Recensioni di ilbilbo

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia La Decadenza del Pensiero Morto - 27/04/24, ore 07:55
Capitolo 6: Anima solitaria
Hanno il loro fascino i versi corti, ricchi di concetti, con le rime qua e là che sottolineano e fanno da legante.

Educatamente affermi, senza mai mancare di rispetto, l’importanza di mantenere la propria identità, la capacità di pensare (la prima strofa) con un pensiero mai appiattito, ma a tre e più dimensioni.

Usi toni un po' sulla difensiva, col bisogno di mantenere un certo distacco, come unica difesa possibile dalla massificazione dilagante.
Magnificamente esplicativi i due versi “vedo me e gli altri, / non vedo mai un noi”.

Forse la soluzione a questo disagio, più che lecito, potrebbe essere quella di non considerare gli altri come un tutt'uno, una massa appunto, un voi, ma un tu e tu e tu e tu: ognuno con la sua storia, ognuno col suo disagio nascosto.

Un abbraccio, e alla prossima.
Recensione alla storia Piombo - 27/04/24, ore 07:53
Capitolo 1: Piombo
Italia spaccata, sbandata, violentata.

Il giorno prima, 27 luglio 1943, mio babbo con un altro amico, non partigiani ma normali studenti universitari di vent’anni, in un paesino della Toscana, “gli occhi fieri e lucidi di emozione” scrivi bene tu, pieni di speranza, irrompevano nella locale Casa del Fascio, buttavano in piazza carte, archivio e bandiere, spezzavano lapidi e davano fuoco al tutto. Senza conseguenze.
A Bari invece morirono in venti e furono feriti in cinquanta.
“Presto, il mondo sarà più giusto*, e invece la giustizia non esiste e non è mai esistita. La disillusione è la peggiore ferita dell’anima, in tutti i campi.

E la guerra non era finita, come due volte scrivi tu. Il peggio doveva ancora venire, ad opera dei bombardamenti “alleati”.

Versi lunghissimi che fanno comunque poesia. Una poesia quasi di genere patriottico, ma non retorica.
Recensione alla storia Frutti marci - 27/04/24, ore 07:51
Capitolo 4: IV
Questa qui potresti intitolarla Mancanza, nella sua doppia accezione.
Mancanza infatti di qualcosa di cui si ha bisogno per affrontare meglio le passioni e i sentimenti buoni che si incontrano nella vita: “non abbastanza per l'amore”.
E al tempo stesso mancanza da intendere come sbaglio, un qualcosa che ci fa sentire in colpa.
Ne danno conferma gli ultimi due versi, di una grandiosa potenza sintetica: “in mancanza di un tempo / che ci assolva dalla vita”. Con quel “vita” che fa rima con “dita”, il che non ci sta per niente male.

È per ora la poesia che mi è piaciuta di più.
Importante, come una specie di manifesto.
Recensione alla storia Ricordi di un Passato Presente... - 26/04/24, ore 12:31
Capitolo 1: Ricordi di un Passato Presente...
Stavolta, mia cara Fenice, non ti nascondo che la tua poesia mi ha toccato a fondo nell’intimo, e lì c’è rimasta, e lì l’accarezzo.
Con i tuoi consueti lunghi versi, lunghi perché quasi sempre più estesi delle canoniche undici sillabe; ma avvolgenti, come valve che racchiudono preziose perle adamantine.

Pensa che ieri, soppesando il fatto che fosse la Festa delle Liberazione, avevo espresso il desiderio - scivolando su un piano più personale e senz'altro meno patriottico - di essere liberato dai ricordi, che altro non sono che pensieri che riaffiorano dal passato. Liberato, per poter vivere il presente con più entusiasmo (“il Passato torna invadendo il Presente”, scrivi) e il futuro con più fiducia (senza la fatica di “trovare una via che ti traghetti verso il Futuro”, scrivi).

Inquietante l’illustrazione che pubblichi, apparentemente rilassante col suo tripudio onirico di cieli ed acque azzurre, ma con due occhi chiarissimi che calamitano e non ammettono distrazioni.

Ed eccoli, i Ricordi, spuntano pretenziosi, non vogliono relegare il Passato a cosa ormai finita, forse perché non si rassegnano a far passare sotto silenzio un percorso “lungo e a tratti tortuoso”, o forse perché durante il cammino abbiamo disseminato troppe tracce di noi.
Eccoli i Ricordi, anche se belli, che ci incatenano a quello che fu.

Ancora una volta regali immagini che rapiscono (“il profumo della terra e l’odore del mare”) e quel modo accattivante di rivolgersi a se stessi con la seconda persona singolare.

Senza lesinare su un finale che commuove, col suo proposito di “rinnovata” - e ritrovata, si spera - serenità e la presentazione della vita come madre, dispensatrice di bello e di buono, e non come matrigna.

Un caro abbraccio.
Recensione alla storia Frutti marci - 24/04/24, ore 20:24
Capitolo 3: III
Si deve cercare di ritrovare la strada, scrivevo nella precedente recensione. È un’espressione infelice: perché la strada non è segnata. Non credo infatti nel destino che “fin nelle ossa sta inciso”. È pure quello una specie di alibi, per giustificare il disagio dei giorni presenti.
Si è fragili, ci siamo persi. Non è questo un modo elegante di piangersi addosso?

Forse… forse si dovrebbe pensare di più al presente e meno al futuro. Sarebbe più facile, in questo modo, dare più senso alla nostra vita.
"Quello che conta è il percorso del viaggio e non l'arrivo", scriveva Thomas Eliot. E Giuseppe Ungaretti: “La meta è partire”.