(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) Esistono due tipi di storie comiche, a mio avviso: quelle che cercano l’effetto umoristico ricorrendo a un codice fatto di cliché (dalla parolaccia alla puzzetta piazzata nel momento meno opportuno) e quelle che muovono invece da una conoscenza tanto viscerale del personaggio da saperne arpeggiare le corde migliori e ottenere, così, l’effetto sperato.
Una pazza giornata sull’elivelivolo, a mio avviso, appartiene proprio a quest’ultima (e virtuosa) categoria. Alley mostra, oltre a uno stile pulito e piacevolissimo, una perfetta conoscenza dei caratteri del movieverse, dai protagonisti alle comparse, e li colloca all’interno di una trama che non solo pare cucita su misura per ciascuno, ma ne accentua i caratteri distintivi.
Il cuore della one-shot è una lunga, interminabile giornata del genio (guastatore) Tony Stark, brillante almeno quanto viziato da una vita in cui la voce ‘dovere’ è spesso accantonata per l’egoistica ricerca di un personalissimo autocompiacimento. Lo vediamo così glissare, da un lato, sui doveri dell’uomo d’affari (per la gioia della povera Pepper); dall’altro, dimenticare senza troppi rimpianti i compiti del supereroe che ha salvato New York («l’apporto degli altri è stato tanto insignificante da legittimare l’utilizzo del singolare. Lui ha salvato New York ed il mondo»: cito dal testo, perché una frase tanto azzeccata vale più di mille parole mie).
Ma il cuore della narrazione, nonché quanto mi ha conquistato dell’intera storia e la rende, a mio avviso, uno splendido tributo al fandom, è l’analisi impietosa e certosina dell’organico S.H.I.E.L.D. e di una squadra di supereroi in cui il più normale sembra un bambino iperattivo di cinque anni.
Difficile selezionare un carattere o un momento: potrei soffermarmi sul cammeo di Fury, nelle vesti d’impettito e logorroico retore, oppure sull’efficienza con cui il sempre sorridente Coulson recupera un Tony pronto a dare forfait (per non entrare nel merito delle sue quantomeno discutibili ricerche su Google). E perché non dire di Thor, scolpito da una lingua surreale e sempre, involontariamente, comica (Cito ancora dal testo: «Il direttore vuole che vediate il nuovo laboratorio» «Intendi il vano in cui vengono prodotte le vostre pozioni magiche e i vostri mirabolanti marchingegni, figlio di Coul?» «Esatto Thor» (…) «Quell’oscura miscela evoca nefasti presagi»)? O del vero ‘cattivo’ della situazione, sconfitto da Lollo, un fluffosissimo unicorno di peluche?
Alley tesse una splendida commedia con la bravura del baro e del falsificatore consumato, ma, soprattutto, con l’amore che solo una fan può riversare in una fanfiction e regalare a chi la sfoglia, cercando proprio quell’universo, quelle voci, quei caratteri.
Un capolavoro di IC e una perla che, a mio avviso, tutti dovrebbero avere l’opportunità di leggere (e non solo per conoscere Lollo). |