Salto Maledetto di Distress_And_Coma (/viewuser.php?uid=133345)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Memorie...Insieme ***
Capitolo 2: *** Conoscenze e Foto ***
Capitolo 3: *** Yomi&Lena ***
Capitolo 4: *** Dentro ***
Capitolo 5: *** Solo io, solo tu ***
Capitolo 6: *** dentro. una delle paure di Elena ***
Capitolo 7: *** Incubo ***
Capitolo 8: *** Ti Racconto... ***
Capitolo 9: *** Finto topo d'appartamento ***
Capitolo 10: *** Scuola ***
Capitolo 11: *** A casa dei Mea... ***
Capitolo 12: *** Compito, studio e noi... ***
Capitolo 13: *** Perchè sei saltata, sorellina mia...? ***
Capitolo 14: *** capitolo finale ***
Capitolo 1 *** Memorie...Insieme ***
salto maledetto
Memorie...Insieme
Tra le vie popolose di Sendai c'è una casa molto grande,
molto accogliente.
In questa casa vivono una giovane donna con la sua sorella minore.
Hanno 13 e
16 anni e si chiamano Elena e Sara. Ma non sono giapponesi di nascita.
Sono
russe. La giovane sorella ha capelli lunghi e soffici, un corpo molto
atletico,
e non è nè troppo alta, nè troppo
bassa.
Sara invece è un po' più alta di Elena,
ugualmente atletica, molto bella, con
un fidanzato.
La sedicenne aspetta che il tempo accanto al suo giovane ragazzo passi,
così da
poter sbocciare in un bellissimo fiore di loto rosso.
"Sara? Suoniamo il pianoforte?" chiede la "piccola" Elena.
"Certo, andiamo, su." è la pronta risposta della sorella,
che oltre a
volerle molto bene, le insegna tutto cio' che puo'. Le avrebbe
insegnato tutto
cio' che sapeva, Sara ne era sicura.
La loro madre è morta quando Sara aveva cinque
anni, Elena due. Una macchina
stava attraversando la strada troppo velocemente, Marina teneva per
mano la
figlioletta, fece appena in tempo a tirarla indietro. La macchina
killer le
passò davanti. Ma non la sfiorò.
Uccise invece la madre. Una donna che passava li vicino,
chiamò subito
un'ambulanza. Quando i paramedici arrivarono accanto alla donna, lei
già non
rispondeva più. Un medico le misurò il polso. Era
assente.
La bimba invece, pareva non aver capito ciò che era successo.
"Stai tranquilla, piccola mia, andrà tutto bene, bimba."
sentì dire
da quel medico.
"Sara?? Sorella??" una voce distolse la sua attenzione.
"Mh? Si, scusa, piccola. Ero sovrappensiero. Cosa dovevamo fare?"
"Avevi detto che potevamo suonare..."
"Certo, andiamo."
Così si dirigono al grande pianoforte nella sala, e suonano,
suonano, suonano
per il piacere delle loro anime, fino a che Sara si addormenta sulla
spalla
della maggiore.
"Mh...Meglio metterti a letto, piccola. Ti sarai stancata molto."
dice Sara, più a se' stessa che non alla sorella, la quale
si è proprio
appisolata.
Mentre la bimba viene messa a letto, il rumore del campanello d'entrata
attira
la sua attenzione.
"Arrivo!" dice a bassa voce, per non svegliare la ragazzina, ben
sapendo chi può essere.
Una volta aperta la porta, dinanzi a lei si materializza un bellissimo
ragazzo.
Alto un po' più di Sara, capelli castano scuro, sulla
ventina d'anni, è il
chitarrista del gruppo che ha chiamato “Nightmare”.
Ama alla follia Sara e si
chiama Sakito.
"Amore mio, ascoltami... Possiamo uscire adesso? C'è una
bella giornata.
Uno di questi giorni avevi promesso che saresti uscito con me, ricordi?"
"Già...Volevo...Volevo portarti fuori, infatti. Andiamo."
Dopo una breve camminata giungono al piccolo parco poco distante da
casa della
giovane. Lei si siede su una panchina poco distante da alberi, lui la
imita,
abbracciandola.
"A proposito di Elena, come va la sua malattia? Volevo chiedertelo
già
prima Sara, ma mi è passato di mente." aggiunse con tono di
scusa.
"Oh, molto meglio. Da circa tre settimane sta molto meglio. E'
più serena
e tranquilla da quando siamo in Giappone. Grazie.
"Non c'è di che" fu la risposta.
Passano così le successive due ore, a guardarsi in faccia,
sussurrandosi dolci
parole, abbracciandosi appena e scappando all'occorrenza.
E' una bella giornata quella che i due piccioncini passano al parco,
circondati
da un sole che lentamente si sta avvicinando sempre più alle
montagne, un sole
che pare salutare due angioletti, poichè riempie di
un'aureola dorata l'aria, e
loro.
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Capitolo 2 *** Conoscenze e Foto ***
Conoscenze
e foto
Sara
e Sakito tornano a casa quando già il sole
e' tramontato, ma lei è con lui, e non riesce a provare
paura quando è con lui.
Quando rientrano in casa, trovano
Elena in sala da pranzo, sta mangiando.
"Ciao, sorella! Ciao... Oh? Chi
è questo ragazzo, Sara?"
"E' il mio fidanzato, si chiama
Sakito."
"Molto piacere" dice quest'ultimo.
"Da quanto stai insieme a lui?"
"Elena... Non sono domande che si
fanno! Comunque, se proprio ci
tieni, da circa un mesetto. Ma non te ne ho mai parlato
perchè non me la
sentivo di dirtela. Sapevo che saresti divenuta gelosa di me, e io non
volevo."
"Ma Sara, io voglio solo
proteggerti! niente di più. Se tu sei felice
con lui, allora mi va bene, sta tranquilla, sorella."
"Ok, meno male."
"Visto Sara, tutto a posto, come
ti dicevo, o sbaglio?" e'
Sakito, a parlare. Vuole calmare Sara, che evidentemente, dubita di
Elena.
"Hm... Si, amore, forse ho
sbagliato a giudicare Elena così. Scusami,
piccola."
"Di nulla Sara." e
così Elena torna al suo pasto.
Sakito e la sua sorellona si
allontanano, evidentemente vogliono parlare
in privato.
"Amore mio, sai che ho una band.
E non vedo l'ora di presentarti ai
miei ragazzi. Soprattutto Elena, Yomi sarà felicissimo di di
conoscerla! Adora
le ragazze come lei!"
"Cosa? Davvero?? Quel piccolo
puffo che mi hai fatto vedere in
fotografia adora le ragazze come Elena?"
"Chi sarebbe ad adorarmi?"
interrompe la voce squillante di
quest'ultima.
"Vieni, Sara, devo mostrarti una
cosa!" sua sorella la sta
chiamando, e lei, ovviamente, arriva.
"Guarda questa foto" dice Sakito,
porgendogliela.
"Ma che bel puffo!!!!!! Chi
è questo puffo adorabileeeeeeee?"
"Si chiama Yomi. E la cosa
più bella è che adora le ragazze come
te." spiega Sakito.
"Quanti anni ha?" chiede sempre
Elena, curiosa.
"E' il mio cantante, ne ha
diciannove, ed è alla ricerca di una
ragazza. Volevo presentarvi tutta la band, così li
conoscete. Non siamo
aggressivi, siamo solo così."
"Bene...Mi piace tanto!! Siete
così carini nella foto!" sempre
Elena, che ormai sembra una fangirl incallita con gli ormoni in
subbuglio.
"Vorrei conoscerli tutti al
più presto. Quando si può?" stavolta
è Sara, che si è ripresa dallo stato di trance
con cui guardava la foto.
"Ok, ok, ora vedrò che
posso fare. Almeno guadagnamo già fan! Prima
di restare anonimi. Yomi ha paura di questo."
"Digli che non ne deve avere,
c'è la sua piccola Elena a proteggerlo
dall'anonimato."
"Ok, ok, ora torno a casa. Ciao,
Amore."
"Ciao, caro"
E sentono il rombo
della macchina che si allontana, l'unica cosa che
ha lasciato loro è la foto dei Naitomea.
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Capitolo 3 *** Yomi&Lena ***
Yomi & Lena
Sakito
ritorna a casa, parcheggia la sua spaziosa
macchina nel parcheggio, ed entra. Ad attenderlo ci sono Yomi, Hitsugi,
Ruka e
Niya.
"Ciao, che hai fatto oggi? Sai,
ti ho visto sparire per un po'
e..." si sente infatti domandare dal castano.
"Una cosa molto importante. Sono
stato dalla mia ragazza e le ho
parlato di noi. Ho passato tutto il giorno al parco con lei. Uno di
questi
giorni pianificavo di presentarvela" dice Sakito,
riferendosi evidentemente al gruppo.
"Davvero?? Parlami un po' di lei.
Com'è?"
"E' alta più di te,
atletica, dolce e solare. E ha una sorella."
"Come si chiamano?" chiede
Hitsugi.
"La mia ragazza Sara, la sorella
Elena. Mi ha detto Elena che dalla
foto che le ho mostrato sei un puffetto tanto adorabile. Ah, e che
vorrebbe
tanto conoscerti. Quindi ho deciso che domani andremo tutti quanti a
trovarle. So già dove abitano.
In realtà io e Sara ci frequentiamo da un mesetto, ma non vi
ho mai detto nulla
perchè ero molto geloso."
"Non devi temere, se tu sei
felice con questa Sara, allora noi saremo
contenti per te." disse Ruka.
"Grazie, siete dei veri amici"
dice Sakito, guardandoli negli
occhi.
Elena
trova la sorella
alla finestra, ad osservare la luna. Era da un po' che la osservava.
Anche a
lei piace osservare la luna (beh, da quando ha visto quella foto, forse
ora le
piace molto, le
ricorda quel piccolo puffo
per cui tanto stravede).
"Sara... Stai pensando a lui,
vero?"
"Oh! Ah, sei tu Lena, menomale.
Credevo che ci fosse qualcuno...
Comunque si, pensavo a Lui. E' così bello, gentile e
generoso che lo amo"
dice Sara, con le lacrime agli occhi. Ed
appare bellissima alla sorellina, che le
si avvicina e le da' un
fazzoletto, per asciugarsi gli occhi.
"Ehr... Su, Lena, torniamo a
letto, è tardi. Ho sonno. E
domani...Domani verrà sicuramente a trovarmi, me lo ha
promesso!"
"Ok, buona notte, sorella."
"Buona notte. Sogni d'oro."
"Eccoci, siamo arrivati. Sara!"
la chiama da fuori Sakito. E'
primo pomeriggio, deve esserci per forza pensa
lui.
Infatti, dopo qualche secondo,
eccola che risponde al videocitofono.
"Arriviamo!"
Escono le due ragazze.
"Su Elena, non essere timida!"
l'incita Sakito.
"Uhm?" dice lei, guardando il
più basso del gruppo.
"E' lui Yomi." lo presenta Sakito.
"Ma che bel puffetto che
seiiiiiiiiii.... Sei tenerino, saiii??"
ormai Elena squittisce come e più di una fangirl incallita.
"Ehr...Gra-Grazie tante..."
mormora Yomi. "E
tu sei una splendida ragazzina, sai
Elena?" lei arrossisce.
"Lasciateci soli." ordina Yomi.
"Ok" e così gli altri
spariscono.
Lasciando Yomi solo a conoscere
Elena.
"Ti dà fastidio se ti
chiamo Lena?"
"Assolutamente." dice
quest'ultima.
"Io sono Yomi, il cantante dei
Naitomea. Non siamo ancora famosi..."
"...ma state ingranando. Me lo ha
detto Sakito ieri sera, mentre era
qui. E ci ha lasciato una foto...questa." termina Elena, tirando fuori
dalla tasca dei jeans la piccola foto che raffigura i
Nightmare.
"Bene, vedo che questa parte
già la conosci. Piacere."
"Il piacere è tutto
mio, Yomi San."
"Puoi chiamarmi anche solo Yomi."
"Va bene, Yomi. Yomi?"
"Si?"
"Ecco...Sappi che sei il mio
puffetto."
"Ma dai. Mi fa piacere saperlo."
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Capitolo 4 *** Dentro ***
Dentro
Yomi
ed Elena sono ancora in giardino, mentre
Sakito e Sara, con gli altri Nightmare, sono in cucina.
"Yomi?" dice Elena.
"Si piccolina?"
"Ecco, tu per me sei molto prezioso. Fin da quando ti ho visto nella
foto
mi sei piaciuto. Sei molto tenero, con l'altezza che ti ritrovi. E io
ti voglio
molto bene, anzi no, ti stimo molto."
"Mi fa piacere saperlo. Sai, a causa del fatto che ero basso, sono
stato
spesso preso in giro dai miei compagni di scuola, quando ancora
frequentavo le
elementari. Ma in realtà non hanno mai smesso di farlo. Non
so perchè te ne ho
parlato così, forse solo perchè mi fidavo...
Comunque per te sto iniziando a provare qualcosa di simile ad
un'amicizia.
Ovviamente non è come quella che ho con i Nightmare, ma
è una cosa molto
simile. Poi vedremo che ne verrà fuori."
"Andiamo su, sicuramente mia sorella vorrà suonare il piano."
L'espressione del vocalist, a quel punto, si fa crucciata.
"Lo suona sempre a quest'ora." spiega lei.
Così i due lasciano il giardino e salgono lo scalone di
quella villa.
Trovano Sara con gli altri nella sala della musica, sta suonando al
pianoforte
Ma Chèrie dei Malice Mizer.
Sakito si avvicina a lei, e, dopo essersi seduto sulla seggiola, inizia
ad
accompagnarla.
Dopo alcuni minuti quella magica maestria scompare, Sakito e Sara si
fermano,
incrociano i loro sguardi, e delicati si siedono l'una tra le braccia
dell'altro, sul grande divano nero (molto elegante).
Così il resto dei Nightmare li lascia soli.
"E' da un po' che vorrebbero restare soli così, concediamo
loro momenti di
intimità" dice infatti Elena.
"Elena, parlaci un po' di te. Voremmo conoscerti meglio." dice
Hitsugi.
"Beh, ho tredici anni, voglio molto bene alla mia sorellina, la
proteggo
come posso, lei mi insegna tutto ciò che sa.
Amo il Giappone, la scrittura e la pronuncia giapponesi, la musica ed
il Visual
Kei.
E stravedo per i Nightmare, in particolar modo per Yomi."
"Come se non si era capito." è la battuta di Yomi.
"Ah, si, poi c'è un'altra cosa..."
"Diccela!" incita Niya.
"No, no...Non c'è nient'altro che vi devo dire di me. Credo
che questo, in
linea generale, sia tutto."
"Ah. Capisco." dice Ruka.
"Certo che vivi in una bella casa" dice ancora Ruka.
"Eh si...Sara mi ha raccontato che questa è la casa di un
nostro lontano
parente ormai deceduto. Aveva lasciato la casa a nostra madre Marina.
Ma lei è morta in un incidente stradale quando io avevo due
anni.
Credo che neanche mia sorella si ricordi di quel periodo, era
così piccola
anche lei.
Mi dispiace solo di non essere cresciuta con una mamma buona.
Anche se mia sorella lo è eccome." termina il racconto
guardando per
terra, molto triste.
Yomi, che evidentemente si è accorto dell'importanza che
riveste per Elena, si
avvicina di più a lei e la abbraccia forte.
"Ci dispiace molto." dicono Hitsugi e Niya.
“Mh-Mh.
Grazie dell’interessamento.”
Sara
e Sakito sono
ancora sul divano nero, la porta si chiude alle loro spalle, la grande
finestra
che da sul giardino è aperta, per far entrare il venticello
primaverile, che
scompiglia i loro capelli.
"Sara, ti ho già detto quanto sei importante per me?"
"Certo, ma ripetimelo. Vorrei sentirmelo dire ancora dalle tue
bellissime
labbra."
Così le loro labbra si sfiorano ancora, in un "daisuki"
pronunciato a
fior di labbra, con il sapore dei ciliegi in bocca.
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Capitolo 5 *** Solo io, solo tu ***
Solo io. Solo tu.
"Io
e Lena vorremmo stare un po' da soli, se ce lo permettete." dice Yomi.
"Certo, andate
pure se dovete. Ma tornate prima che faccia buio!" dice Ruka. Vuole
solo assicurarsi che non spariscano.
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"Lena, vieni,
andiamo. Devo parlarti di una cosa molto importante."
"Ok. Ora ti
seguo."
Lena cammina
serenamente al fianco di Yomi, tenendogli la mano.
Lui la stringe
a lei. E' una bellissima giornata di sole, dopotutto è quasi
estate, e i due camminano tranquillamente per il bosco dietro alla casa.
Passano sotto
gli alberi, in messo a piccoli dossi, tra l'erba alta e le erbe
officinali.
E ridono,
scherzano, come se si conoscessero da sempre.
Yomi conduce
la ragazzina fino ad un fiume, in un punto in cui una cascata mostra i
vari colori che l'acqua può avere riflettendo la luce.
La fa sedere
in modo dolce accanto a lui, poi le stringe la mano.
"Sai, Lena,
per me cominci ad essere importante."
"Cosa?
Davvero? Oh, Yomi... Sono tanto contenta di esserlo. Spero che davvero
i Nightmare abbiano successo..."
"Lo spero
anch'io. Sakito è bravo, Hitsugi è bravo, Niya e
Ruka lo sono molto."
"A me sta
tanto simpatico Hitsugi. Qualcuno gli ha mai detto che somiglia a un
gatto?"
"Io gliel'ho
detto."
"Ah. E'
così cuccioloso... Ma mai quanto te. Con l'altezza che hai
sei tenero..."
"Lo so..."
dice Yomi baciandola dolcemente sulle labbra.
"Cos..."
"Shht... Sta
calma Lena, tranquilla, vorrei solo baciarti ancora."
"Ti voglio
bene..."
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Capitolo 6 *** dentro. una delle paure di Elena ***
DENTRO. UNA DELLE PAURE DI
ELENA
Quando
Yomi torna con Lena alla sua casa, il sole sta già
tramontando.
Rientrano
proprio appena prima del tramonto. "Eccoci!" annuncia infatti lei.
"Ah, siete
tornati, finalmente." dice Ruka.
"Che avete
fatto di così bello?" Niya.
E'
così che Lena e Yomi si uniscono un'altra volta in un bacio.
Ma in quel momento, oltre agli sguardi un poco allibiti di Ruka, Niya e
Hitsugi, nella stanza ci sono anche Sara e Sakito. Solo in quel
momento, però, non dopo. Quindi vedono tutto.
"Ciao Le..."
Sara "Oh, Lena, finalmente hai trovato il ragazzo! Era ora che tu ti
decidessi!"
"Perchè?"
chiedono gli altri Naito.
"Lena
è sempre stata molto timida, io ho cercato per anni di
smuovere questa situazione. Forse il fatto che ora conosca nuova gente,
cioè voi, la sta aiutando a sbloccarsi. Temevo che soffrisse
di agorafobia*, ma a quanto pare non è così."
"A-Agorafobia?"
chiede Hitsugi.
"Si. Deriva
dal greco àgora-piazza. E' la fobia della piazza, ovvero la
paura di recarsi in luoghi affollati o all'aperto." spiega Niya.
"Niya so
già le implicazioni dell'agorafobia..." a parlare
interrompendo quasi il discorso di Niya è Ruka.
"Agorafobia?
E' vero quello che dice tua sorella, Lena?" chiede Yomi.
"Hm...
Purtroppo si. Non sappiamo esattamente se cio' che mi ha colpito sia
agorafobia o meno. Mia sorella ha studiato medicina per soli due anni e
solo a livello parauniversitario, esattamente come stavo facendo io
prima dell'altra malattia. Dato che non sono mai stata visitata da un
medico, non lo sappiamo."
"Però
è strano. Mi sei parsa molto docile ad essere condotta, non
parevi essere innervosita da cosa alcuna o infastidita, mentre
camminavamo..."
"Lo so, quando
passeggio con qualcuno accanto mi scordo che sono in un luogo aperto.
Non so neanche perchè. Cioè...Quando sono con
qualcuno, è come se mi dimenticassi di essere fobica. Quindi
passeggio tranquilla."
"Ah. E l'altra
paura, quale sarebbe?" chiede Yomi.
"Di quello non
voglio parlare ancora, non mi sento pronta. Quando me la
sentirò, sarete i primi a saperlo."
"Grazie" Niya.
"Ehm...Sakitokun,
perchè non dormite qui, stanotte?" chiede ad un certo punto
Sara.
"E
perchè mai?" chiede l'interessato, curioso.
"Perchè
questa casa è molto grande, la notte noi due da sole abbiamo
paura, senza uomini..." spiega Elena.
"Ok, accetto.
Siete d'accordo ragazzi?" chiede Yomi, un po'a tutti.
"La casa
è grande, ci sono una stanza per gli ospiti con due letti a
questo piano e due bagni, se e quando ne avrete bisogno. Uno
è qui, l'altro è sopra." spiega Sara.
"Capito. Io e
Niya staremo in un letto e Ruka nell'altro. Buonanotte" dice Hitsugi.
"Ah, Hitsu!"
Hitsugi si volta, Yomi lo guarda "So che lo sai già, ma Lena
mi ha detto di dirti che sei un gattino!"
"Miau!!"
Così
se ne vanno a letto tutti, tra generali risate.
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Nella
camera di Elena
"Yomi, sei
sicuro che Hitsugi e Niya dormiranno bene, nel letto insieme?"
"Si, lo fanno
spesso...Ma non sono gay, cioè...Come dire, forse un po' lo
sono, ma non lo sanno bene neanche loro, figurati io...Notte amore!"
"Notte!"
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Nella
camera di Sara
"Sakito?"
"Si, itoshii?"
"Ti voglio
tanto bene."
"Anch'io
Itoshii. Come va la malattia di tua sorella?"
"La forte
ansia che l'ha colpita in Russia a causa di un sistema scolastico
troppo rigido sulle assenze, di una salute cagionevole e di un freddo
quasi assurdo ora pare migliorare. Forse è davvero una
fortuna che abbia incontrato voi Nightmare. Qui il clima in estate
è molto calso, il suo asma sta migliorando. La sua forte
ansia l'ho vista a tratti sparire, poco fa, quando eravamo tutti
insieme in sala. Forse un giorno guarirà del
tutto...Gaahn..."
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Capitolo 7 *** Incubo ***
Eccomi, finalmente sono tornata. L'esame mi è andato bene, e di questo sono molto felice. Ho trovato ispirazione dopo tanto ed eccomi che torno a scrivere. Questo é un capitolo con il pov di Lena. In cui si spiega la sua paura. Spero che piaccia!!
Incubo
Sento dei rumori intorno a me.
Dove sono? Non capisco.
Apro gli occhi. Quel luogo lo riconoscerei tra mille.
Subito una nausea inizia a farla da padrone nel mio corpo. Ma perché nella scuola dei migliori devo sempre stare male?
Perchè un sistema scolastico tanto rigido?
Ci sono solo alcuni giorni in cui non dobbiamo studiare, ma per il resto siamo sempre pieni di esami.
Mia sorella... Ripenso al suo sorriso e sto così bene... Perchè mia sorella é fantastica: la migliore della scuola, ammirata da tutti, studenti e professori. E la cosa più assurda, o almeno quella che io capisco meno di tutti, è che lei non sembra essere come me, non pare accusare neanche un minimo colpo di stanchezza.
Studia molto, spesso aiuta anche me, forse nel tentativo di sbloccare questa strana situazione.
Mi ha spesso raccontato di mamma Marina, per cui quel poco che io so di lei viene sempre arricchito da mia sorella.
E gli insegnanti qui di me dicono che io senza madre non combino un bel nulla, che sono una nullafacente solo perchè (a quanto pare) non riesco più a stare al passo con un programma molto rigido.
Per fortuna qui le punizioni corporali non esistono più, altrimenti mi sa che sarei già entrata per l'ennesima volta in pronto soccorso...
"Ivanovna Serede'va! Cosa ho detto?" una voce mi ha chiamato. Guardo davanti a me, c'è la professoressa di storia. Mi guarda male.
"Come?" chiedo, ancora scossa.
"Di che stavo parlando? Qui non ti è permesso fare domande! Sei nell'esclusivo collegio intitolato all'ultima Famiglia Imperiale Russa!"
"Lo so, signora, mi scusi"
"Fuori dalla classe!"
"Ma..."
"Ho detto fuori dalla classe! Ti è già stato detto che non arriverai mai a nulla facendo così. Addormentarsi sul banco e cadere nelle ore di ginnastica all'aperto sono un modo per dire che sei debole?"
"Signora quando si fa ginnastica è freddo"
"Non deve importare a me. Ti teniamo qui, Serede'va, solo perchè tu sei l'ultima discendente accertata della famiglia imperiale."
"Lo so, Sara mi ha detto tutto." Così esco, tra le generali risate dei miei compagni.
Poco dopo il suono della campanella, vedo un ragazzo uscire dalla mia classe. Mia sorella sarà ancora nella sua aula.
"Forse la tua sorellina sta sbagliando. Lei sarà anche una discendente dei Romanov, ma tu non lo sembri affatto.Porti disonore al collegio se continui ad addormentarti" lo sento dire, mentre ride. Non sopporto un affronto del genere verso la mia famiglia. Ma dopotutto, lui forse ha ragione. Ho uno scatto d'ira, che non so neanche controllare, e così gli mollo un sonoro schiaffo. Ops. Non è stato giusto forse.
Ivan chiama l'insegnante. Vengo ancora aspramente sgridata.
Ho perduto il controllo di me, quando mi accorgo della bacchetta che la professoressa tiene in mano. La sta già preparando.
"Spogliati." Così faccio.
Vengo fortemente picchiata, sto pregando perchè quest'umiliazione smetta. Perchè io? Non è neanche giusto assegnarci un esame ogni tre giorni.
"Basta, bastaa..." comincio a dire.
Sento che qualcuno mi scuote, non so chi è, ma forse, finalmente, quest'odissea è finita.
"Lena, Lena, sono io!"
D'improvviso apro gli occhi e scatto in avanti "Oh...Oh...M-Ma io..."
Yomi è accanto a me, mi tiene la mano.
"Lena, amore, che è successo?"
"Mh-mh, n-non è niente, Yomi."
"E' stato un incubo? Non c'è niente di vero, niente."
"Ok. Stringimi, per favore."
E così lui fa. Mi tiene stretta a sè, come il più prezioso dei gioielli. |
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Capitolo 8 *** Ti Racconto... ***
Ti Racconto...
"Amore
mio, oh piccola, che ti è successo?"
"Y-Yomi, oh
Yomi... Ho avuto un incubo terribile..."
"Raccontamelo.
In genere queste cose aiutano. Sta' calma e respira profondamente"
disse Yomi con voce molto assonnata.
L'incubo era
venuto alla sua Lena, a quanto pare, nel pieno della notte.
E quindi lo
aveva svegliato, dato che lei si era addormentata sopra di lui, con i
suoi movimenti agitati lo aveva svegliato.
"Ok, ok,
piccolo Yomi. Mhm...Ero a scuola in Russia. Prima di venire qui in
Giappone, io e Sara frequentavamo la scuola d'élite dei
russi, in quanto ultime discendenti accertate della dinastia Romanov.
Infatti io sono la bisnipote, insieme a mia sorella, della tsarina
Alexandra. Lei aveva rapporti extraconiugali con ufficiali e
sottufficiali della corona. Nei periodi in cui il suo amato Nicola era
in battaglia, e aveva lasciato a lei, inesperta, la guida dello zarato,
si sentiva molto sola. Per sopperire a questa mancanza ebbe queste
relazioni.
In quella
scuola a tutt'oggi si usa un metodo coercitivo molto forte e
destabilizzante."
"Punizioni
corporali." indovinò Yomi.
"Esatto.
Poichè io ero affetta da "ansia della scuola", chiamiamola
così, venivo spesso richiamata, perchè restavo
indietro con il compito. Sebbene Sara mi aiutasse molto spesso, non
riuscivo mai a restare in pari con lo studio. Ma quando Sara seppe che
mi avevano bastonato il sedere nudo davanti a tutti, andò
con me per mano alla segreteria, e ritirò l'iscrizione. E
non sai che liberazione fu per me."
"Posso capire,
invece, amore mio. Devi aver sofferto molto, piccola. Su, sono qui, non
piangere. E' passato, passato." Così Yomi si mise a cantare
delle canzoni in inglese per calmare la sua piccola.
"Yomi, tu
sai... Mi hanno fatto tanto male...Yomi, Yomi..."
"Lo so,
piccola. Shht. Ciò di cui parli in Giappone è
molto diffuso, si chiama Sindrome
Tokyoko, o qualcosa del genere,
se non sbaglio. E' la sindrome della paura della scuola, e ne sono
colpiti coloro che frequentano istituti di prestigio. Perchè
la pressione affinchè restino sempre i migliori è
elevatissima. Immagino che quei tipi là senza alcun cuore,
ti tenessero lì solo perchè tu sei l'ultima dei
Romanov."
"Già.
Amore, stringimi..."
"Shht, buona
notte, Yelena Romanova."
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Capitolo 9 *** Finto topo d'appartamento ***
Finto topo d'appartamento
Vi prego di perdonarmi. La mia mente ha partorito questo
"coso esilarante" (almeno per me).
Mi sono divertita un casino a scriverlo.
Spero che diverta anche voi mentre lo leggete.
XDDDD
Chiedo scusa alla piccola Kohai (nel caso le venga un'infarto da troppe
risate.) Ho cercato di rendere comica questa scena.
Yomi da fuori
sentiva dei passi.
"Oddio,
ecco, sono i ladri di cui le ragazze hanno paura" pensò.
Dovette
raccogliere tutto il coraggio che aveva in corpo (per quanto fosse
intelligente, era anche un gran fifone).
Ma il pensiero
della sua piccola Lena nel letto accanto a lui, della sua Lena a cui
sarebbe potuta accadere una cosa terribile, gli dava coraggio.
"Devo
proteggerla" si disse.
Quindi
agguantò qualcosa di non ben precisato, forse un bastone
(alle sue mani sembrava un bastone), e si mise di soppiatto davanti
alla porta.
Questa si
aprì, rivelando un'ombra minacciosa, che si stava
avvicinando sempre più.
Yomi prese un
profondo respiro.
"Ma che
succede qui??" quella voce la riconosceva.
Era la voce
assonnata di Sara.
"Sara
abbassatiii!!" urlò Yomi.
Il povero
sventurato che era davanti a lei si voltò come per dire
"eh??", probabilmente vide Sara abbassarsi.
STOMPF!
E fu
così che quell'aggeggio dal nome ancora sconosciuto che Yomi
aveva in mano, si scagliò con un tonfo piuttosto doloroso
sulla testa del malcapitato.
"AHA, ti ho
sistemato, ladruncolo da strapazzo. Ora non terrorizzerai
più le ragazze!"
Sara, che
oltrepassò il corpo, accese la luce.
Sua sorella si
era svegliata, e in faccia aveva un'espressione del tipo "ma
che caspiterina sta succedendo?".
Quando la luce
fece sparire le tenebre, Yomi, tutto felice con quell'aggeggio ancora
in mano, dovette ricredersi.
Quindi quel
coso aveva un nome! Era il manico della scopa!
"Eh?? Che ci
fa Sakito qui??" si chiese il ragazzo, come se avesse visto la terra
per la prima volta.
Niya
andò a verificare se per caso a spaventare Lena fosse stato
un topo, o peggio, un topo d'appartamento.
Si
avvicinò con una spada katana saldamente chiusa nel fodero.
Quando la
tirò fuori, scoprì che il "topo" era
già steso a terra. Probabilmente nel mondo dei sogni.
"Oh, no,
Sakito..." disse Sara. "Avevamo sentito un forte pianto provenire da
qui, così siamo andati a vedere. Almeno non mi hai
colpito..."
"Scusa, ora lo
porterò in camera. Si riprenderà, vedrai." Con un
po' di fatica, Yomi prese Sakito svenuto sulla sua schiena e lo
portò nell'altra stanza, qualche metro più in
là, con l'aiuto di Niya.
Hitsugi era
accucciato sotto al suo letto.
"Allora? Hai
trovato il ladro? Allora? Allora?"
Accidenti a
Hitsugi, forse era il caso di tappargli la bocca col nastro.
Ruka
osservò la scena dallo stipite della porta, pronto ad
intervenire o a scappare quando necessario. Magari lasciando Hitsugi
sotto al letto.
Il
mattino dopo...
"Yomiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii..."
[...]
|
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Capitolo 10 *** Scuola ***
Salto Maledetto
Vi
chiedo di scusarmi, sono terribilmente in ritardo con la
pubblicazione, ma ho avuto un piccolo blocco. Ora almeno è
superato. Sarò via per un mese, devo vedere per
l'Università. Bhè almeno potrò
scrivere su carta...
SCUOLA
"Sara, tra
poco comincia la scuola... Ma ho un po' paura. Temo di
finire come a Mosca..."
"Non pensarci,
sorellina. Potremmo chiedere ai ragazzi come la scuola
è qui. Che ne dici?"
"Uhm...Ok"
"Yomi, Ruka?
Dove siete?" chiamò Sara. Arrivarono tutti e
cinque i ragazzi.
"Che
c'è? Qualcosa non va, cara?" chiese Sakito.
"Volevo sapere
com'è organizzata la scuola giapponese. Noi
sappiamo soltanto che è estremamente dura." lo interruppe
Lena.
Yomi
chiarì il suo dubbio. "Hai ragione, è
estremamente
competitiva. Infatti, ancora oggi c'è meritocrazia. Ci sono
dei
periodi dell'anno scolastico in cui gli studenti hanno cinque o sei
esami al giorno, che si alternano a periodi senza esami."
"Le lezioni
durano dalle otto del mattino alle quattro del pomeriggio.
Alle cinque ci sono corsi di alto livello tenuti nelle juku serali."
aggiunse Ruka.
Hitsugi
completò il discorso: "Già. Sempre per la
meritocrazia. Voi sapete già che le due
università
più prestigiose del Giappone, sono quella di Tokyo e quella
di
Kyoto?"
"Si" risposero
le ragazze.
"Chi vuole
accedere a queste università fin da quando ha
sette o
otto anni frequenta le juku serali, che dalle cinque del pomeriggio
durano fino anche alle due di notte. Ma una volta che si è
entrati nelle università, è impossibile uscirne.
Ovviamente per accedere bisogna ottenere un diploma di scuola superiore
con ottimi voti." continuò Yomi.
"Capisco...Beh,
tra qualche giorno inizieremo la scuola superiore qui.
Volevo iscrivermi al club di ginnastica, come Sara."
"Ginnastica
artistica. E' offerta da...Da quali scuole?" chiese Niya.
"Boh. Potremmo
controllare." Era Hitsugi, tornato in vita quando
sentì la parola ginnastica.
Pensare
che Hitsugi odiava la ginnastica,
al massimo nuotava o giocava a tennis. Ma nulla di
più.
"Comunque tu
come hai fatto ad azzeccarci?"
"Sulla
ginnastica artistica? Boh, ho sparato così, a caso..."
Qualche
giorno dopo, all'ora di pranzo...
"Uhm...Dovrei
chiedere a
Yomi di venirmi a prendere...Comunque qui mi sento bene. Pensavo ci
fosse di peggio..." pensò Lena.
"Ciao, Yelena.
Mi chiamo Yoko."
"Ciao,Yoko."
"Tu hai un
nome straniero...sei russa?"
"Indovinato."
"Cavolo...Deve
essere bello quel posto..."
"Già,
è molto bello" disse Lena tra una pausa e
l'altra,
mentre mangiava il suo riso bollito, prendendolo dal bento con gli
stecchetti, come una qualsiasi giapponese. "Che hai nel tuo bento?"
chiese poi, curiosa, alla sua nuova amica.
"Onigiri e
tempura."
"Mi piace la
tempura. Mia sorella sa cucinare delle ottime frittate."
"Davvero? Ne
sono contenta. Sai che mio padre è uno chef?"
svelò Yoko.
"Cosa?
Davvero, Yoko?? Beata...Tu sei fortunata ad avere un padre." e
Lena divenne triste.
"Perchè?
Cos'è successo??"
"Io sono
orfana, di me si prende cura mia sorella Sara."
"Quella bella
ragazza che frequenta il terzo anno? Scusami, non volevo
essere invadente."
"Non fa nulla
Yoko. Su, torniamo dentro, adesso c'è lezione
di arte."
"Ok"
Tutte le
lezioni andarono bene. Lena si sentiva a casa in quel posto,
in cui trovava il viso sorridente di Yoko, l'andatura rassicurante dei
suoi professori, con le loro spiegazioni lunghe, a volte prive di senso
e quasi noiose, ma che comunque erano belle. E si sentiva protetta dal
suo serā fuku rosso e bianco.
Quando alle
quattro in punto le lezioni finirono e la campanella
suonò, cercò per i corridoi sua sorella Sara.
"Ciao,
sorellina. Com'è andato il tuo primo giorno?"
"Benissimo. Ho
già conosciuto una persona. Eccola, sorella,
questa è Yoko."
Le ragazze si
presentarono.
"Allora io vi
lascio qui. Sakito mi aveva chiesto se uscivamo solo io e
lui."
"D'accordo,
sorella. Yoko, tra poco dovrebbe arrivare un ragazzetto
basso, col sorriso pronto. Quindi ora vado. Ma se domani ti va potremmo
fare gli esercizi in biblioteca."
"Ok, ciao!".
E
così Lena uscì nel giardino della scuola. Yomi
era proprio dove le aveva promesso di essere, all'entrata.
Insieme si
addentrarono per le vie coperte da un sottile ma forte
strato di freddo
Era leggero,
tuttavia per scaldarsi si abbracciarono.
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Capitolo 11 *** A casa dei Mea... ***
A casa dei Mea...
Sara era nel giardino della scuola, quando guardò verso il
cancello e vide Elena allontanarsi, insieme a Yomi.
"Sara, mi senti?"
"Uhm? Ah, si, Kumiko, dimmi"
"La biblioteca della scuola è aperta. Volevo fare i compiti
con te, sempre se non avevi altro da fare."
"Cos'è che non hai capito? Purtroppo ho poco tempo per
aiutarti, devo prendermi cura di mia sorella, lo sai."
"Ma non hai visto che si è allontanata?"
"Ah, acccidenti! Allora è proprio fissata con lui! Come
sospettavo."
"Eh?? Ma che stai dicendo, Sara??"
"Come?? Nulla, nulla, Kumiko. Che fai ancora lì? Vieni, no?"
[...]
"Ecco, ora abbiamo finito i compiti. Grazie Sara, hai chiarito il mio
dubbio su quell'esercizio di inglese."
"Ne sono felice, Kumiko. In fondo io studio l'inglese da ormai sette
anni, posso aiutarti ancora, se vuoi."
"Ma Sara, non hai detto che devi prenderti cura di tua sorella?"
"Certo, ma so che se è con Yomi è al sicuro dal
male."
"Quale male?"
"Nulla, te lo spiegherò domani alla pausa."
"Uhm. Ok!" disse Kumiko con un sorriso alla sua nuova amica.
"Ora devo andare da Sakito. Felice di averti aiutata." e si diresse
alle toilettes per le ragazze.
Poi si chiuse a chiave nel terzo bagno. Poteva solo sperare che Toire
No Hanako San* fosse buona con lei e che la coprisse.
"Pronto, amore? Mi verresti a prendere davanti alla scuola, per
favore?".
"Certo, itoshii. Tra poco sarò da te. Volevo parlarti di
qualcosa."
Sara ripose il suo prezioso cellulare (strumento per altro vietatissimo
alla prestigiosa Tokugan Tyuugakko) nel suo zaino.
Uscita dalle toilettes, stanca, si recò lentamente
all'uscita della scuola.
Si mise a pensare a quel qualcosa a cui si riferiva Sakito. Sperava
solo che a Niya e a Ruka (o agli altri) non fosse accaduto nulla.
Dopo circa trenta minuti vide il suo Sakito arrivare, in compagnia di
Ruka e Hitsugi.
"Ciao, ragazzi"
"Ciao, Sara. Sai dov'è Yomi?"
"E' andato a prendere Lena, di certo saranno insieme, Ruka. Ah, Sakito,
cos'è che mi volevi dire?" chiese la ragazza, anche
piuttosto preoccupata.
Se agli altri non era accaduto niente, allora voleva dire che i
Nightmare molot probabilmente... No, non poteva neanche pensarci.
"Volevo solo dirti di venire agli studi, domani facciamo uscire il
nostro prossimo singolo."
A quel punto, la faccia di Sara corrispondeva a quella di un pesce
lesso.
"Ah. A-a-agli studi. Ma ma ma certo..."
"Cerca di contenerti" si
disse.
"Però... Non sono mai stata in uno studio di registrazione
prima d'ora."
"Lo vedrai. E' installato nel nostro appartamento. Insonorizzato" disse
Hitsugi. Incuriosendola, anche.
"Non vedo l'ora. Prima però devo cambiarmi." disse indicando
il suo sailor fuku rosso.
"Allora ecco il cambio."
A quel punto, Sara fulminò Niya, da cui era uscita la frase,
con lo sguardo.
"Tu! Brutto perv..."
"Ah aha ahaha!! Ferma Sara. Amore sono stato io a sceglierti il cambio."
"Ah. Scusate."
Giunti a casa dei Mea, Sara se ne uscì con "Non mi spia
nessuno, mentre mi cambio, vero??"
*Toire no Hanako San= Hanako delle toilettes, ovvero una sottospecie di spiritello che vivrebbe nel bagno dietro la terza porta. Nei bagni delle scuole, soprattutto elementari, un po' meno le medie. A volte è buona, a volte è girata male e fa i dispetti.
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Capitolo 12 *** Compito, studio e noi... ***
Miracle
Compito,
studio e noi...
"Uhm...No, Lena... Devi
fare così... il calcolo non è questo...
è diviso dieci per tre"
"Ah. Ah si, scusami, ma
è
un po' di tempo che non tocco la matematica, e non riesco a scrivere
bene i
numeri"
"Capisco...Stai
tranquilla, abbiamo tutto il tempo, non farti prendere dalla fretta."
"Che bella voce che
hai..." disse Lena guardando in alto, con faccia sognante.
"Meno male che devi fare
il compito! Su, continua a scrivere..."
"Ah... D'...
D'accordo...Solo che se mi stai così attaccato è
un po' difficile..."
"Chissene importa del
compito, ormai hai capito il meccanismo anche se sbagli a scrivere,
è la
trentesima operazione che svolgi..." disse Yomi quasi strusciandosi al
suo
collo.
Con voce molto sonnacchiosa.
"Ah, tesoro...Tra poco
dovrebbe tornare Sakito con tua sorella... Almeno lei è
libera da cose, visto
che il compito lo hai fatto con me..."
"Già... Ma intanto una
cosa è successa, e qui sono serissima: non amo scherzare con
la salute delle
persone che amo, nè tanto meno con la mia. E' successo che
alla fine in un
qualche modo sei riuscito a calmarmi, saranno passate quattro ore dal
nostro
arrivo... Grazie."
"Ci ho messo quattro ore,
Lena, ma anche se dovessi metterci l'eternità per aiutarti a
guarire e a
riconquistare la fiducia negli altri, allora ci metterò
tutto il tempo che
serve, tutta l'eternità."
"Oh... Yomi..."
sussurrò Lena con un groppo in gola "Yomi...Grazie...Ti
prego...Non...Lasciarmi..."
"Shht, Lenočka...
Shht..." le sussurrò lui, tenendola teneramente per la vita.
Si stese
accanto a lei sul letto, e pensò a cantare con la sua voce
potente e dolce per
calmarla.
"Ah, Lena... Scusa se mi
sposto da qui, mando un messaggio a Sakito, per dirgli che io sono con
te a
casa tua, e non a casa nostra, in teoria mi aspettano lì per
le registrazioni
del primo singolo."
"Perchè non vai?
Potresti
lasciarmi qui, intanto lo sai che so badare a me stessa."
"Lo so benissimo, ma non
mi fido, non posso lasciarti sola, sei mia, ti amo, e poi..."
"Uhm... Messaggio
ricevuto..."
"Uhm... Che strano, come
mai non c'è nessuno?" si chiese Ruka, o forse, lo chiese
all'aria sopra di
lui, che gli rispose con un ululato.
"Si sta alzando il vento,
chissà dove sono andati a finire quei due..." gli chiese
Hitsugi.
"Io non ne ho
idea...Magari lo sa Sara, solo che è rimasta indietro con
quel dongiovanni del
nostro leader...Guardali, sono là a scambiarsi
smancerie...Che teneri..."
fu l'opinione di Niya, forse anche poco condivisa.
"Bleah! Ah, ma li vedi??
Sono dietro di noi da mezz'ora, sono sempre rimasti indietro...Avranno
un'overdose da zucchero!" dissero in contemporanea gli altri due.
"Taka non la smettono,
falli smettere... Mi dà fastidio..."
"Ma certo...Basta voi!"
"Certo, Taka...
scusaci...."
"Ah, Sara, sai dov'è
Lena
con Yomi...Ho capito che si sono allontanati insieme, ma
così non si
fa..." chiese ancora Ruka.
"Lena è abituata a
tornare subito a casa nostra, gliel'ho detto io. Così lei si
sente più sicura,
e lo sono anche io. Ma in fondo con lei c'è Yomi. Lei si
sente al sicuro, ed
ora che anche io lo conosco bene, mi sento più tranquilla."
"Certo, capisco..."
"Mi è arrivato un
messaggio" ed effettivamente tutti sentirono dei trilli "Sono con Lena a casa sua, stiamo
alzandoci per venire Perfetto, tra
poco saranno qui, visto Ruka??"
"Uhm... si..."
"Siamo tornati!"
"Ciao, Lena! Che avete
fatto?"
"Yomi mi ha aiutato a
fare il compito... E' stato strano, quasi divertente..."
"Che compito avevi?"
"Uhm... Dovevo svolgere
delle identità, e poi fare dei calcoli, delle equazioni e
risolvere quesiti."
"Come??" aveva una
faccia stravolta "Sei riuscita a farle??" poi spostò il suo
sguardo a
quello di Yomi "Si, l'ho aiutata io... Ci abbiamo messo quattro ore, ma
li
abbiamo finiti..."
"Davvero...Wow... Hai
aiutato mia sorella a guarire, o comunque sembra funzionare...." disse
con
occhi molto lucidi. Quel giorno le due sorelle parevano avere voglia di
piangere.
"Tutto ok, Sara?"
chiese dolcemente Sakito.
"Uhm... Si...Coraggio,
andiamo in studio."
"D'accordo."
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Capitolo 13 *** Perchè sei saltata, sorellina mia...? ***
Sto seduta sulla
fredda seggiolina
della sala d'attesa per le emergenze. Mia sorella era entrata
da poco, ma
io sembro non essermene accorta.
"Perchè la mia sorellina non guarisce?" mi chiedo. Piango,
ormai
piango disperata.
Sento Sakito respirare accanto a me.
"Perchè, Sakichan? Perchè è successa a
lei una cosa simile?"
"Io non lo so. Molto probabilmente era destino. Cio' che è
successo a tua
sorella è atroce. Stai tranquilla, andrà tutto
bene."
"E' solo colpa mia! Lei molto probabilmente resterà
tetraplegica per il
resto dei suoi giorni. La colpa è mia, non sua..."
"Non darti la colpa di cose che non potevi prevedere, amore mio... Su,
ora
piangi. Potrai piangere finchè vorrai. Non ti giudico per
questo."
Così inizio a piangere, verso lacrime che sembrano non avere
una fine. Lacrime
salate, sono persa nella disperazione più totale.
Mi appoggio alle spalle del mio Sakito, ora è lui il mio
sostegno.
"Sakito"
"Cosa, amore?"
"Vieni con me, ti prego. Noi torniamo tra poco, se dovessero esserci
delle
novità..."
"Avvisateci subito." conclude lui.
Insieme ci allontaniamo.
"Sai, Sakito... Quando la mia sorellina si è ammalata, siamo
venute in
questo ospedale, per farla visitare. C'è anche una cappella.
Potresti
accompagnarmi a pregare per lei?" gli confesso, con un nodo alla gola.
Credo che ormai l'unica cosa che posso fare sia affidarsi al Signore.
Lui mi fa cenno di sì, e insieme entriamo nella piccola
cappella. Mi
inginocchio di fronte all'abside, guardando il crocifisso. Congiungo le
mani
davanti a me, e inizio la preghiera.
"Oh, Signore...Che cosa sta succedendo?? Perchè mai alla mia
piccola Lena
è successo tutto questo??
Il male che ha colpito la mia sorellina, è forse una
punizione per gli errori
che ho commesso in passato? Se è così colpisci
me, ma salva Lena!!" e
torno a piangere. Sento le mani del mio dolce Sakito che mi tengono
stretta.
"Sakito... Dove sei??"
"Shht...Shht...Sono qui... Non ti agitare, tua sorella si
sveglierà. Sono
sicuro che il signore ha ascoltato la tua preghiera disperata."
Lentamente, dopo aver finito la preghiera, torniamo dagli altri.
Guardo Yomi, che sembra essersi perduto. "Che ora è?"
domanda.
Hitsugi estrae il cellulare. "E' passata solo mezz'ora."
Mezz'ora. Solo mezz'ora.
Mezz'ora durante la quale prego e spero, che la mia piccola
sorellina Lena
si salvi. Yomi si attacca ancora di più a Niya. Che
può solo stringerlo e
pregare per lei, come credo che stiano facendo tutti.
"Niya...Ruka... Voi... Voi sapete se... Se Lena ce la
farà?"
"Io non... Certo. Certo che Yelena ce la farà"
è la pronta
risposta del bassista.
"Ce la farà. Dobbiamo solo avere fiducia nel medico." dice
Hitsugi,
che piano, si lascia abbracciare da Yomi.
Restiamo fermi immobili, in un tempo che pare essersi fermato. Un tempo
che ci
deride, perchè siamo solo impotenti esseri umani, che nulla
possono dinanzi al
destino, qualora esso sia crudele.
Oh, speranza, perchè mai la mia persona cara non
può essere serena? Perchè
sono così tormentato? dice Yomi.
Entro insieme agli altri ragazzi nella stanza della mia sorellina Lena, quando vedo che il medico esce. Parlo in russo con il medico.
Perchè vorrei capire meglio.
Quando abbiamo finito entriamo.
Lei sta lì, nel letto bianco, coperta da un
lenzuolo, di quelli da
ospedale, pure bianco. Quattro aghi le perforano le braccia, due sono
per i liquidi,
gli altri due non lo so.
il nome di queste medicine mi è oscuro, se solo lo sapessi,
potrei avere una
speranza. E’ intubata. Non può dirci come sta,
perché è del tutto incosciente.
“Se
io non le avessi mai chiesto di essere la migliore, forse tutto
questo non sarebbe mai accaduto…”. Gli altri mi
guardano atterriti. E’ vero, io ho chiesto a Lena di essere la migliore. “Forse avrei dovuto dosare le parole”
dico, colpevole e consapevole del suo stato.
Guardo
Yomi, che non crede ai suoi occhi, poi sposto lo sguardo sulla mia sorellina.
“Sorellina, sai, sei sempre stata tu la più piccola tra noi due. Dopo la morte di
nostra madre
Marina, ho cercato di crescerti prendendo io il suo ruolo nella tua
vita. Ho
cercato di essere una madre buona e generosa, che ti insegnasse a
distinguere
il bene dal male. Ma nessuna madre ammazzerebbe mai la propria
figlia… Scus-ami…”
Sakito mi è sempre vicino, forse spera che io non mi uccida
nel caso Lena
muoia, beh, si sbaglia di grosso. Ma se lui non tenesse a me, non
sarebbe qui accanto
ora.
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Capitolo 14 *** capitolo finale ***
Finish:
questo è l’ultimo capitolo della fiction. Spero
che vi piaccia. Ci ho messo tutta me stessa. La colonna sonora
consigliata è Ray of Light-Nightmare.
La mia Lena si
è riuscita a riprendere in pochissimo tempo.
Mi sono così spaventato, quel giorno, quando ho sentito Sara
urlare.
Lena mi aveva detto che non vedeva l’ora che ci fosse il
saggio di ginnastica artistica di fine anno. Quindi si doveva
preparare.
Io nel frattempo le ho scritto una lettera, forse un giorno
diventerà una canzone vera e propria dei Nightmare.
Noi Nightmare nel frattempo abbiamo iniziato a farci un nome
nell’industria musicale, ora siamo parecchio seguiti. Forse
è proprio perché Hitsugi ormai si sente un gatto.
Nella lettera le dico che è un raggio di luce, da quel
momento se la tiene stretta al cuore, e noto che è tornata a
camminare.
Questo è un miracolo, visto come temevo che la mia vita
finisse.
Io le avevo promesso che l’avrei sempre protetta e amata. Ma
poi cosa è successo? Che io non sono neanche riuscito a
proteggerla, non mi sono accorto che la caviglia le faceva male,
perché lei non mi ha detto nulla.
Non mi ha detto che prima aveva eseguito il salto Mukhina, che era
caduta malamente sulla caviglia e che avrebbe dovuto restare ingessata
il giorno del saggio.
Alla Tokugan erano piuttosto severi, per non mettere a rischio le
reputazioni di tutti noi e portare onore alla sorella lei voleva
esserci.
Mi ha solo detto: ora guardate. Se mi avesse detto che era il Thomas
quello che stava per eseguire, allora l’avrei fermata! Ma no,
lei non ha detto niente, né a me, né alla
sorella.
A nessuno, ha parlato.
L’ho vista staccarsi da terra. L’ha fatto
malamente, non me ne sono accorto perché lei era di fronte a
me.
L’ho vista eseguire due rotazioni a 180°, e poi
cadere.
E’ caduta, ha picchiato forte il collo al pavimento
durissimo.
Perché è caduta di mento. La sua testa era
piegata troppo all’indietro. Era innaturale. Ho
visto Sara urlare disperata, Niya farsi avanti, prenderle il polso per
sentire i battiti.
“NON CI SONO!! NON LI HA!!” ha detto disperato. Io
ero bloccato dal terrore, quando ho urlato a Sakito di chiamare
l’ambulanza.
Mentre la portavano all’ospedale, dopo averla stabilizzata,
Ruka ci ha portati lì in macchina. Era il più
lucido e l’unico di noi che potesse guidare. Ed io, come
tutti gli altri, nel frattempo pregavo.
E’ rimasta in coma per un anno e mezzo. Un medico russo
specializzato nella ricostruzione delle prime vertebre, l’ha
operata dopo mezz’ora dal suo arrivo all’ospedale.
E’ stata una fortuna, era venuto
dall’Università di Mosca per insegnare ai
laureandi dell’Università di Sendai ad operare
persone con traumi del collo e della testa.
Cinque minuti dopo il nostro arrivo all’ospedale, lei
è stata portata in sala operatoria. Io ho pianto tutte le
mie lacrime, abbracciato ai ragazzi. Loro continuavano a dirmi che
andava tutto bene, che la nostra piccola Lena si sarebbe salvata. Sara
invece ha sbottato: “COME MAI SE ANDRA’ TUTTO BENE
LEI SEMBRA MORTA?!” Io quel giorno in cui si è
svegliata ero presente. L’ho vista aprire gli occhi e cercare
di respirare da sola da sveglia. Ho visto dopo tanto tempo quella
sfumatura blu dei suoi occhi che tanto mi erano mancati.
Mi sono messo a piangere dalla gioia, chiamando gli altri.
All’ospedale universitario di Sendai ha ricevuto dopo pochi
mesi le prime infusioni di cellule staminali. Ricordo che
all’inizio, quando era sulla sedia a rotelle, è
toccato a me spiegarle che c’era solo una piccola speranza
che lei tornasse a camminare. Mi ha domandato perdono per avermi tenuto
all’oscuro di tutto, guardandomi con quei suoi occhi
espressivissimi del rimorso che provava, perché oltretutto,
lei era pure divenuta muta.
“Se tu sarai accanto a me, come hai sempre fatto, io ce la
farò” mi ha detto con voce flebilissima, dopo
altri nove mesi di riabilitazione a Tokyo.
E ce l’ha fatta.
E siamo fieri di lei.
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