Davvero bella.
Non è facile immedesimarsi nell'animo complesso e contorto di Grifis, e mentre leggevo, rivedevo con la memoria tutto ciò che stavi descrivendo, tutti i momenti orribili vissuti dal Falco Bianco dalla sua caduta infausta fino al momento del Sacrificio.
Sei riuscita ad entrare pienamente nella sua testa, a comprendere il motivo per cui non poteva accettare una vita in cui fosse stato un peso per tutti, una bambola di pezza, accudito e osservato con pietà, mentre le persone che l'avevano sempre guardato con ammirazione, non lo guardavano più come una guida, come un dio, ma solo come un essere debole di cui prendersi cura. Senza contare che le due persone a lui più vicine, quelle che erano sempre al suo comando, quelle che l'amavano come nessun altro, gli avevano voltato le spalle, amandosi tra loro, dimenticando la venerazione nei suoi confronti.
Il Falco Caduto non avrebbe potuto vivere in quello stato, osservando i suoi cento uomini guardarlo con pietà, sapendo di dover vivere nella dipendenza totale dagli altri.
No, quello era troppo per lui. Non c'era legame che valesse quella sofferenza. Tutto era sacrificabile, pur di riavere il suo sogno, pur di esere nuovamente un Dio. Non c'era altra strada per lui.
Mi è piaciuta tantissimo l'idea che il dolore, l'orroe e e il tormento del Sacrificio, fossero lo specchio delle sofferenze di Grifis, come se tutto quel mattatoio, fosse la proiezione dei ricordi del Falco, come se volesse ripulirsi dal dolore, infliggendolo agli altri.
Insomma, mi è piaciuta davvero molto questa OS, dal primo all'ultimo rigo, complimenti! :D |