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Recensione alla storia Happiness and Revolution (Can you forgive me?) - 26/06/12, ore 02:00
Capitolo 1: Happiness and Revolution (Can you forgive me?).
(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Questa one – shot ha un carattere particolare. Partendo dal racconto di una spada arriva a raccontare una tagliente verità.
L’introduzione della storia è molto semplice e caratteristica. La descrizione dell’ambientazione e della situazione iniziale è svolta in modo adeguato e realistico. Ciononostante, quella che abbiamo di fronte non è la solita e reiterata storiella del nonno raccontata ai due vispi nipoti ( descritti nella storia come “hippies” o come “scapestrati” dall’arguta autrice ) , bensì qualcosa di più pesante e sempre più truce da narrare.
La grammatica è semplicemente impeccabile. Non ci sono errori di battitura, non ci sono errori di ortografia e neanche troppe ripetizioni. Quello della grammatica sempre corretta è, infatti, un carattere proprio di questa attenta autrice.
Il lessico sfruttato nella narrazione è più che adeguato. I termini sono sempre freschi e mai troppo farraginosi, donando, in questo modo, chiarezza alla scrittura e scorrevolezza alla storia.
I personaggi principali sono un vecchio zio stanco, Oliver, e i suoi due nipoti: Alex e Linda. Il vecchio Oliver non porta avanti una storia, ma una vera ammissione di una colpa che grava ancora su di lui e lo farà per sempre: l’omicidio di Roy ed Edward. La sua psicologia è resa in maniera molto creativa, come un uomo che inizialmente, nella sua vigliaccheria, non racconta la verità in pieno, ma che poi, sotto le sollecitazioni della bambina ( che comunque rimane lucida dopo la rivelazione ), trova il coraggio e il carattere per ammettere la sua colpa, suscitando lo sgomento della giovane. I due bambini incarnano quella curiosità propria della gioventù. Nonostante ciò è solo Linda che cerca e scava più in profondità nella storia dello zio alla ricerca della verità, assumendo un atteggiamento ostinato proprio del sesso femminile. Commentare in modo negativo la caratterizzazione di questi personaggi sarebbe una bestemmia.
Il tema al centro della one – shot è, come è ben intuibile, la gelosia. Questo sentimento, la gelosia, che compare letale agli occhi del protagonista, vittima, anche lui, di un omicidio. Infatti, come svelerà il finale della storia, il protagonista, dopo aver compiuto il sopracitato gesto, prega Dio di lasciarlo morire, vivendo così una vita di rimorsi, peggiore della morte stessa.
Lo stile che caratterizza questa storia è quello proprio dell’autrice. Esso, infatti, trova uno dei suoi capisaldi nella chiarezza e nella spontaneità, fino ad arrivare alle scelte solitamente sostenute quali l’uso del climax ascendente, per aumentare la tensione della storia, e della conclusione a sorpresa.
Per quanto riguarda l’apprezzamento personale, non nascondo il mio profondo appoggio verso le scelte stilistiche adottate nella storia e verso l’originalità di quest’ultima. Ho gradito in modo particolare soprattutto il modo superlativo in cui è stata scritta la storia, ovviamente mi sto riferendo alla scioltezza delle parole e alla scorrevolezza della narrazione, elementi che contornano questa one – shot in modo positivamente marcato.
Concludendo, vorrei aggiungere che mi è piaciuta più di tutte la frase: "La morte può essere l’espiazione delle colpe, ma non può mai ripararle, Zio", emessa da Linda alla fine della storia: frase che racchiude a pieno il vero significato e il vero messaggio che l’autrice voleva lasciare al lettore. Un messaggio forte e per certi versi triste, che, pronunciato dalle piccole labbra di una fanciulla, si impregna di genuinità e innocenza. Davvero complimenti.
Recensione alla storia 100 vocaboli per parlare di noi . - 12/06/12, ore 19:11
Capitolo 22: Indolore (no, il vocabolario non ha capito )
Una parola indomabile, quella scelta dal dizionario. Il termine “Indolore” può essere legato esclusivamente a qualcosa che si è subito. Nonostante tutto sei riuscita a costruirci su una storia.
L’introduzione del capitolo ha una funzione descrittiva in questo capitolo, facendo notare al lettore la cecità di Mustung e la sua forte solitudine, allietata solo dalla presenza del Tenente.
Grammaticalmente parlando, ci sono alcuni errori di punteggiatura, tutta via niente di grave. Non ho notato la presenza di alcun errore di ripetizione, alcun errore di accento e alcun errore di punteggiatura. In sostanza, la grammatica del capitolo è piuttosto buona.
Il lessico è  anch’esso buono, non ci sono ripetizioni di espressioni, sono sempre state usate nuove espressioni rispetto al solito vocabolario, a parte qualche inevitabile eccezione.
I personaggi sono stati caratterizzati in modo corretto. In particolare è stato ripreso il momento del manga in cui Roy, cieco, si trova in ospedale. Il Colonnello è stato reso in maniera impeccabile, con il giusto e dosato sconforto causato dalla consapevolezza di non poter essere d’aiuto a nessuno e di non poter più avere alcuna speranza di diventare Comandante Supremo. Tuttavia, in questa versione della storia, ricerca affannosamente l’aiuto e l’appoggio di Riza, non potendone più di stare al buio e in completa solitudine. Riza viene descritta in modo leggermente diverso dall’originale, infatti è caratterizzata da una serietà e scontrosità maggiore rispetto all’originale. Nonostante ciò la Tenente mantiene il suo animo puro e al servizio del Colonnello, specie in questo momento di stallo per entrambi.
Il tema del capitolo è, in realtà, secondo me, la solitudine (Eh, già). La solitudine posta all’esagerazione di un uomo di lunghe vedute che, a causa di questa sua caratteristica, ha ironicamente perso la vista. Non è, questa, una storia d’amore, bensì di compassione. E’ la compassione, che, in questa storia, lega i due personaggi principali. O, perlomeno, questo è il mio punto di vista.
Lo stile del capitolo non cambia di una virgola rispetto a quello presentato nella storia precedente: rispetta lo spessore e la maturità caratteristici dell’autrice.
Il finale della storia, tuttavia, rende la storia di stampo quasi drammatico. Nonostante gravemente ferita, infatti, una compatente Riza sceglie di stare accanto al suo Colonnello spaventato e preso dalla paura del buio. “Buio”: forse questo sarebbe stato un termine più consono come titolo del testo. Però, come ho già detto in una delle mie prime recensioni, non posso commentare la scelta del termine di partenza poiché scelto a caso dal dizionario malefico.
Concludendo, il capitolo è ben fatto, a parte per quelle piccole imprecisioni che ho elencato in precedenza. Forse non è stato usato il giusto passaggio della storia del manga per il corretto svolgimento di una storia incentrata sulla insulsa parola “Indolore”, tuttavia è apprezzabile il grande sforzo che ha visto protagonista l’autrice. Appurato ciò, non credo ci sia altro da dire. Ora passerò alla lettura e alla recensione del prossimo fatidico capitolo.
Recensione alla storia 100 vocaboli per parlare di noi . - 12/06/12, ore 16:53
Capitolo 21: Dichiarazione
Una dichiarazione molto interessante e divertente, davvero. Anche molto originale, devo dire.
L’introduzione vede protagonisti i quattro figli di Mustang e Riza, un aspetto molto originale, confesso, della storia.
La grammatica della storia inizia davvero a piacermi. Nessun errore di ripetizione, alcun errore di accento e alcun errore di punteggiatura. Ho solo notato che hai dimenticato un “ti” nella frase: “Perdonami, non   volevo infastidire”. Per il resto, la storia è completa dal punto di vista morfologico.
Il lessico è sempre completo, a parte alcune leggerissime ma inevitabili ripetizioni. Tutte le parole trovano il loro spazio in modo più che efficiente.
La caratterizzazione dei personaggi, nel racconto di Riza, rispetta gli originali. Roy viene descritto come goffo  e imbranato, molto imbarazzato dalla situazione, però mai esitante. Al contrario, Riza viene descritta come seria e intraprendente, però, sempre dall’animo debole, tanto che dopo la dichiarazione di Roy la vedremo svenire per terra. Come ho scritto nella recensione precedente, Roy continua ad essere il personaggio attorno al quale gira il tema del capitolo. Infatti, se nel capitolo precedente era il “geloso”, in questo capitolo è colui che fa la dichiarazione. Roy, inoltre, in questa storia, ha una sorta di crescita o evoluzione. Il personaggio, infatti passa attraverso due stati: quello del timore e quello del coraggio, ed è proprio l’amore (come spiegherò a breve, il tema principale del capitolo) a permettergli questa evoluzione.
Il tema del capitolo è la dichiarazione, ma, in un senso più ampio e platonico, l’amore. Amore visto sotto due punti di vista: quello di Roy, che cerca di farsi coraggio sembrando goffo e quello di Riza, che, sotto la forte emozione causata dalla dichiarazione di Roy, la fa addirittura svenire di colpo.
Lo stile del capitolo rispetta lo spessore e la maturità dimostrata sin ora raggiungendo una posizione stabile: ora mi spiego. Mentre i primissimi capitoli erano, come Roy in questo capitolo, goffi e ancora in cerca della loro sicurezza, questo capitolo è al culmine della sua maturità e del suo calibro. Quest’ultima considerazione lo rende, ora come ora, tra tutti i capitoli della seguente storia, il migliore.
Concludendo, il capitolo è il tanto acclamato frutto della crescita e della maturità, frutto che spunta da un albero nato da poco e che, tuttavia, ha ancora bisogno di tanta cura e tanto fertilizzante per crescere forte e robusto. Nel tuo caso la cura è l’attenzione alla grammatica e il fertilizzante è il lessico, due cose, che, oltre all’inventiva e alla creatività (che non mancano mai) vanno tenute sempre in considerazione. Sperando di incontrare altri capitoli di questo spessore, mi accingo a continuare il mio percorso di lettura e recensione.
Recensione alla storia 100 vocaboli per parlare di noi . - 12/06/12, ore 16:07
Capitolo 20: Gelosia (vedo che il mio vocabolario comincia a comprendere)
“Gelosia”. Sembra quasi riprendere il tema di una delle storie dei primi capitoli. In ogni caso in questa storia viene trattato diversamente e ne spiegherò i motivi.
L’introduzione del capitolo pone già al centro dell’attenzione l’arrivo del soggetto della “discordia” come un fulmine a ciel sereno, con la stessa impedenza che si presentava nei precedenti capitoli, in cui l’introduzione staccava del tutto con il contesto della storia per come, istintivamente, inizialmente la immaginiamo.
La grammatica della storia è più che dignitosa. Non ho notato alcun errore di ripetizione, alcun errore di accento e alcun errore di punteggiatura. Nel loro complesso le frasi sono riportate in modo corretto e completo.
Il lessico usato nel capitolo è completo e lineare. Ogni parola calza a pennello con il rispettivo indirizzo e contesto. Ho piacevolmente notato che questo aspetto della tua tecnica continua a migliorare, e , come  ho scritto nella mia precedente recensione, questo è un fattore discriminante nel caso tu sia interessata a partecipare ad una qualunque competizione di scrittura creativa.
La caratterizzazione dei personaggi rispetta fedelmente quella originale, al contrario dell’immediatamente precedente capitolo. I personaggi vengono considerati dal punto di vista retorico-sentimentale. Roy, nella storia, è il “geloso”, ancora una volta impersona il tema chiave della storia (come nella storia precedente, in cui era l’impiccione). La gelosia che mi sarei aspettato nel precedente capitolo viene proposta qui in toto, esattamente come avrei voluto vederla, quindi si fa più forte il mio pensiero che quella di rendere Roy (nella storia precedente) più pusillanime e indeciso fosse una scelta stilistica. Riza ricalca a fondo il suo carattere originale, fiera e seria come sempre, riesce a domare anche tutto il rossore dell’impulsivo bacio dell’altro personaggio, mantenendo la calma ed esponendo in maniera alquanto schietta le sue intenzioni e sensazioni.
Il tema del capitolo, quello della gelosia, non si appropria di sfumature diverse da quelle comunemente conosciute. L’unico aspetto innovativo è l’averla affrontata in maniera unilaterale, il che concede un diverso punto di vista al lettore, infatti, per come la storia ci presenta il tutto, è solo Roy ad essere geloso di Riza e non viceversa.
Lo stile del capitolo mantiene il suo carattere e il suo spessore, senza perdere colpi in alcun settore. Una scelta stilistica che ho visto riemergere è quella dell’elemento comico-ironico per risollevare la situazione in modo positivo. Per giustificare questa mia affermazione riporto la frase: “Ma Mustang non era geloso, scherziamo?!”, che incarna in sé esattamente ciò che dicevo, ovvero l’uso di elementi ironici. Ma ci sono altri esempi di questo tipo, come: “così si chiamava quell'essere”, e: “provava per la sua, e sottolineo sua” (in cui si esagera il concetto di possesso). La resa, nel complesso, è senza eccezioni di prim’ordine.
In conclusione, questo capitolo è ben costruito sotto ogni aspetto. Ora sta all’autrice saper cogliere meglio quelli che sono gli aspetti che potranno farla forse eccellere in questo campo. Sperando che questo accada nei prossimi capitoli, mi dedico alla loro lettura e recensione. E con questo ho terminato.
Recensione alla storia 100 vocaboli per parlare di noi . - 12/06/12, ore 15:16
Capitolo 19: Impiccione
“Impiccione”. Un termine dall’uso singolare, ora analizzerò in modo dettagliato il suo bizzarro utilizzo all’interno della storia e la storia in sé per sé.
L’introduzione inizia ad avere un suo carattere proprio, è, come nei precedenti capitoli, un inizio che stacca col contesto generico della storia: “L'adolescenza non è una cosa facile, specialmente se la vivi con un ragazzo arrogante e presuntuoso che continua a darti il tormento” (sono parole che rendono la storia più introspettiva e vissuta).
La grammatica del capitolo rispetta ogni regola. Non ci sono errori di ripetizione, errori di accento, errori di punteggiatura e le frasi sono riportate in modo corretto. C’è, però, un unico errore nelle note di fine capitolo. Proprio quando pensi di aver concluso al meglio il capitolo ecco le note che aggiungono quel neo alla resa grammaticale. Tuttavia è solo un errore di battitura, quindi non vi è alcun problema (“Forse questo è meglio, l'altro era tropo difficile!”).
Il lessico usato nel capitolo è più completo rispetto alle altre storie, e, devo dire, anche più calzante e dettagliato. Questo più curato lessico rende la narrazione più scorrevole e coinvolgente. Ti consiglio di continuare a prestare attenzione a questo aspetto, perché, come la grammatica, può essere davvero rilevante nella valutazione complessiva di una storia, se inserita in un contesto competitivo.
I personaggi sono ancora una volta tagliati fuori dal contesto comune, il che è originalmente piacevole. La loro caratterizzazione è altrettanto originale poiché l’autrice ha tentato di intuire il loro possibile carattere in un periodo difficile quale l’adolescenza. Andiamo nettamente OOC, ovviamente, e ora spiego perché (non è una predica ma un appunto). Roy è l’”impiccione” predicato dalla storia, carattere che è stato quasi esagerato rispetto al suo carattere originale, inoltre ho notato una minore impulsività nel suo carattere ( Roy Mustung non starebbe mai con le mani in mano, piuttosto seguirebbe la sua Riza per scoprire ogni motivazione che non gli sia stata data). Riza sembra accorpare, invece, l’impulsività di Roy con un’aggiunta di spirito infantile proprio dell’adolescenza. Questa si chiama crisi adolescenziale. Facendo conto di questo ultimo fattore, allora, non credo si possa più parlare di essere andati OOC, poiché quello che l’autrice ha fatto è prendere i due personaggi e spostarli da un’età ad un’altra, con le relative conseguenze a livello caratteriale
Il tema del capitolo, quello dell’impiccione, ha dei caratteri diversi dal solito. Do come si può dedurre dalla frase: “Io ti giuro che da grandi troverai qualcuno che ti saprà rendere felice. Se dico questo non sono un impiccione, vero?”, non si tratta di essere “impiccioni”, ma di essere premurosi. E’ quindi la premura il vero tema del capitolo.
Lo stile del capitolo riprende quello del capitolo precedente per molti aspetti; l’unico cambiamento tra il capitolo precedente e il seguente è a livello lessicale. Uno stile con un lessico robusto e maturo ha più probabilità di essere accettato e condiviso a livello contestuale, quindi la crescita nel lessico è qualcosa di puramente positivo e che, anzi, io personalmente propongo di ampliare.
Concludendo, il capitolo è scritto bene e senza alcun problema né morfo-sintattico né formale. Ora passerò al prossimo capitolo.