Grazie della tua recensione e degli apprezzamenti, mi hanno invogliato - vuoi per il gongolamento che mi hanno prodotto, vuoi per l'asciuttezza e la padronanza del lessico - a leggere qualcosa di tuo.
Credo non sussistano dubbi sul fatto che la scorrevolezza sia una nostra caratteristica comune: neanche una parola di troppo. A volte, misurare il peso della narrazione sacrificando la zavorra inutile, come in questo caso, produce un effetto a dir poco raggelante nella mente di chi legge. In senso buono, nel caso non si fosse capito!
Si tratta di una tematica difficile, ma senza perderti in ironie di comodo, sei riuscito a farmela prendere dannatamente sul serio.
All'età di diciannove, vent'anni mi è capitato di sentirmi così, anche se forse il processo è avvenuto al contrario: c'erano momenti in cui non ne potevo più di certe persone, e accoglievo la solitudine come un balsamo. Poi riprendevo ad amare come una persona qualunque.
Ora che ne ho ventitré le cose vanno molto meglio, ma capisco come ci si sente. Posto che comunque non posso stabilire dove finisca la deriva autobiografica e dove cominci l'opera di fantasia, l'ho molto gradito.
Continua a scrivere! |