Recensioni per
Produzione di allucinogeni Esther Duncan: Three Hundred Thousand.
di Gatto Magro
Mamma mia, mamma mia. Semplicemente BELLISSIMO! Probabilmente tra tutti i capitoli di questa raccolta che ho letto fino ad ora, questo è in assoluto quello che mi è piaciuto di più. Perché è quello più affine ai miei gusti di lettore, quello più vicino al Nonsense. Frasi brevi, frammenti di vita anche un po' surreali. |
Salve, sono tornato a recensire. |
Un ritratto di vita. È un po' come un dipinto questo racconto, curato molto nei dettagli ma allo stesso tempo essenziale, senza dilungarsi eccessivamente (e questa è una cosa che personalmente apprezzo molto). |
Il degrado del corpo. Questo è stato il mio primo pensiero non appena ho finito di leggere questo bellissimo racconto. Quello che era definito come "bello", ora appare distrutto, bruciato, deforme. Tanto che la reazione è stata il vomito |
Salve. |
Hai un'ottima capacità di rivisitazione di storie e miti; questa in chiave gotica ti è riuscita molto bene per quanto riguarda la trasposizione. Apprezzo inoltre il fatto che tu possegga (e non abbia paura di usarlo) un un lessico molto ricco e variegato, e che sappia scegliere in modo opportuno gli aggettivi giusti senza farti coinvolgere dal fascino del desueto (conosco persone che insistono nell'utilizzare a sproposito delle parole solo perché "suonano bene". Vedi lo scempio della parola "scabroso"). La storia scorre bene, i tratti dei personaggi sono ben delineati, senza digressioni superflue: sai gestire molto bene l'economia del testo. Ari-complimenti! |
Nei tappi di cera mi è sembrato di vedere un riferimento alle sirene di Ulisse, ma forse no ... |
Non chiederti perché sono qui, non lo so neanche io, però ci sono e a leggere senza recensire non mi va, anche se so che non mi riesce molto. |
Io ringrazio veramente i tuoi genitori per averti messo al mondo, averti comprato un computer e averti lasciato il tempo per scrivere queste perle di saggezza meravigliose. |
Non sono stata rapita dagli alieni, né mi sono dispersa in qualche landa desolata priva di vita umana; ho attraversato un periodo di presa male che manco quelli dopo un trip da paura. Ma sono ancora qui e ancora ti ripeto quanto brava sei. |
Oh. |
Questo capitolo sta bene dove sta, Gatto. Ci si è acciambellato e non credo proprio che si staccherà da lì. Questo è il suo posto, e se me lo concedi, io continuo a pensare che sia anche il tuo. |
Ecco. Sono arrivata anche io, piano piano e lemme lemme. |
Lo ammetto, questa non l'ho colta fino in fondo fondo fondo. Vedo un dialogo tra due... fidanzati? Amicinonsoloamici? A lei piace lui o contrario? Ecco insomma, una lei e un lui. Sono al mare. Me li immagino in un luna park, non so di preciso perché, ma li vedo lì in un bar ai piedi della ruota panoramica. Lei ha i capelli rosa, rosa milkshake per la precisione e lui... lui non lo vedo, ma percepisco... no, non percepisco nulla di lui. Poi ci sono delle lacrime, dolore, delusione; ma perché? |
Disarmante. E' un aggettivo che non uso spesso, solitamente lo preservo per delle occasioni speciali, momenti che mi lasciano a bocca aperta e senza fiato. Disarmante nel suo senso più concreto, che ti sbatte a terra e ti guarda dall'alto puntandoti in faccia il fucile che prima stava tra le tue stesse braccia. La potenza di una tempesta, proprio come quella che hai descritto tu. Sarà che io sono nata a Settembre, ma mi riempie il cuore di gioia sapere che non sono l'unica che percepisce i cambiamenti dell'aria e dei colori come un mutamento dello stato d'animo. E' un po' triste come cosa, perché l'autunno fa cadere le foglie dell'albero della mia felicità e mi ritrovo come il tuo personaggio, a pensare di portar via i sospiri di chissà quante persone passate prima di me su quel sedile. E' un'immagine molto poetica, talmente malinconica che è quasi un piacere crogiolarvisi dentro, un po' come l'altro personaggio, che lascia aperte, spalancate, le finestre quando ci sono i temporali. E' un po' pazza, lo so, ma sono sempre i migliori ad esserlo e se quel Cayden non vuole tornare, beh, affaracci suoi. Non ha bisogno di lui per essere felice. |