.msg=BQcCAAAAAQQDAAAABAoOc2V0IGFnZ2lvcm5hdG8AAAAHY29udGVudAoENTAwMAAAAAhkdXJhdGlvbgoDbXNnAAAABHR5cGUIgQAAAAlmYWRlX2F3YXk)
Sentii suonare il campanello, ero ancora in intimo, dovevo sbrigarmi! Anya era già lavata e vestita, era un amore..
Andai a rispondere << Ed! Sali sono in ritardo, lascio la porta aperta.. >>
Lasciai la porta della camera semichiusa e iniziai a vestirmi, lo sentii entrare..
<< Bella non mi hai neanche lasciato il tempo di dirti che ero io, se fosse stato qualcun altro? >> non gli risposi ero troppo presa a capire come chiudere il vestito..
Cazzo! Non riuscivo a tirare su la cerniera.. e ora come facevo? Dovevo chiedere ad Edward.. solo all’idea ero già in iperventilazione.
<< Bella mi senti tutto ok? >> non risposi, continuavo a cercare di tirarmela su da sola ma niente.. e adesso???? Che imbarazzo..
<< Ed..Edward.. >> mi tenni davanti il vestito e uscii dalla camera << senti potresti tirarmi su la cerniera per favore.. >> lui non sentì perché era in soggiorno con Anya e io avevo parlato in un sussurro.
Mi feci coraggio, in fondo era solo mio marito che non mi vedeva nuda da un anno e mezzo, che io amavo ancora come un’adolescente e che forse mi amava ancora anche lui, presi un bel respirone ed entrai nella stanza.
<< Ed..Edward.. >> lui si girò con nostra figlia in braccio e mi guardò con gli occhi aperti come biglie, arrossendo un po’..
Niente a confronto di quanto ero rossa io, di sicuro, queste situazione non ero in grado di gestirle ancora..
<< Senti potresti tirarmi su la cerniera per favore, non ci riesco.. >>
Lui appoggiò Anya nel seggiolone e si avvicinò a me, vedevo chiaramente il pomo d’adamo andare su e giù, su e giù, su e giù, allora un po’ di effetto gli facevo ancora, me ne compiacqui. Si mise alle mie spalle, sentivo il suo respiro sul mio collo, le sue mani che mi spostavano i capelli, brividi su tutto il mio corpo e poi lo scorrere lento, implacabile della mia cerniera.
Rimasi ancora ferma un attimo, prima di girarmi verso di lui, i suoi occhi erano verde liquido, profondi, pieni di amore, alzai la mano e gli accarezzai la guancia, eravamo incatenati con lo sguardo, senza più imbarazzo, solo Edward e Bella.
<< Grazie.. >> e mi defilai in camera.
La serata era iniziata proprio bene..
 
Arrivammo al ristorante insieme agli altri, Edward aveva un’altra macchina, non più sportiva come l’Aston Martin ma una Volvo metallizzata, un altro capriccio?
Sicuramente era più comoda per trasportare il passeggino di Anya che spingeva con il sorriso sulle labbra, era bellissimo.
Per tutto il viaggio in macchina ero stata silenziosa, guardavo persa tra i miei pensieri fuori dal finestrino, pensavo al lavoro, alla Russia, a lui e alle parole di Angela: “non rimandare a domani quello che puoi fare oggi”.
All’entrata del ristorante c’era Alice che sprizzava gioia da tutti i pori, sicuramente mi stava nascondendo qualcosa, quando l’abbracciai le chiesi:
<< Alice che mi nascondi? >> e lei invece di rispondermi mi fece un occhiolino.
Emmet come al solito mi stritolò in uno dei suoi abbracci super coccolosi e divorò di baci la mia bambina idem per Jasper, vedevo Edward che ci guardava in modo strano, forse era un po’ geloso per come era spigliata e serena insieme ai miei due cognati, poi arrivò il mio turno di divorare di baci il mio nipotino Daniel.
Il locale era carino, sicuramente di buon gusto, mi sentii proiettata indietro di qualche anno, spesso andavamo a mangiare tutti insieme il venerdì o il sabato sera, una voragine mi si aprì nel petto, cavolo se mi mancavano quei momenti.
Per fortuna Rose mi salvò dal mio stato interiore, sentii gli occhi di Edward addosso e gli feci un sorriso appena accennato.
La cena proseguì tranquilla, ero sempre più convinta che Alice mi nascondesse qualcosa, ma cosa?
Al dolce lei e Jasper si guardarono complici e richiamarono l’attenzione su tutti noi, allora qualcosa c’era, iniziai a fare due più due, sposati erano già sposati, quindi quella sorpresa no di sicuro..
<< Io e Alice vorremo darvi una bella notizia.. >> il mio cervello viaggiava veramente a livelli galattici, ma niente, cosa poteva essere?
Mi girai verso gli altri che erano tutti concentrati come me..
<< Aspettiamo un bambino >> “bang” avevano sganciato la bomba..
Ci fu un attimo di silenzio poi io e Rose ci ridestammo subito e iniziammo ad urlare, abbracciando Alice come pazze
<< Aaaaaaaa!!! Sei incinta! Diventi mamma! >> e giù fiumi di lacrime..
I maschi della compagnia scoppiarono a ridere come dei matti dando un bel po’ di pacche sulle spalle a Jasper che sorrideva come un ebete.
<< Che bello Alice, non ci posso credere! >> dissi veramente contenta, un figlio è un dono stupendo che ti riempie il cuore di gioia.
<< Perché non ce lo hai detto subito? Saremo potute venire con te a fare le analisi >>
Disse Rose un po’ contrariata, anche se aveva un sorriso a 32 denti sulla faccia.
<< Be doveva essere una sorpresa, poi lo so solo da ieri, però ero così sicura.. >>
<< Oh che bello! >> mi girai verso Edward, anche lui era felice per la sorella, lui ed Alice avevano un rapporto così bello, tanto che all’inizio della nostra storia ero anche stata parecchio gelosa, anche perché essendo figlia unica certe cose non potevo capirle, ma poi con il tempo, tutto si aggiustò.
“Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi”, ancora una volta le parole di Angela.. ma che avrei dovuto fare?
Tra la felicità del momento Edward mi prese la mano sotto al tavolo e mangiammo tutto il dolce mano nella mano, avevo difficoltà a mangiare perché le farfalle nel mio stomaco occupavano tutto lo spazio utile.
La serata terminò che era già piuttosto tardi, dopo aver salutato e abbracciato tutti io ed Edward c’incamminammo alla macchina con Anya che dormiva beatamente nel passeggino. Faceva abbastanza freddo, tanto che iniziai ad avere la pelle d’oca,  nonostante la mia abitudine al freddo russo, a dicembre a New York faceva piuttosto freddino.
Edward forse notando il mio stato, mi passò sulle spalle la sua giacca impregnata del suo profumo buonissimo, dolce, forte, fruttato..io lo presi a braccetto, l’imbarazzo era andato via da un pezzo.
Saliti in macchina, iniziammo a parlare del più e del meno e di Alice che finalmente diventava madre e al povero Jasper che avrebbe dovuto sopportare i suoi ormoni impazziti.
<< Sono felice per loro.. >>
<< Si molto anche io, se lo meritano.. >> poi aggiunsi una cosa della quale mi pentii subito << avere un figlio è la cosa più magica del mondo.. >>
Lo guardai pentita, si era un po’ adombrato, stavo per chiedergli scusa ma il mio telefono iniziò a squillare, sembrò incazzarsi un po’, effettivamente rovinava il momento e non mi permetteva di formulare le mie scuse.
Anche se quando lessi il numero non potei non sorridere, lui lo notò e mi sembrò di vederlo serrare un po’ i pugni sul volante, risposi in russo.
<< Ciao, ti sembra il caso di chiamare a quest’ora? Che razza di amica sei? >>
<< Ciao Bella! Guarda che lo so che andavi a cena.. sei con lui che mi hai risposto in russo? >>
<< Si.. >> mi girai a guardarlo, aveva una faccia strana, tra l’incazzato e il malinconico, non riuscii a capire.
<< Tutto bene? Sei pronta a partire? >>
<< Si anche se… mi mancherà cazzo! >> sull’ultima parola che lui conosceva benissimo mi guardò con un sopracciglio alzato, non era da me dire certe parole..
<< Oh Bella! Basta tu hai preso già troppo da mio marito.. non puoi dire ogni tre per due una parolaccia.. >> si mise a ridere e io con lei << portalo in Russia, mi piacerebbe conoscerlo. >>
Sospirai.. << Tania mi spieghi che significa “non rimandare a domani quello che potresti fare oggi”? >>
La mia amica ci pensò un attimo e diede una delle sue risposte veramente illuminanti..
<< Dovresti scoprirlo da sola.. non credi? Ora torno da Jacob, non vedo l’ora di riabbracciarti. Ti voglio bene! >>
<< Anche io.. >> e riattaccò.
Il resto del viaggio proseguì in religioso silenzio, era piuttosto teso. Io dal canto mio non sapevo come comportarmi, una volta giunti al mio appartamento, l’avrei fatto salire? Gli avrei chiesto se domani aveva voglia di accompagnarmi in aeroporto? Avrei aspettato che lui dicesse per primo qualcosa? Non ne avevo la più pallida idea.
<< Bella siamo arrivati.. >> presa dal mio monologo interiore non mi ero neanche accorta che la macchina si era fermata.
Scesi, lasciando sul sedile il suo giubbotto, scese anche lui, aiutandomi a prendere Anya dal sedile.
<< Be.. >> iniziai il mio discorso, che lui troncò subito..
<< Buonanotte, mi dispiace ma domani ho un turno piuttosto lungo in ospedale e non posso accompagnarvi.. >> mi sentii un po’ mancare, ci speravo, cercai di smascherare la mia delusione.
<< Non importa, tranquillo.. mi farò dare un passaggio da qualcuno o prenderò un taxi! Non ti preoccupare.. >>
<< Be.. >> iniziò il suo discorso, questa volta lo fermai io, prima che dicesse cose che non sarei riuscita a gestire emotivamente, ma soprattutto psicologicamente.
<< Grazie per il passaggio e buona notte Ed.. >>
<< Notte..e buon viaggio. >> freddo, glaciale.. non riuscivo a capire cosa poteva averlo spinto a comportarsi in quel modo, salì in macchina e partì, non mi aspettavo proprio un comportamento così, poi di punto in bianco.. e pensare che volevo farlo salire.
Con le lacrime agli occhi salii fino all’appartamento, come se sentisse i miei sentimenti la mia piccola si svegliò e si mise a piangere, sarebbe stata una notte molto lunga.
 
 
Ero all’aeroporto, avevano chiamato già il mio volo una volta, alla fine avevo preso un taxi, non mi andava di disturbare i ragazzi, avevano anche una vita e mi sembrava di invadere il loro privato.
Mi girai a cercarlo nella folla, di lui nessuna traccia, nessun messaggio, niente di niente.. speravo in qualcosa che neanche pensavo di sperare, speravo nel nostro amore. Mi accorsi che non avevo mai smesso di farlo, le giornate passate al Giardino d’Estate su una panchina con le mani sulla mia pancia gonfia a guardare l’orizzonte in cerca del suo arrivo, quando facevo viaggi in giro per l’Europa o per il mondo lo cercavo tra la folla, ma lui non arrivava, mai..
Poi mentre m’incamminavo sentii chiamare il mio nome, perfetto, ora avevo anche le allucinazioni, non bastavano i sogni la notte.
Mi sentii afferrare da un braccio e mi girai.
Mi scontrai con due occhi verdi, i suoi occhi verdi..
Era arrivato, finalmente.

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Capitolo 17
*** Bacio al vento ***



Ciao ragazzuole!
Come promesso a molte di voi eccomi nuovamente qui a riempire la mia storia di nuove pagine, sono contenta dei commenti positivi che la mia sotira sta ricevendo man mano che sto andando avanti!
Vi inforno che per questo mese, questo capitolo e quello che aggiungerò venerdì saranno gli ultimi, dato che sabato parto per due settimane e sarò impossibilitata ad usare internet!
Però la storia andraà avanti, non vi preoccupate..
Quindi bando alle ciance ed eccovi il capitolo, facciamo un piccolo salto temporale indietro, ripercorrendo i pensieri e le azioni di Edward prima di correre all'aereoporto da Bella, ma tranquille ovviamente ci sarà anche il dopo.
Non vedo l'ora di sapere i vostri pensieri a riguardo e perchè no? Anche le vostre perplessità!
Un bacione a tutte e a venerdì!







POV EDWARD



Ero nel mio loft che camminavo dalla porta d’ingresso fino al soggiorno e di nuovo indietro.. ma quanto ero stato cretino?
No quello era stato un eufemismo! Un emerito coglione? Ma dove avevo la testa?
Me ne ero andato quasi senza salutarle, lasciandole quasi in mezzo alla strada, al freddo, senza una spiegazione del mio comportamento da perfetto idiota.
Poteva passare chiunque, magari le avevano rapite..
Finalmente mi decisi a catapultarmi fuori dal palazzo, salire in macchina e tornare da loro, dovevo scusarmi e chiedere le domande che mi assillavano da tempo.
Arrivai in breve tempo sotto il suo palazzo, scesi e feci il giro dell’isolato, puntai i miei occhi in alto e vidi la finestra del suo soggiorno che era illuminata, era ancora sveglia.. rimasi un po’ a guardarla, poi ad un certo punto si spense.
Era andata a dormire? Dovevo suonare?
Mi feci di nuovo prendere dallo sconforto e andai a sedermi in macchina, pensai un attimo, mi feci trasportare dai miei dubbi dalle mie paure e alla fine con la coda tra le gambe misi in moto e tornai a casa.
Sdraiato sul mio letto iniziai a pensare alla sera, era iniziata con i fuochi d’artificio e si era conclusa di merda per la mia coglionaggine.
Quando mi era apparsa in soggiorno tenendosi sul davanti quella sottospecie di vestito e mi aveva candidamente chiesto di allacciarglielo non avevo più capito niente: zero salivazione, zero parole, zero pensieri.. se non tanta ma tanta voglia di lei. Avevo dovuto tenere tutto il mio autocontrollo per cercare di non iniziare a baciarle la spalla, il collo scoperto, la schiena, un motivo valido che cercai di immaginare era mia figlia, non sarebbe stato sicuramente un bello spettacolo per lei.
E poi non volevo rovinare la strana ma benefica armonia che si era creata tra di noi..
Quanto mia sorella al ristorante finalmente ci aveva raccontato cosa bolliva in pentola ero troppo felice, lei e Jasper se lo meritavano; mi ero girato e avevo visto Bella con i lucciconi agli occhi e non resistetti a stringerle la mano.
Era sempre stato così naturale stare con lei che quando le appoggiai il mio giubbotto sulle spalle, quando lei mi prese a braccetto, quando le aprii la portiera della macchina, era come se quell’anno e mezzo si fosse congelato, eravamo di nuovo Edward e Bella senza imbarazzo.
La sua frase “avere un figlio è la cosa più magica del mondo..” mi riportò a galla la questione della lettera le mille domande che mi affollavano la mente, purtroppo però non ebbi il tempo di spiccicare parola che suonò il telefono e di lì il mio comportamento peggiorò esponenzialmente.
Dal modo come si esponeva in russo, a quel “cazzo” detto con tanta veemenza, iniziai ad adombrarmi sempre di più fino a commettere il grosso errore di lascare mia moglie e mia figlia come due sconosciute in mezzo alla strada.
Che emerito coglione, non avrei mai smesso di dirmelo.
Cercai di andare a dormire invano, anche se non avevo per niente sonno, avevo troppi pensieri per la testa; l’indomani sarebbero partite per tornare in Russia e io mi ero pure inventato la balla del lavoro.
Be, effettivamente dovevo andare in ospedale, ma mezz’ora, un’ora due ore per loro sarei riuscito a scappare, ma ormai la frittata era fatta.
 
Era mattino, la notte avevo dormito poco niente, avevo sognato Bella davanti al ceck-in dell’aeroporto che mi continuava a ripetere tendendomi la mano “Vieni in Russia con me amore mio..”.
Vagavo per l’ospedale come uno zombie, continuavo a vedere il viso di Bella colmo di lacrime che mi chiamava, mi implorava di andare con lei.
Dei brividi mi scorsero lungo la schiena, cosa voleva dire quel sogno?
Dopo le prime visite di routine mi presi un attimo di pausa nel mio studio, sorseggiando un caffè, speravo in grado di darmi una svegliata, perché altrimenti non sarei sicuramente arrivato a fine giornata integro.
Come un riflesso incondizionato guardai sullo schermo del telefono, le 11.15, il volo di Bella da quanto sapevo ce l’aveva alle 12 circa; sospirai e mi diedi del coglione per la milionesima volta.
Il suono del mio cellulare mi portò a galla dalle mille imprecazioni che stavo rivolgendo alla mia persona, era Emmet.
<< Ciao Eddy! >>
<< Ciao Em, come va? >>
<< Bene bene.. Hai portato all’aeroporto Bella e Anya? >>
<< No.. non le hai portate tu? >> dall’altra parte ci fu un attimo di silenzio, era proprio il silenzio prima della tempesta..
<< Come non le hai portate tu Ed?? Ma se ieri sera quando ci siamo salutati mi ha detto che l’avresti fatto tu! Che cazzo è successo? E soprattutto dove cazzo sei? >>
Lo sapevo, ero un emerito coglione..
<< Sono in ospedale.. >> speravo che gli bastasse come risposta, ma così non fu.
<< Sei in ospedale? IN OSPEDALE? >> sentii dall’altra parte Jasper che cercava di tranquillizzarlo, mio fratello era un bambinone, ma quando si incazzava era la fine.
Poi dopo un sospiro tornò dall’apparecchio la sua voce senza urla..
<< Edward, ti ho già quasi spaccato la faccia una volta, non mi incentivare a rifarlo! Quindi ti pregherei di prendere il tuo culo e andare subito in aeroporto a salutarla, e dico I.M.M.E.D.I.A.T.A.M.E.N.T.E!!! >>
Ingurgitai a vuoto, il suo tono era molto autoritario e aveva tutte le ragioni del mondo, staccai la chiamata, mi tolsi il camice e iniziai a correre verso l’ascensore e di lì verso la macchina.
Quella mattina per fortuna avevo preso la mia cara Aston Martin, iniziando a sfrecciare verso il traffico newyorkese.
Il suono del mio cellulare mi fece ricordare che non stavo facendo un rally, risposi con l’auricolare. << Pronto? >>
<< Edward dimmi che sei partito.. >> era Jasper questa volta.
<< Si si sono quasi arrivato. >> guardai l’ora: le 11.30.
<< Ok e per favore non fare altre cazzate. >>
Non mi diede neanche il tempo di ribattere che staccò il telefono.
Erano le 11.32 e finalmente arrivai all’aeroporto, parcheggiai in terza fila e iniziai a correre verso l’interno.
Era un casino, c’era gente, gente e ancora gente che ostacolavano la mia maratona; guardai sui grossi monitor gli aerei e le destinazioni internazionali, pregando che non fosse ancora partito.
Poi finalmente lo vidi: Mosca 12.00
Ce la potevo fare, andai nella direzione giusta, correndo e sbattendo contro qualche persona senza neanche preoccuparmi di chiedere scusa.
Arrivato nel giusto settore iniziai a guardarmi intorno cercando la mia Dea e mia figlia tra la calca di persone, ma non le vidi; chiamarono il loro volo, erano le 11.40.
Cercai di non farmi prendere dal panico, vedevo la gente che si alzava dal proprio posto per andare verso l’imbarco, ma di loro nessuna traccia.
Ad un certo punto fui catturato da una figura, aveva i capelli legati in una treccia, classica pettinatura da contadina russa, con qualche ciuffo che sfuggiva al controllo, un seggiolone azzurro in una mano e una borsa di quelle da mamma sull’altra spalla, era lei.
<< Bella, Bellaaaaaaaa!! >> la chiamai con tutto il fiato che avevo in corpo.
Lei smise di camminare, irrigidendosi, ma poi con una scrollata di spalle continuò ad avanzare.
Intanto riuscii a farmi largo tra la folla e raggiungerla, afferrandola da un polso.
Subito lei si girò e quando mi vide la tristezza dal suo sguardo scomparve per lasciare spazio a un sorriso mozzafiato, tutto per me.
La guardai negli occhi, mi fusi nel liquido caldo cioccolatoso.
<< Scusa.. >> dissi ancora un po’ con il fiatone
Lei mi guardò sempre sorridendo e fece una cosa che non avrei mai immaginato possibile dopo un anno e mezzo, iniziò ad avvicinare il suo viso al mio e mi baciò.
Non un bacio passionale, un semplice sfioramento di labbra che mi fece salire il cuore in gola, le farfalle allo stomaco, il cervello fritto di giuggiole..
Finito quel breve ma titanico contatto finalmente l’abbracciai, con tutto l’amore che provavo ancora nei suo confronti; passarono secoli, millenni, secondi, minuti.. l’unica cosa veramente importante era che finalmente era di nuovo tra le mie braccia e null’altro aveva importanza.
Il suono dell’altoparlante che annunciava nuovamente il suo volo ci risvegliò da quella piccola bolla di felicità, guardandola negli occhi le dissi
<< Vai Bella.. >> anche se nella mia testa c’erano tutt’altre parole.
<< Edward.. >> una lacrima sfuggì al suo controllo, così la volevo, perscrutabile.
<< Vai o perderai il volo, mandami un messaggio quando arrivi! >>
Mi abbracciò ancora una volta prima di appoggiarmi dolcemente la sua mano sulla guancia, mi girai, presi mia figlia dal seggiolone e le lasciai un bacio sulla fronte.
Lo stesso poi, feci con la madre..
<< Ciao.. >>
<< Ciao Ed.. >>
Si girò e voltandosi un’ultima volta verso di me attraversò la porta che l’avrebbe condotta sull’aereo.
 
Non persi tempo, corsi all’esterno dove c’era la vista panoramica su tutto l’aeroporto, vidi le persone che salivano sul grosso Boing 347, lo vidi rollare e decollare alle 12.00.
Mandai un bacio al vento, ero sicuro che avrebbe attraversato l’oceano, la tundra, la Siberia, la steppa, la prateria e sarebbe arrivato nell’unico posto dove sarebbe stato finalmente accolto.

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Capitolo 18
*** Tre domande ***



Ciao Ragazze..
eccomi a postare il diciottesimo capitolo, vi avviso fin da subito che questo rappresenta una svolta!
Leggete con calma, ci vediamo sotto con lo spoiler e qualche spiegazione!






Era l’11 dicembre, era passata esattamente una settimana da quando avevo preso l’aereo che mi aveva riportata prima a Mosca e poi a San Pietroburgo.
Mi ero persa completamente nel lavoro che i giorni di soggiorno in America mi avevano fatto arretrare; presi subito contatti con Londra, Roma e Parigi, per fortuna non dovetti ripartire e rimasi tranquilla a godermi la mia casa, il mio Seth e la mia nuova famiglia.
Edward lo sentivo quasi tutti i giorni per messaggio, nonostante il fuso orario, parlavamo sempre di cose banali, anche se spesso mi chiedeva come andava il lavoro, cosa facevo, con chi passavo la sera, sembrava veramente interessato alla mia vita e non poteva farmi nient’altro che piacere.
L’altra sera ero andata a mangiare a casa di Tatiana e con la mia sbadataggine acuta avevo completamente dimenticato il cellulare a casa; lo trovai solo il mattino dopo appoggiato sul piano cottura e vidi che avevo sei messaggi, tutti di Edward.
In particolare negli ultimi traspariva tutta la sua preoccupazione, tanto che gli risposi in fretta che ero uscita a cena e mi ero dimenticata il telefono.
La sua risposta non tardò ad arrivare: “Ok..”.
Rimasi un po’ perplessa, non era da lui, ma non scrissi altro perché la mia piccola fognetta (Anya) e l’altro piccolo spazzino (Seth) richiamavano la mia attenzione perché affamatissimi.
I giorni successivi non mi cercò per niente o meglio quando lo faceva chiedeva “Come stai?” “Come sta Anya?” e a ogni mia ipotetica risposta mi rispondeva con un “ok, a presto” che era più freddo dell’inverno russo.
Decisi di lasciarlo sbollire un po’, magari aveva dei problemi a lavoro o semplicemente non aveva molto tempo per mandarmi messaggi o simili, infatti erano due giorni che non si faceva sentire e io ero troppo codarda per farlo.
<< Buongiorno Isabella! >>
<< Buongiorno Jared, che piacere vederti… Qual buon vento ti porta qui? >>
Ero nell’ufficio di Alexander, mi aveva fatta chiamare e mi ero catapultata subito da lui, nonostante che eravamo amici rimaneva sempre il mio capo, che sapeva essere un vero tiranno quando ci si metteva.
Jared era seduto alla scrivania e digitava velocemente qualcosa al pc di Alex che lo guardava in ogni più piccolo gesto, forse era successo qualcosa, che mi fu svelato poco dopo.
<< Qualcuno ha provato ad entrare nel nostro sistema computer, ma grazie alle protezioni che ho messo non ci è riuscito. E direi che è un haker un po’ pivello dato che ha lasciato delle tracce che mi hanno portato a scoprire chi è.. >>
Guardai sconvolta tutti e due, Jared era il nostro haker di fiducia, grazie a lui avevamo ogni tipo di sistema di sicurezza e poteva entrare in qualsiasi rete senza essere visto, era semplicemente un grande!
<< Chi è? >> fu Alex a rispondermi, guardandomi negli occhi.
<< Un tizio pagato profumatamente da quel figlio di buona donna di James Nomadi >>  Mi ci volle un attimo per assimilare bene la notizia..
<< Lo dovevamo immaginare, ma perché non cercare qualcuno di più esperto? Dici che voleva farci sapere che ci stava spiando? >> chiesi curiosa e anche un po’ preoccupata, con lui c’era poco da rischiare.
<< Io credo che l’abbia fatto apposta, non lo faccio così cretino da non immaginare che il nostro sistema di sicurezza è così serrato. >>
<< E io concordo con Alex, ma perché a voluto mandarci questo messaggio? >>
Iniziai a pensare al comportamento di Nomadi in quelle settimane che avevamo passato a New York, aveva sempre mantenuto una facciata piuttosto contenuta, mai una parola in più o in meno, un falso sorriso stampato in volto e una gentilezza senza eguali.. ma perché?
<< Secondo me voleva lanciarci un avvertimento, forse sa che sappiamo qualcosa dei suoi traffici.. Non lo so, non mi piace per niente! >>
Parlammo ancora con Jared per un’oretta su quelli che potevano essere le motivazioni o meno e le eventuali azioni da compiere, fino a quando il lieve bussare alla porta ci distrasse dalle nostre supposizioni.
<< Avanti.. >>
Una Tatiana tutta sorridente aprì la porta, Alexander la circondò subito nel suo forte abbraccio, trasmettendo amore, protezione da tutti i pori, erano stupendi insieme!
<< Ciao Jared, Bella hai finito? O vuoi che ti aspetta fuori? >>
Avevamo organizzato un pomeriggio di shopping, lei era tale e quale ad Alice a volte, avrei voluto vedere una sfida a chi comprava di più tra le due.
<< Dieci minuti e arrivo, puoi andare a vedere Anya di là? Stava dormendo.. >>
<< Certo, a dopo.. >> e con un sorriso uscì dall’ufficio
<< Bella ce l’hai sempre dietro la penna magica, vero? >>
<< Si ragazzi, tranquilli! Un giro a destra per il gps e due a sinistra per il microfono.. spero di non dimenticarmelo svampita come sono! >>
Scoppiarono a ridere e dopo avermi salutato finalmente uscii, pronta per un pomeriggio con la mia cara amica.
 

Eravamo sedute nel caffè più alla moda di San Pietroburgo, lei sorseggiava tranquillamente un cappuccino, mentre io mi ero concessa una cioccolata calda con panna, dato che era dalla mattina che non toccavo cibo.
Le nostre due piccole pesti stavano tranquillamente dormendo nei loro passeggini, mentre Anthony era dal suo caro amico Dimitri.
<< Bella a cosa stai pensando? Ti vedo troppo assorta.. >>
<< Tania, non lo so neanche io.. non riesco a capire perché Edward si comporta così, sono due giorni che non ci sentiamo. Io non so.. >> confessai piuttosto confusa.
<< Forse hai paura di ammetterlo, però non c’è nulla di male se ti manca.. >>
<< Si mi manca, come l’aria che respiro. Sai prima delle settimane a New York riuscivo a controllare meglio la mia mancanza, perché ero ancora accecata dal tradimento, dal dolore ed ero quasi sicura di poter vivere senza di lui.. ma adesso, dopo averlo rivisto, così bello, dolce, gentile, so di non riuscirci. >>
Due lacrime scivolarono dai miei occhi, ero uno straccio, la mia facciata era costruita bene, ma dentro stavo morendo, l’unica mia luce era sempre mia figlia.
<< Tesoro allora perché non hai ancora letto la lettera, perché sei ancora qui? Vai da lui.. lotta per ciò che ami! Sempre.. >>
<< Non riesco a leggerla, tutte le volte in cui la prendo in mano ci provo con tutta me stessa ad aprirla, ma è più forte di me. Ho paura Tatiana, una fottuta paura di quello che può essere scritto lì dentro.. io.. >> dovetti prendere fiato << io..non voglio più soffrire, il mio cuore non reggerebbe, guardami, sono uno straccio, non mangio, non dormo, non vivo.. sopravvivo solamente.. >>
<< Se non ti butti non saprai mai, non ti dico che magari non soffrirai, ma guardati cosa hai fatto da sola, nonostante il tuo cuore spezzato.. hai costruito un futuro solido ad Anya, ma anche a te stessa. Sei indipendente, autonoma.. >> la fermai..
<< Dimentichi che senza te e Alexander sarei ancora sulla panchina al Giardino d’Estate a guardare l’orizzonte ed ad aspettare qualcuno che non arriverà mai.. >>
<< Pensaci Bella.. io credo.. >> non riuscì a finire il suo discorso perché Jacob si svegliò reclamando la sua mamma.
Mi girai verso Anya, poteva anche venire un terremoto, il diluvio universale ma se aveva sonno nessuno la fermava; come un riflesso d’abitudine mi ritrovai a guardare lo schermo del mio cellulare e con mia grande sorpresa c’era un messaggio.
Era Edward, non ci potevo credere, prima di aprirlo presi un grosso respiro, ero convinta che sarebbe stato un messaggio freddo e sbrigativo come un po’ di tempo a questa parte, e invece..
“Scusa sono un coglione.. Mi manchi, mi mancate..”
Le due lacrime che avevo versato prima non erano niente in confronto a quelle che versai una volta letto il messaggio; Tatiana si accorse subito che qualcosa non andava, infatti una volta appoggiato Jacob sul passeggino si mise a scrutarmi con i suoi occhi verdi indagatori.
<< Tieni..leggi.. >> le diedi il cellulare e una volta letto il messaggio, iniziò a saltellare sulla sedia.
Alice avrebbe avuto la stessa reazione, questo mi fece tornare a sorridere.
<< Wow! Non è fantastico! Tutto ciò che ha scritto è giusto.. Ammette anche di essersi comportato da coglione, cosa vuoi di più? Io andrei già a prenotare il biglietto.. >> mi disse scherzando..
La guardai, nei suoi occhi potevo vedere solo felicità..
“Scusa sono un coglione.. Mi manchi, mi mancate..”
Mi ritornò in mente un’altra frase che era rimasta tra i miei pensieri da un po’ di tempo, afferrai le mani di Tatiana e guardandola dritta negli occhi le chiesi:
<< Cosa significa secondo te “non rimandare a domani quello che potresti fare oggi”? Sii sincera per favore.. >>
Con un sospirone la mia amica iniziò << Bella l’atra volta che mi avevi posto questa domanda non ti avevo risposto, perché ero convinta che ci saresti arrivata, ma non so se per paura o per prevenzione contro sofferenze inutili, così non è stato >> sorrisi, non era Alice o Rose, ma ormai mi conosceva troppo bene..
<< Se domani fosse l’ultimo giorno della tua vita, cosa vorresti fare? >>
Ci pensai un attimo e risposi sinceramente..
<< Non importa cosa vorrei fare, ma sicuramente lo vorrei passare con Edward ed Anya.. il resto passerebbe in secondo piano.. >>
<< Bene.. Buttati, se andrà male sei già riuscita una volta a ricucire i cocci e ci riuscirai sicuramente ancora, sei una donna forte, hai una determinazione e testardaggine che è seconda sola alla mia! Ora ti faccio tre domande importantissime >> una luce di tristezza si accese nei suoi occhi..
<< Me le ripeteva sempre mio nonno Deda per qualsiasi cosa su cui mi trovavo indecisa.. Chi sei? >>
<< Isabella >> risposi senza un attimo di esitazione..
<< No, non mi basta, chi sei? >> la guardai per un attimo poco convinta, ma poi capii
<< Isabella Marie Swan Cullen >> mi sorrise
<< In cosa credi? In cosa speri? >>la guardai rapita dalle sue parole, era seria, molto seria..
<< Credo.. credo.. >> Oddio iniziavo ad arrampicarmi sugli specchi, chiusi gli occhi e iniziai a pensare..in un nanosecondo mi fu tutto chiaro, risposi senza indugiare oltre.
<< Credo e spero in mia figlia e in suo padre.. >> mi sorrise di nuovo
<< E l’ultima domanda, la cosa più importante: che cosa ami? >>
Sorrisi anche io, questa era la più facile delle altre tre precedenti.
<< Li amo e li amerò per tutta la vita.. >>
 

Dopo quelle semplici domande non parlammo più di Edward, non c’era più niente da dire, le mie risposte avevano già chiarito ogni mio dubbio.
La sera quando tornai a casa e mi ritrovai nel mio letto, decisi che era giunto il momento: presi la busta e con le mani tremanti l’aprii, uscirono fuori diversi fogli..
Iniziai a leggere tenendo tra le braccia la mia bambina, la nostra bambina..



Eccociiiii!!
Spero che non mi odierete per la fine del capitolo, ma giuro che non l'ho fatto apposta e non l'ho programmato!
In questo capitolo abbiamo visto un po' di cose, prima di tutto Jared, una figura che compare dopo aver mandato quella famosa mail a Bella.. vi ricordate? Poi la nostra protagonista ammette che Edward gli manca e si decide a... leggere la lettera!
Come promesso vi posto lo spoiler, spero come sempre che vi piaccia e come sempre vi ringrazio per il vostro sostegno, sia voi che recensite e sia le lettrici silenziose..
Come sempre per qualsiasi perplessità non avete altro che da chiedere!
Ci vediamo tra due settimane.. un abbraccio trita costole a tutte!!!!!!




CAPITOLO 19

Cara Bella,
è con il cuore in mano che ti scrivo su questi fogli immacolati, a lungo mi sono tenuto dentro spiegazioni che avrei dovuto darti quella maledetta sera di un anno e mezzo fa.
Ti chiedo solo di leggere fino in fondo, poi potrai bruciare questi fogli, odiarmi, dimenticarti di me, ma ti prego, leggila!
In questo momento sto guardando il nostro piccolo miracolo, l’abbiamo cercato per così tanto tempo che ti confesso che stavo quasi per perdere la speranza.
Purtroppo però la magia di quel momento è stata distrutta dalla mia più completa idiozia.. te l’avrei dovuto dire subito, ma invece ho rovinato tutto e per questo non riuscirò mai a farmene una ragione.












 

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Capitolo 19
*** Lettera ***


Ciao a tutteeeee!!!!!!!!!
Come promesso eccomi il prima possibile ad aggiornare questa storia.. finalmente siamo arrivati a un momento direi quasi topico e ammetto che ora ci sarà una vera e propria svolta.. vi lascio al capitolo, ci vediamo in fondo per alcune osservazioni e i ringraziamenti!




Cara Bella,
è con il cuore in mano che ti scrivo su questi fogli immacolati, a lungo mi sono tenuto dentro spiegazioni che avrei dovuto darti quella maledetta sera di un anno e mezzo fa.
Ti chiedo solo di leggere fino in fondo, poi potrai bruciare questi fogli, odiarmi, dimenticarti di me, ma ti prego, leggila!
In questo momento sto guardando il nostro piccolo miracolo, l’abbiamo cercato per così tanto tempo che ti confesso che stavo quasi per perdere la speranza.
Purtroppo però la magia di quel momento è stata distrutta dalla mia più completa idiozia.. te l’avrei dovuto dire subito, ma invece ho rovinato tutto e per questo non riuscirò mai a farmene una ragione.
Quel week end a Chicago non ti ho tradita, perché non avrei mai potuto toccare nessun’altra senza vedere il tuo viso, le tue labbra, i tuoi occhi che mi hanno sempre trasmesso dei sentimenti unici e totalizzanti. Il sabato sera ero andato a bere qualcosa con il mio amico e collega David, dato che per tutto il giorno ci eravamo sorbiti una conferenza noiosissima e volevamo svagarci un po’ prima di andare a dormire.
Seduti al tavolo del bar dell’albergo eravamo alla seconda birra, sai che io reggo bene l’alcol quindi era tutto tranquillo, fino a che non si avvicinarono tre ragazze.
Il mio amico era single e già abbastanza ciucco quindi iniziò a dare spettacolo tra frasi ammiccanti, occhiolini e alcol su alcol..
Io dal canto mio guardavo la scena tra il divertito e l’impassibile pronto ad intervenire se la situazione fosse degenerata; una delle tre ragazze provò più volte ad abbordarmi ma rimasi molto distaccato, tanto che quando iniziò a strusciarsi mi alzai e andai al bagno.
Al mio ritorno dopo una decina di minuti, la situazione era un po’ degenerata, c’era il tavolo pieno di bicchieri di birra.. la ragazza di prima quando arrivai mi passò un bicchiere che disse di appartenermi, lo presi e bevvi un sorso.
Dopo un po’ iniziai di punto in bianco a veder sfocato, come se fossi ubriaco, però tu sai che l’alcol lo reggo, quindi attribuii la stanchezza al mio stato. Il mio amico si stava strusciando con le due ragazze, mentre la terza mi guardava stranamente, ad un certo punto mi saltò letteralmente addosso, io non potei fare più di tanto se non scansarla in malo modo, prendendo la mia roba e uscendo da quel casino.
Mi sentivo strano, l’alcol non mi aveva fatto mai quell’effetto, neanche quella volta alla festa di Taylor, quando avevamo litigato e mentre tu ballavi con Sam io mi ero sbronzato a livelli galattici, a causa della mia gelosia.
Salii non con poca difficoltà sull’ascensore e schiacciai il pulsante del mio piano, prima che le porte si chiusero però entrò la ragazza del bar, che si buttò nuovamente su di me.
Mi girava la testa, vedevo tutto sfocato, sentivo caldo e freddo insieme, ero come sospeso in un’altra dimensione, quindi quando iniziò a sbottonarmi i pantaloni non riuscii a capire effettivamente che cosa stava succedendo. La mia mente annebbiata mi fece credere che le mani che mi sfioravano erano le tue, le tue labbra bellissime..
Una frazione di secondi dopo però capii che non era amore, devozione, passione.. non eri tu!
L’ascensore giunse giusto in tempo al mio piano, la spintonai malamente il più possibile lontano da me e mi rifugiai in camera, buttandomi sul letto e sprofondando in un sonno agitato.
All’aeroporto quando mi sei corsa incontro mi sono sentito rinascere e morire allo stesso tempo, non sapevo come parlarti, come spiegarti..
Mi facevo schifo, in quelle settimane con te ero diventato sempre più cupo, scostante, non dedicandoti le giuste attenzioni; mentre tu eri così felice, una luce nuova illuminava i tuoi occhi.
Ero troppo preoccupato, troppo nervoso, la domenica mattina quando mi ero svegliato in albergo, non avevo per niente una bella cera, sapevo che c’era qualcosa che non andava, non era semplici sintomi da sbornia quelli, così decisi di farmi delle analisi del sangue.
Infatti tra questi fogli troverai anche quelle, attestano che ero stato drogato, le ricevetti per posta da Chicago qualche giorni dopo la tua scomparsa.
Ho passato un brutto periodo dopo la nostra “discussione” di quella dannata sera, l’unica certezza che mi permetteva di andare avanti, di continuare a vivere era la consapevolezza che tu da qualche parte piccola mia eri sotto il mio stesso cielo.
Di te mi rimaneva solo il ricordo del mio compleanno, stavo riuscendo a convivere con i brutti pensieri, ma quando arrivai a casa e ti vidi, tutto il mondo mi crollò addosso.
Te l’ho mai detto che eri bellissima? Quel vestitino del mio colore preferito, i piedi scalzi, il tuo sorriso, il tuo amore, mi facevano star male talmente eri bella.
Più volte in questo anno e mezzo ho pensato di venirti a cercare, sarei stato disposto a vagare per tutti i sei continenti alla tua disperata ricerca. Andai a Forks, pensavo ingenuamente che saresti ritornata sulla tomba dei tuoi genitori, ma non ti trovai..
Andai dai miei genitori, sulla loro isola abbandonata dal mondo esterno, sapevano di te, di noi, ma non ti trovai..
Ti cercai ancora un po’, ma poi decisi di finirla, sapevo che non ti volevi far trovare e quindi sarebbe stato tutto inutile.
Quando ricevetti dalle mani di Emmet la fotografia della nostra Anya, ero sfinito, la mia vita non aveva più senso, era semplicemente vuota come una scatola di gelato alla cioccolata dopo le nostre serate film. Ammetto che per un periodo mi feci prendere anche dalla rabbia, dallo sconforto nei tuoi confronti.. ma poi capii..
Non ce l’ho con te amore mio, non ce la potrei mai avere con te, conosco il tuo orgoglio, la tua testardaggine, per questo so che passeranno giorni, anni, prima che tu legga questa lettera.
Mi buttai anima e corpo nel mio lavoro, cambiai ospedale, quello di prima mi riportava a galla troppi ricordi..
Al Columbia cercavano personale qualificato e allora decisi di accettare il posto e provare a cambiare la vita di tutti quei poveri bambini, anche perché volevo veder scorgere sul viso dei loro genitori un sorriso di felicità e di speranza.
Mi trasferii in un loft, rimanere nella nostra vecchia casa, significava vederti in ogni angolo e faceva troppo male.
I muri mi parlavano di te, la cucina nella quale mi preparavi il cibo più buono del mondo, urlava il tuo nome, come il giardino, dove spesso in estate invitavamo gli amici per i nostri barbecue, la nostra stanza.. dove avevamo condiviso momenti magici.
Ti vedevo dappertutto.. mentre mangiavi il tiramisù con le labbra sporche di cioccolata, mentre pulivi casa con la mia maglietta addosso, cantando come una pazza..
Mi manchi Bella..
Mi manca il tuffo al cuore che provavo ogni mattina nel vederti tra le mie braccia ancora mezza addormentata; mi manca vederti girare per casa a piedi scalzi, mi manca qualcuno a cui confidare le mie paure, a cui chiedere consigli. Mi manca semplicemente la mia migliore amica, i tuoi baci dolci, passionali..
Mi manca fare l’amore con te, come quella prima volta nella mia stanza, con le candele e i petali di rosa.
Mi mancano le tue labbra carnose, le tue mani, la tua pelle contro la mia pelle..
Potrei andare avanti ancora per pagine e pagine, ma so che non basterebbero comunque per farti capire il mio estremo bisogno di te..
E adesso che mi trovo qui, a casa di Alice mente guardo dormire la nostro bimba non posso non sorridere, dopo tanto buio, finalmente una luce, lo sai che ti assomiglia tantissimo?
I suoi occhi profondi color cioccolata sono uguali ai tuoi, il modo in cui chiude le manine a pugnetto e la piccola rughetta che le si disegna sulla fronte, è la stessa espressione che si disegna sul tuo volto quando sei assorta. Il modo in cui sorride, anche se ancora così piccola mi ricorda il tuo bellissimo sorriso.
Questa lettera non è per scongiurarti di tornare con me, anche se non hai idea quanto vorrei farlo, ma è per chiederti di permettermi, anche se da lontano di appartenere alle vostre vite, mi piacerebbe dare ad Anya il mio cognome, mi piacerebbe ogni tanto portarla al parco, a Central Park, anche perché è da tanto che non torno più sulla nostra panchina speciale.
Vorrei sapere dove abiti, chi sei diventata, dove lavori..
Bella, semplicemente voglio esserci, forse un po’ egoisticamente pretendo di esserci!
Lo so che hai sofferto tantissimo, non smetterò mai di dirmi che sono un emerito coglione per tutto il male che ti ho procurato, ma ti prego non odiarmi.. non potrei sopportarlo..
So che l’amore non scompare da un giorno ad un altro, ma so anche che dopo un anno e mezzo e una nuova vita le cose almeno per te possono essere cambiate.. Io ti amo, da sempre e per sempre.
Come posso dimenticati, amore mio?


Tuo, Edward
 


Le lacrime scendevano la mio volto come un fiume in piena.
Anche io ti amo Edward, da sempre e per sempre.. con mano tremante presi il cellulare dal comodino e composi l’unico numero che mi serviva in quel momento.
Al terzo squillo rispose..
<< Tania ho bisogno di te e Alexander, subito! >>






Come promesso eccomi qui!!!
Allora finalmente Bella legge la lettera.. ma ora che cosa succederà?
Un piccolo sondaggio: lo raggiunge o non lo raggiunge? E che c'entrano Tatiana e Alexander?
Fatemi sapere che cosa ne pensate e magari a chi indovina potrei spifferare qualcosa!!!!!!
Grazie a tutte, le lettrici silenziose e le pazienti commentatrici, non vedo l'ora di sapere che cosa ne pensate!
A presto, anche con una nuova storia, Nihal!






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Capitolo 20
*** Storie ***



Ciao ragazze!!!
Eccomi qui ad aggiungere.. il prossimo penso che lo posterò nel week!
Grazie come sempre a tutte per il sostegno..
Un abbraccio!





Atterrai all’aeroporto di New York alle 17.00 del pomeriggio dopo 14 ore e 55 minuti di viaggio: i più lunghi della mia vita.
Avevo lasciato la mia bambina con Tatiana, si trattava solo di un giorno, sarei ripartita l’indomani con il volo delle 3 di notte, mi sentivo uno straccio, non ero riuscita a dormire sull’aereo talmente ero agitata e in più avevo come al solito mangiato poco niente.
Perché ero tornata a New York? Semplice.. per riprendermi mio marito!
Nonostante la lettera avevo una paura tremenda di essere rifiutata, avevo come un sesto senso che mi diceva di fare attenzione, ma quando salii sul taxi, mandai a quel paese tutto il mio pessimismo, lui mi amava, io lo amavo e tutto si sarebbe sicuramente sistemato!
Con me avevo una semplice borsa a tracolla con lo stretto necessario: spazzolino, dentifricio e un cambio; inoltre avevo anche quella famosa cartellina rossa dove all’interno c’erano tutti i documenti trovati da Jared su James Nomadi e una busta sigillata di Alexander.
Avevamo deciso che data la mia azione inaspettata di partite all’improvviso e in particolare senza preavviso sarebbe stata l’occasione giusta per spiegare finalmente al signor Morgan come stavano realmente le cose.
Infatti quando scesi dal taxi davanti alla casa del signor Morgan ero più che decisa nel mio intento, da una breve ricerca, avevamo saputo che Nomadi si trovava in Brasile per lavoro, o per i suoi sporchi traffici e quindi avrei avuto un’ottima occasione di poter parlare da sola con il suo capo.
Suonai il campanello, non avevo paura di quello che stavo per fare, non ero neanche in soggezione per come ero vestita:
(http://www.polyvore.com/come_posso_dimenticarti_capitolo_19/set?id=52028748)
Anche se sapevo che sembravo molto una scappata di casa, ero molto determinata, prima avrei finito e prima sarei potuta andare da Edward, nonostante il brutto sesto senso che avevo.
Ad aprirmi la porta arrivò il maggiordomo, che mi disse di aspettare nel grande salotto, dove si vedeva benissimo il lusso e lo sfarzo della villa.
<< Prego, il signore l’attende nel suo studio. >> il maggiordomo cortesemente mi accompagnò e mi aprì la porta, ringraziai e dopo un sospiro mi girai per affrontare nel miglior modo possibile il simpatico vecchietto.
<< Che piacere rivederla dopo così poco tempo, come sta? >> mi disse sorridendo
<< Il piacere è tutto mio signor Morgan >>
Mi fece segno di accomodarmi, accettai con un sorriso..
<< A cosa devo la sua visita? >> era giunto il momento della verità
Tirai fuori dalla borsa la cartellina rossa e la lettera di Alexander che consegnai subito nelle sue mani e poi iniziai a parlare.
<< Mi dispiace ma devo informarla di alcune cose che avvengono nella sua società e in più devo confidarle che purtroppo non mi chiamo Marie Swan e che Alexander l’inglese lo sa parlare.. le chiedo gentilmente solo un po’ del suo tempo per spiegarle la situazione che si è creata, per favore.. >>
Lui mi guardò concentrato e mi fece cenno di procedere,
<< Io mi chiamo Isabella Marie Swan Cullen, anche se preferisco Bella e basta.. >> iniziai dall’inizio, da quel maledetto 20 giugno, tralasciando alcuni passaggi ovviamente, ma la storia in se era quella. Spiegai di come ero sparita dalla vita di Edward, confidai della mia fuga in Russia, del mio lavoro da interprete e guida della città, di come avevo conosciuto Tatiana e Alexander, di Anya, dei nostri piani con la sua società..
Parlai per un’ora senza fermarmi, mentre l’uomo mi guardava curioso, forse preso dal mio racconto, poi quando iniziai a raccontare di James Nomadi e dei suoi traffici, gli mostrai le uscite che avevo sottolineato.. però qualcosa nel suo sguardo mi fece capire che lui sapeva, lui sapeva.. ??
<< Ma lei lo sa già? >>
Mi guardò, sul suo viso potevo scorgere una tristezza infinita..
<< si.. >> non capii..
<< E perché non ha fatto mai niente per impedirglielo? Lui traffica droga, compra donne, fa delle cose orribili, come può accettare tutto questo? >>
<< Anche io ho una storia da raccontare Bella.. hai voglia di ascoltarla? >>
Feci cenno di si con la testa, i suoi occhi tristi iniziarono a guardare le sue mani, come se stesse viaggiando nel tempo, fra i ricordi.
<< Devi sapere che io ho un figlio, si chiama Paul. Aveva frequentato prima il liceo e poi l’università con James, erano molto amici, migliori amici..
Uscivano spesso insieme e spesso James era a casa nostra, mia moglie lo considerava quasi un secondo figlio; infondo era un ragazzo ben educato, di famiglia benestante.
Tanto che decisi di prenderlo all’interno della società di famiglia, ovviamente era un semplice impiegato, mio figlio lavorava al suo posto prima dell’incidente.. >>
Lo guardai rapita dalle sue parole..
<< Erano diversi giorni che Paul e James non si parlavano, ne al lavoro e ne a casa, io e Elisabeth pensavamo che fosse normale per due ragazzi della loro età, a volte capita litigare no? Peccato che scoprimmo troppo tardi il perché..
Paul la sera del 24 aprile di tre anni fa, uscì per una festa in un locale, sai lui è un bel ragazzo, per sua fortuna ha preso tutto dalla madre e non da me.. altrimenti non avrebbe avuto tutte quelle spasimanti, in particolare ce n’era una che mi piaceva tantissimo e mi aveva sempre colpito per la sua intelligenza e che un giorno forse diventerà sua moglie, il suo nome è Rachel. Adesso fa la giornalista e mi ha fatto diventare nonno, partorendo un bellissimo nipotino tutto uguale a suo padre, William.
Fatto sta che quella sera Paul non tornò a casa, ci fu un incidente, non so come avvenne, o meglio ho i miei sospetti, ma mai nessuno è stato in grado di darmi conferme. >> un sorriso amaro increspò il suo volto.
<< La sera stessa, mentre io e mia moglie e Rachel aspettavamo nella sala d’attesa dell’ospedale, arrivò James, a quel tempo credevo veramente che era preoccupato per le sorti di mio figlio, ma poi dopo qualche mese e qualche indagine capii..
In particolare quando si scoprì che Rachel aspettava un bambino, di lì iniziarono le minacce, i ricatti e ti risparmio il resto.. >> sospirò
<< James non era il ragazzo che pensavo che fosse, pretese il posto di mio figlio, pretese uno stipendio che poteva sfamare il terzo della popolazione africana, pretese Rachel, il bambino, ma almeno loro riuscii a salvarli. >>
Smise di parlare, forse per farmi assimilare meglio le notizie, ma suo figlio era o non era ancora vivo? E Rachel, il bambino? Cosa centrava tutto questo con i traffici di droga e la prostituzione? Ero molto confusa..
<< Cosa ricevette lei in cambio? >>
<< La vita di mio figlio.. loro due avevano litigato perché Paul aveva scoperto i traffici di James, inoltre aveva anche scoperto che più volte aveva provato del’interesse nei confronti di Rachel, interesse che oltre a non essere corrisposto, non era fatto di belle maniere. Fatto sta che i tuoi litigarono e tanto.. >>
<< Per questo crede che dietro all’incidente ci sia Nomadi? >>
<< Si, ne sono più che convinto.. >>
Non sapevo se fare o meno la domanda che mi frullava in testa, ma decisi di provarci, prendendola un po’ alla larga..
<< E adesso Rachel e il bambino stanno bene? >>
<< Si, ogni tanto io e mia moglie partiamo e andiamo a trovarli. Anche quel giorno quando siete arrivati te e Alexander ero da loro.. >>
<< E..e suo figlio non è con loro? >>
<< Si e no.. >> il silenzio calò nella stanza..
<< Mio figlio è costretto in un letto, con un macchinario che lo fa continuare a vivere, io, mia moglie e Rachel siamo convinti che prima o poi si sveglierà.. >>
Mi portai le mani alla bocca, capii subito che cosa significava.
<< Mi..dispiace tanto.. >> di nuovo il silenzio..
<< Quindi James ha minacciato di staccare il macchinario? Per questo lei ha le mani legate e si comporta come se niente fosse? >>
<< Si.. >> che orrore, quello non era un essere umano!
<< E perché non si ribella, non chiama la polizia? Come ha fatto a salvare Rachel e William? >>
<< Non posso.. ho promesso che se non li avesse toccati avrebbe avuto il mio silenzio.. e non posso mancare alla parola data, per ovvie ragioni. >>
<< Mi dispiace, ora capisco.. >>
Calò nuovamente il silenzio, mi sentivo sempre quella strana sensazione addosso, come se prima o poi qualcosa di brutto sarebbe successo nella mia vita.
Fu il signor Morgan ha parlare per primo..
<< Parlane pure con Alexander, denunciatelo pure, ma vi avverto fate attenzione è un uomo molto pericoloso! Mi dispiacerebbe tanto se ti succedesse qualcosa di brutto Bella, pensa a tua figlia.. >>
Cercai di mandare giù il nodo che mi si era fermato in gola..
<< Un giorno quando finalmente Paul si sveglierà tutta questa storia potrà finire.. >>
Lo guardai bene, era un uomo stanco, dalla sua faccia si poteva intuire che nella sua vita aveva sofferto molto, effettivamente una grossa croce gravava sulla sua schiena.
<< Allora non è arrabbiato per come io e Alexander ci siamo comportati? >>
<< No cara, tranquilla.. ho capito subito che siete delle belle persone oneste. E oggi me ne hai dato maggior conferma.. >>
Lo guardai sorridendo con gratitudine..
<< Mi piacerebbe conoscere Rachel e William un giorno! >> ammisi sincera, la storia di quel simpatico uomo mi era entrata dentro, nelle ossa..
<< E a me piacerebbe conoscere la piccola Anya.. ma adesso se non sbaglio devi andare a riprenderti tuo marito, vero? >>
Un po’ timida acconsentii con la testa..
<< Be allora ti lascio andare, grazie per la chiacchierata.. anche se fa male a volte mi fa bene parlarne con qualcuno. Tutte le volte è come se un grosso macigno si staccasse dal cuore.>>
<< Non ha mai pensato di chiedere aiuto alla polizia? Loro potrebbero proteggere tutta la sua famiglia, potrebbero farla tornare a vivere con più serenità! Se lo meriterebbe, ha sofferto già così tanto.. >>
<< No Bella, James è troppo furbo, troverebbe il modo di farmela pagare comunque.. Ho paura, paura di non riuscire a salvare la mia famiglia. Per anni ho investito solo ed esclusivamente nella mia azienda, nel guadagnare.. e quando finalmente mi sono guardato intorno, la vita ha iniziato a sgretolarsi. >>
Si alzò dalla sua poltrona e mi offrì la mano, che io prontamente strinsi.
<< Buona fortuna Bella, spero che ci rivedremo presto.. non ho conosciuto molte donne intelligenti, belle e sincere come te! Grazie.. >>
<< Grazie a lei per aver accettato le mie scuse, per aver ascoltato la mia storia e ancora di più per avermi fatto partecipe della sua storia. >>
Sorrise e una volta dopo aver ricambiato mi avvicinai alla porta, appoggiai la mano sulla maniglia e feci per uscire, però come una scarica mi venne in mente una cosa, o meglio una frase che a me aveva fatto capire molte cose ed era il motivo principale per cui mi trovavo in quella stanza a km e km di distanza da mia figlia. Quindi mi girai nuovamente e aggiunsi
<< Signor Morgan se posso permettermi le darei un consiglio: Non rimandi a domani quello che potrebbe fare oggi..l’amore vince sempre.. Buona serata! >>
E senza lasciargli il tempo di replica uscii da quella stanza e dalla villa, per poter finalmente raggiungere il mio unico e vero amore.

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Capitolo 21
*** Rosa rossa ***



Ciaoooo!
Ecco il capitolo, non ho molto da dire.. quindi ve lo lascio semplicemente: buona lettura!





Mi trovavo davanti alla porta principale del Columbia Hospital, mi tremavano le gambe, le mani, avevo il cuore che pompava a mille, cercai di farmi forza in tutti i modi possibili e immaginabili, ma i piedi erano come incollati a terra.
<< Bella signora! Una rosa rossa per il suo amato? >> mi girai verso il venditore di rose che cercava di guadagnarsi qualche spicciolo.
<< Si grazie.. >> afferrai la rosa che mi porse e gli lasciai 10 dollari
<< Non ho il resto bella signora.. >> disse mortificato
<< No lasci stare e buona serata! >>
Finalmente riuscii a muovere i piedi e passo dopo passo con la rosa rossa tra le mani varcai la soglia dell’ospedale.
Dentro era tale e quale a come l’avevo visto l’ultima volta con mia figlia Anya, sperai ardentemente che non ci fosse quell’infermiera maleducata e incompetente; ma purtroppo le mie preghiere non furono ascoltate..
Mi avvicinai a quella sottospecie di infermiera, dovevo mantenere la calma perché ero già abbastanza agitata per conto mio; se Edward non fosse stato in ospedale avrei dovuto lottare per farmi dare il suo indirizzo, non volevo coinvolgere Alice per ora, doveva essere una cosa solo nostra.
<< Buona sera.. >> dissi, cercando di essere il più cortese possibile.
<< Chi cerca? >> maleducata, maleducata, maleducata!
<< Il dottor Cullen! È di turno? >>
Mi squadrò dalla testa ai piedi e più volte l’occhio si fermò sulla mia mano che teneva la rosa..
<< Si è in ospedale, ma deve lavorare mica pensare ad affari personali! >>
La guardai sorridendo gelidamente.. tanto ormai il piano di pediatria sapevo dov’era quindi non mi avrebbe di sicuro fermata, povera illusa!
<< Grazie, tanto il piano so dov’è, buon lavoro! >> e mi girai..
<< No no aspetti! Non può andare dove le pare! Edward è molto impegnato.. se vuole gli dirò che è passata, lei è? >> Sbaglio o l’aveva chiamato Edward con troppa foga? Come si permetteva?
<< La moglie.. >> lei rimase in piedi con la bocca spalancata, io mi girai e mi avviai all’ascensore, salii e pigiai il tasto del piano.
Stavo andando un po’ in iperventilazione.. e se non mi avesse voluto parlare? Giustamente non gli avevo risposto a quel messaggio presa dai pensieri prima e dalla partenza improvvisa dopo.. sicuramente però avrei chiarito la situazione con quella infermiera, parola di Bella non si doveva permettere di chiamare mio e dico MIO marito in quel modo!
Il dlin dell’ascensore mi avvisò che ero arrivata!
Dopo un bel sospirone entrai nel reparto dai colori pastello e iniziai a guardarmi intorno, c’erano alcuni genitori con i bambini che aspettavano.
Ero indecisa se fermarmi anche io in sala d’aspetto o cercare lo studio di Edward, rimasi per un po’ ferma, fino a quando vidi passare un’infermiera, che prontamente chiamai, lei si avvicinò con un sorriso.
<< Buona sera ha bisogno di qualcosa? >>
<< Si.. mi saprebbe indicare lo studio del dottor Cullen per favore? >> mi guardò senza smettere di sorridere
<< Il dottore e in giro per il reparto per le visite, non so, forse è meglio se lo aspetta qui.. >>
<< Si certo.. altrimenti non posso cercarlo? È una cosa piuttosto urgente.. >>
<< Posso sapere chi è lei? >> sicuramente voleva assicurarsi se ero o meno una poco di buono, perché tutte le infermiere non erano come lei?
<< Sua moglie.. >> dissi sorridendo..
Mi guardò un po’ stupita << Allora faccia come se fosse a casa sua, sono felice di conoscerla.. il dottore è una bravissima persona! >>
Con un grazie molto timido e imbarazzato mi addentrai dentro il corridoio, potevo vedere alcune camerette aperte con i bimbi che giocavano con i loro genitori o i loro amici e altri che mangiavano, giustamente era proprio ora di cena.
Lo cercai per un po’, incontrai altre infermiere che non fecero caso a me, ma di lui nessuna traccia.. ma che fine aveva fatto?
Ad un certo punto vidi da una porta uscire la ragazza che aveva visitato Anya la scorsa volta, la chiamai e lei mi sorrise subito riconoscendomi.
Ma allora in quell’ospedale solo quell’infermiera era una maleducata cronica, immaginai il perché, dovevo parlarne assolutamente ad Edward!
<< Salve! Come sta la sua bella bimba? >>
Mi girai e vidi che era proprio uscita dall’ufficio di Ed, una targa svettava sulla porta.
<< Bene grazie, ma non sono qui per mia figlia.. cercavo il dottor Cullen >> il suo sguardo si spostò sulla rosa, ma chi me l’aveva fatto fare di comprarla.
<< Mi dispiace ma l’altra volta non sapevo che era la moglie, altrimenti avrei insistito con il dottore per venire a salutarla! >> vedendo il mio sguardo confuso continuò..
<< Me l’ha detto suo marito.. >> le sorrisi, mi piaceva quella ragazza.
<< Sta visitando mi hanno detto.. >>
<< Si ma venga pure.. >> mi disse incamminandosi.
<< Ti prego dammi del tu, non sono così vecchia come Edward! >> le scappò una risata, mentre camminavamo lungo il corridoi mi chiese come stava Anya e le raccontai qualche aneddoto della Russia.
Ad un certo punto si fermò davanti a una porta aperta, lo vidi stava visitando un bambino carinissimo ma che sembrava soffrire tantissimo, mentre i genitori apprensivi lo guardavano davanti al letto.
<< Lui è Benjamin, soffre di emicranie molto forti a cui nessuno è riuscito ancora a dare una spiegazione.. il dottor Cullen fa tutto il possibile, ma non sempre le cure riescono. >> povero bimbo..
Mi soffermai a guardare i genitori, io non avrei saputo che fare se fosse successa una cosa del genere alla mia Anya, tanto che se pur non conoscendoli li stimavo molto.
Kate mi fece cenno di entrare ma feci di no con la testa, non volevo interrompere il suo lavoro e lei sembrò capirlo, infatti mi disse di aspettare lì fuori.
Mi appoggiai alla finestra, potevo vedere Edward di spalle nel suo camice bianco, era semplicemente bellissimo, il mio cuore cominciò di nuovo a fare i capricci, cercai con tutta me stessa di rimanere tranquilla.
<< Kate qui ho finito, che ne dici di portare la cena al campione? >>
Intanto lui si mise a chiacchierare con i genitori, mi sentivo un po’ di troppo in quel momento.. ma scacciai le mie paranoie.
<< Dottor Cullen si può prendere dieci minuti di pausa, perché c’è qualcuno che la cerca.. >> e brava Kate che mi teneva il gioco..
<< Chi mi cerca? >>
<< Ah non ho capito un signore sulla quarantina.. >>
<< Va bene, con permesso.. >> e uscì dalla stanza, solo che non mi notò subito perché andò completamente dalla parte opposta alla mia, camminando a testa bassa.
Ad un certo punto tirò fuori il cellulare e lo guardò, mi fece tenerezza, forse aspettava un messaggio.. era bellissimo con la barba un po’ più lunga, i jeans e le converse che uscivano da sotto il camice bianco.
Presi il cellulare e gli scrissi un messaggio, mentre lui a passo lento si dirigeva dalla parte opposta alla mia, continuando a non notarmi.
Perché quella faccia triste? Cos’è aspetti un mio messaggio? Certo che però per essere un dottore così famoso come puoi andare vestito in jeans maglietta e converse? E sta barba?
Cercai di trattenere in tutti i modi le risate, mi misi in mezzo al corridoio incrociando le braccia al petto e aspettai che si degnasse di guardarmi; lui sentendo la vibrazione del messaggio si fermò e iniziò a leggere.
Non riuscivo a vedere la sua espressione, ma quando si aprì il camice per accertarsi che effettivamente aveva jeans e converse sotto e si mise una mano nei capelli dopo averla fatta passare sulla barba, non riuscii più a trattenere le risate, che risuonarono cristalline per i muri.
Lui si bloccò, forse smise anche di respirare e lento si girò finalmente verso la mia direzione, guardandomi stralunato.
<< Isabella? >> mi chiese sconvolto, le mie sicurezze mi piombarono addosso..
<< Non..non sei contento di vedermi? >> feci automaticamente un passo avanti e mi fermai.. lui invece ne fece uno indietro, male molto male..
Poi dopo un minuto di silenzio nel quale iniziarono a scendermi due lacrimucce traditrici, lui sembrò risvegliarsi e iniziò a corrermi incontro, lo stesso automaticamente feci io, fino a quanto mi ritrovai tra le sue braccia.
Iniziammo a dire cose senza senso continuando ad abbracciarci, io piangevo e ridevo senza ritegno e lui mi faceva girare come una bambina ridendo, eravamo due casi disperati. Poi dopo ci staccammo e c’era un po’ di gente che ci guardava curiosa, cercai di ricompormi e mi prese per mano e mi portò nel suo studio, sulla scrivania, piena di foto, scorsi anche quella di me e Anya.. sorrisi..
<< Tieni questa è per te.. >> e gli diedi la rosa, che nell’abbraccio si era un po’ schiacciata ma era sempre bella.
<< Grazie >> anche lui era commosso, una lacrima gli solcò il viso e io presa da un riflesso ci appoggiai le labbra sopra.
Lui prese il mio viso con le mani, i miei occhi diventarono i suoi, i suoi i miei..
<< Ti amo Isabella.. >> disse prima di baciarmi, in un bacio bello da farmi mancare il fiato, mi era tremendamente mancato..
Quando ci staccammo dopo un numero indeterminato di minuti finalmente gli dissi il discorso che in 14 ore di volo mi ero preparata..
<< Ti amo anche io Edward.. >> lui appoggiò di nuovo le sue labbra sulle mie, ma io lo spinsi via e lui giustamente mi guardò confuso..
<< Mi sono preparata nelle 14 ore di volo quello che dovevo dirti se mi baci poi non mi ricordo più niente.. >> con un sorriso mi permise di continuare.
<< Ho lasciato Anya in Russia, ieri o oggi, non so con il fuso.. ho letto la tua lettera, ti credo e sono venuta qui per dirtelo, mi manchi.. >> la mia voce iniziò a incrinarsi << non voglio più vivere una vita senza di te.. perdonami io.. io.. >> mi strinse tra le sue braccia, zittendomi con un altro bacio “togli respiro alla Edward”.
 
Passarono venti minuti dove nessuno dei due parlò più se non per dirsi cose estremamente zuccherose e mielose..
<< Bella senti io devo lavorare fino alle undici, ho da visitare molti pazienti, mi dispiace farti aspettare qui tutto questo tempo.. potresti andare a casa ed aspettarmi, così ti fai una doccia e vai a dormire che ti vedo stanca. E poi metti la mia rosa nell’acqua.. >>
<< Va bene.. >> effettivamente in quel momento mi sarei anche buttata dalla Statua della Libertà se me lo avesse chiesto, stupida? No innamorata..
Mi prese per mano e mi accompagnò sull’ascensore fino sotto, mi passò le chiavi della sua macchina, aveva la Aston!
<< Ehm Edward.. non so dove abiti, non me la sento di guidare, prima che me lo hai fatto notare mi sento un po’ stanca.. >> mi guardò apprensivo tirandomi delicatamente dietro alle orecchie qualche ciuffo di capelli ribelle.
<< Prendi un taxi allora.. però quando arrivi a casa mi mandi un messaggio. Queste sono le chiavi, questo l’antifurto è al penultimo piano. >>
<< Ok >>
Ci ritrovammo nella sale d’entrata, mi girai ed ecco arrivare quella pazza e maleducata di un’infermiera.
<< Edward! Edwaraaaaaaad! >> lui con un sospiro si girò, mentre io la guardai stizzita, ma la cara signorina quando ci vide mano nella mano perse un po’ del suo entusiasmo.
<< Mi dispiace ma è voluta salire a tutti i costi, non sono riuscita a fermarla! Afferma di essere tua moglie.. >> disse indicandomi con sufficienza, i miei nervi stavano per cedere..
<< Si Jessica infatti è mia moglie.. >> risi tra me e me, Bella rule!
<< Ah.. >>
<< Ora scusa, ci si vede.. >> e spingendomi con la schiena mi portò fuori dalle porte principali, mi girai un attimo e vidi lei, quella Jessica che stava guardando il sedere di Edward.. lo stava proprio squadrando, come si permetteva.
<< Edward puoi scusarmi un attimo? Aspettami qui per favore.. >> senza attendere risposta mi girai e andai verso quella maleducata che lo stava ancora guardando, non preoccupandosi delle mie mosse.
Mi portai davanti a lei e la guardai con la faccia più cattiva che conoscevo, anche se per natura non ero mai stata cattiva con nessuno.
<< Sentimi bene cara perché non te lo ripeto un’altra volta.. >> lei mi guardò con gli occhi dilatati dalla sorpresa..
<< Prova anche solo a riguardare Edward con quello sguardo e tu non immagini neanche cosa sono capace di fare.. devi ringraziare che non ci sono stata in questo anno, perché altrimenti la tua fine sarebbe giunta già da un pezzo! Quindi evita e ti sottolineo EVITA di guardarlo se non solo a livello professionale, sono stata chiara? >> lei fece cenno di si con la testa..
<< Bene, perché lui è mio e sottolineo MIO! Io arrivo dalla Russia e durante la mia permanenza ho scoperto qualche trucchetto che utilizzavano l’NKVD nei gulag.. oltre a conoscere alcune persone molto influenti di quel settore, non so se mi hai capita.. Grazie per l’attenzione e buona serata.. Jessica! >>
Dopo aver constatato che le mie parole avevano fatto l’effetto desiderato mi girai e tornai da mio marito che mi guardava allibito.
<< Be che c’è? >>
<< Che le hai detto? >>
<< Cose tra donne Edward, nulla d’interessante >> dissi cercando di fare il sorriso più angelico possibile, che fece subito colpo..
Una volta fuori dall’ospedale chiamò il taxi e mi aprì la portiera diede l’indirizzo all’autista e dopo avermi lasciato un dolce bacio sulle labbra chiuse la portiera e partii, finalmente ero di nuovo felice..

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Capitolo 22
*** Ritrovarsi per amarsi ***



Ciao ragazzuole!
Eccomi, come promesso, con il nuovo capitolo.. non c'è molto da dire..
Vi consiglio di non tirare ancora fuori lo spumante, la fine è ancora lontanuccia!
Ditemi che cosa ne pensate, ammetto di averlo riscritto un paio di volte.. A presto!!!





Mi svegliai un po’ imbambolata, sentivo due braccia forti e calde stringermi e un respiro regolare soffiarmi tra i capelli; facendo più attenzione possibile mi girai e non potei non sorridere come un’ebete, era Edward.
Guardai l’orologio, erano le tre di notte e la mia pancia chiedeva disperatamente cibo, con calma mi staccai dalla morsa di Edward e scesi dal letto il più silenziosamente possibile, molto probabilmente quando era tornato da lavoro mi aveva trovata che dormivo sul divano e mi aveva sistemata vicino a lui.
Nel buio, aiutandomi un po’ con le mani riuscii a scendere le scale trovandomi nel grande salone con le stupende vetrate e mi diressi in cucina a pescare una vaschetta di gelato dal freezer.
L’appartamento di Edward era bellissimo, immaginai che sotto c’era lo zampino di Alice (http://www.luxury24.ilsole24ore.com/IMMAGINI/EcoCharity/2008/07/eco-condominio-new-york-352.jpg?uuid=ce0e62f0-518b-11dd-90df-241f4324bf97). Intenta a fantasticare su me ed Edward non mi accorsi che mio marito si sedette davanti a me al tavolo della cucina mezzo addormentato, con i pantaloni del pigiama e una maglietta bianca un po’ stropicciata, era buffissimo e bellissimo allo stesso tempo.
<< Ei torna a dormire.. >> dissi dato che non riusciva quasi a tenere gli occhi aperti.
<< Perché ti sei alzata? >> mi chiese guardandomi con i suoi occhi verdi penetranti anche se resi lucidi dal sonno.
<< Avevo fame, era da un bel po’ che non mangiavo.. >> presi il cucchiaino colmo di gelato alla crema e glielo portai vicino alla bocca, lui vorace come al solito se lo mangiò in un sol boccone.
<< Mangi troppo poco, sei troppo magra.. >>
<< Non se il primo che me lo dice >> mi fece segno di andarmi a sedere sulle sue gambe, ovviamente non me lo feci ripetere due volte.
Iniziò ad accarezzarmi le gambe nude, effettivamente era da tanto che non avevo un rapporto così ravvicinato, forse avrei dovuto imbarazzarmi, ma era tutto così magico..
<< Posso immaginare, sembri uno stuzzicadenti >> risi forte
<< Emmet dice che sono un’acciughina! >>
<< Un’acciughina molto sexy.. la mia maglietta ti sta sempre bene addosso >> piano piano e zitto zitto si stava svegliando, mentre io diventai rossa come un pomodoro, questa volta realmente in inbarazzo.
<< Si.. scusa.. ma.. dopo aver fatto la doccia mi sono accorta di non aver preso il pigiama >> una falsa verità.. diciamo che quella traditrice di un’amica al posto del pigiama, all’ultimo aveva aggiunto due completini striminziti.
<< Nessun problema, potevi stare anche solo con l’asciugamano! >> gli tirai uno scappellotto, lui e le sue battutine stupide, non era per niente cambiato..
Dopo un po’ di tempo che passai a imboccare sia me che lui tra baci e palpatine da parte sua, mi chiese
<< Hai finito? >>
<< Si.. >> bene ora avevo di nuovo il cuore a mille, sapevo cosa sarebbe successo, non vedevo l’ora che succedesse, ma ero molto agitata, possibile che in un anno e mezzo non mi ricordavo più come si faceva?
Edward forse intuì un po’ il mio disagio, anche se cercavo di mascherarlo il più possibile..
<< Se non vuoi.. guarda che andiamo solo a dormire.. >> oddio no! La faccia da cucciolo abbandonato no..
<< Se non voglio? >> dissi passandogli il dito sullo sterno molto lentamente.
Il suo pomo d’Adamo iniziò a fare gli straordinari, forse anche per non farmi notare il suo amico che si stava svegliando mi prese in braccio e mi condusse verso la camera.
Iniziai a baciarlo dalla mascella al collo, mi era mancato tantissimo..
<< Be.. Bella.. senti io.. non dobbiamo per forza.. solo che è meglio che non continui perché poi non riesco a fermarmi.. è da troppo che.. >>
Lo stavo facendo impazzire con degli ingenui baci sul collo, non osai immaginare cosa avrebbe fatto se avessi iniziato ad essere molto ma molto più maliziosa.
Mi adagiò sul letto e lui si sedette affianco a me, era un po’ strano, sembrava che fossimo tornati all’inizio della nostra storia, quando nessuno dei due sapeva bene come comportarsi. Nuovamente mi feci prendere dalle mie paranoie e mordendomi il labbro inferiore dal nervoso come mio solito, chiesi:
<< Non vuoi fare l’amore con me Edward? >>
Lui mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite, poi sembrò risvegliarsi e si appoggiò su di me con molta delicatezza..
<< Si che voglio Isabella, ma.. >> interruppi le sue parole con un bacio che all’inizio fu molto dolce ma poi si trasformò in passione allo stato puro.
Quando ci fermammo io avevo le mani tra i suoi capelli e lui mi stava palpando poco galantemente il sedere, quasi come se avesse arpioni al posto delle mani.
<< Fai l’amore con me Edward.. >>
Nei suoi occhi potevo scorgere amore, adorazione, desiderio, passione..
Non se lo fece ripetere due volte e iniziò a baciarmi il collo lentamente, senza fretta, come se avesse voluto gustarmi tutta, era una bella sensazione che mi era mancata, da un pezzo.
Riuscii ad arrivare al fondo del suo busto e presi tra le mani la sua maglietta, iniziando a tirarla verso l’alto, mi aiutò nei movimenti e in un attimo fu a torso nudo davanti ai miei occhi. Mi bloccai e lui con me.
Legata al collo portava una catenina, dove al fondo come due ciondoli, pendevano la mia e la sua fede; con estrema delicatezza, poggiai la mia mano tremante sull’oro lucido, non stavo respirando e lo stesso lui..
L’ultima volta che avevo visto la mia fede era sul cuscino del nostro bel letto matrimoniale, quella sera ero rimasta a guardarla per diversi minuti e dopo avergli dato un bacio, l’avevo adagiata sul cuscino.
Quando sentii le dita di Edward asciugarmi le lacrime, mi accorsi che stavo piangendo, piangevo per il dolore, la sofferenza che mi trasmetteva il ricordo di quel momento, ma anche per la felicità di aver ritrovato il mio unico amore.
Sempre con la mano appoggiata alla catena e gli occhi incollati ai due cerchi dorati, sentii la voce di Edward che in qualche modo a me sconosciuto mi riportava sul pianeta << Se.. se vuoi tolgo la catenina.. non.. non voglio che stai male.. >>
Portai i miei occhi nei suoi e non riuscii a provare nient’altro che amore e anche un po’ di tenerezza, strinsi la presa sulla catenina e spinsi la testa di Edward verso la mia, le nostre fronti si sfioravano, come i nostri nasi e le nostre labbra.
<< Baciami stupido.. >> gli dissi sorridendo, prima di perdermi totalmente sulle sue labbra e ancorandomi ai suoi capelli con trasporto.
Finalmente dopo un anno e mezzo di lontananza, di sbagli, di confusione ci riunimmo come un solo corpo, un solo cuore e una sola anima: Bella ed Edward, Edward e Bella, per sempre.
 
Il suono di un telefono mi fece svegliare del tutto, sentii Edward che si allungava per prenderlo dal comodino e tornava ad abbracciarmi; eravamo nudi e ancora avvinghiati l’uno all’altro. Sorrisi facendo un po’ di pressione sulle sue braccia, lui intanto iniziò a far scivolare la mano sulla mia schiena.
<< Pronto? >>
Sentii delle specie di urla dall’altro capo del cellulare, solo una persona poteva essere: Alice!
<< Si mi hai svegliato.. >> iniziò a sospirare pesantemente
<< Che ore sono? >>
<< Ah mezzogiorno? No Alice non riesco.. >> un altro sospiro, Alice gli stava dando del filo da torcere.
Mi appoggiai sui gomiti per guardarlo meglio, i capelli spettinati, assonnato, nudo.. un gran bel bocconcino.
<< No non riesco ad arrivare in tempo.. mi dispiace sarà per un’altra volta! >>
Lo guardai con un punto di domanda in faccia e lui appoggiando una mano sul microfono del cellulare mi disse che si era dimenticato che doveva andare a pranzo da Alice.
<< Be andiamo no? Tanto poi abbiamo la scusa che devo andare a prendere l’aereo, mi dispiace non vederli.. >> dissi stendendomi sopra di lui.
<< No Alice non c’è nessuno con me.. che dici! >> iniziai a mordergli il collo, poi passai all’orecchio..
<< No..no.. Alice ok..ok vengo..si..no cioè cosa hai detto? >> Mi piaceva troppo vederlo in difficoltà.
Lo guardai maliziosamente e dopo avergli fatto un occhiolino iniziai a baciargli il petto, mi fermai un attimo sulla catenina e sulle nostre fedi e poi sempre giù..
<< Al..Al..Alice che mi deve prendere? Senti..senti..ci..ci vediamo tra un’ora ok? >>
<< No.. Bella? BELLA? >> disse con una voce stridula << No non sto urlando Alice.. no Bella è un po’ che non la sento.. >> tornai su e lo abbracciai.
<< Prepara per una persona in più! Ti devo presentare una persona! >> sbuffò, io invece risi come una cretina..
<< No è una mia amica, ciao a dopo! >> e staccò la chiamata, molto probabilmente senza dare ad Alice motivo di replica e appoggiò il cellulare sul comodino.
<< Brutta streghetta! >> disse prima di iniziare a farmi il solletico che in breve tempo si trasformò in bruciante passione, sul letto prima e dopo dentro la doccia.
Abbracciati mentre l’acqua scorreva mi sentii in pace, stavo dannatamente bene.. anche se da quando mi ero svegliata sentivo quella sorta di oscurità che stava per arrivare, il mio sesto senso mi diceva di fare attenzione, ma da che cosa? Avevo di nuovo Edward.. nulla poteva andare male!
<< A che pensi? >>
<< Nulla.. sto bene, mi godevo il momento..>>
Uscimmo dalla doccia, saremmo sicuramente arrivati in ritardo da Alice, ma poco importava, quando mi avrebbe vista oltre ad andare fuori di testa, avrebbe sicuramente perdonato la nostra negligenza.
Mi vestii con il cambio che mi ero portata, una maglietta e dei jeans, molto semplice.
(http://www.polyvore.com/cgi/set?id=52521520&.locale=it)
Mentre aspettavo Edward guardai il telefono, ops.. 5 chiamate perse e due messaggi.. le chiamate e un messaggio erano di Alice, mentre l’altro era di Tatiana che mi informava che Anya stava bene e che quando fossi stata libera l’avrei potuta chiamare a qualunque ora.
Decisi di telefonarle subito, anche perché il mio normale status apprensivo si era di nuovo fatto largo, rispose al terzo squillo.
<< Pronto? >>
<< Ciao Tania, come stai? Anya? >> intanto Ed era pronto, mi fece cenno di uscire dall’appartamento, mi lasciai guidare continuando a parlare con la mia amica.
<< Anya sta benissimo.. Indovina? Dorme.. io tutto bene! Allora.. te lo sei ripreso? E Alexander vuole sapere del signor Morgan.. >>
<< Di ad Alexander che è una cosa un po’ particolare, preferirei parlargli a voce >> sentii gli occhi di Edward addosso, beh ovvio stavo parlando in inglese, cambiai subito in russo facendo il più possibile finta di niente.
<< e comunque si me lo sono ripreso, è stata una delle notti più belle della mia vita! Tania.. grazie, senza di te ora non sarei qua.. >>
<< Oh ma piantala! Prima o poi ci saresti arrivata da sola, io ho solo accorciato i tempi! Ti passo Alexander lo sai che non vuole un no come risposta. >> risi con lei, intanto mi sistemai in macchina.
Raccontai ad Alex per sommi capi com’era la situazione.. cosa disse lui?
<< Cazzo non ci voleva! Quel figlio di buona donna! Parlerò con Jared, tu però fai attenzione! L’abbiamo perso di vista, a quanto pare non è più in Brasile.. >>
<< Merda! Non ci voleva.. e adesso? >> mi lasciai scappare in inglese..
<< Tu guardati bene le spalle, per qualsiasi cosa chiama o me o Jared o Grigorji! Non fare cose stupide e vivi serena.. magari è ancora fuori New York! >>
<< Va bene Ale, grazie e dai un bacio ad Anya e Jacob e a quell’altra pazza! >>
<< Ciao Bella! Sarà fatto.. >> staccai la chiamata con un sospiro..
<< Problemi in Russia? >>
<< Si e no.. Anya sta bene, ma sul lavoro ci sono dei grossi problemi.. >>
Stava per dire qualcosa ma il mio telefono iniziò a squillare, guardai il numero e dopo aver fatto un occhiolino a Ed risposi..
<< Pronto Alice? >>
<< Bellaaaaaa!!! Èun secolo che ti cerco! Come va? >>
<< Bene grazie.. e tu? >>
<< Bene bene.. Anya dorme sempre? >>
<< Si dorme..come al solito.. ci stavo giusto pensando.. hai ancora sentito Edward? Non mi ha più cercata e sono un po’ in pensiero.. >>
Lui sghignazzò, eravamo quasi arrivati a casa sua.
<< Ehm.. no non l’ho sentito! >> rispose un po’ troppo in fretta.
<< Alice dalla voce.. mi sembra di si invece! >>
<< Oh ma Bella che dici! Scusa ma devo andare! Ti voglio bene, ciaoo! >>
<< Ciao Alice.. >> dissi prima di scoppiare a ridere mentre Edward stava posteggiando davanti alla villetta.
<< Mi stavi per dire qualcosa prima? >> chiesi dolcemente..
Lui sembrò pensarci un attimo ma poco dopo rispose
<< No.. tranquilla, andiamo prima che Alice ci faccia a fette! >>
Scendemmo dalla macchina e camminammo fino al vialetto, Edward suonò il campanello, io mi nascosi un po’ dietro di lui..
Ci vennero ad aprire tutti e quattro, allora erano super curiosi di vedere chi era “l’amica” di Edward.. mi portai la mano alla bocca per soffocare una risata..
<< Ciao ragazzi! Scusate il ritardo.. >> gli altri continuarono a guardarlo stando zitti, Alice iniziò ad allungare il collo per vedere meglio, ma ero nascosta proprio bene.
<< Allora non ci presenti la TUA amica Edward? >> chiese un Emmet troppo curioso.
<< Ehm.. forse la conoscete già.. >>
<< Ah si e chi è? >> chiese Alice, tale fratello, tale sorella.
Abbracciai Edward da dietro e feci fare capolino alla mia testa sulla sua spalla
<< Ciao ragazzi.. SORPRESA! >>
Un coro di “Bellaaaaa” si sparse per la via di Alice e corsero tutti a salutarmi, abbracciarmi e le mie due migliori amiche di sempre mi sommersero di baci e bacetti.
Casa dolce casa..

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Capitolo 23
*** Come hai potuto? ***



Ciao a tutte/i! (Ho scoperto che ci sono anche dei maschi e chiedo venia per aver scritto sempre al femminile)!
Prima di lasciarvi al capitolo vi devo chiedere immensamente scusa per il mio ritardo.. ma sto preparando i test per l'università e come dire.. ho l'acqua fino al collo! Vi avviso già che aggiornerò il 10 dicembre!
Poi passando alle cose più importanti devo avvertirvi di una cosa: CI SIAMO! Il tanto agognato momento della verità da parte di Edward è arrivato.. saprà o non saprà chi è Alexander? Ma ovviamente sarà Bella a raccontarvelo.. :)
Vi anticipo non insultatemi, vi prego! Ci tengo al vostro parere ma andateci piano e.. semplicemente fidatevi di me e Bella!
Prometto di rispondere a tutte le bellissime recensioni che mi avete lasciato e che mi lascerete il prima possibile!

Vi Lascio al capitolo un po' più lungo del solito.
Buona lettura!









Il pranzo passò tra una risata e l’altra, come sempre sembrava che il tempo fosse tornato indietro a un anno e mezzo fa, quando non c’erano problemi, incomprensioni, quando non c’era quell’aura maligna nel mio cuore a farmi preoccupare..
Tra me ed Edward era stupendo, io mi sentivo benissimo, non saprei definire da quando non mi sentivo così, così piena d’amore, di felicità!
Alice e Rose mi chiesero ogni più piccolo dettaglio della mia pazza idea di lasciare mia figlia in Russia e di “scappare” per riprendermi il padre.
A loro confessai che con me avevo un biglietto per lui per Mosca, glielo volevo dare quando finalmente saremmo rimasti di nuovo da soli, magari dopo aver fatto l’amore, già ormai ero di nuovo indipendente dal fisico di Edward.
Loro iniziarono a gridare come due pazze, tanto che insospettirono quasi i tre uomini e mezzo, contando Daniel, ma riuscii a zittirle in tempo prima che la sorpresa fosse irrimediabilmente svelata.
<< Ma allora hai intenzione di portarlo a San Pietroburgo? >> mi chiese Alice sottovoce e con gli occhi quasi a forma di cuore..
<< Si, la mia idea sarebbe questa.. >>
<< Ma quindi Natale non lo passeremo tutti insieme? Arriveranno anche Esme e Carlisle.. >> mi chiese una Rose tutta su di giri.
<< Ma si.. solo per qualche giorno, il tempo di aggiustare due faccende con Alexander e poi verremo sicuramente! Anche perché sbaglio o il primo dell’anno i tuoi genitori Alice daranno una festa? >>
<< Ma certooo! Avete già pensato al vestito? Tatiana verrà? >>
<< Si penso di si.. e per il vestito ho qualche idea in mente.. >> dissi cercando di sembrava il più convincente possibile, anche perché non avevo nessuna intenzione di andare a fare shopping, mi sarei sicuramente inventata qualcosa all’ultimo momento.
<< Ragazze non voglio rovinare il vostro momento di pettegolezzi e chissà cos’altro.. ma è tardi, Edward mi ha detto che Bella deve andare a prendere un aereo.. no? >>
Mi chiese Emmet molto serio, come se non sapesse che l’aereo ce lo avrei avuto alle 3 di notte, erano le 18, avrei avuto tutto il tempo del mondo.
Alice si risvegliò magicamente dal viaggio che molto probabilmente stava facendo nella sua testa << Aaaaa! Certo certo! Andate, andate pure.. >> disse prendendo la mia giacca e quella di Edward.
Iniziai ad abbracciare tutti e salutarli, ma Alice non contenta mi prese sottobraccio, afferrò suo fratello dal colletto della sua giacca e in pratica ci buttò fuori di casa, augurandoci un “buona serata e buon viaggio”.
Rimasti soli e un po’ spiazzati sul vialetto di casa Hale/Cullen scoppiammo a ridere come due scemi e andammo a prendere la macchina dove l’avevamo posteggiata quella stessa mattina.
<< Tua sorella è sempre la stessa, non cambia mai.. ma come fa? >>
<< Non chiedermelo Isabella! Pensa quando sarà più avanti con la gravidanza e sarà vittima dei suoi ormoni.. Povero Jasper! >>
Sorrisi, aveva tremendamente ragione, provai per un attimo ad immaginare Alice generale fuori controllo dagli ormoni e mi vennero i brividi.
<< Povero Jasper si! >>
 
Mentre Edward guidava nel traffico newyorkese vidi che continuava a guardare il display del cellulare con una faccia tra il contrariato e l’incredulo.
<< Se vuoi posso guidare io, così tu rispondi.. >>
<< No tranquilla.. non è importante, anzi.. >> lasciai scorrere lì, anche perché mi arrivò un messaggio da una persona un po’ inaspettata, era Jared.
Ciao Bella! Oh mia salvatrice, dove l’hai messa la mia camicia che hai comprato per l’uscita con Marina? La devo lavare, stirare? Ti prego dimmi di no..
Scoppia a ridere e gli risposi subito
Tatiana ha le mie chiavi di casa o anche Grigorij, è già lavata e stirata pronta da essere indossata sul mio letto. Buona fortuna playboy!
Dopo averlo scritto e inviato mi accorsi che Edward mi guardava curioso del mio umore così ilare.
<< C’è un mio amico che in pratica è quello che controlla il sistema informatico della società per cui lavoro che deve uscire con la sua fiamma storica, in pratica è dall’ultimo anno di liceo che è cotto di lei. Si chiama Jared, e lei Marina.
Fatto sta che mi aveva >> ci pensai un attimo su sorridendo << anzi aveva supplicato quasi in ginocchio a me e Tatiana di comprargli qualcosa per far colpo >> lo guardai, era molto concentrato nel mio racconto, continuai
<< anche perché lui è uno che va sempre in giro vestito piuttosto da barbone, allora per l’occasione io e la mia amica gli abbiamo comprato una camicia, da abbinare con un paio di pantaloni che gli aveva regalato Alexander, il nostro capo, per il suo compleanno. Solo che adesso mi chiedeva se l’avevo lavata e stirata, anche perché ti confesso che non saprebbe neanche mettere in moto la lavatrice.. >>
<< Davvero? >>
<< Si.. dagli un computer e ti sa anche entrare nel sistema operativo del Cremlino, ma dagli un qualsiasi altro elettrodomestico e si trova completamente nella merda >>
<< Come sa entrare nei sistemi operativi? >> Ops.. cercai di rimediare.
<< Ehm era così per dire nel senso che sa usare benissimo il computer, anche perché è “il capo” >> gli mimai il gesto delle virgolette << del sistema di sicurezza diciamo intelligente, invece il capo degli uomini è Grigorij, ad Emmet piacerebbe conoscerlo, era un ex militare.. >> rimasi un po’ vaga, mi fidavo di Edward ma volevo che conoscesse di persona Alexander, prima di raccontargli come stavano realmente le cose, anche se fino a quel momento gli avevo detto solo la verità.
<< …camicia? >> me ne ero persa un pezzo.
<< Scusa non ho sentito, ero soprapensiero.. >>
<< Ti ho chiesto alla fine questa camicia? >>
<< Ah! Be gli è andata bene che l’avevo già lavata e stirata, gli ho semplicemente detto di procurarsi le mie chiavi e di andarsela a prendere. >> dissi concludendo il mio discorso con un’alzata di spalle.
<< E come fa a procurarsi le chiavi del tuo appartamento? >> mi chiese spegnendo la macchina nel posto garage del suo palazzo.
<< Oh chiede a Tatiana oppure a Grigorij.. si aggiusterà in qualche modo. >>
<< Ma ti fidi a lasciarlo entrare così? >>
<< Ma si.. è solo Jared! >> risposi sorridendo.
 
Una volta saliti in casa ci sdraiammo contemporaneamente sul letto, pasarrono pochi secondi prima di rimetterci a ridere. Lo facevamo sempre, anche quando eravamo più giovani, quando arrivavamo a casa ci svaccavamo sempre così, sdraiandoci e rilassandoci per alcuni minuti.
<< Alcune cose sono dure a morire.. io lo faccio sempre quando torno da lavoro o quando torno dalla palestra >> mi disse prendendo la mano e baciandone il palmo.
<< Anche io.. però farlo con te è tutto diverso.. >> dissi accoccolandomi sul suo petto, dopo aver appoggiato il mio cellulare sul comodino.
Rimanemmo così per un po’, io mi appisolai un po’ e lui continuò a far passare la sua mano tra i miei capelli, c’era una pace immensa, anche se spesso veniva interrotta dal cellulare di Edward che continuava a suonare.
<< Perché non rispondi? >> chiesi curiosa
<< Non mi va.. >> decisi di non approfondire, se avesse voluto me lo avrebbe già detto da tempo; riprese a parlare, facendomi una domanda che mi spiazzò un po’.
<< C’è stato qualcosa tra te e Alexander? >>
Mi alzai da lui e lo guardai non capendo a cosa si poteva riferire.
<< Perché mi fai questa domanda? >> forse pensò che la mia era una domanda fatta apposta per mettermi sulla difensiva, invece volevo semplicemente capire che pensiero, che gesti potevano farlo pensare a me ed Alexander insieme.
<< Mmm.. al ballo a casa Morgan vi ho visti molto.. affiatati. >> concluse misurando le parole e guardandomi con i suoi occhi verde profondo.
<< Beh.. >> cavolo eravamo proprio arrivati a una domanda che non volevo affrontare, almeno non ora, avrei dovuto raccontargli di Tatiana quando saremmo stati in Russia, avrei voluto raccontargli di James e invece dovetti inventarmi una risposta diplomatica ma molto vera.
<< Io e Alexander siamo amici, nulla di più e nulla di meno. Tatiana, sua moglie, è una mia grandissima amica, mi hanno aiutata molto e hanno fatto tanto per me.. e poi lo sai.. il mio cuore appartiene a te >> dopo la mia ultima affermazione i suoi occhi si accesero e iniziò a baciarmi, ad abbracciarmi: fino a quando ci trovammo ansanti e mezzi nudi. Il suo cellulare iniziò nuovamente a suonare e anche il mio, segno che era arrivato un messaggio.
<< Dai rispondi o te lo butto fuori dalla finestra!! >> dissi un po’ incazzata.
Lui mi diede un ultimo bacio a fior di labbra e mi lasciò dopo essersi alzato, rispose, dirigendosi al piano di sotto.
Aprii il mio cellulare e lessi il messaggio
Ciao Bella! Tutto bene, Anya ha appena finito di mangiare.. è passato Jared a prendere le chiavi, spero solo che con Marina vada bene, altrimenti chi lo sopporta più! JAllora.. glielo hai già dato il biglietto per Mosca ad Edward? Ti voglio bene
Risposi subito
Dai un enorme bacio alla mia bimba, spero anche io per Jared, incrociamo le dita! No il biglietto non glielo ho ancora dato, sta telefonando aspetto che torni e lo farò.. tra una manciata di ore ti presenterò l’uomo della mia vita, non vedo l’ora amica! Ti voglio bene anche io!
 
Erano già passati quindici minuti e di Edward ancora nessuna traccia, decisi di andare a vedere se era tutto ok. Lo vidi seduto sul divano che guardava delle foto e parlava animatamente al telefono, decisi di non disturbarlo e di tornare in camera.
Lo aspettai per un’altra ventina di minuti e quando arrivò in camera non era più lo stesso Edward che era uscito prima, i muscoli vibravano di collera, era cupo o per meglio dire sembrava incazzato nero, in mano aveva una busta gialla.
<< Ed tutto bene? >> chiesi alzandomi e andando ad abbracciarlo, io ero in intimo e lui anche, mi preoccupai quando vidi che non rispose al mio abbraccio.
Mi staccai automaticamente e provai a guardarlo negli occhi, il verde profondo aveva lasciato spazio al nero pece, era incazzato, molto incazzato.
<< Mi stai chiedendo a me se va tutto bene, a me? A ME? >> lo guardai con gli occhi aperti al massimo, incredula.. non mi aveva mai urlato contro.
<< Ed..Ed ma che cosa…..? >>
<< Come hai potuto? >> glaciale, freddo, come se la sua voce provenisse da km e km di distanza.. non riuscivo a proferire nessuna parola, lo guardavo shoccata, senza riuscire a dire una fottuta parola.
<< Te lo ripeto, come hai potuto Isabella? >>
<< Io.. io cosa? Non.. non capisco? >>
<< Ah! Non capisci eh? Be allora guarda un po’ e permettimi di rinfrescarti la memoria.. amore >> l’ultima parola mi fece gelare ancora di più il sangue delle vene, smisi di respirare e lo guardai.
Iniziò a tirare fuori dalla busta gialla delle foto lo guardai ancora più sconcertata
<< Non fare quella faccia mia cara, vedi questa >> e mi mise davanti una foto dove effettivamente c’ero io, ma non ero io, perché molte cose non coincidevano, tipo i colore dei capelli troppo chiaro, il fisico un po’ più in carne, però la faccia era la mia, e in questa foto stavo passeggiando mano nella mano con Alexander.. quello era Alexander! Ma che cazzo di roba era?
<< bene, questa è una foto scattata cinque giorni fa, ritrae te e il tuo amico Alexander, ma aspetta, poi c’è questa, che raffigurati tu e il tuo amico mentre vi baciate, e questa e questa.. >> le buttava con rabbia per tutta la stanza.
Cazzo quella ero io, ma non ero io!
<< Poi qua ci sono anche altre foto vuoi vederle? >> continuò incurante di aspettare o meno la mia risposta.
<< Qua sei insieme a Jared forse o a Grigorij o chi diavolo sia.. ma che brava che sei, fai tanto la pudica e poi? No aspetta perché mi sono state riferite anche altre cose, come ad esempio il fatto che tu e il tuo amico volete fregare il signor Morgan, gli avete rubato 2 milioni di dollari! E non è ancora finito, magari.. mi è stato anche spiegato come hai fatto a diventare imprenditrice.. >> iniziò a parlare a raffica e a raccontare cose del tutto false, ma il mio cervello si era fermato ai 2 milioni di dollari, quella era l’ultima cifra che aveva accumulato Nomadi.
Io stessa l’avevo cerchiata in rosso sul rendiconto della società, come faceva a saperlo Edward? Chi glielo aveva detto? Chi era al telefono?
<<..sono stato chiaro? >> mi svegliai dal mio torpore che mi aveva isolato dal mondo per così poco tempo, senza neanche accorgermi di quello che aveva detto lui, rinsavii e mi feci coraggio, dovevo tirare fuori le palle e sistemare la situazione.
<< Edward frena un attimo! Quella in foto non sono io! O meglio la faccia è la mia ma lasciami spiegare..  >>
<< NON SEI TU? NON SEI TU? MA CHI CAZZO CREDI CHE SONO UN CRETINO? IL TUO BEL TEATRINO ÈDURATO ANCHE TROPPO! >>
Feci finta che non mi avesse urlato contro come un ossesso e continuai
<< No non ho fatto durare nessun teatrino.. Credimi se ti dico che non sono io! Non è il mio fisico quello, non sono i miei vestiti! Èun fotomontaggio! >>
Si mise a ridere, ma non c’era divertimento nella sua risata, solo veleno.
<< Fotomontaggio? Fammi un favore Isabella, esci fuori di qui. >> purtroppo persi completamente la mia charme e quell’ultimo briciolo di pazienza.
<< Tu mi stai dicendo esci fuori di qui? Io me ne andrò anche ma voglio, esigo sapere chi era al telefono, chi è che ti ha dato queste stupide foto e chi ti ha raccontato tutte queste cazzate sul mio conto.. sei liberissimo di non credermi, dato che neanche mi ascolti ma dimmi chi è che te lo ha detto. >>
<< Mai >> ci fu un attimo di silenzio dove i nostri sguardi furiosi si scontrarono, ma non fui io la prima ad abbassare lo sguardo, fu lui.. stava soffrendo, ma cazzo aveva fatto tutto da solo! Cercai di ricompormi e gli afferrai il braccio dolcemente
<< Edward, tesoro, dimmi chi ti ha detto tutte queste cazzate, prendi questa foto, lo vedi? >> presi la foto nel quale la mia ipotetica me teneva Alexander per mano, << Non posso essere io, sono troppo magra! E quest’altra perché la faccia è così chiara e le braccia sono più scure? Credimi è un fotomontaggio.. Io amo te, sono qui per te >>
Si sedette sul letto mettendosi le mani nei capelli, mi inginocchiai davanti a lui
<< Edward ho lasciato nostra figlia in un altro continente per stare con te, per riprendere te, ho comprato un altro biglietto per portarti con me, sono qui per te >> le lacrime iniziarono a cadere dai miei occhi e la voce iniziò a tremarmi
<< io amo te.. quegli scatti sono dei fotomontaggi, i soldi non siamo noi ad averli rubati al signor Morgan, ma James.. perché non mi credi? >>
Lui alzò il viso sul mio stava soffrendo, lo sguardo era spento
<< Bella.. io.. io non lo so.. >>
<< Perché Edward, perché non mi credi? >> chiesi in un sussurro, prima di iniziare a raccogliere i miei vestiti e chiudermi per un attimo in bagno, per riprendere fiato e per raccogliere la mia borsa con spazzolino e dentifricio.
Mi vestii, dentro mi sentivo morire, cavolo non mi credeva!
Uscii dopo un po’ e c’erano ancora foto sparse ovunque, appoggiai il suo biglietto su una sedia, scesi le scale con le lacrime che continuavano a scendere, cercai per lo meno di non iniziare a singhiozzare.
Lui era in salone, si era vestito, aveva una maglietta blu scuro e i pantaloni del pigiama, mi dava le spalle e a braccia incrociate guardava fuori dalle grosse vetrate; non parlai, ma rimasi a fissarlo. Ad un certo punto lui si girò, nei suoi occhi c’era di nuovo la rabbia, mista alla sofferenza.
<< Ti pensavo diversa Bella, mai avrei pensato che ti saresti voluta vendicare per ciò che è successo un anno e mezzo fa. Sei diventata imprenditrice di fama scopandoti il tuo capo e comportandoti con i tuoi clienti come la più lurida delle puttane; ieri in ospedale hai pure minacciato Jessica perché sapevi che ti aveva vista con uno di loro. E io che pensavo che fosse gelosia.. Brava, potresti andare a recitare per qualunque compagnia teatrale. Sei la peggiore delle madri, hai abbandonato nostra figlia per venire a fare i tuoi stupidi giochetti, pur sapendo che prima o poi sarebbero stati mascherati. Non ti preoccupare, l’ultima volta che ci vedremo sarà in un tribunale, con il cazzo che ti lascio mia figlia a te e a tutti i tuoi fottuti amanti.
Io stanotte con te ho fatto l’amore e tu? Sesso, solo fottuto sesso.. mi fai schifo e pensare che non ho neanche usato protezioni.. >> non lo feci finire di parlare perché gli tirai un manrovescio che gli fece completamente curvare tutta la faccia quasi all’indietro.
Avete sparato queste parole con veleno, sapevo che lo faceva solo per ferirmi o per vedere una mia reazione, ma continuavo a non capire perché, lui intanto ripreso dallo schiaffo mi guardò un po’ sorpreso e un po’ amareggiato, forse si era accorto delle brutte parole usate.
Io lo guardai per un lunghissimo minuto negli occhi, anche se non riuscivo a vederlo perché avevo gli occhi completamente appannati dalla rabbia e dalla delusione.
Edward si girò, dandomi le spalle << Bella vattene via per favore.. >>
Lo guardai, mi girai e m’incamminai fino alla porta, con la mano sopra la maniglia mi fermai e mi rigirai verso di lui, presi fiato e parlai con voce un po’ tremante.
<< Mi hai insultato in tutti i modi possibili e immaginabili, non mi hai lasciato spiegare come stavano realmente le cose, ti sei basato esclusivamente sulle parole dette da qualcuno di misterioso, che non hai neanche avuto le palle di dire il nome, perché in fondo neanche tu gli credi. Ti sei basato su delle foto che se ti fossi fermato a guardarle più attentamente non ti saresti neanche posto il problema e ti saresti fatto una risata.. ma va bene Edward. Ci vediamo in tribunale come hai detto,  ha fine settimana ti faccio rintracciare dal mio avvocato, in fondo nonostante tutti i teatrini che ho messo su sono e rimango sempre la signora Cullen e forse è meglio farla finita qui. >> presi fiato per dire le ultime due accuse che mi facevano più male di tutto
<< Non ti permettere mai più di dire che sono la peggiore delle madri, perché non l’hai portata tu in grembo per nove mesi, non l’hai fatta nascere e non sei quasi morto per darla al mondo quindi stattene solo zitto. >> aprii la porta e misi il primo piede fuori << e stai tranquillo non ti ho attaccato l’AIDS, a differenza di quello che pensa il tuo amico misterioso, l’ultima volta che ho fatto sesso o amore con qualcuno è stato il 21 giugno mattina di un anno e mezzo fa. Quando il tuo cervello tornerà a funzionare fammi uno squillo. >> aspettai che le mie parole venissero bene comprese e chiusi la porta con tutta la forza che avevo.
Presi l’ascensore e iniziai la lunga discesa dal penultimo piano, da una parte volevo che mi seguisse, ma dall’altra avevo paura.. iniziai a singhiozzare senza ritegno, ero stanca, delusa, triste..
Arrivai al piano terra e uscii incurante del fatto che le persone mi avrebbero potuta vedere in questo stato, non mi accorsi neanche di quello che stava per succedermi, vidi solo una pezza che si appoggiò sul mio naso e due braccia forti stringermi la vita.
Un odore nauseabondo s’insinuò nei capillari del mio naso e tutto divenne nero, mentre sentivo in lontananza Edward urlare il mio nome.

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Capitolo 24
*** Idiozia portami via ***



Buona lettura!





Mi alzai dal divano di soprassalto, non so quante ore erano passate da quando Bella se ne era andata via, l’unica cosa certa era che mi sentivo una merda.
Dio che emerito idiota per la millesima volta, ma come cazzo mi erano arrivate tutte quelle cose orrende nell’anticamera del cervello? Iniziai a battere ripetutamente la testa contro il bracciolo del divano.
<< Idiota.. idiota.. idiota! >> iniziai a piangere, l’avevo persa per sempre, ero confuso non capivo più niente, subito dopo che se n’era andata, avevo provato a inseguirla, ero sceso fin sotto in strada in pigiama, senza scarpe, ma di lei nessuna traccia.
Tornato in casa, mi ero preso un tranquillante di quelli che ti fanno dormire dodici ore filate per non sentire, non vedere e soprattutto non ricordare l’emerito stronzo che ero stato e le sue parole.
Mi alzai e guardai l’ora, altro che dodici ore! Ne avevo dormite quindici di fila, senza senso! Mi alzai e salii al piano di sopra, un blocco di cemento si formò nel mio stomaco, sul letto erano ancora sparse le fotografie incriminate, ne presi una e l’osservai per cinque secondi, poi la rigettai a terra.
Non avevo la forza di guardarle, mai più avrei pensato che dentro al pacco che mi ero portato a casa l’altra sera  ci potessero essere delle foto o dei fotomontaggi come diceva Bella. La visione di lei che dormiva sul divano mi aveva completamente fatto concentrare su di lei, tanto che l’avevo dimenticata sul mobile all’entrata, dove era rimasta fino a quando il mio informatore mi aveva consigliato di aprirla.
Mi guardai in giro e notai due cose che mi fecero venire i brividi, sul comodino dalla parte sinistra, c’era l’iphone di Bella, che ogni tanto si illuminava e invece su una sedia vicino al bagno c’era un biglietto, che presi subito in mano.
Era un biglietto di prima classe nominativo per Mosca: Edward Cullen, ora partenza 3.55, ora di arrivo 7.30. Cavolo! Era un volo continentale, ci mettevano solo tre ore per raggiungere Mosca, costavano un sacco di soldi.. mi sentii una doppia merda.
Mi girai e presi tra le mani il cellulare, c’erano dieci chiamate perse e altrettanti messaggi, il mittente era sempre lo stesso: Tatiana.
Strano, l’ultima risaliva a poche ore fa.. a quest’ora Bella con quel volo sarebbe già dovuta essere arrivata, non mi lasciai trasportare dalle paranoie, poi però vidi la foto che aveva come sfondo e mi crollò ancora di più il mondo addosso.
Era una foto di me e Anya insieme, molto probabilmente l’aveva scattata di nascosto quella volta a Central Park.. una lacrima traditrice solcò il mio viso, poi un’altra, un’altra ancora.. e ancora..
Appoggiai il cellulare dov’era e tornai di sotto, avevo bisogno di caffè, forte molto forte. Con la tazza tra le mani presi anche il mio cellulare e notai delle chiamate perse da un numero che non avevo in memoria.
<< Pronto? >> risposi titubante
<< Edward? >> sentii una voce femminile che non avevo mai sentito con uno strano accento inglese.
<< Si sono io.. chi è lei? >>
<< Sono Tatiana >> per poco il cellulare non mi scappò di mano, che cavolo..
<< Dov’è Bella? >> non era la domanda in se che mi spiazzò, dato che Bella molto probabilmente a quest’ora era a Mosca o San Pietroburgo, ma fu il modo in cui me lo chiese, con voce tremante, quasi come se stesse piangendo.
<< Dovrebbe essere in Russia a quest’ora, da te.. >> dissi con troppa arroganza
<< No, non è in Russia.. lei non ha preso l’aereo e non mi risponde al cellulare >>
“No Edward non farti prendere dal panico.. sarà da Alice, da Rose..”
<< Il cellulare l’ha dimenticato a casa mia, comunque sarà da Alice, mia sorella o da Rose, mia cognata.. non credo che.. >>
<< Chiamo da casa di Alice e lei non è qui, ne da Rose.. >>
Rimasi in silenzio, mi sedetti sul divano per assorbire la notizia che sentivo che stava per arrivare << Edward, Bella è stata rapita! >>
Chiusi la chiamata e misi le mani nei capelli, fanculo a me, alla mia idiozia e a tutto il resto!
 
Non saprei quantificare quanto tempo passò, la posizione che avevo assunto da quando Tatiana piangendo mi aveva detto che Bella era stata rapita era la stessa, non mi ero mosso, forse avevo pure smesso di respirare, sicuramente i miei pensieri erano bloccati su quelle cinque parole: “Edward, Bella è stata rapita!”.
Sentii dei colpi alla porta e come un automa andai ad aprire, mossa sbagliata, perché due braccia mi alzarono a quasi un metro da terra e mi fecero sbattere bruscamente contro il muro dell’entrata.
Era il megafusto, aveva una faccia molto incazzata, dietro di lui c’era una ragazza bionda mano nella mano con Alice, Emmet, Jasper e un altro con un computer in mano che senza preoccuparsi del fatto che ero ancora a mezz’ora si andò a sedere sulla penisola della cucina, accendendo il portatile e iniziando a sfregarsi le mani.
<< Alexander lascialo stare, non è sicuramente colpa sua se Bella è stata rapita! >>
Tatiana appoggiò una mano sulla spalla enorme di quello che molto probabilmente era il marito, lui si girò e la guardò negli occhi, bastò un attimo prima che si rilassasse e mi lasciasse andare. Mi alzai e iniziai a guardare tutti male, fino a quando mi specchiai negli occhi di mia sorella pieni di lacrime, lei si buttò subito tra le mie braccia, dicendo delle cose incomprensibili su Bella. Era sotto shock.
<< Quand’è l’ultima volta che hai visto Bella? >> mi chiese il megafusto, io mi limitai a guardarlo, senza rispondere per il momento.
<< Mi hai capito? Che ora era quando Bella ha superato quella porta? >>
<< Erano le nove di sera >>
<< Porca puttana! >> disse prima di girarsi e andare verso il ragazzo al computer.
<< Allora è vero.. l’hanno rapita? >> chiesi, in quel momento tutte le brutte parole erano scomparse, rimaneva solo la paura di perderla per sempre e il mio senso di colpa.
<< Si.. io sono Tatiana, la moglie di Alexander. Avrei voluto conoscerti in altre circostanze, Bella mi ha parlato così tanto di te.. >> disse abbassando gli occhi pieni di lacrime.
Feci sedere mia sorella e lei sul divano vicino a me, avevo lo stomaco chiuso, il cuore a mille e il senso di colpa che si faceva avanti, triturando le mie viscere.
Mio fratello Emmet si fece avanti << Edward perché non hai preso quel fottuto aereo con Bella? >>
<< Io.. io non lo so.. Cazzo cazzo! >>
Arrivò il ragazzo del computer e senza mezzi termini o presentazioni mi chiese
<< Bella quando se n’è andata di qui aveva la sua borsa? L’unica cosa che ha dimenticato è il cellulare? >>
Ci pensai un attimo ma poi annuii << Perfetto, allora spero di riuscire a trovarla o sentirla in onda >> lo guardai colpito dalle sue parole, fu il gigantone a chiarirmi la situazione, sedendosi sul bracciolo e facendo passare la mano nei capelli biondi e lisci della moglie.
<< Lui è Jared, l’haker della nostra società. Èla mente del nostro sistema di sicurezza, presto sapremo dov’è Bella e potremo andarla a prendere, ora mi devi spiegare che cosa è successo però >> da come parlava mi sembrava una persona molto posata e umana. Mi sentii ancora più una merda.
<< Emmet vai al piano di sopra e recupera quello che c’è in stanza per favore >>
Dopo cinque minuti lo vidi arrivare, era teso, ma allo stesso tempo divertito.
<< Ed.. lo sai che questi sono fotomontaggi e anche Daniel sarebbe in grado di accorgersene.. no? >> lo guardai per un minuto infinito negli occhi prima di rispondere << Mi dispiace.. è tutta colpa mia! >>
Alice mi prese subito le mani e dopo mi abbracciò, quando vide le prime lacrime fuoriuscire dai miei occhi.
<< Ed raccontaci cos’è successo, solo così potremo aiutare Bella.. >>
Iniziai dall’inizio, dalla conversazione che avevamo avuto in macchina, quando Bella mi aveva raccontato di Jared, della camicia..
Quando arrivai al momento della fatidica chiamata, sentii l’aria nella stanza farsi carica di preoccupazione, io non guardavo nessuno, semplicemente avevo lo sguardo basso, puntato sul tappeto.
Alice mi teneva la mano e con il pollice faceva dei piccoli cerchi sul mio palmo, era quasi confortante.. il senso di colpa ad ogni parola si faceva sempre più avanti.
<< Aspetta Edward, Mike Newton è il tuo collega? Quello che abbiamo conosciuto alla festa a casa Morgan? >>
Dal tono che usò Alexander capii che c’era qualcosa che non andava, infatti portai subito i miei occhi nei suoi e non mi piacque per niente quello che vidi.
<< Si è il figlio del dottor Newton, uno dei chirurghi più famosi di New York e oltre.. è colpa mia, non mi sarei dovuto fidare di lui.. Io… sono un idiota! >>
<< Hai ragione, ma adesso continua il tuo racconto.. >>
E lo feci, raccontai a tutti della mia tremenda incazzatura delle parole di Bella, delle lacrime, fino al mio risveglio di qualche ora prima.
Quando finii di parlare il silenzio calò nella stanza, non osai alzare gli occhi, i miei sensi di colpa me lo impedirono; il suono di un cellulare ruppe il silenzio.
<< Barrigton >> era di origini americane, quindi la messinscena che mi aveva raccontato Mike era vera.. che confusione!
<< Si fallo passare.. Grigorij lascia sotto i tuoi uomini e vieni su, ho bisogno di te >>
Dopo qualche minuti dalla porta del mio appartamento fuoriuscì un uomo con la stazza di Emmet, gli occhi azzurri e di bell’aspetto, era uno degli uomini dei fotomontaggi.
Dietro a lui però sbucò il signor Morgan, la sua faccia triste lo faceva apparire come un uomo ancora più vecchio e stanco, ritornai a guardare il tappeto.
Sentii Alexander alzarsi e stringergli la mano, farlo accomodare sulla penisola del divano e chiedergli il perché della sua visita, la risposta dopo un attimo di silenzio arrivò << Ieri ho denunciato Nomadi, grazie alle parole di Bella ho capito che stavo sbagliando a lasciare carta bianca a un delinquente come lui. Mio figlio si è risvegliato magicamente dopo che Bella l’altro ieri ha lasciato casa mia. Non credo nei miracoli, ma le parole di quella ragazza: “non rimandare a domani quello che potresti fare oggi”, mi hanno fatto capire. >> sentii Tatiana portarsi le mani sugli occhi, alzai il volto e la guardai interrogativo
<< Sono.. sono le parole che l’hanno spinta a leggere la tua lettera e a partire.. >>
<< Io credo che dietro al suo rapimento ci sia Nomadi, la polizia lo sta cercando, però so che nel vostro piccolo anche voi state cercando di trovarla e se serve una mano.. vi posso mandare tutta la mia force di sicurezza.. >>
<< Grazie.. e sono contento per suo figlio, spero che le cose miglioreranno. Bella mi ha accennato qualcosa ieri per telefono.. >> ripensai alle sue parole in russo mentre andavamo da Alice, e io che pensavo.. che cazzone!
<< Io e Tatiana forse è meglio che torniamo a casa da Rose, non credo che riesca a gestire quattro bambini in un solo colpo..di cui due non hanno ancora un anno.. >>
Guardai mia sorella, lei non perse tempo abbracciandomi e confortandomi ancora
<< La troveranno Edward, vedrai la nostra Bella tornerà! Ti ama, ricordatelo sempre.. ti perdonerà anche per tutto ciò che gli ha detto.. Abbi fede! >>
Ricambiai il suo abbraccio e la salutai, lo stesso fece Tatiana salutandomi e stringendomi forte le mani << Bella è una donna forte, la riporterete sicuramente a casa, darebbe la vita per te e Anya. E quando tutto questo sarà finito vi potrete finalmente chiarire.. >>
<< Grazie.. >>
Loro uscirono, Jasper si sedette vicino a me e mi diede una pacca sulla spalla, mentre Emmet prese posto sul bracciolo incrociando le braccia e scuotendo la testa, forse per l’incredulità della situazione in cui ci trovavamo.
Alexander e Grigorij iniziarono a parlare fitto fitto in russo, inutile dirlo che non riuscivo a capire nulla, sembravano tutti e due molto incazzati e preoccupati, dedussi che ci dovevano tenere parecchio a Bella e io ero stato un stronzo galattico.
Abbassai nuovamente la testa e iniziai a tirare e sconvolgere i miei capelli con le mani..
<< Edward >> la voce del signor Morgan mi fece smettere e alzai il viso verso di lui
<< Bella è stata da me prima di venire da te.. mi ha raccontato tutta la sua vita, il dramma dei suoi genitori, il vostro matrimonio, la vostra lite che vi ha separati nel giorno del tuo compleanno e molto altro ancora.
Forse lo sai già di tuo, ma credo che le parole del tuo amico e collega ti abbiano reso un po’ confuso, ma si Alexander fingeva di non saper parlare russo, Bella non mi disse il suo vero nome che comprendeva anche il tuo cognome, ma non per fregare me, ma per far attenzione a Nomadi. Anche Vladimir, l’interprete della mia società, so che era un ex compagno di università di Bella, erano molto amici.. >>
Ma certo! Ecco perché continuavo a credere di averlo già visto da qualche parte, era venuto anche al nostro matrimonio, lui e Bella erano sempre stati molto amici, forse quando lei si trasferì in Russia non tagliò i ponti, ora era tutto chiaro..
<< L’unica cosa certa che mi disse quella ragazza d’oro è che ti amava, e amava vostra figlia Anya, allora mi sentii di raccontarle la storia di mio figlio.. >> e iniziò a raccontare una storia da brividi, la malattia del figlio, suo nipote, Nomadi.. alla fine del suo racconto c’era di nuovo il silenzio, anche Alexander e l’altro gigantone avevano smesso di parlare per poter ascoltare..
<< La troveranno, non ti preoccupare Ed.. >> non riuscì a finire il suo discorso perché Jared iniziò a urlare << L’HO TROVATA! ÈIN ONDA! >>
Ci alzammo tutti alla velocità della luce, sentivo il cuore battere a mille, avevo una fottuta paura di non rivederla, di averla persa per sempre.. il mio unico obbiettivo era trovarla, poi avrei fatto qualsiasi cosa per farmi perdonare, ma dovevamo trovarla.
<< Oh cazzo.. >> Jared si mise la testa tra le mani e proseguì..
<< Nomadi.. ascoltate qui.. >> e la voce di quel viscido uscì dalle casse del computer, se un attimo prima il cuore aveva iniziato a battere ora si era fermato, se mi tagliavano era certo che non sarebbe uscito neanche una goccia di sangue.
Sentii Emmet imprecare e battere un pugno sulla penisola, Jasper e gli altri smisero di respirare, fino a quando la voce di Bella uscì forte e chiara, anche se un po’ tremante dal microfono.
Passarono venti minuti, eravamo tutti ammutoliti mentre sentivamo lo scambio di battute tra i due, la stava toccando porco cazzo, anzi le aveva sicuramente tirato uno schiaffo, brutto delinquente!
<< Jared, basta così, dov’è? >>
<< Il GPS dice che si trova a venti km da New York a nord/ovest, presumo in qualcosa di abbandonato >>
<< Ok Grigorij vai a preparare gli uomini, signor Morgan avvisi i suoi si preoccupi della polizia, voi quattro venite con me.. sapete usarla una pistola? >>
Guardai Alexander negli occhi, con una determinazione ferrea, sarei andato a riprendermi Bella e avrei ucciso quel viscido anche a costo di finire in galera io stesso, non la doveva toccare.. mi aveva aggirato, aveva usato Mike per arrivare a me e per arrivare a lei, non glielo avrei sicuramente perdonato.
<< Si la so usare.. >> dissi convinto..
<< Bene.. andiamo a prenderla! >>
Bella sto arrivando, ti amo e in un modo o nell’altro ti riporterò a casa dalla nostra Anya..
 

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Capitolo 25
*** Spiegazioni ***



Ciao a tutte/i!
Come promesso eccomi qui ad aggiornare.. nel precedente capitolo finalmente avevamo seguito i pensieri di Edward..
Ma ora credo che sia il momento giusto per sapere che cosa stavano ascoltando da Jared.. che cosa stava dicendo Nomadi a Bella?
Non posso far altro che lasciarvi al capitolo!
Un bacione e a presto!
Grazie per l'affetto che mi dimostrate nel leggere la mia storia, sia voi lettrici/lettori che recensiti e sia voi silenziosi!




Mi svegliai con un profondo mal di testa in una stanza buia, ero sdraiata su quello che sembrava un letto malconcio, una flebile luce proveniva solo dai buchi nelle persiane delle finestre.
Provai a far mente locale, la testa girava furiosamente, mi ricordavo della litigata con Edward, delle sue parole, delle mie, ma poi tutto diventava nero; guardando la luce fuori potevo intuire che ero stato in uno stato incoscienza per tutta la notte..
Poi come una lampadina mi ricordai di due cose terribilmente importanti, la prima era che Edward era sceso in strada a cercarmi, mi ricordavo, seppur con confusione della sua voce che urlava il mio nome.
La seconda cosa era che possedevo ancora la mia borsa, e dentro di essa c’era la penna magica di Jared, aprendo completamente i padiglioni auricolari, pronti a sentire ogni più piccolo rumore, con mano tremante afferrai la borsa che giaceva a poca distanza da me sul materasso logoro.
Una volta aperta, trovai subito la penna e studiandola per un tempo che mi parve infinito provai a girarla due volte verso destra, in quel momento, le parole di Jared su come usare l’aggeggio non mi tornavano in testa.
La misi nella tasca dietro dei pantaloni e pregai con tutta me stessa che presto mi sarebbero venuti a prendere, ormai doveva essere ovvio il mio rapimento.
Sentii il lontananza un rumore di voci e di passi, mi distesi nel letto e chiusi gli occhi, cercando al meglio delle mie possibilità di far finta di dormire ancora, quando sentii chiaramente la porta aprirsi, nonostante il nervosismo riuscii a mantenere regolare il mio respiro.
Sentii una persona avvicinarsi a me, se mi avesse svegliata, non avrei saputo che fare, se provare a difendermi e poi scappare o provare a intuire chi c’era dietro al mio rapimento e in particolare per quale dannato motivo.
La misteriosa persona dopo aver constatato che ero ancora incosciente, appoggiò qualcosa sul comodino vicino al letto e con passo pesante ritornò alla porta e se la chiuse alle spalle, dando poi in seguito due giri di mandate con le chiavi.
Sicura di essere per almeno ancora un po’ di tempo in pace, aprii gli occhi e con un po’ di difficoltà, causato dai giramenti di testa, mi sedetti e guardai il comodino al mio fianco, era stato appoggiato un vassoio, dove all’interno svettava un panino e una bottiglietta d’acqua.
Iniziai a mangiare, sperando che quell’esiguo pasto mi avrebbe un po’ rinfrancata della fatica che mi sentivo pesare addosso, nel mentre iniziai a pensare.
Il mio sesto senso mi diceva che c’era un nesso tra la persona che aveva telefonato a Edward riferendogli quelle cose orrende e tremendamente false sul mio conto e il mio rapitore. Anche perché difficilmente sarebbe riuscito a portare avanti il suo piano una volta che fossi stata in Russia, per di più con Edward sempre al mio fianco.
Il mio sospetto finiva e iniziava con un solo nome, che mi faceva venire i brividi solo a pensarci, in particolare non mi piaceva l’idea che sarei potuta rimanere da sola con lui in questo posto sperduto chissà dove.
Avevo paura, una fottuta paura di non rivedere più mia figlia, Edward, che nonostante tutte le brutte parole dettate quasi sicuramente dalla rabbia, dalla confusione e dalla delusione, rimaneva sempre la persona più importante della mia vita. Pensai anche ad Alice, Rose, Tatiana, Emmet, Jasper..
Cercai il più possibile di non farmi prendere dal panico e bevvi un lungo sorso d’acqua; notai che c’era anche un piccolo bagno adiacente alla stanza, con passo traballante dopo essermi alzata in piedi lo raggiunsi e una volta al lavandino mi spruzzai dell’acqua fredda sul volto.
Mi guardai allo specchio e se non fossi in una situazione così delicata e difficile molto probabilmente mi sarei messa a ridere, anche perché avevo delle occhiate tremende, il mascara mi era colato, anche se c’erano solo più delle tracce, ancora una volta mi stupii di quanto il mio viso fosse magro, teso.
Poi lo sentii, un rumore di passi che mi gelò il sangue, fu quasi come se riconoscessi quella camminata, la sua camminata.. veloce mi sedetti su una sedia che era vicino al letto e incrociando le braccia sul petto aspettai il mio rapitore.
Quando la porta si aprì vidi proprio la persona che mi stavo aspettando in quel momento, i suoi occhi azzurri erano freddi come il ghiaccio, mentre scrutavano prima il letto vuoto, per poi individuarmi sulla sedia.
Un sorriso beffardo si aprì sul suo volto.
<< Signora Cullen ma che piacere vederla sveglia, oppure preferisce che la chiamo Marie o Bella.. mi dica lei.. >> non risposi, continuando a guardarlo torvamente dal mio posto, sentendo la penna conficcarsi nella carne del mio sedere pregai che funzionasse e che avessi veramente azzeccato il GPS.
<< Mmm.. fai la dura a quanto vedo.. che ne dici se io e te ci facciamo una chiacchierata? >> questa volta non attese nessuna risposta, afferrò una sedia e si sedette di fronte a me, accavallando le gambe come se fosse una chiacchierata di piacere.
<< Spero che questa stanza sia di tuo gradimento, purtroppo non posso concederti niente di più, però vedo con piacere che hai apprezzato il pranzo.. >> i suoi modi di instaurare una conversazione erano pressoché futili, mi decisi a parlare, era inutile a indugiare, nonostante la paura che attanagliava il mio cuore, cercai di mostrarmi tranquilla.
<< Perché mi hai rapita? >>
<< Rapita? No.. non potrei mai, diciamo che ti ho fatto prendere una vacanza forzata, ti vedevo troppo tesa ultimamente, sono sicuro che dopo ti sentirai decisamente molto meglio.. >>
<< Che vuoi da me? >>
<< Voglio te e la società del tuo capo da strapazzo, ho bisogno di soldi >>
<< Per finanziare i tuoi sporchi traffici? >>
<< Sporchi.. dipende sotto che profilo lo vedi.. per me sono pulitissimi, magari invece per te no.. ma se non sbaglio anche tu sei brava a mentire. Quindi come attrice sei quasi uguale a me.. Tanto candida e tanto onesta pare.. >>
Non risposi alle sue provocazioni, mi limitai a guardarlo torvamente, o meglio da incazzata, sentivo le fibre del mio corpo tendersi sempre di più.
<< Sai che mi è stato abbastanza facile scoprire il tuo bel giochino? Chi l’avrebbe mai detto che la cara Marie Swan in verità è Isabella Marie Swan Cullen.. Certo che da Edward non me lo sarei mai aspettato.. >>
Esplosi, molto probabilmente facendomi soggiogare dal suo gioco.
<< Non nominare Edward, lui non sa nulla di tutto questo >> dissi alzando le mani verso il soffitto di legno.
<< No, Edward è mio amico.. lo sai che andiamo spesso in palestra insieme? Certo, non abbiamo molta confidenza ma quando era ora di andare a bere qualcosa o di rimorchiare qualche ragazza non si tirava mai indietro.. >> le sue parole mi fecero male, nonostante questo feci finta di nulla.
<< Lo sapete che è stato proprio il vostro siparietto alla festa e farmi venire i primi sospetti? Tu che affermi di essere sposata, lui che ti fa il baciamano, i vostri sguardi fuggenti, la sua gelosia.. >>
Continuai a non rispondere, se avessi parlato avrei sicuramente fatto il suo gioco, era molto fondamentale che io tenessi sangue freddo e nervi saldi, sapevo che quello che diceva, lo diceva per farmi innervosire.
<< Non parli più? Lo sai che mi piace tanto la tua voce? >>
Decisi di accontentarlo, sapevo che avevo un 50% di possibilità che la penna era imposta sul microfono, quindi decisi di porgli alcune domande, in modo da scoprire qualcosa di più, su di lui e su questo posto.
<< Dove siamo? >>
<< In un posto dove i tuoi amici non ti troveranno.. o meglio magari lo scopriranno, ma tu non sarai più qui.. >> disse continuando a sorridere
<< Dove mi vuoi portare? >>
<< La domanda che dovresti farmi non è dove mi vuoi portare, ma perché ti voglio tutta per me.. >> non badai alle sue parole e continuai con il mio interrogatorio.
<< Perché hai fatto entrare un haker nel nostro sistema informatico? >>
<< Mmm.. bella domanda tesoro! Beh, volevo vedere se quello che i miei informatori dicevano sul vostro sistema di sicurezza era vero..  e a quanto pare non si sbagliavano su quello informatico, ma quello manuale lascia un po’  a desiderare.. >>
<< Perché? >>
<< Semplice, tu sei qui.. >> in un attimo vi venne in mente la conversazione con Edward, se non avesse risposto a quella telefonata noi ora saremmo stati sicuramente in salvo in Russia. Mi sforzai non volevo far uscire nessuna lacrima.
<< So a cosa stai pensando.. chissà che parole cattive ti avrà detto il tuo uomo.. >>
Alzai gli occhi che per un attimo erano stati sulle mie mani strette in vita, avevo ragione, era stato lui..
<< Tu.. >>
<< Si io, o meglio.. Edward non mi avrebbe mai creduto è bastato dirlo a qualcuno di più fidato, mettere su un po’ di testimoni e poi sai meglio di me come è andata a finire. >>
Rimasi senza fiato per un minuto, guardandolo stupita, mi ripresi subito e alzandomi, incazzata nera gli andai a pochi centimetri dalla faccia, mentre lui continuava a rimanere impassibile, limitandosi a guardarmi.
<< Come hai potuto? >>
<< Siediti tesoro, ti racconterò tutto, lo sai perché? >> si mise un dito sulle labbra, come se veramente ci stesse pensando.
<< Perché tanto non rivedrai più ne lui e ne la tua figlioletta Anya.. >>
<< TU NON DEVI PERMETTERTI NEANCHE DI NOMINARLI! >> continuò imperterrito come se io non fossi davanti a lui madida di rabbia e con i pugni serrati.
<< Sempre se vuoi continuare a crederli vivi.. vedi mi basta dire una parola, una sola parola e tutto finirà.. >>
<< NON OSARE >> in un impeto di coraggio, alzai la mano e cercai di tirargli un manrovescio, ma lui mi afferrò subito il polso, alzandosi, mi faceva male.
L’altra mano si chiuse sulla mia faccia, ora anche lui era incazzato, ma non mi lasciai influenzare dai suoi gesti, in quel momento sentivo di tutto ma non paura.
<< Ora sentimi bene tesoruccio, tu ti siedi e te ne stai zitta e mi lasci parlare, se non vuoi che faccio saltare in aria Edward, Anya, Alice e tutte le persone care.. >>
<< Non mi fanno paura le tue minacce >>
<< Invece dovresti averne Isabella, eccome se dovresti averne, non sto scherzando >>
Non pensai al male alla faccia e al polso, non pensai alla paura di perdere la mia famiglia, cercai semplicemente di ferirlo con le parole, l’unica arma che mi  rimaneva, prima di arrendermi alla sua volontà.
<< Hai già distrutto una famiglia e chissà quante altre, vuoi distruggerne un’altra? Paul è costretto in un letto per colpa tua, suo figlio non sentirà mai cosa significa avere un padre per colpa tua, hai reso la vita del signor Morgan uno schifo. E come è successo con Rachel non mi avrai mai, MAI, mi fai schifo, preferisco morire! >>
Lo sapevo che avevo giocato con il fuoco, infatti non vidi arrivare lo schiaffo che mi colpì il volto, facendomi cadere a terra, tanta era la sua intensità.
<< BRUTTA STRONZA! Come fai a sapere queste cose? Ringrazia che per te o delle idee molto chiare, senno a quest’ora ti avrei già fatta ammazzare! LAURENT VIENI QUI! >>
Laurent o chi per esso entrò subito, molto probabilmente era lui che prima mi aveva portato il pranzo, non riuscii a vederlo chiaramente tra le lacrime che mi offuscavano il volto e il dolore lancinante al polso e al labbro, dal quale scendeva del sangue.
<< Legala sulla sedia, mi irrita.. >>
Come se fosse un robot il tizio che era piuttosto corpulento mi prese dalle spalle e mi sedette sulla sedia, mi legò le braccia dietro allo schienale, con un pezzo di corda che aveva in tasca, per fortuna le gambe le lasciò libere.
<< Puoi andare, io e la signora abbiamo ancora tanto da dirci >>
 Dopo che Laurent fu uscito dalla stanza sentii James che spostava la sedia e si metteva a una minor distanza da me, decisi di non muovermi anche perché avevo paura che la penna potesse uscirmi dai jeans e sarebbe stata veramente la fine.
<< Allora, vuoi che ti racconti la storiella di come ho convinto Edward a credere al siparietto carino che avevo ideato? Ti ha dato della puttana? Peccato avrei voluto vedere la scena di te che lo supplicavi di crederti.. >>
<< Fanculo.. >> ormai non avevo più paura, forse peggio di così non poteva andare, poi non potevo parlare particolarmente veloce perché il labbro mi faceva male, la maglietta era zuppa di sangue.
<< Divertente.. mi piaci sai? Sei coraggiosa.. comunque lo sai chi era la persona che ha interrotto la vostra pace romantica? Mike Newton, mi è bastato fargli vedere le foto che poi ho spedito anche a Edward, raccontagli un po’ di false verità e poi tutto è venuto da se. Mike si è preoccupato così tanto per il suo amico che non ci ha pensato due volte a chiamarlo. In particolare quando una Jessica tutta piangente ha affermato più volte che tu l’hai minacciata, dopo che lei ti aveva vista con un altro.. e in questo tu mi hai aiutata, Jessica mi ha raccontato che eri gelosa per come poco educatamente guardava il fondoschiena del tuo maritino, il tuo momento ha reso la storia ancora più vera. Sai è bastato dire a Jessica che una volta che tu saresti stata mia lei avrebbe avuto tutto per se Edward.. non è romantico? >>
<< MI FAI SCHIFO! >>
<< No, vedrai che non ti farò più schifo tra qualche anno.. l’importante non è che i tuoi famigliari rimangano vivi? Hai già perso i  genitori mi dispiacerebbe che rimanessi del tutto orfana, non credi? >>
Ormai ero andata fuori di testa, non ragionavo più, ero incazzata, delusa, ma per la prima volta da quando era entrato in quella stanza avevo paura.
Perché sapevo benissimo che era in grado di fare quello che diceva..
<< NON TOCCARLI, TU NON DEVI TOCCARLI.. >>
<< Vedremo se farai quello che voglio.. >>
<< TU MI FAI SCHIFO, PREFERISCO MORIRE! >>
<< No, sarebbe un sollievo farti morire, non l’hai ancora capito? Ti voglio solo per me.. solo mia! Solo così potrò avere i soldi che mi servono.. >>
Non riuscii a controbattere perché in quel momento entrò Laurent tutto trafelato nella stanza, non riuscii a vedere il suo viso con chiarezza, ma ero certa che era piuttosto preoccupato.
Successero tre cose che rimasero impresse nella mia mente: Laurent parlò
<< James! Paul si è svegliato ieri, Morgan ti ha denunciato alla polizia che ora è sulle tue tracce. Rachel ha scritto un articolo contro i traffici di droga e c’è il tuo nome che svetta in prima pagina.. >>
Nomadi dopo aver ascoltato le parole del suo sottoposto si alzò prese la sedia tra le mani e la distrusse a terra, successivamente si voltò e mi disse
<< Scusa bambolina ma ho delle cose da sbrigare.. buona notte >>
Tirò fuori una siringa da una tasca e senza un minimo di delicatezza la conficcò nel mio braccio, in un attimo tutto divenne nero e le sentii le ultime energie venirmi meno. Mentre lui usciva con Laurent dalla porta sentii la penna magica cadere dalla tasca dei miei jeans, per infrangersi a terra, poi tutto, per la seconda volta divenne buio.

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Capitolo 26
*** Ricordi ***



Ciao a tutte/i!
Come prima cosa vi chiedo scusa per il leggero ritardo, ma purtroppo ho avuto dei contrattempi!
Vi premetto semplicemente una cosa prima di lasciarvi alla lettura.
Il capitolo non mi piace molto, o meglio spero di aver reso l'idea di quello che prova Bella in questo momento di "transizione" e soprattutto spero di riuscire a trasmettervi le stesse emozioni che provavano Bella ed Edward in quei momenti!
Ditemi per favore che cosa ne pensate, vi chiedo scusa se ci sono degli errori di ortografia, può darsi che nei giorni futuri cambierò di poco il capitolo se non ha entusiasmato molto.
Grazie come sempre per tutto..
Buona lettura!






Sentivo come un ronzio in lontananza e una voce così tremendamente famigliare che mi richiamava alla realtà, anche se intorno a me c’era solo buio.
<< Bella ti prego.. svegliati.. parlami! Non lasciarmi.. >>
Le parole iniziavano a diventare comprensibili, volevo aprire gli occhi con tutta me stessa, ma ero troppo stanca, non ce l’avrei mai fatta; mi dovevo accontentare di sentire le sue mani che toccavano con estrema delicatezza ogni parte del mio viso.
Quando raggiunsero la parte del labbro, una fitta di dolore mi attraversò le cellule del mio corpo e mugolai qualcosa d’incomprensibile.
<< Bella ci sono io con te.. adesso ti portiamo fuori di qui.. >>
La voce, la sua voce..
Edward..
Aprii gli occhi, anche se mi costava uno sforzo quasi sovrumano.
Vedevo tutto sfocato, non ero più legata alla sedia perché in quell’attimo qualcuno mi aveva appena sollevato.
<< Sbrigati Edward.. >> disse Emmet.
Dopo ci fu un gran trambusto, non capii nell’immediato che cosa stava succedendo, la mia mente mi stava nuovamente trascinando nell’incoscienza.
L’ultima cosa che sentii prima che il buio ripiombasse sulle mie membra, fu uno sparo e la sensazione di cadere nel vuoto.
 
 
 
Poteva essere un sogno? O era la realtà?
Ricordavo di essere caduta dalle braccia di chiunque mi stesse tenendo in braccio.
Ero stata colpita? Ero morta? Oppure era stato colpito chi mi stava portando verso la salvezza?
Nonostante tutte le domande che mi vorticavano in testa nel buio dei miei pensieri, solo una riusciva veramente a farsi strada nel marasma.
Era Edward quello che mi stava trasportando, era lui che prima dello sparo continuava, in un flusso ininterrotto di parole a tranquillizzarmi..
Paura, paura, paura..
La pallottola aveva raggiunto lui?
 
 
Erano un po’ di giorni che Edward mi evitava quasi come la pesta, non era da lui. Di solito quando nelle rare occasioni in cui c’erano dei grossi problemi tra di noi o delle incomprensioni tendevamo a parlarne.
Una litigata era sempre meglio di un silenzio fatto di sospetto, insoddisfazione e rabbia. Entrambi ci insultavamo per un po’, dato che ognuno voleva far valere nei migliore dei modi le proprie ragioni.
Delle volte era capitato che la guerra non durasse neanche dieci minuti, altre invece, duravano qualche ora e poi ci ritrovavamo nella nostra camera da letto a fare pace.
Invece questa volta da parte sua non c’era assolutamente niente, il mutismo più completo e da parte mia, quasi come una ripicca avveniva la stessa cosa.
Quella sera saremmo dovuti andare a cena insieme, ma era in ritardo, io me ne stavo seduta pronta sul divano, indossavo già anche il cappotto, dato che il vestito voleva essere una sorpresa. Alice era andata via da poco, mi aveva imprestato le sue scarpe rosse che s’intonavano al colore dello smalto delle mie mani, la sua pochette e infine il suo poncho nero Gucci che costava un occhio della testa.
Mi aveva anche truccata, ero riuscito a scampare un trucco leggero sugli occhi, peccato che le mie labbra erano due fari rossi.
In altre circostanze, quindi con un Edward un po’ più felice e attento, mi sarei anche potuta divertire a vederlo impazzire per come mi ero agghindata, ma invece ero solo un fascio di nervi.
Non era da lui portarmi a mangiare in uno dei ristoranti più in di New York, questo significava che voleva farsi perdonare di qualcosa, ma cosa?
<< Bella sei qui? >> la porta di casa che si apriva mi fece ridestare completamente dalla mia preoccupazione, non mi mossi dal divano, iniziai a guardarmi le mani e a stringerle nervosamente.
<< Aspettami qui.. faccio una doccia al volo e arrivo.. >> mi lasciò un bacio tra i capelli, gesto affettuoso che non faceva da un po’ e senza aspettare risposta corse su per le scale.
Sospirai, si prospettava una serata difficile,  molto difficile..
Pochi minuti dopo lo sentii scendere le scale, mi alzai e sistemai subito il poncho e il vestito sotto, che sicuramente si sarebbe alzato tanto da far vedere il mio intimo, espressamente voluto e scelto da quel generale della mia migliore amica.
Nell’attimo in cui girai il divano per andare verso l’ingresso incontrai i suoi occhi che mi scrutavano attentamente molto stupiti, lo stesso fecero i miei con lui.
Indossava uno smoking nero con la cravatta sempre rigorosamente nera e una camicia bianca; i capelli come sempre erano spettinati e ancora umidi dalla doccia.
<< Andiamo? >> chiesi distogliendo lo sguardo da lui.
Senza fiatare prese le chiavi della macchina e andò alla porta, lo seguii e uscii nella frizzante serata newyorkese.
 
Entrai dalla porta del Carax con passo tremante, stringendo convulsamente la pochette nella mia mano destra. Nel corso del viaggio in macchina non avevamo parlato molto, tanto che erano stati più frequenti i silenzi carichi di tensione.
<< Buonasera signori, benvenuti al Carax! Avete prenotato? >> chiese il maitre cortesemente, squadrandomi una serie di volte con occhio compiaciuto.
<< Cullen, per due >> rispose freddamente Edward, passandomi il braccio intorno alla spalla con possessione, come al solito non perdeva occasione per far il geloso.
<< Prego accomodatevi >>
Il maitre ci condusse verso un ascensore, salimmo tutti e tre, schiacciò un tasto che non riuscii a identificare perché la stretta sulle spalle di Edward era ancora presente. Dopo qualche minuto le porte si aprirono e rimasi incantata, c’erano dei tavoli lungo la sala decorata con uno stile moderno, ma piuttosto sobrio.
Ma la cosa che più mi lasciò senza fiato furono le enormi finestre che donavano una vista stupenda su Manhattam e i suoi skyline tutti illuminati, il lato più pessimistico di me in quel momento mi informò che Edward aveva tanto da farsi perdonare.
Intanto il maitre ci aveva condotto in un tavolo appartato affiancato proprio a una di queste enormi finestre, ci salutò e ci augurò una buona cena.
Ancora intontita da quella vista magnifica, non mi accorsi che Edward mi aveva stretto da dietro appoggiando la sua guancia alla mia;
<< Bello vero? >>
<< Toglie il fiato.. >> ammisi sincera stringendo la sua mano nella mia per un attimo, prima di slacciarmi il poncho e appoggiarlo sulla sedia.
<< No ti sbagli >> mi girai nella sua direzione, aveva gli occhi che gli brillavano, forse a causa del riverbero delle luci << tu togli il fiato stasera.. >>
Gli sorrisi prima di sedermi sulla sedia che gentilmente mi spostava, prima di sedersi davanti a me.
Dopo aver ordinato il silenzio si fece carico di tensione.
Lui, con la coda dell’occhio, vedevo che mi guardava, quasi studiandomi e io guardavo fuori dalla finestra immergendomi nelle mille luci dei grattacieli della città.
Il mio corpo irradiava un caleidoscopio di emozioni: paura, nervosismo, preoccupazione, rabbia, ansia, rassegnazione, gelosia..
<< …ando? >>
Mi voltai velocemente verso di Edward, aveva un sopracciglio alzato.
Gli sorrisi timidamente.
<< A cosa stavi pensando amore? >>
“Amore”.. sembrava una vita che non mi chiamava con quel nome; i miei sospetti ad ogni minuto si fondavano sempre di più.
Ben presto la paura si trasformò in terrore.
<< Nulla.. >> dissi scuotendo la testa, sapevo bene che lui non mi avrebbe creduto.
<< Sicura? >>
Sospirai, era inutile tirarla per le lunghe, tanto valeva chiarire subito la situazione.
<< Edward senti io.. >> non riuscii a terminare la frase, perché arrivò il cibo e il mutismo tornò prepotente tra di noi.
Iniziammo a parlare del più e del meno, più che altro di cose frivole, lui evitava alla grande quello che mi aveva chiesto prima e dalla mia parte facevo lo stesso.
Ad un certo punto però, non ce la feci più e senza farlo apposta, mi caddero le posate sul piatto, facendo un po’ rumore, i suoi occhi furono subito su di me.
<< Edward dobbiamo parlare >> dissi facendo finta di avere una sicurezza che non avevo per niente, le gambe sotto il tavolo tremavano alla grande.
<< Si..? >> disse con tono titubante, immediatamente le sue mani raggiunsero la cravatta quasi come se non riuscisse a respirare; chiaro segno di nervosismo.
<< Che significa questo? >> chiesi diretta, guardandolo negli occhi.
<< Questo cosa? >> male, si metteva sulla difensiva..
Sospirai rassegnata e partii a razzo con il mio monologo, alzai le braccia indicando tutto ciò che ci stava intorno in quel momento.
<< Questo posto, la cena, noi.. Edward è da un po’ di giorni che ti osservo, sei strano, sempre nervoso.. non riesco a capirti Ed.. e sono molto preoccupata perché non so che aspettarmi da questa serata e sicuramente da quello che vorrai dirmi >> cercò di parlare, ma alzai la mano per zittirlo.
<< Quindi voglio sapere perché siamo qui e perché tutto questo! Di cosa vuoi farti perdonare? Vuoi lasciarmi? Mi hai tradito? Dimmelo perché potrei implodere da un momento all’altro e.. >>
La sua mano fu sulla mia bocca, non mi ero neanche accorta che si era alzato e si era accovacciato vicino a me.
<< Tu credi che ti abbia portata in questo posto per lasciarti? Credi che ti abbia portata qui perché ho da farmi perdonare qualcosa? >>
Abbassai gli occhi imbarazzata quando sul suo volto lessi stupore e sollievo.
<< Avrei voluto aspettare la fine della cena, ma capisco che questo è il momento migliore. Bella ormai abbiamo ventuno anni, lo so che siamo ancora giovani per certe cose.. ma.. io e te ne abbiamo passate così tante e ci amiamo così tanto che quello che sto per chiederti sarà solo un modo come un altro per ufficializzare la nostra storia e per ammettere al mondo intero il nostro amore. >>
Alzai il mio sguardo immergendomi nei suoi bellissimi occhi verdi che brillavano di una luce fantastica, il mio cuore iniziò a battere sempre più forte mentre lui si inginocchiava e mi teneva una mano (quella mano), tra le sue.
<< Non so se questo posto è il posto migliore per chiedertelo, ma in questi giorni ci ho pensato così tanto da diventare nervoso e insicuro sulle mie scelte.. non volevo sembrarti banale, volevo stupirti, ma ho paura di non esserci riuscito. >> cercai di parlare, ma non riuscivo ad articolare parola, sentivo già le lacrime che premevano per uscire dai miei occhi.
<< So che dall’incidente dei tuoi genitori hai cambiato completamente idea sul matrimonio, so che li vorresti affianco in un momento così importante.. io non te li posso riportare indietro come avrei voluto fare più di una volta nei momenti in cui eri triste e in difficoltà. Ho giurato a tuo padre che ti avrei sempre protetta e amata ed è per questo che mi trovo inginocchiato qui davanti a te. Forse sto iniziando a vaneggiare come fai te di solito.. >> ridacchiai, anche se commossa.
<< Quindi vengo al dunque >> tirò fuori dalla tasca un cofanetto nero di Tiffany, il mio cuore che galoppava senza sosta perse irrimediabilmente un battito.
<< Isabella Marie Swan, sei tutta la mia vita, sei l’amore della mia vita, ora e per sempre.. mi faresti lo straordinario onore di diventare mia moglie? >>
 


 
<< Bella respira.. non stai andando al patibolo! Pensa che tra un po’ vedrai Edward.. >> per la millesima volta Alice cercò di rincuorarmi e farmi forza.
Inspiravo ed espiravo come una pazza, ma era l’unico modo per controllare il tremore alle mani e alle gambe e soprattutto per calmare il mio cuore impazzito che galoppava tra le praterie della mia anima e del mio amore per Edward.
Avevamo decido di sposarci lo stesso giorno in cui si erano sposati i miei genitori, il 13 di agosto, nonostante la gioia che mi scuoteva in quel momento, in me rimaneva sempre un po’ di tristezza.
Avrei voluto con tutta me stessa vederli insieme a me, commossi e felici del grande passo che stavo facendo, mio padre mi avrebbe accompagnata all’altare e mia madre mi avrebbe sistemato il vestito bianco prima di entrare.
Una mano si appoggiò al mio braccio e il padre del quasi mio marito mi sorrise comprensivo, sapeva sicuramente a cosa stavo pensando.
<< Sei pronta? >> chiese sorridendomi.
<< Si sono pronta.. >>
Alice e Rosalie, le mie damigelle mi strinsero delicatamente in un abbraccio e s’incamminarono dentro la Chiesa; erano stupende nel loro vestito lilla, che riprendeva vagamente il mio vestito.
<< Bella andiamo? >> chiese comprensivo Carlisle, dato che molto probabilmente gli stavo distruggendo il braccio.
<< Si.. andiamo.. >> dissi, anche se in verità non riuscii a mettere il piede in avanti, ero come bloccata da qualcosa..
<< Bella? >> alzai lo sguardo verso di lui, mi stava sorridendo gentilmente.
<< Lo so che non sono tuo padre e non intendo prendere il suo posto in un giorno così speciale per te.. però ti reputo come una figlia. Sono fiero di te e sono sicuro che da lassù anche lui è molto fiero della splendida donna che sei diventata! >>
Lo abbracciai di slancio, cercando il più possibile di trattenere le lacrime.
<< Grazie Carlisle! >>
Appoggiò la sua mano sulla mia appoggiata al suo braccio e finalmente mossi il primo passo verso la mia unica ragione di vita: Edward.
 
 

 
<< Cosa hai pensato quando mi hai vista entrare in Chiesa con tuo padre? >> chiesi al mio bellissimo marito che mi stringeva a se mentre ballavamo finalmente in un attimo di intimità.
<< Eri.. o meglio sei una visione amore mio.. sei bellissima! >>
Abbassai lo sguardo imbarazzata sulla sua cravatta.
<< E tu che hai pensato di me? >> mi chiese alzandomi il mento con un dito.
<< Wow.. >> affermai molto probabilmente con gli occhi a forma di cuoricino, mentre lui sorrideva con il suo sorriso sghembo da infarto.
 
 


<< Edward dove stiamo andando? >> chiesi nuovamente troppo curiosa.
<< Quando arriveremo lo vedrai.. >> rispose nuovamente mio marito, mentre mi accarezzava i capelli.
Eravamo sull’aereo già da diverse ore, avevamo lasciato una festa che si era andata via via accendendo, per volare verso la nostra luna di miele.
Dopo altre tre ore finalmente atterrammo all’aeroporto di Rio de Janeiro.
<< Siamo di passaggio.. >> mi disse prima di riuscire a porgere qualsiasi domanda.
Una volta giunti al porto con un taxi, dopo aver attraversato le affollate strade di Rio, salimmo su una barca.
<< Tu.. Edward Cullen mi stai portando su un’isola per la nostra luna di miele? >> si girò a guardarmi preoccupato, mentre io stringevo con forza le mie mani alla sua camicia.
<< Si.. cioè se non ti piace possiamo tornare a Rio.. io pensavo.. >>
<< Tu mi stai portando su un’isola? >> chiesi sorridendo come una scema.
<< Edward mi stai portando su un’isolaaaa! >>
Afferrò i miei fianchi e mi spinse verso di lui, travolgendomi completamente in un bacio appassionato.
Quando ci staccammo con il fiato corto disse:
<< Si signora Cullen ti sto portando su un’isola, in una casa dove avrai a disposizione tutto ciò che vuoi.. >>
<< Ma io voglio solo te.. te e te.. >>
 
 
 

Erano passati alcuni giorni da quando avevo messo piede in questo fantastico posto, ero così felice, spensierata che non avrei mai voluto interrompere quei momenti preziosi e vitali con mio marito.
Quella sera eravamo sdraiati su una coperta sulla spiaggia privata della mega villa di Carlisle ed Esme e ammiravamo la moltitudine di stelle che ci guardavano curiose dalla volta celeste.
<< A che stai pensando amore? >> chiesi ad Edward, mi piaceva il modo in cui la sua voce si univa al rumore delle onde del mare.
<< Vorrei che questo istante durasse per sempre.. >>
Sorrisi felice, stringendomi ancora di più nel suo abbraccio protettivo.
<< Ti amo tanto.. >> dissi semplicemente cercando d’infondere nelle mie parole tutto l’amore possibile.
In un attimo le sue labbra furono sulle mie e mi persi completamente nel magico “effetto” Edward Cullen.
 
 
In un attimo fui riportata alla realtà, a poco a poco le immagini sfocate di quell’agosto scomparirono, lasciandomi nuovamente sola nel buio e nel silenzio dei miei pensieri.
Non percepivo nulla, se non un tocco gentile sulla mano sinistra.
Quel tocco l’avrei potuto riconoscere tra mille, era Edward che mi riportava alla luce.
Avrei voluto che l’istante in cui riconobbi la sua stretta durasse per sempre.. perché non c’erano problemi, non c’era James Nomadi e non c’erano tutte le brutte parole che mi aveva detto.
C’eravamo solamente io ed Edward che guardavamo le stelle abbracciati.
 
 
 
 
 
Abito da sposa Bellahttp://farm5.static.flickr.com/4054/5081191346_7e39314ab3.jpg
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Capitolo 27
*** Risveglio ***



Buona lettura!
Ci vediamo al fondo per alcune informazioni! *.*





Aprii gli occhi e fissai il soffitto bianco, di quella che molto probabilmente era una camera d’ospedale.
Mi sentivo stordita, stanca..
<< Bellaaaaaaaaa… >> una voce inconfondibile ruppe il silenzio nella stanza.
Provai ad alzare il collo, ma non feci in tempo ad alzare il viso, che due braccia mi strinsero con energia e le lacrime di gioia della mia migliore amica Alice mi bagnarono le guancie.
<< A..alice.. >> biascicai difficilmente.
<< Jasper vai a chiamare subito gli altri! >> disse al marito che eseguì immediatamente il comando, prima di rivolgersi di nuovo a me.
<< Bella non farmi mai più una cosa del genere.. avevo così paura di non rivederti più.. io non avrei mai potuto.. >> cercai d’interrompere il flusso delle sue parole.
<< Dove… sono? >>
<< Oh certo! Sei in ospedale.. >>
Non riuscii a formulare nessun altra domanda perché in un attimo si assieparono intorno al mio letto troppe persone, o meglio troppe persone che urlavano il mio nome e che mi facevano salire il mal di testa a livelli galattici.
Chiusi gli occhi.
<< SILENZIO! >>
Era.. la sua voce.
L’ultima volta che l’avevo sentita nella mia mente, era poco tempo prima, quando immersa nei miei sogni e nei miei incubi, mi aveva portata a galla.
Quasi piansi quando capii che stava bene, che non era stato colpito, che era vivo e si preoccupava per me.
<< A..Anya? >> chiesi guardando in viso Alice.
<< È con Angela.. le manchi tanto sai? Oh.. non piangere tesoro >> mi abbracciò, << vedrai.. le cose si aggiusteranno.. >>.
Nonostante le lacrime che scendevano copiose sorrisi sulla sua spalla, prima di dirle in tono sommesso che dovevo parlare assolutamente a lei, Rose e Tatiana: avevo un disperato bisogno di loro.
<< Buongiorno! L’orario delle visite è finito da un pezzo.. dovrei visitare la paziente.. quindi vi pregherei.. >>
<< Certo, certo dottor Grey! >> disse immediatamente Edward prima di rivolgersi agli altri e intimarli a uscire.
Ad uno ad uno uscirono, non prima di avermi abbracciata, salutata e confortata.
Jared e Grigorj mi lanciarono un bacio sorridendomi calorosamente, Rosalie mi strangolò quasi , tanto che Emmet fece fatica a portarla fuori, dopo avermi scoccato un bacio sulla fronte.
<< Sono fiero di te! >> mi sussurrò in un orecchio Alexander, mentre mi abbracciava per un lasso di tempo che mi sembrò eterno.
Quando i nostri sguardi si rincontrarono, continuò:
<< Scusa.. avrei dovuto immaginare che quel figlio di puttana.. >>
Gli accarezzai una guancia con una mano, per fermare il fiume di parole inutili.
<< Ne riparleremo poi quando sarà in grado di articolare una frase di senso compiuto amore.. Ciao Bella.. ci vediamo dopo.. >> disse Tatiana, scoccandomi un bacio sulla guancia e trascinando suo marito mano nella mano fuori dalla stanza.
Per la prima volta da quando mi ero svegliata, m’incontrai con lo sguardo di Edward; lui mi guardava attentamente, con una strana espressione negli occhi.
Notai con un po’ di sgomento che aveva un cerotto in corrispondenza del sopracciglio sinistro e la zona intorno era un po’ rossa; il dottor Grey però interruppe bruscamente i miei pensieri.
<< Allora Isabella.. si ricorda qualcosa di quello che le è successo? >>
<< Si.. si mi ricordo >> affermai con fatica, decisa a non aggiungere altro, anche perché alcune cose che erano successe erano ancora buio per me.
Che fine aveva fatto Nomadi? Mi avrebbe ancora dato la caccia? Sarebbe tornato all’attacco con la famiglia Morgan? E ora che Paul si era finalmente svegliato.. che cosa sarebbe successo? Ed Edward? Quelle cose me le aveva dette perché le credeva sul serio? O perché era semplicemente arrabbiato? Voleva veramente ricorrere agli avvocati? Che cosa avrei dovuto fare? Che cosa avrei dovuto dirgli?
<< Bella? >> la sua voce per la seconda volta in poche ore mi riportò a galla dalle mie paure. Sbattei più volte le palpebre e cercai il più possibile di regolare il respiro che era notevolmente aumentato; sapevo che molto probabilmente sul mio viso erano ben chiari i miei pensieri e i miei turbamenti.
<< Non si deve agitare.. adesso le do dei calmanti per riposare ancora un po’.. va bene? >>
Annuii a disagio e presi la pastiglia e un bicchiere di plastica con un po’ di acqua che un’infermiere comparsa dal nulla mi tendeva.
Chiusi gli occhi e mi concentrai sul mio respiro che a poco a poco si faceva sempre più regolare, non notai neanche l’uscita dalla stanza del dottore e dell’infermiera.
Edward era sempre lì nella sua posizione con le mani nelle tasche dei jeans, che mi scrutava con la sua espressione da poker migliore: quando avrei voluto immergermi nei suoi pensieri.
<< Dopo.. dopo.. >> provai a dire tra l’imbarazzato e la stanchezza che pesava sulla mia testa come un’incudine.
<< Si Bella dopo parliamo.. ora riposa.. >> rispose, avvicinandosi di un passo nella mia direzione.
Prima di addormentarmi e raggiungere per un po’ la pace dei sensi, dovevo sapere assolutamente un’ultima cosa.
<< Pensavi.. pensavi veramente a quello che.. >> non riuscii a terminare la mia domanda perché rapidamente le sue mani furono leggere come piume sulla mia faccia un po’ martoriata.
<< No.. non le penso Isabella.. >> affermò dolcemente.
Sorrisi di sollievo, mentre venivo trasportata dal mondo dei sogni dalle sue labbra che mi accarezzavano gentili la fronte.
Forse c’era ancora speranza.
 
 
Mi svegliai quando il Sole fuori dalla finestra era alto nel cielo.
Quante ore, minuti, giorni erano passati? Ormai non avevo neanche un benché minimo senso del tempo che scorreva..
Il dottor Grey mi visitò subito, appena l’infermiera di turno lo avvisò che mi ero svegliata.
<< Allora Isabella.. credo che non ci siano dei grossi problemi.. potrà uscire stasera. Farò firmare dei fogli a suo marito Edward. Va bene? >>
Annuii tristemente, mio marito.. con il quale prima o poi avrei dovuto parlare.
<< A casa le raccomando di riposare molto.. >>
<< Se.. >>  ebbi un attimo di tentennamento ma poi continuai con la mia domanda, << se dovessi prendere un aereo per tornare in Russia.. ci sarebbero dei problemi? >>
Il dottore si dimostrò piuttosto spiazzato dalla mia domanda, ma mi rispose comunque gentilmente.
<< No.. certo che no.. magari il volo le causerà solo un po’ di mal di testa.. >>
<< Grazie.. >>
Pochi minuti dopo entrarono, dalla porta della stanza, tre cicloni e mezzo: Alice, Rose e Tatiana con Jacob in braccio felicemente addormentato.
<< Ciao Tesoro! Come stai? >> chiese dolcemente la mia amica russa.
Con un’alzata di spalle diedi la mia risposta più che diplomatica, senza tradirmi con la mia voce che sarebbe fuoriuscita sicuramente incrinata.
<< Edward l’abbiamo spedito qualche ora fa a casa a riposarsi.. fra un po’ tornerà con una sorpresa per te. >> m’informò Alice prendendomi la mano e sedendosi sul letto.
Lo stessero fecero anche Tatiana e Rosalie.
<< Bella.. >> iniziò Rose senza tante cerimonie, >> ho paura di quello che fra poco ci dirai.. se ti conosco.. e credo di conoscerti proprio bene.. potrei aver intuito che cosa hai intenzione di fare.. >>
<< Nomadi? >> chiesi per temporeggiare e consentirmi ancora un attimo di organizzare le idee e soprattutto respirare.
<< È stato arrestato.. non credo che darà mai più qualche problema.. >> rispose Tatiana guardandomi seriamente negli occhi.
<< Come sono uscita fuori di lì? >>
<< Hanno trovato il posto, c’è stata una sparatoria, è arrivata la polizia chiamata dal signor Morgan e sei uscita. Il resto più dettagliato te lo racconterà Edward dopo.. Ora basta eludere quello che vuoi dirci con domande stupide. Sputa il rospo Bella! >> continuò Tatiana.
Sospirai e iniziai a esporre quello che ormai, con molta difficoltà, avevo deciso.
 
 
Ero rimasta di nuovo da sola, stranamente rispetto a quello che avevo immaginato, le mie amiche avevano concordato in pieno con la mia scelta, anche se sapevano che a me avrebbe causato una sofferenza non indifferente.
Sarebbero tornate la sera, per riportarmi finalmente fuori di qui.
Sentii bussare, in un attimo mi andò il cuore in gola; volente o nolente il momento era sopraggiunto.
<< Avanti.. >>
Ed eccoli lì.. le due cose più belle della mia vita, mi guardavano sullo stipite della porta.
Quando vidi la mia piccola le lacrime uscirono automaticamente, come le mie braccia che scattarono in avanti in una muta preghiera di stringerla.
Edward la lasciò sorridendo in braccio a iniziai a baciarle il suo piccolo faccino e le sue manine, inebriandomi del suo dolce profumo.
Quando le lacrime si trasformarono in singhiozzi, Edward avvolse me e Anya in un abbraccio stritolatore.
Così avrei voluto vivere per sempre.





Allora... eccoci giunti alla fine di questo capitolo!
Volevo semplicemente ringraziarvi per l'affetto che mi dimostrate continuando a seguire la mia storia..
Vi sono veramente molto grata!!!!! Ovviamente anche ai lettori/lettrici silenziosi/e!
questo capitolo è più corto rispetto al mio standerd ma non vi preoccupate.. nel prossimo spero di stupirvi con molti effetti speciali!
Che cosa avrà deciso Bella?
Tutto nella prossima puntata! :)









 

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Capitolo 28
*** Separazione ***


Mi scuso immensamente per avervi fatto attendere così tanto ma ho avuto una marea di problemi i questo periodo.
Vorrei dire che almeno qualcosa di bello hanno portato.. ma purtroppo solo tanta sofferenza! Il prossimo capitolo, che ho già per la gran parte in mente, cercherò di farlo arrivare il prima possibile.
Ringrazio tutte le persone che nonostante il mio imperdonabile ritardo continueranno a seguire la mia storia.. sia che recensiate la mia storia o meno; anche se a questo punto sono proprio curiosa di sentire i vostri pensieri!
Bella avrà fatto la scelta giusta?

 
 

Il tempo scorreva diversamente racchiusa in quell’abbraccio.
Sentii Edward sospirare e capii che era giunto il momento, volevo delle spiegazioni, probabilmente anche lui avrebbe voluto delle spiegazioni e infine avrei dovuto fare una cosa difficilissima.
La mia bambina si era addormentata serena tra le mie braccia, anche se ero stanca e spossata non mi sarei persa neanche un attimo del calore e della pace che emanava il suo piccolo corpicino.
Il male alla braccia non era nulla in confronto al male che avevo nel cuore.
<< Come stai? Ti fa male la testa? >>
<< Non tanto.. >> risposi alzando lo sguardo, << tu invece? >>
Appoggiai la mia mano sul cerotto delicatamente.
<< Bene.. >>
I suoi occhi erano di un verde liquido, mi spogliavano l’anima.
<< Che cos’è successo Edward? >>
Era una domanda che voleva dire tutto e niente, una domanda che riguardava così tante cose che mi facevano paura; una stramaledetta paura di perdere le uniche due persone che mi ricordavano il mio posto nel mondo.
<< Grazie a Jared abbiamo scoperto dove ti aveva portata quel.. quell’essere.. >> iniziò, perdendosi con lo sguardo nei meandri dei suoi pensieri.
<< Eri in una casetta diroccata a qualche km fuori città. Siamo arrivati di soppiatto, c’eravamo io, Emmet, Jasper, Alexander, Grigorij e i suoi uomini. >> prese un grosso respiro e continuò, posizionandosi meglio sul letto.
<< Siamo entrati e dentro non abbiamo visto nessuno, poi ad un tratto abbiamo sentito degli spari e delle urla, c’erano due uomini: uno era Nomadi e l’altro un omaccione grosso. Mentre gli uomini di Alexander ci coprivano siamo entrati dentro e dividendoci abbiamo iniziato a cercarti. Sono stato io a trovarti. >>
Strinse tra le mani i capelli in un gesto quasi disperato, il mio cuore perse un colpo.
<< Eri legata ad una sedia svenuta, la maglietta era piena di sangue.. del tuo sangue.. >> si fermò.
<< Continua per favore.. >> dissi in un soffio, prendendogli una mano.
Vedevo disperazione nei suoi occhi.
<< Ai tuoi piedi c’era la penna magica in frantumi, mi sono avvicinato a te e dopo averti slegata ho provato a svegliarti, senza buoni risultati. In quel momento è entrato Emmet e mi ha detto di far veloce e così ti ho presa in braccio continuando a parlare, avevo una paura folle di perderti. >>
<< Si mi ricordo vagamente la tua voce.. >> ammisi stringendogli lievemente la mano per infondergli un po’ di coraggio.
<< Ti stavo portando su per le scale quando uno sparo ci ha sfiorati.. non sono riuscito a tenerti in braccio e siamo caduti. Io ho battuto il sopracciglio. Emmet e Jasper mi hanno aiutato ad alzarti. Nel mentre è arrivata la polizia che ha arrestato subito Nomadi e l’amico che era ferito ad un braccio, noi invece siamo saliti sull’ambulanza.. >>
<< È colpa mia.. è tutta colpa mia.. >>
Lo guardai, si era di nuovo portato le mani nei capelli, il suo chiaro “sintomo” di nervosismo, disperazione.. Non riuscii a dire nulla che lo potesse in qualche modo confortare.
<< Se io non ti avessi detto quelle cose bruttissime, se mi fossi fidato di te.. non saremmo sicuramente qui.. tu non saresti in questo cazzo di letto d’ospedale! >> alzò il tono della voce.
<< Sono un cretino.. anzi no un coglione.. Non sai che paura ho avuto di perderti.. Quando ti ho sentita parlare da quel microfono.. mentre tu dicevi a James che avresti dato la tua vita per me, per Anya per i tuoi amici.. io mi sono sentito un verme.. >>
Aveva gli occhi lucidi, parlava come una macchinetta e per quanto io volessi non riuscivo a interrompere il flusso delle sue parole.
Poi, mentre continuava il suo sproloquio sentii qualcosa fuoriuscire dalla mia testa, una consapevolezza nuova, terribile forse, che mi indusse a parlare senza esitazioni.
<< Edward stai zitto! >>
Lui si fermò immediatamente guardandomi preoccupato.
<< Siediti qui dobbiamo parlare.. >> dissi seria e con una tranquillità che non credevo di possedere.
Ed fece come gli avevo detto, presi fiato e iniziai a raccontare: le parole uscivano come un fiume. Parlavo più piano del solito perché il labbro nonostante le cure mediche mi faceva sempre un po’ male.
Gli raccontai del mio viaggio disperato verso la Russia, da sola e incinta, della fortuna di aver trovato una casa e un lavoro come interprete in breve tempo e infine gli raccontai del mio incontro con Tatiana, della nostra amicizia così bella che era nata da un giorno all’altro.
Gli raccontai di Alexander, della società, del modo in cui ero stata accolta con calore da tutti i dipendenti; lui mi guardava rapito e con una curiosità che cresceva sempre più ad ogni mia parola.
<< La colpa è mia Edward.. se ti avessi raccontato subito questa storia tu avresti capito e non ci sarebbero stati problemi. Non voglio la tua.. >> la voce mi tremò, ma cercai ti riprendermi.. << Non voglio la tua pietà.. >>
<< Pietà? >> mi chiese incredulo.
<< Si.. è ovvio che ti senti in colpa per come sono ridotta ma.. >>
<< Allora ti devo chiedere scusa un’altra volta perché non hai capito niente! >> asserì tra l’incazzato e il deluso.
Dal mio canto lo guardai con un grosso punto di domanda.
<< Io non provo pietà per te.. come potrei? Io ti amo! E mi sento un verme ad averti detto quelle cose così orrende.. non le penso ora e non le pensavo allora Bella! Mi sono fatto guidare dal mio stupido orgoglio e ho fatto un terribile casino.. il secondo più grande errore della mia vita.. >> lo fermai un’altra volta, non volevo sentire altre commiserazioni da parte sua.
<< Ti ricordi la sera in cui mi hai chiesto di sposarti? >> chiesi di punto in bianco.
Lui sembrò rimanere per un attimo spiazzato.
<< Certo.. >>  rispose un po’ titubante con un sorriso timido sulle labbra.
<< L’ho sognato o meglio ricordato mentre ero incosciente.. quella sera, le nozze, la nostra Luna di Miele.. in particolare quando ce ne stavamo per ore la sera abbracciati sulla spiaggia sotto le stelle.. >> continuai, mentre il suo sorriso si allargava al semplice suono delle mie parole, diventando il sorriso sghembo che io tanto amavo.
<< In quei momenti ti ripetevo sempre che avrei voluto rimanere lì per sempre.. purtroppo però la vita non sempre è così gentile con noi.. >> introdussi la parte più difficile della conversazione, quella che mi avrebbe fatto star male ma che avrebbe anche rimediato in qualche modo ai miei di errori.
Strinsi un po’ di più mia figlia, il suo respiro regolare mi aiutava, però mi infondeva anche una grande tristezza, chissà quanto tempo sarebbe passato prima di riaverla così piccola e indifesa tra le mie braccia.
<< Io ho avuto la fortuna di avere dei genitori fantastici e ogni giorno mi pento di non essere riuscita a confidargli il mio amore per loro prima di non rivederli mai più. >> la voce s’incrinò, era ancora un tasto doloroso e difficile.
<< Non devi parlarne se.. >> cominciò Edward, sistemandomi delicatamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< No fammi finire.. oltre ai miei genitori però ho conosciuto delle persone fantastiche e tra tutte la migliore sei tu Ed.. non solo perché mi hai dato la possibilità di capire cosa significa essere amata, ma anche perché mi hai dato lo straordinario onore di diventare madre. >> presi un grosso respiro: era il momento.
<< Nonostante il fatto che io sia scappata senza nessuna scusa da te, nonostante il fatto che ti abbia fatto sapere di Anya in un modo bruttissimo tu hai continuato ad amarmi. Se James non avrebbe fatto quello che ha fatto mi avresti di nuovo accettata nella tua vita, saresti venuto con me in Russia e insieme avremmo trovato un modo per tornare a vivere la nostra vita coniugale. >>
Provò ad intervenire ma bastò un’occhiata per zittirlo.
<< Ho pensato così tanto a queste cose.. È giusto che Anya abbia un padre, è giusto che lei.. che lei non si perda neanche un attimo di te. Nostra figlia deve essere al di sopra di qualunque problema che ci può essere tra di noi.. >>
<< Che significa? >> chiese continuando a tenere incollati i suoi occhi nei miei.
<< Significa che Anya rimane con te.. l’ho già privata troppo di suo padre e non è giusto.. avevi ragione quando hai detto che sono una madre poco attenta.. io ho pensato solo alle mie sofferenze senza pensare ai suoi veri bisogni.. ma anche ai tuoi.. tu sei.. >>
<< Bella, che cosa stai cercando di dirmi? >>
Non l’aveva ancora capito? Era così semplice ai miei occhi..
<< Torno in Russia Edward.. ma Anya, rimane con te.. >>
Silenzio.
Ma non quel silenzio ricco di complicità che ci può essere in una coppia.
Dalla mia parte c’era un silenzio carico di dolore e dalla parte di Edward invece, c’era il classico silenzio che riesce a far rimettere tutti i tasselli al proprio posto.
<< Tu.. >> provò a parlare, ma scosse subito la testa incredulo.
<< È giusto così.. >> dissi più a me stessa che a lui.
<< È giusto così? Ma cosa credi di fare? Capisco che puoi ancora essere fuori di te per cosa è successo ma insieme possiamo superare tutto.. Perché in Russia? PERCHÉIN RUSSIA? >> urlò così forte che Anya si svegliò e iniziò a piangere.
La cullai per quanto le lacrime che mi rigavano il volto me lo permisero.
Quando Anya si calmò alzai lo sguardo ed Edward era appoggiato al muro con i pugni stretti.
<< Edward non fingere per favore che far finta di nulla risolva la situazione.. Abbiamo entrambi bisogno di tempo per pensare, per capire.. è successo tutto così in fretta che forse non abbiamo neanche capito che è successo.. >>
<< Mi lasci di nuovo? >> le sue parole mi colpirono nel profondo, ma mai quanto i suoi occhi lucidi che promettevano tutto il bello di questo mondo.
Mi alzai non so come, tutte le giunture del mio corpo chiedevano pietà ma non me ne curai, lasciai Anya sul letto e quasi a passo di carica mi avvicinai a lui.
A un soffio dalle sue labbra parlai non staccando neanche per un secondo i miei occhi dai suoi.
<< Edward non ti sto lasciando.. io ti amo ed è l’unica cosa che non è cambiata neanche per un momento di tutto sto casino! Lo sai bene anche tu.. entrambi abbiamo bisogno di tempo per assimilare quello che è successo.. però è giusto che Anya stia con te.. >>
E così mi baciò, non un bacio passionale.. ma uno di quei baci dolci, senza fretta.
Mi cedettero le gambe e mi ritrovai in braccio tra le sue braccia, che mi adagiarono con cura sul letto vicino a mia figlia.
<< Sei stanca è ora che vada.. >>
<< No rimani qui.. per favore.. >>
Senza ricevere alcuna risposta sentii che mi copriva con il semplice lenzuolo, poi, dopo aver posato Anya tra le mie braccia, si sdraiò anche lui e ci avvolse nel suo abbraccio protettivo.
Mi addormentai così, con la testa appoggiata alla sua e un sorriso felice.
 
 
 
L’aeroporto.
Pieno di persone dalle vite diverse che per un istante condividono qualcosa.
Avevo già salutato tutti più volte, al mio fianco c’erano Alexander, Tatiana, Jacob ed Anthony; Jared, Grigorij e i suoi uomini erano già in patria.
Alice mi strinse in un abbraccio per la millesima volta, lo stesso fece Rosalie.
<< Hai fatto la cosa giusta, ti stimo per questo.. sei unica davvero! >>
Rimanevano solo più due persone, il magone m’impediva di parlare, sapevo che una volta superata la porta del check in sarei scoppiata, era solo questione di mantenere la facciata della persona forte ancora per un po’.
Mi avvicinai ad Edward, nel suo sguardo c’era sgomento, in braccio teneva Anya che si osservava intorno, ignara di quello che stava realmente succedendo.
Lo abbraccia forte, tutte le cellule del mio corpo mi pregavano di restare, ma ormai avevo deciso; lui contraccambiò solo con il braccio non occupato.
Sembrava quasi che mi volesse fagocitare per non permettermi di andarmene, ma sapeva bene che era la miglior scelta per tutti.
<< Mi mancherai.. >> disse con la voce incrinata nel mio orecchio, sentivo le sue lacrime sul collo e così la mi facciata si ruppe.
<< Ci mancherai.. >> ripeté, un altro colpo al cuore.
<< Anche voi mi mancherete.. vi amo.. >> un singhiozzo fuggì al mio controllo, la sua stretta si fece più forte.
<< Edward.. non mi guardate quando.. io non riesco.. >> dissi presa dal panico.
<< Va bene non ti guardo.. >>
Mi staccai, con le lacrime che traditrici scendevano dai miei occhi, baciai lui con tutto l’amore che avevo in corpo e poi baciai il mio piccolo miracolo, sussurandole
<< Ti voglio bene amore mio.. ci rivedremo presto.. te lo prometto. >>
Lo guardai un’ultima volta negli occhi e mi girai.
La scena era quasi comica, erano praticamente tutti commossi che ci guardavano.
Afferrai la mia borsa che avevo appoggiato per terra e m’incamminai verso Tatiana che mi prese subito la mano comprensiva.
<< Dai tesoro.. tra un mese la rivedrai.. >>
Già.. con Edward avevamo deciso un mese di riflessioni; alla fine anche lui aveva concordato che era la soluzione migliore per poter assimilare nei migliori dei modi quanto successo, senza creare ulteriori incomprensioni.
Ce la potevo fare, un mese e la mia vita sarebbe ripresa.
Mi girai un’ultima volta ed erano tutti lì, provai a sorridere, sperando in un risultato quantomeno decente.
Edward ed Anya non c’erano.. come mi aveva promesso era uscito, forse andando verso la cupola dal quale si potevano vedere gli aerei che partivano, lo ringraziai immensamente per questo piccolo ma difficile gesto.
Mi voltai consapevole che un mese sarebbe passato in fretta e con una determinazione che mi stupii quasi di avere, attraversai la porta del check in.
 
 
 
 
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Capitolo 29
*** Natale ***



Buona lettura!



POV EDWARD



Completamente perso nei miei pensieri guardavo fuori dall’oblò dell’aereo che stava portando me e mia figlia in Russia, da Bella.
Avevo pensato a quest’opzione per quasi due settimane, poi finalmente mi ero deciso, mi ero preso da lavoro tre settimane di vacanza ed ero partito; saremmo arrivati nel pomeriggio della Vigilia di Natale, in qualche modo speravo di farmi capire e di trovare l’appartamento di Bella.
Quando avevo annunciato la notizia a mia sorella, mia cognata e mia madre ci mancava poco che mi strozzassero, oltre al fatto che iniziarono a urlare:
<< Finalmente Edward! Era ora che ti dessi una svegliata! >>
<< Cosa aspettavi che arrivasse Babbo Natale in persona a chiedertelo? >>
<< Sei ancora qui? Muovi il sedere! >>
E così con una valigia improvvisata sia per me che per Anya ero partito con il primo volo disponibile.
Isabella l’avevo sentita prima di salire, non volevo farla stare in pensiero, anche se prima che fosse atterrato sarebbero passate più o meni quattordici ore: un’eternità.
Al telefono era chiaro che lei facesse finta di stare bene, che la distanza da me e Anya non la facesse soffrire, ma la conoscevo molto bene faceva la forte ma in verità era distrutta. Alice aveva scoperto, per mezzo di Tatiana che si era chiusa in casa ed aveva un aspetto più macilento del solito e non voleva vedere nessuno.
Questo era uno dei tanti motivi per cui avevo deciso di partire, oltre al fatto che nell’ultima telefonata avevo sentito la voce di Bella incrinarsi più volte e il mio cuore non poteva sicuramente rimanere cieco a tutto questo.
L’importante era stare insieme poi avremmo risolto con il tempo tutti i problemi.
 
 
Atterrai all’aeroporto di San Pietroburgo che erano le sei del pomeriggio, ero già completamente fuori per il fuso ma non mi potevo mica mettere a dormire in piedi in mezzo alla strada.
Recuperai la mia valigia e presi in braccio Anya che dormiva tranquilla e serena; sull’aereo era stata stupenda, era una bambina d’oro.
Mi sedetti sulle sedie che si trovavano nella hall dell’aeroporto per poter fare il punto della situazione prima di incamminarmi nella gelida aria russa; intanto accesi il telefono e mi ritrovai una decina di chiamate di Bella.
Mi preoccupai subito, ma aspettai a chiamarla, prima telefonai ad Alice per avvisarla che eravamo arrivati sani e salvi.
<< Edward! >> mi rispose al terzo squillo.
<< Alice.. il viaggio è andato tutto bene, sono atterrato una decina di minuti fa. >>
<< Anya sta bene? >>
<< Si benissimo.. è stata un angelo! Hai sentito Bella? >> chiesi senza sapere come agire a riguardo.
<< Si.. Mi ha detto che aveva provato a telefonarti un po’ di volte.. ma tu avevi il telefono spento. Le ho detto che eri stato messo in pronto soccorso per un’emergenza improvvisa e che avevi lasciato Anya da me. >>
<< Ti ha creduto? >>
<< Ovvio.. >> mi disse contenta, mia sorella era un genio!
<< Grazie Alice.. ci sentiamo presto! >>
Ci salutammo velocemente e mi ritrovai al punto di partenza.
Adesso sapevo che con Bella ero a posto.. l’unico problema ora era trovarla, sapevo che dovevo dirigermi verso il Palazzo d’Inverno e poi in qualche modo avrei cercato il giusto palazzo.
Uscii fuori dalle grandi porte tra una marea di gente; in un attimo il clima freddo mi investì violento, strinsi ancora di più a me la mia piccola. Faceva un freddo cane.
Vidi dove erano posteggiati tutti i taxi e mi rivolsi a uno provando a usare alcuni vocaboli del mio russo più che scarso. Avevo già perso la sensibilità alle mani.
L’autista mi guardò comprensivo.
<< Sei inglese? >> mi chiese dopo un attimo.
<< No americano.. dovrei andare al Palazzo d’Inverno >> dissi scandendo bene le parole.
<< Sali. >> rispose, di poche parole ma almeno ero riuscito a farmi capire.
Misi la valigia nel baule e mi sedetti nel sedile posteriore, per fortuna il riscaldamento era acceso e si stava decisamente meglio.
Mentre l’autista partiva e si perdeva nel traffico, mi persi completamente a guardare il paesaggio circostante, c’era tantissima neve, ma anche le luci di Natale, sapevo che lì si festeggiava il 7 gennaio, però molte famiglie avevano già addobbato la propria casa.
<< Davanti al Palazzo? >> chiese ad un certo punto il taxista in inglese.
<< No.. >> Oddio come potevo spiegargli che cercavo la casa di mia moglie?
<< Devo andare a casa della mia fidanzata per.. per una sorpresa. Abita in un palazzo vicino al Palazzo d’Inverno >>
<< Gente messa bene con soldi lì.. >>
<< Già.. >>
Passarono alcuni minuti in completo silenzio, rotto solo dalla radio incomprensibile.
<< Come si chiama? >> chiese l’autista.
<< Isabella.. Isabella Swan! Non la conosce? >>
<< No.. >>
Perfetto.. ero fottuto!
Poi in un attimo mi balenò un’idea.. poteva essere rischiosa per il mio piano.. ma a sto punto tanto valeva rischiare.
Presi il cellulare e telefonai a Tatiana, era la prima volta che utilizzavo il suo numero dopo quella volta quando avevo scoperto che Bella era stata rapita.
<< Pronto? >>
<< Tatiana.. sono Edward! Se sei con Bella stai zitta sto cercando di farle una sorpresa >> dissi tutto d’un fiato per paura che si mettesse ad urlare rovinandomi la sorpresa.
<< Ciao Edward! Non sono con Bella tranquillo.. che succede? >>
<< Sono a San Pietroburgo >> sganciai la bomba, sentii un attimo di silenzio prima che esplodesse.
<< Ma che bello! Meno male che ti sei deciso.. perché se aspettavi Bella eri fritto.. In cosa posso esserti utile? Devo mandare qualcuno a prenderti all’aeroporto? >> mi chiese gentilissima.
<< No.. dovresti solo spiegare all’autista a che palazzo deve portarmi per raggiungerla.. Ho Anya con me e non voglio che prenda freddo.. >>
<< Passamelo >>
Feci come mi aveva detto, il taxista rimase per un attimo perplesso, ma poi prese con la mano destra il cellulare.
Iniziò a parlare con Tatiana, notai che ogni tanto mi guardava dallo specchietto centrale con la coda dell’occhio, ad un certo punto si mise pure a ridere e salutò più volte Tatiana con rispetto, prima di ripassarmi il telefono.
Accellerò visibilmente.
<< È tutto a posto Edward.. gli ho detto dove portarti! Adesso telefono a quelli della sicurezza per permetterti di entrare.. Domani siete invitati al pranzo di Natale, non accetto un no come risposta! >>
<< Grazie Tatiana.. >>
Staccai la chiamata contento e con la smania di vedere finalmente la mia mogliettina, iniziai a riempire di baci la mia bella bimba che nel mentre si era svegliata e voleva tutta per se la mia attenzione.
<< Arrivati >> annunciò dopo un po’ il burbero taxista.
<< Quanto le devo? >> chiesi prima di inoltrarmi nuovamente nella freddissima San Pietroburgo.
<< Nulla.. Signora Barrington bravissima persona.. va bene così >>
Provai a protestare un paio di volte, ma era irremovibile, ringraziai e dopo aver preso la mia valigia nel baule mi ritrovai sul marciapiede.
Il palazzo era bellissimo, in lontananza si vedeva il bellissimo Palazzo d’Inverno.
M’incamminai verso le vetrate dell’entrata e una volta varcate, furono su di me tre tizi tutti vestiti in nero.
Sorrisi cercando di trasmettere tutto il mio miglior fascino, mi chiesero i documenti e glieli diedi subito come mi aveva spiegato prima Tatiana.
Appena videro il mio cognome mi chiesero scusa un paio di volte e mi chiamarono addirittura l’ascensore.
Una volta dentro sbattei un paio di volte la testa contro il muro, da una parte ero impaziente di vederla, ma dall’altra avevo una paura folle di una sua possibile reazione negativa; in fondo stavo distruggendo il nostro patto.
Arrivai al piano e le porte si aprirono, si vedeva che era un palazzo di una certa elevatezza sociale, seguendo la moquette rossa mi ritrovai davanti ad una porta, il nome sul campanello mi diede conferma che era proprio la casa di Bella.
Presi uno, due e tre respiri profondi e suonai.
All’interno c’era un apparente silenzio, ma dopo un po’ sentii un chiaro rumore di passi che si avvicinavano.
La porta si aprì e uscì la creatura più bella di questo mondo, ovviamente dopo Anya.
Lei mi guardò con i suoi bellissimi occhi marroni incredula, per quelli che mi sembrarono secoli, poi finalmente si buttò letteralmente tra le mie braccia.
Annusai subito il suo buonissimo odore, sapeva di casa, di mamma, di Bella.
Quando Anya si mise a piangere, forse perché si sentiva troppo stretta nel nostro abbraccio, Bella la prese tra le mie braccia e iniziò a baciarla sussurandole parole dolci, aveva le lacrime agli occhi e sorrideva felice.
Trascinai il mio trolley in casa e chiusi la porta.
Mentre madre e figlia sembravano vivere in un mondo parallelo mi guardai intorno; la porta d’entrata dava su un grosso salone con un arredamento bianco che faceva un bel contrasto con il pavimento in legno.
Alle pareti erano appesi alcuni quadri con dei colori sparsi sulla tela, i classici quadri che piacevano così tanto a Bella ma che io non riuscivo proprio a capire e aimè ad apprezzare. In un lato un albero di Natale con le palline dorate e rosse e le luci ad intermittenza faceva sfoggio di se. Mi girai e notai che erano scomparse.
Dopo essermi tolto la giacca e averla appoggiata su una poltrona lì vicino, m’incamminai verso la direzione dalla quale proveniva la voce di Bella, la trovai in una cucina sobria ma con tutto il necessario intenta a preparare il latte ad Anya.
<< Scusa se ti ho lasciato lì da solo in salone.. >> disse voltandosi verso di me,
<< ma ho immaginato che era da un po’ che Anya non mangiasse.. >>
Mi avvicinai a lei e posai le mie mani sui suoi fianchi, che notai in quel momento essere coperti solo da una leggera canottiera e da degli short molto, molto short.
<< Non ti preoccupare per me.. ad Anya sei mancata è giusto che abbia di nuovo per se la sua mamma.. >> strinsi i fianchi maggiormente
<< poi non ho intenzione di muovermi di qui tanto velocemente.. >>
La vidi arrossire visibilmente prima di girarsi per sondare la temperatura del latte.
Il mio Natale era già iniziato più che bene..
 
Eravamo sdraiati sul divano sotto un plaid, Anya dormiva beata.
Io e Bella avevamo parlato parecchio, finalmente entrambi ci eravamo confidati e avevamo parlato di tutto quello che ci era capitato durante la nostra lontananza e del casino che era successo a New York.
Ora non avevamo veramente più segreti.
<< Lo vuoi adesso il tuo regalo? O aspettiamo domani mattina.. >> mi chiese ad un certo punto.
La sentii sorridere ma nella penombra delle due candele che avevamo acceso e delle luci dell’albero non riuscii a capire che specie di sorriso poteva essere.
In un attimo però mi balenò in mente una cosa bruttissima: io non avevo nessun regalo per lei! Che cosa avrebbe pensato? Ero proprio uno stupido.. nella fretta mi ero completamente dimenticato di prenderle un regalo!
<< Ehm io non.. >> provai a dire in evidente imbarazzo, tanto che la mia mano destra dalla sua schiena si andò ad arpionare ai miei capelli.
<< Non cosa? >>
<< Me lo sono dimenticato a New York.. tra una cosa e l’altra io.. >> provai a inventare, non volevo farla arrabbiare.
Come al solito però la sua reazione mi destabilizzò completamente: si mise a ridere.
E anche di gusto, poi si alzò e scomparse nella sua camera.
Tornò poco dopo con un pacchetto in mano e me lo mise tra le mani.
Facendo attenzione a non distruggere completamente la carta dorata e il bel fiocco rosso lo aprii e scoprii che all’interno c’era quello che sembrava un portafoto.
Lo aprii e rimasi completamente folgorato.
Sfogliandolo notai che era pieno di foto di me e Bella da ragazzi, alcune foto erano state descritte con una didascalia che spiegava luogo e data di dove era stata scattata.
Quando arrivai a metà però mi bloccai, c’era solo Bella in foto, ma in un periodo nel quale purtroppo non avevo potuto vederla: durante la gravidanza.
<< Ho pensato che le foto avrebbero potuto in qualche modo farti immaginare più facilmente tutte e cose che ti ho raccontato.. Ti piace? >> chiese apprensiva e un po’ in imbarazzo.
Posai con delicatezza il prezioso portafoto sul tavolino davanti a noi e le saltai completamente addosso iniziandola a baciare su ogni lembo di pelle a mia disposizione.
<< Grazie.. >> dissi finalmente quando mi fermai a poca distanza dai suoi occhi.
<< È stupendo.. tu sei stupenda.. mi dispiace solo che io non abbia un regalo per te.. sono proprio un creti.. >> mi tappò la bocca con un dito e la guardai incantato.
<< Non sei un cretino.. oggi venendo qui mi hai fatto il più bel regalo di sempre Edward! Devo dire solo grazie a te.. Ti amo.. >>
La baciai con trasporto.
<< Edward.. >> mi chiamò dopo un po’..
<< Mmh? >>
<< Fai l’amore con me.. >>
Il mio cuore perse un battito dalla felicità che quelle parole mi trasmettevano.
<< Tutto ciò che vuoi principessa.. >>
<< È da tanto che non mi chiami così.. però Edward io non prendo.. >>
Si bloccò, nascondendo la faccia nel mio collo.
<< Non prendi cosa? >>
<> disse in un soffio senza pause.
<< Quindi? >>
<< Non sei arrabbiato? >> chiese sorpresa, uscendo dal suo “nascondiglio”.
<< No, anzi.. Non vedo l’ora di vederti dal vivo come nelle foto di prima signora Cullen.. >> risposi iniziando a baciarle il collo e perdendomi completamente in lei.
 
 
<< Edward? >> mi richiamò dai miei pensieri.
<< Mmh? >>
<< Buon Natale >>
<< Buon Natale anche a te amore mio.. >>
Sdraiati sotto le coperte nel suo bellissimo letto in legno, mi sentii, anche se a mille e mille km di distanza dalla mia America e dalla mia New York, finalmente a casa.
 
 
 
 
 
 
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Capitolo 30
*** Feste ***



Buona lettura!





<< Edwaaaaard! Guarda se dentro la borsa di Anya c’è tuttooooo.. >>
Urlai dal bagno del mio appartamento mentre cercavo di rendermi presentabile per il pranzo di Natale a casa di Tatiana.
Ero troppo felice, Edward mi aveva fatto il più bel regalo di sempre, mi sembrava di vivere in un sogno; tanto che questa mattina, quando mi ero svegliata e avevo visto affianco a me un angelo che dormiva mi ero data un pizzicotto.
Uscii dal bagno con il vestito rosso e le mie altissime scarpe nere in mano, per paura di rigare il pavimento di legno, in testa avevo già il mio bellissimo berretto di lana con il pon – pon. Mi mancava solo più il cappotto.
<< Dove pensi di andare vestita così? >>
Due forti mani s’impossessarono dei miei fianchi.
<< Ed.. siamo già in ritardo.. >> provai a protestare mentre il diretto interessato iniziava a mordicchiarmi il collo.
<< Mmm >>
<< Veramente.. ti prego.. >>
Con un sbuffo sonoro si staccò e come un vero gentiluomo mi aiutò a mettere il cappotto, prese in braccio Anya e la borsa maman e insieme, dopo aver chiuso casa, ci dirigemmo verso l’ascensore.
<< Devo abituarmi a vederti con i tacchi così alti.. >> disse ad un certo punto.
<< È un problema? >>
<< No.. tutt’altro! Mi piaci proprio tanto.. >>
Arrossii come un’adolescente, ma riuscii comunque a ringraziarlo con un bacio veloce prima di giungere al piano terra.
<< Buongiorno e Buon Natale signora Swan! La macchina vi sta aspettando fuori >>
<< Grazie Vladimir! Buon Natale anche a te.. che ne dici di andare a festeggiarlo con la tua famiglia? Oggi non credo di aver bisogno di alcuna scorta.. >>
<< Ma il signor Barrington.. >> provò a protestare.
<< Nessun ma! Andate a casa, almeno per pranzo.. >>
Con un ultimo sorriso verso la sua direzione mi diressi alla macchina che ci stava aspettando fuori, salutai l’autista e mi accomodai nei posti posteriori.
<< Wow! >> disse Edward appena l’autista mise in moto.
<< C’è qualcosa che non va? >>
<< No.. tranquilla! Dovrò solo farci l’abitudine! >> affermò con il suo sorriso da infarto.
<< Certo amore.. hai tutto il tempo che vuoi.. >>
 
 
<< Edward vieni un attimo con me che voglio presentarti una persona.. >> dissi ad un certo punto.
Eravamo arrivati a casa di Tatiana da una ventina di minuti, nonostante il nostro ritardo, c’era ancora qualche ospite che doveva arrivare.
Finalmente avevo presentato a tutti Edward come mio marito, lui era stato come sempre gentile ed educato e aveva profuso sorrisi a tutti, stregando completamente tutte le donne presenti. Lo presi per mano e m’inoltrai per le scale, una volta giunta al piano superiore aprii la prima porta che mi trovai davanti.
Una nuvola di pelo, appena percepì la mia presenza, mi si buttò addosso e iniziò poco galantemente a leccarmi la faccia.
<< Seth! A cuccia.. dai basta! Anche tu mi sei mancato.. >>
Quando finalmente il bestione si decise a lasciarmi andare, finalmente riuscii a presentarlo ufficialmente ad Edward.
<< Questo è Seth.. >>
Mio marito era completamente incantato a guardarlo, sapevo che da sempre la sua razza preferita di cani erano i San Bernardo e per lui poterne avere uno davanti era quasi un sogno.
Seth si avvicinò cautamente e iniziò ad annusarlo.
Presi la mani di Edward tra le mie e delicatamente l’appoggiai sul cane, presto la mia mano non fu più necessaria.
Mentre i “due uomini” facevano conoscenza mi avvicinai alla culla dove sia Jacob che Anya dormivano serenamente, era buffo.. Seth in questa stanza mi sembrava tanto la bambinaia di Wendy e i suoi fratelli in Peter Pan.
<< Non era tuo? >>
Mi girai e sorrisi, intenerita dalla scena che mi si parò davanti: Seth sdraiato per terra con Edward intento a carezzargli la pancia.
<< Si ma.. Anthony nel periodo in cui sono stata via si è affezionato tanto a lui, così ho deciso di lasciarglielo.. >>
Stava per rispondere ma fummo interrotti dall’arrivo di Jared, felicemente accompagnato da Marina, che ci avvisava che erano arrivati tutti gli ospiti e che era ora di sederci a tavolo.
Li seguivo a poca distanza, quando Edward mi afferrò il braccio e mi fece fermare.
<< Promettimi che appena saremo ben sistemati ne prenderemo uno solo nostro! >>
Sembrava un bambino, sorrisi felice e lui con me.
 
 
 
<< Grazie per essere venuti Bella.. allora ci vediamo dopo domani per la ricerca al vestito per la festa di tua suocera.. ok? >> chiese Tatiana mentre mi abbracciava.
<< Certo.. ci sentiamo comunque prima.. >>
Uscimmo da casa Barrington mano nella mano e felici come non mai.
 
 
 
<< Oh Bella fatti guardare.. sei un incanto! >> disse la cara Esme, subito appoggiata da Rosalie, Alice e Tatiana.
Noi donne eravamo tutte “stipate” in una suite del Ritz Hotel dove si sarebbe tenuta la festa per Carlisle, mentre i maschi erano già sotto nella grandissima sala da ballo.
I bambini più piccoli, come Anya, Jacob e Daniel, erano stati affidati alle cure della mia amica Angela e del suo ragazzo Vladimir, mentre Anthony avrebbe partecipato alla festa.
<< Anche voi siete stupende.. possiamo andare? >>
<< Certo.. >>
Presi a braccetto Alice, quella sera indossava dei trampoli altissimi, che non erano da meno dei miei e tutte e due non volevamo arroccarci giù dalle scale, sarebbe stato piuttosto imbarazzante.
Arrivate all’enorme scalone agghindato da ghirlande, alberi di Natale con decorazioni rosse e dorate e due tavoli colmi di pietanze ai lati della sala; c’era un’atmosfera quasi magica. Gran parte degli invitati erano già arrivati.
Sulla scala ad attenderci c’era Jasper con un sorriso a trentadue denti, lo stesso che uscì ad Alice quando lo vide.
<< Sei bellissima amore.. pensavo ti servisse aiuto a scendere le scale.. >>
Alice si limitò a prendere la mano che gli porgeva il marito, anche Esme si unì ai due, prendendo Jasper sottobraccio.
M’incamminai anche io giù per gli scalini, avrei voluto vedere l’espressione di Edward mentre scendevo, ma avevo troppa paura di cadere, infatti mi tenevo saldamente al mancorrente.
<< Bella.. >>
Mi fermai e alzai lo sguardo, lui era lì davanti a me che correva in smoking come un pazzo su per le scale.
Mi tese la mano che afferrai sorridendo.
<< Sei bella che fai male.. >>
<< Grazie.. >> dissi arrossendo visibilmente, << anche tu sei bellissimo >>
Una volta approdata sana e salva sul pavimento stabile della sala, feci un sospiro di sollievo e andai a salutare alcune persone che conoscevo.
La serata proseguì tranquilla, tra cibo, chiacchiere e balli, fino a quando giunse il momento tanto atteso del discorso di Carlisle.
Mio suocero, nonostante gli anni aveva conservato una bellezza rara, di quelle che non coltivi con prodotti e sacrifici, ma una bellezza che ti viene donata fin dalla nascita e non puoi cambiarla, farci niente, perché semplicemente ce l’hai.
<< Volevo ringraziare tutti voi, amici e parenti per essere qui con me stasera. Sono quarant’anni che mi dedico.. >> mentre parlava osservai Esme come lo guardava, ed ero sicura che era lo stesso sguardo con cui a volte mi perdevo a guardare Edward.
Il discorso durò una decina di minuti raccontò qualche aneddoto anche divertente della sua vita e qualcuno invece un po’ più triste, pur tenendosi sempre su toni leggeri.
<< Penso di aver parlato troppo.. Ma lasciatemi solo più dire che l’unica cosa per cui rinuncerei anche oggi stesso al mio lavoro è la mia bellissima famiglia a cui devo molto. A partire dalla mia amata Esme, che in tutti questi anni mi ha sopportato e supportato in tutte le scelte che ho fatto, alla mia Alice e a suo marito Jasper che presto mi regaleranno la gioia di essere nonno per la terza volta. >> mi sforzai di non piangere, anche se sapevo che a breve sarei completamente scoppiata.
<< Al mio primogenito Emmet, il burlone della famiglia, ma che quando uno di noi ha bisogno di aiuto è sempre pronto a farsi in quattro, alla sua bellissima Rosalie e al piccolo Daniel che hanno reso la sua vita e di conseguenza anche la mia più bella. >>
Edward mi strinse a se, allacciando da dietro le braccia sui miei fianchi.
<< E infine al mio Edward, così simile a me.. ma allo stesso tempo così diverso, che mi rende orgoglioso di lui ogni giorno che passa e a Bella, che mi ha concesso il grande onore di accompagnarla all’altare. Insieme hanno dato vita a una bambina stupenda, Anya. Grazie di cuore, senza di voi la mia vita non avrebbe senso. >>
Al termine del suo discorso partirono applausi ed ovazioni, mi girai intorno e vidi che noi eravamo tutti commossi dalle bellissime parole usate da Carlisle.
 
 
La serata stava quasi per porgere al termine, alcuni invitati se ne erano già andati.
<< Balliamo signora Cullen? >> chiese mio marito in un sussurro al mio orecchio, che mi fece ricoprire di brividi tutta la pelle.
Insieme ci dirigemmo al centro della sala e iniziammo a volteggiare senza fretta, in un ritmo tutto nostro.
<< Ti amo sai? >>
<< Ti amo anche io Edward.. >>
Felice e paga del mio amore, mi lasciai cullare dall’ondeggiare dei nostri passi, appoggiando la mia testa, nell’incavo del suo collo.




Ne approfitto per sponsorizzate una mia nuovissima ff! Fete un salto e ditemi che cosa ne pensate! Grazie di cuore a tutte le mie lettrici..
UN AMORE IN PORT http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1403001



 

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Capitolo 31
*** Blackout ***



Ciao a tutte lettrici!!!
Eccomi qui con quello che credo essere l'ultimo capitolo..
Spero di riuscire a postare l'epilogo di Natale, ma nel mentre vi faccio comunque, in anticipo tantissimi auguri di cuore!
Inoltre vi ringrazio per aver creduto nella mia storia e per avermi seguita e supportata per tutto questo tempo!
E' la prima storia che finisco e sono terribilmente emozionata!
Ora vi lascio al capitolo, semplicemente grazie.. <3



Edward mi nascondeva qualcosa.
Mentre cucinavo nella bella cucina del suo, o meglio, ormai nostro appartamento, continuavo a ripeterlo come un mantra.
Il brutto era che non riuscivo a darmi una vera e propria spiegazione a questi martellanti pensieri, ma ne ero terribilmente convinta; e la cosa non poteva che farmi stare in pena e rendermi ansiosa.
Anche perché, ripensandoci, l’ultima volta che avevo capito che mi stava nascondendo qualcosa le cose erano così degenerate che io mi ero ritrovata sola e incinta a San Pietroburgo, mentre lui era solo e devastato a New York.
<< Amore! Sono a casa! >>
La sua voce mi riportò alla realtà.
<< Sono in cucina.. >> provai a dire tutto in un fiato, senza lasciarmi scappare l’ansia e la frustrazione che provavo.
Due mani calde si posarono sulla mia pancia, purtroppo ancora “vuota”, nonostante gli sforzi profusi, e le sue labbra si appoggiarono sulla mia spalla, coperta da una maglietta leggera.
<< Mi sei mancata.. >>
Ecco.. era questa la cosa che più mi destabilizzava, perché a differenza dell’altra volta, lui continuava ad essere attento, partecipe alla mia e alla sua vita, in faccia, in particolare quando si rivolgeva a me o ad Anya, aveva sempre il suo sorriso mozzafiato. Ma io sapevo che mi nascondeva qualcosa.. ma cosa?
Appoggiai il cucchiaio di legno con il quale stavo girando il sugo per la pasta nella pentola e mi girai per poter baciare mio marito e perdermi in lui.
<< Anche tu mi sei mancato.. tanto.. tanto.. >> dissi con la voce da bambina.
Provai a cercare un qualsiasi segnale nei suoi profondi occhi verdi, ma il nulla c’era ad attendermi, se non il guizzo del divertimento e della malizia, poi le sue labbra mi distolsero, per un attimo che mi parve infinito dai miei pensieri e dalle mie paure.
 
Erano passati due mesi da quella sera quando Edward si era presentato alla mia porta con nostra figlia in braccio tutto infreddolito.
Eravamo riusciti a ritrovare la nostra quotidianità, la nostra complicità e perché no? Anche la nostra intimità.. che da sempre, nella nostra coppia, aveva avuto un ruolo molto importante, secondo, forse, solo all’amore che provavamo l’uno per l’altro.
Ero stata ancora in Russia tre volte negli ultimi due mesi, più che altro per sistemare alcune faccende riguardanti il lavoro, avevo iniziato a cercare dei contatti sul suolo americano per conto di Alexander, inoltre la faccenda con il signor Morgan stava andando avanti e presto la sua società sarebbe stata inglobata dalla nostra.
Proprio quella mattina, ero stata in ospedale a far visita a Paul e finalmente avevo anche conosciuto Rachel e il piccolo William, insieme ci eravamo accordati che appena si fosse rimesso in forze avremmo potuto trovare una soluzione per il suo lavoro all’interno della società.
Con Alexander avevamo pensato già a qualcosa, ma ovviamente, prima di svelare i nostri progetti, volevamo che si ristabilisse completamente.
Inoltre avevo ritrovato le mie uniche e insostituibili amiche Alice e Rosalie, certo, nella mia vita era entrata Tatiana e speravo con tutta me stessa che rimanesse, ma con loro era tutto maledettamente diverso.
L’unico problema che, come un chiodo, continuava a martellare nella mia mente era il fatto che il mio affascinante marito mi stesse nascondendo qualcosa; e questo qualcosa, purtroppo, metteva in secondo piano tutte le belle cose che mi stavano capitando in quel momento.
 
<< Bella tesoro.. devo dirti una cosa.. >>
La mia mente si bloccò.
Sentii il ticchettio della forchetta che avevo in mano battere sulla tavola.
Blackout.
<< Bella? >>
Trattenni il respiro, conscia forse del fatto di non sapere neanche più come si faceva.
<< Bella? >>
Provai a parlare, ma dalla mia bocca non uscì niente.. le mani mi tremavano, il mio cuore tremava, al ricordo di quelle stesse parole: “Bella tesoro devo dirti una cosa”, anche l’altra volta aveva detto la stessa cosa.
<< BELLA?! >>
Questa volta sentii la voce di Edward più chiara e nitida, ma non meno spaventata e preoccupata, nonostante questo, non riuscii a dire niente.
Mi alzai, ma capii solo quando stavo per avere un incontro ravvicinato con il pavimento che era stata una mossa del tutto sbagliata, poi, tutto divenne nero.
Blackout.
 
<< Si brava Bella.. apri gli occhi ti prego.. >>
Mi arrivò la sua voce a poco a poco sempre più chiara, sbattei gli occhi e mi ritrovai sdraiata per terra, sul bel tappeto del salone, mentre le mie gambe erano appoggiate sul divano. La prima cosa che riuscii a mettere a fuoco furono le luci fuori dalle grosse vetrate, successivamente fu il viso preoccupato di Edward.
<< Oh grazie al cielo.. >> disse accarezzandomi la guancia, << Come stai? >>
Lo guardai bene, sembrava realmente preoccupato per quello che mi poteva essere successo, oppure erano già i sensi di colpa che si facevano strada in lui?
Provai ad alzarmi, ma mi intimò di stare ancora così per qualche minuto.
<< Che cosa.. >> provai a parlare, << volevi dirmi? >>
<< Adesso non è importante tesoro.. prima scopriamo cosa ti ha fatto svenire.. hai mangiato abbastanza oggi? O ti sei dimenticata come al solito di mangiare? No perché Bella quante volte ti ho detto che devi nutrirti.. Mi stava per venire un infarto quando ti ho vista così vicino al pavimento.. Ma perché piangi? >>
<< Tu non vuoi lasciarmi? >> chiesi con i lacrimoni che scorrevano già in libertà sul mio viso.
Mi guardò con gli occhi aperti come due biglie, incredulo.
<< Oh Edward!!! >> lo abbracciai stretto.
<< Scusa.. è che.. Oddio! Pensavo che tu non mi volevi più.. io oggi ho mangiato non ti devi preoccupare.. è che hai usato le stesse parole! Ti rendi conto? Le stesse parole.. e io non capivo più niente.. Sapevo che mi nascondevi qualcosa ma.. Che bello non vuoi lasciarmi! >>
Probabilmente mi lasciò sfogare, stringendomi ancora di più a se.
Quando finalmente l’eccesso di risa misto pianto scemò, appoggiò le mani sul mio viso e mi guardò intensamente negli occhi.
<< Mi spieghi per quale stupido motivo tu pensavi che ti volessi lasciare? >>
Presi un profondo respiro e provai a formulare una frase di senso compiuto.
<< Tu hai detto: Bella tesoro devo dirti una cosa.. >>
Alzò un sopracciglio, continuando a guardarmi preoccupato.
<< Si.. ma.. anche quella volta hai detto quelle stesse sei parole.. Io.. io sospettavo che mi nascondevi qualcosa.. >> presi fiato, << che mi nascondi Edward? >>
<< Oh Amore mio.. scusa! Scusa.. sono stato un completo idiota! Non mi sono neanche accorto di quello che ho detto.. Scusa.. io ti amo! >>
Mi lasciai cullare dal suo abbraccio, era così rassicurante, tra le sue braccia mi sentivo sicura e protetta, c’eravamo solo io ed Edward, tutto il mondo rimaneva fuori dalla nostra bolla.
Beh.. forse non proprio tutto, dato che la mia piccola Anya iniziò a piangere, molto probabilmente per reclamare la cena; scoppiammo a ridere insieme, in seguito mi alzai e andai a prenderla, mentre Ed preparava la pappa.
 
Dopo la cena della mia piccola, mentre la cullavo teneramente sul letto, giunse, finalmente, il momento tanto atteso.
<< Bella.. scusa per prima se avessi saputo che.. >>
<< Edward stai tranquillo! Sono io che ho esagerato.. non avrei dovuto ok? >>
<< Ok! Ma lasciami spiegare! >>
Con la mano libera accarezzai i capelli di mio marito, che nel mentre si era sdraiato sulle mie gambe.
<< Tra due settimane dovrò andare a Los Angeles per una conferenza.. >>
<< Quindi? >> chiesi non capendo il marcato turbamento sul suo viso.
<< Avevo paura che la prendessi male.. so che l’ultima volta è andata com’è andata. Per tutta la nostra futura vita insieme cercherò di farmi perdonare! Non volevo che tu ci stessi male, avevo paura di risvegliare vecchi scheletri dall’armadio.. >>
Scoppiai a ridere serena.
<< Perché ridi? >>
<< Perché come al solito sono una stupida.. non ti devi far perdonare di nulla! Sei perfetto Ed.. non vorrei nessun altro adesso qui insieme a me e ad Anya. >>
Ci abbracciò nuovamente, poggiando le sue labbra tra i miei capelli.
<< Non mi hai fatto finire di parlare.. Tu ed Anya verrete con me ovviamente! >>
<< Come? >>
<< Mi manchereste troppo.. poi voglio portarla un po’ al mare signora Cullen, la vedo fin troppo pallida.. >>
Ci baciammo con amore, la mia vita era mai stata più felice di così?
 
 
Sdraiata sul lettino a bordo piscina mi godevo il Sole, lasciando penetrare dai pori della mia pelle il più possibile quantitativo di vitamina D.
Io ed Edward avevamo fatto colazione insieme, prima di vederlo sparire in giacca e cravatta con il blocco degli appunti in una mano, dalle porte della sala riunioni dell’albergo. Eravamo arrivati il pomeriggio precedente, Anya era stata bravissima come sempre in aereo, e ora se ne stava nel suo passeggino sotto l’ombrellone a dormire; era adorabile con il suo costumino viola.
Mi girai di schiena, appoggiando la testa sul cuscino.
Non so precisamente quanto tempo passò, perché mi persi completamente nei miei pensieri, da un paio di giorni al mattino provavo un forte senso di nausea, non l’avevo ancora detto ad Edward, per ovvie ragioni non volevo dargli false speranze, ma iniziavo a sospettare che ci fosse una nuova vita dentro di me.
Fui risvegliata completamente dai miei pensieri da due labbra che si posarono sulla mia schiena. Mi alzai di scatto, pronta a tirare un bel gancio destro a chi si era permesso di toccarmi.
<< MA COME SI.. >>
Mi bloccai, perché davanti alla mia faccia c’era il viso sorridente di mio marito.
S’impossessò prepotentemente delle mie labbra, in un attimo ci ritrovammo ansanti, sdraiati uno sopra l’altro sul lettino intorno alla piscina, con un paio di persone a guardarci sconcertate.
<< Edward.. >>
Gemetti, con le mani strette sulla sua camicia.
<< Bella.. >>
<< Credo.. credo che ci dobbiamo fermare.. >> l’ultima parola mi uscì due ottave più alta.
Sorrise malizioso, stringendo la sua mano sulla mia chiappa destra.
<< Sei illegale con questo costume.. Dio Bella non immagini neanche che effetto mi hai fatto quando sono entrato in piscina.. >> sussurrò roco al mio orecchio.
Appoggiai le mie mani sul suo petto muscoloso, cercando di spostarlo indietro il più possibile, per permettermi di respirare regolarmente e riordinare le idee.
<< Edward.. ci stanno guardando tutti! Per favore.. finirà male.. >>
<< No, ti sbagli! Io dico che finirà molto bene invece.. >>
Scoppiammo a ridere, come due scemi.
<< Andiamo in camera? Così poi andiamo a farci un giro.. Hai finito per oggi? >> dissi, iniziando a raccogliere le mie cose, mentre lui riempiva di baci la figlia.
<< Si amore.. >>
 
 
<< Edward fermiamoci un attimo qui, devo prendere una cosa.. >>
Alterò il suo sguardo dal mio viso alla farmacia con una faccia stupita, mi feci forza, era ora di dirgli la verità.
<< Aspettami qui.. >>
Entrai, presi due test, per sicurezza, pagai e uscii.
Mio marito capì subito quello che avevo appena preso, parlai prima che ne avesse l’occasione lui.
<< Lo so che avrei dovuto dirtelo ma.. sono in ritardo di cinque giorni ed è da qualche giorno che mi sveglio e sento delle nausee.. potrebbe essere una mia paranoia ma.. perché non tentare? >>
In un attimo mi ritrovai stretta tra le sue braccia.
<< Non sei arrabbiato? >>
<< Assolutamente no.. è la cosa più bella che mi avresti mai potuto dire! Grazie! >>
Di corsa, passeggino e tacchi permettendo, raggiungemmo l’hotel e ci fiondammo a capofitto in camera.
<< Vado.. aspettami qui.. >>
Dopo aver usato tutti e due i test, aprii la porta e lasciai entrare Edward.
Ero nervosissima, l’altra volta ero andata in ospedale a fare i test, invece questa volta potevo contare sull’aiuto e il sostegno di mio marito. Mi sedetti sull’ampia vasca idromassaggio e mi feci cullare per cinque minuti dal suo abbraccio, ci speravo, ci speravo così tanto quasi da stare male.
<< E’ ora Bella.. >>
Lo vidi alzarsi e prendere  i due test con mano tremante, si risedette vicino a me, prima di guardali.
<< Insieme >> dissi, prima che girasse dalla parte giusta.
Smisi di respirare.
In poco tempo le lacrime uscirono dai miei occhi.
La mia stessa felicità si rispecchiava nei suoi occhi.
Ora era veramente tutto perfetto.
 


 Questa è la mia nuova storia.. chi vuole faccia un salto!
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1403001&i=1
 
 
 

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Capitolo 32
*** Questione di pirla ***



Scusate, non ho saputo resistere!
Buona lettura mie amate lettrici..
L'epilogo arriverà presto!

Un abbraccio





Era il 20 giugno.
Erano passati due anni da quella maledetta sera e come allora mi trovavo nella nuova cucina della nostra nuova casa, a preparare una cenetta in occasione del compleanno di mio marito.
La casa che avevamo scelto era nel quartiere dove abitavano anche Alice e Jasper, un posto tranquillo, dove i nostri figli sarebbero cresciuti in pace e in serenità; l’altra casa che per tanto era stato il nostro rifugio d’amore avevamo deciso in comune accordo di venderla. Questa era la casa dei miei sogni, la adoravo in tutto e per tutto.
<< Mamaaa! >>
La mia piccola peste mi risvegliò dai miei pensieri, aveva iniziato a parlare, più che altro parole non tanto coerenti, e a sgambettare, anche se prima che iniziasse a camminare ce ne voleva ancora.
La presi in braccio, abbassando il fuoco sull’arrosto.
<< Dimmi tesoro.. >>
<< Papi? >> sorrisi, era un appellativo così tenero.
<< Arriva tra un po’.. così facciamo la pappa tutti insieme e gli diano il nostro regalo.. che ne dici? >>
Sorrise contenta, mettendo in mostra i suoi dentini bianchi e dritti, mi bastò come risposta.
Apparecchiai la tavola, mentre stavo poggiando le due candele già precedentemente accese, sentii la porta di casa aprirsi.
<< Bella? >>
Gli andai incontro sorridendogli, lui mi prese subito tra le braccia e mi baciò appassionatamente, poi con tenerezza si abbassò e lasciò un bacio sulla piccola protuberanza che fuoriusciva dalla mia pancia di quattro mesi.
Tutte le volte mi commuovevo vedendo quella scena, in gran parte anche a causa dei miei ormoni un po’ troppo pazzi.
<< Vatti a lavare che tra un po’ è pronto amore.. >>
Lo lasciai andare di sopra, mentre io tornavo in cucina a preparare la nostra cena.
 
<< Mmm.. Bella sono pieno come un uovo! >>
<< Quindi il dolce che ti abbiamo fatto io e Anya non lo mangi più? >> chiesi fintamente triste, mentre iniziavo a sparecchiare sulla tavola.
<< No.. quello non lo perderei per nulla al mondo! Siediti, ci penso io.. >>
Sbuffai, se prima era stato protettivo, ora lo era il doppio, ma comunque lasciai perdere e mi diressi in salotto con Anya, dopo esser passata in bagno a prendere il suo regalo, che per fortuna dormiva.
Quando entrò con i tre piattini con la torta al cioccolato e la panna, rimasi impalato a guardare il grosso scatolone, che con non poca fatica avevo appoggiato sul tavolino davanti al divano.
<< Beh.. non vuoi aprirlo? >>
<< Bella ma non dovevi.. >>
<< Stai zitto e vieni qui! >>
Dissi in fretta, per fermare in qualche modo le parole che sarebbero sopraggiunte: “non puoi fare sforzi nel tuo stato!”, “E’ meglio che tu stia a casa.. non voglio che ti disturbi..” Eccetera eccetera..
Come un robot appoggiò i piattini sulla parte del divano non occupata e si sedette, poi con mano un po’ tremante iniziò a sfilare il bel fiocco rosso che avevo attaccato e a stracciare la carta argentata.
A quel punto smise di respirare, perché era palese che cosa ci fosse all’interno della scatola, dato che mi ero premurata di fare dei tagli lungo la sua superficie in modo da permettere alla creatura che c’era all’interno di respirare.
<< Dimmi che non è quello che penso.. >> disse con la voce e l’entusiasmo di un bambino il mattino di Natale.
<< Potrebbe come non potrebbe essere.. >>
<< Papiii.. >>
<< Tesoro stai tranquilla.. adesso papà apre il regalo e finalmente potremo mangiare il cioccolato..!! >>
Edward ci guardò con un sopracciglio alzato, ero diventata ancora più dipendente dalla cioccolata nel mio stato e anche nostra figlia non era da meno.
Sorrisi mentre lui alzava il coperchio dello scatolone.
<< Miseriaccia! >>
Detto questo ci strinse in un mega abbraccio, era bellissimo con le lacrime agli occhi, mentre come un mantra continuava a ripetere grazie.
<< Te lo avevo promesso.. no? >>
<< Grazie.. ti amo.. grazie.. ti amo! >>
Quando si staccò da me, dopo molti grazie, ti amo e altrettanti baci, trovammo due occhietti curiosi che ci scrutavano, mio marito lo prese subito in braccio e lo riempì di baci e carezze.
<< Bella è.. bellissimo! >> ammise con la voce sognante.
<< Sono contenta che ti piaccia, anche io quando l’ho visto me ne sono subito innamorata.. >>
Aspettai un attimo, mentre i due si stavano contemplando.
<< Come vuoi chiamarlo? >>
Scrutò pensieroso per un attimo i miei occhi, fino a quando si accese una luce nei suoi e tirò fuori il suo sorrisetto furbo.
<< Nebbia >>
 
 
<< Edward ho voglia.. >> dissi a mio marito mentre sapientemente mi accarezzava i piedi, ormai quasi simili a polpette, a causa del mio peso lievitato da far paura.
Nella prima gravidanza per via dello stress, della preoccupazione e del dolore al quale ero stata sottoposta, non ero neanche minimamente ingrassata così tanto, mentre ora al settimo mese, mi sentivo più balena che donna.
<< Di cosa hai voglia amore? >> chiese con il suo sorrisino irriverente e malizioso.
Edward era stato un angelo in questo periodo, nonostante il suo lavoro, mi era stato dietro come un’ombra, preoccupandosi continuamente dei miei bisogni e in particolare di quelli della nostra bambina che stava crescendo in me.
Dopo tanto tempo, finalmente eravamo riusciti ad ottenere una giornata solo per noi, dato che la nostra piccola Anya, che aveva iniziato a parlare e a camminare sulle sue piccole gambine, l’avevamo affidata alle mani sapienti di nonna Esme.
<< Ho voglia di te.. >>
Dopo la mia piccola ammissione le sue labbra furono sulle mie in un attimo, senza permettermi di finire la mia frase, molto provocatoria.
Quando si staccò e iniziò a baciarmi il collo, finalmente continuai.
<< Alla pesca.. >>
<< Cosa? >>
Scoppiai a ridere.
<< Alla pesca lo voglio il the.. >>
Rimase per un attimo a guardarmi sconcertato, ma alla fine si alzò e si diresse verso la porta della camera brontolando, mentre io continuavo a guardarlo sorniona.
<< Ah Ed! >>
<< Si? >> chiese a denti stretti.
<< Poi finiamo il discorso che abbiamo interrotto.. perché ho voglia anche di te! >>
Di corsa lo vidi uscire per dirigersi in cucina.
 
 
<< EDWAAAAAARD!!!!!! >>
<< Bella stai calma.. non ti agitare! Emmet è andato a chiamarlo.. tra poco sarà qui al tuo fianco, ti terrà la mano e partorirai.. >>
Un mix di lacrime e isterismo mi fece dire ancora tantissime cose senza senso.
Odiavo il modo in cui mi si erano rotte le acque, avevo immaginato tutto alla perfezione, io ed Edward in casa, io che gli dicevo un po’ stressata che la nostra bambina stava nascendo e lui che, svampito, come tutti i padri, prima del parto, mi avrebbe portato di gran carriera in ospedale.
Invece era successo tutt’altro.
Mi si erano rotte le acque mentre ero a casa di Esme, per fortuna c’erano Rose ed Emmet che, una volta affidati Daniel e Anya alla nonna, mi avevano caricata in macchina e trascinata in ospedale, ma io non collaboravo.
<< Bella >> mi chiamò il dottore, amico di mio marito, che avrebbe fatto nascere mia figlia, << ti devi calmare.. Edward adesso arriva.. ma tu calmati per favore! >>
<< COME FACCIO A CALMARMI? VOGLIO.. ESIGO EDWARD! >>
Più che altro il mio nervosismo, oltre alla classica ansia pre-parto, era dovuta al fatto che non me lo sarei mai potuta perdonare se Edward non fosse arrivato in tempo per vedere la nascita della sua secondogenita.
Era stato così bravo e attento nei nostri confronti per tutta la durata della gravidanza che ora non poteva assolutamente non esserci.
<< Sono qui amore! >>
Quelle tre parole riuscirono a placare le mie urla, il mio pianto e il battere forsennato del mio cuore.
<< Sei qui.. >> dissi, lasciandomi cullare dal suo abbraccio.
Già, era lì con me.. con la mascherina abbassata e un camice verde, era bellissimo.
<< Allora.. siete pronti per far nascere vostra figlia? >>
Sorrisi guardandolo, senza pensare al dolore che stavo provando e da quello che di lì a poco avrei provato, ma il suo sorriso mi ricambiò di ogni cosa.
<< Facciamo nascere Reneesme! >>
 
 
Camminavo sentendo le ruote del passeggino stridere sul marciapiede della via più famosa di New York, mentre al mio fianco, la mia migliore amica Alice, continuava a parlare a macchinetta.
Era un pomeriggio di fine autunno, gli alberi di Central Park erano colorati con i colori caldi, tipici di questa stagione.
Io e Alice con le nostre rispettive figlie, Reneesme e Marie, che ormai avevano quasi un mese e mezzo, avevamo deciso di dedicarci qualche ora di serenità e di shopping, lontano dai mariti e dalle mura domestiche.
Come precedentemente concordato ci sedemmo in un bel bar e ordinammo un bel caffè, era un po’ che non mi sentivo così tranquilla, a casa a volte la situazione che si era venuta a creare con Edward era quasi ingestibile.
<< Allora Bella.. non mi hai ancora detto perché stai magonando così tanto? >>
Sospirai, prima o poi avrei dovuto dirlo a qualcuno. Così con mio grande imbarazzo parlai, in fondo era Alice, sapeva da sempre ogni cosa di me.
<< Edward.. >>
<< Che ha fatto quello zoticone? >>
<< Nulla.. >>
Sembrò non capire la mia constatazione, cercai di spiegarmi meglio.
<< È quello il problema Alice non fa nulla.. a volte mi evita come la peste, non vuole.. non vuole più fare l’amore con me.. >>
Dichiarai con le lacrime che traditrici stavano per uscire dai miei occhi.
<< Quindi capita anche a te.. >>
Rimasi basita, quindi non ero l’unica?
<< Già, anche Jasper.. subito pensavo fosse normale, tra i punti, la piccola e le attenzione che le volevamo regalare.. ma poi dopo un mese la cosa non è cambiata! E non puoi neanche immaginare quanti assalti gli ho già fatto.. ma del tutto vani.. >>
<< “No Bella sono stanco..” oppure “Se la bambina si sveglia non la sentiamo..” o “Faresti meglio a riposare, ti vedo un po’ sbattuta” >>
<< Cavolo! Sono le stesse cose che mi dice Jasper.. all’inizio pensavo che non mi volesse perché ero ingrassata, ma adesso che sto iniziando a perdere chili su chili..è praticamente la stessa cosa.. >>
La prima volta che avevo partorito questo problema non si era presentato perché ero sola, in territorio straniero, ma ora le cose si stavano facendo complicate: odiavo essere rifiutata da Edward, ma la cosa che mi faceva andare fuori di testa era il fatto che lui era così affettuoso.. ma appena arrivavamo ad un certo punto, come se scattasse un antifurto nella sua testa, si tirava indietro.
<< Chiamiamo Rosalie! >>
<< Come? >>
Non riuscii ad avere alcuna risposta perché mia cognata era già al telefono con Rose, chiedendole di raggiungerci nel minor tempo possibile.
<< Non capisci? >> chiese finita la chiamata, << lei c’è passata prima di noi, sicuramente saprà come far riaccendere la scintilla.. >>
Sperai con tutta me stessa che fosse veramente la soluzione migliore.
 
Dopo una ventina di minuti finalmente arrivò una trafelata Rosalie con il suo “pancione” di cinque mesi, si sedette nella sedia libera vicina alla mia, ordinando subito al primo cameriere libero un succo di frutta.
<< Allora.. che succede? >> chiese in tono cospiratore.
<< Io e Bella abbiamo un problema.. >> iniziò Alice, spiegandole poi, l’entità e la portata del problema.
Rosalie scoppiò a ridere di gusto.
<< Allora non è colpa di Emmet.. è proprio una caratteristica l’idiozia dei maschi della famiglia.. >>
Successivamente ci spiegò che anche suo marito nel primo periodo dopo il parto era molto restio a dimostrazioni d’affetto, tanto che l’aveva fatta notevolmente arrabbiare. Poi, quando lei aveva iniziato a fare la stronza, parole sue, lui aveva iniziato di nuovo a corteggiarla, fino a quando finalmente avevano fatto l’amore.
Alla fine aveva scoperto che lui aveva letto un articolo su uno di quei siti “come prepararsi a diventare padre” che affermavano che assolutamente almeno fino a sei mesi dopo il parto era impensabile ricominciare ad avere rapporti con la propria moglie.
<< Quindi anche Edward e Jasper hanno letto questo articolo.. >>
<< Immagino di si.. e non mi stupirei che hanno preso le indicazioni alla lettera.. >>
Sbuffai infastidita, ma Ed non era un medico? Avrebbe dovuto sapere che certe cose erano cazzate campate per aria.
<< Che cosa ci suggerisci di fare? >>
I suoi occhi si accesero di una nuova luce, mi fece un po’ paura.
<< Semplice.. lasciate che cuociano nel loro brodo e nel mentre andiamo a comprarvi un bel completino intimo.. >>
Alice si illuminò, quasi peggio di un albero di Natale, prima di rispegnersi di colpo, quando il suo cellulare iniziò a squillare, immaginai che fosse Jasper.
<< Mi raccomando.. >> disse Rose, sghignazzando un po’ per via della situazione un po’ per via degli ormoni.
<< Jazz? Si tutto bene grazie.. No Marie è un angelo.. Non so per che ora torneremo, non ti preoccupare.. Beh.. >>
Ci fece un occhiolino complice.
<< Uffa Jasper ma stai tranquillo! Torno a casa quando avrò finito.. ciao >>
Molto probabilmente le chiuse il cellulare in faccia, ma era un buon prezzo da pagare per riavere suo marito sano di mente.
 
Mentre c’incamminavamo per raggiungere il primo negozio di Vittoria’s Secret suonò anche il mio cellulare, mi apprestai a rispondere, non prima di aver scambiato uno sguardo d’intesa con Alice e Rosalie.
<< Pronto? >>
<< Bella! Come va? >>
<< Bene.. Tu sei a lavorare ancora? >>
<< No sto uscendo.. passo a prendere Anya da mia madre e vado a casa.. >>
<< Ok .. Ah! mi fermo a mangiare fuori con Alice, quindi mangia pure.. >>
Stavo bellamente inventando.
<< C’è qualcosa di pronto? >> chiese esitante, forse non aspettandosi la mia uscita.
<< No.. Aggiustai, qualcosa in frigo troverai! Scusa ma devo staccare, Ciao dai un bacio ad Anya da parte mia.. >>
Senza lasciargli alcun motivo di replica staccai il telefono, per dedicarmi completamente alle mie amiche.
 
Tornai a casa alle undici di sera, ero un po’ stanca, ma avevo in mente un piano ben preciso per far cadere nella mia esca un inconsapevole Edward.
Alla fine io e Alice avevamo comprato un completino, che però avremmo indossato la sera seguente, quando i nostri uomini sarebbero completamente finiti raggirati nella nostra tela.
<< Bella finalmente sei arrivata! >>
Non avevo ancora avuto tempo di varcare la soglia di casa che lui mi era già, tremendamente preoccupato, addosso, con Nebbia al suo fianco.
<< Edward.. Reneesme si sveglia se non la smetti di fare tutto sto casino.. e cerca di far star calmo anche Nebbia.. >>
<< Oh si certo.. c’era Anya che mi chiedeva di te prima di andare a dormire.. >>
<< Si certo..vado subito da lei.. >> poggiai il porta bebè con la piccola della famiglia sul tavolino in salone e lasciai nelle mani di Edward i pacchetti delle mie compere, facendo attenzione che il sacchetto più importante rimanesse bene in vista.
Salii le scale e mi ritrovai nella stanzetta della mia primogenita, dopo aver rimboccato le copertine e averle dato un lieve bacio sulla fronte uscii dalla camera per scendere di sotto.
Quando arrivai al fondo delle scale, cercando il più possibile di non far rumore mi trovai davanti a una scena esilarante: Edward con il mio nuovo completino blu tra le mani che lo guardava evidentemente scioccato.
<< Bello eh? >>
Colto in fragrante ributtò ciò che aveva in mano nel sacchetto, per poi tornare a guardarmi.
<< S..si bello.. >>
<< Grazie.. senti vado a farmi una doccia prima che Reneesme richieda la sua razione di cibo di mezzanotte.. >>
Presi le buste con un sorriso provocatorio e andai al piano di sopra a farmi davvero la doccia rilassante, per poi indossare una maglietta di mio marito e delle mutandine un po’ più provocanti del solito.
La faccia di Edward, quando scesi nuovamente le scale e mi premurai di sfamare la mia piccola, aveva il suo perché, continuava a tormentarsi mani e capelli, sicuramente per frenare l’istinto di saltarmi addosso.
<< Lo sai che oggi su un giornale ho letto una cosa strana.. >>
<< Cosa? >> chiese facendo andare su e giù il suo pomo d’Adamo, sistemandosi vicino a me sul divano, sempre a distanza di sicurezza, anche perché sulle mie gambe si era sdraiato il mio bel cagnolone.
<< Smentivano alcune voci su dei siti su internet.. ricordo di essermi soffermata a leggere perché riguardava proprio dei siti su come prepararsi per diventare padre.. non è assurdo? >>
<< Già.. >> Gliela contai ancora per qualche minuto, per poi aggiungere:
<< Poi veramente certa gente che scrive queste cavolate.. vorrei proprio conoscere quel pirla che ci crede! >>
Lo vidi abbassare lo sguardo per un attimo e guardarsi le scarpe, il mio piano, stava procedendo a meraviglia.
 
Ero nervosa perché da lì a poco Edward sarebbe arrivato, avevo cercato di posticipare un po’ il pasto di Reneesme, ma ormai non potevo più rimandare.
Abbassai la canottiera bianca che mi ero premurata d’indossare, mostrando il mio bellissimo reggiseno blu nuovo che rendeva il mio seno perfetto; Anya guardava, a poca distanza sul tappeto con la schiena appoggiata a Nebbia, il cartone degli Aristogatti.
La mia piccola aveva appena attaccato il labbro al mio seno destro quando la porta di casa si aprì.
<< Sono a casa amore.. >>
Entrò in salotto, senza aspettare una mia risposta, giunto sulla soglia si fermò, guardando le sue donne.
Buttò per terra la borsa da medico e si avvicinò a me.
<< Nessuna ha sentito la mia mancanza qui dentro? >> chiese fintamente offeso, intanto mi alzai per poter far fare il ruttino a Reneesme.
<< Si che ci sei mancato.. vieni qui efatti abbracciare.. >> dissi un po’ lasciva.
Alice mi aveva detto che Jasper era già ceduto la mattina, mentre l’aveva vista che si vestiva e le aveva confessato che era un gran pirla e che non avrebbe mai più cercato di resisterle, perché era impossibile.
Mancava lo smascheramento dell’ultimo pirla, l’osso più duro.
Quando lo avvolsi con il mio braccio lo sentii irrigidirsi, anche se le sue mani corsero subito sui miei fianchi lasciati strategicamente nudi.
<< Beh.. vado a farmi una doccia.. >>
Lo vidi scappare al piano di sopra, ma non mi preoccupai perché avrebbe ceduto prima o poi, parola di Isabella Swan.
 
La cena passò tranquilla e anche il dopo cena, il mio piano riprese quando finalmente Anya fu messa a dormire nel suo lettino, rimaneva pur sempre un minore e non era il caso che vedesse certe cose già così piccola.
Riscesi al piano di sotto e lo vidi stranamente silenzioso seduto al tavolo, era il momento di agire: Reneesme dormiva e anche Nebbia, gli unici svegli in casa eravamo noi.
Mi misi a lavare i piatti, fino a quando senza farlo apposta (ovviamente), un bel po’ di acqua mi scivolò addosso.
<< Oh Merda! >> esclamai fintamente arrabbiata.
<< Che è successo Bella? >> chiese Ed risvegliandosi dai suoi pensieri.
Mi girai nella sua direzione, << Guarda che succede, mi sono bagnata.. >> e presi i bordi della canottiera, alzandoli, permettendo al suo occhio clinico di avere una visuale sulla macchia trasparente d’acqua che campeggiava in corrispondenza del mio seno.
<< Accidenti che rimbambita che sono! Il pavimento è pieno d’acqua.. >>
Gli diedi le spalle e mi abbassai, mettendo in bella mostra il mio sedere coperto solo da degli shorts di jeans, dal quale molto probabilmente fuoriusciva un pezzo del mio perizoma blu.
Quando mi accorsi che non avevo più il pavimento contro i piedi mi ritrovai appoggiata al piano della cucina con Edward che mi schiacciava senza problemi le mani sul mio sedere e mi baciava con una passione tale che mi lasciò senza fiato.
<< Ti sei deciso.. finalmente pirla.. >> dissi tra un ansito e l’altro.
<< Lo so sono un gran pirla.. Scusa amore.. Stanotte ti prometto che mi faccio perdonare di tutto.. >> finì, tornando a mordere il mio collo.
Sorrisi trionfante, perdendomi completamente in mio marito.

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Capitolo 33
*** Epilogo ***


Care lettrici,
eccoci giunte alla fine della mia prima e vera FF!
Sarei una bugiarda se non vi dicessi che ho avuto paura a scrivere questo epilogo, tutte le volte che l'ho scritto, era sempre al di sotto delle mie aspettative.
Alla fine dopo giorni e giorni di indecisione, ho deciso di tagliare la testa al toro (come si dice dalle mie parti) e di caricarlo, so, che nel bene e nel male di tutto quello che ho passato mentre lo scrivevo , con lui oggi, si completa una piccola parte di me.
Questa storia, sarà sempre un piccolo frammento, rinchiuso del mio cuore.
Non voglio rubarvi tempo e spazio, lasciatemi solo più scrivere una cosa importantissima e indispensabile:
GRAZIE, DI TUTTO!
Senza il vostro sostegno non sarebbe stata la stessa cosa, parlo per tutte le lettrici, sia che hanno recensito e sia quelle silenziose.
Vi auguro il meglio, e spero di ritrovarvi presto nelle mie nuove avventure!
Magari chissà, questa storia prima o poi avrà un seguito..
Un abbraccio forte,
Anna







Vent’anni dopo…
 
Quattro anni dopo la nascita di Reneesme, era nato il maschietto di casa Cullen/Swan: Garrett. Insieme eravamo un famiglia serena e felice, Edward ormai era vice primario del reparto di pediatria, io, invece, lavoravo con Paul Morgan in quella che un tempo era stata la società del padre. Lui e Rachel si erano finalmente sposati e avevano avuto un altro bambino, Kevin. Anche Vladimir e Angela avevano messo su famiglia, erano stupendi insieme e spesso partecipavano ai barbecue a casa nostra, dove invitavamo tutti i parenti più stretti.
Alexander e Tatiana, con il quale continuavo a sentirmi e a lavorare, avevano avuto ancora due figli: Julie e Volodja. Spesso ci trovavamo, o venivano loro in America, oppure andavamo noi a San Pietroburgo, dato che avevo tenuto il mio vecchio appartamento.
Rosalie ed Emmett avevano avuto una bambina di nome Lilian, soprannominata Lilli, mentre Alice e Jasper oltre a Marie, avevano dato alla luce un’altra bambina di nome Cristina. Amavo la mia famiglia, con tutta me stessa, in particolare nei momenti, in cui tutti ci riunivamo per festeggiare un compleanno o una festività qualsiasi: bambini che urlavano e ridevano felici da una parte all’altra della casa, noi adulti che mangiavamo e bevevamo senza riserve, pregni di quell’atmosfera così serena e gioiosa. Avrei potuto raccontare ancora tantissime cose successe o non successe, ma una cosa era più importante di qualsiasi altra: loro, erano tutto ciò di cui avevo bisogno.
Per le altre storie, ci sarebbe sempre stato tempo.
 
 
Per arrivare alla fine di una scalata ci vogliono i giusti appigli e io li ho trovati nelle persone che mi sono state vicine nel corso della mia vita.
Certo, a volte alcuni appigli che ti sono serviti per avanzare di qualche passo, si staccano dalla montagna, intaccati dal tempo e dagli agenti atmosferici, ma altri, per fortuna, rimangono lì, alle tue spalle, per vegliare sul tuo impervio cammino.
I due appigli più importanti della mia vita infatti erano ancora là, alla base di quella montagna chiamata vita, loro, Charlie e Reneè, ci sarebbero stati sempre, pronti a riafferrarmi se qualcosa fosse andato storto.
Ma l’appiglio che, nonostante le avversità e il tempo che, implacabile, scorre inesorabile su tutti noi comuni mortali, è quello appartenente all’uomo della mia vita, Edward.
Senza di lui, nulla avrebbe avuto senso.
 
<< Edward.. l’avresti mai detto che tutti i nostri sogni si sarebbero avverati? >>
Chiesi stringendomi ancora di più nel suo caldo abbraccio.
<< Si.. lo sai perché? >>
Negai con il capo, assaporando il suo profumo che, nonostante il tempo, non era cambiato.
<< Perché nonostante i brutti momenti il nostro amore è stato più forte di qualsiasi altra cosa, perché entrambi non ci saremmo mai potuti dimenticare l’uno dell’altro. Perché siamo Bella ed Edward due metà di uno stesso intero.. >>
Paga del mio amore mi lasciai cullare dalle sue parole, non prima di aver aggiunto una cosa fondamentale.
<< Edward? >>
<< Si? >>
<< Ti amo.. >>
<< Ti amo anche io, amore della mia vita.. >>
Insieme, stretti dal nostro amore continuammo a prenderci cura l’uno dell’altro.
 
Fine
 

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