Ciao!
Questa storia mi è piaciuta moltissimo, l'ho letta ieri notte tutta d'un fiato e alla fine ero davvero commossa. Avrei talmente tante cose da dire che non sono certa di ricordarle tutte in questa recensione, ma spero che quanto ho appena scritto sia sufficiente a darti un'idea di quanto abbia apprezzato il tuo lavoro.
E ora vediamo di aggiungere qualcosa di intelligente...
Tanto per cominciare, mi ha colpito come tutto partisse da una favola senza tempo, da un luogo non ben specificabile, governato dalle leggi della magia, leggi via via più specifiche e complesse. Quando hai spiegato il meccanismo della designazione dei sovrani, ho molto apprezzato il fatto che esso non si basasse né sui legami di sangue né sull'identità sessuale, ma su un'affinità...come dire?.. energetica?.. tra Re e Regina. Inizialmente avrei pensato anche a un'affinità spirituale, ma quando ho letto dell'inesistente rapporto tra Ivan, Francis e le rispettive Regine, ho capito che invece questa era una delle peculiarità che rendeva l'unione di Alfred e Arthur unica. Perché loro, sin dal primo sguardo e prima ancora del primo scambio energetico, hanno subito percepito un legame profondo, una corrispondenza istintiva.
Certo, all'inizio il loro è più un legame di necessità, sia dal punto di vista politico che da quello personale, visto che Arthur soffriva per la solitudine alla quale, dopo anni di infruttuose ricerche del suo Re, credeva di essere condannato, mentre Alfred aveva finalmente trovato un posto dove stare e qualcuno che si prendesse cura di lui senza pretendere nulla in cambio. Però ogni loro momento è scandito da quel reciproco affetto e trasporto istintivo che sfocerà sempre più in un amore talmente forte che, alla fine, Arthur non potrà concepire un mondo senza il proprio consorte e arriverà a offrirgli senza esitazioni la propria energia e infine la propria vita.
Tra l'altro, a mio parere, i due protagonisti della tua storia rispecchiano bene gli originali nel momento iniziale del loro rapporto, quando Arthur si prendeva cura di Alfred e ne costituiva la famiglia. E in generale mi pare si adattasse bene ad Arthur il ruolo di regnante responsabile e attento, nonché la parte di consorte premuroso e innamorato, sebbene un po' bloccato dal proprio carattere brontolone. E altrettanto ho trovato perfetto Alfred nella parte di giovane uomo che di punto in bianco si ritrova Re, sobbarcato di responsabilità che mai si sarebbe immaginato di avere e che, senza l'aiuto della sua Regina, credo non saprebbe nemmeno bene come e perché gestire.
Mi intenerivo ogni volta che il Re parlava del regno di Picche come qualcosa che apparteneva ad Arthur e quest'ultimo doveva sempre ribadirgli che esso era anche il suo regno: mi pare evidenzi bene la natura dei due e del loro rapporto. Alla fine Alfred accetterà di essere un monarca solo in memoria della persona amata e del suo ultimo desiderio, di fatto infischiandosene del parere dei suoi stessi sudditi e rispettando l'etichetta solo per fedeltà alla Regina. Insomma, rimarrà sé stesso e si farà apprezzare in quanto tale, così come Arthur l'aveva amato e aveva deciso di fidarsi di lui. Comunque la verità è che anche Arthur, sebbene profondamente legato e preoccupato per il futuro del proprio popolo, dal primo incontro col Re in poi agirà sempre prima di tutto nell'interesse dell'amato, quasi ne andasse della sua stessa esistenza, come del resto è stato.
Potrei andare avanti all'infinito a elencare gli aspetti del rapporto tra i due che mi hanno colpito, come il fatto che riescono ad appartenersi totalmente pur non consumando mai fino in fondo il loro matrimonio, dato lo shock di Alfred per quel che ha dovuto subire negli anni di prigionia. Hai descritto un amore di una profondità e di una forza pari solo a quella devastante con cui il Re, persa la propria Regina, distrugge tutto ciò che ha attorno.
Un discorso a parte merita la questione di Ivan: di solito, quando leggo di violenze sessuali, mi infastidisco abbastanza se poi non ci si sofferma sui segni che un evento tanto shockante ha lasciato sulla vittima; invece stavolta tu hai espresso bene tale malessere, pur senza diventare pedante. Hai scritto che Alfred teme di suscitare ribrezzo in Arthur, hai fatto capire che, nonostante il desiderio tra Re e Regina sia reciproco, essi non arrivino mai a fare l'amore, ma soprattutto hai descritto, tramite il sogno di Arthur, il ribrezzo e il senso di paura e impotenza che Alfred ha provato nel ritrovarsi sul campo di battaglia davanti al proprio aguzzino, al punto di rischiare di soccombere e, di fatto, non riuscendo più a difendere né sé stesso né la Regina.
Eppure, alla fine, nelle parole di Elizaveta e in quel senso di pietà che Alfred prova alla notizia che Ivan, quando è stato travolto dalla sua energia distruttiva, si stava recando all'accampamento nemico per proporre un accordo di pace, hai anche espresso un concetto a parer mio molto importante, che poi hai confermato con l'ultimo dialogo tra Alfred e Francis: non ci sono veri cattivi, ma piuttosto personaggi sopraffatti e schiacciati dagli eventi. E' un'idea che io amo molto e sono sempre felice di ritrovarla in una storia. E in fondo lo stesso Alfred, pur non accettando la violenza di Ivan, deve riconoscere di essere stato anche lui sopraffatto dall'istinto, dalla rabbia e dalla disperazione, quando si è accorto di aver perduto per sempre Arthur. Anche lui, alla fine, continuerà a vivere per volontà dell'amato in un mondo di cui, credo, ormai gli importi poco.
La scena del funerale, così lenta e triste, è stata la perfetta chiusura, il finale con Francis molto malinconico ma quasi tenero, e l'amore che per sempre unirà il Re e la Regina di Picche verrà giustamente ricordato nelle leggende del regno. Devo ammettere che per buona parte di quest'ultimo capitolo ho un po' sperato in un qualche colpo di scena che riportasse in vita la Regina o i sudditi rimasti coinvolti nella disperazione del Re. Ma questo perché sei riuscita a coinvolgermi e a farmi affezionare ai personaggi. In realtà ora, pur essendo dispiaciuta e commossa, sono contenta che tu abbia scelto questo finale tanto triste e reale, perché lascia molto più il segno di quanto potrebbe fare un qualsiasi lieto fine. Del resto, ciò che rende la tua storia tanto particolare è il suo essere una favola sì, ma per grandi. O almeno, io così l'ho vissuta.
Mi fermo qui, scusandomi se sono risultata eccessivamente pedante, ma quando leggo qualcosa che mi piace ci tengo a dedicare tempo e attenzione al commento. E siccome non ho poi così tanto tempo a disposizione, ho preferito lasciarti un unica grande recensione, altrimenti non è affatto detto che sarei riuscita a scrivere qualcosa di decente per ciascuno di questi ottimi capitoli.
Con ciò, ti mando un salutone e spero di leggere presto dell'altro scritto da te!
Buona giornata da Iri! |