Recensioni per
A volte
di wordsaredeadlythings

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
08/07/12, ore 12:00
Cap. 1:

Baudelaire diceva: "C'è un solo modo di dimenticare il tempo: impiegarlo."
Trova qualcosa che ti faccia distogliere la mente dal tuo malessere. Qualcosa che ti faccia sentire viva davvero, che ti faccia stare bene non solo in superficie.
Ci sono passata anche io, credimi, ti capisco. Capisco quanto tu ti senta "l'ultima ruota del carro", capisco quanto tu ti senta abbandonata.
In ogni parola di questa poesia mi ci rivedevo.
Ma credo che l'unica cosa da fare sia trovare una sorta di valvola di sfogo, qualcosa con cui svuotare la mente da qualsiasi pensiero.
Può essere qualsiasi cosa: scrivere, disegnare, dipingere, correre... io ho trovato la musica. Perchè con quella mi sento libera di poter fare qualsiasi cosa.
Credimi, può funzionare. Basta solo volerlo.

Comunque sei davvero brava, complimenti. Magari avessi io un briciolo del tuo talento! 
Saluti, 
-g.

Recensore Junior
28/04/12, ore 19:57
Cap. 1:

Ciao Cris, stavo passeggiando nella sezione Poesia e mi sono imbattuta in te: però prima di lasciarti il mio breve commento, voglio premettere che non ti lascio questa recensione perché è ciò che chiede la tua frustrazione, seppur silenziosamente tra gli spazi bianchi della poesia. Non sono qui per dirti “poverina, non dire queste cose tristi”, sarebbe offensivo e inutile (ciò non significa che ti auguri di stare peggio, s’intende). Voglio comunicarti la mia visione (per quanto ti possa essere utile), poiché nelle tue parole ho ritrovato molti sentimenti a me familiari e frammenti di persone che amo, che mi sono state care, e infondo anche di me.
L’impeto che questi versi portano sono sicuramente d’impatto: si percepiscono distintamente l’insoddisfazione, l’angoscia e la delusione di non essere mai compresi pienamente dagli altri (e forse in primo luogo pure da sé stessi), il desiderio e la necessità di cambiare, il timore di esporsi; perché già è difficile raccontarsi via pubblicazioni elettroniche, mille volte lo è di più farlo in carne ed ossa.
Nella nota a piè pagina chiedi che qualcuno spieghi come togliermi di dosso queste sensazioni, ma io non credo che sia questo il punto: non voglio sembrarti presuntuosa o saccente, ma avrei una piccola domanda per te... hai letto veramente la tua poesia? Trovo che nelle tue stesse parole ci siamo già molti indizi che puoi sfruttare. E' questo quello/che vorrei/dire/a tutto il mondo - A volte/vorrei che qualcuno/si accorgesse che/non sto affatto bene. ti capisco, a volte è davvero difficile difendersi dall’indifferenza che ci circonda e il muro di falsi sorrisi che costruiamo per difenderci da ciò molto spesso è una lama a doppio taglio; ci ritroviamo isolati in noi stessi e intrappolati dall’idea di “noi” costruita dagli altri, ma che è ben lungi dal noi autentico (il nostro noi). Mi chiedo, però, se la prima persona verso cui si vorrebbe urlare, dalla quale si vorrebbe essere guardati veramente, non sia me stessa: forse la parte più dolorosa è non capire come riuscire ad “aversi per sé”, essere visti da se stessi prima che da terzi? - Che ho bisogno di aiuto/che sto affogando nei miei pensieri e parli di qualcuno che dimostri affetto genuino e cura disinteressata, qualcuno che porga la mano... ma poi dici di affogare e allora la questione evolve: hai bisogno d’aiuto, ma da chi? Una mano amica che sia disposta a sostenere sinceramente è senza dubbio importante e a volte quasi determinante, tuttavia mi chiedo: basterà? Secondo me qui torna il fatto di esserci per se stessi, avere cura di sé e per se; francamente la ritengo una delle forme di cura più complesse e delicate. Perché ci possono insegnare le attenzioni per i bambini, i malati o gli altri in genere (ed è già difficile riuscirci bene), ma per noi stessi? Scrivi debole e inutile/come me - odio che provo per me stessa, ma è quello credi tu di te, forse senza esserti ascoltata appieno: perché invece non provi a darti una possibilità? E se anche la prima non dovesse funzionare, perché non ritentare? Lo so, mi vorresti rispondere: “perché? Che senso ha? Io sono inutile.” E perché non provare, invece? Non è prematuro abbandonare, senza conoscere le proprie possibilità, senza aver prima provato ad ascoltersi? Per quanto gli altri possano avere amore per noi, la cura deve crescere anche da sé altrimenti sarà sempre una dipendenza, sarà sempre un mal-essere come “non esserci veramente”. Vorrei riformulare parole tue sotto un’altra prospettiva: Persa/nell'oceano/della mia/mente. - “Custode di quell’oceano che è la mia mente”.
Ora concludo, mi rendo conto di essere stata un po’ complicata (e prolissa) e spero di non aver in alcun modo ferito i tuoi sentimenti: le mie sono parole sincere, dette da una persona che ha vissuto direttamente e non sentimenti vicini ai tuoi.
Lo ripeto a te (a me e a chiunque): è essenziale darsi tempo, avere pazienza con sé, avere cura di sé e per sé. Ascoltarsi, riflettersi. Poi le cose cambieranno, forse saranno ancora lontane dal nostro ideale e forse avvicinarsi a sé sarà un lavoro continuo e complesso, ma le cose miglioreranno.
Sarà faticoso? Sì.
Ci vorrà molto tempo? In media, una vita intera.

Hebe.
(Recensione modificata il 28/04/2012 - 07:58 pm)

Recensore Junior
28/04/12, ore 14:25
Cap. 1:

Ti voglio bene, Cris.
Può non sembrare, perchè sono un'egocentrica menefreghista, ma ne te voglio.
Leggere queste cose da te fa male.
Se avrai bisogno di me, in qualsiasi momento, voglio dirti che ci sarò. Credimi.
Se mai avrai bisogno fammelo solo sapere.
Non sono molto, ma ci posso provare.
Un bacio, Jett

Recensore Veterano
27/04/12, ore 23:00
Cap. 1:

Non fa schifo,è un significato c'è l'ha ed è anche molto bello,è una poesia sofferta in un certo senso,ma il senso di sentirsi sempre oppressi e sempre tristi è quello che rende veramente bella questa poesia complimenti