"La storia non è un granché, lo so, è molto semplice." ti picchierei per una frase del genere, perché sono in lacrime, perché mi è stato smosso un mondo, tutto un universo di sentimenti ed emozioni che credevo antiche, ingiallite, ma che le tue parole, le tue frasi - che tutte, tutte insieme, sono stati graffi - hanno fatto da catalizzatore per un Third Impact interiore.
Bisogna però che io riprenda un contegno e la razionalità per commentare questo gioiellino che, ormai, so mi rimarrà dentro, sarà una di quelle letture che caratterizzeranno il firmamento dei miei preferiti, che mi spingeranno a farsi leggere e rileggere e a versare lacrime.
E' molto bello il confronto tra le due Asuka, tra due tenute distanze, una che si accorcia, con sofferenza, ma che un sorrisetto amaro al lettore lo regala; ma l'altra... è un'Asuka più spogliata, non più fragile, ma più ferita, però riesce in queste ferite a trovare spunti per costruire una corazza, raffreddarsi, essere rossa cercando di essere un po' azzurra e, forse, senza neanche rendersene conto.
Andiamo con ordine però.
Parti da un'origine dolorosa, dove la piccola Asuka già cerca di creare la sua corazza ed essere splendente, accecante per affermare il suo essere speciale, per la sua mamma, per salvarla, come descrivi in quella metafora marina meravigliosa, ma non è così, non sarà così. E' la sua prima perdita e il suo primo fallimento e forse non è riuscita a perdonarselo, ed è così che diventa il fiore del deserto con le spine, un fiore che però vorrebbe essere rimirato, toccato, ma da chi, tali fiori, pur notandoli non sa come avvicinarsi, e lei è lo stesso, lei che come Shikinami osserva, incassa e soffre, sentendosi quasi un fiore sprecato, brutto, insicura di se dopotutto e questo fa male, soprattutto per noi che sappiamo che lei è così bella, però deve sentire sempre quella parola insinuarsi nelle sue insicurezze, nelle sue ferite: "Ayanami". E le distanze diventano sempre maggiori e la solitudine va sotto i riflettori, la solitudine di chi ha trovato un posto a cui appartenere, una "casa", ma che la respinge e la fa sentire solo un'ospite come tanti. Le lacrime che tratteneva non era solo sue a quel punto. Eppure queste ferite non sono solo proprie di Shikinami, nel terzo riquadro di Soryu c'è la parte più crudele, un definitivo avvicinarsi, preghiere sigillate a sangue da parte di Asuka, e la principale è struggente - come già ti ho segnalato - : Perché non me lo dici, pensava Asuka. Perché non mi dici che mi guardi, so benissimo quanto e come lo fai. Perché non riesci a dirmi “sei bella”, sono solo due parole. Afferrami come mi hai afferrata nel vulcano, adesso e qui. Fallo una volta, però fallo bene. Perché devo essere sempre io a bussare e tu quello a non aprire? . E c'è da morire quando Shinji rimette in gioco la carta sbagliata: Ayanami. E' il punto di rottura quello, il punto delle lacrime. Ma se Soryu può consolarsi con l' "idea" di Kaji, di lui come qualcosa simile ad un padre pur volendo, Kaji per Shikinami non c'è, è una figura attraente, ma purtroppo meno di Shinji, uno Shinji a cui nasconde le ferite - non solo sulle dita - e che sa sarà felice al pranzo di Rei, che non ci sarà, lo sappiamo, ma lei chissà se non sarà stata tormentata da esso anche quando l'angelo l'attacca... è una Asuka in fondo che porta i sentimenti di tempi che non ricorda, che ha legato il filo rosso del destino, e non ricorda di esser stata "così tanto felice" nel momento in cui si sono baciati, ma che, in qualche modo, deve essersi impresso nella sua anima, tanto da diventare IL tormento, che fa male in questo modo, un modo che tu hai fatto sentire al lettore facendolo entrare in empatia con Asuka e verso la quale, è obbligatorio, versare lacrime, le lacrime che lei non verserà. Lacrime che non possono che proseguire nell'ultima parte, nonostante ci sia clima di speranza, di sorpresa, in cui Mari stuzzica Asuka, il suo punto debole, il suo... tutto. E ciò può sembrare frivolo e dolce, ma le ultime battute hanno segnato inevitabilmente la cosa più dolorosa e le lacrime:
«E a quel punto ci sarà un graaaande smack!»
«Che cosa sarebbe lo smack, il rumore di un pugno?»
«Di un bacio, no? Beh, anche di un pugno, se preferisci.»
«Non gli darò né un bacio né un pugno, Quattrocchi. Smettila di dire assurdità.»
«Mmmh» fece lei, come se fosse una risposta, e guardò fuori «Sopra di noi c’è proprio tanto azzurro, vero?»
«Già» rispose Asuka «Anche troppo azzurro.»
Né un bacio né un pugno, si disse.
Si era raffreddata, ormai.
Vorrei trovare le parole per dire cosa hanno scatenato queste battute e, credo, che il Third Impact sia l'esempio migliore.
Nessun bacio e nessun pugno... sono il nulla, il nulla che non posso credere ci sia davvero, quindi penso a una piaga per cui non sente più dolore, una resa ad esso dovuta tutto al fatto che il cielo azzurro è altissimo, bellissimo e lontano. E non dovrebbe sembrarle così, a lei che è una pilota straordinaria e dovrebbe saperlo, ma Stupi-Shinji l'ha convinta di questo.
Se Soryu è un personaggio che commuove e strazia, Shikinami lo è a livelli devastanti, eppure è allo stesso tempo l'Asuka che si poteva sospettare dai tempi dell'anime, l'Asuka che non si vedeva ma - andando un po' oltre le apparenze - si poteva comprendere e tu la gestisci magnificamente, è l'Asuka che era scolpita nel mio cuore, l'Asuka fedele all'originale, ma su cui si può immaginare di più, e tu hai dato vita a quell'Asuka mio Head!Canon, così bella, importante e fragile e forte allo stesso tempo e che cerca amore e l'unico, purtroppo, che può ricevere, è quello di chi legge. Grazie per aver dato vita a quest'Asuka, sono stata così felice di fare questa lettura, è davvero una ff che lascia il segno nel suo mosaico di emozioni e dolore che costruisce La Forza del personaggio. Ti prego quindi, non pensare MAI di non essere all'altezza per scrivere su di lei, su di loro, e soprattutto non osare pensare che questo lavoro non è niente di che, perché con la semplicità di fondo di un battito di farfalla, la tua scrittura è poi diventata uragano e, personalmente, sono rimasta devastata da tale lettura, ma ti ringrazio; non è da tutti i giorni provare cose simili e, mi auguro, di continuare a farlo con la lettura dei tuoi piccoli capolavori. |