Recensioni di theuncommonreader

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Recensione alla storia La terra è scura come i capelli di mia moglie - 19/12/15, ore 23:55
Capitolo 1: La terra è scura, come i capelli di mia moglie
Eccomi qui a commentarti anche questa, cercando di farlo prima di tutti. ù-ù

Dunque, ammetto di aver sempre shippato Massimo più con la moglie di quanto abbia mai fatto con Lucilla; una donna di cui si sapeva poco, ma che ho sempre guardato con gli occhi del nostro Gladiatore, e, dunque, con amore incondizionato.

Ciò detto, non avevo mai neppure pensato di darle una voce, di darle una storia - e sono felicissima che lo abbia fatto tu, perché sei riuscita a creare uno dei tuoi usuali gioiellini.

Il pezzo è breve, eppure riesci in poche righe a raccontare tutta un'amicizia; tutto un dolore e tutta l'ironia della sorte, che vede Massimo e il suo amico Tiberio tanto simili che potrebbero essere uno. Ho apprezzato i parallelismi, sia quelli compresi da Massimo, sia quelli evidenti solo al lettore, quasi ci fosse un dialogo segreto tra il Fato e chi legge, quasi ci sussurrasse un segreto sorridendo a mezza bocca.

La descrizione dell'ambientazione è perfetta. Ho rivisto l'ondeggiare del grano nel film, la terra nera, il sole che accieca impunito; è tutto così vivido che sembra di essere lì, insieme a Massimo, correre con lui verso la bella casa. Sembra di essere lì, e grevi quanto il clima è lieto, la terra feconda (ma, come l'estate porta in sé la premessa dell'autunno, Massimo porta in sé per Clelia la promessa di un futuro felice, per quanto di una felicità breve). Massimo è splendidamente IC: dal suo rivolgersi al suo destriero come a un fedele amico, al tributare all'amico perduto i più grandi onori; dall'elmo che preme a sé al rispetto per il dolore di Clelia e quel pudore di cui questo incontro è soffuso, pudore nello scoprirsi estraneo eppure vicino a questa creatura che conosce e non conosce insieme.

Anche il personaggio di Clelia mi è piaciuto davvero moltissimo: la sua forza è quella del grano che si piega al vento e non si spezza, della terra che lascia che il ghiaccio la soffochi, che il sole la scortichi, ma, anno dopo anno, continua a dare frutto. Il dialogo con Massimo, per quanto di poche parole, è splendido nelle occhiate, nei gesti. Nello sfiorare di dita sulla daga, che parla più di mille discorsi. E si somigliano, questi due, si prendono da subito, ed è semplice vedere come Massimo possa scivolare nel vuoto nel petto di Clelia e viceversa.

Ship.

In ultimo, ho amato la ricercatezza dei particolari, l'evidente cura per i dettagli storici e le mie amiche note, che mi piacciono tanto.

Davvero un gioiellino. <3<3<3

Questa volta, ho solo un paio di note:

"nello stesso giorno in cui l'imperatore gli fece dono della sua" --> In questa frase è un po' difficile capire la dinamica, essendo le parti in causa tre soggetti maschili. Magari dovresti rendere più chiaro chi fa cosa, in modo che risulti evidente alla prima lettura.
"fresco" / "fresco" --> Unica, piccola ripetizione.
Recensione alla storia Tu mi amerai, come io ti ho amata - 02/12/15, ore 20:15
Capitolo 1: Tu mi amerai, come io ti ho amata
Le si avvicina a passi lenti, il bagliore delle candele che gli scivola addosso e lo fa sembrare una creatura spettrale, di carne e ombra – Cerbero tricefalo, emerso dagli Inferi.
Ed eccomi arrivata anche alla seconda parte di questo dittico. Definirlo dittico è estremamente azzeccato, perché leggere questo pezzo è stato come veder esplodere la pentola a pressione del precedente.

Stilisticamente, non sto a ripetere quanto già detto, perché valido anche qui. ^^

A livello di caratterizzazione, Commodo e Lucilla sono ancora loro. Qui, il focus si sposta su Lucilla, sulla realtà che bruscamente le si è rivelata, strappando via ogni velo che si è calata sugli occhi nel corso degli anni. Ho trovato fisicamente doloroso, leggere questo pezzo. La violenza psicologica che Commodo infligge alla sorella è descritta in maniera perfetta - perfettamente straziante, perché davvero Lucilla pare cadere dalle nuvole, rendersi conto solo in questo momento di dove la pazzia e la disperazione abbiano condotto il suo amato fratello - che sembra sopraffatto dall'Imperatore con cui condivide il corpo, quasi ci fossero due Commodi.
Interessante che Lucilla li sdoppi, quasi ancorata all'idea che, in Commodo, ci sia ancora qualcosa da salvare. Si dice che avrebbe dovuto avvelenarlo, ma, di fatto, non c'è riuscita.
Fino all'ultimo cerca di raggiungerlo - e ci riesce, per quanto possibile, riuscendo a resuscitare quella parte che Commodo cerca di seppellire nel profondo di sé: per non essere debole, come pensa lui stesso nel pezzo precendente.

Anche qui, ho trovato un bellissimo dialogo, un gioco di sguardi, di gesti. Una lotta impari, perché Lucilla ha già vinto. Chi sia vittima e chi sia carnefice è difficile stabilirlo: Lucilla, carnefice col suo affetto ostinatamente platonico, vittima per voler essere una sorella devota, una madre, una donna che ama. Commodo, carnefice rifiutato, che cerca di imporre il proprio amore sbagliato ma non riesce neppure con la forza. Lungi da me giustificare le azioni di lui, ma la sua pazzia, il lento tormento che lo ha portato fino a quel punto, non riesce a farmelo odiare del tutto (probabilmente perché, alla fine, non compie l'atto). Allo stesso tempo, Lucilla è indiscutibilmente sottoposta a una tortura, in questo pezzo: torturata la donna, che viene minacciata di violenza, torturata la sorella per le sue mancanze, per quello che sarebbe potuto essere, per quello che non poteva essere, perché l'acqua e l'olio non possono mescolarsi.

Quanto dolore.

Menzione speciale per le bellissime immagini che ho rintracciato anche qui - quella finale del sacrificio, quella di Lucilla, sorella traditrice e carnefice di una vittima crudele, che è anche la somma di questo rapporto.

Interessantissima anche la ricerca dal punto di vista dell'abbigliamento femminile, e utili le note a piè di pagina.

Dolore.

Anche qui, qualche noticina grammaticale e stilistica:

"sei accorsa subito. Mi piace quando mi obbedisci." --> In questa frase passate dalle caporali alle virgolette alte - per dimenticanza, suppongo.
"non da quando l'Imperatore, suo padre, è stato assassinato dal figlio." --> Ho trovato questa frase un po' incompleta.
"guarda" / "sguardo" / "sguardo" --> Ripetizioni ravvicinate.
"recita quella tragedia" --> Più accurato sarebbe dire "recita in quella tragedia". Senza la preposizione, dà l'idea che Lucilla legga da un copione e reciti a quel modo.
"tono" / "tono" --> Ripetizione. Magari meglio usare "intonazione"?
"propone al suo meglio" --> Altra frase che si può migliorare, secondo me. Metterei: "propone al meglio che le riesce".
"si sente d'improvviso debole, tutt'altro che forte" --> Ridondante menzionare che si sente debole e poi reiterare dicendo che si sente "tutt'altro che forte". XD Terrei "tutt'altro che forte", eliminando il "debole".
"saggia" / "saggia"/ "saggia" --> Altra ripetizione. Magari sostituirne uno con "savia"?
"libro aperto" --> L'espressione si adatta poco al tempo, dato che il libro aveva una forma diversa da quella attuale. Sostituirei con "trasparente come uno specchio d'acqua", o qualcosa del genere.
"occhi" / "occhi" --> Ne cambierei uno con "iridi".
"anelli" / "anello" --> Cambierei il secondo anello con "sigillo" imperiale.
". Alza" --> Doppio spazio dopo il punto.
"coprono" / "scopre" / "coprendo" --> Cambierei il primo "coprono" con "celano", il secondo con "svela" e il terzo con "percorrendo".
"pietra fredda" / "fredda come pietra" --> Cambierei il secondo "pietra" con "ghiaccio".
"letto" / "letto" --> Cambiamo il secondo con "talamo"?
"così e lì" --> "A quel modo, e in quel punto".
Recensione alla storia Massacrerei il mondo intero, se solo tu mi amassi - 02/12/15, ore 17:25
Capitolo 1: Massacrerei il mondo intero, se solo tu mi amassi
Salve. ù_ù Finalmente trovo un attimo di raccoglimento per recensire come si deve questa vostra fatica a quattro mani e scrivere una recensione degna di questo nome (più tardi passerò al secondo episodio, impegni permettendo).

Per prima cosa, vi faccio i complimenti per come siete riuscite ad amalgamare insieme il vostri due stili. Io che vi conosco bene capisco dove avvengono le cesure, ma da un punto di vista oggettivo, il testo risulta unitario, fluido e scorrevole. Una collaborazione assolutamente riuscita! Restando in tema di stile, non ho appunti da fare. Il brano non ha toni particolarmente aulici, se non in certe immagini poetiche e preziose che però non risultano leziose e non lo appesantiscono affatto. Ho trovato delle immagini molto belle (in primis, quella delle creature che cambiano pelle per rafforzarsi e delle altre che, come Commodo, sono destinate a morire perché non possono adattarsi al clima). Trovo che esse siano funzionali a far comprendere la relazione tra Commodo e Lucilla, mai superflue o esagerate.

Tuttavia, è proprio il rapporto tra i due fratelli a essere la chicca di questo brano. Si propende a vedere la situazione dagli occhi di Commodo - Lucilla è la parte, dei due, che dovrebbe essere razionalmente compatita, eppure non si può fare a meno di comprendere il "cattivo", compatirlo. Oggettivamente, che Commodo non sia uno stinco di santo è evidente dal trattamento che riserva a Marcia, oggetto dei suoi sfoghi; mentre le motivazioni della sua rabbia verso Lucilla possono anche essere comprese, le maniere che usa con la sua schiava sono ingiustificate, e cattive. Ma Lucilla entrando, vede la ragazza, non le riserva che gentile indifferenz. Se prova empatia in quanto donna, non viene rivelato; un comportamento che ho trovato molto in linea con gli usi del tempo, per cui gli schiavi non sono che oggetti semoventi privi di sentimenti (o almeno, così ci dice la mora comune. Ironico: sono proprio queste figure, Massimo nel film e Marcia nella Storia, a portare alla rovina Commodo. Proprio loro, così palesemente ritenuti inferiori).

La contorta, malata relazione tra i due fratelli è ben spiegata nel testo: basta questo episodio per svelare la persistente cecità di Lucilla, che non vuol vedere oltre il proprio naso perché i sentimenti di Commodo verso di lei sono una verità troppo scomoda da poter accettare; e, per contro, i tentativi disperati di Commodo di mostrarle il proprio animo, un po' per mancanza di autocontrollo, un po' perché, inconsciamente, desidera "essere svelato". Che sia per allontanarla da sé, o per smuoverla in qualche modo dalla situazione di impasse che lo sta facendo impazzire.
La mente di Commodo non conosce un vero riposo, e l'inazione a cui Lucilla lo costringe sta deteriorando la sua sanità mentale. Massimo, qui, non è oggetto di invidia per il suo valore oggettivo - magari, quella giungerà dopo quando Commodo si renderà conto che anche suo padre, che pure lo rimprovera tanto spesso e ancora non lo ha dichiarato suo erede, guarda il soldato con occhi ammirati - ma per il valore che assume allo sguardo di Lucilla.

La tragicità di tutto ciò sta nelle due tipologie di sentimento - affetto fraterno e amore di uomo - che non possono districarsi né conciliarsi davvero, un po' come acqua e olio; possono solo ribollire in un paiolo che finirà per scoppiare, di cui l'episodio non è altro che uno semplice sbuffare di una pentola a pressione che lentamente si avvicina al limite.

Bello, bello, bello. Mi sono piaciuti, li ho trovati IC e sicuramente il testo è più storicamente accurato di quanto non sia tutto il film a cui è ispirato. Il lavoro che c'è dietro si percepisce perfettamente, le note sono utilissime, e niente. Brave. Brave, brave, brave.

Vi lascio le solite noticine finali (avevo detto di non averne, ma temo di essere troppo addormentata mentre leggevo il pezzo la prima volta. ù_ù), nella speranza di essere d'aiuto:

"Legno" / "Legno" --> Ripetizione del sostantivo a distanza ravvicinata.

"Incidere" / "incisa" / " marchiatura" --> La marchiatura è il processo di imprimere il marchio, piuttosto che il marchio stesso. Dunque si può dire che, per Commodo, assistere alla scena tra Massimo e Lucilla sia stato come subire una marchiatura, ma non che la "marchiatura" gli si sia incisa - tra l'altro, qui compare la ripetizione del verbo "incidere" - nella memotria. Più corretto è parlare di "marchio".
"L'emicrania gli ha martellato le tempie tutto il giorno, sperava" --> Sostituirei la virgola con un punto e virgola.
". “Stavi" --> Un doppio spazio tra il punto e "stavi".
" le dita sbiancate dal freddo e dalla tensione" --> In realtà le dita sì, si sbiancano con la tenzione, ma per effetto della temperatura si arrossano, non si sbiancano. Se illividiscono, rimangono comunque soffuse di un leggero rossore.
"grande azione" --> "Grande impresa" mi pare più calzante.
"coppe" / "coppa" --> Ripetizione.
gli è stato imposto --> Refuso: si riferisce a Lucilla, dunque "le è stato imposto".
"le unghie graffiare la pelle. “Credi" --> Di nuovo un doppio spazio birichino.
"sue stanze" --> Qui potrei aver capito male io, nel caso correggetemi: ci troviamo in un accampamento, e anche Lucilla abita all'interno del castro, è così? Allora perché parlare di "stanze" se di fatto Lucilla abita in una tenda?
"sbucci" --> Più corretto "sbucciature".
"sentimento" / "sentimento" --> Ripetizioncina. Sostituirei il secondo con un "ma esso è dentro...".
"Non è mai stato bravo a nascondere i suoi sentimenti – a controllare i suoi impulsi – suo padre l'ha sempre redarguito per questo, ricordandogli che un imperatore deve imparare il valore della temperanza, in ogni cosa – ma per quanto abbia tentato non c'è mai riuscito." --> Gente, troppi trattini. Perché non sostituite la prima coppia con una virgola e un due punti prima di "suo padre"?
"quando crescerai un po'" --> Utilizzerei "poco", mi pare più adatto alla voce parlante.
"silenzio" / "silenziosa" --> Che ne dite di "tacita" al posto di "silenziosa"?
per il quale non ha nome --> Non è che sia scorretto, ma qualcosa di simile a "a cui non sa dare un nome." mi suonerebbe più elegante.
(Recensione modificata il 04/12/2015 - 05:01 pm)