Ciao!
Sono la ragazza dello scambio autogestito del gruppo "Amici di EFP". :)
Secondo tuo lavoro su Tate, secondo tuo piccolo capolavoro: hai la grandissima capacità di scavare nell'anima dei personaggi e di far emergere il loro vero "io". Non è un dono che hanno tutti gli scrittori, quindi fanne buon uso. ;)
Ritorna anche qui la contrapposizione vittima-carnefice alla quale accennavo nella precedente recensione, solo che questa volta viene elaborata in modo diverso: se in "I'm waiting for you" Tate era circondato da una bolla illusoria di speranza che gli faceva pensare che un giorno, forse, avrebbe incontrato nuovamente Violet - da qui il titolo della storia -, in "I'm so alone" la speranza ha fatto le valigie ed è andata a farsi un giro. Tate è solo, divorato dal desiderio di porre fino alla sua condizione sospesa tra non-vita e morte - la morte caratterizza chi non rimane intrappolato nella Murder House -.
Emotivamente il testo è angoscia allo stato puro, a tratti disturbante - come deve essere giustamente una storia di AHS - e stilisticamente è molto ben ritmato.
Piccole note prima di chiudere:
1) "state rinchiuso" ---> "stare rinchiuso".
2) "trapassare da compratore a compratore" ---> "passare da..."
3) "la vita la fuori" ---> "la vita là fuori".
4) "si sentiva seriamente umano" ---> Suonerebbe meglio "si sentiva veramente"
5) "di non farsi del male, e proprio" ---> Non va la virgola dopo "male".
La bandierina verde viene data senza alcuna esitazione e spero di leggere altre tue storie in questa sezione. :)
Un abbraccio,
Alessia
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