Recensioni di Redferne

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Per uno yakitori - 30/05/17, ore 00:56
Capitolo 1: Per uno yakitori
Rieccomi qua!
Proprio non riesco a staccarmi fal nostro Joe: ho trovato quest'ultimo racconto e me lo sono letto tutto d'un fiato.
Davvero molto struggente.
Il pensiero di Saki (non piu' piccola, ormai) e' molto probabilmente quello dei suoi amici e di tutta la gente che popolava quel quartiere diroccato (chissa' se sono ancora tutti li' o almeno quei ragazzini sono riusciti a riattraversare il ponte delle lacrime...).
Joe che tutti lo conoscevano, Joe che rideva e scherzava con chiunque, Joe che una ne faceva e cento ne pensava ma che qualcosa sempre inventava per farti passare la tristezza. Ma anche Joe che quando gli giravano i cinque minuti era meglio stargli alla larga...
Ma soprattutto Joe che vinceva sul ring, e quando vinceva era come se vincessero tutti loro con lui, e per un attimo dimenticavano le sventure e la miseria nera.
E nel caso dei suoi piccoli amici, Joe che portava sempre dolciumi e regali e li faceva sempre divertire...
Credo che anche Saki abbia amato Joe. Come Noriko e Yoko. Era solo troppo piccola per poter amare come ama una donna. Gli ha voluto bene proprio come dici tu, come si puo' voler bene a un fratello maggiore, che pensi sappia sempre la cosa giusta da fare al momento giusto quando, in realta', e' piu' scapestrato di te che magari hai la meta' dei suoi anni.
Manca a loro, manca a noi tutti. Ma l'unica cosa che possiamo fare per coloro che non ci sono piu' e' ricordarli. E' quando ci si dimentica di qualcuno, che quella persona muore per sempre.
E' la parte nobile del dolore, quella che ci fa crescere. A volte troppo, troppo in fretta.
Complimenti, davvero bellissima!

Alla prossima,

See ya!!
Recensione alla storia A te, Tooru - 14/05/17, ore 00:48
Capitolo 1: A te, Tooru
Rieccomi qua!
Una poesia stupenda, che riflette pienamente i sentimenti di Joe verso il suo eterno rivale.
Probabilmente sono cose di cui ho gia' parlato nel corso delle precedenti recensioni, ma e' sempre piacevole discuterne.
La sensazione e' che, quando Tooru e' morto, una parte di Joe sia morta con lui. E un anima spezzata non si ricompone mai piu'. Da quel giorno, Yabuki ha cercato solo di morire sul ring. Ma a patto che fosse una morte gloriosa come quella che ha trovato Rikishi. Che si e' spento con un sorriso stampato sul volto per aver vinto la sua sfida piu' importante. Per l'eternita'.
A Joe forse e' dispiaciuto anche per questo. Non avere piu' il suo antagonista, la sua nemesi. E senza un nemico, anche il protagonista diventa inutile.
Puo' apparire un discorso cinico, ma e' come due attori di teatro che si contendono l'ultima battuta. Alla fine, quello che riesce ad avere l'ultima parola si suicida. E vince PER SEMPRE.
Io, nei panni dell'altro, mi sentirei FREGATO.
Tornando a prima, Tooru era molto piu' simile a Joe di quanto lui stesso volesse ammettere. Testardo fino all'ossessione. Era il piu' forte, e non aveva limiti. Poteva diventare il piu' grande. E invece ha rinunciato a tutto per una sfida assurda. Con il risultato che ora non c'e' piu' e ormai nessuno si ricorda di lui. Perche' e' quando non ti ricorda piu' nessuno che muori veramente. C'era una frase bellissima che diceva che i defunti, per ogni volta che un vivente pensa o si ricorda di loro, vengono rianimati come le foglie sospinte dal vento, e si sentono come ritornare, per qualche istante...non dimentichiamoli, allora.
L'unico modo che ha Joe per tenere vivo il suo ricordo e' continuare a combattere. Fino a che non morira', pareggiando finalmente il conto. Ma era Rikishi il vero campione: lui e' solo un povero perdente che cerca disperatamente di imitarlo.
Bellissima.
Complimenti e alla prossima!

See ya!!
Recensione alla storia L'unico domani - 09/05/17, ore 02:41
Capitolo 37: Capitolo XXXVI ed Epilogo - Bianco come l'alba
E cosi' tutto si e' compiuto, sempre uguale a se' stesso, ancora una volta...
Uno ci spera fino all'ultimo, ma d'altra parte e' stato proprio grazie ad un finale cosi' magnifico e tragico al tempo stesso, che Ashita no Joe e' diventata un'opera leggendaria!
Un autentico capitolo-fiume, dove accade di tutto e di piu'. Pure troppo, tanto per fare una celebre battuta. Ecco, dovessi muovere una piccola critica nei confronti di questo episodio (forse la prima che ti faccio da quando leggo la tua storia. Cosa vuoi farci: all'ultimo capitolo si rompono tutti gli schemi!), ti avrei suggerito di dividerlo in due parti: il colpo di scena finale avrebbe risaltato ancora di piu'.
Ma va benissimo anche cosi' com'e', non ti preoccupare.
Un capitolo davvero struggente, dove il match all'ultimo sangue tra Joe e Mendoza viene vissuto come un flashback. Mi ha ricordato molto il finale di Lady Oscar, dove i sopravvissuti si ritrovano e narrano cosa e' capitato a tutti gli altri (la rivoluzione francese l'ho imparata da quello e da IL TULIPANO NERO!).
Riviviamo attimo per attimo tutte la fasi salienti del loro incontro, descritte con la consueta maestria e competenza, sia dal punto di vista narrativo che tecnico.
Joe che si avventa come una furia sul campione, infischiandosene di qualunque consiglio: un comportamento all'apparenza folle, ma l'unico possibile. Se avesse fatto come Carlos, che si e' messo a studiarlo saggiando le sue capacita', avrebbe fatto la sua stessa fine. Ha capito subito il divario enorme tra loro e si e' gettato all'attacco. E' la sola cosa che puoi fare, quando parti gia' con le spalle al muro. E, a momenti, stava pure per farcela. Se avesse avuto ancora un minuto, ma che dico, trenta secondi...e' invece e' andata male. Fosse stato un combattimento senza limiti come quello del riformatorio con Rikishi, Joe avrebbe vinto.
Ma e' giusto cosi'. Mendoza e' davvero troppo, TROPPO FORTE. Ma temo che, dopo quella notte, saranno ben due le carriere giunte al termine. Jose' e' un uomo distrutto nel fisico, nella psiche e nel morale. Ha visto la morte in faccia, letteralmente. Ha capito cosa vuol dire affrontare un pugile pronto a farsi uccidere pur di non perdere. Significa che devi essere pronto a morire anche tu. Ancora una volta, Joe e' riuscito a trasformare l'incontro in una rissa, ma e' accaduto troppo tardi. Non c' era davvero piu' tempo.
Ad ogni modo, credo che Mendoza lo vedremo in una clinica psichiatrica su una sedia a rotelle, d'ora in poi. Non so se potra' nemmeno fare il marito ed il padre, ridotto com'e'...
E adesso il nostro Joe e' lassu' ad insegnare i colpi d'incontro incrociati agli angeli e a far risse con Rikishi, che e' una vita che lo aspetta. Credo che ben presto, da quelle parti, chiederanno asilo politico...
Ti faccio i complimenti per i tuoi piccoli ritocchi personali, con lo svenimento di Yoko (meglio della fuga con rientro in automobile dal Budokan: un'altra scena sicuramente di grande effetto, ma poco plausibile) che hanno reso certe parti della vicenda molto piu' realistiche.
Ed arriviamo a Keiko. E' stata davvero una bella sorpresa: questa volta, grazie al cielo, qualcosa di Joe e' rimasto. L'ultimo momento di amore tra loro ha dato un frutto, a quanto pare.
Sono contento per il padre di Joe, che ha deciso di ravvedersi, pur pagando un caro prezzo (almeno teoricamente i malavitosi, le donne di strada o, in antichita', gli schiavi, potevano affrancarsi dalla malavita o pagarsi la liberta' mediante un congruo prezzo: peccato che quasi nessuno ci riesce). E gli e' andata ancora bene: nei casi di tradimento piu' grave si fanno tagliare l'intero braccio!
Mi spiace per Danpei, poveretto...non ha retto il dispiacere, forse pensa di essere lui il responsabile della fine di Joe. Purtroppo, nella vita certe scelte si pagano care.
E adesso Yoko vive negli Usa, ha una palestra con Robert e si prende cura della piccola Keiko. Chissa' che un giorno non venga fuori una bella famiglia!
Mi e' piaciuta anche la a scena in cui Yoko vede com'e' cambiata Tokyo nel corso degli anni: e' quel che provo anch' io le poche volte che ormai metto piede in centro a Milano. Dei negozi specializzati, quelli di fumetti, le sale giochi di una volta...ma anche solo i negozietti particolari di corso Torino...non c'e' piu' nulla. E a me piaceva molto di piu' dieci, quindici anni fa. Con il Virgin Megastore di fianco al Duomo...
Beh, siamo giunti al momento dei saluti. Che, come disse un tale, sono tristi, noiosi e inutili.
Un altro sogno si trasforma in ricordo.
Grazie di cuore per aver dato la possibilita' di leggere la tua magnifica storia: hai permesso di cogliere delle angolazioni e delle sfumature inedite, che hanno finito per dare ancor piu' risalto e spessore all'intera vicenda.
Forse non me la cavero' tanto con i saluti, ma...GRAZIE DAVVERO, E' STATA UNA STORIA FANTASTICA.
Una di quelle storie che non ci si stanca mai di ascoltare, leggere e vedere. Soprattutto se raccontate in modo cosi' eccelso.
Complimenti e continua scrivere, mi raccomando!
Non ti fermare mai!!

See ya!!

Quasi dimenticavo.

Grazie, Joe.
Riposa in pace, fratello.
E corri libero.
(Recensione modificata il 09/05/2017 - 02:44 am)
(Recensione modificata il 09/05/2017 - 02:46 am)
(Recensione modificata il 09/05/2017 - 12:11 pm)
(Recensione modificata il 09/05/2017 - 12:13 pm)
(Recensione modificata il 09/05/2017 - 12:20 pm)
(Recensione modificata il 09/05/2017 - 12:22 pm)
(Recensione modificata il 09/05/2017 - 12:24 pm)
Recensione alla storia L'unico domani - 30/04/17, ore 22:02
Capitolo 36: Capitolo XXXV - Purezza
Rieccomi qua!!
Un altro "fuori programma" rispetto alla storia principale davvero ben scritto e molto, molto interessante, soprattutto per come approfondisce la figura di Mendoza. Avevo gia' espresso un opinione sul suo conto in una recensione precedente, ma ne riparlo molto volentieri. Jose' e' un campione autentico, di una dimensione superiore. Quando calca il ring non si limita a combattere. Scende dal trono per spazzare via chi osa mettere in dubbio la sua meritata superiorita'. E' il Re, punto e basta. Eccelle in tutto, e non ha praticamente alcun punto debole. E, come vedremo anche nell'incontro con Joe quando viene messo alle strette, se le cose si fanno dure non ha paura di lanciare via mantello e corona e gettarsi nella mischia come l'ultimo dei sudditi. E ricordiamoci che a picchiare e' buono chiunque ma, a soffrire, sono buoni solo i GRANDI.
Come si puo' sconfiggere un avversario simile?
E il classico esempio di boxeur che, al top della sua forma, e' praticamente invincibile. Forse, invecchiando...
Sul Mendoza "uomo", come hai gia' ribadito tu, la pensiamo uguale. E' un uomo colto, raffinato ed intelligente. Spesso associamo l'immagine del pugile a squallore e miseria, almeno alle origini, ma non sempre e' cosi'. Mendoza rimanda all'immagine piu' nobile di questo sport, quando veniva praticato anche come disciplina fisica e morale. Anche da gente che, almeno in teoria, non aveva nessun motivo di praticarlo. Eppure, questi gentiluomini calcavano i ring e le palestre, spinti da un richiamo irresistibile. Ed elevando il pugilato ad un livello superiore. Inserendo regole e valori morali. Intellettuali che facevano un'attivita' da barbari, trasformandola quella che era in principio una volgare rissa in un arte.
Ok, stavo divagando.
Credo che Jose', con le sue capacita', sia in grado di fare qualunque cosa, nella vita. Ha una bellissima famiglia, e' ricco e famoso, e secondo me sarebbe anche un ottimo imprenditore. Non trascura nessun aspetto, neppure i piu' marginali. E fa vita da atleta. Spesso ce ne dimentichiamo, ma un vero professionista fa vita da atleta ventiquattr'ore su ventiquattro, e non solo durante gli allenamenti. E' per questo che, al momento decisivo, riesce ad arrivare dove gli altri si fermano.
Un altro ottimo episodio, con un match descritto con la consueta competenza e professionalita' e molto toccante nel finale, dove forse il povero Danpei maledice se' stesso per aver convinto Joe ad intraprendere la strada della boxe...ma non e' colpa sua. Nella vita, purtroppo, certe scelte si possono pagare veramente a caro prezzo.
Un ultimo appunto su Mendoza: forse gli hai dato un'impronta piu' "buonista" rispetto al cartone, vedendo le sue considerazioni su Joe. Sembra quasi che provi una sorta di affetto paterno, per quel ragazzo.
Mi piace molto anche cosi'. Alcuni suoi atteggiamenti, nel manga e nell'anime, stridevano non poco. Tipo la visita a sorpresa a Joe con il "tatuaggio" delle mani impresso sulle spalle. O il manifesto con Mendoza. Le ho trovate delle provocazioni fupri luogo. Sembrava di vedere una tigre che aveva messo gli occhi addosso su una nuova preda e non vedesse l'ora di poterla sbranare. Credo sia normale che un campione cerchi sempre nuove sfide, ma...meglio come lo hai rappresentato tu.
Complimenti ancora e alla prossima per...beh, l'ultimo capitolo. A cui ho gia' buttato un occhio e credo che meritera' una recensione di quelle memorabili.

See ya!!
(Recensione modificata il 30/04/2017 - 10:04 pm)
Recensione alla storia L'unico domani - 23/04/17, ore 15:02
Capitolo 35: Capitolo XXXIV - Un altro sé
Rieccomi qua!
Un capitolo molto toccante, davvero.
Joe vuole continuare a percorrere la sua strada fino in fondo, nonostante lui stesso sappia che e' giunto al limite, ormai. Nonostante il suo corpo glielo stia cercando di far capire in tutti i modi. E nonostante sia Yoko che suo padre se ne siano accorti e cerchino di convincerlo a ragionare. Niente da fare, testardo e orgoglioso fino alle estreme conseguenze. Ma molti di noi si possono riconoscere, in un simile atteggiamento. Dovremmo tenere piu' da conto la nostra salute. E invece...continuiamo a ripeterci: E' SOLO UN MALESSERE PASSEGGERO, SE NE ANDRA' DA SOLO. In genere, quando si decidono e' troppo tardi. Quanta gente (anche nella mia famiglia, tra i miei nonni e zii vari) ho visto fare questa fine...testardi oltre ogni buon senso. Come se ammettere di doversi fermare e prendere un po' di tempo per se' stessi equivalga a una sconfitta. Assurdo.
Molto bello il modo in cui hai fatto risaltare il lato piu' umano e fragile di Yoko e Joe: la prima, quando si dispera di fronte al responso spietato del dottor Kininskij, che non lascia scampo. E quando ha quell'attimo di cedimento davanti a Jun.
Joe, invece, per un attimo, sembra provare paura. Paura di non riuscire ad arrivare al match con Mendoza in condizioni ottimali, paura di non riuscire ad affrontarlo...ho forse ha paura di MORIRE. Per un istante, nella sua corazza e' apparsa una crepa.
Comprensibile. Siamo esseri umani. Non macchine. Anche se facciamo di tutto per sembrarlo, a volte.
Un ultima cosa: la questione dei danni neurologici dovuti ai traumi sportivi e' un bel problema. Oltre al cervello anche gli occhi sono a rischio, talvolta. Alcuni pugili subiscono il distacco progressivo della retina e vanno incontro a semi-cecita' o cecita' completa, addirittura. E oltre ai casi estremi come demenza o Ahlzeimer, esiste tutta una gamma di disturbi collaterali. Molti atleti di sport da combattimento vedono ridurre vertiginosamente la propria reattivita' e i propri riflessi, in seguito ai colpi subiti. La caratteristica comune di queste patologie e' che hanno uno sviluppo rapidissimo. Una volta fatta la loro comparsa, sono inesorabili. E irreversibili. I neuroni sono l'unico tipo di cellula che il nostro organismo non rigenera. (un esempio classico sono anche i danni neuronali dovuti all'abuso di sostanze illecite). In allenamento ormai, anche tra i professionisti si usa il casco protettivo. Alcuni dicono che bisogna abituarsi all'impatto dei colpi ed e' quindi controproducente. Altri sostengono che non c'e' nessun bisogno di sottoporre la testa a piu' colpi di quanto sia necessario. Soprattutto fuori dal match. Insomma, meno colpi si prendono, meglio e'. Persino nella Thai boxe (che praticavo) si colpisce con la nuda tibia solo in match tra professionisti. E al sacco. O su gli scudi di cuoio per potenziare i calci (i famosi Pao). In ogni altra occasione, si mettono i paratibie. Perche' una tibia scheggiata o spezzata non serve piu' a nulla. In tutti i sensi.
Ancora complimenti e alla prossima!

See ya!!
(Recensione modificata il 23/04/2017 - 10:03 pm)