Recensioni di Keiko

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Salsedine - 30/01/14, ore 22:09
Capitolo 1: Salsedine
(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
In genere non affronto mai il fandom di Tokyo Babylon, salvo per alcune rare eccezioni, a causa dei toni altamente angst e dell’utilizzo privo di misure del pairing principale: Seishiro Sazurazukamori e Subaru Sumeragi. Se questa pagina di Jean Genie non aggiunge sostanziali novità in questo senso, è perché la narrazione verte su Hokuto Sumeragi e Kakyo, il Sognatore. Attraverso le parole di un personaggio forte come Hokuto, incontriamo un destino già segnato che affronta per amore del fratello con la semplicità d’animo e il sorriso che mai l’ha abbandonata nel manga. Hokuto - uno dei personaggi tra i più interessanti delle Clamp - sfiora i punti della storia che conosciamo tutti con il suo racconto rivolto a Kakyo, dagli appuntamenti con il Sognatore sino alla propria morte. Una morte che però non è condanna, ma il coronare un amore delicato nato tra le pieghe della notte e dei sogni. Jean però cede la parola anche a Kakyo, che spezza il racconto di Hokuto in una narrazione duale che ha un fortissimo impatto sul lettore. Sono netti e decisi, infatti, i tratti salienti dell’uno e dell’altro personaggio, con toni che passano dal malinconico al frizzante in un passaggio di testimone che costringe il lettore a mantenere vigile la propria attenzione. Una storia dolce dal retrogusto amaro, che non manca di concedere una speranza di futuro a due degli sfortunati protagonisti dell’universo Clamp.
Recensione alla storia La stagione del sogno - 30/01/14, ore 22:08
Capitolo 1: Capitolo unico
(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Harriet, con questo componimento, credo sia riuscita egregiamente a dare uno dei ritratti migliori dei personaggi delle Clamp sfornati di suo pugno. Il fatto poi, abbia scelto come protagonista Kakyou - il più introverso e criptico della produzione clampiana - ha fatto si che il mio amore per questa storia si elevasse ad apici incontenibili. Attraverso l’alternanza della primavera tanto attesa della sua infanzia e l’autunno che riporta alla maliconia dolorosa di una vita chiuso in un sogno - ove le stagioni non esistono mai davvero -, si snodano i pensieri del Sognatore. Di colui che tutto vede prima che si compia. Questa storia - che nulla toglie o aggiunge alla storia originale se non l’introspezione di un personaggio reso in modo eccelso - ha una visività di scene che sconvolge il lettore. Nei colori forti e violenti dell’autunno, nella mitezza della primavera e persino nella pioggia gelida, Harriet accompagna il lettore in un vortice di sensazioni conosciute, che divengono visive, olfattive, uditive e tattili. La grande prova di autrice, a mio avviso, è stata proprio questa: rendere la vita di Kakyou - che assapora tutto per la prima volta realmente - la vita di un bambino, offrendo al lettore le sensazioni perdute con il disincanto dell’età adulta. Perchè è innegabile che la poesia e la forza delle scene sia un qualcosa che difficilmente riusciamo ad assaporare nel quotidiano e che, grazie a una poesia malinconia davvero notevole, Harriet ci offre nella lettura della sua storia. Facendoci riscoprire la bellezza - e il valore - delle piccole cose.
Recensione alla storia Simmetrie - 30/01/14, ore 22:07
Capitolo 1: Simmetrie
(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Una fanfiction dedicata alla coppia Arashi/Sorata, una delle più drammatiche mai create dalle Clamp e che tuttavia non ha mai riscontrato un grande successo nel mondo dei fanwriter, che hanno preferito ai due monaci il drammatico amore tra Subaru e Sakurazukamori. “Simmetrie” è una storia davvero unica ed incredibilmente toccante. Sara è riuscita a rendere Arashi e Sorata terribilmente umani, più di quanto non siano riuscite a fare la Clamp in qualche vignetta appena abbozzata del manga. X è un manga molto maturo che lascia però lo spazio che trova ad alcuni personaggi che a mio avviso sono quanto di meglio riuscito le Clamp potessero ideare. Ci sono Arashi e Sorata, con la loro consapevolezza di una vita che non potrà durare in eterno ma che è già arrivata al termine, legati da un destino comune entrambi cedono ad esso senza remore. E Sara è riuscita ad esprimere la complessa psicologia di Arashi e Sorata divinamente. Ha scavato sotto l’apparenza di entrambi rendendoli terribilmente umani e vivi, Arashi con la sua paura ed il suo ostinato desiderio di essere sola perché la solitudine a volte è meno dolorosa di un abbandono e soprattutto, perché non si può soffrire per qualcosa che non si è mai conosciuto. Lei, la sacerdotessa di Ise, una vergine devota e perfetta. Una maschera che si incrina sotto il peso di un sentimento che ormai non può più negare a sé stessa tanto è doloroso e pulsante. Sorata d’altro canto, è reso altrettanto egregiamente con la contrapposizione della sua sicurezza alla maturità - e al contempo al timore - con cui si abbandona a quell’atto di amore puro. Un amore che forse è dettato più dal suo altruismo o dalla consapevolezza che non ci saranno ancora molte albe ad attenderli dopo la notte o forse, un amore talmente grande da valicare persino i confini dei loro doveri. Sorata è un personaggio molto maturo, forse il più maturo di tutti quelli presentati in X. Lui è il giullare del gruppo, colui che tiene i Sigilli uniti e tuttavia dimostra di avere l’affetto e la premura di un fratello maggiore con Kamui ed Izuriha, di un amico fidato per Subaru e di un tenero amante - nonchè principe azzurro - per Arashi. Ho apprezzato moltissimo il pezzo in cui l’autrice descrive il suo cuore puro e ricco di amore per tutti, un amore che ferisce Arashi tanto riesce a toccare non solo lei ma tutti i loro compagni. Con quelle poche frasi Sara è riuscita a rendere un concetto romantico ed estramemente bello dell’altruismo. Non ultima, l’alternanza tra il sacro ed il profano nella scena finale resa reale dai gesti lenti dei due protagonisti, accompagnati da un’eccezionale fotografia resa dalla scena dei paramenti sacri che “cadono a terra come le loro vecchie spoglie" (altra metafora sublime). Un ultimo addio significativo a ciò che sono stati per non poterlo più essere. Commovente l’ultima frase, in cui i due decidono di vivere i loro diciassette anni, né più né meno come semplici adolescenti, con la cruda e spietata consapevolezza che non ci sarà un futuro per loro. Ma solo la morte. Bella, toccante, struggente, con due pov eccezionalmente perfetti e concreti nella loro bellezza decadente.
(Recensione modificata il 30/01/2014 - 10:08 pm)