The beach of endless meetings.

di curlymakesmesmile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The men's market. ***
Capitolo 2: *** This is America, dude. ***
Capitolo 3: *** It's hard, but your smile lights up all the days. ***
Capitolo 4: *** Every night in my dreams I see you and I feel you. ***
Capitolo 5: *** I saw your face and I was felt like... in love. ***



Capitolo 1
*** The men's market. ***


The men's market.

ZAYN. Qui in Marocco il soqh è parecchio vasto, le città sono affascinanti, ma devo ammettere che se mio cugino Adil non si fosse trasferito qui, non sarei mai venuto a visitare questo Paese, provo una certa mancanza nei confronti del Pakistan, casa mia.
Ormai oggi è il 1 Luglio 1870 e devo ammettere che fa davvero caldo.
A cinque metri, o forse quattro da me, scorgo una bancarella del mercato, che qui chiamano soqh, abbastanza interessante. È fuorviante per me, perchè non mi permette di concentrarmi sugli ordini che mi aveva dato Sasha, la madre di Adil. In realtà userò una scusa qualunque inventando che il cuscus e che la cannella rossa erano esauriti, così avrò un po più di tempo per osservare quel suonatore di uno strumento straniero, che non ho mai visto.
Mi avvicino curioso al suo banco, osservando i movimenti delle dita sinuose e affusolate dell'uomo, che producono un suono armonioso all'alternarsi dell'una all'altra.
Ascolto provando un senso piacevole, addentrandomi nella melodia e quando l'esecutore termina il suo brano, gli porgo una domanda: - Signore, da dove proviene quello strumento?-
L'uomo mi risponde dopo un tiro di pipa che disegna nell'aria cerchi concentrici bianchi e grigiastri. - Dall'America Latina, giovanotto. Dalle Ande. Si chiama Flauto di Pan. Proviene da catene montuose lontane da qui, oltre l'Oceano, in America. Se un giorno ci andrai, sarei orgoglioso di sapere quanto ti possa avere affascinato quel luogo speciale, così tanto da non potersene più andare. Per me è stato così, giovane. -
- Se fosse stato così, adesso non sarebbe qui.- Sono codardo e vigliacco, sono secco, lo so.
- Giovane mio, hai ancora tanto da imparare. Se non amassi l'America Latina ora non sarei dall'altra parte del mondo a farne testimonianza, rappresentarla e parlarne bene.-
Sorrido e l'uomo delle Ande ricomincia con una nuova esecuzione piena di allegria.
Sto per voltarmi, ma vengo bloccato ferocemente da due soldati vestiti da Europei, temo che siano due Inglesi. Indietreggio lentamente andando a sbattere contro il banco, ma ormai mi assalgono da tutte le parti. Tento di fuggire, ma inciampo in un nonnulla.
L'uomo dell'America continua a suonare il suo ritmo, non curante della folla che urla e schiamazza, senza pensare alle madri che stanno vedendo i loro figli picchiati senza motivazione sotto quelle devastanti botte sulla schiena e sugli stinchi.
Due soldati in divisa mi afferrano saldamente dalle braccia, conducendomi su un cavallo di razza Araba, lo riconosco benissimo. Mi obbligano a tacere, lo comprendo grazie alle mie capacità linguistiche, so anche l'inglese e lo spagnolo.
Finchè mi allontano osservo il mercato e le case, non facendomi una ragione di tutto questo, quando sarei potuto starmene in Pakistan. Ahimè, è fatta, sono in panico ma non lo dò a vedere, resto impassibile a fissare con occhi vitrei e fermi l'uomo Andino trascinato con forza dalle guardie britanniche dalla parte opposta della città. Sospiro, lentamente, lasciando aprire e chiudere le mie costole.
- Come on! Let's go, let's go, horse! Horse! Idiot!- Urlano come dei forsennati.
Non so affatto cosa stia succedendo, forse mi hanno scambiato per un marocchino, vorrei spiegare loro che c'è stato un malinteso, ma non mi prestano attenzione.
Giungiamo sulla costa che dà sull'Atlantico e quello che pare un paradiso non è altro che un mare di sangue. Mi caricano su una nave ricolma di uomini e scorte, capisco che fra loro parlano di me e del fatto che il mio corpo potrebbe reggere.
Sotto le mie stesse pupille, gettano da una scogliera una famiglia legata in un solo nodo, affogandoli nelle profondità dell'Oceano. Un uomo è a terra sanguinante e lo riconosco in volto, è il suonatore del Flauto di Pan. L'hanno appena ucciso e il suo strumento sta rotolando in acqua, scivolando giù dal ponte. I miei abiti candidi ormai non sono altro che luridi stracci, ma non ci faccio caso, perchè uso i miei riflessi, cercando di afferrare in pugno quel Flauto.
Lo nascondo nella mia borsa di pelle di cammello, portandolo con me.
Ecco, sta arrivando un uomo in blu, che mi ordina di salire sulla scialuppa.
Eseguo i suoi ordini, pensando un momento a Sasha e Adil, e alla loro fine.
Cammino a zonzo su e giù per la nave carica, accucciandomi in un angolo bagnato dal rifrangersi delle onde, osservando il tramonto rosso infuocato, quel sole che non mi aveva mai tradito, ma che ora pare essere anch'esso nient'altro che una palla di sangue.
- Tu, uomo, sbarcherai a destinazione fra due settimane, questa nave va veloce e in poco tempo sarai deportato in America del Sud, lì potrai lavorare sodo e non potrai far altro che guadagnarti il minimo per sopravvivere. Nulla lì ha più senso che la propria vita e se tu, caro mio, avrai l'energia per dare la tua vita a un'altra persona, se tu avrai la forza di amare qualcun altro, allora, per tutti i sette mari! Allora sì, Dio mio, parole di cristiano, sarai un eroe.-
Un anziano signore pronuncia a tratti con voce roca delle frasi strane,
dev'essere qualche malcapitato. Qui ci sono africani, marocchini, italiani e... pakistani.
Si, quelle parole sono rimaste impresse in me.
Mi addormento al suon di culla, come quando la madre addormenta il suo figliolo,
al dondolare delle onde e della Luna, che ha preso il posto della palla di sangue e ora, a dirla tutta, quella Luna, non mi pare altro che una falce bianca, pronta a sbranarmi il collo fino a farmi sbiancare e dissanguare. E' un mercato di uomini, non di merci.
E' la morte, questa e non posso far altro che accettarla.


-Spazio autrice-
Buongiorno, gente! Sono soddisfatta di questo mio primo capitolo, è una storia sulla quale mi sono documentata addirittura su libri
e siti di Storia, quindi ho cercato di conciliare i tempi e i luoghi vari con la vicenda. Sono presenti quindi molte tradizioni dell'America Latina
e in questo primo capitolo, anche dell'Africa. Vi prego di dirmi se questa lunghezza di capitolo può bastare o se preferireste
capitoli più lunghi e succosi, così da non farvi restare col fiato in sospeso. La pubblicazione non sarà MAI veloce,
dato che ci tengo e voglio scrivere solo quando ne ho veramente voglia! Ditemi se sbaglio qualcosa,
se sbaglio la lunghezza, il carattere, se la trama è VECCHIA o scontata, anche se a me pare originale;D
Vi prego, ho bisogno dei vostri pareri!
Chiudo qui, un bacio.
@_ClaPayne

 

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Capitolo 2
*** This is America, dude. ***


This is America, dude.

Ormai è il 15 Luglio, sono passati otto lunghi giorni di lavoro, su quella maledetta barca.
Sono arrivato a un punto della mia esistenza nel quale nulla ha più senso, nel quale la mia vita pare non avere più sbocchi e vie d'uscita, nella quale arrivare a sera è un miracolo, perchè sai che il giorno dopo ti chiameranno alle cinque del mattino e ti urleranno parole pesanti in inglese e se le capisci, ahimè, dovrai alzarti e affrontarli guardandoli, tacendo muto. E se non le comprendi, ti devi lo stesso destare dalla brandina, che tu sia un generale o un poveraccio, tu devi alzarti al suono della loro squillante voce. Perchè loro sono gli Inglesi, e tu sei solo una nullità. Sto passeggiando a prua, quando scorgo, usando un cannocchiale, un'isola, o forse una terra ferma. Non so cosa sia, ma ne sono certo: sbarcheremo lì e quell'ammasso di verde si chiama America.
- Attenti! Marinai, capitani, generali, sergenti, passeggeri! Siamo arrivati in america latina e qui condurrete la vostra vita, fino a quando...- l'Inglese con una folta barba si blocca.
Evidentemente avrebbe voluto dire 'fino a quando non morirete di fame o crepati in un campo', ma si rimangia tutto cambiando discorso e ordinando al capitano della nave di abbordare sulla spiaggia bianca. Mi chiedo come possa essere un luogo così tanto infernale, constatando che quello che ho dinnanzi non può essere altro che un paradiso terrestre.
Sono incantato a guardare la spiaggia selvaggia, racchiusa dietro di sè da una folta foresta.
A pochi metri dal mare si intravede qualche capanna, un villaggio! Questo significa uomini e popolazione, infatti riesco a scorgere una figura, mi pare femminile, portare un vaso colmo d'acqua e poggiarlo a terra, per poi addentrarsi nel verde. Ci sono molte donne, ma non vedo neanche un uomo e non mi capacito di questa cosa.
- Amico, devi scendere, se non vuoi essere ucciso.- è il vecchio uomo che mi aveva parlato qualche settimana fa, la sa lunga e decido di ascoltarlo, così, passo il ponte teso fra la terra e la nave, facendo un piccolo salto per evitare di bagnarmi gli stracci che indosso.
Sono il figlio di un ricco Pakistano, non un semplice uomo eppure nessuno sembra darmi il Benvenuto, nessuna di quelle ragazze che all'incirca avranno la mia età sembra degnarmi di uno sguardo, nessuna pare essere interessata a me. Forse sono sfigurato, non ne ho idea.
Prendo a camminare avanti e indietro perdendomi in quel luogo straniero.
Sto osservando una palma rigogliosa, quando una ragazza mi si avvicina.
- Da dove vieni, ragazzo?- Parla uno spagnolo che riesco a comprendere.
- Pakistan, è opposto a qui.-
- L'altro mondo, tesoro. Dai, su, guardati, sembri un naufrago, vieni, ti offro qualcosa. Hai sete?- è gentilissima, ha dei tratti brasiliani.
Mi prende per l'indice della mano sinistra, quando vengo richiamato da uno in divisa.
Maledetti inglesi!
- Scusa, gli Inglesi mi hanno rapito in Africa, finchè ero in viaggio scambiandomi per un africano. Spero di rivederti, bellezza.- Le sorrido e con sguardo preoccupato, stringo la sua mano, per poi rilasciarla.
- Chi non muore si rivede!- Sorride e velocemente mi porge una bottiglia d'acqua presa dal suo vaso, che metto nella mia borsa con il flauto di Pan.
- Dicono sia difficile sopravvivere, per come possa andare, spero di rivederti!-
A piedi nudi, cammino sulla sabbia rovente, dirigendomi verso l'Inglese che mi richiama ripetutamente. Ci conducono in un campo di mais sotto il sole che picchia forte,
e fa pulsare le tempie.
- Qui, uomini, lavorerete per l'Inghilterra, la nostra patria. I vostri luoghi di provenienza non sono altro che le nostre colonie e voi, quindi, lavorerete anche per le vostre famiglie! E ne andrete fieri, ne sarete orgogliosi, perchè porterete il cibo a casa vostra, oh sì, gente!- L'ufficiale strizza l'occhio al sergente, è ovvio. Qualsiasi sano di mente sa che tutte queste parole sono buttate ai muri e al vento, e che, moriremo; ma mi sottovalutano.
Ci porgono delle falci in mano e ci ordinano di falciare il grano, e così, su due piedi, ci ritroviamo malconci e malmessi a tagliare cereali per gli Inglesi e non per i nostri Paesi.
Ci osserviamo tutti a vicenda, fra un colpo di mais e l'altro, sudati, con il tramonto del giorno negli occhi, che brucia la pelle e quella luce trapassa fra le foglie degli arbusti e degli alberi verdognoli, colpendoci in pieno la vista. Ormai la mia mano è rossa, infuocata e il mio braccio compie gli stessi soliti meccanici movimenti, come una macchina che non si ferma mai. Per un attimo, però, sospendiamo il lavoro per osservare, (di già, così presto! Ahimè!) la prima vittima di questa strage. Barcolla con la mano rossa sangue, è in preda a una crisi epilettica, e cade accasciata in mezzo al grano. Gli Inglesi sorridono continuando la loro partita a carte, per poi entrare in casa quando avvertono freddo o vento.
A tratti escono e rientrano, mangiando davanti ai nostri occhi una coscia di pollo o un pò di carne, che preferiremmo avere noi sotto i denti. Alcuni sono affamati, è da giorni che sulla stiva della nave non toccano cibo e quindi cadono a terra.
A fine serata, saranno all'incirca dieci i morti. Così, due compagni forzuti, portano via i corpi inanimati, con tanta tristezza, con il viso di chi ha perso un amico caro, un familiare, capendo che quelli potrebbero essere loro in futuro.
Il sole è calato e la luna sta brillando in tutta la sua panciuta falce, e si, tutto quello che mi sta attorno è una falce. Verrò falciato anche io, probabilmente.
- Basta così- un militare. - Uomo, tu farai strada!-
Dà un colpo di lingua e la fa schioccare, come un cavallo, per poi espirare e inalare del fumo di pipa. Che ti si fermasse in gola, quel maledetto fumo! Uomo che non merita di vivere!
Mi dà una pacca sulla spalla, come se fosse il mio migliore amica, ma per me non può essere altro che il mio peggior nemico. Mi accompagna agli alloggi dei detenuti, sono solo delle capanne di paglia, che probabilmente si sfascerebbero in caso di pioggia.
Dentro, almeno, la mia sembra comoda, a differenza di altre, nelle quali alloggiano i più magri e ossuti. - Va tutto a tuo favore.- fa un tiro. - Lavori tanto? Ecco la tua casa! Non ti dai da fare? Mare, affogato. O un colpo di falce quando meno te l'aspetti. Sul tuo collo.-
Sorride malizioso e mi prende il collo stringendolo con la mano rugosa.
Mi lascia solo, concedendomi poche ore di riposo.
La stanza è comunque completa di un'amaca e qualcosa da mangiare, che finisco immediatamente. Mi siedo per terra, chiudendo con un telo le 'finestre' e respirando l'aria dell'america. Sto per addormentarmi lentamente, quando bussano alla porta.
- Entra.- Sussurro. Temo che sia un gendarme o qualcosa del genere, ma realizzo immediatamente che è l'unica cosa, anzi, persona, che avrei voluto vedere davanti a me: la ragazza della spiaggia. Mi sorride e si siede vicino a me, sull'amaca.
- E così, sei ancora vivo.- sorride. I suoi denti sono bianchissimi e la sua voce argentina produce in me sensazioni particolari.
- Già.- Ricambio il suo sorriso, non so quanto possa gradire il mio, ma se non altro, ho qualcuno con cui parlare.
- Parla piano, shh...- sussurra. - Non ci devono sentire. Senti, ti ho portato qualcosa da mangiare che ti può essere utile nei giorni a venire. Io abito a pochi metri da qui e quando potrò verrò a cercarti. Il mio nome è Flora. Questo è il Brasile, caro. -
Sorride di nuovo.
- Zayn, piacere. - appoggio il Flauto a terra, nascondendolo dietro un mobile di bambù. -Grazie davvero, non so che altro dire, sei unica.
- Di niente, tesoro.- scosta i suoi capelli mossi e lunghi sulla spalla sinistra.- Adesso devo andare, ci rivediamo presto, spero.
Sta per alzarsi dall'amaca, ma afferro il suo braccio esile.
- Ti prego, non lasciarmi, ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me.-
- Non ti sto lasciando, tesoro.- abbassa lo sguardo, per poi fissarmi negli occhi.- Me ne sto solo andando, ma non per sempre.
- Ti prego. - Guardo i suoi occhi verdi misti all'arancio. - Ti prego.
Lei si siede accanto a me, guardandomi.
Mi stendo sulla brandina, abbracciandola accanto a me, attorcigliando le mie dita fra i suoi capelli bruni, che brillano al sole. È perfetta, ha un corpo perfetto.
È sbagliata in questo paese di guerra, meriterebbe di stare sopra di tutti.
Ad un certo punto, mi passa la sua mano fra i capelli, stringendosi a me e addormentadosi subito dopo. La seguo con piacere, forse con un sorriso stampato in faccia.
Sono certo di una cosa: questa è la miglior notte della mia vita.

-author's note-
Buongiorno ragazze! Spero che questo capitolo vi piaccia e vi
possa far rendere l'idea di sofferenza e amore vicini,
comparati. Non pensate che tutti i capitoli saranno AMORE E PAPPA E CICCIA,
perchè nei prossimi Zayn sarà messo a dura prova e verrà trasferito,
lontano da Flora che ormai si sarà innamorata di lui.
Però, in un altro luogo, Zayn conoscerà due fratelli speciali,
e solo alla fine della storia, succederà una cosa con Flora!
Quindi, spero la trama vi intrighi, perchè sennò non continuo LOL
In quanto alle recensioni, grazie mille, sono state 8 e mi vanno bene, però almeno 7 per capitolo le voglio, sennò
non vado avanti:D Le visualizzazioni sono abbastanza buone e ne sono soddisfatta!
In quanto al capitolo non so se mi è uscito bene ... lascio a voi i commenti!
Bene, un bacio.
xx
@_ClaPayne

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Capitolo 3
*** It's hard, but your smile lights up all the days. ***


It's hard, but your smile lights up all the days.

Probabilmente sono le cinque o le sei del mattino, ma la cosa non mi interessa perchè mi importa solo sapere dov'è ora Flora, visto che il letto è occupato solo dal mio corpo.
Risciaquo il mio viso con dell'acqua che c'è sul tavolino, la quale in seguito bevo non avendone altra a mia disposizione. Mi sto vestendo silenziosamente in preda ai miei pensieri offuscati quando sbatte la porta, che si apre rumorosamente.
- Uomo! - è un inglese che avrà circa la mia età - Ehi tu! Vieni qui, amico.-
Mi avvicino con diffidenza.
- Che vuoi?- strillo irrigidito.
- Shhhhh... taci!- bisbiglia. - Piacere, Louis.
- Zayn, figlio di un esponente del Pakistan deportato in questa indecenza senza motivo.-
Guardo il ragazzo fisso negli occhi, è un inglese ma non pare poi così maligno.
- Cosa? Ripeti, amico.- si siede sulla brandina, pronto ad ascoltare la mia storia.
- E così, eccomi qua...- concludo.
- Beh, se la cosa ti può consolare, sono il figlio del proprietario di una colonia del Nord, se vieni con me in Nord America forse riuscirò a farti tornare in patria o come minimo in Inghilterra, poi una volta lì potrai prendere una nave per raggiungere casa tua... così...- indica una cartina geografica che estrae da una tasca della giacca. - così, ecco vedi? Siamo qui, amico. E saremo lì, esattamente fra, che si può dire, al massimo un mese. Oggi piove, ieri hai lavorato tanto quindi sei privilegiato e il tuo lavoro oggi sarà dimezzato, inizia dal campo a ovest e fermati dopo cinquecento passi umani. Nel frattempo parlerò di te al villaggio.-
L'inglese mi strizza l'occhio, porgendomi la falce.
È forse la cosa più rilassante lavorare a ritmo di un automa sotto la pioggia, per lo più per un motivo principale: sto cercando di lavarmi e tutt'attorno c'è una tale freschezza e il sole non brucia sulle tempie che ahimè, a fine giornata pulsano.
Quattrocentonovantasette, quattrocentonovantaotto, quattrocentonovantanove... cinquecento passi melmosi pressati nel fango del campo di mais.
E per oggi, ho finito.

Flora
L'umidità lasciata dalla pioggia sta cessando lentamente.
La spiaggia stasera è bagnata e il sole acceca gli occhi, è perpendicolare a me e sta tramontando poco a poco. Sto camminando a piedi nudi, schivando le conchiglie e qualche piccolo granchio morto a riva. L'acqua dell'oceano è tiepida e mi immergo fino alle ginocchia. Il cielo è rosato, misto all'arancio pesca. Le giornate sono così pesanti qui giù al villaggio, il suo sorriso è l'unica cosa che illumina le mie giornate, mi sto rendendo conto poco a poco di amarlo sinceramente, senza rancori. Ed eccolo, avvolto in una camicia bianca bagnata, lasciata in trasparenza. Seduto sull'orizzonte, sopra a quello scoglio scosceso, che fissa lontano il mare, chissà, immaginando la sua lontana terra. Forse si tratta di egoismo puro, ma non vorrei per nulla al mondo che se ne andasse, essendo consapevole che qui soffre, potrei comunque prendermi cura di lui e dare così un senso alle mie lunghe giornate qui al villaggio, che non sono altro che infiniti attimi di vita spesi per niente. Il suo sorriso e la sua voce, le sue parole lente, il suo accento strano, i suoi occhi marroni. Distolgo lo sguardo da lui, concentrandomi sul paesaggio attorno a me, sedendomi sulla sabbia bianca. Forse se in questo piccolo paese brasiliano non ci fossero colonie sarebbe tutto più pacifico e migliore, forse non morirebbero poveri ragazzi innocenti, forse non vedrei tutte le notti quelle immagini orrende di teste mozzate e spargenti di sangue. Tranne stanotte, perchè lo ammetto stanotte, ho dormito benissimo senza incubi.
Quel suo profumo... com'era intenso e speziato, che riporta all'Oriente estremo.
Quasi quasi lo percepisco come se fosse qui accanto a me, perchè appunto...
è qui accanto a me.
- Ti ho cercata ovunque, non puoi andartene senza avvisare, signorina.
Prende posto accanto alla mia anima e al mio esile corpo,
facendo passare fra le sue dita granelli di sabbia fina.
- Non me ne sono andata, sono ancora qui, non mi vedi?-
Abbozzo un sorriso timido, insicuro.
- E grazie al cielo, Dio mio, che sei ancora qui!
Non riesco a guardarlo negli occhi, sono troppo grandi per me, così, nascondo le mie emozioni osservando di là delle palme. Sento i suoi occhi puntati sui miei, e mi fa così piacere.
Vorrei una sua carezza in questo preciso istante, un suo gesto che possa distruggere questo silenzio che riempie di pensieri la mia mente.
- Vedi?- indica con l'indice destro l'Atlantico.- Io vengo da lì, dal Pakistan. È oltre il mare, oltre l'Europa, opposto quasi a qui. Ma per te io sono semplicemente e sarò sempre quello dell'oceano, ricordami sempre per gli occhi e il mio viso e a chiunque ti chieda chi sono, beh, non puoi far altro che rispondere: quello del mare. Perchè siamo così lontani, da esserci incontrati lo stesso dall'altra parte del mondo. E non chiamarlo destino, se ti fa comodo. Ma non puoi dire che non sia stato un vecchio desiderio buttato in fonde al cassetto, magari di quando eravamo piccoli, di cui ce ne siamo scordati. Che magari diceva: fai che incontri una persona perfetta per me, ovunque sia. Ed eccoci qui, che strana cosa è la vita. -
Non so affatto cosa rispondere, perchè quelle parole sono come poesia, come un'onda leggera che parla di lui e se devo vivere questi attimi intensamente, allora, che li viva.
Mi volto verso di lui, stringendolo a me, stringendo il suo viso fra le mie mani.
- E così sarai il mio ricordo più bello o chi lo sa, magari solo un mio vecchio desiderio rimasto tale, perchè magari qualcosa ti porterà via da me e resterai solo un vecchio sogno; ma io so che esisti, dall'altra parte della Terra, e che queste onde mi parlano di te e mi racconteranno sempre di quello venuto dal mare.-
Mi avvicino a lui baciandolo leggermente sulla guancia, alzandomi dalla sabbia.
Tira un vento abbastanza forte che mi scompiglia i capelli e sto per lasciarlo lì,
so che comunque domani lo rivedrò.

-Aspetta. Flora!-
È immobile, con la camicia al vento, i capelli scompigliati e mi sta fissando.
Ritorno da lui, sussurrando un: dimmi.
- Sai che c'è? Che non ho altro da dirle, e quando le parole finiscono, allora si dà spazio a qualcos'altro.
Stringe le mie mani per non lasciarmi andare, baciandomi d'istinto in un vortice di sensazioni.
Il sole sta picchiando sulla mia fronte, il mio cuore sta impazzendo e batte a centosessanta pulsazioni, così veloce da poter morire.
Morde il mio labbro inferiore, per poi ricominciare a far roteare la lingua lentamente, sempre più adagio, per poi staccarsi. I nostri stracci sono ancora bagnati così da far aderire i nostri corpi perfettamente l'uno all'altro. Emana una fragranza orientale,
mista a salsedine e sale marino. Sto assaporando il momento, quando ad un tratto mi prende per poi lanciarmi nell'acqua e rincorrermi fra le onde e la spuma bianca.
Cade e si rialza, per poi schiacchiarmi il viso sott'acqua e farmi riemergere ancora più fradicia.
- Adesso è come se fossi senza abiti. - ridacchia infantile, è un bambino così bello.
- Smettila, vale anche per te!
Guarda i suoi abiti considerando la mia ragione e scoppiando in una fragorosa risata.
Mi fa sprofondare nel fondo del mare, e quando ritorno a galla,
non c'è più. Mi guardo attorno frastornata, quando due mani possenti mi afferrano i fianchi e mi alzano spuntando dal rifrangersi delle onde.
Com'è paradisiaco, com'è animata la mia vita ora!
- Domattina vengo a trovarti, che ne dici Zayn?- chiedo speranzosa in un suo sì.
- Tranquilla, morirò qui e non mi muoverò più, ormai questa è la mia nuova vita, non credi?-
Questa risposta affermativa, nasconde un pizzico di tristezza e malinconia, quel tono spento.
- Se ti dicessi che vorrei che tu tornassi a casa sarei falsa, mentirei. Forse è puro egoismo, ma ti voglio qui, con me.- Trovo il coraggio di dirglielo, perchè ormai i suoi occhi fanno parte della mia visuale quotidiana.
- Pazienza, anche se non tornerò almeno ci sarai tu qui ad aspettarmi ogni santo giorno, e sì,finchè non creperò. Che ne sai, morto o vivo sarò qui, Flora. Sempre in quella casa di canne e bambù, sempre. Mi troverai sempre. Se non ci sarò il mare mi avrà portato con sè. O scelgo te o casa mia, ma visto che la casa è ormai solo un vecchio pensiero, penso proprio che ora mi dedicherò ad amare te. Domani mattina ti aspetto, alle sei in punto, intesi?-
Mi strizza l'occhio, annuisco e dopo averlo salutato, me ne vado.

Zayn
- Coraggio, prendi tutte le tue cose e seguimi, fai veloce.- è Louis.
- Ma... - sono assonnato, d'altronde sono le tre della notte. - Io, non posso lasciare qui...
- Senti, vuoi tornare a casa? Vuoi salvarti? Vuoi vivere? Vuoi rivedere la tua famiglia? Tornare a fare la tua vita di sempre? Lo vuoi davvero? Questa chance non la diamo mai a nessuno e tu te ne stai anche a rimuginare, ma chi ti capisce, per Dio! Per tutti i sette mari, prendi tutto e vieni con me, dai. Su, muoviti!
Lo guardo con un fare perso, raccolgo qualche abito e mi abbasso per prendere la borsa, dentro la quale mi accorgo di aver messo dentro un fermacapelli di Flora, probabilmente che aveva perso l'altra notte. Decido di portarlo con me, lasciandole il Flauto di Pan sull'amaca.
E un biglietto. Con su scritto: Quando sentirai la mia mancanza, suona qualche nota, osserva il mare bluastro e pensami. Sono sempre con te, tuo Zayn. (a volte le persone migliori se ne vanno e non tornano più, ma vivono sempre nella nostra mente) Addio...
- Andiamo, Zayn!- Louis continua a rimproverarmi.
- E così, mi stai portando via da una situazione che iniziava a piacermi, per portarmi donde?-
- Donde? Ah sì, America del Nord, U.S.A, cuore della vita. Lì non so cosa ti aspetti, comunque ci saremo io, mio padre e mio fratello minore Harry e magari riusciremo a contattare tuo padre o portarti in Gran Bretagna, chessò. - mi risponde.
Fuori fa freddo, c'è un vento fortissimo. Do un ultimo sguardo al villaggio di Flora, allontanandomene senza pensarci troppo. In questo momento come in nessun altro, vorrei che lei fosse qui, perchè la cosa che non avrebbe mai voluto sarebbe stata che io me ne fossi andato e le avevo promesso tante cose, e ora non si fiderà mai più di me.
Finchè cammino lentamente, Louis mi parla di quanto siano geniali le automobili appena uscite dalle fabbriche americane e che ne useremo una e lui pare così eccitato e felice, come un bambino con un gioco nuovo, è così sereno con poco. Forse sono io che non ho idea di come sia un'automobile americana, forse è davvero qualcosa di spettacolare. Eppure l'unica cosa che pulsa e ribatte a percussione nella mia mente è l'immagine ormai sfocata di Flora.
Le sue movenze, i suoi capelli naturali e gli iris fra i boccoli castani.
Le goti abbronzate, gli abiti bagnati di ieri sera.
- così, siamo in stretta competizione economica con la Ford, capisci? È tutta, come si può dire, mhhh... non abbiamo di certo il monopolio della situazione ma possiamo cavarcela in campo commerciale. Comprendi?-
Com'è saggio codesto ragazzo, così saggio e maturo, e io, che penso a una donna.
E che donna! Una donna! Si, una donna.
- Si, comprendo. In fondo, beh... hai ragione. - Annuisco e sorrido a tratti, per poi ricrogiolarmi nei miei pensieri. Arriviamo a un piccolo porto, prendiamo una scialuppa biancastra, che ci porta poco lontano da lì, comunque lontani almeno cento-centocinquanta kilometri da lei.
Com'è triste la notte senza di lei, così triste e insulsa, insapore.
Ti rendi conto di amare una persona quando ti manca più quella che tutta la tua famiglia, che ugualmente stimi ed ami. Com'è drammatico, credere in sè stessi quando non si ha la possibilità di credere in nulla, perchè tutto cade poco a poco e non si ha la forza di abbandonarsi e sussurrare "Buonanotte, buonafortuna, amore". Perchè ti accorgi dell'importanza di una persona solo quando l'hai persa. Tutto qua, sai che è sotto il tuo stesso firmamento ma che non la rivedrai più, esattamente come se fosse morta. Eppure hai quella speranza che non muore mai, quella speranza che anche lei o lui ti stia pensando assiduamente e che soffra nello stesso modo in cui soffri tu stesso.

-author's note-
Buonasera!
Con 8 recensioni, come promesso, ho scritto il nuovo capitolo!
Voi ne potete vedere 6, ma siccome due erano troppo corte, e sono state inviate
come messaggio privato, ne conto due in più, ma per favore cercate di superare
la riga perchè davvero, mi fareste un grande favore! Anche se la riempite con FGAHUYGHJBAUJ non importa!
Grazie, ragazze!
E grazie a chi mi ha messa in seguite da ricordare preferiti ecc!
Spero che questa storia non stia cadendo nel banale perchè a me personalmente
questo capitolo non piace, ma non so boh, ditemi voi come vi sembra!
Nel prossimo Zayn conosce Harry e il Padre dei due fratelli...
e Flora troverà una sorpresa... Comunque,
ditemi voi, se la storia vi piace o meno:D
un bacio,
@_ClaPayne

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Capitolo 4
*** Every night in my dreams I see you and I feel you. ***


Every night in my dreams I see you and I feel you.

Flora
- Zayn? Zayn? ... Ehi, ci sei? Z-z-zayn? Dove sei?...- silenzio totale, nella sua camera non si avverte nessun segno umano eccetto che il mio respiro.
Sarà probabilmente in campo a lavorare, probabilmente è a pochi metri da me e neanche me ne rendo conto, me lo ha promesso lui stesso, in ogni caso, sarebbe sempre stato lì con me.
Mi lascio scivolare sull'amaca, posando sul comodino una caraffa di acqua depurata.
Noto in lontananza un piccolo foglio e, curiosa, mi ci avvicino.
"Quando sentirai la mia mancanza, suona qualche nota, osserva il mare bluastro e pensami. Sono sempre con te, tuo Zayn. (a volte le persone migliori se ne vanno e non tornano più, ma vivono sempre nella nostra mente) Addio..."
Mi abbandono con violenza sulla brandina, scoppiando in singhiozzi ritmati, seguiti da attacchi di ansia e respiri mancanti a tratti.
Forse quel biglietto non era affatto destinato a me, ma a chi altro? Chi altro avrebbe potuto amare quel ragazzo più di me? Nascosto dietro un angolo della capanna malconcia, c'è un Flauto tipico di questi luoghi, chissà dove l'avrà trovato, quel ragazzo.
Si chiama Flauto di Pan, produce un suono argentino che ricorda il mare e il rifrangersi delle onde. Strimpello qualche nota mielata, soffocata da qualche lacrima che penetra nello strumento bagnandolo tristemente. Dinnanzi a me c'è l'oceano, esattamente da dove proviene lui, il cielo oggi è splendente e l'aria che si respira è sanissima. Una folata di vento avvolge i miei abiti leggeri, avverto la sua presenza, esattamente come se fosse qui con me, come se non se ne fosse mai andato. Come se nonostante le sue promesse non mantenute fosse ancora qui, immortale. O forse chissà, quell'uomo, è venuto dal Paradiso per provare a soffrire in quest'inferno chiamato Terra e se n'è tornato con gli angeli, il luogo adatto a lui. O magari è semplicemente morto e non me lo ha voluto dire.
Perchè, Zayn? Perchè? Perchè, se mi avessi amata davvero, non te ne saresti andato e non mi avresti raccontato bugie. Mi hai lasciata sola, con un flauto in mano e questo è tutto quello che ho di te. Vivi solo nei miei ricordi, ora. Ma sarai sempre dentro di me, perchè gli Angeli non si buttano fuori dall'anima, ma la seguono e l'aiutano nei momenti difficili.
Quasi quasi sento le tue parole, "ti auguro di trovare una persona alla tua altezza, capace di farti sorridere come solo tu sai fare, perchè tu sei Flora e sei unica, la donna venuta dall'America, più affascinante e gentile di questa Terra, amore". Eppure sono solo soffi di vento, magari mi sta pensando lontano da qui, forse è deceduto e non c'è altro da fare perchè ormai è finito tutto, questione di giorni. E se non si è capito o compreso, questo era un addio. Forse il più straziante che una donna innamorata possa ricevere da chi ama.
A volte le persone migliori se ne vanno e non tornano più, ma vivono sempre nella nostra mente perchè è vero, tu sei stato e sarai sempre il ragazzo che mi ha fatta sognare e vivrai nei miei ricordi più intimi e sinceri, più strani e soffocati, più oscuri e magici.
Il tuo profumo speziato resterà sempre in questo corpo esile, sempre tra le fragranze mai odorate prima, la tua camicia bianca strappata, di cui non mi resta altro che un brandello.
Mi sono davvero meritata di avere la possibilità di amare questo ragazzo? Per poi vedermelo strappare senza un motivo che conosca, dalle mie cure e dal mio amore?
Vi pare giusto? Vi pare giusto che una donna soffra così?
- Flora! Dove ti eri cacciata? Lo sai che devi aiutarmi al villaggio... capito?-
Sabine è sempre così fredda, non sa affatto quanto possa soffrire. Mi volto verso di lei con il volto in lacrime, e senza fare una domanda, mi accompagna a casa attendendo che sia io a raccontarle la mia lunga, si fa per dire, storia d'amore.

Zayn
Sono passate due settimane dall'ultima volta che ho visto Flora.
L'immagine di lei che passeggia spensierata sul lido resta sempre ferma e per niente sfocata, ricordo perfettamente ogni suo lineamento perfetto e i suoi fiori fra le ciocche di capelli ondulati. La sua risata fragorosa e per nulla timida, la nostra ultima notte al mare.
Distolgo il pensiero, trovando fra le mie pupille un palazzo sontuoso nel quale vengo invitato a entrare, dimora dei Larrynson. Un ragazzo riccio affiancato da un uomo sulla sessantina mi attendono sulla porta principale. Salutano con grandi sorrisi Louis Larrynson, il fratello maggiore. In questo lungo viaggio ho raccontato della mia storia e di quanto sia stato male in quelle giornate senza di lei, ma Louis è un uomo d'affari, probabilmente non mi avrà nemmeno ascoltato, neanche per un secondo.
- E così tu sei Zayn Malik.- Il signor Larrynson si massaggia il mento pensieroso, grattandosi in seguito la folta barba. Il fratello minore, Harry, mi squadra da capo a piedi stringendomi la mano del tutto gelata.
- Proprio così, è un onore essere qui, signor Larrynson.-
- Il piacere e l'onore sono soltanto i nostri, non è vero figliuoli?-
I due fratelli annuiscono compiaciuti. Così l'uomo continua:
- E allora, eccoci qui riuniti tutti! Perdincibacco, ho scordato il discorso...-
Il signor Larrynson pare a disagio.
- Amico, papà sta invecchiando, perdonalo.- bisbiglia Louis nel mio orecchio sinistro.
- Dicevamo? Ah, sì, ho recuperato il mio filo! Un filo d'oro, insomma... che non sia d'argento, l'oro va molto meglio! Sai, ragazzo, da giovane scavavo nelle miniere d'oro in Messico, nonostante io sia stato Inglese di sangue e sapessi, caro mio...-
- Papà, parlavi del fatto che sei onorato della sua presenza, non di oro.- lo corregge Harry.
Harry si schiarisce la voce dando un piccolo colpo di tosse facendomi intendere che suo padre era praticamente ormai perduto.
- Oh, figliol mio! Quanta verità! La vecchiaia... ahi, che dolori! Ohibò, la mia colonna vertebrale! Siamo noi gli onorati, data la tua provenienza da quella ricca famiglia pakistana, è un onore pieno e congratulazioni ragazzo. Ora entra, seguimi.-
Seguo l'uomo accompagnato dai due suoi figli.
- Angelina, porta del thè per quest'uomo!- ordina alla presunta cameriera.
Tira una pacca sulla mia schiena lasciandomi alla sprovvista con il fiato sospeso.
Non so cosa darei per essere in quel campo di grano, ma avere davanti ella che mi guarda orgogliosa del mio lavoro. Ad un tratto si gira beffardo e malizioso, urlando:
- O preferiresti del buon Vodka? Da vero duro?- Stringe i denti ormai del tutto assenti, pronunciando le ultime parole, ma scrollo la testa. Così, deluso, continua a camminare, accompagnandomi nella sontuosa sala da thè. Da vero Inglese, tradizionalista e conservatore al cento per cento.

Flora
Ho perso le speranze, perchè da quella sera maledetta Zayn non si è più fatto vivo e in fondo, ho ancora e sempre un piccolo barlume di speranza, che non morirà mai finchè non sarò certa del suo decesso. Cammino frettolosamente per le vie del paese, dirigendomi verso casa, ma sentendo ad un tratto delle voci, di soldati Inglesi forse; mi soffermo dietro una colonna per origliare la loro, a quanto pareva, noiosa conversazione.
- Mh, sisi ok... e con ciò? Abbiamo perso un valido lavoratore, dici? - dice il primo.
- Un certo Zayn pare. - il secondo disegna nell'aria un cerchio di fumo tossico.
- Non me ne importa niente, va bene? Che sia chiaro, deve essere rimpiazzato da un altro ed entro domani! Non mi pare sia così speciale da non poter essere scambiato!-
E invece sì, eccome se lo era speciale.
- È partito con i proprietari Larrynson per il Nord, capo.
Il cosidetto capo scrolla la testa e se ne va con la pipa fra le dita della mano sinistra, lasciando l'altro soldato in preda ad attacchi di sonnolenza, ma costretto a restare sveglio per professione. Così, per farlo destare, mi siedo su una seggiola accanto a lui di fronte a una piccola abitazione, quella dei miei vicini.
- Buonasera Milady.- Mi saluta con fare rispettoso, ma freddo.
- Buonasera signor... mi scusi, non la conosco.- mi perdono.
- Puoi chiamarmi semplicemente Lucky, l'uomo portafortuna.- mi strizza l'occhio destro, color verde acido. È un uomo attraente, ma mi pare abbia un brutto carattere, a primo impatto pare pieno di sè. Nonostante questo, entro in una conversazione fingendo di essere interessata a lui.
- E così, eccoci qui, chessò, destinati ad incontrarci stasera, non è così Lucky?- ammicco.
- Oh, Milady, ho già una famiglia. Lontano da qui.- afferma.
Dopo poco, però, osserva attentamente il mio corpo, dicendo:
- Per lei potrei sgarrare dalla dieta di donne. Che ne dice?- Solito sguardo bastardo.
- Non stasera, Lucky. Problemi tecnici, sa com'è, sono una donna.- Invento di sana pianta.
- Tranquilla, anche mia moglie una volta al mese ha questo genere di intoppi.-
Prende un sigaro, accendendolo e provocando una piccola scintilla che illumina il suo sguardo ferreo. - Beh, la nostra conversazione si sta facendo alquanto "boring" come dite voi, Inglesi. Così, per caso, conosce un certo Zayn?- chiedo speranzosa.
- Già sentito, era un deportato da non so dove e l'hanno trasferito. Lontano da qui, al Nord.- mi risponde annoiato, allungandomi la sigaretta per un tiro, che rifiuto.
- E non sa altro su di lui?- Penso che i miei occhi si siano illuminati in quei secondi.
- Bella, lo sai, vuoi informazioni? Devi darmi qualcosa. Funziona così con le belle ragazze.-
Lo guardo fisso negli occhi, tirandogli un ceffone seguito da un altro, dritto e rovescio, su entrambe le goti, che dalla forza della mia mano, sono diventate rossastre.
Sto per andarmene correndo, ma il suo braccio muscoloso mi afferra, concentrando il sangue violaceo sulla stessa zona dell'avambraccio. Urlo dal dolore, perchè questo uomo se si può definire tale, mi storce il polso. Crack. Cado a terra e ci resto, urlando e piangendo dal male che un singolo uomo possa farti.
- Puttana. - mi urla, tirando un calcio sulla mia pancia e lasciandomi sulla ghiaia, da sola, raggomitolata come un cane che piange per morire sul ciglio di una via.
- Figlio di puttana, inglese!- urlo di rimando, con tutta la forza che ho in gola e mi rialzo velocemente, piantandomi al centro della strada ghiaiata con le gambe divaricate, con lo sguardo fermo.
- Ripeti. - Mi fissa fumando, in tutta tranquillità. I suoi occhi sono solo due fessure, rosse.
- Inglese. E essere inglesi significa essere ...- un sospiro. - Figli di puttana.-
Inizio a correre alla velocità della luce, la milza inizia subito a pulsare, il cuore batte all'impazzata, dietro di me uno stronzo di prima categoria. E nient'altro.
Io voglio solo Zayn ed eccomi in questa fangata da cui non so uscire.
Apro la porta del magazzino di mio padre, socchiudendo la porta e nascondendomi in un angolo buio della stanza. I sudori freddi salgono e poi scendono, il cuore pulsa TUMTUMTUM.
Fermo. Si ferma tutto. Perchè entra il mostro. E si dirige a passi svelti da me.
Temo il peggio- È qui - Un urlo, e poi un altro. Nessuno arriva,nessuno si sveglia.
Mi afferra dalla maglia, alzandomi da terra. Mi rilascia cadere e poi si avvicina a me, appena mi rialzo e tento di scappare, ma si posiziona sempre davanti a me. Con quegli occhi infernali.
Senza neanche rendermene conto, con la vista assente, sento solo che mi sta baciando con foga feroce, sento che sono in pericolo. Mi stacco immediatamente, guardandolo in cagnesco. Forse neanche lo sto guardando, con questo buio. Ma avverto la sua presenza e le sue mani che così può avere nient'altro che un figlio di puttana, che toccano qualsiasi parte del mio esile corpo. L'ultima chance. E poi sono morta. So che è dinnanzi a me, così sferro a tutta forza un pugno dritto. Forse all'aria, forse a lui. Penso a lui, al suo naso perchè la porta d'ingresso è semiaperta e scappo veloce, fuggendo nella notte e correndo, per poi inciampare verso casa, accorgendomi di avere sangue su tutta la mano destra. Delle urla provengono da là e un istinto bonario mi spinge ad andare da lui per soccorrerlo, ma ripenso a quella scena, e con coraggio, entro in casa, infilandomi sotto le coperte. Fra le lacrime e la rabbia che una donna abusata può avere, con la mano sanguinante di un uomo ormai morto per un semplice pugno, per aver esagerato con una donna come me. Ecco la vendetta servita, coglione.
Inizia a provare il male che hanno sopportato i deportati, vigliacco. Bastardo e porco.
Sono passati due, o forse tre giorni da quella sera e hanno annunciato la morte del soldato, ma nessuno sospetta su di me. Non mi sento affatto in colpa. Io voglio Zayn, per quanto possa essere acida e amara non mi interessa di quell'uomo e beata sua moglie, che ora non potrà più essere cornuta, anzi potrà trovare qualcuno che la ami davvero.

Il mare stasera è così vuoto, la spiaggia è deserta. Ogni notte lo sogno, lo vedo e lo sento nei miei sogni. So che sarà sempre qui con me, attraverseremo le distanze che ci separano per restare senza sempre insieme, e un giorno ci rivedremo.
Se questo non succederà, mi resterà il suo ricordo e suonerò qualche nota quando sentirò la sua mancanza. Forse era destino che ci incontrassimo, a causa di un vecchio desiderio sussurrato da piccoli, ma so che ora siamo divisi. E da una parte va bene così, magari sarebbe pure morto in qualche campo di mais. In ogni caso, la malinconia e la depressione mi assalgono in una maniera alquanto frustante. Sento nelle mie orecchie il suono di un flauto, qualche parola triste sussurata all'altezza dei lobi, e la sua presenza accanto a me. Lo strazio impetuoso, come il frangersi di qualcosa, qualcosa di spezzato. Che fa crack, come il mio braccio e i miei urli di dolore, come l'altra sera. Ma stavolta è il mio cuore. Spezzato in due.
Magari una metà apparterrà sempre a lui, e non si ricucirà mai.
Sembra impossibile pensare e realizzare che poche settimane fa lui era qui, accanto a me, su questo stesso scoglio frastagliato. Con il vento fra i capelli e le fronde delle palme ad accompagnarci nei sussurri. E ora? Ora è sparito, nel nulla.
Mi manca tremendamente tanto e non so che altro fare, non mi resta altro che uccidermi. I sensi di colpa, nel fondo di me, esistono eccome, per quell'uomo.
Più che altro ho ucciso per un ragazzo che amo, è da pazzi.
Ho deciso. Inizio a camminare a passo svelto nelle vicinanze di uno scoglio abbastanza alto, forse dieci metri. Non posso far altro che dedicarmi al mare, morire e magari stare con lui per sempre. Morire. Nel mare. Da dove proviene lui. Stare insieme, così. Per sempre.
Un respiro profondo, di circa sei secondi, e un lancio.
Un attimo. Mi serve coraggio.
Bum,
Zayn è davanti a me. Ma non sono morta,
perchè me ne rendo conto, non riesco a saltare.
Immagino che sia ancora vivo, ovunque sia, da qualche parte, nel mondo.
Perchè morire? Perchè? Perchè nel mare c'è lui.
Un balzo.
E ci sono. Ciao, Zayn. Sono qui con te.
Perdo i sensi, improvvisamente finisce tutto, ma sento ancora dell'ossigeno, la voglia di vivere e mi faccio spazio fra le onde, abbandonandomi, entrando in una specie di sonno.
Non so nulla, voglio solo starmene qui.

-author's note-
Buon giorno gente! Finalmente, anche se con poche recensioni,
ho fatto il quarto capitolo di cui stavolta vado fiera e personalmente, penso sia uscito bene!
L'ho appena sfornato aytghjuia.
è lunghissimo, lo so. Ma avevo l'ispirazione.
Ecco. Ve lo dico: c'è stato un cambio di storia.
Finirà nel drammatico. Ne sono sicura al 99%. O magari sarà tragica fino alla fine,
e forse metterò l'happy end all'ultimo minuto. Ma non vi assicuro nulla!
La voglio rendere diverse dalle solite ok? èwè
Ecco. Quindi enjoy e recensite yaghjiua.
Almeno 5 recensioni *-*
Grazie per le visite.
Much Love.
@_ClaPayne

(ps: è molto tragica la fine, ma mi piace così' tanto. Flora sta impazzendo per Zayn. E non vi dico se lei muore o no. MUAHHAHAHHA) Ahn sì mi
farebbe piacere se nelle recensioni mi direste come vi aspettate la storia ecc. che così mi faccio un'idea, nè!
OKKKKK?OK.
Ciaoiiauhajhac ciao.

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Capitolo 5
*** I saw your face and I was felt like... in love. ***


I saw your face and I was felt like... in love.

Flora
Sono probabilmente le cinque del mattino e la luce fioca del crepuscolo arriva dritta nelle mie iridi, illuminandomi il viso, senza permettermi di vedere dunque chi ho davanti.
Qualcuno sta parlando, forse è solo un sogno, ma non ne sono poi così sicura.
- Hei, ti sei svegliata?-
Qualcuno è accanto a me, ha due occhi marroni, ma con dei riflessi nocciola.
(Forse è Zayn, si è proprio lui. Sono morta, non immaginavo fosse così il paradiso,
o l'inferno, non so.)
Qualcuno mi sta scrollando la spalla. È ancora lui, non la smette.
Così apro gli occhi, lentamente. E non è affatto Zayn, è un tipo che non ho mai visto nella mia vita, probabilmente è un morto anche lui.
- Stai bene? Ti stavi lanciando da uno scoglio, anzi, l'hai proprio fatto. Però ti stavo osservando, durante una delle mie passeggiate serali, e non ho potuto far altro che salvarti. Di certo devi avere un motivo per aver fatto ciò. Non credi? Ti va di raccontare la tua storia?- Mi stai intimando a raccontare la mia storia?
Oh beh sì, ho ucciso un uomo, ho appena ripreso la ragione, so di essere ancora viva e adesso posso quasi considerarmi immortale. Ho perso il ragazzo che amo, tu entri nella mia vita salvandomi e mi parli come se ci conoscessimo da chissà quanto.
Sei strano, ragazzo. Spalanco gli occhi, poggiandomi con i gomiti sul letto, iniziando a raccontare tutta la mia storia.
- ...E così, eccomi qui.-
- È una storia triste, e mi spiace; ma io non sono come lui, non sono come quel Zayn. Io non ti lascerò mai, mai andare. Ti terrò sempre qui con me, perchè se una persona tiene davvero a qualcuno, non la lascerebbe mai e poi mai.
Il suo viso appare sicuro e sincero, quasi certo delle sue stesse parole. Parole così importanti e serie, che sanno dire tutti e che nessuno mette mai in pratica.
- Beh, parli davvero male di lui basandoti solo sul mio racconto. Non puoi giudicare una persona che non conosci. Nel suo caso avresti fatto così anche tu, anche se sono certa che sia stato obbligato ad andarsene. Grazie di avermi salvata, ma avrei preferito morire.
- Stai scherzando? Non puoi lasciare tutto e tutti per un uomo. Devi vivere.
- Appunto, anche tu sei un uomo. Quindi se non posso morire per una persona, perchè devo restare per essa?
- Sei assurda, una via unica.-
- Evidentemente viaggiamo su strade diverse, comunque piacere, Flora. Grazie di avermi salvata, ma ora devo ritornare alla mia monotona vita.
- Arrivederci, Flora. Piacere di averla conosciuta, io sono Liam.
Detto questo gira le spalle, chiudendo dietro di sè la porta e trascinandosi i piedi pesanti.
Forse un pensiero egoista sta sfiorando la mia occulta mente, e non esito dunque a ricorrerlo per fermarlo.
- Resta.- Lo fisso dritto negli occhi, spero che riceva il mio messaggio.
Magari è quella persona giusta e perfetta che può migliorarmi la vita, forse ha davvero ragione. Forse Zayn non mi voleva poi così tanto, Zayn è stata solo una veloce avventura. Quindi, facciamola finita. Mi lascerò affezionare a questo ragazzo, e ci resterò. Per sempre.

- Due mesi dopo...-
- Ciao tesoro, come stiamo oggi? Bene, no? -
Una voce ormai così familiare. Non rimpiango il fatto di stare con Liam, quel santo giorno ho fatto davvero bene a non lasciarlo andare, perchè lui è ancora qui con me, non ha preferito la sua famiglia a me, no. Vivere con lui felicemente ormai da due mesi mi dà il coraggio di andare avanti con la mia vita e lasciarmi alle spalle quella storiella e quell'omicidio.
Eppure la sua costante presenza, mi evidenzia sempre di più un'altra assenza.
Di una persona che non è più importante per me, ma se davvero non lo è più, com'è possibile che mi perseguiti ogni notte nei sogni, nel firmamento, nel mare, nell'acqua?
Nella mia stessa casa, nei campi, nei fiori, nella terra. Tutto mi ricorda lui, quel maledetto Zayn.
Maledetto che se n'è andato, senza mantenere promesse.
Promesse da marinaio, mi dicono. E Liam. Liam è sempre qui, pronto a sostenermi, sempre accanto a me e mai stanco di ascoltarmi quando ancora a volte mi sveglio nel cuore della notte con i battiti accelerati del cuore, e tum tum, sussurrano: ZAYN ZAYN ZAYN a ritmo di tamburi e cuore, e mi accorgo che Zayn non c'è più.
Ma Liam c'è sempre, Zayn non c'è più. Ma ogni cosa che vedo si chiama Zayn, non Liam.
Zayn è qui. Ha lasciato il segno. Non solo dentro di me, ma ovunque.
Chissà dov'è ora. A casa, con la sua famiglia. Dall'altra parte del mondo, quando mi resta di lui un flauto che viene da chissà dove, e il suo ricordo.



Ragazzeeeee. Scusatemi. Sono passati quasi due mesi, scusatemi.
Ma ho gli esami e non ho MAI MAI MAI avuto tempo di aggiornare.
Il capitolo è schifo, è corto lo so. Ma mi serve la scintilla per ripartire.
Scusatemi.
Magari inizio una nuova FF, questa non mi emoziona più, non so. Ditemi voi davvero.
Adesso Flora e Liam sono insieme... Zayn bohhh, morto (?)
Se volete che continui ditemelo...

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