Light ispirata è la cosa più bella di questo mondo assieme all'imminente uscita di Iron Man 3 *deliri fangirlizzanti*
Non conosco altra autrice che sappia dar voce ai pensieri e all'interiorità di Tony in maniera tanto vivida e icastica (ecccerto che non la conosco, non esiste!). Notare bene, non utilizzo il termine "interiorità" a caso, ma gli attribuisco il senso più forte ed autentico: parlo di quell'interiorità che richiede un'indagine scrupolosa e accorta per essere colta e un lavoro altrettanto denso per essere raccontata. Quando l'apparenza è così spessa e preponderante, come nel caso di Tony, occorre una ricerca davvero approfondita per scavalcarla. Fin qui nulla di nuovo, avrei potuto anche fare un copia e incolla dalle recensioni precedenti; è ormai risaputo quanto mi piaccia il tuo modo di mettere in luce gli aspetti più reconditi dell'animo e della psiche di Tony, sempre efficace e originale. Ma l'elemento peculiare di questa storia è, a mio avviso, l'ambientazione, e non solo per la cura con cui l'hai tratteggiata, ma per il modo in cui l'hai utilizzata, facendola interagire con Tony ed il suo stato d'animo come se si trattasse di un personaggio vero e proprio. Ora, non so se te lo fossi prefissata come obiettivo, se sia stato un risultato "casuale" o se si tratti di un'interpretazione distorta della mia mente bacata (cosa plausibilissima), ma io ho scorto un'interazione tra protagonista e ambiente molto forte, quasi un'assimilazione. Non so se sia riuscita a spiegare quello che intendo (sicuramente no), allora mi avvalgo di una citazione testuale, riportando delle righe che ho trovato di una bellezza e di una intensità da togliere il fiato e che ritengo possano spiegare il concetto molto meglio delle mie sconclusionate parole:
"Contro la schiena, avvertiva la superficie aspra e irregolare della roccia: anch'essa si sarebbe sgretolata, a poco a poco. Come lui, non ne sarebbe rimasto altro che sabbia mischiata ad altra sabbia. Come tutti i cadaveri che si era lasciato alle spalle. Come chi aveva dato la vita per permettergli di redimere la sua. Pensava di odiare quel luogo con tutto se stesso, ma sentiva di avervi infisso radici più profonde di quello che avrebbe voluto. Apparteneva ormai a quella landa arida, dove la sua voce si perdeva nell'aria secca e gli occhi incontravano null'altro che lo spoglio orizzonte e le orecchie non coglievano altro che il sibilo del vento e i piedi affondavano instabili nella sabbia e in bocca sentiva solo il sapore della sete e della polvere"
Amissimo.
Per quanto riguarda il resto, linguaggio magnifico - tanto per cambiare - e angst intenso e splendidamente reso, come sempre e più di sempre grazie al continuo richiamo al paesaggio che, a mio avviso, si presta benissimo a questo genere di narrazione.
Nella speranza che Odino continui a fulminarti, ti faccio per la milionesima volta i miei più sentiti complimenti e me ne vò a leggere l'aggiornamento della raccolta *sparge cuori a gogò* |