Stamattina mi sono svegliata con una vaga sensazione di nostalgia; mi sono aggrappata ad una tazza di caffè tiepido, insapore, sperando di riuscire -in una discreta tempistica- a cancellare almeno in minima parte questo “ennuie”, viaggiando con la mente verso un mood che mi accompagnasse nella lettura. Ieri non potevo leggere senza provare una frenetica impazienza di arrivare direttamente al corpo centrale, o alla nota… ieri il tutto era troppo, quindi ho deciso di attendere.
Penso di aver fatto bene, perché ora mi sento lucida, mentre dopo la seconda lettura decido di lavorare a scaglioni, analizzando ogni pezzo per bene, senza perdermi in una recensione dispersiva e inappropriata.
Qui si parla di Turian, quindi c’è bisogno di rigidità e coerenza, bisogna analizzare il campo di battaglia prima di azzardare una strategia, e io non ho assolutamente intenzione di mostrare la schiena, nemmeno in caso di sconfitta, proprio come Roland.
Inizio a leggere cullata da un soffio d’aria fresca -perché ha piovuto- e apro il capitolo in contemporanea al mio foglio word denominato “The One”, perché è pieno di elementi provenienti dal codex e headcanons sui pupilli della Gerarchia. C’è tutta la documentazione che ho raccolto, lì dentro, e ogni cosa che ho faticosamente intuito su di loro per rendere coerente la storia che sto scrivendo. Non me ne volere, quando si parla di Turian tendo a rizzare bene la schiena e a diventare una sorta di serpe a sonagli… ma tu lo sai, così come sai che faccio troppa fatica a resistere al fascino di creste e carapace.
Partono i Two Steps e io già perdo ogni sordida intenzione, tra cui quella classica di estrarre la bacchetta ed esordire con un “Nooononononono” (cit.).
Bene, mi sono ritrovata a chiudere di botto il capitolo e a rileggere la storia per intero, gustandomi ogni singola riga e prendendo una marea di appunti… Per gli Spiriti che regolano la dannata Galassia se vorrei almeno un capitolo alla settimana di questa vicenda, solo loro sanno quanto mi è mancata!
“Torna alla vicenda attuale, idiota di un Tuc!”
Ahem… vaenia, Merl, chiedo vaenia.
Ricapitolando, apro il link.
La premessa è qualcosa di meraviglioso. Dodici fottute righe -le ho contate- che sono assolutamente ed indiscriminatamente riassuntive di quella che è l’idea canonica di un pensiero “da Turian”. Si tratta del classico pensiero completo, perché in qualcosa come una manciata di parole sei riuscito a riassumere in tutto e per tutto un’ambientazione Turian. C’è il disappunto, ma un disappunto che è avulso di fierezza e integrità, in più, c’è l’accettazione dell’avversario (“Bisogna dar merito a quei bastardi di aver organizzato tutto veramente bene” cit.) e io posso dire che, davvero, dopo questa premessa, posso dirmi già entusiasta di aver ritrovato la cura dei dettagli, la passione per la ricerca e la correttezza di quel giovane vecchio corvaccio che mi ha fatto appassionare ad un genere che non avrei mai avuto il coraggio di affrontare a viso aperto.
E qui ci vorrebbe il suono di una cornamusa, ci vorrebbe una melodia orgogliosa, perché in dodici righe sei riuscito a darmi tutto quello che volevo leggere su una vicenda raccontata da un Turian.
Qui c’è un Turian, cazzo, rendiamogli almeno un saluto militare!
Well done, companach, well done.
http://www.youtube.com/watch?v=FbRQgrOnErc
Proseguendo nella lettura, vedo un resoconto che ha un falso sapore giornalistico, non perché non sia impregnato di quella solita minuzia che caratterizza ogni tuo capitolo, ma perché sappiamo tutti che è il resoconto lucido da parte di un individuo che ha appena vinto la sopravvivenza ma perso in orgoglio. C’è del tuo e del suo, e nel razionalizzare una vicenda così tragica non si può fare altro che prendere in mano una Punisher dell’Armax e bramare di “farle assaggiare un po’ di blu”.
Ciao Rax, posso abbracciarti di coccole?
“NO.”
Ok.
Mi piacciono da impazzire le disquisizioni a proposito degli ideali dei personaggi, è un ottimo modo per introdurli, per farli interagire con chi verrà e per meglio caratterizzare le loro scelte future… ha un’ottima componente dialogica, questo capitolo, un buon potere nelle parole proferite, e io mi sciolgo, perché questa cosa mi piace assai. Sono… una barabattula! <3
E qui c’è qualcosa di talmente sublime da rasentare quella che per me è stata la parte visivamente più bella dell’intero capitolo (dopo Tiberiuccio in sé, ma è un dato di fatto che io ami pazzescamente i Turian over 60 muniti di bastone, reumatismi e pilloline varie):
Kantus e Mauser. The dynamite duo.
Loro entreranno nello stuolo di Turian che io reputo realmente esistenti ed esistiti. Mi occulto, da brava Incursora della domenica e mi appallottolo in un angolino della tenda, in ascolto. Non sono un terrorista, né ho a cuore il destino del Primarca, tranquillo, ma ho tutte le intenzioni di mettere una mano sulla spalla a Merl e di partire con lui in missione. So che verrò accontentata presto, ma, nel frattempo, voglio almeno cercare di capire chi ho davanti…
…e ho davanti due colonne portanti, due Argonath, per fare un paragone calzante alla portata di pochi :P
Il fatto che Mauser porti dei marchi simili a quelli di Adrienne (eccola che spunta .-. dopo ottocento e passa parole mi sembrava necessario tirarla in ballo almeno una volta! Uaz uaz uaz) me lo fa piacere a prescindere. Sono una superficiale che ama individui con marchi curvilinei di colore verde, my body is ready. Il fatto che in mezzo a quei tre ci sia una donna –figlia e soldato- mi diverte, perché è anche questo un pretesto che mi intriga parecchio.
La descrizione delle armature è qualcosa che mi ha messo una voglia matta di disegnare. Sono sempre stata convinta che, nelle storie, una buonissima componente della personalità di un personaggio sia data dal suo modo di vestire, e loro sembrano non fare eccezione.
Di primissimo acchito, Kantus mi ricorda molto Victus, un Turian che ama “giocare” con il fuoco prima di buttarci una secchiata d’acqua gelida, ma è un’analisi spiccia, un’associazione mentale a caldo, non prenderla troppo in considerazione… ho tratteggiato un background simile nella mia rosa di personaggi, ed è sotto il nome di Thrace “Scevola” Actius. Penso che questi due andrebbero davvero d’accordo, ma davvero davvero.
Sapere che affronteranno una perdita analoga, anche se per motivi diversi, mi ha resa davvero triste. Maledizione, devo restare concentrata!
Mauser, lui mi piace, non solo perché si contrappone perfettamente a Kantus, ma anche perché sei riuscito a stilizzare un’ombra di empatia che me l’ha fatto piacere a forza… giusto per il fatto che “è dei nostri”. La procedura a velature dell’acquerello, ecco cosa mi ricorda la stesura di questo confronto. Bisogna ben calibrare (eccola, lei…) e calcolare la consistenza degli spazi riservati al colore, poi decidere quanto spazio cedere al bianco del foglio. Perché, nella tecnica ad acquerello, il foglio dev’essere rispettato, bisogna cogliere la grana, mentre il pennello l’accarezza appena e il pigmento si disperde nelle sue insenature. Essere raffinati è difficile, ragazzo mio, e tu sei riuscito a non toccare il foglio con il polso, hai lavorato di pennello, senza sbavature, lasciando che l’acqua lavorasse assieme a te. La bilancia è equa.
Una parentesi sulla geografia è essenziale, e inizierò dicendo che SI, CI STA OGNI COSA. È fondamentale creare un’ambiente, anche dietro alla più semplice manovra militare, e ammetto che ammiro profondamente la pazienza che hai avuto nel plasmare questa realtà, espandendola e confinandola… penso che sia stata una bella impresa riuscire a non cadere sullo scontato usando addirittura degli stereotipi “razzisti” o circumnavigando le opinioni che i Turian in generale hanno su una determinata colonia. Personalmente, ho sempre ritenuto gli abitanti della Capitale un tantino altezzosi nei confronti delle altre colonie, nonostante dopo le UW abbiano deciso anche loro di prendere i marchi… vabbé, lì si è trattato di assumere un atteggiamento di passiva accettazione, per mantenere il quieto vivere e dare un contentino agli indipendentisti.
Ma evitiamo di fare le treccine agli Yahg di montagna e veniamo al sodo: qui c’è una crescita. Merl è cresciuto e, come ogni maschio adulto che si rispetti, ha le sue regole e i suoi punti di forza e debolezza. Ho avuto un momento di reminiscenza Drell (con tutta l’animazione del caso, semmai te lo chiedessi) dove ho troppo sovrapposto Merluccio a Winters, che nutre un’idiosincrasia particolare per le promozioni, insomma, odia la scrivania, perché i suoi uomini stanno combattendo e lui deve assolutamente stare al loro fianco. Merl assume questa proprietà, ma non è che se ne renda conto o che qualcuno debba farglielo notare, è semplicemente un elemento che già c’è nel suo organismo. Non avresti potuto fare scelta migliore nel dar voce a questo concetto tramite Mauser. Ed è lì che scatta l’empatia, ed è lì che l’ombra prende forma e diventa semplice sfumatura della pavimentazione!
Te l’ho detto: hai lavorato con degli acquerelli, ma di certo non con quelli scrausi della Giotto.
Ora io mi chiedo, se Ennie venisse a sapere che qualcuno si è provato a rifiutare di entrare a far parte della legione Blackwatch, come la prenderebbe?
“A craniate sul muro, of course my dear”
Ecco, appunto…
Mentre metto a tacere la mia controparte Turian, Merl arriva dai suoi, e io mi ritrovo ad assistere ad una scena che, sinceramente, mi aspettavo troppo xD cioè, era da un po’ che rimarcavi il fattore “figlia” e la prima cosa che ho pensato è stata: “non è che il buon vecchio Merl ha fatto la furbata?”
Sì, Merl, dico a te! Dato che reggi l’alcohol quanto un pyjack idrofobo, pls non toccare più l’armadietto dei liquori dello zio Virgil! Cinture allacciate e testa sulle spalle, giovanotto!
Merl…? È… ahem… un fucile al plasma, quello che stai puntando alla mia testa…?
BZZAAAP
Gli perdono anche gli errori di impazienza, d’altronde sono giovani, ahem… basta.
Ciao FTR, ciao compagnia di Turian meravigliosamente letali e variegati <33 mi concedi di fargli almeno da vivandiera? Gli riempirei le gavette di taanto amore e arcobaleni, promesso!
Posso?
Tornando seri, ho avuto un attimo di smarrimento di fronte al dialogo tra Merl e Lea. Ho già visto una situazione simile, anche se non analoga, dove quello che è il tuo esempio diventa anche l’oggetto di un certo tipo di affezione… ho cercato di dimenticarmi che anche Ennie ha vissuto una situazione simile, ma se con lei posso inventare, io personalmente non riesco ad usare il tasto cancella. Il tempo passa faticosamente, quando non si riesce a far fronte alle cose, anche se si tratta di vicende vecchie di anni.
Merl si è comportato meglio di quanto crede, molto corretto nei confronti dell’intera vicenda, anche se si tratteggia/lo tratteggi “brusco”. Non entrerò nei dettagli, non ne ho assolutamente il coraggio… il fatto è che una persona ha il sacrosanto diritto di sbagliare, ma la maturità si vede nella modalità in cui uno rimedia all’errore.
Questo è tutto, il caso è chiuso, il dado è tratto, la pasta è pronta. *musichetta da lounge*
E con questa parentesi sentimentale, la lava si trasforma in pietra e dal passato torniamo al presente.
Vanko e Merula, Tiberius e Alistair.
Questo duo promette troppe cose, e io sono una donna impaziente. Il passato di Merl mi ha fomentata, e se da un lato ne vorrei ancora, dall’altro vorrei tornare al presente e capire che marca di pillole prende Tiberio, perché ho un mal di schiena d’impulso… d’altronde, sono seduta a questa dannata scrivania dalle 7 di questa mattina, con ben due fogli word aperti per non rischiare di perdere questa recensione che si sta trasformando in un romanzo dalla pessima qualità narrativa.
Amo questa storia, corvaccio, ho un sacco di cose da dirti e non voglio superficializzare nulla, ti conviene mettere su un caffè e incrociare le braccia, perché non sono nemmeno a metà e già mi sto mangiando le mani perché non riesco assolutamente ad esprimermi come vorrei!
Il presente dice a Merl di farsi da parte, dice ad Alistair di farsi da parte, perché c’è una vicenda che ha i manici bollenti e le presine ce le ha solo e soltanto l’Alleanza. Stringo forte la mia H-K .357 e attendo.
“Serve tempo per traferire la quantità di dati che conservavi e maneggiavi su una rete protetta. E ne serve ancora di più per cancellare poi ogni traccia. Cerberus è organizzata, ma sa benissimo che ci sono cose che richiedono tempo. Direi che hai una possibilità di recuperare i dati abbastanza buona da permetterti il rischio dell’impresa”
Ti rendi conto di avermi appena uccisa? Non solo perché ora Vanko “ha un alleato in più” (e quell’alleato è un qualcosa che dovrebbe esserci in ogni storia da quanto è meraviglioso) ma anche perché ora entreremo in un terreno talmente fangoso da risultarci invischiati ancora più di prima. Ci hai dato un assaggio di quello che potrebbe riservarci la vicenda principale di questa storia, due capitoli fa, ma ora… ora farò di tutto per stressarti l’anima affinché tu continui!
E dire che volevi pure accantonarla…
Devo trovare il numero di telefono di Jack per convincerlo a pungolarti le spalle, ma penso che nemmeno Ennie abbia i contatti necessari per raccattare il suo numero di omni-cellulare o_O
E tu cosa fai, tanto per compiacermi? Torni ancora indietro, nel Mandarey per la precisione; qui mi sentirei di farti un appunto, ma ne parleremo personalmente, perché è probabile che io mi stia confondendo con le tempistiche e, diavolo, si tratta di una cosa trascurabilissima da quanto è ininfluente nella narrazione!
Arriviamo ad una delle parti migliori del capitolo, migliori per gusto personale, perché adoro le gite in macchina, soprattutto se le persone coinvolte sono armate fino ai denti e con una missione abbastanza perigliosa da portare a termine.
La carrellata sull’ambientazione scorre fluida e bilanciata, con diversi fattori che attirano chi legge a soffermarsi ad analizzare il paesaggio… e io mi ritrovo a lodare alla minuzia e all’attenzione al dettaglio dei tuoi scontri, siano azioni dirette, siano azioni sotto copertura. Bai è un figo, e ciò mi riporta alla mente un altro Turian di cui mi sto innamorando follemente xD
Garrus, mettiti da parte un paio di minuti, pls, non posso fermarmi solo all’antipasto quando c’è la possibilità di osservare un menù vastissimo!
*la guarda male* “E tu chi sei? Chi ha lasciato entrare questa cosa in Batteria Primaria!?”
Beeeeeeene, torniamo ai nostri Turian, cioè, sì, hai capito… eh-ehm!!
Hai un talento particolare nel formare squadre, nel dargli una disposizione chiara e delineata nel “campo di battaglia” e, infine, i personaggi che plasmi sono talmente veri e realistici da sembrare che siano appena usciti da un kolossal.
“Dove andiamo oggi, Salton?”
“In Mandarey”
“Mi raccomando, alle sei”
Purtroppo per me, dato che mi sono già affezionata a ciascuno di quei cinque, ho paura di ricevere una manganellata negli stinchi da un capitolo all’altro. Continuo ad osservare cose luccicose, nell’attesa.
Ottime sequenze, narrazione fluida e particolareggiata e… oh, per gli Spiriti, era un’esplosione alla Demolition Man, quella? Ho alzato le mani al cielo e infilato i ray ban, giusto per l’occasione.
Personalmente, avrei calcato maggiormente la mano sulla parte finale, quando “sorpassano” il posto di blocco… sarebbe stato un buon elemento di partenza per un dibattito, una riflessione a proposito della crudele logica che i soldati sono costretti a seguire in guerra. Ma “è la Guerra”, quindi mi limito a dire che ho assaporato ogni istante con gli occhi pallati e le ginocchia attaccate al mento.
Un ricciopalla.
Dopo 2570 parole, torno ad essere seria (e chi lo è mai stato?), perché, mentre Mauser e Merl dibattono, accade qualcosa che non mi aspettavo assolutamente.
Mi è bastato leggere “completamente nero”. E qui è partito il batticuore, perché sospettavo che Lei tornasse (complice un mini-spoiler che ti sei fatto sfuggire), ma non mi aspettavo che la presentassi in quel modo, che presentassi in quel modo i miei pupilli…
C’è quel dialogo, quel dialogo che Tannis e Merl hanno avuto… io ero lì con i lucciconi, in platea, quella specie di ameba che li guardava assorta, sperando chissà che sviluppo, agognante anche solo che quel confronto non avesse mai fine, di un modo per vederli, boh, felici e scondinzolanti. Perché inizia male, iniziano entrambi malissimo, pieni e orgogliosi come solo un Turian puro saprebbe essere!
E lei è bellissima, bellissima quando proferisce quel giuramento, con una solennità tale da rendere odioso anche il fatto che lo stia facendo reggendogli compostamente le mani…
Non so come analizzarlo se non con un attimo di raccoglimento e di rilettura.
E dopo questo mi costringi a ritornare al presente… quanto puoi essere crudele? Non più di così…
Ma non è giusto soffermarsi a ricordare quando si ha una faccenda urgente da risolvere.
Colgo una lieve citazione a qualcosa, anzi, a qualcuno, ridacchiando sotto i baffi perché mi torna in mente un lievissimissimo riferimento alla Famiglia Volus per eccellenza che ho letto molte righe prima… sono estasiata e divertita, e non posso fare a meno di andarmi a cercare se la Ann ufficiale ha già recensito xD
No, vabbé. Cose per pochi eletti, per davvero <3
Tempo di riprendermi e arriva l’altra Ann, la Pennyworth.
Rimango sbigottita, perché diavolo se c’era un’aria tesa! Ero sul chi vive, appollaiata sulla mia sedia scomoda e piegata in due stile Quasimodo… te boh, te mi vuoi far morire dall’ansia. Impicciona Donna, impiccionissima, come nelle migliori famiglie inglesi!
Ma principiamo dalla partenza, perché anche qui ti sei dato ad un lavoro di minuzia. Niente è fuori posto, nemmeno Tiberius e Vanko, che sono addirittura ospiti. Diventano parte del bello, bello che… BUM.
Patatrac.
E, davvero, qui ci vuole qualcosa di lievemente diverso, che renda il mood “J-sostenibile”.
http://www.youtube.com/watch?v=S3UebW-dGPY
Se l’altra donna è la Donna dei Finali epici, tu sei l’Uomo dei Finali al cardiopalma.
Merl che si infila un ago nel collo con nonchalanche è qualcosa di apprezzatissimo, l’ironia di Vanko a proposito del lanciamissili azzeccatissima e la conseguente replica mi manda completamente in visibilio.
MERL? AI LOV IU.
*si gira e la guarda male* “E questa chi l’ha fatta entrare in casa mia? Questi giovani che non rispettano le proprietà altrui… ai miei tempi si usava annunciarsi con una raffica di Crossfire!”
E ciò che più mi preme, dopo una pappardella di più di tremila parole, è di dirti che mi sei mancato tremendamente.
Perché ce ne sono poche di storie –ultimamente- che mi fanno perdere in diecimila discorsi. Non voglio più leggere il mio nome nei commenti finali, razza di corvo degenere!, perché sai benissimo che non ti sostengo esclusivamente per amicizia, ti sostengo soprattutto perché le tue storie mi piacciono e mi coinvolgono.
Sapere che posso contare su una lettura che mi piacerà a prescindere mi fa stare bene. Ma è un benessere che mi impegna il cervello, perché mi porta a riflettere su un sacco di elementi che di solito non riesco a cogliere, che non mi figuro assolutamente all’interno di una vicenda…
E quindi, sappi che l’unica frase finale che posso espletare (come direbbe Ennie) alla fine di questo immondo papiro, che voleva essere di stampo Turian e invece è qualcosa di spigoloso e informe, è questa:
Giovane Padawan, le vie della Forza…
…no, aspetta, non questa… EH-EHM… Ricominciamo:
Giovane Padawan, hai poco da aver paura di deludere qualcuno. Stai proponendo qualcosa di difficile da digerire, qualcosa che di solito la gente non legge, perché o è pigra oppure vuole la semplice storiella su Shepard fatta e finita con la classica romance su cui fare i sogni colorati.
Sì, c’è anche quello, per carità, sono la prima a fantasticarci… ma dopo un po’ le storie si somigliano tutte, perché il protagonista è sempre lo stesso, mentre l’universo di Mass Effect è vasto e variegato, con domande da porre e ricerche da effettuare, non si può assolutamente rimanere nella staticità, non è corretto, né giusto.
Hai creato dei personaggi validi ed elastici, che hanno qualcosa da dire, con una personalità o dei gusti discutibili, sì, ma che sono vivi e vibranti come i pigmenti di una tavolozza di acquerelli.
Ma tu non usi gli acquerelli scrausi della Giotto, tu usi i pigmenti derivati da qualcosa di diverso dalla plastica. Ogni volta che mi capita di rileggere Reborn, vedo la morbidezza delle curve di un pennello di martora, vedo la macchia che si stiracchia sulla grana del foglio…
E ti ammiro profondamente, perché vorrei davvero essere in grado anch’io di creare qualcosa nello stesso modo e con la tua stessa fluidità.
Con affetto
Potonzi Pallazzo |