*sbudina e comincia a rotolare per la stanza*
Meriti la pubblica ammirazione per queste storie, per cui, pur avendo già squittito in abbondanza per e-mail, l'ho riletta e mi accingo ora a commentarla degnamente.
*si schiarisce la voce*
La storia, come già detto, mi ha profondamente colpita.
L'ho amata, senza compromessi, e il ritratto di Asha - una donna in continua evoluzione - l'ho potuto percepire dalle tue parole.
Non è un personaggio facile Asha Greyjoy, perché si ritrova a fare i conti con un pugno di terra aspro e duro, gente ancora peggiore e un padre che - diciamocelo - non è certo la meraviglia delle meraviglie.
Eppure cresce Asha, si tempra e spezza il guscio delicato della femmina, per emergere predatore e guerriero, donna nel cuore, ma conquistatore nei modi e nei gesti.
Mi piace il lavoro che hai svolto su di lei, perché mi ricorda lo stesso processo doloroso che compiono gli alberi per cercare la luce, oppure quello dei serpenti quando mutano la pelle, ma non la sostanza.
Non si era fatta accettare, si era imposta.
Ecco, credo che questa frase racchiuda l'essenza di Asha.
E ancora:
Da suo padre aveva imparato che la mano che ti accarezza il viso quando piangi non è altro che quella che ti costringerà a mangiare la polvere quando si tratterà di rendere la propria vita un po' più lunga.
Parliamone: quanto è crudelmente vera questa frase?
*gongola*
Davvero, complimenti e ancora complimenti.
I tuoi lavori di introspezione sono sempre precisi, accurati, un percorso che si snoda perfettamente nella mente del personaggio.
Quando leggo le tue storie, mi sembra di camminare al fianco dei protagonisti, di maturare e crescere e morire con loro, riuscendo a seguire il filo dei loro pensieri, della loro evoluzione.
*sbudina più forte*
Posso solo spargere amore e complimenti: bellissima. <3
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