Wow, che dire… beh, è davvero una storia che, per certi versi, lascia davvero sbigottiti (positivamente, eh). Per evitare di essere poco chiaro, stenderò la mia recensione in modo molto schematico a partire dall’inizio.
L’introduzione di questo ultimo capitolo è alquanto movimentata: quel “ceffone” tirato da Edward sembra quasi stordire il lettore con quel successivo e MAIUSCOLO “WAS HAST DU GEMACHT?!”. Successivamente tutta quell’enfasi iniziale quasi si arresta con il comparire del vero Mustang, che viene descritto “dall’aria scocciata” , e che poi riprende la sua vitalità nel momento della fatidica scelta.
Il tema cardine del seguente capitolo, infatti, è proprio la scelta. Essa viene interpretata diversamente dai tre personaggi, tuttavia ci sono analogie tra le visioni dei due Roy. Il Roy di Central City vede la scelta come qualcosa a cui non ci si può sottrarre, come qualcosa di nobile e strettamente necessario, qualcosa che, in ogni caso, “comporta una perdita”; il Roy tedesco invece considera la scelta, come vedremo nel finale, come una soluzione definitiva (o, come sarebbe più appropriato ma visibilmente ironico, una SOLUZIONE FINALE) anch’essa necessaria e nobile; Edward, infine, interpreta in modo totalmente diverso il concetto di scelta. Il biondino, infatti, pur essendo consapevole “di poter amare solo uno dei due”, decide di non affrontare la suddetta scelta non considerandosi, probabilmente, all’altezza di un simile giudizio. Chi prende le redini della situazione, dando uno strattone a questo impelagato tema è proprio l’alchimista di Fuoco, che sceglie la via più nobile e solenne. Il tema, come anticipato prima, viene, dunque, ripreso nel finale della storia come la scelta tra una vita da ignobile mollusco e una morte, appunto, scelta.
Io alzo le mani di fronte alla immensa bravura di questa grande autrice nella resa di tutto ciò. Ma lasciamo le considerazioni personali per ultime e continuiamo in questo lungo percorso di recensione dell’opera.
Per quanto riguarda il lessico della storia, ho constatato l’uso di termini più semplici (nelle conversazioni tra i personaggi) rispetto ai precedenti capitoli, tuttavia, rimanendo sempre su un dizionario molto elevato e, a volte, persino aulico. Ho particolarmente apprezzato quelle poche frasi in cui è stata utilizzata la lingua tedesca ( una scelta stilistica che dà un tocco di realismo in più all’opera).
L’ortografia è come sempre perfetta in ogni suo aspetto, punteggiatura compresa ( e cosa c’era d’aspettarsi, viste le precedenti storie pubblicate?). E la forma è schietta e molto comprensibile, sotto ogni punto di vista, davvero.
Lo stile tallona più “Wax Love”, la tua precedente pubblicazione, che non “American Dream” ( un’altra tua più nota pubblicazione). Eppure, ci sono taluni interessanti e incisivi cambiamenti da allora. Giusto per elencarne qualcuno, ho notato l’utilizzo di un vocabolario più ampio e calzante con gli eventi, uno schema narrativo più maturo, una particolare e saporita tendenza al realismo (concettualmente parlando, ovviamente) e l’impiego di un finale sempre più a sorpresa (cosa che io personalmente appoggio). Oltretutto la tecnica è scorrevole a tal punto che sembra voler inghiottire il lettore nella storia e influenzarne i sentimenti, ciò che era, se ho capito bene, il tuo intento primario nella stesura del testo (se ciò che dico è corretto, allora, complimenti davvero).
Ora passiamo alle tanto attese considerazioni personali. Secondo la mia modesta opinione, la storia qui recensita è indiscutibilmente impeccabile in ogni suo aspetto. Non è la classica storiella che si legge in autobus per passare il tempo, no… è ben altro! Questo testo è il frutto di un sudatissimo percorso di maturità che ha portato l’autrice a dei risultati strabilianti, come si può benissimo dedurre da questo vero e proprio capolavoro. Un certo Nietzsche direbbe: “Grande astro! Cosa sarebbe la tua felicità se non avessi coloro ai quali risplendi!”, in effetti, con le poche recensioni a cui l’autrice si ritrova tener testa c’è ben poco da essere felici. Tuttavia bisogna alimentare questo fuoco che è la voglia di scrivere, perché le passioni, alla fine, sono ciò che danno senso alla nostra vita. A parte tutto ciò, tornando alla storia, credo che nel caso di questa grande autrice ci sia da essere ben fieri del proprio lavoro, come d’altronde lo sono io del suo. Scritto ciò, ho davvero concluso. Ti amo, biscottina |