' Credo di aver fatto il meglio che potevo con quello che avevo ' è una frase che stasera mi gira da un po' e io credo che sia perfettamente giusta ed applicabile a John. Fatti dire che ho amato in una maniera non umana il tuo John, è qualcosa di immenso e allo stesso tempo di doloroso. Questo capitolo l'ho letto di notte, erano le due e mezza credo e non c'è stata una cosa che io non abbia adorato del contesto che tu ci hai costruito attorno. Non te l'ho mai detto ma ci sono certe cose che scrivi, come Family Man e Resilience che mi lasciano basita e sotto shock per giorni interi. Hai questa maniera di creare contesti, regole, basi, passati e futuri attorno ai tuoi personaggi che mi rendono semplicemente un'altra persona. Il primo capitolo mi aveva inglobata in questo tuo nuovo lavoro Claudia, ma questo secondo capitolo mi ha strappato qualcosa dentro.
Mi hai regalato un passato di John felice, come qualsiasi altro ragazzo della sua età: forte, veritiero, bello, con un futuro immenso di fronte e hai controbilanciato quelle scelte - volontarie o meno - con qualcosa di ancora più forte, di terribile e di ancora più umano. Non è una Johnlock qualunque, partiamo da questo. Non lo è perché le basi sono diverse, troviamo un John ancora più distrutto: prima dalla paura di vedersi rovinato il futuro, poi dall'unica azione che ha volontariamente commesso, annientando da solo quel futuro tanto agognato. E' di una bellezza mozzafiato vedere come il Johnlock nasce e come questi due personaggi si rapportano. Sherlock inizia ad essere in pezzi, è una marionetta che secondo molti sarà destinata a percorrere una strada che già altri hanno scelto per lui e poi si rileva con una vita decisamente migliore di quella che avremmo potuto prevedere. L'ho trovata una cosa molto d'impatto vedere come i ruoli si invertono e come, nonostante la partenza, siano destinati a essere insieme, a rincorrersi in un circolo senza fine. Hai messo su un John che non ho visto da nessuna parte, qualcosa che desideravo vedere da tempo, fin da quando ho messo piede nel fandom. La colpa dilatata fino all'estremo di un uomo che non riesce a perdonarsi, di qualcuno che credeva di essere migliore di cosi, di qualcuno che non accetta il fallo, di cadere e portarsi dietro la vita di un'altra persona e lo capisci. E' questo il bello di questo John, lo capisci fino al centro del suo essere, dalla paura, dalla vergogna e dalla voglia di annientarsi fino a finire al dolore, al bruciare internamente e esternamente per un destino che non deve essere nostro. C'è un John che non si perdona e lo sento cosi mio che ho paura anch'io a perdonarlo con il timore di fargli un torto e di non rendergli giustizia. Disintegra la sua persona, la sua anima, le sue possibilità perché semplicemente non se lo merita, non vuole meritarlo. Quello che ha fatto a Sherlock è ingiusto e fa male, ma necessario. Nessuno può caricare le colpe di qualcuno quanto la persona stessa ed è proprio quello che mi ha abbagliato e che mi fa definire il tuo, il John più bello e profondo che ho mai avuto l'occasione di leggere. Fa male, quanto mi ha fatto male leggerlo e toccarlo con le mie dita, assaporarlo e sentire sulla sua pelle, la storia delle sue cicatrici: le torture, il nascondiglio e la droga. Ho sempre avuto un rapporto difficile con la droga se apportata a John ma ora, leggendola non mi disturba neanche un po'.
Non è colpa sua. Non è lui che è... così.
Ecco di cosa parlo. Con questa frase lo descrivi.. Non è colpa di Sherlock, e come potrebbe? E' ancora colpa, tristezza, delusione e vergogna, quella che John si tira addosso come un temporale, una coperta nelle notti fredde, una malattia che non va via, lo sporco che non può essere lavato. E' lui che è diventato cosi, è l'unica scelta che abbia potuto compiere veramente e anche se ti uccide il cuore, la accetti e la comprendi. Non è colpa di nessuno se quei ricordi penetrati con difficoltà dentro di sè, ha voluto estirpargli con la forza di un uragano, portandosi dietro tutto: pelle, ossa, anima e volontà
“E dove?” risponde, sentendo all’improvviso il risentimento gorgogliare nella gola “Una volta guarito, mi sono ritrovato di nuovo nell’unico posto che ho sempre conosciuto, quella che era casa mia. Non sono mai stato a mio agio altrove. Mi sentivo di nuovo al sicuro, di nuovo nel mio ambiente familiare... Ero ancora me stesso. Più o meno.”
“Non era una domanda.” dice Holmes seccamente “Non sei andato via perché è quello che sei.”
John percepisce fluire da sé e spargersi nella stanza il ricordo dell’odio che gli era rimasto dentro, dopo: un odio acuminato e terribile... un tale... furore che non lo faceva dormire di notte, e gli faceva venir voglia di urlare per ore, senza sapere a cosa e a chi.
Abbassa lo sguardo.
Holmes ha ragione.
E’ quello che è. Un alfa pieno di odio. Perfetto per quella vita. Inadatto a qualunque altra.
Un'alfa pieno di odio, che ha deciso di consacrarsi solo a questa causa. Non sono gli occhi rossi e malati a farti stringere il cuore, è il pensiero che non è rimasto nulla di quel ragazzo che andava in moto, di quel ragazzo che si sentiva adatto alla felicità, che poteva e voleva ancorarsi a qualcosa che fosse diverso dalla gente che si vedeva in giro. Una notte, una scelta sbagliata e una conseguenza additabile solo a se stesso può rovinare un uomo. Adoro il fatto che non è Sherlock questa volta ad essere sul filo del rasoio ma John. Non è Sherlock a non riuscire identificare la realtà dalla fantasia, a non riuscire ad avere difficoltà, ad essere un'essere sociale poco rispettabile, ma John. Questi ruoli che si invertono e si aiutano a vicenda mi rendono euforica e si sentono ad ogni riga.
Voglio fare una parentesi sul tuo Sherlock, perché l'ho amato, forse in maniera diversa da John, ma mi hai fatto esplodere semplicemente in un punto, in camera di Victor. Devi sapere che io non lo apprezzo moltissimo, ma nel leggerlo sono abbastanza neutra e vedere la tua fiducia nel Johnlock, anzi no, l'amore di Sherlock verso John, la costante voglia di proteggerlo, di essere l'unica eccezione a questo mondo turbolento, mi commuove sempre, in qualsiasi contesto tu decida di applicarla.
Nessuno deve sapere di John, nessuno deve giudicarlo.
Non è stata colpa sua.
Sa che ieri lo ha fatto entrare in casa per un distorto senso di gratitudine, aggravato da un brutto senso di colpa che gli è fiorito nel petto appena lo ha visto.
John Watson si è offerto di reclamarlo e gli ha salvato la vita, e questo gli è costato caro.
Col tempo, la sicurezza e la libertà acquisiti grazie a quel gesto, Sherlock se ne è lentamente reso conto nel profondo: gradualmente, mentre gli anni che passavano lo portavano lontano dalla cecità dell’adolescente arrabbiato, è riuscito ad assorbire davvero la portata di una cosa simile.
Il come questo sia avvenuto, è diventato via via meno rilevante.
Il ricordo di quella mattina si è sedimentato sotto gli strati della sua vita, sotto il tocco di altri amanti, sotto l’adrenalina del suo lavoro adorato, e che non avrebbe mai neppure sognato di poter fare in altre circostanze.
A Sherlock non importa come l'ha salvato, l'importante è che l'ha fatto. Avrebbe potuto andarsene, John, vendicarsi solo perché gli andava e invece ha lottato, lo ha salvato anche se non spettava a lui, anche se non voleva essere scelto. Sherlock si immedesima in lui e crede che non ci fossero molte opportunità sia di salvarlo che di amarlo al tempo stesso.
La rabbia cieca che dimora in John si sposa perfettamente con la voglia di protezione e di gratitudine che prova Sherlock.
Non so se certe parole conti di farle sposare insieme o se tutto è dettato dal caso ma ritrovo ancora quel " Non è stata colpa sua " con quel " Non è colpa sua, non è lui che è.. così " di John. Stessa frase, ma la tonalità è diversa. Le sensazioni, la volontà e la certezza con cui sono dette, sono diverse e io la trovo una meraviglia senza eguali, dico davvero. Trovo che siano due parti della stessa medaglia che riempiono i buchi dell'altro.
Sherlock è bellissimo ed essendo il più complesso da scrivere il complimento vale doppio. Lo trovo cosi maturo, non senza problemi, ma maturo di John, di quello che gli serve e del viaggio che volente o nolente dovranno fare insieme.
I genitori di John sono la parte più cruciale della storia. Desideravo che le cose si mettessero cosi, perché reputo che questa sia una delle tue storie più vere e più sincere. Il perdono non ha l'obbligo di arrivare e se arriva non è mai come uno se lo aspetta. E' diverso, insidioso e triste. Mi è piaciuto vedere come la colpa di entrambi i padri sia ricaduta su di loro e sul resto della famiglia. John non ha veramente perdonato i suoi genitori per quello che gli hanno fatto, per quello che hanno fatto ad entrambi, per come lo hanno preso e lo abbiano tramutato in una bestia completamente succube dei suoi stessi sensi di colpa. E' colpa loro per aver dilatato quella colpa e averla fatta ricadere su un figlio, su un ragazzo che non ha avuto l'opportunità di decidere ma che si è fidato di chi aveva tracciato la strada e gli aveva chiesto di fidarsi di lui.
E' un circolo vizioso: come nulla avrebbe potuto far scegliere diversamente i padri, nulla avrebbe potuto esimere John dal distruggersi internamente da quell'unica reazione che avrebbe dovuto prevedere e che invece non ha previsto.
L'incubo di John è stata perfetta. La lenta nenia di John è stata la ciliegina sulla torta, se vogliamo mi ha fatto capire ancora di più il dolore e la disperazione in cui John sta affondando. Le sue sono sabbie mobili nelle quali è immerso con tutto il corpo e non riesce a farci nulla. E' dipendente da quel senso di colpa anche se sa che senza vivrebbe meglio, ma quello che ti chiedi è se veramente John si ricordi come si vive dopo tutto questo tempo in cui si è costretto a non farlo.
Arrivata a fine capitolo sono rimasta preoccupata per quel grande segreto che nasconde la sua anima martoriata. Farà scappare Sherlock? Lo stesso John? Oppure me? L'ultima non è da ipotizzare ma se questa recensione è abbastanza delirante e shockante, la prossima potrebbe esserlo di più non credi?
Claudia io non so cosa dirti di più di quello che ti ho detto in altre sedi e che non abbia elencato di sopra. Credo che tu ti meriti anche di più, un'intera poema solo per te, ma credimi se ti dico che hai raggiunto una profondità che non credevo possibile. C'è tutto in questo universo che hai creato e plasmato sulla tua pelle e su quella dei tuoi lettori. Potrei dire di ammirarti da lontano, di apprezzare il tuo modo di scavare e di giocare con questi personaggi ma forse non sarebbe poi molto importante.
Aspetto con ansia e dolore il prossimo capitolo, che sia tra un mese o più non ha importanza ma sappi che, non vedo l'ora di scivolare ancora dentro queste pagine.
Sono io a doverti ringraziare e non il contrario.
Ti abbraccio..
GH (Recensione modificata il 31/05/2013 - 03:05 am) |