Recensioni di Photograph

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Recensione alla storia The will to usually collide with water from the sounds of emptiness you hold in the heart of silence {Estrus, Curtains, Empyrean and Lefr-Intaglio EP} - 06/03/13, ore 23:09
Capitolo 1: The will to usually collide with water from the sounds of emptiness you hold in the heart of silence {Estrus, Curtains, Empyrean and Lefr-Intaglio EP}
Bene, premessa: ho deciso di non leggere qualsiasi altra recensione che qualcuno potrebbe averti fatto perché altrimenti tutto quello che mi sta saltando tra i neuroni in questo momento potrebbe anche scappare e non tornare mai più. E non sarebbe nemmeno davvero un grande peccato perché non so che cosa sto per scrivere, non lo so davvero, quindi perdonami se sarà tutto soltanto un grandissimo macello sconclusionato.
La cosa che ho capito subito è stata stranamente quella delle citazioni di testi e titoli delle sue canzoni, anche se non ci voleva molto; ma non importa quello che sono riuscita a capire subito, importa il fatto che è uno dei particolari che ho adorato, ecco.
Poi ovviamente non potevi aspettarti un commento diverso da una feticista della fotografia in sé e nelle sceneggiature del cinema: ho amato tutti quei dettagli, come se fosse un copione, come se tutto fosse lasciato un po' incompleto o meglio, lasciato così per essere interpretato a nostro piacimento. Certo non ci potranno mai essere troppe opzioni, ma la cosa che ho amato è il fatto che all'inizio avrei potuto anche immaginare un qualsiasi uomo, un qualsiasi particolare sulle sue mani come una venatura molto visibile oppure dei calli molto calcati, o nocche ossute, dita affusolate, e ancora diversi tipi di alberi come olmi, querce, castagni, salici piangenti, pini al vento. Lasciar correre i pensieri liberi, proprio come ha imparato a fare lui stesso, proprio come lui si è preposto di vivere, proprio il modo con il quale si è preposto di cogliere ed elaborare ogni singolo attimo, ogni singolo soffio di vento.
Ok, fine dei dettagli insignificanti nella mia recensione.

Hai avuto una capacità straordinaria nel riuscire a colpirmi all'istante. Nella citazione iniziale, quella che hai scritto ancor prima della fotografia e del passaggio dei cartelli con le scritte, pensavo di leggere me stessa. Pensavo assolutamente di leggere me stessa. Pensavo che allora mi sarei potuta cullare tutto il tempo in una storia e in un pensiero che mi appartenesse totalmente; ma se stata capace di stupirmi, ancora una volta, e un'altra, e un'altra ancora, perché ad ogni passaggio mi hai riportata alla sua realtà, e hai descritto perfettamente l'uomo che tu hai imparato a conoscere in questi anni. (Perché anche saper ascoltare da lontano vuol dire conoscere, sai? Io penso questo delle nostre passioni musicali e non, degli artisti ai quali dedichiamo così tanto tempo e amore.) E infatti la storia e tutto il suo significato sono cresciuti con lui, PER lui, non certo per noi, per appagare un certo senso di affetto che proviamo nei suoi confronti, e nemmeno per lodarlo, ma per raccontarlo. Raccontarlo semplicemente, in tutti i suoi difetti, e in tutte le sue sfaccettature. Verso la fine si capisce il suo profondo senso di.. Isolamento. E non quell'isolamento solitario, ma un'isolamento più ideale, come se fluttuasse nell'aria con i pensieri mentre i suoi piedi sono fortemente ancorati al terreno. Questa sua sorta di irraggiungibilità, questo sua crescita interiore e questo suo distacco dal presente per poter stare meglio mi ha intristito infinitamente, e non perché il distacco sia una cosa negativa, ma proprio perché una persona del genere non si potrà mai conoscere al fondo.
Ed è qui, che entra in gioco questa frase: "Lasciandolo si prova un immediato vuoto che disorienta la mente, ma se ci voltassimo ancora una volta e lo vedessimo risplendere tra la polvere in controluce e il buio di questa stanza, capiremmo che questo è forse l’ultimo inno, che oggi è Ah Yom, il giorno, e che tanta purezza non merita affatto di essere sporcata dalle nostre pretese."
Ed è qui, che non ho difese, non ho parole, non ho più niente da aggiungere se non: è questo che le persone non sono più capaci di fare. Raccontare, raccontare. Senza miticizzare, senza cambiare totalmente la natura dei fatti, senza inquinare tanta poesia o ricamare rime sulla cronaca nera. Tanta purezza non merita affatto di essere sporcata dalle nostre pretese.
Non trovo nemmeno le parole per riuscire a dirti quanto io profondamente abbia appreso questo concetto, e quanto faccia male a volte, e quanto bruci dentro il petto e ti faccia perdere la speranza ma allo stesso tempo ti faccia crescere come poche altre situazioni al mondo sono capaci di fare.

Mi attacco ancora una volta alla citazione iniziale, perché il buono è ovunque, il buono non bisogna "cercarlo", è sempre qui. E non bisogna lasciarsi tirare giù in una discesa senza freni, non bisogna lasciare che il tempo passi inesorabile, continuando a guardarsi alle spalle per ricordarsi di quello che si è perso e scoraggiandosi sempre più perché alla fine la vita non vale la pena di essere vissuta. No. No. Non è così, diavolo. E questa storia mozzafiato me l'ha ricordato, per l'ennesima volta. Potessi tatuarmi sulle mani tutto questo lo farei, per ricordarmene ogni giorno: ma lo imprimerò invece bene nella mia mente, cosicché non possa scappare questa sensazione di libertà che mi pervade.

Non cos'altro dire, davvero. Solamente grazie.
So benissimo che forse sono andata un po' off topic, che somiglia più ad una recensione sulla morale insita nella tua fic, ma sappi che penso fermamente che John sarebbe fiero di te. Lo sarebbe, e non lo dico tanto per dire.
Grazie ancora Sara, e auguri ancora una volta a John.

La tua Penny.