Cara Mary,
ti avevo assicurato che sarei rimasta sul vago, perchè già ho fatto troppe figure barbine.
Ma non posso non captare, anche qui, quello di cui sono ormai convinta.
Che questa fic parla di un Remus disperato.
Che questa è una fic post velo.
Dimmi quello che ti pare, sii sadica fin che vuoi, ma questo io sento per cui, mi rimangio ogni parola e mi
ributto a capofitto nella mia convinzione.
Non conosco mezze misure, lo sai! XD
E per far qualcosa di assolutamente nuovo, ti commenterò questo capitolo come si faceva a scuola, brano per
brano (quelli che mi hanno colpita, ovviamente, se no, per la reccy ci vorrebbero almeno cinque o sei fogli
protocollo!!!! XDDDD Con note ai margini, ovviamente!)
Appropinquiamoci quindi alla geniale e ponderata critica di questo tuo CA-PO-LA-VO-RO!!!!
Di solito, in questi tipi di recensioni, si comincia con una breve biografia dell'autrice. E chi sono io per deviare
da questa accertata metodologia????
Nessuno, quindi ecco la biografia:
TwinStar - alias Mary (non Sue) giovane ficwriter di belle speranze, ha cominciato la sua carriera di
Romantraggica già in tenera età. Poco si sa delle sue origini (se ci fai caso spesso si dice così! XD), ma molto
si apprende dai suoi scritti.
Tendenzialmente pigra, passa periodi di totale improduttività, cui si rifà con periodi altrettanto frenetici di estasi
creativa.
Sappiamo da fonti certe che questo è uno dei momenti d'oro di questa ecclettica fanwriter.
Accantonati, per ora, i suoi vecchi lavori incompiuti, sforna perle che incredibilmente hanno un'inizio e una fine!
In ogni suo lavoro si percepisce la sua vena drammatica, mitigata dalla naturale propensione all'ironia e al
sarcasmo, con punte di pura comicità.
Il lavoro che commenteremo in questa sede è l'ultimo (per ora) in cui si sta cimentando:
Amarcord - Capitolo 4 - Lupini Ornamentali.
Passiamo quindi all'attenta lettura del quarto capitolo di questo capolavoro, ultimo in fase di pubblicazione, di
un opera importante e strutturata come questa: Lupini ornamentali.
Dietro ogni suo lavoro vi è una minuziosissima ricerca direi quasi scentifica.
Dimostrata dalle note a fondo pagina che ogni volta allega a corrollario del suo lavoro.
Il capitolo si apre come meglio non poteva: Remus apre gli occhi disturbato dal fruscio delle foglie verdi.
Qualcuno, in quell'istante ha posato i fiori (quattro) sul tavolino?
Remus nel dormiveglia si guarda attorno.
Casa sua. Estate. Sembrerebbe solo, ad un primo momento (sul tavolo vi è una bottiglia con un solo
bicchiere). Solo in una casa anonima. un po' asettica, triste.
Finalmente fissa i fiori accanto a se.
E dai fiori, che conosce, che ricorda, si volta verso lo sguardo grigio di Sirius...
Ma, è Sirius?
Non si può far a meno di chiederselo.
Compare all'improvviso senza che nessun segnale di un'altra presenza sia stato dato prima.
Sirius è una figura troppo evanescente, già dall'inizio, come evocato dai fiori stessi che sembrano più reali di
lui.
E sono quei fiori, che Remus preferisce guardare voltando le spalle al suo amante, a suscitargli il ricordo.
Un ricordo amaro, sembrerebbe da come Remus ne parla.
Sirius, dongiovanni impenitente, ha sempre creduto di poter sistemare ogni cosa spiacevole con un mazzo
di fiori, come in un litigio tra innamorati. La chiamava la sua “deformazione professionale”.
Già da questo preambolo ironico se ne ha il sentore.
Dopo la carrellata (assolutamente splendida ed evocativa) dei mazzi destinati agli amici, arriva la certezza che,
ricevere quei fiori non gli abbia mai fatto piacere:
Aveva sorriso anche allora.
Finché lo squarcio sulle labbra non si era riaperto e il sangue non si era impastato con le lacrime secche;
finché non aveva visto la squallida realtà vermiglio cupo che lo circondava liquefarsi dietro occhi inumiditi di
pianto nuovo; finché la sostanza letale dell’ultimo di quei fiori non era schizzata via dai petali annientati dalla
furia cieca delle sue dita tremanti e violente.
E' come se Sirius, con quel dono, gli ricordasse troppo la sua natura, una natura contro la quale combatte.
E' come se Sirius gli ripetesse: "Questo sei, per quanto tu ti affanni."
Ecco quanto valeva la sua vita messa in gioco per noia.
E la conclusione del ricordo non può che terminare con una frase totalmente amara.
Ad interrompere il ricordo, più reale della realtà di una notte insonne ed irreale il sussurro di questo Sirius onirico che gli ribadisce che è così che lo ama. (se lo ama... )
Un Sirius che Remus non osa quasi sfiorare, come ad aver paura che sparisca.
Vinto dalla tenerezza (per un petalo morente) cerca di toccarlo.
Questa volta è Sirius che si ritrae stizzito...
E che riporta tutto ad un piano più reale.
Ma quanto reale?
ed è così reale ora che ha timore di toccarlo per scoprire null’altro che un inganno caliginoso e inconsistente.
Quanto un ricordo o un'immaginazione o un riflesso?
Come è ricordo il suo far sesso con Sirius?
La sua mente è piena di suoni, odori, sensazioni tattili, immagini, parole.
Per quanto sia tentato di cedere finalmente alla follia, c'è comunque una realtà che gli impedisce di farlo.
La realtà di un orgasmo e di una voce.
Ma di chi è quella voce?
Di Sirius mi si è detto (e non posso dubitarne, visto che è l'autrice che me l'ha confessato), ma oltre a quelle quattro parole cui non so dare un significato preciso, vi è una frase che mi stranisce e che non riesco a collocare (conoscendo la meticolosità con cui l'autrice scrive i suoi testi): Un vibrato armonico accolto in un seno sodo.
Ed infine, un ultima domanda mi sorge spontanea: Di cosa si deve far perdonare, questo Sirius?
Mi rendo conto che lascio questa recensione con più domande che risposte, come dopo la visione della terza serie di LOST, ma questo è quanto.
Questa fic mi ha fatto così incaponire che me la sogno di notte, ma dalla prima impressione non riesco a scostarmi!
A questa fic dedico le parole di una canzone che, secondo me, sono perfette per questa visione affranta che ho di questo fantastico capolavoro di cripticità:
Hoodoo - Muse
Come into my life
Regress into a dream
We will hide
And build a new reality
Draw another picture
Of a life you could have had
Follow your instincts
And choose the other path
You should never be afraid
You're protected
From trouble and pain
Why, why is this a crisis
In your eyes again
Come to be
How did it come to be?
Tied to a railroad
No love to set us free
Watch our souls fade away
And our bodies crumbling
Don't be afraid
I will take the blow for you
And I've had recurring nightmares
That I was loved for who I am
And missed the opportunity
To be a better man
Grazie Mary.
Anche se continuo a non capire, mi emoziona tantissimo!
Alexia
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