I colori dell’arcobaleno - TuttaColpaDelCielo
Originalità 20/20
Utilizzo del pacchetto 20/20
Grammatica 9.6/10 (sottrarrò ad ogni errore 0.20 punti)
Stile 9.5/10
Apprezzamento personale 20/20
Totale: 79.1/80
Riguardo il tuo scritto vorrei cominciare dall’originalità che, ti confesso, supera di gran lunga quel 20 che, comunque, è il punteggio pieno e massimo che potevo dare.
La tua drabble è davvero unica; mi ha stupita e, davvero, ne sono rimasta senza parole né fiato visto la fantasia eppure la concretezza che possiede.
Sei riuscita a stravolgere un immagine che dava, in un certo qual modo, un’idea ben precisa di quello che potesse racchiudere una storia riportandola fedelmente: un dipinto. Tu invece, seppur ripeto, rimanendo fedele alla traccia, riportando dettagli, colori e soggetto della foto, sei riuscita ad archiviare quel pensiero scontato e a sorprendere invece con un descrizione reale e metaforica.
L’idea di utilizzare i colori per definire il trucco e, altrettanto, l’idea di utilizzare il trucco, i colori dei capelli e del viso, per caratterizzare la protagonista, hanno collaborato nel conferire a questa drabble un’originalità senza pari.
A dirla tutta, leggendo questa recensione, forse, potrebbe non apparire così originale come sto dicendo ma c’è un dettaglio, in particolare, che rende il tutto carico di emozione e di particolarità.
Quel dettaglio, a mio avviso, è la scelta di aver messo al centro dello scritto, una coppia gay. Trovo che questo, accompagnato dal sentirsi “sbagliata” della protagonista, siano i due elementi che permettono ai colori di emergere e diventare essi stessi i protagonisti della storia. I colori dell’immagine infatti sono forti, carichi ed eccessivamente accesi; per trasferirli su una donna, caricandoli sul suo viso ed appesantendo così anche il suo essere, era necessario che nel suo cuore, nel suo spirito, qualcosa non fosse equilibrato, leggero o accettabile.
Cerco di spiegarmi meglio: credo che se tu avessi utilizzato lo stesso espediente su una donna felice, magari accompagnando il tutto da uno stile leggero, semplice, non avrebbe avuto lo stesso effetto. Il fatto che lei sia così persa, si senta diversa, sbagliata, contribuisce ad accettare quel suo modo eccessivo e confuso di apparire, quel suo essere tanto eccentrica fuori quanto semplice all’interno.
Lo stesso problema dell’anoressia, quel suo essere ormai vuota, scolorita, grigia, sono a mio viso la fine perfetta per questo scritto sofferto, doloroso e malinconico. Anche nella sua conclusione, insomma, ho riscontrato l’originalità dello stravolgere l’immagine rendendola, da quadro ricco di colori, a mera immagine grigia, spenta e ormai scolorita.
Ricollegandomi qui a quanto già detto, riguardo l’immagine non mi ripeto nel confermare la piena aderenza con la traccia del contest e quindi con il pacchetto da te scelto; cosa che, come vedi, ti ha fatto guadagnare un punteggio pieno anche in questo parametro.
Riguardo lo stile, invece, non ho molto da dire se non che hai svolto un lavoro splendido e quasi perfetto. Dal punto di vista lessicale trovo che sia articolato e ben studiato, forse non totalmente ricercato ma comunque, nella sua totalità, particolareggiato e ben utilizzato.
Riguardo la struttura del testo, anche qui ho poco da aggiungere se non che, tanto per puntigliosità, ti suggerisco di recarti a capo quando inizi e termini un discorso diretto.
“Era il biondo orrendo dei tuoi capelli ossigenati.
«È la tinta sbagliata.» criticavano tutti, capaci solo di quello.
«Io sono sbagliata.» rispondevi ridendo da iena.”
E’ solo un consiglio, ovviamente, ma solitamente la struttura più corretta dovrebbe essere proprio questa, da quanto ne so.
Sulla grammatica non ho di che lamentarmi; i due errorini riscontrati sono più per puntigliosità che non veri e propri errori:
“«È la tinta sbagliata.» criticavano tutti, capaci solo di quello. «Io sono sbagliata.» rispondevi ridendo da iena.”
Qui ci sarebbe molto da dire: da quanto ne so, quanto ho letto su siti, dopo il discorso diretto la maiuscola dovrebbe essere d’obbligo. Questa regola non viene adottata sempre e, ti confesso, che ormai viene quasi sempre ignorata anche dalla sottoscritta. Qui però il discorso è diverso. Nel caso di:
“«È la tinta sbagliata», criticavano tutti, capaci solo di quello. «Io sono sbagliata», rispondevi ridendo da iena.” Forse lo avrei accettato, ma nel caso di punto fermo credo che utilizzare una maiuscola sarebbe stato più corretto.
“«È la tinta sbagliata.» Criticavano tutti, capaci solo di quello. «Io sono sbagliata.» Rispondevi ridendo da iena.”
Detto ciò concluderei con il mio gradimento che, come anche qui puoi vedere, è massimo.
Il tuo scritto mi ha prima di tutto stupito, mi ha colpito per la sua originalità e per il suo argomento profondo e trattato da te in modo molto delicato. La storia anche, della narratrice, mi ha emozionata moltissimo e mi ha trasportata e avvolta nel suo dolore, nel vedere la persona che ama spegnersi lentamente, perdersi e perdere soprattutto se stessa.
Il colore, in qualche modo, è l’elemento predominante del racconto eppure è ciò che, più di tutto, sottolinea a mio avviso la perdita di vitalità, di forza e volontà della protagonista nel lottare contro la sua malattia, la sua confusione. Quel finale tragico, poi, in qualche modo dovrebbe essere la conclusione ultima, la perdita totale, eppure io non riesco a vederci ciò, anzi. Colori tanto vivi rimangono anche a seguito della lettura:
“C’era.
Ormai sei grigia.”
Rimangono e fanno sperare che, la loro forza e vivacità, possa ritornare e ricolorare, ancora, il grigio che rimane.
Questo almeno è ciò che io vi ho letto e poi, se sia corretto o meno, sarai tu a dirmelo.
Ria-chan |