Tutto ciò che riguarda Bach e la musica non può non interessarmi, e così eccomi qui a recensire questa breve e intensa storia.
Il racconto è stato in grado - non so bene nemmeno io come spiegarlo - di farmi vedere con gli occhi tutto ciò che aveva in animo la violinista: le note, il tamburo, le vibrazioni; tutto mi sembrava concreto. Pare di aver assistito, da parte della musicista, a un processo di estraniazione dal proprio corpo, cosa che può causare, a mio parere, soltanto la musica: quando si suona è meraviglioso sentirsi un tutt'uno con il pezzo che si sta eseguendo, che sia di Bach, di Vivaldi o di chiunque altro. E' liberatorio da qualsivoglia stress. Io suono il violoncello, e posso dire che quando lo suono quasi lo abbraccio, e ciò mi aiuta "entrare" nella musica, a sentirmi appunto un tutt'uno con lo strumento e con il pezzo, non so se mi spiego.
Ecco, tu con questa storia hai espresso in maniera perfetta ciò che io intendo dire - sempre che mi sia spiegato -, per cui... COMPLIMENTONI! |