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Recensione alla storia Ora che i giorni lieti - 18/09/13, ore 16:53
Capitolo 1: Ora che i giorni lieti
Ciao.
Allora, cara Marguerite, io non so cosa dire, non ho assolutamente nulla da dire. Sì, sei riuscita a lasciare me, Barrett, "famosa" per le recensioni lunghissime, completamente senza parole. Sono in questo stato da ieri sera, da quando ho aperto questa fan fiction curiosa di sapere che cosa si celava dietro al titolo che contiene una frase di Puccini, che conosco perché anche se non sono troppo la tipa, sono stata a diverse opere, tra cui anche la Bohème - e anche la Tosca che viene citata, ma non c'entra. E, devo dire, che per far rimanere me a bocca aperta ci vuole parecchio, perché sono ipercritica con le fan fiction e addirittura solitamente leggo solo quelle delle autrici che già conosco e so che sono brave, tu fai parte di questa lista e sono corsa subito a leggere. Insomma, quello che ci tenevo a chiederti è: hai qualcosa contro di me? Cioè, ti ho fatto qualcosa di male? O è solo odio gratuito nei miei confronti? No, perché, ok, conoscendoti mi aspettavo qualcosa di angst, ma dato che sono abituata a leggere e scrivere cose tristi non mi commuovo quasi mai, è davvero raro, eppure tu mi hai fatto venire il magone, questo fa già capire quanto mi sia piaciuta questa tua storia. Lasciamelo dire, penso sia la migliore che finora hai pubblicato nella sezione dei Pink Floyd.
Penso sia ora di provare a dire davvero qualcosa, perché per ora non l'ho fatto. Mi ci metto d'impegno e almeno ci provo, anche se non penso proprio ci riuscirò, quindi perdonami. La prima parte, l'inizio, mi ha subito incuriosita. Sai, ci sono tante storie ambientate durante quei quattro giorni del Live at Pompeii dove tutte buttano giù la loro idea su che cosa abbiano fatto, ma fin da subito ho pensato che fosse assolutamente originale. I Floyd che vanno all'opera, dopotutto, sono un fatto abbastanza curioso. Ho colto fin dall'inizio un velo di malinconia nella descrizione di loro assieme che scherzano, perché all'epoca ancora andava tutto bene, e ovviamente per il fatto di Roger che li vuole mandare tutti a teatro. Mi aspettavo una cosa del genere, nel senso che ci fosse andato da giovane con Syd, o cose così, ma tu mi hai stupito. Ma di questo ne parliamo dopo, se permetti. Naturalmente ho adorato la parte Wrightmour, Rick e David che nella loro tenera innocenza vorrebbero passare una serata insieme, ma alla fine il caro pianista che dice di no, che Roger ci tiene, anche se non sa perché. E' stato particolare vedere Waters e Wright così attaccati, davvero, già dall'inizio mi hai trasmesso qualcosa che non ti so spiegare, sapevo già sarebbe stata una storia bellissima. Una Storia con la S maiuscola, ovviamente. Anche nei primi paragrafi, dove ancora non compare Syd, hai descritto tutto come se fosse una poesia. Non riesci a non vedere il mondo come una poesia, magari come, che ne so, "Il sabato del villaggio" di Leopardi - autore che a me piace tantissimo, se tu lo odi perdonami ^^" -, che inizia in modo allegro, insomma, in confronto a tutte le altre sue poesie, ma poi, mano a mano che prosegue, diventa sempre più fitta, complessa e che finisce con un "Godi, fanciullo mio; stato soave, stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo'; ma la tua festa ch'anco tardi a venir non ti sia grave", e cioè finisce con Leopardi che dice al ragazzo di essere felice, perché è ancora ignaro sul suo futuro e sull'umanità in generale. In poche parole inizia come "il sabato del villaggio", più o meno allegra, che ti fa restare attaccata alla pagina con la voglia di proseguire, non ti fa capire che dopo ci sarà il grande angst finale e anche tu, come lui, fai uso di paragoni e metafore davvero belle. Non ti sto paragonando a un mito delle letteratura, perché perdonami ma non potrei mai, ma è comunque un gran bel complimento, non so se ti sia arrivato. Non so spiegarmi molto bene, già, ti chiedo scusa anche per questo. E ti chiedo scusa per tutti gli errori che farò in seguito, perché di certo ne farò molti, ma non posso perdere tutto il tempo a scusarmi, o no?
Il primo paragrafo con Syd, mi ha lasciata a bocca aperta. Avevo capito ormai che sarebbero andati a vedere l'opera insieme, ma per come è stato scritto, ci sono morta dietro. In prima persona - autolesionismo? Suicidio? Una prima persona di Roger, wow! - e addirittura al passato che più passato non si più, tanto per sottolineare ed evidenziare il fatto che, appunto, è tutto passato. Ogni cosa. Tutto è finito, ed ora, ci sono solo, appunto, le ultime pagine del libro. Ho trovato dolce il fatto che Syd prenda per Roger i biglietti dell'ultimo ordine, fa capire che ci tiene ad andare lì con lui e non vuole far spendere l'altro un centesimo, il bello è che a Rogie va bene così, è davvero il pensiero che conta, almeno nelle tue fan fiction.
Ecco, ora c'è la parte di fan fiction che io ho amato in assoluto. La parte migliore, la più bella. Roger sovrappensiero, che pensa a quella serata passata tanti anni prima con Syd, a quel momento quando le luci calano e loro si prendono per mano. Ma non è tanto questo. Cioè, oddio, sì, sto dicendo una cavolata dietro l'altra, accidenti. Diciamo che però la cosa che più mi ha colpito è stata quando Roger chiede a Rick gli occhiali. Ma lo chiama Syd. Mi ha ricordato inevitabilmente un qualsiasi fratello della vittima di un qualsiasi caso d'omicidio. Magari di Poirot, dato che, ahimé, mio padre mi ha passato tanti anni fa la fissa per quei libri e per la relativa seria TV. Insomma, i classici parenti che, quando muore appunto questa persona cara per qualche motivo misterioso, probabilmente omicidio, decidono di ricostruire i fatti, rifanno esattamente le stesse cose di quella sera dov'è successo tutto, mimano di nuovo ogni fottuto dettaglio, quasi fosse un'ossessione, un desiderio, una speranza, un "non può essere vero, se rifaccio tutto magari tornerà". E alla fine loro sanno che si sentiranno solo male, perché le persone non tornano, dopo che sono morte, o dopo che semplicemente le hai mandate via, ferendole e distruggendole all'interno, eppure sentono il bisogno di ricostruire il tutto. Così fa Roger. Lui ha memorizzato ogni dettaglio di quella sera, ogni singolo particolare, quando le luci si spengono, si accendono, se i contrabbassi si sentono, si preoccupa persino del libretto con i testi, perché effettivamente lui l'aveva chiesto a Syd, anni prima. E poi chiude gli occhi, cerca di dimenticare, di lasciar scorrere i pensieri un attimo per poi restare tranquillo, ma non ci riesce e gli esce quella frase: "Mi passi i miei occhiali, Syd?". Tutto ciò fa capire quanto lui ci tenga ancora, a Syd, nonostante tutto. E che non dimenticherà mai quella sera. E Rick che rimane impassabile e glieli passa, come suo solito, preferisce non indagare, anche se alla fine è costretto a farlo, in fondo ha capito tutto e glielo fa capire dicendo quella frase finale sul sole, e qui è Rog che finge di non capire, perché è così, lui non vuole farlo, vuole solo dimenticare tutto, ma non può, perché allo stesso tempo, vorrebbe ricordare per sempre.
Fa male quando ho letto di Rick e Dave che probabilmente dopo avrebbero fatto l'amore, nella loro stanza, perché tutto, ogni cazzo di particolare, ogni fottutissimo dettaglio, riporta a quella sera. Ogni cosa. E poi quel paragrafo, l'ultimo dove troviamo il personaggio di Syd, che non riesco a smettere di rileggere, da quanto bello è. Ogni aggettivo è esatto, non riuscirò mai a scrivere una cosa simile neanche fra quarant'anni. Ogni virgola, ogni punto, ogni parola è messa lì al momento e posto giusto, tutto ha un motivo, un perché, in questa storia. Hai fatto un gioco di incastri pazzesco anche con l'opera di Puccini, ma soprattutto con la poesia che è questo paragrafo di cui ti sto parlando. Una meraviglia assoluta. Quel soprannome, tutto che parte per una delle tante distrazioni di Syd, e che fa finire tutto con Roger sopra e l'altro sotto, che si accarezzano, che si baciano, che finalmente si lasciano andare e si amano. E fa terribilmente male, perché tutti sappiamo come sono finite le cose, e lo dici anche lui, come Mimì, che è morta prima di vedere i suoi sogni o che forse, per amore donato alla persona sbagliata, li ha uccisi. E da qui si capisce che Roger è in conflitto con se stesso, perché si ricorda ogni cosa della serata, tranne cosa successe di preciso quella sera sul divano tra lui e Syd. Si capisce che vuole dimenticare da un lato, e dall'altro no. Ed è una cosa che fa male, ma che rende il tutto più perfetto di quanto già non fosse prima.
Ho adorato ogni singola parola di questa storia e tremo ancora una volta se la rileggo, nonostante l'abbia già fatto minimo dieci volte. Hai scritto il tutto con il tuo fantastico stile poetico, arricchendo di aggettivi sublimi e particolari interessanti questa trama da libro, non da one shot. L'ho amata e sono contenta che tu ci abbia regalato questo piccolo capolavoro e non finirò mai di dirti che sei davvero un'ottima scrittrice. Ti ringrazio ancora una volta e provvederò, ovviamente, a segnalarla per le scelte.
Un bacio,
Barrett.
Recensione alla storia Gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro. - 09/09/13, ore 01:21
Capitolo 1: Gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro.
Ciao cara (ti dà fastidio se ti chiamo così? Dimmelo pure, che la smetto)! Allora, è mezzanotte e trentadue e io dovrei essere in camera mia a dormire o al massimo a studiare - lo so, sono un po' pallosa con questo studio, scusami - ma non sono riuscita a trattenermi e ho acceso il computer apposta per passare a recensire qualcos'altro di tuo. Premetto col dirti che quasi sicuramente questa recensione finirò di scriverla e te la invierò soltanto domani, perché credo di avere abbastanza cose da dire e probabilmente il commento verrà lungo quasi quanto quello de "Il molo del dolore" e voglio impegnarmi a scriverlo, ma le cose che sto scrivendo ora le salvo su Word. Approfitto del fatto per scusarmi per la lunghezza eccessiva della mia precedente recensione e anche dei pareri miei personali che ho espresso, forse tu non hai gradito la visione che ho avuto io della storia, o forse ho indovinato. Non so, ma il fatto che tu non abbia risposta, fa capire molte cose, o almeno a me. Chiudo questa parentesi che si è allungata fin troppo dicendo che ho deciso di recensire tutte le tue storie dai Floyd e anche dai Led Zeppelin, mi devi solo dare un po', vista la lunghezza dei commenti. E ti avviso che "Help me understand the best I can" sarà l'ultima da cui passerò, perché c'è davvero troppo da dire e devo sistemarmi un attimo le idee.
Non ce la faccio. Troppe cose mi saltano per la testa. Vorrei cominciare parlando di Syd, ma so che non mi conviene, quindi ... Sopporta questa recensione che di certo non sarà bella, e annuisci sorridendo, perché ora comincio. De André. Mi trovo costretta a cominciare sempre da lui, perché, accidenti, credo di andare pazza per quell'uomo. E' uno dei pochi - pochissimi - artisti italiani che ascolto, ed era un vero poeta. La cosa strana è che nelle sue canzoni trovi spesso cose adatte ai Pink Floyd, alle loro vicende, questa cosa l'ho notata anche io e credo sia anche per questo che adoro così tanto il grande Faber. Su Bennato non ho nulla da dire, lo conosco, ho anche il CD dove è contenuta "l'isola che non c'è", ma non mi fa impazzire, ecco. Un genio, certo, perché suonava in contemporanea chitarra, armonica e una cosa con il piede (mi sfugge il termine, che imbarazzo), ma non è esattamente il mio genere. Il sound più vicino al suo che ascolto regolarmente è quello di Bob Dylan, fine.
Ho letto le prime righe della storia con stupore. Racconti un pezzo di vita quotidiana, dove tutto sembra andare bene, invece qui sono famose le storie tristi. Certo, anche io ho contribuito, ma la mia l'ho pubblicata mesi fa e credo avesse una trama piuttosto originale, invece adesso ho aperto una o due storie e ho già trovato una che ti ha copiato completamente il finale. Cioè, è scritto in modo diverso, ma dice esattamente la stessa cosa: Syd sapeva volare e non era davvero pazzo, erano gli altri i pazzi che non riuscivano a farlo. Credo che comunque abbia preso decisamente troppo spunto da questa tua storia e mi sembrava giusto informarti, naturalmente ho in programma di avvisare anche l'autrice in questione, ma solo per un fatto di giustizia. So come ci si sente a vedere la propria fan fiction scopiazzata e sinceramente credo che comunque molte autrici di adesso abbiano preso ispirazione anche dalla mia di storia. Beh, insomma, racconti un fatto quotidiano. Vediamo Roger che non sa accordare il suo basso, ovviamente, e che dice come se niente fosse che se Rick se ne sarebbe andato i Pink Floyd non sarebbero più esistiti. O che oppure avrebbe trovato un altro tastierista bravo e paziente come lui. Cara, con questa frase mi hai mandato in tilt. Ed è da quando ho letto quella frase che ho capito il risvolto malinconico della vicenda, perché fa male vederli così innocenti, così tranquilli, così attaccati. Soprattutto Roger e Rick, i nemici per eccellenza. E Roger che, dopo tutto, sbaglia. Di nuovo. Dopo aver cacciato Syd se ne pente e non contento fa la stessa identica cosa con Rick. Ma perché? Mi chiedo spesso. Penso che non volesse davvero farlo, che sapeva che era solo uno stupido errore che non doveva ripetersi, ma alla fine ha ceduto. In quel periodo era davvero depresso e poi comunque, di certo avrà pensato che quando non si ha niente da dare, da ricevere, non hai nulla da perdere. Non poteva andare peggio di così e, alla fine, ha sbagliato. Ancora. E io non sono convinta che quei due abbiano risolto prima del 2008, ma nel caso bisogna vedere anche il punto di vista di Roger, non solo quello di Rick.
Insomma, il tuo Waters nella fan fiction ha descritto il futuro, pur non sapendolo, una cosa che mi ha colpito davvero tantissimo. Un gioco di incastri davvero ingegnoso, che io non credo riuscirei mai a fare. Hai fatto narrare tutto a Nick dandogli un ruolo preciso. Spesso tendiamo ad ignorarlo, anche a ritenerlo il meno colpevole della vicenda, non trovi? Eppure tu, con le ultime righe, sempre raccontate da lui, hai fatto capire un'altra cosa ancora. Anche Nick ha avuto un ruolo, è stata anche colpa sua, la decisione l'hanno presa insieme, inutile scaricare tutta la colpa addosso a Roger perché è falso, è sbagliato. Perché anche il nostro caro batterista è stato preso dalla fame del successo, anche lui era come quelle stupide macchine che descrive Roger in Have a Cigar, quegli stupidi uomini a cui importano solo i soldi, solo i guadagni, che non hanno pietà. Nessuna pietà. E il modo con cui tendono a ripetere che loro non erano interessati ai soldi nel Live at Pompeii è la conferma, negavano la realtà. No, non siamo interessati ai soldi, abbiamo mandato fuori Syd perché ... Perché era andato fuori di testa. Non regge, Nick. Non regge, Rick. Non regge, Rog. E non regge, Dave. Perché loro volevano bene a Syd, ne sono certa, ma non l'hanno aiutato. Non gli hanno mai detto "disintossicati". Non lo hanno mai tenuto stretto la notte quando si sentiva solo, lo hanno lasciato prendere gli acidi per riempire il vuoto. Non hanno fatto tutto quello che potevano e alla fine sì, hanno ceduto e senza nessuna pietà l'hanno buttato fuori, per poi pentirsi così tanto del loro atto che anche davanti alle telecamere hanno detto mille e più volte che no, a loro i soldi non interessavano. I sensi di colpa. Ecco. Tutto questo per dire che anche Nick c'entra e tu l'hai messo in risalto, prima ed unica autrice ad averlo fatto. Ed è una cosa che ho apprezzato moltissimo. Perché lì, l'unico innocente, era Syd. Un Syd che hai descritto come un bambino felice, allegro e spensierato. Syd era così, per me ovviamente, ma oltre a quell'aria da bambino c'era qualcos'altro. Non era solo l'eterno bambino. Era colui che rifiutava la realtà perché troppo brutta ma no, non era come me, che fingo un sorriso ed è così che la rifiuto la realtà. Lui si era creato una bolla. Un mondo immaginario di biciclette, gatti che gli ricordavano Lucifero. Un libro che stava scrivendo, ma che purtroppo non ha mai finito, fermandosi soltanto al ventiquattresimo capitolo (riferimenti a canzoni puramente casuali) perché dopo la bolla è scoppiata. Le stelle hanno cominciato a fare troppa paura. Ed il suo mondo di felicità perché lui, Syd, in quegli anni era davvero felice, perché era riuscito a sfuggire alla realtà in qualche modo senza fingere, è scoppiato. E poi soltanto il buio. La notte. Il Syd depresso. Il folle. Il Cappellaio con le sue risate. Finte, però.
Ho apprezzato quindi la tua giusta caratterizzazione di Syd dell'epoca, che entra con la sua bicicletta. Verde, come la speranza. Verde, perché la speranza era divenuta realtà e lui finalmente era felice, con gli altri. Lui sognava un futuro con loro. Sognava loro. E invece loro sognavano se stessi, da bravi egoisti. Sognavano se stessi e i loro guadagni che Syd stava lentamente rovinando. Perché Syd voleva solo affetto, perché lui non ne ha mai avuto. Infatti la carissima Rosemary Barrett appena morto il fratello ha venduto tutto, non si è tenuta niente, non ha dato niente ai musei. Segno che ci teneva molto. Ho capito sbarazzarsi delle cose anche per il dolore, ma dopo che lo lasci vivere in una casa buia da solo per cinquant'anni non credo proprio si trattasse di dolore, ma naturalmente la mia opinione è discutibile e io sono aperta alle discussioni come ogni persone civile e accetto tutte le opinioni diverse dalle mie. E la verità era che Syd li poteva trascinare ovunque. Dovunque. Lui aveva provato a far volare tutti con lui, ma non ci è mai riuscito. Perché gli altri sognavano se stessi. E in futuro hanno avuto solo casini e nessun luogo dove volare. Perché Syd si era portato via tutto, perché lui era l'anima, Syd era tornato a riprendersi la sua ombra negli studi di Wish You Were Here nel 1975 e dopo quell'ultima visita basta. Finito. Non l'avevano più rivisto. E lì Roger ha pianto. Si sarà sentito in colpa. Perché lui, insieme agli altri, certo, ma qui si parla di lui perché aveva una certa tendenza nel vittimizzarsi, ha fatto crescere quel piccolo Peter Pan, che invece doveva, cazzo, DOVEVA, restare com'era sempre stato. Quel Peter Pan che riusciva a trarre ispirazione da qualsiasi cosa, persino da una bicicletta, che riusciva a volare con la fantasia verso mondi più nuovi creando così fantastici testi e suoni, rinnovando un intero genere musicale. E loro l'avevano distrutto quando ancora non aveva imparato a volare in alto, perché se avesse voluto l'avrebbe potuto fare, ma Syd voleva volare con loro e quindi si era trattenuto. Voleva prima insegnare agli altri a volare, cosa che loro non hanno mai capito.
Hai saputo descrivere il tutto con una bravura innata e dopo ogni singola frase c'è un lavoro di metafore e doppisensi - non cose oscene, in senso positivo - pazzesco, che io non riuscirò mai a fare. E niente, alla fine sono riuscita a concludere questa recensione questa sera, anche se ci ho messo un bel po', dato che è l'una e venti di notte. Perdonami gli errori e se ho detto una cazzata dietro l'altra, ma la tua storia è davvero fantastica e solo tu puoi scrivere cose del genere. E a vedere dalle altre recensioni neanche questa è stata capita appieno. Ma sappi, cara DK in a Madow, che io riesco a capire, a leggere fra le righe. Poi magari avrò dato un'interpretazione sbagliata e scusami tantissimo, non volevo offenderti in nessun modo con la mia opinione riguardo a questa storia, che comunque è estremamente positiva. Ottimo lavoro come sempre. Credo che tu sia una delle autrici migliori di questa sezione.
Alla prossima,
Barrett.
Recensione alla storia Il molo del dolore. - 08/09/13, ore 17:17
Capitolo 1: Il molo del dolore.
Bene, ho venti minuti di tempo per recensire e poi devo scappare a prendere un libro per l'università, ma ci tenevo a lasciarti un commento. Intanto non ti ricorderai neanche più chi sono e lo posso capire, non ti contatto da mesi e mesi, ma ultimamente ho deciso di tornare a pubblicare nella sezione Pink Floyd, dato che le sezioni estive dell'università sono praticamente finite e ho di nuovo tempo per il sito. Ho cambiato del tutto l'account ed ora sono pronta anche a lasciarti un lavoro lunghissimo di recensioni perché secoli fa te l'avevo promesso, e io mantengo le promesse, sempre. Però scusami, hai ragione ad odiarmi, già, so essere odiosa.
Ho deciso di cominciare da questa a recensirti perché comunque mi è piaciuta molto. Per la trama, dico. E' davvero originale, non se ne vedono in giro di fan fiction come la tua, anche se devo dire che un'idea del genere era passata per la mente anche a me, cioè fare una raccolta di one shot basate sulle canzoni di Final Cut che raccontano la vita di Eric, ma ora che so che c'è già la tua, tranquilla che non ti scopiazzo l'idea. Intanto comincio dalla canzone di De André, che è una fra le mie sue preferite, da quando l'ho imparata con la tastiera (suono un po' tutti gli strumenti) in prima media, quindi quasi dieci anni fa, non me la sono più tolta dalla mente. E' stato amore a prima vista con lei e soprattutto con la frase "incontri un uomo col tuo stesso umore, ma la divisa di un altro colore", che mi ha davvero presa. Poi ovviamente Southampton Dock, che per tutti è la peggiore dell'album, per la melodia, probabilmente, ma racchiude un testo davvero fantastico. Roger era così, per lui era importante il testo, per Dave il suono e Syd, lui semplicemente era diverso e non ho tempo per fare discorsi lunghi adesso.
Hai fatto delle belle ricerche, non come gente che pubblica fan fiction ambientate in Inghilterra dove però c'è il liceo classico. Lì mi sale il disgusto, avendo fatto quel liceo so che i professori la prima cosa che fanno è dire che c'è solamente in Italia il classico e solo qui insegnano greco e latino antico, ma capita. Io penso che lui sia davvero partito da Southampton, anche perché c'è da considerare che Eric all'inizio si era dichiarato obiettore di coscienza, cioè non voleva combattere, ed era stato mandato a fare qualcosa, sì, a guidare ambulanze, e dato che ho decenti conoscenze storiche so che tutte le navi dei cosiddetti codardi partivano da lì e c'è da considerare anche che Mary Waters non sapeva nulla della dichiarazione del marito, che poi ha cambiato idea - probabilmente per non venire ucciso - e ha deciso di combattere. Ma queste sono scelte sue, che io non appoggio appieno, certo, ma un po' lo faccio.
Passando alla storia la descrizione iniziale mi ha colpita, sei molto brava con le ambientazioni, hai lasciato alla natura il ruolo di stabilire gli eventi, già da essa si capisce che il tutto presumeva un addio. Sai cara, non è cosa da tutti, qualcun altro non avrebbe descritto minimamente il porto, si sarebbe soffermato di più su Maggie, che tu però hai lasciato sbiadita, l'hai solo descritta come c'è sulla canzone, in questo modo le hai dato una figura scolorita, come se fosse un fantasma, un'anima perduta che sa che suo padre probabilmente non lo vedrà mai più. Una bambina, sì, ma che nel cuor suo è già cresciuta, è già grande, il suo non proferir parola a parte una frase, soprattutto, fa capire i suoi pensieri, anche se di lei non hai detto niente, soffermandoti su mamma roccia. Non hai detto niente della bambina, eppure, hai fatto capire tutto. L'hai descritta come una figura sbiadita, triste e che ha capito tutto, che sembra ancora più piccola perché suo padre non c'è più, che vuole nascondersi da questo cielo grigio e questo muro che viene alimentato dalla gocce di pioggia che rendono l'atmosfera ancora più cupa e triste. La pioggia non è triste per me, ma nel contesto in cui l'hai inserita lo è, immagina di vedere una goccia cadere nell'acqua del mare. Immagina mamma roccia, Mary Waters, immaginare che dopotutto lì suo marito sarà soltanto un soldato, una minuscola goccia, in quel mare che è la guerra e che probabilmente potrebbero succedere maremoti o tsunami. Ecco, perché ho amato questa descrizione. Per il senso che le hai dato.
Passiamo a Mary Waters. Lei è il personaggio che hai descritto di più e che un po' tutti conosciamo. Lei, la madre cattiva, iperprotettiva, che non ha lasciato sognare il figlioletto. Roger ha saputi vittimizzarsi bene. Niente, amo Waters, e sono convinta che non l'abbia fatto consapevolmente quello di vittimizzarsi, eppure l'ha fatto, eccome. In The Wall ha scritto che praticamente tutto il mondo era contro di lui, persino sua madre. Perché non l'ha mai capita, Mary. Non ha mai provato a capire il dolore di sua madre, privata di suo marito, da cui non era sposata da tantissimo. Lui si è soffermato a quello che ha perso LUI. Non a quello che ha perso LEI. Infatti mamma roccia è diventata così per evitare che i suoi figli facessero la fine di Eric, perché li amava, entrambi, ma soprattutto il piccolo Roger, un po' perché erano due gocce d'acqua, un po' per il momento in cui era arrivato, che è stato davvero brutto. E alla fine Mary non era un'egoista, che pensava solo a se stessa e per questo ha privato Roger di molte cose - e per me ha fatto bene, se no Roger non sarebbe Roger, e mi pare chiaro, senza mamma roccia e il casino con Syd, sarebbe diverso, totalmente -, no, lei era altruista, l'ha fatto per aiutarlo anche se nel modo sbagliato, ed infatti da buon'anima che era aiuta anche Maggie. La piccola Maggie.
E alla fine quello che mi aspettavo: il padre di Maggie ed Eric amici. Quello che mi ha colpito qui è stato il fatto che il padre della bambina non soffra la morte dell'amico. Hai rappresentato benissimo la guerra in neanche mezzo pensiero, perché lì i soldati venivano privati della loro personalità e quindi un corpo valeva l'altro, perdevano la loro dignità, la loro umanità. Una cosa terribile, davvero. Un'altra cosa è il fatto che abbia chiamato Eric per nome, quando i soldati si chiamavano per cognome, erano costretti a farlo. Fa capire che però un po' di umanità ancora gli era rimasta, ma che non poteva perdersi in sentimentalismi oppure sarebbe morto anche lui. E non poteva. Non poteva perdere Maggie.
Ho adorato la tua storia, ci hai davvero donato una piccola perla davvero sottovalutata, non penso che tutti abbiano capito questa fan fiction. Ancora complimenti, cara DK in a Madow.
Alla prossima,
Barrett.
Recensione alla storia Lost Souls - 31/01/13, ore 13:01
Capitolo 1: Lost Souls
Ma quanto effetto fa ascoltare questa canzone con sotto Shine on you crazy diamond?
No, tu non ti immagini. Ho le lacrime, e non è facile far piangere me.
Credo che sia la fan fiction più bella che abbia mai letto in tutta la mia vita, ti giuro.
Poi senti, sono così terribilmente fraintendibili (in senso buono) Syd e Roger. Accidenti, io sono strana, stranissima, ma questa fan fiction mi sembra tanto una pre-slash Syd e Roger, e se non è così e li odi come coppia ti chiedo scusa, sono io che li amo.

Poi, passeggiamo un po' ad analizzare la storia:
"-Vuoi solo aiutare te stesso. Ma non puoi. La Stanza è troppo grande. E le sue pareti blu girano, girano. E sfuggono. Certe cose non si possono fermare."
Mi scusi, dove ti è uscita questa frase? Io, nei miei 22 anni di vita, non sarei mai riuscita a scrivere una cosa del genere.
Davvero, è una cosa pazzesca. Andiamo avanti, così, giusto per soffrire di nuovo, leggere questo capolavoro mi fa piangere.
"-Syd un cazzo! Voi eravate la mia famiglia. - le lacrime ti rigano le guance, portandosi via tracce di matita nera – Io vi amavo. Io ti amavo!"
Ora, immaginati di vedere una stupida ragazza con il pacco di fazzoletti vicino al computer che ne prende uno.
I miei sentimenti. I miei fottuti sentimenti. Tu, carissima, non hai pensato ai miei fottuti sentimenti pubblicando questa cosa. ç_ç
Scusa la faccina, so' che alcune autrici le odiano, ma era per farti la mia faccia adesso. ç_ç

"-Mi hai sentito, Syd? Cazzo, rispondi, una maledetta volta! - ti afferro alle spalle, scrollandoti violentemente: una pessima mossa, perchè tu reagisci tremando e coprendoti il viso con le mani e implorandomi di lasciarti fare. Di lasciarti andare."
ç________ç Me lo immagino Syd a fare così. Dio, tu non sai QUANTI ANNI, parlo di anni, non di mesi, ho passato studiandolo in ogni cavolo di modo, perché la sua storia mi ha subito preso, quindi posso solo dirti che ti amo, perché non pensavo qualcuno potesse immedesimarsi così tanto in Syd.
Perché era pazzo, ed è difficile provare a indovinare i pensieri di un diamante come lui.

"Ti stringo convulsamente, come non dovessi più rivederti, con l'arrivo del giorno. Tu ricambi, di slancio, coprendomi la fronte di baci: - Non vuoi mai cedere, Rog. Vuoi sempre avere il controllo di tutto, anche di quello che non ti è concesso."
Cioè, tutta la parte della benda sugli occhi (foulard, quel che è, insomma.) mi è piaciuta un sacco, ma questa parte è a dir poco JKSKSWSWKJ, non ci sono aggettivi per descriverla.

Ti prego, un favore me lo fai?
Ne scrivi un'altra così? Su Roger e Syd?
Del pagamento ne parliamo in privato. LOL

Scrivo da mesi su Syd e Rog, ma devo dirti che mi hai fatto sentire una merda.
Sei davvero troppo brava, hai tutta la mia stima.
Spero risponderai, anche se lascio la recensione in ritardo.

Barrett.