Recensioni di Fanelia

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Love Somebody - 15/01/15, ore 15:49
Capitolo 3: Chapter II
Ciao!
C'è qualche errore di battitura sparso per il testo ma posso dirti che mi sembra il tuo miglior capitolo?
Per quanto ritenga che sarebbe opportuno che tu decida che malattia affligge questa ragazza, per rendere al meglio il disagio e le difficoltà che le crea, questo capitolo ti trasporta, ti fa vivere ciò che lei sente.
Il pezzo iniziale dove parli della pioggia è davvero bello.
SU, trova la forza di scrivere, così come Brit trova la forza di reagire.
La cosa che mi ha colpito del capitolo, e poi l'hai confermato nelle note, è il senso di speranza che hai voluto fare trasparire.
Buona scrittura!
Fanelia
Recensione alla storia Love Somebody - 12/01/15, ore 15:01
Capitolo 2: Chapter I
Ciao!
Questo capitolo è un turbinio di emozioni e da fangirl non posso negarti di aver fangirlato per tutto il tempo, sebbene fossi divisa fra le sensazioni e il dolore di Brit e poi il momento magico in cui il suo sogno diventa realtà.
Molto bello il gesto di Adam che va ad abbracciarla e devo dirti che mi è piaciuta molto anche la rivelazione da parte di Brit, quando confessa che il suo sogno è poter vivere Adam.
Poi tutti i pensieri di come lei sia solo una persona normale e lui sia un VIP, il dolore per la perdita di Audrey, le lacrime che premono, sono emozioni e sentimenti di una normale e razionale persona ma sono davvero toccanti. Mi piace come li hai tirati fuori.
Come al solito ti lascio qualche spunto di riflessione... sta volta avevo più tempo e ho cancellato le parti in cui non avevo nulla da segnalare :D
A presto, Fanelia


La canzone terminò. Lentamente aprì gli occhi, sentendosi invasa da brividi che sembravano scosse elettriche. Si sentiva, per la prima volta, bene: ogni dolore era scomparso, la sua mente era libera quasi come se avesse avuto le ali.
In quel silenzio sentì(udì per non ripetere?) solamente il proprio cuore battere.



Per un attimo non riuscì più a collegare niente, le logiche delle frasi che avrebbe voluto dire sembravano non avere logica( solo per farti un esempio... il senso delle frasi che avrebbe voluto pronunciare sembravano non avere logica) e così anche i propri pensieri. Non voleva farsi compatire da nessuno o vedere lacrime di compassione scendere da(tecnicamente le lacrime scendono su qualche viso) qualche viso.

 aveva ancora una cicatrice aperta nel cuore e sarebbe stata complicata da digerire.- la cicatrice da digerire non ha sequenza logica... magari potresti metterci qualcosa del tipo e quella sensazione, questione, quel magone...
 Voleva godersi un po' della presenza di Adam, di(secondo me il di non c'entra) averlo accanto, di sentirlo cantare, parlare, scherzare e fare battute quasi fosse stato un bambino; niente di più, niente di meno.

 Audrey guardami, guardami(credo che il mi sia fuoriluogo) dove sono arrivata!
 
 
Recensione alla storia Love Somebody - 09/01/15, ore 09:49
Capitolo 1: Prologue
Ciao!
Eccomi a recensire!
Non conosco molto i Maroon5 ma cmq visto che non approfondisci il discorso non ho incontrato difficoltà.
Devo dirti che come prima impressione a tratti trovo il capitolo un po' contraddittorio e non riesco a capire se fosse il tuo intento.
In alcuni pezzi mi sembra che lei si sia arresa, in altri che stia lottando... ma se questo era ciò che volevi passasse, allora hai colpito nel segno.
Ho capito male ho si è presentate alle audizioni di qualcosa tipo X Factor o The Voice?
Una sola domanda... mi pare che le riesca difficile persino camminare, se non ho capito male, mi sembra un po' forzato che lei se ne vada in giro per la città e addirittura si presenti a una audizione, sempre ammesso che abbia indovinato. Forse mettendo qualche particolare in più, tipo che l'aiutano a salire sul palco o robe del genere, renderesti la descrizione più realistica.
Poi, da che malattia è afflitta?

Di seguito ti ho segnalato alcune cose.
La D eufonica, della quale ti ho già parlato in TC e alcune imprecisioni :D
Spero di esserti stata di aiuto.
Ci sentiamo più tardi col prossimo cap :D
Fanelia


Probabilmente l'amore carnale non l' avrebbe mai potuto conoscere. Forse l'amore che si racconta nelle favole e con un meraviglioso lieto fine, lei, non l'avrebbe mai potuto provare. Due mesi e tutto quello sarebbe finito così come era iniziato, mandato all'aria; tutti i progetti sconfitti, tutte le speranze distrutte, ogni desiderio andato in fumo per colpa di un qualcosa che lei non era riuscita a combattere, a respingere.
Ma c'era una cosa che le dava gli ultimi barlumi di speranza, che riusciva a mandare avanti nonostante le difficoltà fisiche,
-a gusto personale, questo le dava gli ultimi barlumi di speranza non mi piace come suona... ma poi c'è quel che riusciva a mandare avanti nonostante... non capisco se ti sei dimenticata un pezzo? La frase mi sembra inconcludente come se non ci fosse qualcosa. Erro?


le quali le impedivano, giorno dopo giorno, ora dopo ora, di muoversi anche solo dal letto; scendere era diventato complicato, camminare era faticoso, come se sulle spalle portasse una montagna.
Britney Evans, era il suo nome. Nonostante i suoi vent'anni si sentiva più vecchia del dovuto, causa la malattia che si portava appresso come un fardello; ma se ne sarebbe liberata presto, non avrebbe più sofferto, pensava.
Quel giorno aveva deciso di compilare un modulo e di spedirlo; aveva impiegato più tempo del dovuto e stava notando gli sguardi irritati delle persone che aspettavano il loro turno, ma non ci fece caso. Aveva bisogno dei suoi tempi anche per muovere un semplice arto ed era diventato un problema nel tempo, ma mai così grave a parer suo.
-per quanto riguarda gli sguardi... o li nota o non ci fa caso. Non ha senso logico dire che lo nota ma non ci fa caso. Al massimo non dà loro peso.


Quando uscì dall'edificio si osservò intorno. Los Angeles era tremendamente bella anche alle prime luci del giorno: i palazzi erano ancora illuminati a causa del cielo terso ma grigio. Non c'erano nuvole che minacciavano un temporale e questo le dispiaceva; amava la pioggia, adorava quando quelle gocce pesanti, ma morbide come cotone, cadevano sul suo viso, bagnandoglielo di candida acqua.


«Un giorno andremo da Adam Levine e mangeremo insieme! Offro tutto io!» Audrey amava sperare nei sogni che la giovane Britney portava nella mente; era così eccitata di programmare le cose, tanto che Britney pensava fosse più entusiasta l'amica, di quei desideri, che lei stessa.
La ventenne rideva; era divertente ascoltare tutte le discussioni di quella ragazza che aveva accanto dalla mattina alla sera, come una sorella, una madre, una confidente. Ed infatti Audrey era tutto questo.
«Non pensi di stare esagerando? D'accordo, ho anche io i miei desideri irrealizzabili, ma tu mi batti!!» Aveva scosso la testa; sembrava così sicura di tutte quelle parole, come se sapesse davvero quale fosse il futuro di Britney. Ma purtroppo, lei, aveva smesso di sperare da ormai molto tempo, a causa di quel problema che l'affliggeva da tre anni.
«Che palle! Fidati di me, sono infallibile!»

Tra le strade di Los Angeles, ora, era sola. Non aveva più quell'amica divertente che le risollevava il morale anche solo con una risata, non c'era più quella confidente che non aveva mai avuto prima in vent'anni di vita. Era là, che la stava fissando, in un cielo coperto di grigio, senza nuvole, senza niente.
Ogni tanto si fermava a pensare a quanto fosse bello non avere problemi, pensieri di vario genere. L'avrebbe raggiunta in poco tempo e da un certo (sotto un certo aspetto) aspetto era felice; felice, perché avrebbe riabbracciato la sua vecchia amica, l'avrebbe rivista e avrebbero ripreso a ridere e a scherzare.
Rapidamente si asciugò una lacrima selvaggia che le rigò una guancia e tirò su con il naso; uno dei suoi sogni l'avrebbe realizzato partecipando a quello show, nonostante non le piacesse avere a che fare con tante persone o, peggio ancora, con dei VIP.
Ma prima di morire, pensava, voglio fare quello che ho sempre desiderato. Adam Levine era diventato il suo punto fisso da quando l'aveva conosciuto, da quando per la prima volta aveva visto il suo video clip in televisione; si era rispecchiata così tanto nella canzone "She will be loved" che a volte si chiedeva se non l'avesse scritta, inconsciamente, per lei.
Capitava che, girando per le vie dei bar, lo incontrasse insieme alla sua dolce metà; era bella, felice, meravigliosa, perfetta. Le sarebbe piaciuto essere nei suoi panni, avere un ragazzo dannatamente stupendo come Adam. Ma pensieri erano e pensieri sarebbero rimasti; nessun sogno si sarebbe realizzato o almeno non un sogno come quello. Si sentiva stupida a credere ad una cosa del genere, a credere davvero che un giorno, lei e quell'uomo, sarebbero stati insieme come coppia.
«Illusa, ma chi vuoi prendere in giro! Non sei nemmeno da competere (non puoi nemmeno competere) con una donna come quella!» Si ripeteva; ma ogni parola era futile per le proprie orecchie e per la mente, era come se ci fosse dell'altro, come se il suo cuore le dicesse di non abbattersi ad una possibilità del genere.
--questa frase non la capisco. Si abbatte davanti alla possiblità che una cosa positiva si avveri? Forse di non chiudersi a una possibilità del genere renderebbe meglio l'idea?
Tutto è lecito, anche in amore.

***

Il cuore le batteva talmente forte che da un momento all'altro, pensò, le sarebbe scoppiato nel petto. Si chiedeva se potesse far rumore, ma subito dopo si diede della stupida per un pensiero tanto idiota. (ripetizione)
Era dietro le quinte, il microfono in mano, il respiro affannato e lo stomaco chiuso in una stretta morsa pungente; era la sua occasione, la sua unica opportunità. Voleva mostrare al mondo, o anche solo alle persone che erano negli (se non erro si dice sugli spalti)spalti ad osservarla, quanto la sua dedizione l'avesse spinta a fare una cosa del genere. Una malata, una che sarebbe scomparsa dalla faccia della terra, una ragazza sognante che voleva il suo cantante; stupida, sì, ma amava essere stupida nella sua pazzia, era una cosa che non riusciva a respingere.
Anche se voleva dimenticare, qualcosa glielo impediva. Molte volte aveva provato a mettere il desiderio di Adam in un cassetto, a distrarsi, ma una serie di coincidenze continuavano a farglielo tornare in mente, come un boomerang.
Un passo.
Un altro.
Ecco, le luci abbassate, le quattro poltrone girate dove sedevano i giudici e in quella in fondo c'era lui. Chiuse gli occhi, godendosi quel silenzio inebriante, facendosi trasportare da un senso di quiete e pace; era agitata, la sua mente voleva metterla in difficoltà.
Socchiuse gli occhi blu come il mare, innocenti come un bambino appena nato che voleva esser cullato dalla mamma; iniziò a cantare leggiadra, libera, morbida.
"Where is the moment we needed the most..." Quella canzone l'aveva segnata durante la morte della sua amica; il giorno dopo fece la sua conoscenza e non riuscì a farne a meno. Era come se Audrey gliel'avesse suggerita e, per quanto triste possa (potesse essere?) essere, anche quella canzone aveva un lieto fine. Speranza, parla di speranze. (parla di speranza, se vuoi ripetere per marcare) Attesa, mancanze. Non riuscì ad aprire gli occhi, troppo agitata, non voleva guardare i volti delle persone; aveva il terrore che quegli sguardi potessero giudicarla anche solo dalla voce melliflua e perfetta che aveva.
"You're falling to pieces everytime, and I don't need no carryin' on..." Sì, lei era in continua ricerca dei propri pezzi mancanti, dei piccoli frammenti che le servivano per completare la propria vita e tutto quello che le serviva; si era arresa, lasciata andare al destino che inevitabilmente l'avrebbe portata via insieme ai suoi ricordi, la sua felicità. Non aveva mai provato nessun'altra esperienza da quando venne (era venuta a conoscenza) a conoscenza di quella malattia.
"Cause you had a bad day, you're taking one down, you sing a sad song just to turn it around..." Un rumore acuto catturò la sua attenzione, ma non aprì gli occhi. Sapeva che qualcuno aveva appena premuto il pulsante e si era girato, ma non voleva guardare.
Dentro di sé, c'era un'emozione talmente forte che dei brividi la percossero dalla spinta(spina) dorsale fino alla testa, riusciva a sentire il lieve pizzichio sulla cute e gli occhi che, nonostante fossero chiusi, le bruciavano come non mai.
Lei, Britney Evans, era riuscita a realizzarsi.