Recensioni per
Saga e Aiolos (BDT – Big Damn Table - 100 prompt)
di titania76

Questa storia ha ottenuto 195 recensioni.
Positive : 195
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
02/05/19, ore 00:55

L'ultima frase "ricordo di una fanciullezza ormai appassita " esprime perfettamente l'animo di Saga durante la detenzione del potere. La terra brulla ben si sposa con i suoi pensieri,dove il desiderio di un filo d'erba rappresenta la voglia celata di una rinascita, del bene che cerca di prevalere sul male. Il verde del prato desiderato associato alla speranza che forse vi sarà un futuro migliore, forse una redenzione. Interessante questo viaggio cromatico.

Recensore Junior
24/01/13, ore 00:42

Verde? Spesso lo si associa al futuro, alla speranza che deve ancora arrivare o almeno si degni di dare un segno della sua presenza. Però in pochi si ricordano che il verde puo' anche costituire il passato. Qualcosa che un tempo era verde e sano, ma al giorno d'oggi non lo è più. A volte le cose appassiscono e la cosa peggiore è che non c'è nemmeno più la speranza che possano tornare quelle di un tempo. Mi piace parecchio questa visione malinconica del verde.

Così come mi piace la versione massicia e incazzata del Santuario. Se c'è qualcosa che adoro è proprio la sua versione spartana e inospitale. Sono pur sempre guerrieri addestrati con metodi vergognosamente disumani, consapevoli di essere carne da macello. Mi pare giusto che stiano in un ambiente opprimente, dove non c'è poi molto spazio per cazzeggiare come se ci si trovasse in un resort, uno di quelli in cui di mattina un omino del personale ti passa un cartellino da sotto la porta su cui ci sono scritte tutte le attività ricreative che puoi fare in giornata. Qui si combatte! Eeeeeeh, come sono rigido e senza fantasia! No, molto peggio: ho letto il manga e visto l'anime :o

Dicevamo che questa visione rude mi piace molto, si sposa bene allo stato d'animo di un individuo che ormai è morto dentro e per cui il verde è ormai un miraggio irraggiungibile. In parte perché non si adatta molto bene alla conformazione del luogo, in parte perché lui stesso contribuisce con le sue mani ad impedire che la speranza possa tornare. Nella fase in cui si trova, dentro e fuori dall'abisso, non c'è molto spazio di manovra. La parte oscura vuole solo continuare il progetto e non fermarsi. La parte biondina è consapevole che non si puo' più tornare indietro e, anche se fosse, penserebbe che ormai è troppo tardi per tutto. Le gioie del limbo. Non resta dunque che attaccarsi agli ultimi ricordi piacevoli e rimpiangerli, dato che il presente riserva solo roccia, terriccio e sangue. Tutto a base di accostamenti cromatici duri e poco piacevoli alla vista: il verde non esiste più e sicuramente non tornerà. La condanna peggiore è poterlo rivivere solo nei ricordi. Normale che dopo un po' uno si chiede se ne sia valsa la pena. Ovviamente non c'è risposta. Solo un misero: "La strada ormai è questa, andiamo avanti".

Particolarmente azzeccato in questo contesto è il lessico e la scelta delle parole. Sono accostate in maniera piacevole e scorrono in modo fluido durante la lettura. Sembra che ognuna sia perfettamente al proprio posto, anche con una certa ricercatezza. Anche l'idea costruita attorno al verde mi è piaciuta, specie perché ribalta la positività che questo colore, per ragioni a me ignote, suscita nei più. Di sicuro avrei apprezzato un po' meno se fosse stata incentrata sui suoi occhi, sapeva di cosa troppo telefonata. Invece lo spunto è molto valido e vira direttamente sull'introspezione di un individuo che ha bandito per sempre la pace interiore. Questioni di fato, di scelte, di ambizione, di rosik, di orgoglio. Quel che più conta però è che quando il peso che si porta è troppo pesante, non si desidera certo la luna. Un po' di sollievo basta e avanza. Ma forse, in tali circostanze, equivale proprio a chiedere la luna e a rimanere a bocca asciutta.

Recensore Master
22/01/13, ore 16:03

Verde è il colore della speranza.
Verde è il colore degli occhi di Saga.
Verde è un colore che orami al Santuario in ben 13 anni non è più stato facile trovare.
Il Grande Sacerdote per tutti quegli anni in cui ha dominato ha saputo infierire con la sua follia e le sue guerre spietate. Nei momenti lucidi sperava nel risorgere di quel colore che portasse vivacità, vita, speranza. Ma purtroppo in lui regnava sempre di più la parte folle e questo portava a cancellare ogni speranza e ogni forma di ripresa di piccoli fili d'erba da germogliare e dare più colore a quel Santuario dove sangue e follia da troppo tempo detenevano il potere.

Recensore Veterano
13/01/13, ore 01:15

Bella , bella e bella!
Mi sorprendi sempre di più! L'ultima frase è la mia preferita! In questa fic ho visto espressi anche i miei pensieri . Il Grande Tempio che tu hai voluto descrivere è un luogo arido e vuoto , proprio come il cuore del Cavaliere di Gemini , che per una colpa non sua , si ritrova a vivere una vita non più sua , ma dettata da qualcun altro!
Complimenti, come sempre!
Esmy