Recensioni di Old Fashioned

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Charlie non fa il surf - 03/06/21, ore 15:06
Capitolo 1: Charlie non fa il surf
Lo senti, figliolo? Napalm, null'altro al mondo odora così!
Mi piace l'odore del napalm di mattina.

Eh, che bel personaggio: massiccio, scorrettissimo, militarista, che si fa pochi problemi.
Ho sempre adorato Kilgore, perché è l'archetipo del militare che fa inorridire i benpensanti e quelli che hanno le idee giuste, proprio quelle che bisogna avere per essere persone intelligenti e dalla mente aperta.
Vuoi mettere invece questo tizio?
"Io uso Wagner per l'attacco, fa cacare sotto i vietnamiti!"
E via di cavalcata delle valchirie.
Un genio, signori, un genio assoluto.
Ma qui lo vediamo dopo la guerra, quasi triste, che si è arrabattato e riciclato come istruttore di surf, sostituendo quella che sicuramente ai suoi occhi era una magnifica e divertentissima avventura, ovvero la guerra, con una sciatta pace fatta di turisti che vogliono imparare a surfare.
Pensando a lui non posso che citare Léon Degrelle: godetevi la guerra, perché la pace sarà terribile.
Mille grazie per la dedica, è graditissima, anche se non so se ne sono degno.
Recensione alla storia L'eredità di Kurtz - 14/03/20, ore 18:15
Capitolo 2: Capitolo II
Ciao^^
esserti di aiuto è stato un onore e un piacere, carissima.
Grandiosa conclusione per una storia che ha la cadenza inesorabile della tragedia greca. L'alternarsi dei punti di vista ci regala una visione frammentata, a tratti disorientante, addirittura spiazzante, nella quale però pian piano si vedono le due mentalità convergere e identificarsi l'una nell'altra, compenetrarsi, farsi una.
Alla fine certo, Kurtz si fa ucidere. Non viene ucciso, ma essenzialmente spinge Willard a compiere un gesto che è da una parte un suicidio "assistito" ma dall'altra un rituale iniziatico che cambierà per sempre il capitano Willard e lo restituirà al mondo con un nuovo viatico di conoscenze, acquisito tramite un viaggio che è stato nei meandri della sua stessa psiche, più che lungo il corso del Mekong.
Una storia bellissima, lo ribadisco, che considero senz'altro il tuo capolavoro.
Recensione alla storia L'eredità di Kurtz - 12/03/20, ore 15:57
Capitolo 1: Capitolo I
Ciao carissima!
Questa sì che è una storia! È un viaggio all'interno della psiche, negli archetipi, nell'inconscio collettivo, nei Leitmotiv della nostra cultura.
Abbiamo il Padre archetipico, la sua autorità, ma anche la sua consapevolezza di essere caduco, destinato a lasciare il posto a chi un giorno sarà Re al posto suo, Re e Sacerdote, per citarti, perché anche il potere è un ciclo che si ripete all'inifinito e chi lo detiene deve necessariamente cederlo a chi verrà dopo di lui, se vuole che le cose si mantengano in equilibrio.
Kurtz è uscito dai ranghi militari, dai criteri morali della nostra società, si potrebbe dire che è uscito anche da se stesso e in qualche modo si contempla da fuori. In quella posizione ha capito cose, ma l'uscire da tutto ("ha mai preso in considerazione delle vere libertà? Libertà dalle opinioni altrui, anche dalle proprie opinioni") implica l'impossibilità di fare ritorno al contesto che si è lasciato.
Insomma, tu ripercorri tutto questo, ricreando esattamente la stessa atmosfera ipnotica, lisergica e al tempo stesso mistica (non dimentichiamo l'invasamento mistico comune a tantissime religioni, o la possessionre sciamanica, nel film rappresentata dalla morte del toro) del film di Coppola. Leggendoti si vedono i sorrisi dei Buddha e le fiamme del napalm.
Complimenti, ti fiondo subito nelle preferite!