Intensa. Mi piace

Eppure è così... non dimentichiamo che sempre dalle scimmie discendiamo (se vogliamo saltare un paio di amebe un po' imbarazzanti...). La guerra è parte della nostra natura bestiale, come il sopravvivere. Fatalismo? Forse sì, ma purtroppo è così anche nella realtà...
Silvia (alias LadyMorgan)

I fautori del destino siamo noi..Ci nascondiamo dietro alla definizione di destino ma in realtà noi decidiamo tutto.Complimenti,molto arguta come poesia.

credo che siano domande che tutti ci poniamo una volta nella vita... forse pure più di una sola volta!!! se trovi una risposta chiamami...^^

Se il destino è scritto o non lo è,non è compito mio stabilirlo...solo io credo che, anche se è scritto, noi possiamo cambiarlo. Solo che, anche quando lo cambiamo, noi non ci potremo mai accorgere che lo stiamo facendo, perché non sapremo mai come sarebbero dovute andare le cose secondo il destino...quel destino che noi abbiamo modificato...che non è più uguale dopo la modifica..e che crea un altro destino..che noi possiamo sempre modificare...non so se sono riuscita a esprimene decentemente la mia idea, io stessa mi rendo conto che è molto contorta....

o.o....

Bell'argomento...io penso che se sia scritto o no a noi non cambia perche non conoscendolo non possiamo "andargli contro"... non so se si capice cosa intendo...insomma anche se fosse scritto ognuno è comunque libero di agire come vuole perche non sa cio che è scritto (che lo potrebbe condizionare)... scusa per i giri di parole ma ho appena guardato "La maledizione del forziere fantasma" e sono ancora confusa dai discorsi di Jack Sparrrow...

No, niente è già scritto, quello che noi chiamiamo "destino" è un modo come un altro per non prenderci la colpa della nostra stupidità. Le guerre, le morti, in tutto questo qualcuno ha un guadagno ma la colpa è tanto sua quanto nostra, che impassibili rimaniamo ad assistere alla rovina del mondo. Comunque se posso darti un consiglio non credo che sia adatto mettere questo testo in "poesie" perchè poesia non è, sono più che altro dei pensieri, una drabble introspettiva.