Nuova passione. Nuova ossessione. Identica capacità di dare vita a un qualcosa di meraviglioso.
Qualcosa che riesce sempre ad incantarmi.
Conosci la mia predilezione per le long fiction, nelle quali è possibile sviluppare la storia con un respiro più ampio e descrivere i personaggi in maniera più complessa e più ricca di sfaccettature.
Ma poi leggo una fiction come questa... e tutto cambia!
In poche righe riesci ad evocare un mondo intero e a dare vita a dei personaggi complessi e articolati. Perché loro sono lì, davanti a noi, così vividi, che sembra quasi di poterli toccare. Eddie, Dan, Adrian, Laurie e Walter. In carne e sangue, dolore e disperazione, solitudine e profondo rimpianto. E nessuno di loro è presentato attraverso il suo alter ego, non ci sono maschere né costumi da supereroi (neppure in quella dedicata a Walter, dove c'è, sì, fisicamente Rorscharch, ma l'anima messa a nudo è quella di Walter): solo un'umanità dolente e ferita, colta nel momento della massima vulnerabilità.
Ciascun personaggio viene presentato in una mini drabble (ognuna delle quali meriterebbe una recensione a parte, tanto ci sarebbe da dire, ma cercherò di non essere troppo prolissa, anche se io non possiedo affatto il tuo dono della sintesi ndr), ciascuna delle quali è incentrata in un momento decisivo, fondamentale della loro vita, in un vero e proprio punto di svolta.
La prima è su Eddie, nel momento in cui dopo aver scoperto il piano di Adrian, va da lui per un confronto, per chiedergli, ma quasi per supplicarlo di dirgli che non è vero, che è tutto un dannatissimo scherzo.
Ma non è così. Lo legge negli occhi di Veidt. Ho notato che Eddie si riferisce ad Adrian come Veidt, quasi a voler rimarcare la distanza fra loro due, a volerlo allontanare da sé, mentre quando poi si rivolge a lui in tono supplice per pregarlo di negare, si riferisce a lui con il nomignolo di Ozy, quasi a voler invece ricreare quella intimità, quella vicinanza che gli potrebbe consentire di convincerlo, di fermare il suo folle piano.
Anche l'uso del pronome "Lui" posto all'inizio della frase serve a creare la distanza, la frattura fra sé e Adrian: nonostante lui (Eddie) sia uno spietato assassino, nonostante abbia compiuto stragi intere con un cinico sorriso sulle labbra, nonostante abbia persino ucciso suo figlio senza battere ciglio, un simile abominio non era mai arrivato nemmeno a concepirlo. Assistiamo ad un totale rovesciamento dei ruoli: Eddie, spietato e crudele, cinico e privo di rimorsi, violento e sanguinario diventa l'eroe buono, mentre Adrian, non violento, ecologista e benefattore, gentile ed educato, diventa il mostro, capace di concepire e portare a termine l'abominio assoluto.
Ho particolarmente apprezzato che di tutti i misfatti compiuti da Eddie, l'unico che gli torna alla sua memoria in questo momento in cui scopre di avere una coscienza e di doverci fare i conti, è proprio l'assassinio di suo figlio, il crimine contro natura per eccellenza e l'unico che forse non può perdonarsi (e che sicuramente io non gli perdono ndr).
La seconda è dedicata a Daniel. Anche in questo caso Dan viene colto nel momento della sua massima fragilità, quando dopo aver scoperto che uno dei suoi compagni, un uomo di cui si fidava, è un mostro e che ha appena sterminato milioni di persone in nome del sogno folle (ma poi non così tanto come si vedrà ndr) di creare un mondo di pace, in preda alla furia cieca dell'uomo tradito si avventa su Adrian e lo colpisce ripetutamente. Ma qualcosa non va come dovrebbe. Adrian non cerca neppure di difendersi, di reagire. Resta lì, immobile ed inerme. Nonostante i colpi, nonostante le incitazioni (disperate implorazioni ndr) di Dan a reagire, a combattere. Dan sembra cercare non tanto di punire Adrian, di vendicarsi e di ottenere giustizia per i milioni di morti, quanto piuttosto una risposta, un perché o quantomeno un accenno di rimorso. Ma negli occhi gelidi e controllati di Adrian non c'è né richiesta di perdono né di espiazione. E Dan sente la rabbia dentro di lui trasformarsi in un'incontenibile amarezza: anche se picchiasse Adrian, anche se lo uccidesse, che cosa cambierebbe? Chi ne trarrebbe giovamento? Dov'è il senso di tutto questo? La giustizia non esiste più, era un'illusione, un sogno in cui credeva. Prima. Ora si è svegliato, ora è cresciuto. Resta solo la vendetta, ma questa ha il sapore amarissimo dell'inutilità.
La terza drabble è su Adrian (e qui rischio di scrivere qualcosa tipo La Divina Commedia, fermatemi!!!)
Abbiamo visto Adrian con gli occhi di Eddie e con quelli di Daniel. Lo abbiamo visto freddo, anzi no, gelido, impassibile e controllato. Ecco questa è la chiave di lettura del personaggio: il controllo. Di sé, delle proprie emozioni. E in questa drabble invece l'anima di Adrian viene messa a nudo, viene mostrata la lucida consapevolezza con cui affronta l'abominio che ha appena compiuto. Non si nasconde dietro alle favole, che pure si racconta (Fairytail è appunto il titolo della mini drabble!): sa di non essere l'eroe che salva in mondo, sa di aver organizzato un massacro di milioni di perone. Anche se poi il suo piano riesce. Anche se alla fine dimostra di aver avuto ragione (in un mondo completamente folle anche un piano altrettanto folle può risultare la soluzione decisiva e giusta ndr). Ma il fatto che alla fine vada tutto bene e che il mondo sia inaspettatamente salvo per "merito" suo, non fa di lui un eroe, non fa di lui un Alessandro Magno (sebbene gli piaccia pensarlo), ma piuttosto un Hitler. Il resto sono tutte favole. E lui non è come Daniel, lui è cresciuto. Non crede agli stupidi ideali di giustizia e verità, perché sono solo utopie, "favole" appunto per ragazzi innocenti. E lui innocente non è. Forse non lo è mai stato. Per questo non cerca espiazione né perdono. Perché sa che non c'è. Non c'è niente per lui. Se non una distesa di bianco sconfinato. Una solitudine assoluta di chi non vuole e non può farsi avvicinare da nessuno, toccare da nessuno. Una distesa di bianco sconfinato che guarda come per pregarla d'inghiottirlo. Perché forse nella morte, nell'oblio potrà trovare quella pace, che pure paradossalmente ha garantito al mondo, dannandosi la propria anima.
La quarta è per Laurie, In questa mini drabble, l'unica post olocausto fra l'altro, Laurie e Daniel fanno finalmente l'amore. Ma, nonostante Daniel sia dolce, rassicurante, caldo, così diverso da Jon, freddo e distante, lei non è felice fra le sue braccia. E non sa perché, anzi è consapevole del fatto che lei sta sbagliando. Sta sbagliando nei confronti di Dan, così come nei confronti di se stessa. Ma non può fare altrimenti. Per quanto Jon la ferisse con il suo comportamento (ricordo la scena del film in cui si sdoppia per fare l'amore con lei, mentre nel frattempo continua a lavorare!!!) distante, sempre composto e controllato, sostanzialmente incapace di amare, non può fare a meno di rimpiangerlo. Perché nonostante Dan sia quello giusto, lei non lo ama a sufficienza. Può rammaricarsi per questo, persino odiarsi, ma non può cambiare le cose. Sicuramente ha ereditato da sua madre il rapporto masochistico, malato nei confronti del sentimento d'amore (sua madre l'ha concepita con l'uomo che ha cercato di violentarla!). Ma parafrasando e capovolgendo una frase del film X-Men II in cui si dice che "le donne sposano i bravi ragazzi", io dico che è vero, però è altrettanto vero che rimpiangono per tutta la vita i cattivi ragazzi cha gliel'hanno sconvolta. Come in questo caso, appunto.
L'ultima mini drabble è dedicata a Walter. Anche in questo caso si tratta del momento cruciale della vita del protagonista, il momento che gli ha cambiato radicalmente la vita. O meglio del ricordo di quella tragica notte che gli ha cambiato la vita. Sente un cane abbaiare nella notte e improvvisamente si ritrova a rivivere "quella" notte. La notte in cui Walter è diventato completamente, definitivamente e irrevocabilmente Rorscharch. Pur avendo indossato già la mashera dell'eroe, Walter non era ancora diventato il suo alter ego. Dopo quest'esperienza drammatica i due piani, le due personalità si sono sovrapposte, senza più alcuna distinzione, Non è un caso che l'unico Watchmen di cui gli altri non conoscono l'alter ego, di cui non hanno mai visto la faccia sia proprio Rorscharch. Perché Walter non c'è più. E' morto quella notte.
E Rorscharch prova sollievo a questo pensiero. Perché è morta la sua umanità quella notte e con essa sono cessati anche il dolore e la sofferenza. E lui non vuole riviverli. Mai più.
Che posso dire? Fantistica, meravigliosa, splendida... Mi sembrano tutti aggettivi riduttivi, non in grado di spiegare la bellezza, la perfezione stilistica e narrativa di questa fiction, che nonostante la sua necessaria brevità, ha tutto, tutto dentro di sé.
Brava, brava, brava XD
A presto con altre fiction su Watchmen :-)
(incantata)
Romina
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