Recensioni di Lupoide

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Recensione alla storia A Fever You Can't Sweat Out - 08/05/20, ore 16:58
Capitolo 2: Vogliono Starti Vicino
Dato che domenica ho saltato uno scambio (mea culpa, mia grandissima culpa) ho deciso di passare comunque da questa storia. Forse perché con il primo capitolo ha fatto un po’ di breccia ed ero sinceramente curioso di scoprire cos’altro poteva riservare. O forse perché mi mancava quest’atmosfera che riesci a dare con il tuo modo di scrivere. Forse entrambe le cose.
Parto rispondendo al quesito che hai posto in calce al capitolo, TeamArthur tutta la vita. Per quanto abbia apprezzato la citazione a Hitchcock di Nick, trovo il sarcasmo e la faccia di marmo di Arthur decisamente più fascinosa e divertente. E poi la situazione di disagio che si crea all’inizio con Mike rende tutto più saporito, specialmente l’imbarazzo di Michael dentro casa dell’altro.
Non so, Nick mi sa un po’ di provolino, con quelle frasette tipo “parliamo una lingua che conosciamo solo io e te, è un segreto segretissimo” gne gne gne. No, okay, scherzi a parte, hai creato un bel mix di personaggi, rendendo la storia veramente godibile per via di tutte le sfaccettature caratteriali presenti e mettendo in crisi il lettore sin da subito, spingendolo a unirsi a un team piuttosto che a un altro. Ovviamente il tutto senza cattiveria o malizia, solo in base alle impressioni che sei riuscita a dare con i tuoi scritti, in modo tale che si creasse la giusta competizione tra Arthur e Nick agli occhi di chi prova empatia nei panni di Mike. E forse qui arriviamo alla parte più semplice, calarsi nei panni del protagonista. Lo continuo a ribadire perché probabilmente è il punto di forza di questa storia, almeno secondo la mia modesta opinione. Si vede che dedichi parecchio tempo ad approfondire la psicologia di un personaggio, che cerchi di delinearne un background in maniera tale che sia credibile e coerente rispetto ai lati caratteriali che vuoi lasciar vedere e che, soprattutto, cerchi di comportarsi coerentemente con i due punti appena elencati. And again (perché l’ho detto poco) è questa la parte che preferisco, in definitiva è molto più semplice provare empatia e affezionarsi al personaggio se questo è coerente con sé stesso.
Tornando alla precedente recensione per il primo capitolo, confermo quanto ho detto: Mike non è uno sprovveduto. Si vede.
Per quanto abbia da poco dovuto affrontare un lutto è comunque bravissimo a intelaiare e coltivare rapporti con le persone giuste. Ad esempio Linda, introdotta proprio qui nel secondo capitolo, che lo spinge a scusarsi con Arthur per alcune “ragazzate” che poi tanto “ragazzate” non sono, e che l’aiuta addirittura preparandogli dei dolcetti così che Mike non debba presentarsi a mani vuote.
Brava Linda, voto: diesci.
Anche se poi si vede che ci sta provando con Nick, per cui andiamo subito a cambiare il voto: diesci meno diesci. Sei tornata neutra Linda, stacce.
Come se non bastasse ci stanno gli amichetti di Mike, tra cui Stan, che è pieno di battute sugli omosessuali, immediatamente rimesso al suo posto da tovarisch Nick, che in poche parole lo tratta per quello che è: un villano.
Da, spasibo, dasvidania villano.
Insomma, un bel capitolino di transizione che intreccia un po’ di più la trama, portando Mike a dover frequentare casa di Arthur almeno un paio di volte la settimana mentre ci va in macchina con Nick.

E Phil Collins parte con le percussioni:

tudum tudum tutututum

I can feel it coming in the air tonight, oh Lord
And I've been waiting for this moment for all my life, oh Lord
Can you feel it coming in the air tonight, oh Lord, oh Lord

E Renatino gli risponde da lontano con “Il Triangolo nooooo, non l’avevo considerato”

A presto (molto presto).
Recensione alla storia A Fever You Can't Sweat Out - 27/04/20, ore 16:44
Capitolo 1: I Ragazzi Sono Tornati
Partiamo per gradi perché ci sarebbero tante cose da dire. Innanzitutto ti spoilero che questo prologo mi è piaciuto molto, così taglio la testa al toro subito. Sinceramente è un po' che orbito intorno alle tue storie, cercando di trovare il coraggio di buttarmici all'interno, questo perché il genere Slash non mi hai attirato più di tanto. Allo stesso tempo, però, ero piuttosto curioso di leggere qualcosa di tuo perché bucavano la mia attenzione ogni volta che ne incontravo le sinossi. E devo dire che ne sono rimasto piacevolmente sorpreso, esattamente come mi aspettavo. Mi piace il tuo modo di scrivere, asciutto nei punti giusti e l'esatta profondità d'introspezione al personaggio, né troppa da annoiare né poca da lasciare chi legge con lo stomaco brontolante. Anche se, per quanto mi riguarda, i punti che mi son piaciuti di più e, probabilmente, quelli dove dimostri maggior forza sono altri e per la precisione due: personaggi e ambientazione. Non sto dicendo che il tuo stile sia un gradino più in basso ad essi ma, più semplicemente, che se mi chiedessero perché consiglierei questa lettura a qualcuno risponderei per gli ultimi due menzionati. L'ambientazione è tratteggiata sapientemente, anche qui senza perdersi in troppe informazioni che riescono d'intasare il testo fino a perdere la concentrazione di chi legge, poche menzioni che lasciano capire tutto l'universo che circonda i protagonisti. Ad esempio l'uscita che hanno i ragazzi su E.T. e le biciclette, film che sicuramente segnò l'epoca che stanno vivendo e che irrobustisce notevolmente il contesto con accenni alla cultura degli anni '80. A livello di sensazioni mi ricorda un po' il racconto Il corpo di Stephen King, per quanto questo sia ambientato circa vent'anni prima rispetto al tuo scritto. Probabilmente per via dell'atmosfera che sei riuscita a creare, quella di una placida piccola provincia che è un po' lontana dalle roboanti metropoli che la circondano. Un'atmosfera quasi onirica, rotta dagli eventi drammatici del protagonista. Qui veniamo al secondo punto forte, secondo il mio parere: i personaggi. Michael e Piotr Vronsky sono i primi due a fare l'ingresso in scena, calando il lettore immediatamente in quella che è una realtà travagliata e messa a dura prova da un lutto. Riconosco che una situazione del genere, specialmente durante un periodo come quello dell'adolescenza, può risultare logorante dall'interno. Un clima teso costruito sulla passivo-aggressività dove dover soppesare ogni parola, sempre con la paura di poter scatenare una vera e propria battaglia anche solo per una sciocchezza. Qui conosciamo meglio due personaggi chiave della storia e, riallacciandomi a quanto dicevo poco fa, devo farti veramente i complimenti per come sei riuscita a costruirne un background dettagliato ma senza allungare troppo la minestra rischiando di guastarla. I giusti accenni con altrettanto giusti approfondimenti. Un padre veterano di guerra che è sopravvissuto a uno degli eventi bellici più chiacchierati negli ultimi anni e che, a quanto pare, soffre ancora di PTSD e al quale la perdita della moglie deve aver arrecato un maggior danno rispetto a quello che lascia vedere al figlio. In questo paragrafo c'è un periodo che mi ha colpito più di tutti e che ho veramente adorato all'interno della storia, perché delinea Micheal con poche parole e fa capire subito che tipo è. [...] A volte Michael si domandava se suo padre si comportasse da stronzo perché si sentiva triste. Doveva pur essere così, ma non si azzardava a chiederglielo perché sapeva perfettamente che il vecchio avrebbe tagliato di netto il discorso o, nel peggiore dei casi, sbottato malamente in preda ai fumi dell'alcol. [...]. Si capisce subito la sua intelligenza e maturità emotiva, con poche parole che però spingono a riflettere più profondamente. Per quanto nel pieno della tempesta ormonale dell'adolescenza Michael si chiede come stia il padre, cercando di comprenderlo e, in un certo senso, rispettandone persino le reazioni taciturne o l'abuso di alcool. Il protagonista si dimostra da subito dotato di una rara sensibilità, dandone prova più volte in questo primo capitolo. La scena seguente, difatti, lo rimarca nuovamente, sottolineando quanto questo non sia un trattamento che riserva soltanto al padre. In macchina con l'amico Steven, è coinvolto in un discorso tipico dell'età adolescenziale e qui viene fuori anche un'alta qualità (correggimi se sbaglio) di Michael. È sveglio. L'amico cerca dapprima di farlo "sbottonare" su Linda, probabilmente la sua miglior amica, e poi di coinvolgerlo in uno scherzo a Arthur, un ragazzo incrociato in macchina che sembra essere piuttosto chiacchierato in questa piccola realtà. Eppure Mike riesce a cavarsela in entrambi i casi, lasciando a bocca asciutta l'amico sia sui pettegolezzi su Linda che sullo scherzo che Steven non riesce neanche ad abbozzare a livello di idea in quel momento. È in questo momento che ho pensato che Michael sia un tipo sveglio. Non è facile far parte di un gruppo di ragazzi riuscendo comunque a far prevalere la sensibilità e l'empatia sul cameratismo maschile che si crea nel gruppo. Figuriamoci, poi, nel pieno dell'adolescenza. E in una piccola provincia degli anni '80. Insomma, nonostante tutto il carattere di Mike esce fuori bello forte in queste righe, lasciando aleggiare quel concetto di Live and let die che Paul McCourtney cantava circa dieci anni prima rispetto al contesto di questa storia. Saggio, a discapito dell'età. E anche qui discorso rafforzato e ribadito poco dopo, quando Mike dice agli amici di avere appuntamento con la consulente scolastica, scena in cui cerca di "celare" questa sensibilità agli amici mettendo immediatamente le mani avanti per poi ripercorrere con la mente quei momenti di solitaria tristezza in cui elabora il lutto della madre. L'ultimo punto caratteriale che si evince del protagonista è la forza di volontà, in particolar modo in merito alla vita in acciaieria che gli è stata designata dal padre ma a cui lui sta cercando di sfuggire per poter frequentare il college. Per quanto mite nei toni che utilizza con la stessa consulente, si evince una comunque la decisione di destinare la propria vita a qualcosa di "più grande" che a divenire un operaio. Impegno, senza ombra di dubbio, encomiabile. Detto tutto questo, passo alle considerazioni personali. Penso che dietro il personaggio di Michael nasconda più di qualche tratto dell'autrice in sé, non so fino a che punto ovviamente, ma si percepisce che quel velo di malinconia che lo separa da tutto il resto sia qualcosa che hai toccato anche tu e forse, in questo animo così empatico di cui poco traspare all'esterno, c'è una sorta di piccolo specchio all'interno con piccoli pezzetti dell'autrice. La sensibilità è difficile da scrivere per chi ne è sprovvisto.
Mi rendo conto solo ora che questa recensione è un bel mattone, ma credo che una storia del genere vada analizzata specialmente tra le righe, in quel confine tra il detto e non detto su cui sembra tu ti sappia muovere agilmente.
Sono veramente contento d'essere uscito un po' dalla zona comfort per leggere questa storia perché ne percepisco il potenziale anche solo dal primo capitolo. Una di quelle storie che ti spinge a guardarti dentro, dove riesce sicuramente a lasciare un segno.

Ci leggiamo presto.