Parto da lontano, nel visitare la tua pagina autrice. Mi piace osservare come lo stile di chi scrive si evolva, mano a mano. E questo è il primo tuo scritto che ho trovato.
Dunque, parto con l'impressione generale che mi dà, graficamente parlando. E' una impaginazione pulita, lineare, molto professionale che si sposa bene col fatto che il titolo sia in latino (adoro!). Il font che hai utilizzato è il mio preferito, adatto all'argomento e la maniera con cui esteticamente si presentano le frasi è equilibrata. Uno stile che apprezzo e che utilizzo spesso anche io, quindi un grande punto a tuo favore!
Sulla sintassi io tendo sempre a non dilungarmi più di tanto per un motivo basilare: non sono un'esperta di ortografia e grammatica e non mi sento nessuno per correggere gli altri. Svarioni a parte, ovviamente, ma nel tuo caso non ci sono assolutamente. L'Italiano che hai utilizzato è perfettamente scorrevole e la scelta delle parole ricercata, ma efficace senza che risultino troppo pompose. Ti segnalo giusto due typos da correggere:
- manca un punto dopo 'filo', nella prima frase;
- nella quartultima riga, hai mangiato una 's' alla parola 'sguardo' (niente di grave, anche io spesso ho una fame da lupi e mangio lettere su lettere! XD).
E adesso veniamo alla parte che mi piace di più delle recensioni: dirti quello che ne penso.
Ora ti dirò una cosa strana: non appena ho iniziato a leggere questo scritto, mi è venuta alla mente la canzone di Cremonini, 'La nuova stella di Broadway'. Neanche io ti so spiegare il perché; forse perché NY è una delle città che sono la fortuna degli artisti di strada. O forse perché il buisnessman resta folgorato dalla ballerina esattamente come succede al tuo artista di strada con 'quegli occhi'.
Nel leggere mi è cresciuta dentro una sorta di malinconia. E' una cosa che mi capita sempre quando, girando le grandi città, trovo gli artisti di strada. Mi piace guardarli, ma mi rattrista in qualche modo pensare che spesso non hanno una casa vera e propria, che non appartengano ad una terra che possono reclamare come propria (certo, non è sempre così, ma è il pensiero più frequente nella mia testa quando penso a loro).
Mi sembrava di vederlo, questo artista, così concentrato nel suo numero prima di cadere a terra richiamato finalmente dallo sguardo giusto. Lo trovo una metafora straordinariamente azzeccata dell'amore, come tu stessa dici, e ti faccio i miei complimenti per l'originalità: non avevo mai letto qualcosa del genere.
Il retrogusto che lascia è un po' triste, almeno a mio parere; ma è quella tristezza che sottende sempre il bello delle cose, in fondo.
Grazie della bella lettura.
Alla prossima,
Codi.
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