Recensioni per
VITA OLTRE LA VITA
di lalla

Questa storia ha ottenuto 42 recensioni.
Positive : 42
Neutre o critiche: 0


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Tiger eyes
12/09/05, ore 18:30
Cap. 7:

Eccomi di nuovo qui. Questo capitolo è stupendo! Ma prima veniamo alle sviste: "...per portare al il genere umano lutto..."; "Orlando, conte di d’Anglante e di Blaye" -> non c'è un "di" di troppo? "Sarebbe stato lui a dargli al cambio..."; "...della vera fede di farà a pezzi...". Sciocchezzule in confronto ad una narrazione superba: è incredibile come tu sia riuscita a reninventare così bene le vicende di Angelica, Orlando e Medoro conferendogli quell'aura di realismo che li fa sembrare non solo vivi, ma realmente vissuti. Il personaggio di Angelica, soprattutto, è fantastico, hai descritto magistralmente la sua insofferenza nei confronti di Orlando (che le ha pure ammazzato il fratello, che gran bastardo, chi non l'avrebbe odiato?). Ora si spiega perché lei lo ha sempre rifiutato, senza contare la follia del paladino, finalmente è tutto chiaro! Scherzo ovviamente, vorrei solo esternarti ancora i miei complimenti per come riesci sempre con incredibile bravura a riscrivere la storia con incredibile realismo. Bellissimo il contrasto tracciato fra la civiltà araba, allora al massimo dello splendore (un vero faro, come un tempo era stata Roma) al confronto del mondo cristiano, che stava sprofondando sempre più nell'oblio degli anni bui del medioevo dell'ignoranza e della superstizione. Complimenti per l'accuratezza storica e le chicche che lasci qua e là. Costa tempo e fatica. So cosa vuol dire. Alla prossima!

Tiger eyes
12/09/05, ore 12:09

Arieccomi e ti segnalo subito alcuni errori di battitura: "...con qui capelli lunghi..."; "Ma ma non è due volte uomo..."; "Gli rispose nella parlando nella sua lingua..."; "Sapeva che con Acebalo era infelice..." -> "ero infelice": Teodora parla della schiava che avrebbe mandato il messaggio di aiuto a Massimo. Non da ultimo mi ha incuriosito il nome Jong-Nu: era il nome con i quali gli Unni chiamavano se stessi? So che i Cinesi li chiamavano Hsiung-nu, che sia derivato da questo termine? Bene, ora posso dirlo: il ritratto di Teodora che hai tracciato è fantastico, anche perché sei riuscita a renderla perfettamente quella che è, una donna arrivista senza scrupoli. Mi chiedo come abbia fatto Massimo a innamorarsi (?) di una donnaccia come lei, ne ha conosciute di donne migliori, non è uno sprovveduto. L'amore rende così ciechi? Evidentemente sì. Bello il paragrafo finale: ora finalmente sappiamo! Mi ero scervellata per anni nel tentativo di capire come fosse possibile che un unno pagano come Attila si fosse fermato di fronte alle parole di un vecchio papa come Leone Magno. Ma che senso aveva? Ora lo so! C'era Massimo con lui! Lui ha salvato Roma (per la seconda volta)! XD Hai avuto un'idea geniale, hai saputo inserire Massimo nel momenti chiave della storia rendendolo plausibilissimo. Complimenti ancora!

Tiger eyes
11/09/05, ore 21:18

Meno male che hai scritto un seguito, sono ansiosa di sapere come Teodora arrivi a diventare imperatrice. Però, che razza di ingrata... Ma del resto, per arrivare dove arrivò, doveva essere una donna non solo intelligente, ma soprattutto priva di scrupoli. Il ritratto che hai tracciato della Teodora giovane è superbo (come la solito), quello fisico di Massimo mi piace un po' meno: perdonami, ma avendo in mente quello del film, non riesco a immaginarmelo con i capelli lunghi, ondulati e tendenti al biondo. Per non parlare degli orecchini d'oro alle orecchie (ho letto bene?). Ma tant'è, è un capitolo così bello, che ci passo volentieri sopra. Commovente il ritratto del lebbroso e del domatore di orsi. Ma ciò che mi ha colpito è il fatto che Massimo tentì ancora inutilmente (lo ammette persino lui) di ritrovare la grandezza e la luce di Roma nelle ex province dell'ex impero. Prima va in Inghilterra, poi deluso va a Bisanzio. Per poi scoprire che quella città ha due facce: una che si professa religiosa e immacolata e l'altra sudicia e depravata. Esattamente come Roma un tempo. Nulla è cambiato. E Massimo viene ancora una volta deluso. Altro che faro di civiltà, Bisanzio è solo un covo di bassezze. Davvero triste. Ma splendidamente narrato. Al prossimo capitolo!

Tiger eyes
11/09/05, ore 18:52

Lo ammetto, ce lo vedo molto poco Massimo a Camelot. L'ambientazione fantasy poco gli si addice e agli occhi di una storica come me poco piace. Per questo non riesco ad apprezzare questo capitolo come meriterebbe, perché dopotutto è un bel capitolo. Ti consiglio però di evitare di usare gli asterischi per le note: troppi risultano fastidiosi. Hai poi saltato una parola, all'inzio. "...si scrutarono nella grande dalle pareti scabre..." -> credo manchi la parola "sala" o similare. Mi ha colpito il personaggio di Morgana, condannata ad una solitudine senza fine per via di quel viso sfregiato (anche se è lei stessa ad imporselo) e consumata da una vendetta assurda. Ora che l'ha ottenuta, cosa le rimane? Mi ero dimenticata di farti i complimenti per i sentimenti umanissimi che prova Priscilla nel capitolo precedente: nonostante sia una cristiana fino al midollo (fino al martirio), è capace anche lei di innamorarsi, sottolineando così il fatto che questi martiri fossero persone comuni, come tutti noi, ma spesso la Chiesa li ha mitizzati facendocelo dimenticare, esattamente come ha tristemente constatato Massimo secoli dopo il suo matrimonio con Priscilla. Alla prossima!

Tiger eyes
10/09/05, ore 15:32

Sto ancor riflettendo sulle riflessioni di Massimo (che poi sono le tue). Lo so, è un gioco di parole, ma lo scrivo comunque per farti capire quanto questo capitolo mi abbia scosso, quanto mi sia imbevuta delle parole misurate e ricercate, della sua dosata lentezza che ho assorbito senza accorgermene. Nè mi aspettavo una sorpresa simile nel finale. Mai avrei immaginato che la Priscilla che lui aveva sposato fosse quella Priscilla, martire e santa. Non capivo in effetti lo zompo temporale dal IV secolo al 1600. Magistrale. Che dire poi del ritratto memorabile che hai dipinto di questa giovane, che diceva sempre a Massimo di non essere coraggiosa come lui, invece non solo si è dimostrata risoluta a non abiurare la sua fede nonostante le toture e il sapere che sarebbe andata a morire, ma ha affrontato la morte con fede e coraggio sovrumani. E ha perdonato i suoi aguzzini. Sono davvero tristi le considerazioni finali di Massimo, ormai pluricentenario. E' proprio vero che i Cristiani perseguitati di un tempo, pacifici e innoqui, dopo secoli sono diventati carnefi peggiori degli stessi Romani. Perché spesso si dimentica che il serpente cambia pelle. Ma rimane sempre un serpente. Un capitolo che toglie il respiro, che scuote la mente e l'animo. Lo confesso. Ho pianto alle fine. E con questo chiuso, sennò ricomincio. Giusto alcune precisazioni. Nella prima riga hai scritto: "giorno do mercato"; in una nota c'è un altro errore di battitura: "Se fa qui riferimento alla Tetrarchia..."; "Prisco non si era preoccupato di far sentile..."; poi hai scritto in una nota qualcosa che non mi torna: "Generalmente, le donne romane venivano chiamate con il nome di famiglia, per il solito ingentilito in un diminutivo." Avendo studiato Epigrafia Latina all'università, ricordo che i nomi delle donne erano sempre formati sul nome della famiglia (nomen o gentilizio, dal latino gens, e fin qui ci siamo) cui si aggiungeva un suffisso (non un diminutivo, anche se in altri casi può esserlo) per renderlo al femminile. Rarissimi sono i casi di prenomi femminili. Al gentilizio seguiva il patronimico (figlio/a di) e il cognomen (più il nome del marito al genitivo). Bene, spero di non aver detto cavolate, purtroppo mi appello alle reminiscenze universitarie. Ancora i più sentiti complimenti e a presto!

Tiger eyes
10/09/05, ore 12:37

Ciao Lalla, ho letto tutto d'un fiato anche questo secondo, splendido capitolo. Perdonami, ma i complimenti per il tuo stile insuperabile te li farò finché campo. Ma adesso veniamo ad alcune cosucce che non mi tornano. Hai spesso ripetuto questa frase: "si disse da sé solo" che francamente non mi suona bene, così come ad un certo punto Massimo esordisce con un "Beh..." che trovo troppo colloquiale, io lo eliminerei. In una frase poi ha scritto "Massimo non potè esimersi dal pensare a quanto Roma fosse caduta in basso": anche qui qualcosa non mi suona a dovere, quel "a quanto Roma" -> toglierei la "a", che stona un po'. Poi c'è un errore di battitura: "Massimo so fissò un attimo..." e diversi errori di punteggiatura. Bene, mi sembra di aver capito che una parte della vita di Massimo si sia conclusa, intendo quella che lo vede ancora legato all'impero di Roma, quindi presumo che nel prossimo capitolo ci sarà un balzo temporale non indifferente. Nonostate ciò che è diventato, mi piace ugualmente il Massimo redivivo. Quello che ha fatto finora nella sua seconda vita (mentire, tradire, "rubare") non s'è di certo trovato costretto a farlo, ma è chiaro nella sua nuova natura di immortale non si fa più molti scrupoli. Vivrà per sempre, sarà sempre giovane. Bisogna vedere questa "maledizione" quanti altri cambiamenti porterà in lui. Spero solo che non siano troppo negativi. La vita eterna non è un dono. Alla fine, diventa una condanna. A presto e ancora complimenti.

Tiger eyes
09/09/05, ore 23:23

Scusami, ho dimenticato di dire due cose (lo so, sono imperdonabile). Mi hanno colpito in particolare due scene di questo primo capitolo: poco dopo l'inizio, quando Lucilla si reca da Marzia e le loro mezze frasi di circostanza sono intercalate dai loro pensieri, ovvero da quello che vorrebbero dire apertamente. Bellissimo. E poi alla fine, quando i pensieri di Massimo e di Lucilla si intrecciano talmente che sembrano fondersi e diventare tutt'uno, quasi che si leggessero nel pensiero e si rispondessero. Splendido. Un'unione spirituale molto profonda, mi chiedo come proseguirà la loro storia adesso. Ecco, volevo solo dire questo. A presto!

Tiger eyes
09/09/05, ore 22:24

Perdona l'immondo ritardo Lalla, non so quanto tempo è passato da quanto ti ho detto che avrei letto anche questa tua opera, purtroppo ho dovuto studiare e i tuoi lavori meritano di più che una fugace lettura. Dunque veniamo prima a questa tua straordinaria storia. Nonostante qualche errorino di battitura e il consiglio che ti do di mettere le spiegazioni dell'autore a pié di pagina (e non in mezzo alla narrazione interrompendola), null'altro ho da rimproverarti, se non che il paragrafo finale mi sembra un pochino affrettato (il perdono di Massimo nei confronti di Lucilla intendo). Un altro mirabile capolavoro, con uno stile che sa incantare da ogni riga e rapisce il lettore trasportandolo in un altro mondo, così lontano, eppure così reale. Perché la tua storia sembra prendere vita e ti fa sembrare di essere lì. Complimenti vivissimi. Pian piano leggerò tutti gli altri capitoli e se non ti dispiace li commenterò uno per uno. A presto.

Betty
20/01/05, ore 19:03

Molto belle le tue storie. Piuttosto non ti sembra ora di aggiornare? Ne aspetto altre

Nuovo recensore
15/01/05, ore 00:13

sono veramente impressionata! complimenti per la ricerca storica...la storia continua ad essere molto avvincente!

Nuovo recensore
14/01/05, ore 23:47

wow! scrivi davvero bene... sono veramente impressionata! e la storia mi ha catturata...la leggerò quanto prima!

Tom
13/10/04, ore 14:27

Ho letto tutte le bellissime storie del Gladiatore. Complimenti per l'intreccio delle vicende, il linguaggio ricercato, la ricostruzione storica.Scrivine ancora.

Enrik
16/08/04, ore 20:40
Cap. 7:

Ho letto molte delle tue storie sul gladiatore e piazzo qui la mia recensione xkè questa è la mia preferita. Intreccio perfetto, stile impeccabile. E anke le altre.

Anonimo
10/08/04, ore 13:52
Cap. 20:

Niente male, la tua saga a u del gladiatore.Coinvolgente,appassionante, scritta sublimemente.il massimo in tutti i sensi:e dire che il film nemmeno mi era piacito

Viviana
05/08/04, ore 20:28
Cap. 19:

Che scrivi bene te l'ho già detto e è inutile ripetersi.Mi piace di questa che hai saputo trattare un argometo scabroso senza essere morbosa.