Recensioni per
Produzione di allucinogeni Esther Duncan: Three Hundred Thousand.
di Gatto Magro

Questa storia ha ottenuto 37 recensioni.
Positive : 37
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
24/06/16, ore 20:49

Mamma mia, mamma mia. Semplicemente BELLISSIMO! Probabilmente tra tutti i capitoli di questa raccolta che ho letto fino ad ora, questo è in assoluto quello che mi è piaciuto di più. Perché è quello più affine ai miei gusti di lettore, quello più vicino al Nonsense. Frasi brevi, frammenti di vita anche un po' surreali.
Ti faccio i miei complimenti.
A presto.

The Sorrow

Recensore Junior
24/06/16, ore 20:26

Salve, sono tornato a recensire.
Molto bella la prima parte, con quella descrizione dell'autunno, della sua atmosfera e dei suoi colori.
La seconda mi è piaciuta un po' di meno. Non fraintendermi, è comunque notevole, ma rispetto alla prima parte mi è piaciuta di meno.
A presto.

The Sorrow

Recensore Junior
19/06/16, ore 12:26

Un ritratto di vita. È un po' come un dipinto questo racconto, curato molto nei dettagli ma allo stesso tempo essenziale, senza dilungarsi eccessivamente (e questa è una cosa che personalmente apprezzo molto).
In realtà penso che questo discorso si possa fare anche per i due racconti precedenti (in particolare "Ave, Icarus"). Non so quale sia il tuo pensiero su questa raccolta, quindi è probabile che sto per dire una cavolata, ma sembra che questi racconti siano dei bozzetti di vita, ritratti di personaggi dettagliati ma allo stesso tempo "sporchi". Come a voler mettere sotto forma di racconto un momento, una situazione, un personaggio.
Scusami se ho detto una cavolata, ma ho avuto questa impressione.
Ciò che è certo è che io ammiro molto il tuo modo di scrivere così "realista".
A presto.

The Sorrow

Recensore Junior
19/06/16, ore 12:15
Cap. 2:

Il degrado del corpo. Questo è stato il mio primo pensiero non appena ho finito di leggere questo bellissimo racconto. Quello che era definito come "bello", ora appare distrutto, bruciato, deforme. Tanto che la reazione è stata il vomito
La descrizione di tutto questo è bellissima; senza filtri, dura ma sincera. E io ne sono profondamente affascinato.
Complimenti.
A presto.

The Sorrow

Recensore Junior
17/06/16, ore 17:53

Salve.
Io non sono molto bravo a recensire ma volevo comunque lasciare un commento, una traccia, farti sapere che il primo scritto di questa raccolta mi è proprio piaciuto. Perché è un po' quello che io cerco nella sezione Nonsense. A metà tra il reale e il surreale, una lettera dal sapore malinconico e triste.
Complimenti, penso proprio che andrò avanti a leggere questa raccolta.
Un saluto.

The Sorrow

Nuovo recensore
27/05/15, ore 08:35
Cap. 2:

Hai un'ottima capacità di rivisitazione di storie e miti; questa in chiave gotica ti è riuscita molto bene per quanto riguarda la trasposizione. Apprezzo inoltre il fatto che tu possegga (e non abbia paura di usarlo) un un lessico molto ricco e variegato, e che sappia scegliere in modo opportuno gli aggettivi giusti senza farti coinvolgere dal fascino del desueto (conosco persone che insistono nell'utilizzare a sproposito delle parole solo perché "suonano bene". Vedi lo scempio della parola "scabroso"). La storia scorre bene, i tratti dei personaggi sono ben delineati, senza digressioni superflue: sai gestire molto bene l'economia del testo. Ari-complimenti!

Nuovo recensore
27/05/15, ore 08:09

Nei tappi di cera mi è sembrato di vedere un riferimento alle sirene di Ulisse, ma forse no ...
Bell'idea utilizzare la forma epistolare per esprimere direttamente i pensieri del soggetto, si è venuto a creare un po' un misto di generi con il flusso di coscienza. Il risultato è scorrevole, anche nei punti un po' più "lirici" (sirene dai capelli verdi e busti d'oro) non cadi mai in ridondanze incoerenti con il resto dello stile. Hai azzeccato, a mio avviso, la giusta lunghezza per un testo del genere: più corto non avrebbe dato il tempo al lettore di orientarsi, più lungo sarebbe risultato pesante.
Mi è piaciuta molto la chiusa, in poche righe hai delineato bene la psicologia di un uomo e la condizione mentale della prigionia.
Con calma andrò a leggermi anche le altre tue produzioni, sono molto curiosa. Complimenti!

Non chiederti perché sono qui, non lo so neanche io, però ci sono e a leggere senza recensire non mi va, anche se so che non mi riesce molto.
Ti legherei ad una sedia con una penna in mano, Gatto, a scrivere di continuo e a buttare giù tutte queste parole che dicono e dicono e che forse non portano da nessuna parte, però il viaggio è divertente quindi va benissimo così; perché non puoi scrivere tanti stralci perfetti in ogni virgola, lasciarli cadere lentamente e poi basta, puff, fine, Devi scrivere e scrivere, continuare ad alimentare la nostra fame e la nostra fantasia.
Tutte queste parole - anche loro non portano da nessuna parte - solo per ripeterti quanto mi piaccia il tuo stile, le tue trame, i tuoi Brian ed i tuoi Matt che possono avere anche nomi diversi, ma sono comunque tuoi personaggi ed in qualche modo c'è un filo invisibile che li accomuna.
Io questa volta mi rispecchio in Matt, credo, in quello che in qualche modo si preoccupa di Brian così da non farlo cadere in pezzi.
Un bacio,

Dominil

Recensore Junior
01/09/14, ore 04:38

Io ringrazio veramente i tuoi genitori per averti messo al mondo, averti comprato un computer e averti lasciato il tempo per scrivere queste perle di saggezza meravigliose.
Non ho molto da dire su questo capitolo, se non che una frase in particolare ha catturato la mia attenzione: "la pace eterna ti annoia come le giornate estive".
Questa è un mantra, è pura genialità, una sacrosanta verità: capisco perfettamente ciò che volevi intendere perché anche io la vedo così.
La pace eterna è noiosa (attenzione, non confondiamola con la felicità), tutto così tranquillo, nessun litigio, tutti in armonia con tutti: se il mondo fosse così le persone sarebbero tutte sorridenti e rilassate e io viaggerei con un machete a mozzare teste a destra e a manca nel tentativo di spegnere quei finti sorrisini dipinti sui volti degli sconosciuti. Non pensare male di me, ma la calma è un concetto che non conosco molto bene.
Per quanto riguarda le giornate estive... dio, grazie al cielo c'è qualcun'altro che le considera noiose. Le serate estive sono decisamente migliori (anche se quelle di quest'anno si contano sulle dita di una mano), quell'atmosfera unica che accompagna il far nulla trascinato nelle ore della notte, viaggi in macchina senza una meta, sigarette che si accavallano nel posacenere come fossero spermatozoi in un ovulo (ho cominciato a fumare, colpa di chi frequento), sensazioni che solo i tre mesi estivi possono dare.
L'amore infelice (?) è un po' la ciliegina (al maraschino) sulla torta: sarà che i miei amori sono sempre stati di questo genere? Chi può saperlo!
Ottimo lavoro, non mi stancherò mai di dirlo :)
Baci!
Giulia

Recensore Junior
01/09/14, ore 04:25

Non sono stata rapita dagli alieni, né mi sono dispersa in qualche landa desolata priva di vita umana; ho attraversato un periodo di presa male che manco quelli dopo un trip da paura. Ma sono ancora qui e ancora ti ripeto quanto brava sei.
Bukowski ti ha davvero preso sotto la sua ala, sei un po' la sua reincarnazione (spero solo per quanto riguarda la scrittura!) e non importa se non ti piace e se il suo nome - come dici tu - lo fa sembrare più grande di quanto in realtà non è: le parole che scrivi sono pura poesia.
Leggere i tuoi racconti è come guardare uno di quei mosaici dell'antica Grecia (o di quale diamine di periodo si trattava; mai stata brava in storia): ti concentri sul singolo tassello, così unico nel suo genere, ammaliante con quei colori brillanti e vividi, e poi ti perdi ad osservare la scena completa, frutto dell'insieme di quei minuscoli pezzetti che, ammucchiati da un comune mortale non avrebbero alcun senso.
Mi rispecchio in questo tuo personaggio che si spara seghe mentali a gogo e si ritrova spaesato con i postumi di una probabile sbornia, incapace di mettere insieme un pensiero compiuto e capire ciò che è successo; forse è proprio per questo che mi piace così tanto il tuo modo di scrivere. Se mai dovessi aver bisogno di andare dallo psicologo so per certo che mi basterebbe leggere te e i problemi si risolverebbero senza troppi convenevoli; sul serio, hai la capacità di farmi venire delle illuminazioni che farebbero impallidire il reparto luci dell'Ikea!
Una standing ovation per te e un altro capitolo di questa storia per me! ;)
A presto!

Nuovo recensore
12/08/14, ore 02:14

Oh.
Oh, no, accidenti. No. No. No. No.
Questo non lo dovevo fare, cazzo. Non dovevo leggere tutto questo.
Non ci sono riuscita, a fermarmi, ci ho provato e ho fallito di nuovo. Ho finito la storia e ho detto ora basta, adesso non ci pensi più, non ci pensare, non pensare a... a Déterre, che è egocentrico (Dio, ne abbiamo parlato anche troppo), ma non ce la faccio. Non ce la faccio a sapere che io dissottero mentre tu... tu innalzi gli olimpi.
Déterre e Then the night fell on us sono come uno dei miei disegni di prima media e un Monet, hai presente? Non puoi paragonarli, Gatto, e per quanto tu possa mentire a te stessa non c'è storia.
Non hai mai la sensazione che le parole ti scappino, Gatto? Secondo me lo fanno davvero, ti scappano. Voglio credere che lo facciano, perché altrimenti ne morirei. Voglio credere che tu scriva con un'intenzione e che siano loro, a esplodere ed espandersi in milioni di significati, perché se fosse colpa tua, se fossi tu ad intenderli uno ad uno, Dio... non ci sarebbe proprio più speranza per nessuno.
Sono molto melodrammatica, questa sera, non trovi?
Ho le labbra rotte. Voglio dirtelo perché sì. Sono crepate proprio in mezzo e più le lecco più si rompono e sanguinano.
Forse c'è un qualche collegamento, qualche metafora, qualcosa... ma non saprei, probabilmente no. Prendi le mie labbra che piangono e fanne quello che vuoi, io mi arrendo, per stanotte.
Basta. Mi butto sul letto, guardo il soffito, calcio le lenzuola sfatte e provo a ricordarmi di respirare, ma non posso promettere niente.
Buonanotte, Gatto, augurami una veglia insonne, voglio tenere in grembo i sogni di lana cotta che si avvicinano timidamente e, per una volta, una sola, chiedolo solo questo, riuscire a non ingoiarli.
Io di nuovo (ma non ne sono ancora tanto sicura)

Questo capitolo sta bene dove sta, Gatto. Ci si è acciambellato e non credo proprio che si staccherà da lì. Questo è il suo posto, e se me lo concedi, io continuo a pensare che sia anche il tuo.
Dio... non so che dire nemmeno questa volta. E' che si è fuso tutto quanto... tutto assieme, tutto d'un tratto e tutto di filato.
Le luci di Los Angeles, folli e schizofreniche, le luci del mio lampione sotto casa, quello sotto cui mi fermo, quello da cui mi precipitano falene bruciate nei capelli... l'odore delle Camel, la bocca piena di sangue, l'odore dell'ultima sigaretta, e di quella dopo l'ultima, perhcé boh, perché sì, mi andava, e adesso che non posso mastico le guance e ahi... come sono adesso? Che ne sono, sei uno scatolone, la voglia bruciante di distruggerli uno a uno, quello con la scritta "fragile" per primi, solo per sentire la tua vita che si accartoccia con loro...
Tutto si fonde e scorre lontano, sotto il cielo macchiato dei fuochi d'artificio che sei riuscita a far esplodere anche questa volta.
La mia è una scrittura pulita, Gatto? Pulita? Perfetto. Va bene.
La tua è sporca, allora. Sporca da far male, riesco a vedere le frasi imbrattate, luride, di quello sporco nel quale ti getteresti subito, se potessi, se solo avessi la certezza che servirebbe a qualcosa.
Facciamo che adesso però mi zittisco, chudo gli occhi e aspetto che i tre botti finali non arrivino mai, per favore. Solo ancora un po'...
I miei fantasmi ti fanno ciao, Gatto.
Ciao, ciao, ciao
Io, credo

Ecco. Sono arrivata anche io, piano piano e lemme lemme.
Ho paura di parlare, però, ho paura di infrangere la bolla di silenzio che apparteneva solo a Brian e Matt, ho paura di giocare il ruolo di quelle auto che suonano il clacson alle tre di notte, dei fanali che attraversano le tende e le finestre dimenticate aperte. Ho paura di spezzare la magia sotto la punta delle scarpe.
Ha un senso strano, mi sono detta, appena ho finito di leggere. Non appartiene a vista, gusto, o che altro... non è nemmeno sesto senso, in realtà, però lo sento che volteggia attorno alla mia testa e mi anestetizza le gengive, con una sorta di sapore dolciastro in fondo alla gola.
Adoro questo capitolo, non posso farne a meno, non che io abbia poi molta scelta, quando ci siete di mezzo tu e le tue mazzate d'inchiostro.
Brian è lo stesso di Stato di Grazia? Oppure è solo che i Brian hanno un posto speciale nel tuo cuore?
Sai, credo di essermi affezionata al Brian di Stato di Grazia senza nemmeno accorgermene e anche se questo non era lui, appena il suo nome è scoppiato nell'aria non sono riuscita a fermarmi. La sua sagoma in penombra si è avvolta subito di mostri, di fantasmi, di demoni attorcigliati alle sue ciglia di buio. La luce mi ha fatta serrare gli occhi, mentre sentivo quelle presenze (come se fossero appendici di lui, di me) contorcersi, agonizzati, contro il suo viso massacrato, e non sono riuscita a fare a meno di voler azzannare Matt alla gola, per digli "spegni! spegni! non senti? non lo sopporto!".
Brian (questo e quello) mi spaventa, ma forse lo puoi sapere anche tu. Brian mi piace.
Davvero non riesci a capire cosa ci trovo, Gatto? Allora siediti qui con me, che provo a spiegartelo. Prendi in mano i tuoi pastelli, ok?, tutti quanti, dal rosa-il-mondo-non-può-essere-davvero-così-bello al nero-guarda-che-quando-è-fatto-è-fatto-non-si-cancella-più. Voglio che te li pianti nella pancia tutti quanti, uno ad uno, assieme a me, tutti tranne il blu pesante. Voglio che tu ascolti bene i ricordi che le mine colorate hanno risucchiato mentre vomitano nel tuo stomaco. E poi guarda come il blu pesante galleggia nel grigioblu. Voglio che tu capisca quanto hai condensato in due righe, come se fosse qualcosa di semplice da dire, ma no, non lo è, Gatto. Non lo è. Quanti pensi che riescano a vedere l'acqua salmastra che ondeggia nel mondo, quanti pensi che riescano a raccontarlo?
"Dimmi che capisci, perché altrimenti è tutto inutile."
Provavo a riguardare la mia storia su Menta, prima di arrendermi e ricordarmi che mi dovevo qualche momento di tempo-speso-bene, quella che a ora è interrotta bruscamente ad un punto morto.
Sai che dice?
"Insomma, riesci a capire? Dimmi di sì, ti prego, altrimenti è tutto inutile."
Io e te dobbiamo avere qualche problema a riguardo, qualche complesso irrisolto di tipo freudiano, perché ho la sensazione che tutto ci risulti incomprensibile, a volte, come se l'umanità parlasse una sola lingua che a noi sembra fatta solo di grugniti e lamenti. La cosa ha un che di nebulosamente ironico, vista un po' di lato.
I noccioli interiori e i caffé mi sono familiari, quanto e forse più del volto di mio fratello, e non so che aggiungere se non che ci sarebbe qualcosa da dire su ogni parola, ma preferisco farne a meno, tenere qualche parola per me, le mie, sdentate, assieme alle tue, che ho rubato da qui, come sempre.
Sorrisi di piombo, Gatto. Tanti, tanti, sorrisi di piombo.
LadraDiVita

Recensore Junior
30/07/14, ore 23:35

Lo ammetto, questa non l'ho colta fino in fondo fondo fondo. Vedo un dialogo tra due... fidanzati? Amicinonsoloamici? A lei piace lui o contrario? Ecco insomma, una lei e un lui. Sono al mare. Me li immagino in un luna park, non so di preciso perché, ma li vedo lì in un bar ai piedi della ruota panoramica. Lei ha i capelli rosa, rosa milkshake per la precisione e lui... lui non lo vedo, ma percepisco... no, non percepisco nulla di lui. Poi ci sono delle lacrime, dolore, delusione; ma perché?
Non lo so e forse non lo saprò mai, ma va bene così: è un po' come una di quelle canzoni che senti e ti piacciono, ma di cui non capisci le parole perché magari non conosci l'inglese o il francese o il norvegese. Ma da un lato non vuoi sapere, per paura di rovinarti l'idea che ti sei fatta del testo. Uno magari pensa di due che si sposano, vivono felici, e poi invece legge la traduzione e in realtà lui le da fuoco. Certe cose devono rimanere sconosciute. Immagina le tue caramelle preferite; ecco questo testo è così. Tascabile. Una meravigliosa Rossana (dimmi che le conosci, davvero, o non mi sentirai mai più in vita tua!) rinchiusa nella sua rumorosissima carta bordeaux e infilata nella tasca dei miei jeans. La scarti, la mangi quando ti senti giù e tutto sembra un po' più bello. Quante cose vorrei fossero tascabili. Potrei stare qui a farti un elenco lungo ottomilanovecentordici recensioni e non sarebbe abbastanza.
Grazie, grazie, grazie per aver scritto questa raccolta; non finirò mai di dirtelo!
A presto :)
Giulia

Recensore Junior
30/07/14, ore 23:09

Disarmante. E' un aggettivo che non uso spesso, solitamente lo preservo per delle occasioni speciali, momenti che mi lasciano a bocca aperta e senza fiato. Disarmante nel suo senso più concreto, che ti sbatte a terra e ti guarda dall'alto puntandoti in faccia il fucile che prima stava tra le tue stesse braccia. La potenza di una tempesta, proprio come quella che hai descritto tu. Sarà che io sono nata a Settembre, ma mi riempie il cuore di gioia sapere che non sono l'unica che percepisce i cambiamenti dell'aria e dei colori come un mutamento dello stato d'animo. E' un po' triste come cosa, perché l'autunno fa cadere le foglie dell'albero della mia felicità e mi ritrovo come il tuo personaggio, a pensare di portar via i sospiri di chissà quante persone passate prima di me su quel sedile. E' un'immagine molto poetica, talmente malinconica che è quasi un piacere crogiolarvisi dentro, un po' come l'altro personaggio, che lascia aperte, spalancate, le finestre quando ci sono i temporali. E' un po' pazza, lo so, ma sono sempre i migliori ad esserlo e se quel Cayden non vuole tornare, beh, affaracci suoi. Non ha bisogno di lui per essere felice.
Leggo le ultime due righe. Penso che "quella cosa" come la chiami tu continuerà, continuerà sempre; a volte la sentirai di più, a volte meno, ma sarà sempre lì. Se tu lo vorrai.
Non ho molto da aggiungere, perché certe cose non si possono spiegare a parole, ma ricordati che un tizio che di cognome faceva Camus diceva che, anche nell'inverno più rigido, dentro di noi c'è sempre un'estate invincibile. Bisogna saperla cercare e solo così si avranno ciliegie infinite.
Ci sentiamo presto, più di quanto immagini, perché i tuoi racconti stregano e non riesco a resistere al loro richiamo! :)
Giulia

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