Recensioni di My Pride

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Recensione alla storia Volta la carta - 17/07/15, ore 21:35
Capitolo 1: Volta la carta
GIUDIZIO PER AVER PARTECIPATO AL «SUMMER CONTEST SPECIAL EDITION: ROYAL FLUSH»
«VOLTA LA CARTA» DI SONDER

Volevo soltanto proteggere il mio recinto. E mi ero ingannato. Perché chiudere in casa la mia famiglia, pensando che le mura bastassero a difendere dalla crudeltà, aveva mutato coloro che mi erano cari in bestiame.

- Sviluppo della trama e dei personaggi
Una storia che sembra avere davvero tanto, forse troppo, da dire, un racconto che ci catapulta nella mente di un uomo che ha dedicato il resto della sua esistenza alla caccia dei lupi dopo la distruzione della propria casa e la morte della propria famiglia, apparentemente proprio per mano di questi ultimi.
Già soltanto il suo background può far crescere un certo tipo di angoscia nel lettore che si ritrova dinanzi ad una storia di questo tipo e, leggendo dapprima i suoi pensieri iniziali e poi i momenti in cui parte alla ricerca dei lupi, più che deciso a farli fuori tutti e a non lasciarne in vita nemmeno uno, si ha come una sensazione di magone che cresce a poco a poco nel vedere con quanta dedizione un uomo segua la propria rabbia per cercare di vendicare una volta per tutte i i propri cari. Un argomento piuttosto forte che fa capire che gli esseri umani possono arrivare a fare cose inaspettate e terribili, cose che possono minare il profondo della propria psiche, ma, ironicamente, sono proprio quelle cose che tengono in vita una mente fragile dedita solo e unicamente alla vendetta.
Da questo punto di vista, ho quindi trovato la storia molto interessante, poiché di Quent se ne parla poco. O, almeno, nelle storie che ho letto su questo fandom non ho mai riscontrato qualcosa che sciorinasse la psiche di questo cpersonaggio così angst e complicato, forse perché molti fan preferiscono concentrarsi su coppie o simile anziché badare all'introspezione di personaggi che vengono considerati secondari. Essendo poi uno spaccato di vita in cui si vede quanto quella caccia lo abbia a poco a poco deteriorato, trasformando l'ex sceriffo in uno spietato assassino di lupi per estirpare qurlla che ormai lui vede come una presenza demoniaca, viene spontaneo voler cercare di sapere sempre di più, così da potersi figurare, passo dopo passo, ciò che lui ha vissuto durante quegli anni di caccia.
Un punto a tuo favore è dato sicuramente dalla caratterizzazione. Trattandosi di una storia introspettiva, poteva esseere in qualche modo difficile riuscire a descrivere appieno i sentimenti che muovono il narratore protagonista, per di più essendo lui un uomo piuttosto complicato come Quent; invece, con garbo e maestria, hai saputo mettere in risalto i suoi lati negativi e quelli positivi, anche se essi possono non sembrarlo affatto. Era un uomo che aveva tutto e che d'improvviso si è ritrovato senza più niente, dunque viene quasi spontaneo, nonostante la sua scorza burbera, sentirsi vicini a lui e provare una sorta di empatia per quanto gli è accaduto. Non hai strafatto e non hai inserito troppe sviolinate che sarebbero stonate non poco con un personaggio del genere, dunque su questo ho poco di cui lamentarmi. Non posso invece proferire parola su Blue: in questa storia è in forma di cane, quindi si comporta ome tale e non ha la caratterizzazione che avrebbe in forma umana.
Una cosa su cui ho da ridire, oltre un'altra di cui parlerò nel passaggio successivo della valutazione, è l'inserimento del gioco, per così dire. Avevo sì detto che non doveva essere presente in modo troppo netto, ma di tanto in tanto i continui richiami ad esso mi sono parsi un pochino forzati. All'inizio della storia andava bene, era un buon metodo per inserire quel particolare discorso in un tipo di racconto come questo - prettamente introspettivo e scarsamente legato al fluff o comunque a qualcosa che da' l'impressione di essere tranquillo per una vera e propria partita -, ma nel corso della stesura mi è sembrato che i momenti per inserirlo scemassero, dunque ho trovato qualche strizzatina d'occhio qui e là un po' di troppo (per fare due esempi: “Avrebbe voltato la carta” o ancora “che Quent aveva misurato con i semi delle carte”), passaggi che, alla fin fine, sarebbero potuti andare ugualmente bene anche senza inserire il richiamo alle carte.
Ho trovato invece molto particolare e significativa la conclusione del racconto. Con il voler proteggere la sua famiglia, tenendola al sicuro il più possibile, Quent ha finito per ridurla al pari del bestiame, mandandola direttamente al macello. Qui il voltare le carte ci sta, il destino beffardo che gioca con la mano del giocatore e ne inverte le sorti, rendendo vano qualunque rilancio e facendo crollare inesorabilmente ogni speranza.

- Stile, sintassi & grammatica
Di sicuro hai un'ottima padronanza lessicale e sai creare l'atmosfera giusta, utilizzando molti aggettivi nei momenti in cui devono essere presenti senza strafare troppo; hai un buon metodo di narrazione e, proprio per il modo in cui ti esprimi, la storia non appare né pesante né ridondante, anche se in alcuni pezzi c'è la presenza di molti punti fermi che rende poco movimentata la narrazione. Ma di questo ne parlerò in seguito.
Per il resto, quel che è certo è che c'è anche un ottimo bilancio introspezione/azione, sai far sì che il lettore si cali nel personaggio narrante e ne comprenda le ansie, le gioie e le paure, così da poter fare in modo che si ritrovi a propria volta nel mondo da te visualizzato e possa comprendere ciò che il protagonista sta provando in quel determinato momento. Ti consiglierei, però, di stare molto attenta ad alcuni periodi di narrazione, poiché, come già detto, la presenza di molti punti fermi rallenta il fluire della lettura. Quando si narra un episodio d'azione bisogno fare in modo che il lettore capisca ciò che sta succedendo, aye, ma che al tempo stesso ne rimanga affascinato: l'uso di varie forme di punteggiatura per dare le determinate pause e il modo in cui esse sono inserite, quindi, può cambiare radicalmente il modo in cui il lettore percepisce quella scena stessa, trovandola movimentata.
A parte questo, direi che il tuo stile mi piace abbastanza. A tratti mi ha persino ricordato il mio, anche se ovviamente possiede le sfumature dovute al caso che cambiano da scrittore a scrittore; sai comunque gestire le cose e non usi paroloni altisonanti, svolgendo il giusto bilanciamento dovuto al tipo di narrazione stessa. Trattandosi di una storia in cui è Quent a parlare, un linguaggio troppo pomposo sarebbe apparso sia fuori personaggio che poco ottimale per un tipo di storia così introspettiva.
Un consiglio che vorrei darti, però, è di non usare l'asterisco anche per suddividere le due parti in terza persona. Per far comprendere che dalla prima si passa alla terza va bene, ma poi ci si aspetta che, all'ennesimo asterisco, si torni alla prima persona, quindi cambierei segno o, semplicemente, inserirei uno o due spazi in più per dividere al meglio i due stacchi.
Ci sono anche alcune scelte che non ho condiviso e alcune da rivedere in toto, ma spiego tutto qui di sotto:

→ Un errore che si fa comunemente quando si formatta male il testo di Word. In questo caso, i puntini sono stati posti come un blocco unico, andrebbero sistemati per renderli individuali. Te lo segnalo una sola volta, ma è ripetuto spesso
Fra strida e vecchie storie la notte si beveva tutti i malanni del tavolo tarlato → Fra strida e vecchie storie, la notte si beveva tutti i malanni del tavolo tarlato
Gli alberi si drizzavano sull’attenti; rami lisciati dal nevischio e ceppi marciti stavano a testa alta → Non so, in questo passaggio il punto è virgola mi stona. Giacché in seguito parli di rami e ceppi, credo forse che una virgola o due punti sarebbero parsi migliori
la voce di Blue → Di per sé non è un errore ma, essendo Blue un cane/lupo, usare “voce” un pochino mi stona. Quando leggo “voce” penso automaticamente ad un essere umano perché l'impatto visivo che viene collegato alla parola è immediato, quindi cercherei qualcosa da usare come sinonimo o che possa comunque richiamare maggiormente il fatto che si stia parlando di un animale
imposto al grilletto di parlare → Tecnicamente il grilletto fa da detonatore e sono le canne a “parlare”, quindi questa tua scelta la vedrei più come una visione romanzata della cosa
Da lontano entrambi erano un’unica macchia di colore → Da lontano, entrambi erano un’unica macchia di colore
Un ringhio frantumò i tronchi malfermi e dalle fronde secche il corpo massiccio di un lupo saltò su di lui → Essendo la frase abbastanza lunga e senza pause, la rivedrei così: “Un ringhio frantumò i tronchi malfermi e, dalle fronde secche, il corpo massiccio di un lupo saltò su di lui”
Quent percepì il sangue colare sul collo e alzò d’istinto un braccio a parare la furia delle zanne avventatesi su di lui. Il morso lacerò la pelle e penetrò la carne viva. Sbraitò e aprì la mascella per cacciare un grido. → Troppi, ma davvero troppi, punti fermi. Da una sensazione di staticità che spezza l'armonia di quel momento, la fluidità con cui dovrebbe essere narrrata quella particolare parte d'azione, rendendo l'effetto visivo e letto davvero molto brutto. Cercherei dunque di rivederla in qualche modo per renderla più scorrevole. Te lo segno soltanto una volta, ma è una cosa che ripeti abbastanza spesso e proverei quindi di sistemare per quanto possibile
alla pari e con identica ferocia serrò la bocca sull’arto umano → “alla pari e con identica ferocia, serrò la bocca sull’arto umano “; inoltre, per quanto la scelta di usare “arto umano” non sia poi molto sbagliata, trovo che suoni un po' male. Ripetere “braccio” sarebbe stato molto più intuibile e avrebbe rammentato subito dove il lupo aveva morso
di nuovo la mano tremolò → la mano tremolò di nuovo
le labbra della pistola → Usare “labbra” per una pistola è sbagliato. Poi usare “bocca” o “canna”, giacché è molto più facile associare la parola “labbra” quando si parla della piega di un caricatore
L’ho preso quel maledetto → Giacché subito dopo inserisci “quel maledetto”, eliminerei “ll'ho”, lasciando solo “Ho preso quel maledetto” per rendere la frase più soave e meno ridondante
tornò sui propri piedi barcollando → tornò sui propri piedi, barcollando
In giorni remoti la caccia era stata un passatempo → In giorni remoti, la caccia era stata un passatempo
Alle mani di Joanna intendeva risparmiare la vecchiaia → Siccome in questo punto della storia Joanna è già morta, dovresti scrivere “alle mani di Joanna aveva provato a risparmiare la vecchiaia” o omunque qualcosa di simile, poiché si parla di un evento passato che è già accaduto, così come in questo passaggio: “Governava la casa e si caricava di lavoro come se potesse portarlo tutto sulle spalle”
Fuori dal locale le mura erano consumate → Fuori dal locale, le mura erano consumate
Questo mondo → Quel mondo
grammi di esperienza che pesavano più del suo spirito, in un mondo impazzito → Non sono certa della presenza di quella virgola, sono sincera. La frase mi risulterebbe molto più fluida senza di essa
Volevo soltanto proteggere il mio recinto.
E mi ero ingannato
→ La frase può tranquillamente salire di un passo

- Parere personale
Era da parecchi anni che non leggevo una storia su Wolf's Rain, vuoi perché di racconti che mi attiravano ne trovavo pochi, vuoi perché, in fin dei conti, è raro trovarne qualcuna che non sia angst, e questa qui non faceva di certo eccezione. Ma, dopotutto, il manga/anime stesso è un agglomerato di angst difficile da dissipare, quindi non ci si può aspettare una storia allegra che faccia credere nell'illusione che tutto vada bene.
Forse è proprio per questo motivo che ho cominciato a seguirlo, chi può dirlo. E, per quanto mi abbia un po' rattristata leggere di Quent, un personaggio che in fin dei conti ho amato con le sue ombre e i suoi tormenti, non posso di certo affermare che la storia non mi abbia un po' conquistata. Il che è abbastanza raro, dato che sono molto scettica sulle mie letture.
Ho amato particolarmente il modo in cui sei riuscita a calarti nella psiche di questo personaggi così complicato, dunque devo farti i miei complimenti per come non sei caduta nel banale in una manciata di parole. Come detto precedentemente, quando si tratta di personaggi del genere a volte si tende a romantizzarli un po' troppo per un motivo che mi sfugge, forse cercando di rendere il suo essere ancora più disperato... ma tu hai fatto un buon lavoro e non ti sei ritrovata in un tranello in cui cadono, spesso e volentieri, parecchi scrittori.
Tanto di cappello per questo.
Recensione alla storia Il nostro cielo - 01/10/11, ore 18:30
Capitolo 1: Il nostro cielo
Cosa dire se non che questa piccola riflessione, per quanto in chiave un po' troppo sentimentale per il bel lupo bianco, mi è parsa davvero credibile e ben realizzata? Nonostante al principio fossi un tantinello scettica per il modo in cui i pensieri di Kiba fossero stati espressi nero su bianco, mano a mano che procedevo con la lettura di questa flash ho cominciato ad apprezzarli a pieno, poiché, nel profondo, Kiba è proprio quel genere di lupo che potrebbe lasciarsi andare, anche se poco, ai sentimentalismi. Al contrario di Tsume, che è molto più freddo e scontroso, lui ha delle riflessioni più profonde, e, per quanto sia a sua volta un lupo solitario e schivo, è molto più propenso ad avere riflessioni del genere.
Decidere poi di partire con la citazione stessa, come se fosse una frase pronunciata da uno degli anziani che Kiba si ritrova a ricordare, da' ancor più senso alla cosa, forse perché la frase che tu hai deciso di prenotare mi è sempre sembrata una di quelle perle che, di tanto in tanto, sbucano in un'anime profondo come lo è Wolf's Rain.
Ho amato questa tua flash, poiché, nonostante sia corta, è significativo quasi quanto l'anime su cui hai scelto di scrivere, e non mi vergogno a dire che la fine, le riflessioni di Kiba sul perché gli uomini aspirassero al cielo e al raggiungimento finale di tale scoperta, sul suo comprendere che il cuore, oltre alla terra, è legato al cielo poiché lo sguardo, qualunque cosa si faccia, viene rivolto sempre a quello stesso cielo, mi ha quasi fatta lacrimare gli occhi, forse in un riflesso involontario.
Questo pezzo in particolare «Ho continuamente chiesto perché gli uomini aspirassero al cielo pur non avendo le ali, e ora credo di saperlo: perché rappresenta l’arrivo alle nostra più alte speranze. Ogni nostro palpito corrisponde ad una folata di vento e ogni sospiro a una brezza marina» mi è rimasto impresso, davvero, poiché forse esprime più di quanto non sembri.
L'unica pecca è stato un piccolissimo errore di distrazione che ti segno a scopo illustrativo, in caso tu voglia correggerlo: in questo pezzo «perché rappresenta l’arrivo alle nostra più alte speranze» anziché scrivere al plurale hai scritto al singolare. Ciò non incide ovviamente sul voto, ma so che spesso le partecipanti ad un contest, quando il giudice segnala un errore, preferiscono sapere esattamente dove in modo da poter apportare le dovute modifiche prima di postare.
In conclusione, sul serio, è stato un ottimo lavoro.


Originalità: 8/10
Caratterizzazione dei personaggi: 8/10
Stile e lessico: 9/10
Utilizzo del pacchetto: 9/10
Apprezzamento personale: 4,5/5

Totale: 38,5