Recensioni per
All'ombra della Quercia del Tasso
di Gio_gio

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
24/06/13, ore 11:31
Cap. 1:

Oddio, fantastica! E poi, abitando vicino Roma, la tua idea delle poesie in romanesco mi stava simpatica (ma se po' dì che n'idea te sta' simpatica? n.d. Cervello).
Davvero, non so che altro dire, è fantastica!
Alla prossima!
-H

Nuovo recensore
12/03/13, ore 18:33
Cap. 1:

Premettendo che sono di Milano, quindi non di parte, devo dirti che adoro la tua poesia.
Credo che non tutti la capiranno appieno (un po' perchè il dialetto in generale è snobbato, un po' perchè la gente è scema).
La scelta del dialetto quindi è coraggiosa, in un mondo in cui sta sparendo.
Il tuo modo di scrivere secondo me è professionale, come un poeta vero!
Complimenti:)
F&L

Recensore Junior
12/03/13, ore 16:29
Cap. 1:

ho letto entrambe le tue poesie in romanesco. mi piace questa precisa scelta stilistica, sei bravo nel raccontare con questo fare scanzonato cose anche profonde  e la lettura delle tue poesie è piacevole e interessante.:)

Recensore Veterano
09/02/13, ore 01:10
Cap. 1:

Un tempo - parliamo di non troppi anni trascorsi - scrivere in dialetto significava scrivere nella propria lingua madre, la lingua imparata senza grammatiche fra le pareti domestiche, e nei ritrovi paesani. Scrivere in italiano - lingua di cultura, lingua letteraria, creata sul toscano, e pronta a rimodellarsi a esigenze espressive, e agli influssi di lingue straniere - significava invece scrivere in una lingua dotta, da studiarsi a tavolino. Allora il dialetto era la più alta espressione di spontaneità. Ora l'italiano non è più una lingua di cultura, la impariamo dai nostri genitori assieme al dialetto, e le due, l'italiano e il dialetto, ci appaiono così vicine e indistricabili, sebbene le evidenti differenze, che spesso una condiziona l'altra, e viceversa. In ogni caso, anche se il dialetto non è più quella rivendicazione delle proprie origini, come un tempo, rimane comunque ai miei occhi una lingua "intima", più dell'italiano, capace di rivestire meglio i nostri sentimenti. Infatti, se in una discussione capita di appassionarsi, e alzare la voce, mi ritrovo io stesso, senza essermene reso conto, a berciare e ad esprimermi nel più puro dialetto veneto (sono veneto), quasi che il dialetto irresistibilmente mi sia sgusciato di bocca, a tradimento - dolce tradimento. Così, ecco, per tutto questo, io sono sempre stato innamorato del dialetto! La lingua de Roma, poi, mi fa impazzire! Voi romani siete tutti, a prescindere, dei campioni in quella per nulla da minimizzare arte che è l'offendere, e in genere siete dei maestri in comicità. Provo per il romanesco un affetto grandissimo, e seguirò per forza questa tua raccolta! Del resto, già questa poesia mi è piaciuta molto. Molto bella, e molto ben riuscita, anche nel suo ritmo, che mi è piaciuto! Suona bene in bocca, a leggerla! Ciao! :)