Recensioni di ReiraIchinose99

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Recensione alla storia Amy Winehouse ed il suo bicchiere di Gin - 04/03/12, ore 15:34
Capitolo 1: Perun solo momento di felicità
Sono rimasta estasiata da questa piccola one-shot. Amy è la mia artista preferita, e ahimè, ho iniziato a conoscerla al meglio, in tutta la sua arte e tutto l'alone di tormento che la circondava, solo nel periodo della sua morte. Come figura affascina, è l'icona del mondo moderno, imprigionata dal successo, succube delle sue paura. Una vita all'insegna del vizio, turbolenta, rimestata nel torbido a lungo, grazie anche all'amore della sua vita, Blake Fielder- Civil. E' tutto agrodolce per lei, tutto mitizzato nella stranezza, ed è una ragazza debole e schiava del ruolo che cerca di impersonare, a dare delle lezioni di vita a tutti noi. Ho sempre creduto in Amy, non l'ho mai giudicata, l'ho sempre sostenuta, e adesso solamente mi rendo conto di quanto sia stato vano il mio mentale sostegno, e quanto è grande la perdita che il mondo musicale ha ricevuto. Il tuo stile è meraviglioso, frammentario, diretto. Dai bene l'idea di Amy. Riassumi Amy in poche righe di getto. Allora forse non sono l'unica a credere che i componimenti migliori sono quelli che vengono e basta, travolti da un'ispirazione compromettente.. La Amy che descrivi è sempre la stessa: genuina, debole, con la sua visione malsana e distorta della vita, con la sua autodistrazione martoriante, il suo talento ignorato. Quello che il suo cuore desiderava, l'essenza della sua vita, non l'ha mai avuto. Odio quando le persone giudicano quel talento, quella sua instabilità, quella sua propensione a distruggersi. Lei semplicemente era un'individuo che si distoglieva dalla massa, perchè l'aveva voluto, desiderato ardentemente, incontrando il baratro che questo spesso comporta. Era anche un individuo troppo debole e troppo particolare per poter sottostare alle leggi di una società tanto infima e insidiosa. Per cui Amy non faceva che perdersi dietro ai modelli offerti, a coglierli, sfruttarli, diventarne icona ed emblema. Li perseguiva, li rinnegava. 
Dal suo buio, dalla sua ombra, non era mai sfuggita. 
Ed era speciale, come lei, anche la sua voce. Era una persona dannata e piena di fascino. Artista di fatto, anche nella personalità.
Amavo la sua voce, amavo i suoi pezzi. Descrivevano l'amore, ma esulavano da tutte le love ballad smielate e acuteggianti che riempiono la musica attuale. Allo stesso tempo erano diverse da tutto il punk rock sguaiato, e gli stupidi tormentoni.
La sua era una musica, psichedelica, permeata di un'atmosfera malsana e intrigante al contempo.. Certe melodie ti rimanevano in testa, altre le dovevi cogliere nella loro interezza e nel loro significato più profondo. E ti ritrovavi a leggere più volte quei testi meravigliosi che a lei probabilmente venivano fuori naturalmente...
Se le avessero tolto però le sue paure, non avrebbe avuto neanche quel talento, dice spesso mia madre, mentre ascoltiamo per l'ennesima volta "Back to black". Penso che adesso non ci rimane che cogliere i frutti del suo talento, e della sua breve vita, nel rimpianto che non sentiremo mai più la sua voce particolare e così stupendamente jazz/soul/blues e rythm al contempo, risuonare su un palco.. La musica è comunicazione.. non è solo un virtuosismo canoro da esporre o un motivetto cantilenante da mettere per distrarsi. E' espressione, emozione, arte. In questa società si sta arrivando perfino a considerare la musica attraverso una visione assolutamente riduttiva.. come tutte le altre cose. Salvate almeno la musica, salvate Amy... Scusa mia cara se ho approfittato per lanciare un appello. Ancora bravissima...
R.I.P. Amy..