Ciao Lyra!
Come va? Spero tutto bene.
Era parecchio che mie ero appuntata questa storia da leggere e recensire ed ora ne ho finalmente trovato il tempo.
Io adoro l'Irlanda e solo a leggere i nomi dei rptagonisti avevo già capito dove si sarebbe svolta la vicenda. A tal proprosito ti prego di correggere i nomi di Rowan e di Enya (non so perché ad un certo punto da Rowan la cominci a chiamare Rowen ed Enya in chiusura la chiami Anya... Non so se l'hai fatto apposta!).
Sai, mentre leggevo la tua storia mi è venuta in mente "Eveline" appartenente a Gente di Dublino.
I toni tristi e malinconici artcolati tra passato e presente, scanditi dal rumore della pioggia e dalle note querule del violino (per me il violino ha un suono lamentoso e triste) rievocano propriamente quelli dell'irrequietezza di Joyce.
Eppure di irrequieto qui non sembra esserci nulla, c'è pace struggente, ma solo perché il dolore si è già consumato.
La rievocazione del dramma della paerdita dell'amica e dell'infanzia felice vibrano riempiendo lo spazio e mescolandosi con i profumi dei fiori a primavera.
La stagione della rinascita. Non si può cambiare il passato, ma si può vivere il futuro.
Nonostante io qui non ci veda tanto ottimismo, spero che comunque Eran possa tornare a sorridere un giorno, anche per la sua amica.
Davvero buoni i toni introspettivi e soprattutto la resa del malinconico che è propriamente associato alla pioggia ed all'Irlanda, la landa piovosa per eccellenza... E questo gioco sulla semantica dei particolari/veri protagonisti (violino, pioggia, Irlanda, ricordi del passato) produce un ottimo risultato che è quello di descrivere e raccontare l'emozione. Il titolo alternativo di questa efficace composizione potrebbe essere "Malinconia".
Complimenti davvero.
Saluti,
*Halley* |