| Recensione alla storia Simbolo di morte. - 05/01/14, ore 02:24 | | Capitolo 1: Simbolo di morte. | Kitoh è un autore a cui piacciono i colpi scioccanti. Evidentemente l'idea di un tredicenne che tenta di stuprare una coetanea era una cosa che lo ispirava.
Kako è il personaggio più "umano" di Bokurano perché, diciamocelo chiaramente, è abbastanza inverosimile che su quindici ragazzini impelagati in una roba del genere solo uno sbrocchi e cominci a urlare che non vuole morire. A quel che ho capito dal manga (a cui faccio riferimento, per quanto mi riguarda l'anime non esiste) è una scelta ponderata, ma comunque mi sembra difficile che vada così liscia per tutti gli altri. E trovo la sua reazione giustificabilissima, anche perché probabilmente anch'io avrei un paio di sfoghi isterici se fossi messo nella sua situazione.
Che poi è vero che in famiglia lo trattavano come una pezza da piedi ed è comprensibile che gli salti una mezza rotella. La sorella si sarà morsa le mani fino a staccarsele, quando ha saputo cosa gli era successo.
Scusa, è che quando parto a parlare di Bokurano divento logorroico.
La tua storia la trovo bella, ben fatta. È essenziale nei contenuti ma li descrive bene, in maniera efficace. E secondo me centra bene l'essenza del personaggio (che, ammetto senza remore, non mi è particolarmente simpatico ma di cui capisco il dilemma interiore, alla luce anche di quanto ho detto sopra) che, poverello, deve andare a crepare per la salvezza di un mondo che gli ha riservato solo sputi in faccia, derisione e sfiga per tutti i tredici anni della sua breve vita. Per fare il paragone mi viene in mente Maki, tanto per dire la prima: amata in famiglia, con un rapporto molto bello con la migliore amica, fratello minore in arrivo. Ci credo che lei ha trovato la forza di affrontare 'sta cosa con molta più lucidità.
In totale il commento è positivo. Molto positivo.
(Recensione modificata il 06/01/2014 - 12:09 am)
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