E' la seconda volta che la leggo. La mia prima lettura è stata sommaria perchè non avevo molto tempo a disposizione, ma adesso sono riuscita subito ad entrare nell'atmosfera del racconto. Ero lì, nell'America del 2036, a guardare quei due ragazzini che ridevano e scherzavano, ero lì in quella casa ed ero davanti a quel computer.
Mi piace il fatto che tu non ti sia soffermata sul dolore del futuro crononauta per aver perso il suo amico. Sarebbe stata un'aggiunta di pathos superflua probabilmente. Così la realtà è più misteriosa e frammentaria, quasi asettica in certi momenti. E' uno degli aspetti migliori di questa OS, oltre allo stile, al solito fluido e senza errori (i miei occhi e il mio cervello fanno festa *-*).
Forse, però, avrei inserito qualche dettaglio in più sull'ambientazione e avrei indugiato un po' di più sul terremoto, ma queste possono essere considerate mie scelte stilistiche, credo.
Piuttosto, avrei evitato di far dire al padre del futuro Titor quella frase che sa di linguaggio settoriale: "Le tre e quarantacinque, orario di Washington DC". In fondo un comune mortale in preda alla disperazione non avrebbe detto una frase come quella, che fa tanto giornalista. Anche perchè, se l'ambientazione è Washington DC non è necessario specificarlo in riferimento all'orario; qualora, invece, l'ambientazione fosse diversa, i cittadini non si baserebbero sull'orario di un altro Stato o città, no? :) Tranquilla, non volevo essere altezzosa e saccente, ma è solo un piccolo appunto per la prossima volta. La mia reazione a questa storia e la conseguente critica sono positive, molto positive. Quindi, anche stavolta, bandierina verde. :) Sono ben altri gli errori che mi portano a dare giudizi più severi.
Ancora una volta, bravissima. :) |