New Soul

di BigghLuv
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I don't want to grow up ***
Capitolo 2: *** Una serenità non priva di problemi ***
Capitolo 3: *** The time of truth ***
Capitolo 4: *** Stranezze e finte verità ***
Capitolo 5: *** I hope you understand ***
Capitolo 6: *** Sensazioni inaspettate ***
Capitolo 7: *** I'm a New Soul ***
Capitolo 8: *** Notte movimentata ***
Capitolo 9: *** Lost without you ***
Capitolo 10: *** Si ama perché si ama ***
Capitolo 11: *** Perché sei tu? ***
Capitolo 12: *** I'll never be the same again ***
Capitolo 13: *** Time To Say Goodbye ***
Capitolo 14: *** I can't forget you ***
Capitolo 15: *** It's too late to apologize ***
Capitolo 16: *** Everything can changes ***
Capitolo 17: *** Runaway-Epilogo ***



Capitolo 1
*** I don't want to grow up ***


 
 
Ciao a tutti :D
E’ sconcertante constatare di non essere riuscita a combinare granché dopo tanti buoni propositi, perché mi ero messa in testa anni fa l’idea di dover pubblicare tante piccolo ff di vario genere, ma…puff! Ispirazione e sanità mentale svanite nel nulla dopo soli due tentativi (le due ignobili ff già postate xD), perciò eccomi qui di nuovo, vecchia e pigra, a postare una storia scritta un beeeeel po’ di tempo fa *ero una tredicenne particolare xD*.
Sinceramente, mi auguro che questo mio lavoro di fantasia possa essere gradito, perché rileggendolo mi è parso abbastanza soddisfacente *pat pat sulla mia testolina*.
Che altro…spero possa piacervi e, nel caso ottenga un discreto successo, pubblicherò anche un’altra long di continuazione che devo solo ultimare avendola cominciata innumerevoli anni fa anch’ella e avendola ripresa solo due giorni fa xD
Non fate caso al linguaggio non molto forbito, ero piccina!
*Avvisa i gentili, anche troppo, lettori che sono arci gradite recensioni a catena per qualunque ragione: bannarmi, uccidermi o trapanarmi dopo esservi sorbiti questa lagna nel caso non vi piacesse.* Scherzi a parte, gradirei sul serio un’opinione da parte vostra a qualunque riguardo. Grazie a tutti! Buona lettura :D
 
 
 
 
 
 
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                                                                               I don’t want to grow up
 
 
Era una notte fredda e stellata; il vento emetteva un lungo e lamentoso grido passando tra le foglie degli alberi; in quel luogo le strade erano deserte, i palazzi grigi che sembravano disabitati da tempo erano l’unica cosa che balzava allo sguardo e sfiorava il cielo creando quasi un collegamento tra quel blu così intenso e quella terra così arida.
 
In uno di questi palazzi, quasi sottoterra, degli uomini incappucciati e vestiti di nero si erano riuniti intorno ad un vecchio tavolo e stavano parlando a bassa voce con dei sussurri che lasciavano trasparire il loro timore di essere scoperti, mentre discutevano questioni molto serie.
 
Questi uomini erano i Mangiamorte, gli ultimi seguaci rimasti dopo la morte di Lord Voldemort. In passato erano molto numerosi e per loro era stato facile invadere il mondo magico attaccando anche il ministero con Voldemort come guida e uccidendo tutti coloro che trovavano sulla loro strada, tutti.
Ma da circa sei anni l’ Oscuro Signore era ossessionato da ben altro, non gli interessava più mettere a soqquadro il mondo magico, voleva solo impadronirsi di un mago, ucciderlo senza pietà e porre fine a tutto ciò che l’aveva ostacolato e che poteva continuare a farlo. Harry Potter, questo era il nome ormai famoso, del mago diciassettenne che non dava pace a Voldemort.
 
Nella sua caccia contro il ragazzo, egli aveva perduto molti dei suoi seguaci che non condividevano l’idea di mettere a rischio la loro vita per cercare un semplice ragazzo; questo era per loro, solo un ragazzo che trovavano estremamente fortunato e, di conseguenza, troppo pericoloso. I rimanenti avevano aiutato Lord Voldemort nella sua caccia, molti erano stati presi, altri avevano cercato di persuadere l’Oscuro Signore a continuare a perseguire il vecchio obiettivo, ma lui non ne voleva sapere. Il ragazzo l’aveva battuto troppe volte per lasciarlo vivo, gli aveva strappato la fama e la credibilità, proprio per questo molti maghi avevano smesso di temerlo e si erano addirittura ribellati. Il mago oscuro sapeva che Harry Potter non era un semplice essere umano, ma aveva un dono particolare, era protetto da un sentimento molto potente che Voldemort aveva sempre ignorato. Quel ragazzo non era solo un suo nemico, ma era diventato anche la parte di lui più scomoda, perché sapeva che erano collegati.
 
Questo dava enorme fastidio al mago oscuro che dapprima cercò di eliminare il loro legame, ma dopo si rese conto di poterlo usare a suo vantaggio, così cercò di invadere la mente del ragazzo con lo scopo di farlo impazzire. Ma lui vi era sempre sfuggito grazie alla sua forza d’animo e all’aiuto dei suoi amici. Voldemort aveva tentato di tutto per farlo crollare, ma aveva fallito, miseramente fallito; ed era anche stato sconfitto da lui. Era morto.
 
Su questo i Mangiamorte avevano riflettuto parecchio, sulla caduta del più potente mago del mondo contro un semplice ragazzo, avevano capito di non dover sottovalutare Potter, ed avevano intenzione di farlo fuori per volere del loro Signore, ma anche per comodità personale, perché Harry da tempo era diventato un grosso sassolino nella scarpa anche per loro.
 
Nella stanza vi erano una decina di ; Mangiamorte tra cui Lucius Malfoy che era diventato ormai un punto di riferimento per tutti i sopravvissuti; e tra questi c'erano Avery, Antonin Dolohov, Goyle e anche Draco Malfoy. La riunione era cominciata da molto e i presenti stavano discutendo riguardo a come eliminare Harry Potter.
Si era sollevata una discussione, perché alcuni Mangiamorte tra cui Dolohov volevano lasciare da parte il ragazzo e cercare di riprendere il potere perduto per tornare ad essere forti e temuti come un tempo. Ma Lucius si oppose pesantemente:
- Non ti scaldare, Antonin.-
 Lo ammonì vedendo che aveva alzato la bacchetta contro Goyle che, essendo stato rimproverato da Voldemort per essersi comportato come un vigliacco, era stato risparmiato per miracolo e voleva a tutti i costi riscattarsi catturando il ragazzo.
Il Mangiamorte rimise la bacchetta al suo posto sbuffando e senza convinzione.
- Non ci serve a nulla ucciderci tra noi. Se vogliamo concludere qualcosa, dobbiamo comportarci in maniera civile. Non tollererò più atti del genere, Antonin. Sono stato chiaro?-
Dolohov annuì stringendo i pugni; Malfoy gli rivolse un’occhiata torva e continuò a parlare:
- A mio parere è essenziale che Potter muoia. Era il volere del nostro Signore, ma soprattutto è l’unico modo per tornare alla gloria come un tempo! Se distruggessimo colui che ha ucciso il Signore Oscuro otterremmo non poche adesioni da parte degli altri maghi e riconquisteremmo il prestigio! -
Poi si schiarì la voce e abbassò il tono:
- Immagino che tornare in vetta sia ciò che tutti desideriamo. Qualcuno non è a favore? -
Guardò subito Dolohov che disse a denti stretti:
- Ascolta, Lucius. Sono già finito ad Azkaban una volta per cercare Potter. Non intendo ritornarvi. Se il piano fa fiasco, sarò il primo a cambiare strada. Ti avviso.-
Lucius lo guardò con aria soddisfatta, Dolohov non era facile da convincere.
- Presumo che questo sia il tuo modo di dichiararti d’accordo, o almeno partecipe alla cosa. Me ne compiaccio, Antonin. E vedrai che stavolta non falliremo.-
Tutti i presenti annuirono, soprattutto Goyle.
Poi Avery intervenne:
- Si, io sono d’accordo e penso che quel sudicio maghetto meriti la morte! Dicci, Lucius, come hai intenzione di agire?-
Malfoy iniziò a camminare intorno al tavolo passando alle spalle di tutti i presenti e facendo rumore col suo prezioso bastone, poi si fermò alle spalle di un Mangiamorte ancora coperto dal cappuccio mentre quasi tutti se l’erano tolto, e gli sussurrò:
- Stayson, dov’è Fenrir?-
Il Mangiamorte si levò il cappuccio mostrando un viso paffuto e pallido con un’espressione abbastanza intimorita.
- Non è venuto. Io gli ho spiegato tutto, come mi avete detto, ma lui non ha voluto saperne. -
Ingoiò la saliva, mentre Lucius era visibilmente arrabbiato.
- Maledizione! Ti avevo detto di convincerlo a tutti i costi! -
- Ci ho provato! Dovete credermi! Ma lui è scappato via subito.-
Lucius afferrò forte la spalla del Mangiamorte quasi per stritolargliela. Poi ebbe un’idea, un’idea affrettata e rischiosa, ma l’unica che avrebbe potuto salvarlo dalla vergogna, perché ormai aveva promesso ai compagni che avrebbe ucciso Potter.
Goyle intervenne:
- Ora senza Fenrir, dovremo aspettare un altro po’ per agire.-
Era rassegnato. Dolohov rise:
- Era Fenrir il tuo asso nella manica per uccidere Potter, Lucius? Dovresti saperlo che di quel traditore non c’è da fidarsi!-
Malfoy gli rispose tranquillo:
- Se persuaso nella giusta maniera, Fenrir Greyback può diventare un prezioso alleato. Lui avrebbe potuto aiutarci, sul serio. Ma ora, bisogna trovare qualcos’ altro e, se volete ascoltarmi, forse ho trovato una soluzione.-
Tutti lo guardarono curiosi, ma lo sguardo dell’uomo era fermo solo su una figura che se ne stava in disparte con il cappuccio ancora addosso.
Camminò lentamente verso di essa e glielo scostò. Venne alla luce un viso pallido e magro contornato da dei capelli di un biondo chiarissimo e occhi grigi cangianti. Lucius mise una mano sulla spalla di suo figlio e si rivolse ai presenti.
- Sarà Draco a porre fine alla felice commedia di Potter. –
 
I presenti erano rimasti a bocca aperta, nessuno avrebbe mai pensato che Lucius avrebbe scelto suo figlio di appena diciassette anni per uccidere il bambino sopravvissuto. Ma nessuno osò contestare, i loro sguardi mostravano il disappunto per quella scelta così affrettata, ma le loro bocche non proferivano parola. Il più sorpreso di tutti era proprio Draco.
 
 
 
 
 
Qualche ora dopo la riunione, i Malfoy tornarono nella loro dimora. Lucius si recò subito nella camera da letto dove vi era Narcissa e dopo averle raccontato il piano, i due passarono la notte insieme.
 
Intanto, Draco andò nella sua camera, si tolse il mantello e si mise la tenuta da notte, poi si sedette sul bordo del letto con lo sguardo perso nel vuoto.
Da un po’ non era più lui. Non si riconosceva più. Tutto ciò che era malvagio non gli dava alcuna soddisfazione, lo lasciava totalmente indifferente. Non si sentiva più a suo agio, il suo mondo stava crollando come un castello di carte e non riusciva ad impedirlo. Continuava a pensare al suo fallimento, al fatto che non aveva avuto il coraggio di uccidere Silente, non ce l’aveva fatta. Desiderava ucciderlo, sapeva che era fondamentale per essere accettato da Voldemort, ma lo sguardo tranquillo del vecchio, la sua naturalezza, lo avevano fatto smarrire; anche il preside aveva detto che lui, Draco Malfoy, non era un assassino. Ora Draco sapeva di non esserlo. Ma in quel momento non aveva pensato che lo sarebbe potuto diventare.
 
Si massaggiò le tempie e sospirò svariate volte. Era davvero così debole e fragile? Non lo avrebbe mai pensato, ma era la verità e non poteva farci niente, senza sapere neanche il perché non voleva crescere in quel modo, nell’oscurità, ma ora era tardi per tirarsi indietro e mai avrebbe avuto il coraggio di dire a suo padre quello che provava, anche perché non lo avrebbe ascoltato.
 
When I’m lying in my bed at night
I don’t wanna grow up
Nothing ever seems to turn out right
I don’t wanna grow up
How do you move in a world of fog thats
Always changing things?

 
Quando giaccio nel mio letto la notte
non voglio crescere
Niente sembra andare nel verso giusto
non voglio crescere
Come fai a muoverti in un mondo di nebbia
che cambia sempre le cose?

 
 
Passi lenti, ma decisi si dirigevano verso la sua stanza. Il ragazzo si mise velocemente sotto le coperte e finse di dormire, ma una mano gli afferrò il braccio e lo tirò fuori.
- Vieni Draco. Dobbiamo parlare. -
Gli disse Lucius con un sussurro.
Il piccolo Malfoy annuì e si fece guidare dal padre fino al soggiorno, poi sempre spronato dall’uomo si sedette su una poltrona, mentre Lucius gli si parò davanti e iniziò a parlare:
- So che sei ancora scosso da quella notte, è evidente che non eri pronto, ma ora non puoi sbagliare, Draco. Stavolta si mette in gioco tutto e non si torna indietro. Mi hai capito? -
Il ragazzo annuì, senza guardare il padre negli occhi.
- Maledizione, Draco! Non puoi stare ancora così! Io non riesco a capirti, ma devi assolutamente riprenderti e vedi di non deludermi questa volta.-
Era visibilmente alterato e picchiettava nervosamente il bastone per terra attendendo una risposta dal figlio che arrivò solo dopo qualche secondo di silenzio.
- Si, padre. Non ti deluderò. Ma come agirò per incastrare Potter?-
Lucius sogghignò soddisfatto e rispose:
- Quando andrai ad Hogwarts ti fingerai dalla sua parte. Farai finta di essere cambiato, di volerlo aiutare ed essergli amico. Poi, dopo che te lo sarai lavorato un po’, lo porterai in un luogo dove lo attenderà una bella sorpresa. E’ un piano semplice a dirsi, ma non sarà facile per te. Devi riuscirci, Draco. Sarà una specie di prova per vedere se sei all’altezza, visto che l’ultima volta sei stato un’emerita delusione. Che non si ripeta.-
Il figlio strinse i pugni, sapeva di aver scaturito rabbia e vergogna in suo padre, ma pensava l’avesse perdonato e in un certo senso capito, ma non era così. L’uomo voleva solo il potere e la gloria, cose che avrebbe ottenuto tutte in un colpo solo con la morte del Prescelto. A Draco non importava di Potter, né degli altri Mangiamorte, ma voleva il rispetto di suo padre, ne aveva bisogno. Non poteva deluderlo.
- Si, ci proverò padre.-
Non era convinto, Lucius lo vedeva insicuro e non poteva accettare un altro fiasco.
- Draco, vedi di mettere fine ai tuoi rimpianti e rimorsi e vedi di andare avanti. Tu sei mio figlio e crescerai da ora in poi come me con la mia guida e la mia approvazione, prima di tutto. Che questa storia sia chiusa. Voglio un resoconto di tutto ciò che dicono Potter e i suoi patetici amichetti quando ti contatterò. Vedi di prendere informazioni e non farti scoprire. Mi auguro che questa volta non fallirai.-
E con un’ombra di disgusto sul volto, si voltò per andarsene.
-Non so se è questo ciò che voglio, la mia strada, ma ti seguirò.-
Sussurrò infine Draco.
Malfoy non si voltò, ma continuò a camminare con un sorrisetto diabolico dipinto  sul volto.
 
I don’t wanna grow up
I don’t ever want to be that way
I don’t wanna grow up
Seems that folks turn into things
That they never want
The only thing to live for is today...  
(I don't wanna grow up - Ramones)
 
non voglio crescere
Non ho mai voluto essere in questo modo
non voglio crescere
Sembra che la gente si trasformi in cose
che essi non hanno mai voluto
L'unica cosa per cui valga la pena vivere oggi...

 
 
Poco dopo il giovane Malfoy si addormentò ignaro, o forse no, della diabolicità di suo padre.

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Capitolo 2
*** Una serenità non priva di problemi ***


    

Eccomi qui con il secondo capitolo della storia :)
Prometto che aggiornerò una volta ogni due giorni e, se ci saranno molte visualizzazioni, potrei anche decidere di farlo quotidianamente. Dipende tutto da voi xD
Una volta scandito il punto di vista di Draco, passiamo ad Harry. Come se la passa il maghetto dopo la caduta del suo peggior nemico?
Spero sia di vostro gradimento. Buona lettura! :D



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                                                                       Una serenità non priva di problemi
 
 
Intanto, nella tana c’era aria di festa per il ritorno ad Hogwarts dei ragazzi dopo la sconfitta di Voldemort. La partenza era imminente e alle 7.00 del mattino erano già tutti in piedi. Tutti tranne Harry Potter, un ragazzo moro, con i capelli tutti spettinati, fisico abbastanza tonico, occhiali e cicatrice a forma di saetta sulla fronte. Stava dormendo profondamente tormentato da delle immagini sfocate, invece di sognare, il ragazzo stava assistendo ad una scena vera, reale. Si girò dall’altro lato lamentandosi delle strane visioni, da quando aveva ucciso Voldemort non faceva più quei terribili sogni premonitori; e allora cos’erano quelle immagini? Non riusciva a spiegarselo. Ma ad un tratto tutto divenne più chiaro ed Harry vide abbastanza nitidamente un ragazzo biondo con i capelli corti e lisci, gli occhi penetranti, uno sguardo assorto e intimorito: era Draco Malfoye di fronte a lui c’era suo padre Lucius. Cercò di vederli meglio e di sentire le loro parole, ma qualcuno gli afferrò il braccio svegliandolo.
Aprì gli occhi di colpo, davanti a lui il suo amico Ron Weasley stava ridendo sinceramente divertito, imitando gli strani movimenti di Harry nel sonno. Il moro si accarezzò i capelli, inforcò gli occhiali e rivide nella sua mente lo sguardo del giovane Malfoy, era così strano e diverso, Harry non l’aveva mai visto così spaventato. Scacciò l’immagine dalla mente e guardò nuovamente Ron, poi prese il cuscino e glielo sbatté in faccia. L’amico cadde all’indietro, si rialzò e rilanciò il cuscino ad Harry, così continuarono per qualche minuto. Poi, esausti, scoppiarono a ridere. Ormai dopo la fine dell’incubo con Voldemort si divertivano di più ed erano felici e sereni come appena risvegliati da una realtà tremenda che sembrava non avrebbe avuto fine.
- Dimenticavo, ben alzato! Stavi russando alla grande poco fa e imitavi anche Grop alle prese con qualche mosca per cacciarla via! -
Rise di gusto e lo imitò ancora.
- Ron, non credo sia possibile che a diciassette anni tu sia ancora così imbecille! Comunque, non ti scandalizzare tanto, perché mentre russavo stavo imitando te! -
Cominciò lui a ridere. Era così contento di potersi divertire come un normale ragazzo che sembrava essere tornato indietro nel tempo per godersi quella infanzia che si era perso.
Il rosso mostrò la lingua e si accarezzò i capelli mossi, poi si stiracchiò mettendo in mostra tutti i muscoli fatti durante l’estate.
- Ma guarda un po’! Ronnuccio! Ti sei tenuto in forma a portare a spasso Fuffy, vero?-
Gli tastò il muscolo del braccio, poi iniziò a ridere. Il rosso iniziò ad atteggiarsi come un lanciatore di pesi, ma si fermò quando sentì salire le scale e vide Hermione apparire sulla soglia.
- Lo sapevo che eravate ancora qui voi due sfaticati. Muovetevi a scendere di sotto, così dopo colazione ci prepariamo con calma per la partenza.-
Si girò per uscire, poi si voltò di nuovo e disse:
- Dimenticavo, Ben alzato Harry. -
- Tranquilla, tanto oggi se lo dimenticano tutti di salutarmi. –
Rispose lui alludendo a Ron.
Dopo essersi messo una felpa nera, jeans e delle scarpe comode da ginnastica, Harry scese a fare colazione. Tutti erano già seduti e Molly Weasley aspettava solo lui per dare inizio alla scorpacciata di frittelle.
Lo salutarono tutti amichevolmente. I gemelli Fred e George gli fecero segno di pettinarsi i capelli. Harry se li sfiorò e li sentì gonfissimi, così se li aggiustò un po’ senza dare nell’occhio e li ringraziò mostrandogli un pollice alzato, loro risposero ridendo. L’atmosfera era sicuramente migliore.
Harry si sedette tra Ron ed Hermione e subito la signora Weasley gli porse un piatto con due frittelle. Mangiarono e chiacchierarono animatamente ed Harry si sentì davvero felice di aver messo fine a tutte le sofferenze causate da Voldemort e dal suo ritorno. Fissò tutti con aria diversa e notò che tutti avevano un’aria diversa. C’era un immenso calore nell’aria e una grande gioia. Sperava non finisse mai, ma qualcosa gli diceva che il pericolo si stava avvicinando e, per quanto ci provasse, non riusciva a togliersi quella brutta sensazione di dosso.
Li fissò tutti uno per uno e si sentì felice nel vederli sorridere, felice come non lo era da tanto, troppo tempo. Il signor Weasley stava discutendo con Fred e George di alcuni scherzi e detti babbani, Molly Weasley era intenta nel versare a tutti del succo di zucca, Hermione e Ron stavano parlando animatamente riguardo i m.a.g.o ed, essendo in mezzo a loro, Harry si dovette accasciare sulla sedia per permettere loro di guardarsi; in quel momento notò che Hermione era particolarmente radiosa con i capelli crespi e lunghi che le ricadevano sulle spalle, mentre era sempre stata solita dare poca importanza all’apparenza esteriore. Poi volse lo sguardo dritto davanti a lui e vide Ginny che fissava con aria distaccata i suoi fratelli parlare col padre; era molto carina con i capelli raccolti in una lunga treccia e la spruzzo di lentiggini che le dipingeva il volto. Harry si ricordò della sua storia con Ginny, era durata poco ed era finita male, per colpa di Voldemort era stato costretto a lasciarla per evitarle dei pericoli; poi alla fine di tutto l’aveva continuata ad evitare, come un vigliacco, scappando da lei che invece sembrava cercare disperatamente un contatto; forse voleva tornare con lui. Harry pensò che in effetti era comprensibile che Ginny volesse ricominciare da dove si erano lasciati ora che la situazione era cambiata in meglio, era vedeva che non l’aveva dimenticato e all’inizio per lui era stato lo stesso, ma poi il suo sentimento si era affievolito e ciò che lo legava a Ginny Weasley era tornata ad essere solo una forte amicizia. Più scappava da quel discorso con lei, più continuava a ferirla e a voler scappare ancora. Ora basta, Ginny non poteva soffrire per causa sua, non doveva. In quel momento, si accorse che si era perso a guardarla per troppo tempo, la stava osservando da un bel po’, ma proprio mentre stava per spostare lo sguardo sul suo piatto, lei lo guardò con aria triste e rassegnata, ma con ancora quella scintilla di ardore che Harry tanto aveva amato in lei. Era molto determinata, lo era sempre stata. Finse di guardare la bottiglia di burrobirra per qualche secondo, poi continuò a mangiare. Stava scappando da quegli occhi penetranti e assetati di verità ancora una volta. Non poteva continuare in eterno, fin quando avrebbe resistito?
Dopo la colazione Hermione e Ginny diedero una mano alla signora Weasley a sparecchiare, poi i gemelli cominciarono a lavare i piatti mentre Grattastinchi, il gatto rosso di Hermione, continuava a fissare Leotordo cercando di escogitare il modo migliore per mangiarlo e Arthur si era recato al ministero. Harry aveva intenzione di andare a lavare la macchina volante per stare lontano il più possibile da Ginny, ma anche, in parte, perché la povera auto aveva davvero bisogno di una lavata. Si alzò le maniche e iniziò ad azionare il tubo dal quale usciva l’acqua; aveva deciso di farlo alla maniera gabbana, così avrebbe perso ancora più tempo e avrebbe impegnato la mente. Ron lo fissava appoggiato al muretto del viale d’ingresso, sorrideva appena.
- Spero che quest’anno non avremo i soliti problemi con i compiti e, soprattutto con le regole! -
Disse Harry per rompere il silenzio, non sapeva perché ma quando Ron lo fissava immobile voleva dire che stava per dirgli qualcosa di serio.
- Già. Ma credo che con la nostra fama non avremo problemi. Soprattutto tu, Mr Prescelto. -
Gli rispose tranquillo.
Harry rise, ma continuò a fissare la macchina mentre vi passava sopra il getto d’acqua.
- Mi giri la manopola verso destra, Ron? -
Il rosso annuì ed eseguì, poi disse:
- Sai, dovrei dirti due cose. La prima riguarda te, la seconda riguarda me. -
Era piuttosto serio. Harry si asciugò la fronte da uno schizzo d’acqua e lo guardò rispondendo ironico:
- Vuoi dirmi cosa ti affligge? -
Ron sorrise e disse:
- Ok, spiacente ma partiamo dalla cosa che riguarda te, allora. Hai chiarito con Ginny?-
Harry sospirò, si aspettava quella domanda dato che Ron aveva capito da tempo che lui non amava più la ragazza.
- No, non c’è stato tempo e modo. Mi dispiace, conto di parlarle il prima possibile. -
Cercò di sembrare naturale, ma si vedeva che si stava arrampicando sugli specchi e che quelle parole non erano sincere.
Ron s’incupì e disse:
- Mi dispiace per entrambi, per lei soprattutto visto che soffre; per te in parte visto che sei poco credibile e non imparerai mai a mentire. Ti conosco bene Harry. Non voglio farti una ramanzina o impicciarmi, ma ti consiglio di parlarle prima di partire. Le occasioni ci sono state, lo sai. Ma se andiamo ad Hogwarts non ci sarà davvero tempo e modo probabilmente e sarebbe comunque troppo tardi. In bocca al lupo, se rimandi e lei soffre ancora di più il lupo sarò io. -
Lo salutò con un cenno della mano e si allontanò.
Harry fermò l’acqua, si asciugò un po’ e rientrò per parlare con Ginny. Sapeva già di doverlo fare, ma Ron gli aveva dato la spinta decisiva, si era comportato da vero amico mantenendo la calma e aveva ragione: Ginny non doveva soffrire ancora, doveva sapere la verità da Harry.
Incrociò Hermione per le scale con il gatto in braccio e le chiese:
- Hey, Herm. Hai visto Ginny? -
Gli sorrise con l’aria di chi la sapeva lunga e rispose:
- E’ di sopra, nella sua camera. Buona fortuna.-
Lui annuì, se l’aveva capito Ron figuriamoci Hermione!
Arrivato davanti alla camera della ragazza sospirò, chiuse gli occhi e poi bussò.
Ginny aprì, gli permise di entrare e chiuse la porta alle sue spalle. Era l’ora della verità. Harry deglutì.

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Capitolo 3
*** The time of truth ***


                                                                                              
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                                                                                                            The time of truth 


Si sedettero sul letto l’uno accanto all’altra, poi lei iniziò a parlare.
- Immagino che tu debba dirmi qualcosa di importante per aver salito tante scale interrompendo quello che stavi facendo al posto di lavare la macchina, forse ciondolare con Ron o Fred e George? -
Sospirò, sapeva che non avrebbe bevuto la scusa della macchina, nonostante lui l’avesse lavata davvero.
- Non sono qui per dirti cose alla quale comunque non crederesti, ma per parlarti di qualcosa di molto più importante. So che avrei dovuto farlo prima, scusa. Ma solo ora ho trovato o, almeno, sto cercando di trovare il coraggio per farlo.-
Lei strinse i pugni, non lo guardò, ma disse:
- Vai avanti, dì quello che devi dirmi e alleggerisciti la coscienza.-
Lui le afferrò il braccio.
- No Ginny, non è così. Sai che non ti direi una cosa del genere solo per sentirmi meglio. Ci sono stato male quanto te! Anzi, di più visto che io sono stato costretto ad allontanarmi, a distruggere il nostro rapporto! Come credi che mi sia sentito? Non certo bene.-
Lei ritrasse il braccio e lo guardò con occhi pieni di rancore.
- Quando me l’hai detto ti ho creduto davvero, Harry. Sapevo che lo facevi per proteggermi e anche se non ero d’accordo, l’ho accettato. Ma poi tu mi hai detto che le cose si sarebbero aggiustate. Ora sono passati più di tre mesi e non ne abbiamo mai parlato. Siamo sempre stati vicini, l’uno a un passo d’altra, ma è stato come essere a chilometri di distanza! Mi hai evitato per tre mesi, Harry! Secondo te come sono stata? Cosa ho pensato? E cosa sto pensando adesso? So cosa devi dirmi, mi pare ovvio ormai.
- Io non so che dire...sono confuso...e non credo sia positivo tornare insieme. Non ti ho presa in giro. Il problema è che quando l’ho capito, non sono riuscito ad affrontare la situazione, ad affrontare te. -
Cercò di spiegarsi ma le parole non gli venivano, così si arrese e sospirò di nuovo. Ginny lo guardò e non era triste e disperata, ma arrabbiata; probabilmente aveva già pianto in precedenza ed ora mancava solo la rabbia da sfogare.
- Tu mi hai presa in giro Harry e non te ne sei nemmeno accorto! Tu sostieni di aver trovato una soluzione, allora dimmi quali sono le tue conclusioni.-
- Lo sai Ginny. -
- Voglio sentirlo da te, devi essere tu a confermarlo. Parla, Harry! -
Il ragazzo si alzò e si mise una mano tra i capelli, poi sospirò nuovamente e si sentì le mani sudate. Era così difficile spiegarsi con lei in quel momento.
- Io ti voglio bene. Per me sei importante e lo sarai sempre, ma non ti amo e mi dispiace per questo. Volevo comunicartelo con tatto, ma credo che il risultato sia lo stesso, perciò ho deciso di parlare spontaneamente. Questo è ciò che sento detto così, senza giri di parole. -
Aveva alzato la voce, lei abbassò la testa ed annuì, poi rispose:
- Non ti odio Harry, ma non avrei mai pensato di poter essere così arrabbiata con te. Ora scusami, ma credo sia ora di partire. -
Si alzò e uscì velocemente dalla stanza lasciando il ragazzo da solo torturato dai suoi pensieri. Aveva fatto la cosa giusta? L'aveva presa bene? Non lo sapeva, ma almeno ora Ginny sapeva la verità. Questo era l'importante, anche se forse non gli avrebbe più parlato per un bel po’. Hermione entrò nella camera e lentamente si avvicinò ad Harry sfiorandogli il braccio.
- Ho incrociato Ginny per le scale. Hai fatto la cosa giusta, Harry. Era inutile e stupido che continuasse a soffrire così.-
Il moro la guardò e annuì anche se con poca convinzione e, mentre avrebbe dovuto sentirsi sollevato, un peso sempre più opprimente gli annidava le viscere. Sentiva che il suo corpo stava reagendo a qualcosa che era nell’aria, nascosto in attesa di venire fuori. Il suo istinto lo aveva guidato come la maggior parte delle volte ed Harry sperava che non lo deludesse.
 
 
Nel frattempo, nella tenuta dei Malfoy, Draco si era alzato all'alba. Non era riuscito a chiudere occhio con i pensieri che lo tormentavano. Si mise una camicia e infilò un paio di jeans scuri, poi andò in soggiorno dove Lucius stava leggendo la gazzetta dei maghi e delle streghe tranquillo e placido come se nulla fosse successo la sera prima. Narcissa intanto preparava la colazione e salutò allegramente suo figlio.
- Buongiorno madre.-
Rispose Draco, poi si voltò verso l'uomo ed usò un tono più cauto.
- Buongiorno padre.-
Lucius alzò un attimo lo sguardo e gli fece un piccolo cenno, poi dopo qualche secondo chiuse il giornale, lo lanciò su una poltrona e si alzò dicendo:
- Oggi inizia la tua missione, Draco. Sei pronto?-
Il ragazzo annuì, ma non era convinto. Quello che voleva era guardare da lontano Potter e gli altri e insultarli come sempre accerchiato da altri Serpeverde. Ma non era possibile far cambiare idea al padre, soprattutto su una questione così delicata e importante per la loro situazione.
- Se non funziona ti aspetterà una severa punizione, ricordalo. Crescere come Mangiamorte richiede energia, pazienza e tecnica, poiché  devi possedere le capacità adatte affinché le tue missioni abbiano successo. Da oggi tu sarai l'ombra di Harry Potter! -
Annunciò.
Draco pensò a come detestava il Grifondoro e a come voleva stargli più lontano possibile, mentre ora era costretto a stargli addirittura attaccato! Ma non poteva tirarsi indietro, doveva farcela.
Malfoy scosse la testa, forse per esprimere la sua delusione riguardo all'espressione apatica del figlio che durava ormai da tempo. Narcissa, invece, beveva il suo caffè senza controbattere o intervenire dopo essersi apprestata a porgere una tazza al marito.
 
La verità di Draco era nascosta, lì dietro le sue bugie si celava il vero animo del ragazzo e il suo volere ed i suoi segreti erano in quegli occhi così penetranti che nessuno aveva mai osato approfondire.
 
He keeps the secrets in his eyes, he wraps the truth inside his lies.
Lui mantiene i segreti negli occhi, avvolge la verità dentro le sue bugie.
 
   
Dopo aver salutato i Weasley Harry, Ron, Hermione e Ginny entrarono nell'espresso che li avrebbe condotti ad Hogwarts. Erano felici ed eccitati come al solito. Si fecero largo tra gli scompartimenti insieme, poi Harry si girò e non vide più Ginny e notò che era entrata in uno scompartimento semi vuoto; guardò Ron che alzò le spalle ed Hermione che gli rivolse uno sguardo desolato, cosi voltò di nuovo e continuò a procedere. Arrivarono allo scompartimento dei Serpeverde e aumentarono il passo per superarlo velocemente, ma qualcuno li chiamò. Si voltarono tutti e tre contemporaneamente e videro Draco Malfoy seduto da solo, senza i suoi scagnozzi né la Parkinson, che faceva cenno di entrare. Lui ed Harry si fissarono per un attimo e il moro ricordò lo sguardo che il ragazzo aveva nel sogno rivedendolo ancora nei suoi occhi. Ron fece una smorfia a Malfoy e continuò a camminare, ma Hermione lo afferrò constatando che Harry era già entrato e lo costrinse a seguirlo.
Si sedettero tutti e tre di fronte al Serpeverde che chiuse lo scompartimento.
- Ci vorresti uccidere senza testimoni, eh Malfoy? Peccato che sappiamo difenderci! -
Disse Ron uscendo la bacchetta e guardando Draco con aria di sfida.
- Ron, smettila! Sentiamo cosa ha da dirci visto che ci ha convinti ad entrare. -
Disse con diplomazia Hermione. Il rosso abbassò subito la bacchetta sbuffando, ma mandando comunque occhiatacce a Malfoy.
- Mezzos...Granger ha ragione. Devo parlarvi.-
Harry si rizzò a sedere curioso, Hermione era composta ed attenta, mentre Ron si accasciò sul sedile e si mostrò disinteressato.
- Vorrei provare ad esservi amico quest'anno, senza rancore. Ho sbagliato, sempre. Sono stato malissimo dopo la morte di Silente ed ora vorrei riparare ai miei errori. Davvero.-
Quelle parole se le sentì molto tirate, non erano sue, era suo padre che parlava ed ingannava attraverso il corpo del giovane Malfoy. Fissò i presenti. Ron non fece una piega, Hermione sembrava pensierosa e fissava il pavimento davanti a se, Harry invece osservava Draco stupito, ma sentiva qualcosa di strano, di diverso in lui.
- Fammi capire bene, ci hai odiati immensamente per sei lunghi anni e poi tutto ad un tratto cambi opinione e, soprattutto, parte? Mi sembra strano.-
Rifletté Hermione, Ron annuì visibilmente d'accordo; Harry invece chiese:
- Non immagino a quali orribili torture sia ricorso tuo padre per farti scappare da tutto. Cosa ti hanno fatto?-
Era irritato e Draco lo notò, così abbassò lo sguardo e rispose:
- Ho capito alcune cose, ho conosciuto bene delle persone che credevo diverse ed ora non mi piacciono per niente. Non voglio la vostra amicizia qui, subito. Sarebbe impossibile e falso, invece io vorrei solo che non ci sia più odio tra noi. Vorrei che imparassimo a conoscerci meglio e veramente.-
Le parole iniziali erano vere per Malfoy, perché suo padre si era davvero dimostrato diverso e crudele, troppo; il resto faceva parte del piano.
Ron soffocò una risata provocatoria che irritò Draco costretto, però, a non darlo a vedere.
Hermione guardò Harry perso tra i suoi pensieri e disse:
- Sono contenta che tu sia o ti senta cambiato, ma ci vorrà più di questo per mettere fine a questa ostilità. Io da parte mia non ti odio, non l'ho mai fatto. -
Draco cercò di abbozzare un sorriso, si sentiva terribilmente ipocrita da una parte.
- Io non so... c'è stato troppo odio e non riesco a dimenticare la storia di   Silente. -
Ammise Harry. Malfoy rimase tranquillo, ma sapeva che era di Potter soprattutto che doveva ottenere la fiducia. Non ce l'avrebbe fatta, era troppo difficile.
- Ben detto Harry! Herm, stai scherzando? Dopo tutto quello che ci ha fatto passare! Io non glielo perdonerò mai. Tutti gli insulti, i problemi e le sofferenze causati non spariscono così, Malfoy! Non per me. -
Ron gli puntò un dito contro e uscì dallo scompartimento sbattendo la porta, Hermione rivolse un cenno ad Harry che annuì ed uscì anche lei chiudendosi la porta alle spalle. Rimasero Harry e Draco. Soli con i loro silenzi, le loro paure e i rispettivi pensieri. Draco si sentì umiliato e pieno di vergogna, si era mostrato debole e remissivo con loro. Come poteva pensare che l'avrebbero creduto? Era una trasformazione troppo repentina e sospettosa. Lui si sentiva finto. Voleva tornare indietro e non dover più affrontare questa missione. Si passò una mano tra i capelli.
Harry intanto sedeva li di fronte osservando ancora quegli occhi penetranti e misteriosi che lo attraevano come una calamita; lo sentiva diverso, questo era sicuro. Non sapeva se credergli o no, cercava di ricordare il sogno per ottenere qualche indizio, ma l'unica cosa che gli tornava in mente erano gli occhi del giovane Malfoy, gli stessi che ora gli stavano di fronte e lo guardavano; pochi attimi dopo, Draco si alzò pronto ad andarsene, ma Harry lo fermò e si rivolse a lui in tono di sfida.
- Comincerò a chiamarti per nome. Dimmi, Draco. Perché ti interessa tanto essere nostro amico? -
Se l'aspettava come domanda, ma non aveva comunque una risposta pronta. Così disse:
- Non c'è un motivo particolare. Vorrei solo rimediare a tutti i danni inflitti a voi. Tu non mi credi...Harry? -
Abbassò velocemente lo sguardo.
Harry si stupì per aver sentito il suo nome pronunciato da quelle labbra, ma non si scompose, si alzò e gli si parò davanti sempre con tono minaccioso.
- Sono convinto che prima dovresti credere tu a te stesso, Draco. Penso che tu sia un po’ confuso e spaventato. Rifletti con calma su qualunque scelta tu stia per fare. Ci vediamo ad Hogwarts. -
Gli si avvicinò ancora di più, finché non scrutò il suo riflesso nell’iride dall’altro.
 
Verde contro grigio
Luce contro oscurità
Grifondoro contro Serpeverde
Uomo fragile contro uomo fragile
 
Dopo un'ultima occhiata Harry uscì lasciando Draco solo.
Il biondo non sentiva niente, non sapeva cosa fosse accaduto lì in quell'istante, ma stranamente aveva trovato una persona che sembrava averlo compreso, che lui stesso riusciva a capire, qualcuno come lui. Con uno sguardo aveva sentito quella persona molto vicina a se. Forse non sarebbe stato così difficile come aveva pensato capire Harry Potter.





Sono tornata con un nuovo capitolo :D 
Spero sia stato di vostro gradimento.
Il gioco è cominciato per Draco, ma sarà così semplice ingannare Harry Potter? 
Tra due giorni lo saprete ;) 
ps dal prossimo capitolo in poi la faccenda di fa più interessante, a mio parere =)

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Capitolo 4
*** Stranezze e finte verità ***


 Bentornati xD
Ho deciso di pubblicare due giorni di seguito questo capitolo e il prossimo,
perché sono abbastanza corti :D

Buona lettura! 



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                                                                                            Stranezze e finte verità
 
 
Harry raggiunse i suoi amici in un altro scompartimento e li trovò a parlottare animatamente, stavano discutendo. Appena entrò Ron ed Hermione lo guardarono e il rosso disse:
- Harry, dimmi che non ti sei fatto abbindolare da Malfoy!-
Era visibilmente arrabbiato.
Harry scosse la testa.
- Non così su due piedi, ma ammetto che c'è qualcosa di diverso in lui. Non so...-
Ron sbuffò. Hermione disse:
- Sono d'accordo, Harry. Non è quello di sempre, questo è certo. Però ho la sensazione che qualcosa ci sfugga.-
Ron annuì all'ultima frase e rispose gridando:
- Direi che puzza tutto! Non mi fido e non potete chiedermi di farlo dopo tutto quello che ci ha fatto passare quella serpe! Lo detesto! -
Harry annuì, ma qualcosa gli diceva che in Malfoy c'era davvero qualcosa di diverso, di positivo.
Decisero di non parlarne più e cominciarono a discutere della scuola e delle materie che li attendevano quell’anno.
Arrivati ad Hogwarts furono accolti molto bene come al solito. Dopo lo smistamento dei nuovi arrivati si sedettero per mangiare. La McGranitt come nuovo preside fece un discorso e tutti applaudirono, poi iniziò il banchetto.
Harry era seduto accanto a Ron e di fronte a loro c'erano Hermione e Ginny, poi dall'altra parte di Harry Neville, Dean e Seamus. Iniziarono a parlare dell'estate e ad elogiare Harry per la vittoria contro Voldemort.
- Sei stato grande Harry! Le tue foto erano su tutti i giornali! Finalmente gliel'abbiamo fatta vedere a quei Mangiamorte del cavolo!-
Gridò Dean alzando la sua coppa e atteggiandosi come se avesse ucciso lui il mago oscuro.
Seamus rise e lo prese in giro. Ron era intento a mangiare con gli occhi sul piatto, forse pensava ancora a Malfoy. Hermione e Ginny stavano ridendo tra loro e la rossa si curava di non guardare mai Harry. Il moro li fissava assente e lanciava occhiate furtive al tavolo dei Serpeverde sperando di incrociare quegli occhi penetranti che non riusciva a togliersi dalla testa. Lo vide, era attorniato da Goyle, Tiger, Zabini e Pansy Parkinson. Come al solito, pensò Harry, forse nulla era cambiato in realtà. Stava per apprestarsi a mangiare quando vide Malfoy alzarsi e andare via da solo, mentre gli altri Serpeverde lo seguivano con lo sguardo visibilmente arrabbiati. Di sicuro avevano litigato, perché Zabini era anche piuttosto alterato e batteva i pugni sul tavolo. Harry fu preso da una forte curiosità, così si alzò di scatto. Lo guardarono tutti e smisero di parlare.
- Scusate, torno subito. -
Si voltò e iniziò a camminare nella direzione in cui era andato il ragazzo.
Ron ed Hermione si guardarono, lui abbassò lo sguardo, lei sospirò. Avevano capito cosa voleva fare Harry.
Draco attraversò velocemente il corridoio e salì le scale con lo scopo di arrivare nella stanza delle necessità per incontrare il padre. Harry lo seguiva a distanza per non farsi vedere. In quel momento si sentirono dei passi molto vicini, Malfoy si appiattì contro la parete e vide Gazza passargli davanti senza scoprirlo per un soffio. Allora decise di cambiare posto ed entrò nella prima aula vuota che trovò chiudendo la porta dietro di se. Harry lo vide entrare, inspirò profondamente e aprì lentamente la porta fino a creare un piccolo varco per osservalo. Malfoy era in fondo alla stanza e ed era poco visibile per la fioca luce. Ad un tratto una luce abbagliante invase la stanza e Lucius Malfoy apparve di fronte al figlio.
Draco fissò il padre dando le spalle ad Harry che assisteva alla scena, ma Lucius lo scrutò in lontananza, ghignò e sussurrò a Draco per non farsi sentire.
- Il caro Potter ci sta spiando, Draco. Non sei stato per niente abile nell’agire di nascosto. -
Aveva un'aria di rimprovero, il ragazzo annuì e strinse i pugni pensando a quanto fosse stato ingenui e provò forte rancore verso Harry per la sua curiosità.
- Comunque sia, potremo usare la cosa a nostro vantaggio, perché di certo vuole capire se sei davvero cambiato o no. -
- Ma padre tu....?-
- Si, io so tutto. Poi parleremo di questo, ora reggimi il gioco e fingi ancora. -
Draco annuì e i due cominciarono la commedia.
 
Con aria spaventata il ragazzo indietreggiò.
- Padre, mi dispiace...io ci ho provato, ma non ci riesco ed ho capito che non voglio essere un Mangiamorte! Voglio cambiare! Ed avere delle persone che tengano a me e mi stiano accanto per sostenermi!-
Lucius strinse i denti e uscì la bacchetta, poi pronunciò l’incantesimo.
- Crucio!-
Il ragazzo cominciò a contorcersi sul pavimento e fissò il padre implorante pietà con il solo ausilio dello sguardo , ma dall'espressione appagata dell'uomo Draco capì che il padre ce l'aveva davvero con lui per tutte le sue manchevolezze ed ora stava approfittando di questa farsa provandoci anche gusto.
Harry fissò la scena inorridito. Aveva capito che Malfoy era cambiato e si era ribellato alla cattiveria del padre. Voleva aiutarlo, ma non doveva farsi vedere dall'uomo così strinse i pugni frenando la sua rabbia.
Le grida di Draco echeggiavano nella stanza e si capiva che Lucius aveva insonorizzato le pareti, perché a quelle tremende urla sarebbe accorsa tutta la scuola. Lucius abbassò la bacchetta lasciando Draco a terra dolorante e immobile, poi ghignò, gli fece l'occhiolino e sussurrò piano:
- Ben fatto, figliolo. - 
Poi scomparve nel nulla.
Harry si precipitò da Draco e si inginocchiò su di lui aiutandolo ad alzarsi. Il giovane Malfoy continuava a lamentarsi soffocando i gemiti, poi si riprese lentamente appoggiandosi al Grifondoro.
- Scusami se ti ho seguito, ma ho visto tutto, Draco. Avevi ragione. E' stato rischioso da parte tua metterti contro tuo padre, ma sei stato coraggioso e hai fatto la cosa giusta seguendo i tuoi pensieri e il tuo cuore. -
Gli sorrise dolcemente. Draco lo fissò un attimo, poi rispose dolorante:
- Già, ma credo che me ne pentirò. Mi massacrerà. -
Harry scosse la testa deciso.
- No, tu resta con me. Vedrò di aiutarti. Ti sosterremo. -
Draco scosse la testa sorridendo.
- Non credo che Weasley ne sarebbe entusiasta. Meglio di no.-
Harry rise e rispose:
- Tu comincia col chiamarlo "Ron", poi con un po’ di pazienza ti accetterà. Lo capisco comunque, non è facile fidarsi di uno come te. Io però ti credo. Ho visto come ti guardava tuo padre. Mi dispiace. -
Draco sospirò pensando che ciò che aveva visto Harry sarebbe dovuta essere la commedia, invece quelle occhiatacce che il padre mandava al figlio erano vere.
Draco barcollò, così Harry si mise un suo braccio intorno alle spalle e lo condusse fuori dalla stanza.
- Andiamo in infermeria, diremo che hai avuto un forte giramento di testa. Poi parleremo se vorrai. -
Draco annuì e si fece aiutare a camminare, lo shock era stato forte, il dolore ancora di più, ma ciò che l'aveva steso era stato lo sguardo di suo padre, così pieno di rancore nei confronti del figlio che aveva fatto tutto per lui. Pensò di nutrire molto risentimento verso di lui, ma sapeva che se Lucius glielo avesse chiesto l'avrebbe assecondato ancora.
Madama Chips indicò ai ragazzi il letto di Malfoy ed Harry lo aiutò a distendersi, poi rivolse un cenno alla donna e disse a Draco:
- Non so spiegarti come e perché il mio rancore per te sia affievolito, ma ti posso assicurare che non perdonerò mai tuo padre, mai. Anche tu dovresti voltargli le spalle, Draco. Ti farai solo del male. -
Il biondo sospirò. Harry aveva ragione e lo sapeva.
- Ho voluto chiarire con mio lui, si. Ma lui resta e resterà sempre mio padre, la persona che più ho stimato al mondo e anche se ora la mia strada è cambiata, lui è qui dentro di me e lo sarà sempre. -
Era la verità, non stava fingendo. Questo era ciò che provava in quel momento.
- Somiglio a lui più di quanto si possa pensare. -
Aggiunse pensando a ciò che stava facendo per uccidere Harry. Non aveva mai voluto davvero farlo. Ora meno che mai, ma che scelta aveva? Si ha sempre una scelta, ma lui non trovava possibilità da poter considerare.
 
If you understand or if you don't
If you believe or if you doubt
There's a universal justice
And the eyes of truth
Are always watching you.        (Cross of changes - Enigma)
 
Se si capisce o se non
If you believe or if you doubt Se si pensa o se si dubita
There's a universal justice C'è una giustizia universale
And the eyes of truth E gli occhi della verità
Are always watching you. Stanno sempre guardando voi.
 
Harry lo guardò pensieroso, poi se ne andò.
- Grazie, Harry. Di tutto, davvero. -
Disse il Serpeverde. Harry lo sentì e sorrise standogli ancora di spalle, poi aumentò il passo per andare nella sala comune.

 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** I hope you understand ***


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                                                                                           I hope you understand
 
 
  Una moltitudine di pensieri si affollava nella mente di Harry mentre avanzava per raggiungere la sala di Grifondoro. Prima non avrebbe mai aiutato Malfoy e non si sarebbe fidato di uno come lui, ma Silente gli aveva sempre detto che l'odio e il rancore non portavano a nulla. Questo era una parte del motivo per cui Harry aiutava Draco, perché in realtà lui sentiva di potersi fidare, lo vedeva cambiato e gli sembrava strano vederlo sotto una luce diversa. Sapeva che chi diventava Mangiamorte restava intrappolato in quella condizione e sentiva che Draco lo stava per diventare, ma lui poteva ancora salvarsi e, da quanto sembrava, lo voleva anche. Disse la parola d'ordine alla Signora Grassa ed entrò nella sala gremita di Grifondoro. Cercò Ron ed Hermione e quando li trovò li chiamò.
- Harry! Dov'è eri finito? Ti abbiamo cercato prima. -
Esclamò Hermione vedendolo. Lui si limitò a rispondere:
- Scusate, ora vi spiego. Venite. -
Li portò nel dormitorio dei ragazzi vuoto e raccontò loro ciò che aveva visto e quello che era successo con Malfoy rivelandogli anche i pensieri che aveva fatto poco prima. Hermione annuiva pensierosa, Ron si mostrava abbastanza indifferente anche se ascoltava l'amico.
- Sono d'accordo con te. Hai fatto bene, Harry. Dobbiamo aiutare Malfoy a cambiare, a liberarsi. Silente lo vorrebbe.-
Si mise accanto ad Harry di fronte a Ron che li fissava entrambi, poi disse:
- D'accordo, ma non chiedetemi di essergli amico. Lo accetterò soltanto senza fare storie. -
Era leggermente imbronciato. Hermione lo abbracciò felice, Harry gli diede una pacca sulla spalla e gli fece l'occhiolino.
- Herm, puoi scendere? Mi vedo con Trevis tra un'ora e non ho la più pallida idea di cosa indossare. -
Ginny chiamò l'amica. Hermione li salutò lanciando uno sguardo triste ad Harry per quella situazione.
Il moro sospirò e si sedette sul bordo del letto, Ron gli mise un braccio intorno alle spalle e disse:
- Dalle tempo per superare il vostro discorso di ieri. -
Harry scosse la testa e rispose ironico:
- A me sembra si sia ripresa. Esce già con qualcuno! -
- Dai... -
Ron non fece in tempo a finire la frase che Harry aggiunse:
-  Spero che l'arrabbiatura le finisca presto, non voglio vederla così e vorrei tornare ad esserle amico. -
Ron annuì.
- Ah, dimenticavo...grazie per la fiducia su Malfoy. Comunque potreste anche diventare amici del cuore o amanti! -
Iniziò a ridere, Ron lo colpì sul braccio, poi rise anche lui:
- Ma io amo già te Harry! Dammi un bacio! -
Fece finta di volerlo baciare, ma Harry si divincolò e rispose:
- Mi dispiace Ronald, non te l'ho detto. Amo la Cooman! -
Soffocò una risata.
- Ma dai, Potter! Non hai speranze! Credo che preferirebbe mettersi con un troll piuttosto che con te! -
- Allora accetterò la tua dichiarazione! -
Risero entrambi, poi si guardarono e Ron disse:
- Andiamo ad annunciare le nozze ad Hermione! -
- A proposito... qual'era la cosa riguardo te che ieri dovevi dirmi quando volevi parlarmi di Ginny? -
Ron assunse un'espressione interrogativa, poi si ricordò e rispose:
- Ah, bè... diciamo che volevo confermarti quello che ormai sai già da tempo. -
- Cioè? -
Chiese il moro tutto eccitato.
- Che io ed... Hermione ci troviamo bene insieme...l'altro ieri siamo stati bene ad Hogsmeade...non so, mi piace. Lo sai. -
Harry sorrise a vedere l'amico arrossire.
- Non farò la fatidica domanda che ti aspetti. Tienitelo per te. Quando riuscirai a dirlo senza diventare un pomodoro fammi sapere. -
Rise e Ron annuì.
Scesero nella sala ormai quasi svuotata, perché, approfittando del bel tempo e l'aria calda nell'unico giorno libero che avrebbero avuto, quasi tutti gli studenti erano usciti in giardino o erano andati ad Hogsmeade. Erano pochi i Grifondoro li presenti, tra loro c'erano anche Seamus e Neville che non appena li videro scendere gli andarono incontro.
- Hey Harry! Ti è arrivato un messaggio dall'infermeria. -
Disse Neville porgendo un bigliettino all'amico.
- Ah senti, Ron. Non per impicciarmi, ma ho sentito che Ginny esce con Trevor Sanders. Non voglio allarmarti, ma di a tua sorella di fare attenzione, perché Sanders è grande, bello e forte e piace a molte ragazze, ma stranamente tutte quelle con cui è stato lo hanno piantato e hanno diffuso la voce che le aveva ingannate frequentandosi con più ragazze alla volta. -
Rivelò Seamus al rosso. Ron ed Harry si guardarono preoccupati, Ron era visibilmente preoccupato.
- Dove posso trovare questo bellimbusto? -
Chiese minaccioso a Seamus avanzando verso di lui. Il ragazzo indietreggiò e rispose:
- Fa il sesto anno ed è di Corvonero, non so dove sia, però gioca a quidditch. -
Ron sospirò e si voltò per uscire, Harry lo bloccò afferrandogli un braccio.
- Cosa fai, sei impazzito? Dove vuoi andare? -
- A parlare con questo don Giovanni, a metterlo in guardia. -
Si liberò dalla presa, ma il moro gli bloccò l’uscita.
- Non fare lo stupido, Ron! Non hai neanche delle certezze su questo tipo! Ginny si arrabbierebbe, lo sai. E poi non sarebbe una buona idea. Non farlo! -
Il rosso fissò l'amico.
- Io proteggerò mia sorella da ogni pericolo, non mi importa delle conseguenze. So che a te ora non interessa più, ma io ci tengo molto a lei. Ora vado, ci vediamo più tardi. -
Uscì a passo svelto con Harry che gli gridava appresso:
- Non è così, lo sai! Io tengo a Ginny! Volevo solo avvisarti e farti ragionare, ma fai come ti pare! -
Sentì la voce di Ron da lontano.
- E' esattamente quello che farò. Immagino che tu vada a trovare Malfoy. Bè, salutami il nostro "nuovo amico" -
Non aveva il solito tono ironico da Ron, quello era puro sarcasmo. Harry si voltò e vide che i presenti tra cui Neville e Seamus lo stavano fissando inorriditi e subito dopo tutti spostarono lo sguardo. Il moro sospirò arrabbiato e lesse il biglietto che, come aveva previsto Ron, conteneva un invito scritto da Madama Chips per andare a trovare il Serpeverde. Lo ripiegò e se lo infilò in tasca, poi corse a cercare Hermione.
Cercò di scacciare il pensiero di Ginny che forse stava per ricevere un'altra delusione e del suo amico che gli rispondeva con sarcasmo e ignorava i suoi consigli guidato da un impulso avventato.Cosa stava succedendo?


Come vi ho anticipato, gli ultimi due capitoli sono piuttosto cortini, perciò li ho pubblicati di seguito.
Harry sembra proprio caduto in trappola, eh? E Ginny? :O
Qui le cose rimangono in sospeso per i prossimi due giorni ;)
Grazie per aver letto. Buona giornata!

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Capitolo 6
*** Sensazioni inaspettate ***


Ciao a tutti :D
*china la testa sino alle ginocchia*
Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto problemi al pc.
Eccoci di nuovo con un altro capitolo :) 
Un po' lento, ma chiarisce il punto di vista del nostro Harry.
Buona lettura ^.^




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                                                       Sensazioni inaspettate
 
 
Harry ed Hermione si dirigevano verso l’infermeria parlando animatamente riguardo al comportamento dell’amico.
- Io ti capisco, Harry. Ma tu cosa faresti se fossi nella stessa situazione di Ron?-
Gli chiese. Harry non si aspettava una ramanzina anche da lei, ma continuò senza alterarsi.
- Avrei cercato di proteggere mia sorella, ma con più cervello! E poi non avrei di certo mandato a quel paese un amico! -
Alzò il tono della voce indignato. Pensava che lei l'avrebbe capito.
- Ora dici così, ma non puoi sapere cosa avresti fatto se ti fossi trovato davvero al suo posto. -
- Ok... forse avrei potuto esagerare anche io se fossi stato molto protettivo, ma non avrei risposto così! -
La rabbia aumentava in Harry. Hermione sembrava indecisa su cosa dire, ma poi rispose:
- Non è difficile capire il vero perché del suo tono. Non è per la cosa in se, ma per Malfoy. Credo sia indignato della tua fiducia verso Malfoy, mentre lui pensava che foste dello stesso parere. Sai com'è Ron. Presto si calmerà e tornerà quello di sempre. -
Nel dire l'ultima frase sorrise dolcemente ad Harry e gli passò un braccio intorno alle spalle; il moro sospirò con aria pensierosa.
- Forse hai ragione, è per questo che la sua reazione è stata così spropositata. In ogni caso, non avrei mai pensato nemmeno io di poter avere un briciolo di fiducia verso Malfoy. Non so spiegarti come sia successo… -
Alzò le spalle, poi si grattò la nuca. La ragazza annuì e aprì la porta dell'infermeria: erano arrivati.
Hermione entrò cautamente e salutò Madama Chips.
- Siamo qui per Draco Malfoy. -
La donna annuì e indicò il letto in fondo alla stanza. I due ragazzi vi arrivarono passando per altre tre brande, solo una occupata da una ragazza di Tassorosso attorniata da tre compagne.
Appena li vide, Draco mise a posto la gazzetta che stava sfogliando, sorrise ai due e indicò loro due sedie accanto al letto. Hermione ricambiò il sorriso e prese posto subito, Harry indugiò un attimo poi si accomodò anche lui.
- Harry mi ha detto tutto. Quello che è successo è orribile da pensare, ma sei stato davvero coraggioso. Come ti senti? -
Il biondo alzò le spalle.
- Abbastanza bene, sono solo un po’ debole, ma entro stasera sarò dimesso. Mi serve qualche altra ora di riposo. -
Hermione sorrise ancora e diede una leggera gomitata ad Harry. Il ragazzo fissò il Serpeverde senza avere idea di cosa poter dire. Era nervoso, stranamente nervoso e non si sentiva affatto a suo agio seduto di fronte a Malfoy.
- Ehm...spero che tu riesca ad essere in forma per la prima partita di Quidditch. -
Aveva detto la prima cosa che gli era venuta in mente e, visibilmente imbarazzato, accennò un sorriso. Hermione alzò gli occhi al cielo; Draco rise e rispose poggiando la testa sul cuscino.
- Si, immagino. Ma non penso che sarebbe una notizia positiva per te, Harry. -
Infatti, la prima partita era Serpeverde contro Grifondoro.
Era davvero strano per lui sentirsi chiamare per nome da Malfoy, ogni volta che era successo l'aveva sorpreso.
Per qualche secondo ci fu silenzio, tutti erano imbarazzati, nessuno sapeva cosa dire. Poi il biondo intervenne.
- Immagino il perché dell'assenza di Ron, lo capisco. -
Hermione aveva già la risposta pronta.
- No, non è come credi. Non è potuto venire, perché doveva incontrare una persona. Non ha niente a che fare con te. -
Draco annuì poco convinto, poi guardò Harry che fissava il pavimento sempre a corto di argomenti.
- Signorina Granger, deve recarsi nella sala comune, ci sono dei problemi tra i ragazzini del primo anno. Come prefetto è richiesto il suo intervento. -
Gridò Madama Chips. Hermione si alzò di scatto, le rivolse un cenno di assenso e salutò i ragazzi.
- Ciao Harry, ci vediamo più tardi. Ciao Draco, rimettiti in fretta. -
Gli sorrise ancora. Harry le fece un cenno e Draco annuì.
- Si, certo. Grazie della visita, Hermione. -
La Grifondoro corse fulminea fuori dalla stanza.
Tra Harry e Draco cadde nuovamente un imbarazzante silenzio. Non solo il Grifondoro, ma anche il Serpeverde era imbarazzato. Draco fece mente locale e concluse di non stare seguendo alcun copione; si stava semplicemente comportando spontaneamente e questo lo fece sorridere. Ma poi l'immagine del padre lo fece rabbrividire, non poteva deluderlo per nessuna ragione. In fondo, non gli importava niente di Potter, ciò che contava era salvare la sua reputazione agli occhi del padre e mostrargli di essere forte e meritevole di fiducia.
- Sai, Hermione è davvero carina e gentile. Mi dispiace molto di non essermene reso conto prima e di averla sempre insultata. E anche di aver trattato male te. -
Si rattristò, aveva ricominciato la commedia.
- Ormai ti ha perdonato, è una ragazza straordinaria. In quanto a me, ti credo e sono disposto a dimenticare. Sembri davvero cambiato, Draco. -
Lui annuì e sorrise debolmente, poi s'incupì.
- Nonostante le parole di Hermione, so che Ron non è venuto, perché mi detesta ancora e ha tutte le ragioni. Non posso costringerlo ad accettarmi, non voglio. Devo pagare per i miei errori, è giusto così. -
Stava forzando troppo la mano, a grandi linee queste cose le pensava, ma non le avrebbe mai dette in quel modo, così apertamente. Harry cercò di cambiare argomento, ma non trovando niente di meglio fece una semplice domanda.
- I tuoi scagnoz...amici non sono venuti a trovarti? -
Chiese goffamente il Grifondoro. Draco rispose tranquillo.
- Gli "scagnozzi" non hanno più nulla a che fare con me, fanno parte dei Mangiamorte e sono tutti degli stronzi. L'ho capito solo ora. Non mi hanno mai considerato un amico, ma solo un capo da seguire per diventare importanti! -
- Capisco...ammetto di averlo sempre pensato, ma so cosa significa litigare pesantemente con i propri amici. -
Harry capì di essersi tradito da solo e alzò gli occhi al cielo. Draco sorrise e disse:
- Specialmente se hai osservato per bene la scena durante il banchetto, vero Potter? -
Rise. Il fatto di aver chiamato di nuovo il moro per cognome sembrava significare un accenno di cattiveria, come in passato, ma la risata del ragazzo era innocente ed Harry non poté far altro che unirsi a lui sorridendo. Quegli sguardi divertiti e quel momento spensierato non erano parte della finzione.
- Io vi ho visti, lo ammetto, e ho intuito che si trattasse di un litigio. Non volevo spiarti! -
Cercò di giustificarsi Harry evitando di guardare il biondo negli occhi, poiché erano così penetranti che si sarebbe incantato e ingarbugliato con le parole; credeva addirittura che avrebbero potuto leggergli dentro attraverso i suoi.
- Non importa. Non abbiamo mai riso insieme, vero? -
Disse poi cambiando argomento. Gli era piaciuto stuzzicare Harry prima riguardo il litigio, ma voleva sapere se sospettasse qualcosa e doveva portare qualche informazione al padre.
- No, ma tu ridesti di gusto quando mi rompesti il naso in treno due anni fa. -
Rispose Harry senza ridere, cupo. Qualcosa in quegli occhi l’aveva turbato, come un accenno del vecchio Draco, quello che lui detestava.
Malfoy ricordava perfettamente l’episodio e l’immagine del sangue che schizzava dal naso del moro, dopo averlo colpito con il piede non l’avrebbe mai abbandonato, in quel periodo era disposto a tutto pur entrare a far parte dei Mangiamorte. Era una persona abominevole ed ora non poteva credere che si stesse rimproverando da solo, lui. Ma era così, aveva fatto cose orribili contro Harry.
Il moro si pentì di aver riaperto questo ricordo vedendo l'espressione di Draco, così continuò:
- Come risi io quando Moody ti trasformò in un furetto! -
Iniziarono a ridere entrambi, di nuovo. Draco pensò che gli piaceva questa sorta di complicità con Harry e che sarebbe potuto diventare davvero un buon amico, lui non era mai stato così a suo agio in una conversazione e questa era stata probabilmente la più simpatica che avesse mai avuto. Ringraziò mentalmente Harry per questo, per questa sensazione vera di felicità che lo aveva pervaso anche solo per un attimo.Harry non meritava di morire. Fu questo il triste pensiero di Draco, ma non poteva fare nulla per evitarlo, non voleva salvarlo rimettendoci lui tutto il suo futuro e diventando un traditore. Di certo l'avrebbero ucciso. Non voleva morire, non così presto. Era quasi schifato di se stesso, ma si compiacque di essere davvero cambiato in meglio da una parte, ma forse era solo un'impressione.
Fissando quegli occhi così misteriosi, Harry pensò al cambiamento di Draco, c'era stato, non aveva più dubbi su questo. Si trovava bene ora con il Serpeverde e non l'avrebbe mai immaginato. Ma una stranasensazione gli faceva sentire un peso sullo stomaco, la stessa che aveva provato nella tana al suo risveglio; cercò di tranquillizzarsi. Poi diede un'occhiata all'orologio nella stanza attaccato alla parete e si alzò velocemente.
- Ho perso la cognizione del tempo. Si è fatto tardi, devo andare. Ciao, Draco. Spero di rivederti stasera. -
Le parole gli erano uscite così dolci e gentili che il ragazzo si voltò in fretta per la vergogna; Draco gli prese la mano, un gesto che gli era venuto naturale.
- Lo spero anche io. A presto, Harry e grazie di tutto. Ti ho sempre giudicato senza conoscerti, non potrò mai scusarmi abbastanza per questo. -
Il suo sguardo era sincero; Harry annuì, poi si allontanò sfiorandosi la mano. Appena Malfoy l'aveva toccato il suo stomaco si era attanagliato ancora di più, aveva sentito una strana sensazione che non riusciva a spiegarsi e per questo lo allarmava parecchio.
Uscì in giardino, all'aria aperta. Voleva stare un po’ per conto suo a riflettere. Andò verso il retro dove c'erano pochi studenti e si sedette su una piccola panchina, poi si prese la testa tra le mani e cercò di far fermare il suo stomaco che si stava contraendo troppo. Finalmente, il movimento e la sensazione cessarono. Harry sospirò e pensò a Malfoy, non riusciva a togliersi dalla testa la sua espressione maledettamente vera, i suoi occhi che lo atterrivano non appena ne incrociava le iridi profonde e cangianti, non erano mai stati così limpidi. Poi si guardò in torno cercando di cambiare immagine e scutò proprio poco lontano da lui Ginny e il suo nuovo ragazzo, si preparò ad allontanarsi per non essere visto e non litigare di nuovo con lei, ma poi li guardò più attentamente: lui le aveva poggiato una mano sulla spalla e la stava attirando a se, lei lo stava lasciando fare, ma poi aveva cominciato a divincolarsi; lui le stava bloccando le braccia e la stava spingendo contro un albero, gli altri studenti erano molto lontani e non si accorsero di nulla, Harry iniziò subito a camminare incontro ai due e toccò la spalla di Trevor rivolto verso di lei; lui si girò.
- Che vuoi tu? -
Harry guardò Ginny, che si allontanò subito mettendosi a distanza, era visibilmente scossa.
- Voglio solo che non la tocchi più, capito? -
Il Corvonero rise. Poi rispose sarcasticamente.
- Se no che fai, Potter? Mi lanci un expelliarmus? -
Lo spinse facendolo quasi cadere.
Harry estrasse la bacchetta, afferrò un lembo della maglietta del ragazzo e lo fece sbattere contro l'albero violentemente, poi gli premette l’arnese contro il collo e disse:
- No, credo che un bel Crucio faccia più scena. Che ne dici? -
Ginny intervenne.
- Harry, basta fermati. Lascialo stare! -
Ma il Grifondoro non mollò la presa, vide la paura negli occhi di Trevor, la stessa negli occhi di Draco nel suo sogno. Pensò davvero di colpirlo con una maledizione senza perdono. 

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Capitolo 7
*** I'm a New Soul ***


Ciao a tutti :) 
Non rileggevo la storia da anni e solo ora mi rendo conto di quanto alcuni capitoli siano un po' cortini, ma non temete, la storia andrà avanti in ogni modo ;) 
Harry che picchia qualcuno è inimmaginabile, infatti è intervenuto Ron xD
Probabilmente, ora come ora, il Crucio gliel'avrei fatto usare volentieri, perché dimostra che anche Harry ha un lato oscuro, ma all'epoca credevo molto nella bontà del nostro eroe (contrapposta all'incertezza di Draco :P) 
Il prossimo capitolo è piuttosto interessante. 
Intanto, godiamoci una Ginny in lacrime (L'ho sempre odiata a morte xD), un Ron super macho e un Draco ancora alle prese con la ricerca della sua vera identità.
Buona lettura :D




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                                                             I’m a new soul
 
 
Harry volse lo sguardo verso Ginny che lo fissava inorridita. Sarebbe stato semplice colpire Trevor, in quel momento; ma Harry non era quel tipo di persona. Sospirò, poi allentò la presa e lo lasciò andare rimettendo a posto la bacchetta. Vide Ron arrivare correndo seguito da Hermione, poi sentì un urlo di Ginny, appena prima di trovarsi vicinissimo ad un pugno di Trevor che lo colpì il piena guancia facendolo cadere a terra. Harry si sfiorò la guancia sanguinante, Ginny gli si mise accanto e lo aiutò ad alzarsi. Trevor sghignazzò e corse via, ma incrociò Ron che aveva assistito a tutta la scena; il rosso lo afferrò per la maglietta e gli diede un pugno in pieno naso, Trevor gemette con il viso sporco di sangue, poi cadde a terra. Si rialzò in fretta e scappò, mentre Ron gli gridava contro.
- Vedi di non avvicinarti più a mia sorella e, ricorda che, se ti azzardi a raccontare qualcosa in giro e ci metti nei guai, noi parleremo di cosa stavi tentando di fare. Sparisci! -
Ron aveva il viso contratto dalla rabbia. Hermione gli prese un braccio per farlo calmare, ma lui si passò le mani fra i capelli guardando Ginny spaventata ed Harry sanguinante.
- Ti rendi conto che avrebbe potuto farti del male, vero? -
Gridò rivolto alla sorella. Ginny annuì piangendo, poi disse:
- Hai ragione. Avrei dovuto ascoltarti poco fa, ma mi sembrava davvero un bravo ragazzo! -
- Un bravissimo ragazzo! Ti ho detto di stargli alla larga, ma tu non mi hai voluto credere! La prossima volta potremmo non esserci io o Harry nei paraggi, Ginny! -
Era visibilmente alterato. Hermione cercò di calmarlo.
- Ron, basta. Calmati! Ginny è già abbastanza scossa e, guarda Harry! -
Si chinò su di lui e gli porse un fazzoletto per pulirsi. Harry mugugnò un grazie, poi guardò Ginny che gli sorrise prendendogli la mano.
- Grazie. -
Lui ricambiò lo sguardo.
- Ora vado nel dormitorio. Mi dispiace, Ron. -
Disse guardando il fratello ancora arrabbiato.
- Sei sicura di stare bene? -
Lei annuì.
- Si, tranquilli. In fondo, grazie al cielo, non è successo nulla. -
- Ma poteva succedere, miseriaccia! -
Hermione lo fulminò con lo sguardo mentre Ginny si allontanava.
Harry si alzò, la guancia sanguinante, fortunatamente non era gonfia.
- Forse è meglio andare in infermeria, Harry. -
Lui scosse la testa.
- Non è niente, non mi fa male. -
Mentì, ma non aveva voglia di rivedere Malfoy.
Ron si poggiò all'albero e gli diede un colpetto al braccio.
- Grazie Harry per essere intervenuto. Scusa per prima. -
Era visibilmente dispiaciuto.
- Non importa, è stata anche colpa mia. -
Si abbracciarono, Hermione sorrise; poi poggiò la testa sul tronco accanto a Ron e disse:
- Ma c'era bisogno di ricorrere alla violenza? -
I ragazzi risero.
- Siamo uomini, Hermione. Ci piace risolvere le cose a suon di pugni! -
Scherzò Ron. Lei lo colpì al braccio canzonandolo:
- Uomo senza cervello! Almeno Harry ha avuto la decenza di fermarsi! Tu non ci hai nemmeno fatto un pensierino, vero?-
Ron rise di gusto.
- Infatti guarda il povero Harry come è finito! -
- Meglio prenderle che darle! -
Disse Harry ridendo anche lui.
- Ah ah ah! -
Rispose la ragazza, sarcastica.
- Comunque l'importante è che Ginny stia bene e che non ci siano conseguenze, ma dallo spavento che gli ha fatto prendere Ron, non credo che avremo problemi con lui. -
Aggiunse. I ragazzi annuirono.
- A proposito, com'è andata con Malfoy? -
Chiese Ron. Harry ed Hermione raccontarono la loro imbarazzante conversazione con il biondo, poi Harry aggiunse qualcosa, ma affermò di essersene andato quasi subito dopo l'amica, anche se non era così. La verità era che Harry non voleva parlare loro delle strane sensazioni che lo avevano attraversato stando insieme a Draco.
 
Nel tardo pomeriggio Draco, dopo aver dormito parecchio e aver recuperato le forze si preparò ad andarsene dall'infermeria. Accese il lumino accanto a lui, non c'era nessuno. La ragazza che era stata ricoverata lì la mattina si era ripresa e se n'era andata poco prima; invece Madama Chips stava dormendo nella sua piccola camera con le tende chiuse.
Malfoy sentì improvvisamente un brivido di freddo, poi il lumino si spense e tutto si fece buio. Il giovane Malfoy non aveva paura dell'oscurità e non si preoccupò della mancanza di luce. Poi di fronte a lui vide una scia di fumo e suo padre apparve all'improvviso.
- Sei ancora qui? Non pensavo fossi così debole, figliolo. -
Gli disse sarcasticamente con aria tranquilla. Draco strinse i pugni, detestava quell'aria da onnipotente che suo padre mostrava spesso con lui.
- La tua maledizione è stata forte, padre. Dovevi davvero essere adirato nei miei confronti. -
Rispose sarcastico anche lui. Lucius gli si avvicinò.
- Questo devi concedermelo dopo il tuo miserabile fallimento. -
- Io ci sono stato davvero male per quell'errore! Non passavano giorni, ore, minuti in cui non mi ricordassi la vergogna dipinta nei tuoi occhi! Ora sto cercando di rifarmi con te, padre. Ma devi lasciarmelo fare, non impuntarti, ti prego. -
Lucius annuì silenzioso, poi rispose:
- Vedremo quanto ci stai provando, Draco. Ora spero che tu abbia saputo qualcosa di più su Potter. Dimmi tutto. -
Il ragazzo annuì e ricordò la conversazione con Harry, poi disse brevemente:
- Abbiamo parlato serenamente del più e del meno. Non potevo chiedergli informazioni così presto, si sarebbe insospettito. Comunque me lo sto lavorando, mi crede. -
Parlò con una vena di cattiveria e per un attimo tornò il Draco di sempre, il cattivo Draco; era suo padre che faceva risvegliare quella parte di lui, la parte di cui Lucius andava orgoglioso e che ora, con grande amarezza, non vedeva più nel figlio.
- Si, per ora fai con calma. L'importante è che si fidi già di te. Come ti è sembrato? -
Draco aprì bocca per rispondere, poi ripensò all'espressione gentile e alla sincerità di Harry che l'aveva colpito molto positivamente come persona e lo faceva sentire strano, ma questo non poteva rivelarlo al padre; così mentì.
- E' più debole, meno combattivo. Ha abbassato notevolmente le difese da quando ha trionfato. E' una facile preda. -
Lucius annuì compiaciuto e sogghignò.
- Bene, bene. Così mi piaci, Draco. Forte e spietato come me, come il vero te. Con questo spirito ce la farai, figliolo. -
Sparì in una nuvola di fumo lasciando Draco impassibile e terribilmente confuso. Voleva cambiare ma non gli era permesso, voleva compiacere suo padre ma non ci riusciva, voleva conoscere davvero Harry ma poteva soltanto fingere con lui. Si sentiva in trappola. Il piano doveva avere successo, forse non sarebbe stato appagato come sperava, ma almeno avrebbe avuto un posto sicuro e stabile con suo padre. Una cosa lo tirava su di morale, la sua nuova anima che gli dava la consapevolezza di non essere crudele, di non volere distruggere tutto, ma di voler creare qualcosa. Era una nuova anima, smarrita in un mondo di incertezze.
 
I'm a new soul
I came to this strange world
Hoping I could learn a bit but how to give and take
But since I came here, felt the joy and the fear
Finding myself making every possible mistake.


See I'm a young soul in this very strange world
Hoping I could learn a bit but what is true and fake
But why all this hate? try to communicate!
Finding trust and love is not always easy to make.    
(New soul - Yael Naim)

Sono una nuova anima, sono arrivata
in questo strano mondo sperando che
avrei potuto imparare un po’ di cose
su come si fa a dare e a ricevere
ma da quando sono arrivata qui
ho provato la gioia e la paura
mi sono ritrovata a fare
qualsiasi errore possibile

sono un'anima giovane in questo strano mondo
che spera di poter imparare un po’ di cose
su cosa è vero è cosa è falso
ma perché c'è tutto quest'odio?
proviamo a comunicare!
trovare fiducia e amore non è sempre così facile 

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Capitolo 8
*** Notte movimentata ***


Non aggiornavo la storia da una vita.
Forse perché fa schifo.
Forse perché non mi andava più.
Comunque sia ho deciso di completarne l'aggiornamento, dato che è già finita.
Tanto, ragazzina indecisa quale ero, sicuramente avrei cambiato mille cose prima di pubblicarla, ma ormai sono passati anni e ho intenzione di lasciarla pura così come è stata plasmata xD
Avviso che in questo capitolo le acque si smuoveranno abbastanza!
Buona lettura :)
Grazie a chi leggerà, a chi ha recensito o lo farà e a chi ha messo la storia tra le seguite ^.^
ps Non inserirò più immagini, perché sono una frana con altri programmi che non siano picnik che ha dato la sua dipartita -.-'



Notte movimentata




Nel dormitorio Harry e Ron si stavano preparando per andare nella sala comune a cenare.
- Dici che Malfoy si unirà a noi? -
Chiese Ron all'amico. Harry alzò le spalle.
- Può anche darsi, in fondo abbiamo accettato la sua proposta di frequentarci. -
Si aggiustò la cravatta della divisa, mentre Ron era alle prese con le scarpe.
- Bah... non so cosa pensare, davvero. -
Borbottò il rosso. Harry sospirò.
- Non pensare allora! Non essere così negativo, Ron. Io sono del parere che Draco sia cambiato veramente. -
Ron rise.
- Forse sei tu il vero schizzato. L'hai addirittura chiamato per nome! -
Harry decise di ignorare la battuta dell'amico e aspettò che finisse di aggiustarsi per scendere nella sala.
Hermione e Ginny li stavano già aspettando.
- E chi dice che sono le donne a farsi desiderare? -
Disse ironica Hermione suscitando una risata dell'amica.
Ron le fece il verso, poi però rimase quasi incantato ad osservarla, tanto che Harry gli diede una gomitata per farlo riprendere. Hermione lo notò e sorrise.
Si diressero tutti e quattro al tavolo di Grifondoro e si sedettero; da una parte i ragazzi e di fronte le ragazze.
Harry diede un'occhiata veloce al tavolo dei serpeverde: Draco sarebbe dovuto già essere uscito dall'infermeria.   
Non lo vide e tornò a concentrarsi sul suo piatto. Chiamata da una sua amica, Ginny si allontanò dagli altri e la raggiunse. Ron ed Hermione stavano parlando tranquillamente ed Harry guardandoli notò che Ron le faceva gli occhi dolce ed Hermione era tutta rossa; soffocò una risata, poi si sentì davvero felice per loro.                                      
Si sistemò i capelli lanciando occhiate nervose al tavolo dei serpeverde, ma dov'era? Cercò di unirsi alla conversazione tra Seamus e Dean, ma non vi riuscì continuando a pensare a Draco. Sentiva ancora quella sensazione allo stomaco e non capiva davvero cosa fosse.
- Hey, ciao Draco. -
Udì la voce di Hermione e si voltò di scatto; dietro di lui c'era Draco Malfoy raggiante e in forma che gli fece un cenno e si sedette accanto a lui.
Ron lo fissò impassibile, poi dopo una sgradevole occhiata di Hermione disse:
- Ciao Mal...Draco. Vedo che ti sei ripreso. -
Gli sorrise appena. Draco lo guardò e gli rispose tranquillamente:
- Ciao, Ron. Sinceramente mi aspettavo un benvenuto più scarso da te, ma sono ben più contento di ciò che ho ricevuto. -
C'era una vena di sarcasmo nella sua voce, notò Harry, ma Hermione rise tranquillamente alla battuta e Ron arrossì leggermente ridendo anche lui.
- Si, ora sto bene. A proposito, vorrei invitarvi oggi a fare un giro a Hogsmeade con me. Ci state? -
I tre si guardarono, Ron pensando subito ad una bella passeggiata con Hermione annuì convinto, Harry lo imitò; tutti guardavano Hermione e, seguiti a ruota da Malfoy, cominciarono a farle gli occhi dolci. Sembravano tre orsacchiotti! Uno moro, uno biondo e uno rosso! La ragazza rimase impassibile per un po’, poi però si arrese.
- Ok, sarà piacevole. Ma evitiamo di stare fuori più di due ore, perché essendo prefetti...-
Guardò subito Ron che sospirò, poi continuò canzonandola.
- Dovremmo punire chi fa queste trasgressioni, non imitarlo. Quindi è meglio stare fuori per poco, sperando che non ci scoprano. -
Harry e Draco risero. Hermione aveva un talento naturale nel smontare le cose più eccitanti e trasgressive. All'inizio si impuntava, ma poi si convinceva sempre, o quasi.
Draco li condusse dal sotterraneo, poi li portò fuori dove c'erano due ippogrifi ad aspettarli, entrambi bianchi e possenti. Draco sorrise nel vederli già lì, perché tutto faceva parte del piano ed era stato suo padre a mandare i due animali. Subito Draco si mise in sella al più vicino e lo fece voltare, gli accarezzò la testa e disse agli altri:
- Che aspettate? Dai salite, fidatevi. -
Ron ed Hermione erano rimasti allibiti dai due animali e dalla proposta del biondo, Harry invece non faceva altro che pensare a quanto fosse abile Malfoy nello stare in sella.
Draco gli tese una mano, Harry la fissò un attimo, poi impulsivamente la prese e si fece tirare su dal ragazzo; salito in sella si aggrappò ai fianchi sicuri di Draco e si sentì nervoso.
Intanto Hermione era salita sull'altro e aspettava Ron che deglutì e disse salendo goffamente:
- Meglio se guidi tu, Herm. -
Lei sorrise e annuì. Poi quando tutti furono in sella Malfoy gridò e fece innalzare in volo l'animale, Hermione lo seguì incitando il suo. Ron stava tremando di paura mentre prendevano quota e l'ippogrifo si esibiva in piccole planate per poi risalire; anche Hermione era tesa, aveva sempre avuto paura di volare. Accanto a loro Draco stava spingendo l'animale a fare numerose acrobazie, voleva divertirsi, senza regole e sentire il forte vento scompigliarli i capelli e anche sapere che Harry era li dietro di lui gli fece nascere un sorriso, ma poi scacciò subito il pensiero. Harry invece era lievemente teso, ma non per il volo bensì per il fatto di essere con Malfoy. Non avrebbe mai immaginato di volare insieme a lui, mai; e la cosa era inaspettatamente molto piacevole, però lo rendeva anche nervoso; ormai aveva capito che Draco lo metteva a disagio, ma non si spiegava ancora il perché.
Draco atterrò proprio nel retro di un locale che Harry non riconobbe; qualche secondo dopo atterrarono anche gli altri due. Quando Hermione scese le girava la testa e si appoggiò a Ron per non cadere, lui non stava tanto meglio però.
- Non è stato fantastico?! -
Gridò Draco tutto eccitato, poi entrò nel locale. I tre grifondoro rimasero lì, lanciando occhiate ai due animali che si strusciavano piacevolmente tra di loro. Ron assunse un'espressione schifata e disse:
- Miseriaccia! E' stato meglio volare con la macchina ed essere attaccati dal platano picchiatore cinque anni fa! Stavo quasi per cadere! -
Hermione annuì e, ancora col respiro affannoso, aggiunse:
- Non per sfiducia, ma secondo voi come li ha trovati due ippogrifi? -
I ragazzi alzarono le spalle. Harry era perplesso.
- Vorrei saperlo anche io ora che ci penso. Andiamo a chiederglielo. Al ritorno è meglio se uno di voi viene con me e uno con lui. -
Gli altri due annuirono.
Entrarono uno dopo l'altro e videro che il locale era una bettola piena di sedie e tavoli di legno, alcuni erano davvero sporchi; non vi erano molti clienti e buona parte di questi erano uomini sulla trentina ubriachi. Videro Draco parlare col barista e venire verso di loro con quattro burrobirre concentrate. Hermione spalancò gli occhi nel vederle e scosse la testa contraria.
- Venite, sediamoci. -
Li invitò Draco sistemandosi ad un tavolo non troppo lontano da dove erano entrati.
Si sedettero. Rimasero in silenzio mentre il biondo metteva di fronte a tutti un bicchiere, poi alzò il suo dicendo:
- Voglio ringraziarvi sinceramente per la fiducia. Grazie mille a tutti e tre. E, osservando la faccia contratta di Hermione alla vista delle birre, mi offro di cambiarle in qualcos'altro se volete. -
Sorrise dolcemente alla ragazza mentre Harry e Ron risero per il suo tono ironico.
- Grazie, forse è meglio. -
Lui annuì, uscì la bacchetta e cambiò il liquido giallo nel bicchiere di Hermione in semplice succo di zucca, poi si apprestò a fare lo stesso anche per Ron, ma lui lo fermò:
- No, Draco. A me va bene così, le pazzie vanno fatte e vissute fino in fondo! -
Rise e Draco lo guardò compiaciuto. Hermione rivolse un occhiata di fuoco al suo amico e disse:
- Non avrai davvero intenzione di ubriacarti, vero Ronald? -
Ron sbuffò. Harry lo fissò preparandosi ad assistere alla litigata.
- No, non credo di perdere il lume per un bicchierino così! E poi ormai l'età ce l'ho e posso fare ciò che voglio! Tu non mi comandi, signorina so-tutto-io! Non abbiamo mai fatto nulla da adolescenti! Ora che Voldemort è morto possiamo anche goderci un po’ di libertà, miseriaccia! -
Iniziò a bere e poi, fatto fuori metà liquido, respirò a fondo. Hermione abbassò lo sguardo, poi guardò Harry per vedere se anche lui aveva bevuto, ma il moro la stava guardando sospirando. Hermione trattenne le lacrime a stento e uscì di corsa dalla porta sul retro. Harry lanciò un'occhiataccia a Ron e la seguì. Draco, che aveva osservato soddisfatto la scena, poiché dividerli sarebbe stato molto positivo per il piano, improvvisamente si dispiacque per l'accaduto.
- Non mi interessa quello che lei pensa. Non è mia madre, non mi comanda. Posso fare quello che voglio! Hai ragione, Draco. Mi hai trasmesso il giusto spirito: fregarsene di tutto e tutti! Si! -
Iniziò a gridare Ron mezzo ubriaco. Draco si sentì responsabile e non ne fu felice; decise di lasciar stare le cose, stavano andando bene per lui, ma poi sentì una voce dentro che lo spronava a seguire ciò che davvero voleva. Sbuffò e si mise le mani tra i capelli, poi dopo aver bevuto un sorso di birra allontanò il bicchiere e si mise accanto a Ron. Il rosso si era già scolato quasi due birre, dato che dopo aver finito la sua aveva puntato a quella di Harry. Draco gliela tolse dalle mani e disse:
- Ok Ron, ti sei divertito! Ora basta, smetti di bere. -
Il rosso si alzò e riprese la birra da Draco che gli afferrò il braccio. I due cominciarono a lottare mentre i pochi presenti li osservavano curiosi.
Harry mise una mano sulla spalla di Hermione e l'avvicinò a se abbracciandola, vide che stava piangendo e le sussurrò:
- Dai Herm. Sai che Ron è fatto così! Lui vuole essere libero di decidere per conto suo, accetta consigli a volte, ma non imposizioni. Lo sai. -
Lei annuì, poi sospirò.
- Il problema è che mi sono sentita sbagliata e fuori luogo per l'ennesima volta! Devo sempre mettere dei limiti e misurarmi se no non riesco a divertirmi, ammesso che lo sappia fare.E poi nonostante soffra nel litigare con lui continua a succedere! -
Harry annuì, poi si staccò da lei e si sedette sul muretto. Pensò a Draco, forse era un'impressione, ma sembrava agire in maniera controllata, non naturale. Quella sera era stato distaccato e spericolato e, casualmente aveva trascinato Ron con se.
- Forse...l'influenza di Draco continua a non essere positiva. -
Balbettò lei.
- L'ho pensato anche io, forse si. Comunque sia è meglio tornare al castello, poi semmai ci chiariremo con Draco. Ora dobbiamo riprendere Ron e fargli passare la sbronza. Andiamo. -
Rispose lui aprendo la porta per tornare dentro.
- Comunque grazie, Harry. -
Disse Hermione. Lui sorrise ed entrarono.
Rimasero allibiti nel vedere i loro bicchieri tutti per terra e accanto al tavolo Ron e Draco che lottavano freneticamente. Ron reggeva in una stretta salda il bicchiere, ma Draco stava facendo di tutto per sottrarglielo. Improvvisamente iniziò ad arrabbiarsi molto, a provare quell'ira che l'aveva abbandonato per un po’ di tempo. Impulsivamente uscì la bacchetta e la puntò contro Ron che si bloccò di colpo. Hermione gridò ed Harry corse verso i due, spinse Malfoy a terra e gli prese la bacchetta, poi afferrò Ron per un braccio e lo condusse fuori aiutato da Hermione. Insieme riuscirono a farlo salire in sella, lui era ancora ubriaco fradicio.
- Stupidi, stupidi! Ho sete, voglio bere! -
Lo ignorarono, poi Hermione fece un incantesimo e delle corde lo legarono stretto contro la sella, poi lei montò davanti. Era ancora sconvolta.
- Dai Harry, andiamo. -
Lui ci pensò un attimo, poi scosse la testa. Voleva parlare con Draco, capire cosa fosse successo.
- Vai tu, poi ti raggiungo. Cerca di portarlo nel dormitorio. Verrò il prima possibile. -
Lei annuì e l'ippogrifo si alzò in volo. Harry osservò un'ultima volta l'amico così devastato, poi corse dentro il locale. Si guardò attorno, ma Draco non c'era. Il barista appena lo vide gli urlò contro:
- Hey tu! Vieni subito qui! Qualcuno me li dovrà pur pagare i danni! Vieni qui! -
Harry si voltò per uscire, ma inciampò in un vetro e si graffiò un braccio, subito il barista gli fu addosso, lo costrinse ad alzarsi e gli disse con il volto contratto per la rabbia:
- Dammi i miei soldi! Subito! -
Harry scosse la testa rispondendo:
- Non ho soldi, davvero. -
Pensava che Draco avesse pagato prima e comunque non aveva portato nulla da Hogwarts. Era stato davvero distratto e questa sua disattenzione gli sarebbe costata cara, molto cara. Cercò di arrivare con la mano alla bacchetta dentro la mantella, ma non ci arrivò; poi si ricordò di aver preso quella di Draco, ma non la trovò. Chiuse gli occhi e si preparò ad essere colpito dall'uomo incollerito.
- Lascialo andare, subito. -
Harry aprì gli occhi, Draco era lì di fronte a lui e al barista con la sua bacchetta puntata contro l'uomo; il locale si era svuotato dopo aver visto l’arma. Il barista indietreggiò e alzò le mani. Harry si liberò dalla stretta e si mise accanto a Draco che ghignò perfido e scappò subito con il grifondoro. Salirono velocemente sull'ippogrifo e si librarono velocemente in aria. Draco sapeva di aver appena fatto forse la più grande stronzata di tutta la sua vita. L'obiettivo dei mangiamorte era uccidere Harry Potter. Lui stava per essere preso da quell’uomo che era d'accordo con Lucius e sarebbe finito presto nelle mani dei mangiamorte. Draco lo sapeva, avrebbe potuto farla finita subito con questa brutta faccenda. Invece il suo istinto gli aveva detto di salvare Harry e l'aveva seguito, qualcosa l'aveva guidato e il ragazzo sperava con tutto il cuore che quel qualcosa l'avrebbe aiutato anche a non essere ucciso o peggio dal padre.
 

 

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Capitolo 9
*** Lost without you ***


Lost without you




L'ippogrifo atterrò proprio nel giardino e, appena i ragazzi scesero, volò via.
I due ragazzi rimasero lì, immobili. Draco si sedette sull'erba sospirando, Harry non lo imitò, ma rimase in piedi di fronte a lui fissando il platano picchiatore che si agitava in lontananza. Passarono dei minuti di totale silenzio, si udivano solo i loro respiri.
- Allora... vogliamo rimanere qui in silenzio per tutta la notte o vuoi dirmi le cose negative che stai pensando? -
Chiese Draco. Era abbastanza tranquillo, o almeno lo sembrava. Riusciva a mantenere un forte autocontrollo, mentre Harry stava stringendo i pugni per contenersi.
- Non ti facevo così ipocrita, sai? -
Gli disse con voce ferma. Il biondo lo fissò, poi chiese:
- Cosa intendi dire? -
- Eri crudele e spietato, poi hai detto di essere cambiato e di volerci essere amico e ti sei comportato bene, ma poi ci hai portati in un locale e hai tentato di farci ubriacare e dopo ancora hai attaccato Ron! Come lo definisci questo, Draco? -
Malfoy si alzò e si parò davanti a Harry, poi gli rispose:
- Volevo solo farvi divertire! Darvi una sera di libertà! Stare un po’ insieme! -
Alzò il tono della voce che era freddo. Aveva messo da parte la commedia, stava ascoltando il suo cuore. Voleva spiegarsi con Harry.
- E per quanto riguarda ciò che hai visto con Ron, non sai cosa è successo. -
Aggiunse. Harry strinse i pugni ancora di più.
- Hai provocato una situazione per la quale i miei due migliori amici hanno litigato pesantemente e poi ti ho visto minacciare Ron con la bacchetta! Cosa dovrei pensare? -
Draco si impuntò.
- Non è andata così, Harry! Io non ho costretto nessuno a bere! E' successo e basta. Non è colpa mia se le idee di quei due sono completamente diverse e contrastanti, come i loro caratteri d'altronde! -
Harry pensò che in fondo era vero che tra Ron ed Hermione c'era una grande diversità e un opposto modo di vedere alcune cose, ecco perché litigavano spesso. Harry lo sapeva e anche Malfoy l'aveva capito. Ma quei due si volevano bene ed erano disposti a mettere da parte l'orgoglio e i contrasti.
- Si, sono molto diversi! Ma ciò non cambia la situazione che tu hai creato. Ma visto che neghi, spiegati! -
Draco scosse la testa, poi disse con sempre meno calma:
- Anche se ti spiegassi tutto, mi crederesti? Mi crederesti, Harry? O rimarresti comunque della tua idea? Pensaci. -
Il moro abbassò lo sguardo e rifletté sulla cosa per qualche secondo, poi ritrovando la calma rispose deciso:
- Non lo so, forse no conoscendo quello che sei stato per sette anni, ma... forse si per quella scintilla di diversità che vedo in te da pochi giorni. -
Gli sorrise appena. Draco ricambiò l'espressione e spiegò l'accaduto:
- Quando sei uscito con Hermione, Ron ha continuato a bere, così ho cercato di togliergli il bicchiere, ma non ha mollato la presa, così abbiamo lottato e impulsivamente e stupidamente ho uscito la bacchetta. Mi dispiace. -
Era sincero, Harry lo sapeva. Annuì. Cominciarono ad avviarsi verso il castello. Al momento di separarsi per andare nei rispettivi dormitori Draco disse:
- Sono stato davvero bene con te, Harry. Tu...tu sei diverso, sei speciale. Riesci a capirmi. -
Harry sorrise e gli si avvicinò lentamente e lo abbracciò. Era qualcosa di nuovo per Draco, l'ultimo abbraccio a cui era stato partecipe era quello con sua madre qualche giorno prima e ne aveva ricevuti solo da lei in tutta la sua vita, ma pensò che nessuno di loro era paragonabile all'intensità e alla sincerità di quello che Harry gli aveva donato.Era un vero amico e l'amicizia Draco la stava scoprendo così, nei pochi attimi con lui.
Si staccarono e lui si voltò per andarsene, ma Harry chiese:
- Ah...Draco! Dov'è che gli hai presi quei bestioni? -
Malfoy aveva già pronta la bugia per questa domanda e la usò:
- Erano di mio padre che li ha passati a me. Mi ubbidiscono ciecamente. -
Harry annuì e i due si divisero ognuno per il proprio corridoio verso la rispettiva sala comune. Era tardi e il castello era ormai deserto.
Il grifondoro corse verso la sua sala comune evitando di fare rumore per non rischiare di essere scoperto da Gazza. Arrivato nella sala salì al dormitorio maschile. Ron dormiva placido nel suo letto; Harry tirò un sospiro di sollievo e lentamente uscì per andare nel dormitorio delle ragazze e parlare con Hermione. Si sentivano i respiri profondi delle studentesse ed Harry cautamente cercò di individuare Hermione nell'oscurità, la vide in fondo alla stanza e si diresse al suo letto; quando le fu vicino la scosse un po’ per farla svegliare; lei borbottò qualcosa e si girò dall'altra parte. Harry sbuffò e sussurrò piano:
- Andiamo, Herm! Svegliati, sono Harry! -
La ragazza aprì gli occhi e si stiracchiò, poi gli volse un cenno, si alzò e lo condusse nella sala. Harry rise vedendo che l'amica era in pigiama, ma non si scompose, nè lo fece notare vedendola visibilmente stravolta.
- A Ron è passata la sbronza? -
Chiese preoccupato Harry.
Hermione scosse la testa e si lasciò cadere sul divano di fronte al caminetto.
- Domani avrà un po’ di mal di testa quando si alzerà, ma starà bene. L'hai visto? Stava dormendo? -
Lui annuì.
- Bene, perché fino a poco tempo fa farfugliava cose incomprensibili. E' stato terribile vederlo in quello stato. E tutto per colpa di Malfoy! Che stupidi che siamo stati! Io ci stavo quasi cascando alla storia del bravo ragazzo! -
Harry sospirò; per un attimo aveva pensato che Hermione potesse ancora credere a Draco, ma dopo quello che aveva appena detto le sue speranze sfumarono.
- Tu hai parlato con lui? -
Gli domandò Hermione curiosa. Lui annuì e parlò:
- Abbiamo chiarito le cose. Lui ha detto che voleva impedire a Ron di bere e così hanno cominciato a lottare e lui impulsivamente ha uscito la bacchetta. Mi è sembrato sincero e potrebbe davvero essere andata così. Noi non abbiamo assistito a tutta la scena-
Lei lo fissò visibilmente perplessa, poi chiese:
- Tu gli hai creduto? -
Lui ci pensò ancora un momento, ma poi annuì con convinzione.
- Ha sbagliato e l'ha riconosciuto. E credo che la colpa sia in gran parte di Ron che ha cominciato a bere. -
Lei si alzò improvvisamente e alzò la voce:
- No, Harry! Malfoy l'ha condizionato! E proprio perché era sbronzo Malfoy avrebbe dovuto andarci piano! Invece l'ha attaccato e voleva pure colpirlo con un incantesimo! No, mi dispiace. Io non mi fido più di lui. E anche tu dovresti ricrederti, Harry. -
Il moro si girò verso il fuoco che ardeva nel camino; pensò alle parole di Draco, a come l'avevano quasi ipnotizzato e alla facilità con cui ci aveva creduto, ma nonostante le giuste riflessioni di Hermione, lui sentiva di potersi fidare di lui. Qualcosa gli diceva di non abbandonarlo, stava cominciando a provare affetto nei suoi confronti e non l'avrebbe mai creduto possibile. Hermione gli mise una mano sulla spalla e sussurrò:
- Domani ne parleremo, se vorrai. Ora vado a dormire. Notte, Harry. -
Iniziò a salire le scale lasciando il ragazzo perso in quei pensieri e quelle sensazioni che lo convincevano sempre più della buona fede del serpeverde e che andavano in parte contro la razionalità e il buon senso.

I know I can be a little stubborn sometimes
A little righteous and too proud
I just want to find a way to compromise
Cos I believe that we can work things out.

How my ever gonna get rid of these blues
Baby I'm so lonely all the time
Everywhere I go I get so confused
You're the only thing that's on my mind.   
(Lost without you - Delta Goodrem)

So di essere a volte un po’ testardo,
Abbastanza onesto e troppo orgoglioso potresti aggiungere,
Vorrei soltanto trovare un modo per trovare un compromesso
Perché penso che le cose possano essere risolte.

Come mi libererò mai di questa tristezza,
Baby, sono sempre molto solo,
Ovunque vada mi sento così confuso,
tu sei l’unico pensiero della mia mente.


A distanza di pochi corridoi un ragazzo pallido e dai capelli biondi era seduto nella sala comune di Serpeverde. Il corpo immobile; lo sguardo assorto e nei suoi occhi c'era il riflesso del fuoco del camino di fronte a lui. Draco Malfoy aspettava attendendo passivamente il suo incontro col padre che di certo saputo tutto sarebbe stato più che incollerito. Essere punito per il ragazzo sembrava giusto e meritato; pensare a come aveva sempre assecondato il padre e poi a come l'aveva ingannato; aveva ingannato anche se stesso, perché non avrebbe mai pensato di poter sentire un grande affetto crescergli dentro;un affetto strano, ma vero; improvviso, ma sereno; fragile, ma forte. Sorrise al pensiero di Harry e di ciò che si erano detti; poi tremò pensando al loro abbraccio e al suo profondo significato. Forse sarebbe stato punito pesantemente o allontanato o minacciato, ma di certo ne sarebbe comunque valsa la pena per provare un sentimento così puro e inclassificabile per lui.
L'aria si fece grigiastra, una nube spuntò e Draco capì che era arrivata l'ora della verità. Avrebbe detto a suo padre esattamente quello che pensava, cioè che non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere ad Harry e che non gliel'avrebbe permesso; cose che pensava nella sua testa, ma che forse non avrebbe avuto mai il coraggio di confessare al padre.
 
- Padre...- Sospirò Draco quando Lucius spuntò dalla nube. Sembrava calmo, ma il ragazzo sapeva che il padre era abile nel nascondere i suoi sentimenti e notò una sorta di nervosismo in lui.
- Draco. Qualcosa di nuovo? C'è qualcosa che dovresti dirmi? -
Chiese al figlio con una calma invidiabile che diede fastidio al giovane Malfoy.
Draco sospirò, sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo, ma avrebbe preferito di sicuro il poi rimandando così all'infinito.
- Immagino che il tuo compare ti abbia già detto tutto di ieri... -
Abbassò la testa e cercò di non mostrarsi terrorizzato.
L'uomo si avvicinò al ragazzo e gli mise le mani sulle spalle piegandosi su di lui e sussurrando:
- Si, mi ha riferito una situazione a dir poco paradossale. Ora voglio sentire cosa vuoi dirmi tu, Draco. -
Sorrise malignamente; Draco lo guardò negli occhi, in quelli stessi occhi dove tante volte aveva cercato di vedere approvazione e orgoglio per lui, non li aveva mai trovati, ma erano sempre stati occhi conosciuti da Draco. Conosceva quegli occhi, conosceva suo padre. Ora invece gli sembrava di non riconoscere niente di famigliare in quello sguardo così strano e penetrante che lo scrutava in attesa di una risposta.
- Si. Ho aiutato Harry a scappare.L'ho salvato. E non mi pento di averlo fatto. -
Ricambiò lo sguardo maligno al padre che gli afferrò il collo e quasi lo sollevò.
- Maledizione! Sapevo che non eri all'altezza di questa missione, ma ho cercato di fidarmi di te. E tu come mi ripaghi? Hai rovinato tutto, Draco! Eri così vicino...la parte più difficile l'avevi superata, si trattava solo di chiudere la cosa una volta per tutte! Di cosa hai paura, Draco? Dimmelo. Cos'è che temi in questo momento? -
Alzò un po’ la voce e gli strinse forte il collo. Draco digrignò i denti per resistere e quando il padre allentò la presa rispose ansimando:
- Ho paura di tante cose, padre! Temo le cose più belle e normali come l'amore e l'affetto! Temo la vita! Questo perché non ho mai potuto vivere davvero, mai. Tu mi hai sempre comandato, io ti ho assecondato per cercare la tua approvazione e il tuo affetto, ma niente di quello che ho fatto ti ha reso felice di tuo figlio! Ora basta! Ho scoperto grazie ad Harry un vero affetto, un sentimento che nutro, qualcosa di nuovo che non ho mai provato! -
Una lacrima gli scivolò per la guancia, abbassò nuovamente la testa. Lucius era rimasto a bocca aperta, ma non si era scomposto neanche questa volta. Fissava il figlio, non sapeva cosa dire, cosa rispondere. Era stato un mostro con Draco e lo sapeva, ma ormai doveva portare a termine ciò che aveva iniziato;era la sua priorità.
- Ho paura di tante cose...ma non di te, padre. Non più ormai. -
Lo guardò negli occhi; riconobbe in loro un po’ di rimorso, ma la crudeltà e l'orgoglio erano sempre là, al primo posto.
- Perché....Draco, perché ti stai comportando così ora? -
La sua voce tremava come mai in vita sua, ma cercò di non darlo a vedere. Draco se ne accorse e rispose cupo:
- Perché solo ora sono me stesso dopo tanto tempo, dopo tutta una vita coltivata tra le menzogne e l’orrore. Mi dispiace, padre. Ma ora basta. -

 

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Capitolo 10
*** Si ama perché si ama ***


 Si ama perché si ama





Harry fissava il soffitto, in silenzio. Non riusciva ad addormentarsi. Continuava a pensare alla sera precedente. Tra Draco e lui era nato qualcosa, un'amicizia improvvisa. Harry sentiva di potersi fidare del biondo e di poter contare su di lui, ma Hermione non la pensava decisamente così e Ron al suo risveglio sarebbe di sicuro stato più arrabbiato che mai con lui. Era diviso tra i suoi amici e Draco. Non sapeva come comportarsi, non voleva scegliere. Ron ed Hermione gli erano accanto da una vita, lo sapeva. Non voleva assolutamente perderli. Draco invece era stato il suo rivale, il suo nemico, la persona da lui più odiata. Era crudele e aveva ferito parecchie volte Harry, soprattutto tentando di uccidere Silente. Ma era sempre stato li da tanto tempo. Si conoscevano da tanto e da tanto si odiavano, da tanto Harry lo fissava e studiava, come per capire il suo vero animo; la sua parte buona. Da tempo il moro la cercava in Malfoy, ma non c'era mai stato verso e modo di trovarla. Da molto tempo provava interesse per Draco e per la sua difficile situazione. Da poco tempo l'aveva visto davvero e ne era rimasto colpito,l'aveva toccato. Aveva bisogno di qualcuno così, di qualcuno come Draco.
Draco fissava il soffitto, in silenzio. Non riusciva ad addormentarsi. Suo padre era scomparso così, senza rispondergli, senza guardarlo. Gli aveva davvero detto tutto, si sentiva meglio...o forse ancora peggio. Non voleva più avere niente a che fare con i piani del padre, ma una parte di lui si era pentito di quelle parole. Una parte di lui voleva continuare a stare nell'ombra del padre per paura di vivere, di non essere accettato. Una parte voleva staccarsi da tutto, essere libero e vivere davvero.Harry era in bilico tra le due parti per lui, continuava a pensarlo; era stata la prima persona che l'aveva colpito profondamente mostrandogli affetto. Era qualcosa di molto prezioso per Draco, di nuovo e particolare. L'aveva sempre odiato e detestato in tutta la sua fragilità e umanità: tutto quello che ora desiderava,Harry era ciò che desiderava. Ma aveva paura di vivere questa strana sensazione, paura di essere rifiutato. Avrebbe vissuto e amato, si, ma non era pronto, non si sentiva ora...forse era meglio tornare da suo padre e chiedere scusa, anche se avrebbe di certo provato a convincerlo a completare la missione. No, quello non l'avrebbe fatto. O almeno era ciò di cui voleva convincersi. Si sentiva malissimo, pensando di non essere forse neanche capace di amare.
 
 
If the heart is always searching,
Can you ever find a home?
I’ve been looking for that someone,
I’ll never make it on my own
Dreams can’t take the place of loving you,
There’s gotta be a million reasons why it’s true. 
(When you look me in the eyes - Jonas Brothers)
Se il cuore è sempre in cerca di qualcosa,
riuscirai mai a trovare una casa?
ho cercato quel qualcuno perchè
non posso farcela da solo
i sogni non possono sostituire l'amarti
ci devono essere un milione di ragioni
per cui questo è vero.


La mattina dopo Harry si alzò tardi. Aveva dormito pochissimo ed era stanco morto. Si preparò e corse giù a fare colazione. Ron ed Hermione erano già li e parlavano animatamente. Harry sapeva che la ragazza stava spiegando ciò che era successo la sera precedente all'amico. Si unì a loro.
- Buongiorno -
Borbottò. Era ancora mezzo addormentato.
I due lo guardarono e gli fecero un cenno. Harry capì che qualcosa non andava, ma evitò di chiedere immaginando già il problema; così si finse indifferente e prese un pò di pasticcini. Ron sospirò e disse:
- Hermione mi ha raccontato di ieri sera... chiedo scusa a tutti e due per aver bevuto; non voglio giustificarmi, ma da ciò che mi ha detto Hermione è stato Draco a indurmi; poi c'è stata una rissa e lui ha uscito la bacchetta. -
La ragazza annuì. Harry li fissò arrabbiato e rispose:
- No, Ron. Draco ha solo portato i bicchieri, ma era anche disposto a versarti il succo di zucca! Per la rissa dice di aver agito impulsivamente per toglierti di mano il bicchiere. -
Hermione intervenne dicendo:
- Ti informo Harry che noi siamo adolescenti, siamo fragili e il suo modo molto particolare di offrire la birra e il suo sarcasmo quando mi ha versato il succo di zucca e voleva darlo anche a Ron, l'hanno in qualche modo influenzato! -
Harry scosse la testa ridendo. Ron non disse nulla.
- Ingrandisci sempre tutto, tutto per te è grave ed inconcepibile e ora stai enfatizzando anche questo! Ho capito che tu non ti fidi di lui. Non c'è bisogno di trovare delle giustificazioni! Stai sbagliando di grosso, Hermione. -
Hermione strinse i pugni, era livida dalla rabbia; non poteva credere a ciò che il suo amico le aveva appena detto.
- D'accordo, forse tendo ad essere troppo realista! Scusa se non vivo nel tuo mondo dei sogni e non mi godo i bei momenti di gloria! No, io non gli credo più dopo ieri sera e ho le mie ragioni. Tu fai come ti pare, fatti abbindolare. -
Se ne andò correndo. Molti ragazzi la fissarono e poi guardarono Harry. Il ragazzo era sconvolto. Non si aspettava di litigare con Hermione, non così. Non era mai successo e ora stava male. Ron gli mise una mano sulla spalla e disse:
- Calmati, Harry. Anche io non mi fido di Malfoy, non mi sono mai fidato e sono d'accordo con Hermione. -
Lui si allontanò rispondendo:
- Mi ha salvato la vita, Ron! Non ve l'ho detto, ma lui mi ha salvato. Il barista stava per catturarmi e rinchiudermi, ma Draco è tornato e mi ha salvato! Come faccio a pensare male di lui ora? -
Abbassò la voce notando che altri ragazzi parlottavano tra loro guardandolo.
Ron fece una smorfia, poi disse:
- Trucchi da Malfoy, io non mi fido lo stesso. Non so perché mi sono lasciato andare ieri, ma ora non gli credo per niente e... non credo neanche a te, Harry. Da quando ha detto di essere cambiato ti sei fidato subito, Hermione anche all'inizio, ma ora si è ricreduta per giusti motivi, tu invece continui ad essere dalla sua parte. -
Harry sospirò.
- Non so spiegarti perché, Ron...io mi fido e basta. Come riuscivo a capire Voldemort, a sentirlo. Ora sento di potermi fidare di Draco. -
Ron scosse la testa e se ne andò.
Harry batté un pugno sul tavolo e allontanò il piatto da se, poi si alzò e si diresse velocemente nella sala di Serpeverde; doveva parlare con Draco, sentiva di doverlo fare. Svoltò a destra e si trovò faccia a faccia con un gruppo di serpeverde: Blaise Zabini, Tiger, Goyle e, attaccata al braccio di Draco, Pansy Parkinson. Harry sussultò alla vista di Draco ancora con i Serpeverde e per un attimo tornò indietro nel tempo a quando era quasi un'abitudine incrociare i serpeverde e insultarsi con loro, soprattutto con Malfoy. Ma stavolta era diverso, Draco era diverso. Harry lo sapeva, ne era certo e si fidava di lui, provava un dolce affetto nei suoi confronti. Non poteva pensare che Draco fosse tornato dai serpeverde, non poteva fargli questo. Zabini iniziò ad insultare Harry seguito dalla Parkinson.
- Hey, Potter! Poverino, hai litigato con i tuoi amichetti! Ed ora che fai? Te ne vai a piangere sulla torre? -
Blaise scoppiò a ridere seguito da Tiger e Goyle, Pansy iniziò a far finta di piangere in maniera esagerata. Harry non stava facendo caso agli altri serpeverde, guardava solo Draco. Il biondo evitava il suo sguardo. Harry gli afferrò un braccio e gli sussurrò:
- Devo parlarti più tardi. Vieni nella guferia alle 17.00. -
Malfoy si liberò dalla sua stretta dicendo:
- Alla larga, Potter! Forza ragazzi andiamo. Lasciamolo cuocere nel suo brodo. -
Le sue parole erano tremanti, ma i serpeverde annuirono e se ne andarono seguendolo.
Harry sperò che le parole di Draco servissero solo a non insospettire gli altri, ma non ne era molto certo. Nel tono della sua voce c'era qualcosa di duro e distaccato.
Al ragazzo sembrò essere passata un'eternità quando finalmente arrivò l'ora dell'appuntamento con Draco. Si precipitò alla guferia col cuore pieno di speranza, ma anche con la mente occupata a cercare di trovare le parole per esprimersi,ma in realtà non sapeva neanche lui di cosa gli avrebbe parlato, ma doveva vederlo il più presto possibile.
Lo aspettò per ben un'ora seduto sul davanzale mentre i gufi rinchiusi nelle loro gabbie si agitavano e emettevano versi striduli. Si alzò e se ne andò con solo un sospiro, in fondo se l'aspettava.

 
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Perché sei tu? ***


 



Perché sei tu?





C'era aria di sofferenza, solitudine e incomprensione ad Hogwarts. Era passato più di un mese dall'inizio di tutto e le cose erano rimaste là, immutate, mentre le ore passavano inesorabilmente. Draco aveva continuato a frequentare i serpeverde per distrarsi, ma nulla riusciva a distoglierlo dal pensiero di ciò che era successo con suo padre e, soprattutto con Harry; era stato uno stupido, aveva perso un affetto ancor prima di averlo identificato (Harry) per poi perderne un altro mai esistito in realtà (Lucius). Non aveva mai smesso di pensare ad Harry, mai smesso di cercare il suo perdono, ma neanche di evitarlo; pensando a suo padre sapeva di aver seguito il suo cuore e di essere stato sincero, ma forse non era servito a niente, solo ad allontanarsi ancora di più da entrambi.
Il biondo si fiondò fuori dall'aula a fine lezione; non pensò ad Harry, non aspettò i suoi amici serpeverde, non si guardò indietro. A passi pesanti e sicuri si diresse sul retro del giardino, si guardò intorno e, certo di essere solo, uscì una sigaretta dalla tasca e se l'accese; la usò per un po’ come sfogo con lunghe e sospiranti boccate, poi la buttò violentemente a terra, la pestò e la fece sparire con un incantesimo; si mise le mani tra i capelli e diede una spallata ad un albero, poi calciò l'erba; tutto per riuscire a sfogarsi, ma non riusciva a provare soddisfazione.
 
Dietro di lui sentì dei passi e si voltò: Harry Potter avanzava sorridendo verso di lui, gli si piazzò davanti con le mani in tasca e scherzò:
- Pensavo dovessi scappare in bagno, invece sei qui. -
Sorrise, ma Draco non lo guardò.
- Sai, non sapevo fumassi. -
Continuò senza far trasparire il minimo imbarazzo. Draco sbuffò e sussurrò:
- Mi serve per scaricare la tensione a volte. Tu non hai mai fumato, immagino. -
Harry rise, poi annuì.
- Non ci crederai, ma la prima e ultima volta è stato due anni fa. Eravamo io, Ron e Seamus a insaputa di Hermione, naturalmente. Abbiamo provato per un po’, ma non è piaciuto a nessuno. -
Draco sorrise pensando ad Harry con una sigaretta in bocca.
- Non immagino la faccia che farebbe Hermione! Credo che avreste dovuto chiedere asilo politico se l'avesse scoperto! -
Scoppiarono a ridere, poi Harry rispose:
- Non credo che basterebbe, ci troverebbe in ogni caso o, almeno, un tempo lo avrebbe fatto nei miei riguardi, ora non so... -
Si rabbuiò e sospirò.
- Non vi siete più parlati da quel giorno? -
Harry alzò le spalle.
- Qualche volta si, ma sempre con freddezza. Con Ron, invece, continuo a frequentarmi, ma ormai credo di averli persi. E, sinceramente credo di aver perso anche te, così all'improvviso. E' più di un mese che ci parliamo ogni tanto, ma mi sembra tutta una presa in giro, Draco. Io sono stufo, non capisco cosa ti stia succedendo. Cos'è che ti rende così freddo e ti fa così paura? -
Draco strinse i pugni, era l'ora della verità. Dopo un mese di parole dette così e di pensieri mai riferiti, avrebbe dovuto dire tutto ad Harry, tutto ciò che l'affliggeva senza tregua. Ma l'orgoglio dei Malfoy è come il cielo, invalicabile.
- Non lo so, Harry! Sono bloccato in questa situazione da tanto tempo! Non so cosa fare e come agire, a volte penso di non poter più andare avanti! Tu sei stufo, bene. Ma non credere che io stia meglio di te, perché questa cosa non è facile per me! Non riesco ad affrontarla come fai tu... -
Il moro gli prese la mano e se la mise sul cuore.
- Proviamo ad affrontarla insieme, io voglio tentare di trovare una strada, Draco, e voglio farlo con te.Credo che un giorno perso sia un'opportunità mancata, credo che dovremmo vivere ciò che sentiamo. -
Draco tirò indietro il braccio, sentì il cuore scoppiarli nel petto, voleva essere aiutato da Harry, ma si sentiva troppo confuso, il suo cervello gli consigliava di riflettere da solo e non di precipitare le cose, ma il suo cuore con solo il suo battito suggeriva la risposta.


 I’m a house of cards in a hurricane,
A reckless ride in the pouring rain,
he cuts me and the pain is all I wanna feel. 
(Helpless when she smiles - Backstreet boys)


Gli sarebbe bastato davvero poco: stringere la mano che gli era stata offerta e accettare lavicinanza così stretta di qualcuno, ma Draco sapeva che le cause sarebbero state devastanti e non voleva che Harry corresse rischi con i mangiamorte. Doveva cavarsela da solo con suo padre, con colui che rappresentava tutto il suo passato, con il suo peggior nemico. Perdere Harry sarebbe equivalso a perdere quella umanità che aveva trovato da poco, ma Draco non se la sentiva di cominciare così, non sapeva nemmeno ciò che provava con certezza, non si sentiva sicuro di niente, neanche di se stesso.
- No, Harry. Non posso, non ce la faccio. Non so cosa mi stia succedendo, ma di certo so che devo aggiustare qualcosa, devo recuperare quello che ho perso... -
Gli morirono dentro le parole, fissava Harry che contraccambiava lo sguardo con perplessità.
- Non sai cosa stai dicendo, Draco. Io capisco cosa stai attraversando, voglio aiutarti, voglio stare con te, ma forse è solo fiato sprecato. Fai la tua scelta, ti dico solo che non ha senso rifugiarsi dietro un ombra e più ci provi più non esisti più. Poi avrai solo rabbia da estinguere. -
Si voltò e si allontanò con passo svelto fissato da Draco. In fondo, più Harry ce l'aveva con lui meno era coinvolto nella questione irrisolta con Lucius.
Harry si avviò velocemente alla sua sala comune arrancando e sospirando, si riavviò i capelli mentre enunciava la parola d'ordine, poi quando entrò si rivolse verso la poltrona più vicina e si sedette abbandonandosi totalmente. Aveva seguito il suo istinto che l'aveva sempre aiutato e la sua sincerità, ma era stato rifiutato. Sapeva che avrebbe dovuto smaltire la delusione al più presto, ma continuava a pensare a come fossero andati in fumo i suoi sentimenti, a come Draco l'aveva ferito; avrebbe dovuto superare il momento, sarebbe stato difficile, ma ce l'avrebbe fatta, se la sarebbe cavata come sempre con le gambe ammortizzando il colpo, poi si sarebbe rialzato, ammaccato, non distrutto. Questo era il suo modo di reagire e comportarsi, questo era Harry.
Draco, invece, sentiva un vuoto insaziabile dentro; era solo, completamente; come uno stupido aveva allontanato forse l'unica persona che poteva capirlo e aiutarlo. Si guardò intorno, non c'era nessuno. Perse la bacchetta e con un incantesimo chiamò suo padre. Quando Lucius apparve scrutò suo figlio con un'aria delusa e arrabbiata, poi chiese:
- Perché mi hai chiamato, Draco? -
Il ragazzo abbassò lo sguardo, non lo sapeva. Forse per cercare di parlare civilmente, forse per tornare dalla sua parte, forse per contraddirlo ancora.
- Non lo so, padre. Io...io...volevo scusarmi per il mio comportamento. -
Malfoy rimase impassibile ed evitò di incrociare gli occhi di Draco desiderosi di un contatto con quelli del padre.
Poi sospirò e sussurrò seccato:
- Non ho intenzione di perdere tempo con te. So che vuoi dirmi qualcosa, Draco. Parla. -
Draco tacque,non osava parlare, né contestare.
Lucius puntò il bastone per terra e vi si poggiò con entrambe le mani. Poteva sembrare insolitamente attento alle parole del figlio e ciò portò Draco a sperare ancora una volta ad una possibile anche se improbabile riappacificazione. Finché l'uomo non parlò chiaro.
- Vedo che la tua intenzione è stata solo quella di chiedere miseramente il mio perdono, ma sono spiacente Draco, non l'avrai. Per colpa tua i mangiamorte hanno deciso di congedarmi come loro capo, vogliono escludermi per aver fallito! Ma io non ho fallito! Ora voglio che tu continui la tua missione, Draco. So che ora stai male, ti senti a pezzi e non sai cosa fare, ma lo so io, tuo padre! Devi solo fidarti di me e continuare la via verso il potere e avrai una vita sicura senza problemi! Se non accetterai, sarai tu ad aver fallito Draco! -
Urlò tremendamentè l'ultima frase che risuonò nella mente del ragazzo. Draco rifletté parecchi secondi sulle parole del padre, in fondo non aveva nulla da perdere, aveva già perso tutto. Forse era ora che il "vecchio" se stesso riprendesse il sopravvento. Si sentì improvvisamente più forte e sicuro, ma anche terribilmente incoerente su quello che aveva pensato per più di un mese. Doveva chiudere definitivamente con Harry. Forse non era ciò che aveva previsto, ma di certo era ciò che avrebbe fatto.
Fissò negli occhi Lucius senza timore. Quello sguardo così acido, sicuro, impregnato di rabbia valeva più di mille parole e l’uomoghignò soddisfatto scomparendo in una nube di fumo nero.
Draco sorrise malignamente, ma l'immagine di Harry continuava a turbare la sua mente e il suo cuore.
"Perchè mi hai fatto questo? Cos'è che ci ha legati così? E' forse una punizione per quello che ho fatto in passato? PERCHè SEI TU...?"
Il giovane serpeverde non trovava risposte.
 
Harry attraversò velocemente il corridoio per andare nella sala comune dei grifondoro. Voleva parlare a Ron ed Hermione, spiegarsi, dar loro ragione su tutto e recuperare ciò che aveva perso. Voleva chiudere con Draco, definitivamente. Aveva la testa vuota mentre camminava a passi decisi e veloci, ricordava con chiarezza solo le parole di Draco, il suo sguardo, la sua freddezza; proprio le cose che voleva dimenticare di quel giorno. Il uso odore, il suo viso, la sua voce e i suoi occhi di ghiaccio; ciò che doveva dimenticare. Scosse la testa e svoltò a sinistra, poi sentì una voce chiamarlo.
- Hey Harry! Ciao. -
Si voltò e vide Ginny con aria allegra che gli stava correndo incontro.
Distrattamente mormorò:
- Oh...ciao Ginny. -
Le rivolse uno strano cenno, poi si voltò per continuare a camminare, ma la ragazza lo bloccò.
- Ora che mi hai salvato la vita e non sono più arrabbiata con te possiamo tornare ad essere amici. Dai, spara. Cosa è successo? -
Lo fissò con una quasi morbosa voglia di sapere l'accaduto.
- Ho avuto un'altra insufficienza da Piton. -
Mentì senza voltarsi. Ginny sorrise appena, poi s'incupì e sospirò.
- Ok...scusa, non ho il diritto di impicciarmi di ciò che ti succede. Non importa. Se vuoi sai dove trovarmi, io ci sono. Ci vediamo dopo. Ciao. -
Corse via. Harry si voltò a fissarla aprendo la bocca per dire qualcosa. Gli era sembrata molto nervosa e turbata e non capiva il perché.
Arrivato nella sala comune Harry trovò subito i suoi due amici e li condusse nel dormitorio maschile come sempre vuoto.
Si mise davanti al suo letto e li invitò a sedersi. I due eseguirono, molto attenti a non distogliere lo sguardo da Harry. Soprattutto Hermione lo fissava con aria veramente interessata.
Harry si grattò la nuca e cominciò a camminare avanti e dietro, poi sospirò e si fermò nervoso.
- Allora...io volevo solo dirvi qualcosa che sento di dovervi dire, che voglio dire. -
Cominciò a parlare nervoso.
- Draco è uno stronzo, avevate ragione voi e io, invece di fidarmi dei miei due migliori amici, mi sono fatto ammaliare da lui. Mi dispiace, posso solo dirvelo così semplicemente.Grazie di esserci stati lo stesso mentre io ero altrove. -
Si fermò e li fissò timoroso. Ron sorrideva dolcemente e annuiva all'amico, Hermione aveva la testa bassa e lo sguardo rivolto a terra; quando lo alzò Harry notò una visibile commozione dipinta sul suo volto. Le sorrise, lei si alzò e lo abbracciò, poi Ron mise una mano sulla spalla di Harry e una su quella di Hermione affiancandosi agli altri. Fu il primo a staccarsi dicendo:
- Ok, basta. Sembriamo una versione storpiata di quei vecchi musical dove tutti sono in pace e in allegria! -
Gli altri risero. Hermione si staccò da Harry e disse:
- Bene, dopo questa rimpatriata felice, come ha voluto sottolineare Ronald, direi che è ora di andare a cena. Vi aspetto giù. -
Scese di sotto lasciando Harry e Ron da soli. Il rosso stava ridendo e quando Harry lo fissò con sguardo interrogativo rispose:
- Ha raggiunto un livello così elevato di felicità che non si è neanche resa conto che la cena sarà servita tra non meno di 2 ore. -
Harry sorrise, poi diede una pacca a Ron.
- Sono contento che sia tutto finito. -
Draco non lo avrebbe perseguitato più, Harry lo sentiva.
 
 
 ** Grazie per chi a proseguito sino qui :) Anche se siete molto pochi sono contenta che una schifezza partorita tanto tempo fa abbia riscosso un minimo di interesse xD
Siamo ormai a oltre metà storia e, se mi andrà, pubblicherò anche un seguito che cominciai a scrivere poco tempo dopo :D 
Ancora grazie!!! 
 
 
 

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Capitolo 12
*** I'll never be the same again ***


I’ll never be the same again




Draco si aggirava furtivo nei corridoi vicino alla sala comune di grifondoro con uno sguardo diverso da quello che aveva avuto negli ultimi tempi, uno sguardo rinato da quella cattiveria perduta o nascosta che poi aveva ritrovato. Aveva occhi penetranti e misteriosi, maligni come la sua anima era in quel momento. Forse non sarebbe mai riuscito a togliersi di dosso i panni del male, l'avevano impregnato troppo. Si sistemò i capelli e mise mano alla bacchetta lisciandola come pronto a usarla. Aspettava qualcuno, la sua preda.
Era li pronto, sicuro e determinato più che mai. Voleva mettere la parola fine a tutto, voleva cancellare il prescelto dalla faccia della terra. Vide uscire Hermione e si nascose, poi sentì delle voci famigliari e vide Ron ed Harry insieme a chiacchierare. Sorrise malignamente, si avvicinò ai ragazzi. Ron salutò Harry e se ne andò, il moro proseguì per le scale. Draco lo seguì cercando di non perderlo tra la folla di ragazzi. Lo vide entrare nel bagno e vi entrò anche lui. Il bagno era deserto e Draco fece un incantesimo alle porte bloccandole e alla stanza insonorizzandola. Aspettò che Harry uscisse dalla toilette per sorprenderlo.
Il moro sentì dei rumori, si guardò intorno, ma non vide nessuno; così cominciò tranquillamente a lavarsi le mani. Ma una voce lo spaventò.
- Guarda chi si trova se vai in un bagno di Hogwarts! Il prescelto in carne ed ossa! Hey sfregiato! -
Harry si sfiorò il petto, i suoi battiti accelerarono, ma non vi fece caso; pensò a come l'aveva chiamato Draco, a da quanto non lo chiamava così. Continuò ad asciugarsi le mani, poi si voltò verso il biondo comodamente appoggiato alla parete con le braccia conserte. Lo fissava con un aria diversa, di sfida, di odio. Harry si perse per un attimo in quegli occhi dove poco tempo prima aveva pensato di aver trovato la strada. Abbassò lo sguardo e rispose semplicemente:
- Ciao, Draco. Come vedi sono nella difficile arte dell'asciugarsi le mani, quindi se mi volessi lasciare in pace non mi dispiacerebbe. Grazie. -
Terminò di asciugarsi e si diresse verso la porta, tentò di aprirla, ma non vi riuscì neanche forzando. Si voltò verso il serpeverde sospirando.
- Ho deciso che voglio stare qui dentro rinchiuso con te per un po’ e quindi lo farò e non usare del sarcasmo con me, Potter! -
Alzò nettamente la voce nell'ultima frase, ma Harry non trasalì. Pensò al tono di Draco, alla sua freddezza e non si spiegava il perché, da un momento all'altro il suo atteggiamento fosse cambiato tanto.
Draco notò la perplessità di Harry e indovinò i suoi pensieri cercando di sembrare il più naturale possibile.
Harry ruppe il leggero silenzio che si era creato.
- Non era sarcasmo, ma ironia. Sai riconoscere la differenza tra i due, presumo. -
Si fermò, poi continuò fissandolo.
- Io non sono sarcastico con te, Draco. -
Malfoy abbassò un attimo lo sguardo e pensò a ciò che aveva provocato nella vita di Harry quel suo apparentemente finto cambiamento. Gli si avvicinò e disse:
- Ma io si, prescelto. La tua presenza mi ispira al sarcasmo. -
- Per puro e maligno divertimento o per paura della verità? Rispondi, Draco. -
Harry lo interruppe. E Draco si bloccò, quelle parole gli trapassarono il cervello ma poi finse indifferenza. Harry continuò:
- Non sei cambiato, anzi no, ti ostini a non crederti cambiato. Sembri tornato quello di un tempo e non capisco perché, ma non voglio parlare di questo, ormai non mi interessa più. Ho chiuso con te, Draco. Mi hai semplicemente sconvolto la vita e mandato in tilt il cervello per più di un mese! Ora basta, non ti permetterò più di confondermi e poi rifiutarmi una seconda volta. -
- Io sono Draco Malfoy, questo e nulla di diverso. Su cosa saresti confuso, Potter? Non ti facevo così allocco! -
La bocca di Draco rise, mail suo cuore pianse e la sua mente quasi si spense.
Harry lo fissò perplesso, poi rispose lentamente:
- Io...io... mi ero illuso che tu fossi cambiato davvero, solo questo. Ma sei sempre tu, niente di diverso.  -
Mentì il moro stringendo i pugni. Malfoy si accorse del suo nervosismo. Gli si avvicinò ancora di più. Udivano distintamente l'uno i respiri dell'altro. Harry così confuso e nervoso, Malfoy così confuso e impaurito. Il biondo gli mise la bocca all'orecchio e gli sussurrò sfiorandogli la mano:
- Perchè sei così nervoso, Potter? Hai le mani sudate. -
Harry lo imitò sussurrando a sua volta:
- Perchè hai paura, Malfoy? Tremi tutto. -
Chiusero gli occhi avvicinandosi sempre più. Più le loro bocce arrivavano a sfiorarsipiù le loro anime si avvicinavano sia alla benedizione che alla dannazione.
Iniziò uno strano gioco di danza tra le loro labbra. Si cercarono all'inizio, poi una volta trovate si lasciarono andare alla passione che le univa. Cielo di terra, mare di fuoco, deserto di neve, LABBRA DI GHIACCIO. Harry iniziò ad strattonare la camicia di Draco continuando a baciarlo, poi iniziò a scompigliarli i capelli. Draco fu pervaso da un senso di eccitazione, ma all'improvviso si stacco dal compagno e lo spinse violentemente contro il muro. Harry attutì il colpo con il braccio e rimase immobile fissando il biondo.
Draco respirava affannosamente e si aggiustava i capelli, poi strinse i pugni e colpì il muro accanto a se violentemente; si raschiò le nocche. Poi si voltò lentamente e fissò Harry che era rimasto li, immobile, senza capire.
Draco aveva sbagliato, lo sapeva. Si era fatto coinvolgere ed era proprio ciò che doveva evitare per far tornare tutto come prima nella sua vita. Era stato stupido ed incoerente. Il Draco del passato era totalmente sparito in quel momento lasciando posto al suo vero animo. Harry l'aveva portato a ciò, l'aveva condannato a quella maledetta scelta. Lui aveva già scelto, voleva sistemare le cose con suo padre; avrebbe rinunciato ad Harry, ma anche per proteggerlo dai mangiamorte.
- Io...non posso...no. Dimentica tutto, non è reale. E' stato un errore. -
Balbettò Draco senza guardare il moro negli occhi.
Harry si staccò dal muro e si avvicinò al serpeverde dicendo:
- Non so se è stato un errore o no, ma di certo è reale, è successo. Io non capisco questa tua paura, Draco...-
Sospirò e attese una risposta. Ci fu un lungo inesorabile attimo di silenzio. Il serpeverde parlò:
- Non è paura...non ho paura...tu non sai,non puoi capire. -
Furono aggressive quelle parole, dette con rabbia. Harry continuo a fissarlo immobile, mentre Draco gli dava le spalle. Poi il grifondoro gli mise una mano sulla spalla e lo costrinse a girarsi.
- Se c'è qualcosa che non so non è di certo il motivo principale di questa tua riluttanza e freddezza! Io sento che tu sei spaventato, ma lo sono anche io! Possiamo affrontare tutto insieme, come viene. Viviamo l'attimo, Draco. Io tengo molto a te, anche se non riesco bene a definire questo affetto. E' speciale, inaspettato e di certo complicato, ma voglio provare a capirlo, a viverlo. Sei con me? -
Draco si allontanò bruscamente e sbottò:
- Maledizione, Potter! Non è così facile per me! Io non ho paura, te lo ripeto. Io non posso e basta. -
Harry rispose a tono:
- Sei troppo orgoglioso e presuntuoso, Draco! Non riesci nemmeno a chiamarmi per nome, ecco perché non puoi, ecco perché hai paura. Devi imparare a vivere veramente. Ora, senza più prenderci in giro... è finita ancor prima di iniziare?-
Draco chiuse gli occhi e si poggiò al muro. Doveva chiudere, non poteva tirarsi indietro. Si, era uno stronzo orgoglioso, egoista e codardo, ma era quella la sua strada. Harry avrebbe potuto insegnarli a vivere i sentimenti e ad essere più puro, ma solo suo padre poteva dargli la sicurezza e la stima che lui voleva. Ecco la scelta del serpeverde.Ecco il suo errore.
- Si... -
Emise flebilmente quella sillaba e dalla sua pronuncia vennero a galla tutti i dubbi e le perplessità del ragazzo. Harry annuì rassegnato. Attraversò la stanza, si fermò davanti al serpeverde, lo fissò intensamente per un attimo, Draco abbassò lo sguardo, Harry sorrise scuotendo la testa e si diresse verso la porta. Draco aveva già annullato l'incantesimo ed Harry afferrò la maniglia, poi si fermò e chiese:
- Dimmi solo...cosa hai provato? -
Il serpverde lo guardò e rispose con voce flebile:
-Ho lasciato vivere la parte migliore di me, per pochi attimi... -
Harry sorrise con gli occhi umidi e uscì. Draco si prese la testa tra le mani. Era davvero solo, in quel momento e forse anche per sempre. Lui era crudele e bastardo, ce l'aveva nel sangue. Ma Harry no, lui era diverso. E Draco lo invidiava.
Uscito dalla stanza Harry cominciò a correre per il corridoio deserto, con i pugni stretti e gli occhi socchiusi non si guardò indietro. Draco era uno stronzo e lui era stato ancora più stupido a fidarsi.

I thought that I could always count on you,
I thought that nothing could become between us two.
We said as long as we would stick together,
We’d be alright,
We’d be ok.
But I was stupid
And you broke me down
I’ll never be the same again.

So thank you for showing me,
That best friends can not be trusted,
And thank you for lying to me,
Your friendship and good times we had you can have them back    (Thank you - Simple plan)



Pensavo che avrei sempre potuto contare su di te
pensavo che niente poteva mettersi tra noi due
avevamo detto che finchè eravamo attaccati
saremmo stati bene, saremmo stati a posto
ma ero stupido e tu mi hai distrutto
non sarò mai più lo stesso

quindi grazie per avermi mostrato che
i migliori amici non possono avere fiducia
e grazie per avermi mentito,
la tua amicizia e i bei momenti che
abbiamo avuto, te li puoi riprendere


 
 
 

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Capitolo 13
*** Time To Say Goodbye ***


Time to say goodbye

 
La campanella che indicava l'inizio delle lezioni suonò la prima volta. Draco la sentì inerme e si voltò dall'altro lato tirandosi su le coperte. Voleva uscire dal mondo, rimanere li, nascosto. Trillò un'altra volta. La ignorò di nuovo. La terza volta aprì gli occhi e si stiracchiò. Non aveva alcuna intenzione di andare a lezione. Non gli importava più niente e se qualcuno glielo avesse chiesto si sarebbe finto malato.
Sapeva che il dormitorio era deserto così si alzò e si vestì silenziosamente, poi guardò fuori dalla finestra. Osservò il sole così limpido e placido che splendeva alto e senza vergogna, non si nascondeva. Ripensò ancora a ciò che era accaduto con Harry il giorno prima, non riusciva a dimenticarlo. Più cercava di scacciare via il pensiero più gli tornava vivido nella mente. Ci aveva riflettuto tutta la notte, ma non ne era venuto a capo. Cosa aveva provato? Non riusciva a spiegarselo, ma di certo era qualcosa che l'aveva reso diverso da come era sempre stato,l'aveva trasformato.
Udì dei passi e si voltò di scatto. Blaise Zabini entrò nella stanza e trasalì vedendo l'amico in piedi.
- Ciao, Draco. Ti sei appena alzato, immagino. Allora sbrigati e preparati per gli allenamenti di quidditch di oggi dopo le lezioni. Ti aspetto, ma fai veloce. -
Si sedette sul suo letto e iniziò a frugare nella valigia, prese delle scarpe da ginnastica e le infilò. Il biondo si voltò nuovamente verso la finestra e rispose secco:
- No. Non gioco oggi. Non sono proprio in vena di uscire. -
Blaise si fermò, lo guardò e rispose:
- Che diavolo stai dicendo? Tu devi giocare oggi! Io non ti capisco, Draco! Da un po’ di tempo non sei più tu! Cosa cavolo ti è successo? Non è da te essere così apatico! -
Malfoy non si girò a guardarlo, ma si limitò a rispondere tranquillo:
- Non è periodo, Blaise. Lasciami in pace, ti avverto. -
Ma l'amico si alzò, lo costrinse a girarsi e continuò a insistere.
- No, Draco. Ora è il momento! Il momento in cui devi tornare quello di sempre, in cui metti da parte i tuoi momenti no che si susseguono da più di un mese ormai! Io e gli altri siamo preoccupati per te, ti vediamo diverso... da quando frequenti quel maledetto sgorbio di Potter! -
Draco lo afferrò per la camicia e lo spinse al muro, poi gli girò il braccio con le due mani. Blaise gemette per il dolore, ma Malfoy non mollò la presa, rispondendo:
- Ascoltami bene, perché non te lo ripeterò di nuovo, caro amico. Io sono stufo di ogni cosa, di te, di Hogwarts e di tutto il resto. Sono stufo persino di me, mi faccio schifo. Non ti darò spiegazioni, ma ti dico di lasciarmi in pace e, soprattutto di non fare il finto amico, che è quello che tu e gli altri sapete fare meglio. -
Era rosso in viso per la rabbia, allentò la stretta al braccio. Blaise chiuse gli occhi e tentò di rispondere ansimando, ma Draco gli calciò la pancia con il ginocchio e sussurrò:
- E, inoltre, non ti azzardare mai più a insultare Harry Potter. Sono stato suo amico solo per poco tempo, con te lo sono da anni, ma sai che ti dico? Lui mi è stato vicino dieci volte più di te, Blaise. E di certo è una persona dieci volte migliore di me. Con questo ho chiuso. -
Lo lasciò cadere. Il ragazzo ansimò a terra, poi si rialzò lentamente e si buttò ferocemente addosso al compagno. Gli mollò un pugno sulla guancia destra. Draco gridò e si sfiorò il viso ricoperto di sangue, poi afferrò Zabini per il braccio e lo scaraventò contro il muro.
Gazza il custode entrò in quel momento sentendo le urla e divise i due litiganti.
- Siete in guai seri, giovanotti. -
I due ragazzi si guardarono ansimando, poi seguirono l'uomo fino alla stanza della preside.
Il colloquio con la McGranitt fu breve e conciso. La preside sgridò velocemente, ma pesantemente i due ragazzi e li costrinse a fare le pulizie del castello da cima a fondo per un'intera settimana, senza l'uso della magia. Poi avrebbero dovuto recuperare tutte le lezioni e, come prova sarebbero stati interrogati in tutte le materie. Zabini sbuffò arrabbiato, Draco rimase impassibile. Le parole della preside gli erano scivolate addosso e il pensiero di pulire per un'intera settimana non lo smuoveva minimamente.
All'uscita dal colloquio i due incrociarono i grifondoro attraversare il corridoio in massa. Draco abbassò subito lo sguardo, ma non servì a niente. Harry era con Ron ed Hermione. Aveva guardato Draco, ma era passato tranquillamente. Forse non si era nemmeno accorto del suo lungo taglio sulla guancia e dei vari cerotti, forse non si era accorto neanche di lui. Blaise scosse la testa.
- Ci hai mollati e mi hai picchiato per uno che neanche ti considera. Sei finito, Malfoy. Hai perso completamente la testa. -
Se ne andò borbottando. Draco rimase li, sempre impassibile, ma questa volta le parole dell'amico non gli erano semplicemente scivolate addosso. Draco le aveva ascoltate e anche trovate vere. Era finito, non era più nessuno e aveva perso tutto.
Tornò in dormitorio, si buttò sul letto e chiuse gli occhi. Poco dopo un gufo attraversò la stanza e fece cadere una lettera nelle mani di Draco. La osservò e notò che era stata inviata da dentro il castello. La aprì e lesse tutto ad un fiato.


Caro Draco,
Non è facile scriverti ora come ora, ma ci ho provato e ho buttato giù questo testo. Sento di doverti comunicare qualcosa in più di quello che ti ho già detto, ma forse questo sarà solo una sorta di componimento di tutto quello che sai già, o forse no. Credo che ciò che è avvenuto ieri si possa considerare uno dei tipici momenti di debolezza. Si, potrebbe anche essere definito così, ma io da parte mia ho desiderato quel momento senza neanche saperlo. Non aggiungerò altro sull'episodio in se, perché credo basti questo e anche perché sono dell'idea che tu lo considererai solo un errore. Non so se le cose tra di noi si potranno mai aggiustare e sinceramente ora credo che questo passi in secondo piano, perché innanzitutto tu devi trovare la tua strada, i tuoi sogni, i tuoi desideri. Devi entrare nel mondo, Draco. Farne parte davvero. Siamo giovani e abbiamo tempo per trovare il nostro posto, ma è ora che si provano le prime emozioni e si trovano i primi stimoli. Avrei voluto far parte di questo tuo mondo e forse lo vorrei ancora, ma questo non importa. Tu devi vivere, andare avanti, dimenticami se questo ti può essere d'aiuto. Non so cosa dire riguardo la tua misteriosa paura, ti ho già espresso le mie opinioni, metti da parte il tuo orgoglio. Poco tempo fa ti ho guardato intensamente in treno, sono rimasto impressionato da quello sguardo e non l'ho più dimenticato; poi ti ho osservato ancora e ho sempre visto qualcosa nascosto nei tuoi occhi, quasi una doppia identità. Trova il tuo io Draco e salvati, perché credo tu abbia bisogno di salvarti o essere salvato. E fai le tue scelte. Forse questo ti suonerà come una specie di guida per la vita, ma è ciò che sento di dirti e non mi dilungo. Ho deciso di non essere egoista, così ti lascerò in pace. Questo è un addio. Un addio riflettuto e impulsivo, voluto e non, ma è un addio.  Grazie di tutto, di ciò che hai detto e di ciò che ti sei tenuto dentro.


Harry



Sospirò e stracciò la lettera.
- Addio, Harry.... - Mormorò.
 
Just don't wanna waste another day
Im tryin to make things right, but to shove it in my face
And all those things you've done to me i cant erase
And i can't keep this inside
It's time to say goodbye               (Time to say goodbye - Simple plan)
   

 proprio non voglio sprecare un altro giorno
sto cercando di fare le cose per bene
ma me l'hai sbattuto in faccia
e non posso cancellare tutte quelle cose che mi hai fatto
e non posso tenermelo dentro
è tempo di dirsi addio

                     

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Capitolo 14
*** I can't forget you ***



I can't forget you




Draco Malfoy camminava per i corridoi di Hogwarts. Testa alta, sguardo fiero e occhi semplicemente impenetrabili. Aveva deciso di dare una svolta a tutto. Voleva cambiare quello che l'aveva portato a schifarsi di se stesso e a sentirsi male, davvero male. Aveva eliminato quel briciolo di bontà che l'aveva pervaso in quel periodo, cancellato la troppo emotività che l'aveva portato alla depressione.Aveva ripreso il suo menefreghismo e la sua aria di superiorità. Era stanco di soffrire come tutti. Lui non era tutti, lui era Draco Malfoy. Aveva cercato di rimuovere tutto dalla sua memoria, ma l'immagine di quell'attimo di paradiso con Harry era rimasta indelebile nella sua mente, così cercava di non pensarci e di reprimere l'amore per il grifondoro. Camminava insieme ai suoi fidati scagnozzi, come sempre. Pensava ad Harry, ma cercava di ignorare del tutto quei pensieri quasi nostalgici. Erano passati due mesi, doveva toglierselo dalla testa. in fondo anche il moro l'aveva lasciato con quella lettera e da circa un mese i due si incrociavano soltanto per i corridoi senza ne guardarsi, ne salutarsi. Era una ferita ancora aperta per entrambi. Poi pensava a suo padre. Gli aveva confermato la sua aderenza al piano, ma ora non era più attuabile da lui, non poteva farlo. Era tornato menefreghista e insensibile, si, ma non fino a questo punto. Non voleva fare del male ad Harry e non voleva farsi del male lui stesso. Avrebbe affrontato il padre e stavolta non aveva paura.
Harry Potter camminava per i corridoi di Hogwarts. Testa bassa, sguardo triste e occhi semplicemente malinconici. Non era cambiato niente. Scrivere quella lettera l'aveva distrutto, lui non era emotivamente forte come Draco, o forse si dovrebbe dire menefreghista come lui. Continuava a pensare al serpeverde, lo amava e gli mancava. Credeva di aver fatto la cosa giusta lasciandolo, ma da un mese circa lo vedeva diverso, come tornato indietro nel tempo a quello che era prima di tutto. Non gli piaceva ora Draco per come si stava comportando. Harry aveva imparato a conoscerlo ed era certo che si comportasse così per mostrarsi superiore, ma in realtà stava soffrendo esattamente come lui, o almeno era quello che il grifondoro pensava. Gli faceva male incrociarlo nei corridoi e dover sempre abbassare lo sguardo e, quando lo guardava era Draco ad evitarlo. Questo lo tormentava senza tregua. All'inizio si era allontanato da tutti, persino da Ron ed Hermione; poi aveva capito che i suoi migliori amici erano la sua forza e l'avrebbero aiutato come sempre avevano fatto. Grazie a loro, Harry si era distratto negli ultimi tempi e pensava raramente a Malfoy. Si sentiva meglio, però qualcosa mancava... Aveva reso Draco libero da lui con quella lettera, aveva cercato di aiutarlo, ma non sapeva di essere lui a dover ancora dimenticare il serpeverde. Non l'avrebbe mai potuto cancellare, neanche volendo; spesso avrebbe rimpianto un amore perso ancor prima di averlo pienamente accolto tra le mani.


 There's a part of me that's dying every time I hear your name
There's a part of me that's trying to bring back your love again
There are times when I just want to run, but there's no place to hide
Even though my heart is breaking in a million bits inside
I can make believe that none of this is true.

But I can't forget you, can't break free
I only have myself to blame, nothing feels the same without you
Can't you see, we can find tomorrow what we lost yesterday
What we lost yesterday.                                           
(Can't forget you- Gloria Estefan)



Era domenica. Harry si alzò di prima mattina e fissò il cortile dalla finestra del dormitorio: era placido e tranquillo, perfetto per farsi una passeggiata. Si preparò e uscì ridendo nell'udire Ron russare come non mai. Fuori da quelle mura così soffocanti aprì le braccia sentendo l'aria invaderlo. Iniziò a camminare per il giardino, notò quattro o cinque ragazzi che avevano avuto la sua stessa idea, non di più.
Mentre avanzava si sentì tirare un braccio e Ginny Weasley gli spuntò accanto ridendo.
- Ti sei spaventato? Chi pensavi che fossi, un mostro? - 
Harry sorrise.
- No, sinceramente credevo fossi Pippi Calzelunghe! -  
Risero entrambi e Ginny gli diede una gomitata scherzosa.
- Sai, ti cercavo... -
Cominciò a dire lei fermandosi. Harry la guardò.
- Cioè, non è che proprio ti cercavo...però, sai...quando vuoi vedere qualcuno e lo vedi...insomma, avevo voglia di vederti. -
Avvampò suscitando una risata tenera da parte di Harry.
- Ti capisco, Ginny. A volte vuoi tanto vedere una persona e parlargli magari, ma spesso non la trovi...oppure non si fa trovare... -
Sospirò pensando a Draco. Vide Ginny fissarlo perplessa, stava riflettendo sulle parole di Harry.
- Tu non ti fai trovare da me, Harry. Ma non so chi sia la persona che tu non riesci a trovare. -
Si sedette sull'erba e cominciò a strappare delle striscioline verdi dal terreno. Harry le si inginocchiò vicino e disse dolcemente:
- Tu sei speciale, Ginny. Meriti qualcuno che ti apprezzi davvero. Ribadisco ciò che ti dissi alla tana più di due mesi fa: ti voglio bene come amica, ma non ti amo. Non voglio che tu perda tempo ad amarmi, non devi. -
La sua voce si disperse nell'aria e ci fu silenzio, un lungo silenzio; poi Ginny sorrise ed Harry pure dicendo:
-Parole stupidamente banali, vero? -
La ragazza rise più forte e rispose:
- Stampate direttamente da uno sdolcinato film moralista. -
Continuarono a ridere e a parlare. Harry voleva davvero bene a Ginny e non voleva in alcun modo impedirle di andare avanti.
 - Hai ragione tu. Non devo perdere tempo appresso a un deficiente come te -
Rise lei, Harry si finse offeso.
- No, davvero. Ti capisco e ora mi sembra tutto più facile. -
Harry sorrise, poi diede un'occhiata all'orologio; doveva rientrare.
- Mi ha fatto molto piacere questa chiacchierata, ma ora devo andare, ciao Ginny. A presto. -
Le accarezzò una spalla e si diresse verso il castello.
- Harry... -
Lo chiamò lei. Lui si girò.
- Ora che ci siamo chiariti, puoi essere sincero con me. C'è qualcun altro? Nel senso, sei innamorato di qualcuno? -
Harry la fissò un attimo, ci pensò per qualche secondo. L'immagine di Draco gli si parò davanti, ma non vi fece caso.
- Amo qualcuno che ora non credo esista più... non chiedermi spiegazioni, ti prego. Sono stato sincero. -
Lo sapeva, non avrebbe dimenticato Draco in poco tempo, forse un briciolo di lui sarebbe stato attaccato a lui per sempre, ma ora doveva andare avanti, voltare pagina e ricominciare a camminare per la sua via.
 
Lucius fece scaturire un raggio dalla bacchetta e colpì Draco di striscio, il ragazzo si allontanò velocemente, ma senza timore. Gli aveva detto che non avrebbe più continuato la missione, per nessuna ragione. L'uomo si era arrabbiato tantissimo e ora l'aveva colpito con la magia. Si fermò e si ricompose aggiustandosi i lunghi capelli bianchi, poi disse ansimando:
- Finalmente ti sei mostrato, Draco. Ora so che razza di verme ho davanti, così stupido, così debole... Mi vergogno soltanto a pensare che tu sia un Malfoy! Non sei minimamente degno di questo nome. TU NON SEI MIO FIGLIO! -
Il ragazzo abbassò la testa, se l'aspettava questa arrabbiatura da parte del padre, ma quelle parole l'avevano urtato parecchio. Suo padre non lo considerava più suo figlio solo perchè non voleva essere uno schifoso mangiamorte, solo ora Draco aveva davvero messo a fuoco il bastardo che si trovava davanti e che l'aveva spinto ad essere crudele per parte della sua vita; l'uomo che aveva stimato sopra ogni cosa era lo stesso che ora odiava a morte.
- Fai come vuoi, non ci tengo ad essere figlio di un uomo che non mi considera per quello che sono e che vuole solo il meglio per se stesso, per il suo potere e il suo orgoglio. Mi fai pena. Addio...padre. -
Si voltò e iniziò a camminare verso l'uscita della stanza delle necessità, ma qualcosa lo bloccò. Non riusciva più a muoversi e capì che il padre gli aveva fatto un incantesimo. Lucius si avvicinò a Draco.
- Non osare parlare a me con quel tono e a voltarmi le spalle, moccioso insolente. Meriti una punizione per questo e ti assicuro che l'avrai. Mi hai deluso totalmente, Draco. Preparati, perché domani ti trasferisci a vivere con me e gli altri mangiamorte. Ti lascerei qui, ma non posso permetterti di gettare fango sul mio nome, quindi devo portarti con me e costringerti a cambiare idea con le buone o con le cattive. Preparati ad essere ciò che sei destinato a diventare. -
Sparì nel nulla. L'incantesimo finì e Draco si liberò. rimase inginocchiato e diede pugni al pavimento, non voleva diventare un magiamorte e suo padre non poteva costringerlo. Sarebbe scappato, ovunque pur di non andare con lui. Sentì la testa scoppiargli e un dolore lancinante alla schiena, si alzò e decise di parlare ad Harry immediatamente per dirgli tutta la verità, per proteggerlo di mangiamorte che di certo avrebbero provato lo stesso ad attuare il piano. Iniziò a correre verso la sala comune di grifondoro. Forse Harry l'avrebbe odiato sapendo la commedia che aveva messo in atto, ma doveva sapere, non gli importavano le conseguenze, purché Harry venisse avvisato del pericolo che incombeva su di lui. Purché si salvasse.

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Capitolo 15
*** It's too late to apologize ***


It's too late to apologize
 



- Si! Ho vinto! -
Esclamò Ron dando scacco matto ad Harry per la quarta volta di fila. Cominciò a mettersi in mostra mentre il moro sorrideva distratto ed Hermione scuoteva la testa rassegnata. Nella sala non c'era nessuno, erano tutti in gita ad Hogsmeade e, dato che Harry non se la sentiva di andarci, i due amici avevano insistito per fargli compagnia. 
- Ok...sei forte, Ron. Ora scusate ma vado a sdraiarmi, sono molto stanco. -
Harry si alzò e si diresse verso il dormitorio maschile ricevendo occhiate tristi da Hermione.
- Si, vai tranquillo. -
Disse lei che aveva intuito che l'amico era depresso ormai da tempo, ma non era ancora riuscita a capirne la causa, anche se sospettava che c'entrasse Malfoy in qualche modo.
- Smettila di mostrare i tuoi bicipiti da boxer, Ronald! -
Alzò gli occhi al cielo; Ron la fissò offeso, si sedette e rispose sbuffando:
- Ero solo gasato per la vittoria... -
Poi guardò verso le scale del dormitorio e sospirò visibilmente preoccupato per l'amico, Hermione si spostò accanto a lui sul divanetto e poggiò la testa sulla sua spalla; Ron arrossì visibilmente, poi le strinse la mano.
- Ha solo bisogno di tempo...gli passerà... -
Sussurrò la ragazza cercando si sembrarne convinta, ma l'incertezza si sentiva dal suo tono e Ron sospirò di nuovo.
Qualcuno bussò al quadro con forza. I due trasalirono, si staccarono imbarazzati e Ron si alzò per vedere cosa fosse sbuffando per la sgradita interruzione. Aprì un po’ il ritratto e vide malfoy. Ron ed Hermione si fissarono per qualche istante, poi il rosso chiese alterato:
- Che vuoi, Malfoy? -
Draco non si stupì del tono arrabbiato, ma chiese comunque:
- Posso entrare? Devo parlare con Harry. -
Cercò di essere il più educato possibile, ma Ron non lo fece passare e chiese ancora:
- Non lo ripeterò un'altra volta, cosa vuoi? -
- Devo parlare con Harry, non ti riguarda. -
Ron gli afferrò violentemente un braccio, Draco lo guardò con tono di sfida. Ron ce l'aveva con lui per ovvie ragioni, ma non aveva il diritto di impedirgli di vedere Harry.
- Spostati, Weasley. -
Il suo tono diventò sgradevole quanto quello di Ron. Hermione superò l'amico e si parò davanti a Draco.
- Di certo la tua presenza qui non è gradita, ma se vuoi parlare con Harry vai. -
Fece spostare Ron che era rimasto allibito nel sentirla e Draco passò.
- Grazie... -
Mormorò. Hermione annuì e gli indicò il dormitorio e sia lei che Ron lo osservarono in silenzio mentre saliva.
Entrato nel dormitorio Draco notò subito Harry sdraiato sul suo letto che dormiva. Gli si avvicinò a passi felpati e gli sfiorò i capelli accarezzandogli la guancia, sorrise profondamente addolcito da quella visione, poi lo scosse leggermente senza smettere di guardarlo. Harry si svegliò e si stropicciò gli occhi, quando vide Draco accanto a lui si destò velocemente.
- Che succede? Cosa ci fai tu qui? -
Chiese sorpreso alzandosi di scatto e allontanandosi dalla mano del serpeverde.
- Dovevo parlarti e i tuoi amici mi hanno permesso di salire nonostante credo ce l'abbiano a morte con me, ma...come dagli torto, hanno tutte le ragioni. -
Rispose annuendo rassegnato.
- Hanno meno della metà dei miei motivi. -
Disse Harry secco. Era sarcasmo. Draco cercò di sorridere e disse ironicamente:
- Hai detto che non avresti usato il sarcasmo con me. -
- Ho detto molte cose. -
Ribatté lui sempre più freddo.
Draco sospirò e chiese lentamente:
- Vorrei parlare civilmente con te perciò, ti prego, ascoltami. -
Harry continuò a fissarlo immobile e cupo.
- Allora...ci sono molte cose che dovrei dirti, ma non so da dove cominciare. -
- Allora non cominciare affatto, ho sentito abbastanza qualche tempo fa e la mia lettera chiude tutto definitivamente.-
Si alzò, ma Draco gli prese la mano e lo fermò.
- D'accordo, hai ragione. Ma non vuoi sentire la mia risposta alla tua lettera? Non vuoi sentire quello che voglio dirti da tempo? -
- Non credo abbia molto senso a questo punto, ma ti ascolto, parla. -
Harry si sedette di fronte a lui e il serpeverde cominciò:
- Ora sono come mi vedi, niente di più. Prima ero diverso, quasi in bilico tra due identità. Quasi tre mesi fa mio padre mi ha affidato un compito da portare a termine: ucciderti. Io ho accettato controvoglia, perché sentivo qualcosa di diverso dentro e non volevo fare una cosa del genere anche se ti odiavo, però volevo ancora di più piacere a mio padre, così ho accettato. Ho cercato di essere tuo amico, ho finto un cambiamento radicale che però io stavo subendo per davvero... -
Harry lo interruppe:
- Quindi...erano tutte bugie? Era tutto falso? Hai solo finto di essere cambiato...ci hai imbrogliati, ci hai fatto litigare... Non ci posso credere... -
Si prese la testa con le mani, Draco sospirò.
- All'inizio si, ma poi qualcosa è cambiato davvero. tu mi hai colpito, mi hai convinto a cambiare sempre più, così mi sono ribellato a mio padre, ma dopo un po’ ho ripreso a fingere per la rabbia contro di te, perché mi tormentavi e non mi facevi capire più niente; poi la rabbia è diventata disperazione dopo averti rifiutato...sono stato malissimo, diviso in due parti. Poi ho capito che tu sei troppo importante per me. -
Era visibilmente scosso, fissò Harry che però continuava a fissare il pavimento senza espressione.
- Mi dispiace, Harry... Vorrei dirti molto altro, ma così ti sembrerei più ipocrita di quanto già non sia. -
- Continua, voglio sapere tutto quello che non ti sei degnato di dirmi in quest'ultimo periodo. -
Disse il moro. Il suo tono era asciutto e freddo. Strinse i pugni.
Draco sospirò e continuò con voce quasi tremante:
- Io ci tengo a te, Harry. Sono stato uno stupido a buttare all'aria un'amicizia, un affetto così speciale. Vorrei riparare, tornare indietro, ma non credo di poterlo fare adesso...ma voglio comunque chiederti scusa e spero che mi perdonerai prima o poi. -
Harry si alzò e guardò fuori dalla finestra qualche secondo, poi fissò Draco dritto negli occhi e rispose freddamente:
- E' troppo tardi per scusarsi...mi hai ferito troppo, non ce la faccio. -


I'm holding on your rope,
Got me ten feet off the ground
I'm hearin what you say but I just can't make a sound
You tell me that you need me
Then you go and cut me down, but wait
You tell me that you're sorry
Didn't think I'd turn around, and say...

It's too late to apologize, it's too late
I said it's too late to apologize, it's too late       (Apologize - Timbaland)

Sono appeso alla tua corda
mi tieni sospeso a tre metri dal suolo
sto ascoltando quello che dici
ma non riesco ad emettere alcun suono
dici che hai bisogno di me
poi vai via e mi stronchi
ma aspetta... dici che ti dispiace
non pensavi che mi sarei girato e avrei detto...

che è troppo tardi per chiedere scusa, è troppo tardi
ho detto che è troppo tardi per chiedere scusa, è troppo tardi.

 
I'm holdin on your rope, got me ten feet off the ground...

Draco si rabbuiò e annuì sospirando. Era a pezzi e se lo meritava.
- Quindi, correggimi se sbaglio, tu hai fatto finta di essermi amico per poi tendermi una trappola, giusto? -
Chiese Harry terribilmente sarcastico, quasi ridendo.
- Si, ma dopo pochissimo ho smesso di farlo, perché ho capito quanto mio padre sia bastardo e quanto tu sia importante per me, io ho bisogno del tuo affetto...sei stato l'unico sincero con me, Harry. Ho affrontato mio padre e ora sto affrontando te, ma è inutile...fai bene a non perdonarmi, io stesso non so se riuscirò più a guardarmi allo specchio. -
Si scosse i capelli con le mani, poi continuò:
- Ma la cosa più importante per me ora è che tu stia bene; devi difenderti, perché i mangiamorte non demorderanno e tenteranno in tutti i modi di ucciderti. -
Harry lo spinse sul letto violentemente, con un incantesimo insonorizzò la stanza e grido:
- Sei uno stronzo, Draco. Non ho parole. Tu...tu... mi hai fatto impazzire, hai giocato con i miei sentimenti, mi hai usato... non credo che definirmi furioso sia abbastanza...cazzo... io ti AMAVO davvero! Sono stato uno stupido a lasciarmi abbindolare da te, ho creduto nel tuo cambiamento, ho creduto in te... ORA INVECE TI ODIO, non riesco più a nutrire alcun affetto per te... -
Il biondo si alzò mentre Harry continuò a tenere la sguardo basso, qualche lacrima cadde e bagnò il pavimento. Draco gli passò accanto senza guardarlo, si avvicinò alle scale.
- Ma...perché? Perché l'hai fatto se davvero provavi già qualcosa per me? -
- Perché sono e sarò sempre Draco Malfoy e le persone non cambiano mai del tutto, almeno non nelle cose davvero importanti...mi dispiace, Harry. -
Fece un ultimo sospiro, raccolse le forze e si preparò a scendere le scale per andare via, lontano e non tornare più. Abbandonare tutto gli sembrava la cosa più ovvia da fare, forse non la più giusta, ma era l'unica soluzione che gli faceva sperare in una possibile libertà, l'unica alternativa ad una vita chiuso in gabbia e comandato da suo padre.
- Tu cosa farai? -
La voce di Harry risuonò nella stanza. Bella domanda. Draco non ne aveva idea. Sarebbe scappato via da tutto di sicuro, ma non sapeva ancora cosa avrebbe fatto, né dove sarebbe andato.
- Io...non lo so. Ma questo non ti deve riguardare, Harry. Devi smetterla di pensare a me e...l'incrocio tra le nostre vite finisce qui. -
Scese di corsa senza neanche guardarlo un'ultima volta in faccia, non ce l'avrebbe fatta. Iniziò a piangere a metà delle scale e corse fuori dalla sala senza guardare gli altri due ragazzi. Ron ed Hermione si guardarono, poi salirono velocemente. Harry era sdraiato sul letto con gli occhi chiusi,la mente spenta. Le ultime parole di Draco gli erano rimaste impresse, gli sembrava di sentirlo ancora mentre le pronunciava. I suoi amici entrarono nel dormitorio e gli andarono vicino. Hermione gli accarezzò il braccio dolcemente chiedendo:
- Hai voglia di parlare? -
Scosse leggermente la testa. Hermione rimase li ferma, ma Ron le prese un braccio e dolcemente la condusse verso le scale. Poi, rivolto all'amico disse:
- Se hai voglia di qualsiasi altra cosa, noi siamo qui. -
Harry abbozzò un sorriso e li sentì scendere lentamente le scale.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 16
*** Everything can changes ***


Everything can changes
 


Lucius si smaterializzò davanti all'entrata di un antico castello, i suoi lisci capelli erano tutti scompigliati e l'espressione tremendamente irritata; stringeva tra le mani il suo bastone giocherellandoci nervosamente. Era li per una ragione precisa: doveva portare via Draco. Non sarebbe stato facile entrare di soppiatto e prelevare il ragazzo senza farsi scoprire, ma il suo piano era perfetto e lui era più determinato che mai.
- Andiamo, Avery, muoviti. -
Disse al mangiamorte che gli era di fianco.
L'uomo annuì ed estrasse la bacchetta dalla tasca, poi prese un libro; lo sfogliò freneticamente e, trovata la pagina, cominciò a leggere delle strane iscrizioni in latino. Mentre leggeva la sua voce tremava e il cielo si oscurava mentre Lucius sorrideva soddisfatto. In breve tempo un lampo di luce abbagliò la vista degli uomini e si posò sul portone della scuola, lo occupò tutto fino a farlo brillare completamente; poi con un botto esso sparì. I due uomini entrarono lentamente e, appena oltrepassata la soglia, il portone si ricreò senza fare rumore.
- Bravo. Bel lavoro. Ora passiamo all'azione. E' da molto che non entravi qui, vero Avery? -
L'uomo annuì ghignando.
- Non ricordo quanto tempo sia passato dall'ultima volta che mi hanno buttato fuori. Odio questo posto. -
Lucius annuì, ma rispose:
- Eppure è qui che noi tutti ci siamo formati come maghi; da qui sono nati i più grandi stregoni della dimensione magica; da qui è nata la scienza stessa della magia. Ma ora questo posto non è che un cumulo di sassi incastrati tra loro; non c'è più la forza e l'onore che c'era un tempo. Questo straordinario castello non è altro che una semplice scuola...niente di più. Di certo Draco crescerà meglio con i miei insegnamenti, non tra queste mura piene di babbani e mezzosangue. Forza, andiamo. -
Si incamminarono a passo svelto verso il dormitorio di serpeverde; a ogni rumore che udivano si rendevano invisibili con le bacchette; poi continuavano ad avanzare.
Entrarono a passi felpati per non svegliare i ragazzi; osservavano attentamente tutti i visi che si trovarono nella stanza, ma non c'era traccia di Draco.
Lucius corse fuori seguito da Avery; era furioso. Draco gli aveva disobbedito ancora, era fuggito. Ma questa volta non l'avrebbe di sicuro passata liscia.
- Dannazione! Quel bastardo me l'ha fatta sotto gli occhi! Sono stato un ingenuo, sarò più severo con lui. -
Avery annuiva meccanicamente mentre Lucius imprecava contro il figlio.
Un lampo di luce colpì Malfoy di striscio. Il mangiamorte si voltò.
Davanti a lui Harry Potter teneva puntata contro di lui la sua bacchetta guardandolo con aria di sfida.
Lucius lo fissò dritto negli occhi e notò uno sguardo nuovo in lui; pieno di ira e rancore.
Il ragazzo gli si avvicinò lentamente.
Avery cercò di prendere la bacchetta, ma Harry gridò:
- Expelliarmus! -
La bacchetta volò via dalle mani dell'uomo.
- Bene, bene, bene. Potter. Sai, è da molto che aspetto di averti di fronte per poterti uccidere, ma ora non è il momento più adatto per farti fuori; non mi interessi adesso per tua fortuna. Quindi puoi anche tornare a dormire nel tuo patetico lettino, verrò a cantarti la ninna nanna più tardi se vuoi. -
Lucius parlò in maniera terribilmente sarcastica e maligna; Harry riconobbe un pò del sarcasmo di Draco in lui e quel pensiero gli fece terribilmente male. Socchiuse gli occhi e strinse i pugni, poi gli riaprì e disse:
- Non creda che io non stia morendo dalla voglia di farla fuori dopo tutto quello che ha fatto, ma cercherò di trattenermi per rispetto verso questa scuola e verso Draco e, soprattutto per la consapevolezza di non essere come lei. -
Lucius ridacchiò.
- Sei rispettoso verso quel bastardo? Sei leale, Potter. Ma chiediti, lui lo è stato con te? Pensaci bene. -
- Draco mi ha già detto tutto, sono a conoscenza del vostro ignobile piano. Non le permetterò di avere questa soddisfazione, Malfoy. -
Pronunciò con rabbia il nome dell'individuo. Lucius pensò subito al tradimento del figlio, che non solo era scappato, ma aveva anche rivelato tutto al ragazzo.
- Mi vergogno anche solo a pensarlo, ma Draco è un traditore, Potter. Su tutti i fronti e in tutte le situazioni. All'inizio ha tradito te alleandosi con me, poi mi ha pugnalato alle spalle e ora, scappando, ci ha traditi tutti di nuovo. Non trovi? –
Harry ci pensò un attimo; Malfoy aveva ragione, ma Draco aveva chiarito con lui, si era scusato e comunque non c'era più niente tra loro, si erano persi del tutto. Ma il suo pensiero tormentava continuamente Harry, non gli dava pace. Impulsivamente rispose:
- Draco ha avuto il coraggio di rinnegare la propria natura mostrando che tutto cambia e tutto può cambiare, lui l’ha fatto. E' una persona diversa ora, le ha voltato le spalle e ha fatto bene. L'unico traditore che mi viene in mente ora è lei. -
- Non sai quel che dici. Un Malfoy non cambia; Draco non è cambiato, sta solo cercando di trovare un'identità alternativa, ma non la troverà e tornerà ad essere quello di sempre... con le buone o con le cattive. -
Ghignò ancora poi si voltò e guardò Avery; il compare schioccò le dita e sparì. Malfoy fissò un'ultima volta Harry sorpreso dalla sparizione dell'altro mangiamorte e gli sussurrò:
- Vedo che continui a provare dolore in un punto colpito ormai a morte, vero Potter? Questo è una delle caratteristiche che ti rende diverso da Draco. Lui non è così debole e non lo sarà mai. -
Harry abbassò la testa e lasciò cadere la bacchetta, poi rispose velocemente:
- Credo che si tratti di forza, non di debolezza. –
Lucius scomparve ancora ghignando.
Harry restò lì fermo, immobile.
 

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Capitolo 17
*** Runaway-Epilogo ***


Questo capitolo è davvero corto.
Doveva rappresentare giusto la scena finale che farebbe anche da "inizio" della ff che rappresenta il seguito =)
Non so se posterò altro, in fondo sono ff scritte troppo tempo fa ed è quasi malinconico riguardarle! xD
Comunque, la storia giunge al termine e vorrei ringraziare chi ha messo la storia tra le seguite, preferite o ricordate.
E chi ha commentato, perché, anche se siete state in poche, ho apprezzato molto che qualcuno mi desse un parere ^.^

Per chi legge senza commentare vorrei dire che se avete qualcosina da dirmi (buona o cattiva che sia, non mordo xD) sulla storia, potete approfittare dell'ultimo capitolo per recensire =)
Ancora grazie di cuore <3




Runaway





Harry tornò nel dormitorio correndo e cercando di non pensare alle parole del mangiamorte su Draco, ma esse galleggiavano nella sua mente senza dargli tregua. Stava male per Draco ancora una volta. Voleva vederlo. Doveva sapere che stesse bene.
Pensò di rivelare tutti i suoi sentimenti a Ron ed Hermione, forse non l'avrebbero capito, ma almeno avrebbe potuto sfogarsi; poi ripensò al bacio con Draco, alle parole dette e a quelle non dette, alla sua confessione finale prima di scappare; non poteva dirlo ai suoi amici, non sarebbe riuscito neanche a esprimersi dato che i suoi sentimenti erano confusi a tal punto da voler dimenticare tutto e ricominciare da capo, senza Draco.
Decise di andare a cercarlo da solo, doveva vedersela da se. Si vestì in fretta cercando di non far rumore nel dormitorio; poi fissò Ron che stava dormendo quasi al contrario, con i piedi sul cuscino, in una posizione buffa e solita dell'amico, e sorrise. Si sentì strano, sapeva che quello probabilmente sarebbe stato un addio; una lacrima gli scivolò sulla guancia cadendo leggera sul pavimento; rivolse un cenno di saluto a Ron, un addio che l'amico non avrebbe mai ricevuto.
Uscì dal dormitorio maschile e si avvicinò a quello femminile; pensò ad Hermione e provò la stessa sensazione di qualche secondo prima; tirò su col naso e sospirò; poi posò dolcemente una mano sulla porta e, non potendo entrare, l'accarezzò pensando all'amica. Sorrise ancora. Se ne andò. Da solo e senza nessuno. Nemmeno la sua ombra gli teneva compagnia.
 
Entrò nei sotterranei alla ricerca di alcuni passaggi segreti di cui sapeva l'esistenza, da li sarebbe uscito dalla scuola e sarebbe andato a cercare Draco.

I just wanna scream and lose control
Throw my hands up and let it go
Forget about everything and runaway, yeah
I just want to fall and lose myself
Laughing so hard it hurts like hell
Forget about everything and runaway, yeah  (runaway- Avril Lavigne)


voglio solo urlare e perdere il controllo
alzare le mani in alto e lasciarmi andare
dimenticare tutto e fuggire via, sì
voglio soltanto cadere e perdermi
ridendo così tanto da starci malissimo
dimenticare tutto e fuggire via, sì

 
Se necessario l'avrebbe seguito fino in campo al mondo, perché aveva finalmente capito.
Poteva stare senza di lui, vivere lo stesso.
Ma non voleva farlo.
 
                           


 

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