Accidenti cara, qui la situazione si fa sempre più problematica. Te lo avrò sicuramente già scritto, ma trovo sempre più arduo recensirti in modo decente.
Perché?
Perché anche questa volta hai partorito uno scritto bellissimo, una poesia in prosa priva di qualsivoglia difetto. Bellissime le parole scelte, meravigliose le figure retoriche, accuratissime le descrizioni. Come sempre.
Vedi? E' questo il problema con te. Scrivi troppo bene ed un povero recensore dopo un po' comincia a difettare di argomenti.
Vabbè, proviamoci a farla una recensione passabile.
Parliamo subito della cosa che mi ha più colpito: la splendida dicotomia che passa fra l'effetto della luce del giorno e quella della notte. Il pregevolissimo contrasto che Manigoldo vede nella strada che conduce ai resti del suo villaggio, una terra arida bruciata dal sole di giorno, ed una striscia seducente e perlacea al calare delle tenebre. E' un modo di vedere le cose che la dice lunga sull'indole del Cancro. Ricordo le parole che gli rivolse Veronica nel manga: "Odori come uno dei nostri"...
Tecnicamente, in una classificazione piuttosto semplice, per un guerriero del "bene" la luce dovrebbe essere vita e la notte la sua antitesi. E invece per Manigoldo è il contrario.
Mi sono piaciute moltissimo anche le sue riflessioni su ciò che era divenuto dopo la distruzione del suo villaggio e la morte del padre. Era come se si sentisse in colpa per essere l'unico, immeritevole sopravvissuto e volesse scontarlo degradandosi il più possibile e venando ogni sua azione di disprezzo e rancore. Fino alla salvezza offertagli da Sage.
A proposito di Sage, hai sviscerato in maniera assai più esauriente della stessa Teshirogi il rapporto fra i due Cancri. Non solo maestro/allievo, ma padre/figlio in cui Sage è messo a sostituzione di quella figura persa troppo presto ed in modo così violento.
In conclusione, che posso dire? Tutto fantastico. Sto cominciando a credere che non riusciresti a scrivere qualcosa di brutto nemmeno se ci provassi di proposito.
Se volessi proprio cercare un pelino nell'uovo (ma così, tanto per dire), vista la nuotata finale che sembra quasi un voler mettere una sorta di punto da parte di Manigoldo riguardo ciò che è diventata la sua vita, forse avrei ambientato la storia non quattro anni prima della Guerra Santa ma nella sua imminenza.
Ma è solo una cosa di gusto personale.
Quindi, ancora una volta, tanti tanti complimenti e, passamela, un po' di invidia.
A presto cara! ^________^ |